Star Wars: Phasma

Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana esisteva il canone gerarchico. La mitologia di Star Wars veniva scritta a strati e ogni verità era canonica solo fino a che lo strato superiore non affermava il contrario. Lo strato superiore erano i film di Lucas, che erano pochini, quello inferiore erano i libri, i fumetti e i videogiochi, che erano molti di più. E quindi bene o male rimaneva tutto intatto, anche se la sensazione di una galassia a compartimenti stagni era forte. Poi il canone gerarchico è stato mandato in sgabuzzino, per far posto al Nuovo Canone: un singolo strato creativo in cui ogni medium coesiste e non esistono fatti più “veri” di altri. La mitologia di Star Wars viene adesso scritta come un gigantesco puzzle in cui personaggi, epoche e snodi narrativi si collegano in modo robusto, dando l’illusione di qualcosa di reale. L’effetto collaterale è che limitarsi all’incarnazione cinematografica della saga oggi non è più abbastanza per potersela godere davvero fino in fondo: qua e là si avvertono dei vuoti narrativi, specie quando ci si imbatte in personaggi e situazioni che sembrano promettere chissà cosa ma poi ai fatti rimangono solo accennati. Un esempio è il Capitano Phasma, ufficiale del Primo Ordine interpretato da Gwendoline Christie (la Brienne di Game of Thrones) che con la sua armatura cromata e la sua imperscrutabilità aveva in qualche modo attirato l’attenzione su di sé nell’Episodio VII, salvo poi venir liquidata nell’ottavo senza troppi complimenti. Perché dare un “volto” così specifico ad un personaggio tanto marginale? Chi è Phasma e per quale motivo dovrebbe importarci così tanto di lei?


A colmare questo debito narrativo sono la miniserie a fumetti Capitano Phasma (già uscita in volume grazie a Panini) e soprattutto il romanzo Phasma di Delilah S. Dawson, edito da Mondadori nella collana Oscar Fantastica. Entrambi i prodotti fanno parte dell’iniziativa Journey to the Last Jedi, ed erano quindi stati pensati per preparare adeguatamente il pubblico all’uscita dell’Episodio VIII, svelando retroscena e creando maggior connessione con i personaggi del cast. L’uscita “postuma” del romanzo smorza in parte questo effetto, ridimensionandone il ruolo all’interno della strategia Lucasfilm. Rimane tuttavia piuttosto interessante perché ci permette di scavare e portare alla luce la vicenda che si cela dietro al personaggio. 


La protagonista è la spia della Resistenza Vi Moradi (che rivedremo nel materiale in uscita in occasione dell’apertura dell’attrazione di Disneyland Galaxy’s Edge), vittima di un interrogatorio/tortura condotto da Cardinal, addestratore del Primo Ordine che vuole fare le scarpe alla rivale Phasma e cerca di ricostruirne il passato per trovare qualche sconcertante segreto in grado di spodestarla. Interessante notare come la narrazione sia al presente nelle cornici relative all’interrogatorio di Vi Moradi, salvo poi adottare il passato remoto durante i flashback sul passato di Phasma. I flashback raccontano la sua giovinezza vissuta tra gli stenti in una tribù di barbari nello scenario post-apocalittico del pianeta Parnassos, e il suo successivo viaggio al fianco dell’ex gerarca imperiale Brendol Hux per raggiungere le fila del Primo Ordine. Ad accompagnare Phasma nel suo percorso sono i fedelissimi guerrieri della sua tribù, e in particolare la giovane Siv, la quale assisterà alla progressiva trasformazione dell’amica. Anzi, al progressivo svelamento della sua vera natura. Questo perché il romanzo della Dawson non è affatto indulgente né giustificazionista: non sono i traumi del passato ad aver reso Phasma una cattiva, lo è sempre stata, solo che non aveva ancora avuto occasione di dimostrarlo. Il ritratto che la Dawson fa di lei è agghiacciante, molto peggiore di quello che ne avevano fatto i film e la scelta di far “soffrire” il lettore facendogli adottare il punto di vista dei guerrieri del suo clan, violenti ma fondamentalmente leali, è indovinata.


Alcuni potranno storcere il naso di fronte alla scelta di ambientare quasi tutto il libro sullo stesso pianeta, facendone un viaggio di sopravvivenza, cosa rara nell’universo di Star Wars in cui si può passare da un sistema all’altro in poche ore. D’altra parte questo voler in un certo senso “estenuare” il lettore, aiuta moltissimo a immedesimarsi nei personaggi, e la Dawson è brava a trasmettere la loro arretratezza, ingenuità e quello che provano nel vedere le loro vite e le loro relazioni sconvolte per sempre. I più attenti troveranno inoltre riferimenti diretti alla saga della Torre Nera di Stephen King o al Lost di Abrams e Lindelof: i personaggi esplorano Parnassos ricostruendo il suo lontano passato e trovando robot, oggetti e artefatti di un’epoca lontana e più tecnologica all’interno di stazioni e bunker dai nomi evocativi (qualcuno però dovrebbe spiegarci che significato hanno i nomi delle muse della mitologia greca per i personaggi di Star Wars).


La Dawson aveva già scritto due racconti brevi su Star Wars, uno dei quali è stato pubblicato in appendice al Bloodline di Claudia Gray, e con Phasma firma il suo contributo più massiccio e corposo all’universo di Lucas, almeno fino al suo prossimo romanzo Black Spire. Il suo stile è semplice, asciutto, per certi versi elementare, ma rende molto bene le emozioni dei personaggi, aiutando a connetterci a loro. E questo vale sia per le porzioni flashback che per quelle al presente: l’interrogatorio fra Cardinal e la Moradi non è molto realistico e ha quel tocco goliardico tipico dello Star Wars più verace. Eppure riesce a “spiegarci” il Primo Ordine e quello che significa affiliarcisi e viverlo dall’interno molto meglio dei due film usciti finora. Ma il romanzo soprattutto riesce a raggiungere il suo scopo primario, spiegando finalmente Phasma e inquadrandone il senso. La scelta di Gwendaline Christie ora ha un suo perché: Phasma è a tutti gli effetti la versione oscura di Brienne, il suo rovescio. Marziale, risoluta ed emotivamente controllata come lei, ma del tutto priva di ideali o lealtà verso qualsivoglia causa che non sia la conservazione di sé.