Monster Allergy: La Valle dei Bombi

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L’anno scorso Tunuè presentava a Lucca il primo volume di Monster Allergy Evolution (recensione qui), ripensando completamente il formato della serie e rilanciandola quindi in un altro mercato, molto diverso da quello delle edicole, su cui il fumetto aveva attecchito anni prima. Era giusto. C’era ancora potenziale narrativo nel mondo creato da Centomo/Artibani, e questa è una cosa che accade quando alla base si è lavorato bene: se costruisci un sostrato narrativo sufficientemente dettagliato poi è naturale ritrovarsi con un mucchio di zone d’ombra ancora tutte esplorabili.

Vi avviso: da questo momento in poi SPOILERO, state molto attenti. Devo, dal momento che il discorso che andrò a fare verte proprio sulla gestione dell’aspetto narrativo della faccenda. L’albo dell’anno scorso si chiudeva con un colpo di scena che dava alla serie uno scossone non da poco, privandola brutalmente dell’elemento che ne aveva sempre rappresentato il volto bonario e giocoso: la morte di Bombo.

Era una cosa audace, un po’ sadica ma perfettamente coerente con quanto affermato a più riprese da Artibani sui social network e nelle interviste: portare avanti una serie significa farla evolvere, anche a costo di privarla di alcuni suoi capisaldi. Serve andare oltre, e per poterlo fare diventa obbligatorio disattendere le aspettative del lettore, dargli quello di cui la storia ha bisogno, non quello che chiede. Altrimenti l’autore perde il suo ruolo di narratore e diventa un semplice cameriere. Una presa di posizione decisa contro l’immobilismo narrativo e l’effetto nostalgia che in questi tempi di barbaro fanservice mi sento di condividere.
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Poi esce La Valle dei Bombi e… succede qualcosa di molto strano, che sembrerebbe minare tutto questo discorso. Occhio che SPOILERO ancora di più, ultimo avvertimento. I protagonisti si recano dalla madre di tutti i Bombi per assistere alla rigenerazione di Bombo in un nuovo corpo. Insomma, Bombo risorge come un supereroe Marvel. Non solo, addirittura il personaggio inizialmente resuscita sotto una nuova forma, salvo poi rivelare che quello era solo il bozzolo e tornare ad essere il Bombo di sempre giusto in tempo per il finale. Con tanti saluti ai nonni spettri che in chiusura dell’albo dell’anno scorso dicevano a Zick che crescere significa anche accettare la perdita.

Cosa pensare di tutto questo? Due sono gli scenari. Da un lato è fin troppo ovvio che togliere di mezzo brutalmente un personaggio così amato, graficamente azzeccato e divertente da leggere non fosse una via realmente percorribile, e quindi ecco il passo indietro, poco coraggioso ma pratico. D’altro canto… la gestione di questa stessa resurrezione rappresenta un tentativo riuscito di disattendere le mie aspettative di lettore rassegnato. E non una sola volta, ma attraverso due step separati, se consideriamo la falsa pista della nuova forma di Bombo, piuttosto bruttarella a dire il vero. Così, quando alla fine riappare il “vero” Bombo, ecco che da lettore mi sono sentito due volte sollevato. Una gestione della cosa piuttosto ambigua, che si presta senza dubbio a critiche, ma che non ha fatto perdere a chi narra il ruolo che gli spetta.

Graficamente l’albo si presenta bene, per quanto possa lasciare un po’ spiazzati lo stile di Ilaria Catalani, che raccoglie il testimone dei suoi predecessori. Un tratto senza dubbio elegante, ma un po’ sbilanciato verso il realismo, rubando terreno a quella sintesi grafica che era tratto distintivo della serie. Ma dopotutto se nel titolo c’è scritto Evolution è più che giusto aprirsi a nuove interpretazioni, specie se la qualità rimane alta!
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