The Disney Compendium Story

Sei anni fa esatti nasceva il Disney Compendium, il progetto “chiave di volta” di tutto il mio operato online. Ma come è nato il Disney Compendium? Colgo l’occasione di questa celebrazione per raccontarvi qualche retroscena.

Tutto comincia con un bambino, una collezione e un forte, fortissimo desiderio di mettere ordine. La mia passione per l’animazione disneyana risale all’infanzia, un’epoca in cui il marchio Disney veniva percepito in maniera molto ma molto più “forte” rispetto a oggi. Oggi Disney è sinonimo di potenza, una potenza che per certi versi può far paura e che per molti è quasi una minaccia. Ma quando ero un soldo di cacio Disney nell’immaginario popolare significava altro: qualità, prestigio, cultura. Era una certezza, qualcosa che non si poteva proprio mettere in discussione. Se un prodotto recava il marchio Disney molto probabilmente era qualcosa di irrinunciabile, un qualcosa di cui essere orgogliosi, in grado di far chinare il capo anche all’adulto più scettico. E collezionare Disney era una cosa cool, incentivante, che se lo facevi eri figo. O almeno questo è quello che arrivava a me nella mia bolla percettiva, nel mio contesto sociale e familiare.

Poi le cose sono cambiate, e la Disney è diventata sempre più grossa, diversificando la produzione. E quindi si sono andate a creare delle differenze, degli scarti qualitativi, è nata l’esigenza di fare dei distinguo. Io con la mia prospettiva di bambino riuscivo comunque ad accorgermene: quando usciva Aladdin al cinema ci andava tutta la famiglia, il film piaceva e interessava a tutti. Ma se in tv trasmettevano episodi della serie tv di Aladdin o se uscivano quei seguiti per il mercato home video già lo sapevi che non sarebbe stato un qualcosa che avresti potuto condividere con i grandi. Questo mio desiderio di distinguo, la volontà di classificare ed elencare in modo intelligente e efficace tutto questo materiale sempre più eterogeneo mi colse quindi già ai tempi delle elementari. All’inizio furono liste molto rozze, tracciate su fogli sparsi e piene di buchi e inesattezze. Elencavo il materiale che avevo, provavo a improvvisare una lista dei classici seguendo i numeretti che nel retro delle vhs ogni tanto mettevano, colmando i vuoti con un po’ di buonsenso e tanta fantasia. Alla fine riuscii a mettere insieme una lista dei classici abbastanza attendibile, anche con l’aiuto del commesso di un Disney Store che vent’anni fa esatti confermò che quanto avevo ricostruito era giusto. O quasi, mancava solo un film, l’undicesimo (The Adventures of Ichabod and Mr. Toad, 1949), della cui esistenza scoprii solo allora.

E pochi anni dopo arrivò il web. E questo fu il giro di boa. Presi le mie liste, le mie cronologie e tutto il materiale che avevo messo insieme e iniziai a diffonderle online, facendomi aiutare da numerosi altri esperti, come Ettore D’Agostino. La mia filmografia iniziò a diffondersi presso i forum legati al fandom disneyano come il Pk-Galaxy/Sbonk o il Papersera, fino a raggiungere ovviamente il mio, La Tana del Sollazzo. Ed è stato lì che un giorno Lorenzo Breda mi propone di trasformarla da semplice “lista testuale” a vero e proprio database da ospitare sul nostro sito. Daria Batolo, in qualità di grafica, si aggrega subito dopo e mi aiuta a portare avanti quella che per molti è un’idea bizzarra, ovvero dare a questo compendio online un look vintage, in controtendenza rispetto a quello che ci si aspetterebbe da un sito internet. Il riferimento visivo dev’essere quello della carta filigranata che faceva da sfondo ai credits dei cortometraggi degli anni d’oro, mentre i bozzetti bianchi che corredano le pagine serviranno a ricordare all’utente dove risiedano i veri muscoli dell’estetica disneyana, ovvero nel disegno. E poi tante immagini, informazioni ma soprattutto liste che non si limitino solo ad essere sterili e banali elencazioni ma suggeriscano al fruitore degli itinerari mentali efficaci per interessarsi alla materia.

Il primo aprile 2014 il Compendium va finalmente online. La prima scheda pubblicata sarà Frozen, a cui seguiranno tutte le altre della sezione WDAS. I lungometraggi verranno presentati a ritroso, dall’ultimo al primo, mentre i cortometraggi in ordine cronologico, dal primo all’ultimo. L’idea iniziale è quella di riciclare per le schede i testi che avevo scritto per il forum in quegli anni, ma ben presto mi accorgo che c’è molto, troppo da cambiare. E quello che doveva essere la celebrazione di un lavoro “già fatto”, diventa ben presto un lavoro da rifare daccapo. Con tutto quello che ne consegue sulla mia lucidità mentale. Il supplizio che mi autoinfliggo è di riscrivere nel giro di due anni tutto quanto, chiudendo i lavori in tempi rapidi su quella che ritengo la sezione più importante di tutte. A tratti temo di non farcela, perché il lavoro è grosso, molto grosso e mi porta a dedicarmici quasi tutto il giorno e tutta la notte, con una breve pausa per andare a lavoro o per andare a farmi una corsa. Ricordo che in quel momento là non stavo nemmeno conducendo una gran vita, per cui a questa mia autoflagellazione mi ci aggrappavo, convinto che di questa cosa ci sarebbe stato un gran bisogno. In un web sempre più improntato all’autopromozione, un servizio di pubblica utilità come questo non era solo utile, ma necessario.

A settembre 2015 vidi la luce in fondo al tunnel e annunciai che avevo smesso di scrivere. La pubblicazione delle schede rimaste continuò con un ritmo di un paio al giorno fino ad arrivare a quella conclusiva, Biancaneve e i Sette Nani, il primo aprile 2016. In due anni esatti la sezione Walt Disney Animation Studios era giunta finalmente al termine. La fine della lavorazione venne salutata positivamente da molti appassionati e addetti ai lavori, come Glen Keane, Silvia Ziche, Casty, Radice e Turconi che ci inviarono gli omaggi grafici che trovate nella galleria. Storici del settore come Didier Ghez, l’archivista Dave Smith e il leggendario Eric Goldberg spesero parole molto buone per l’opera, consigliandola in lungo e in largo, e un bell’aiuto nella sua diffusione ci è giunto anche qui in Italia dal caro Giovanni Muciaccia e dal grande Bruno Bozzetto, che ringrazio ancora tantissimo. Marco Bussagli e Philippe Daverio ci hanno infine dato un riconoscimento bello forte, inserendo il Sollazzo tra le fonti citate a più riprese nel numero di Art e Dossier dedicato a Walt.

Sei anni dopo ecco Disney+ che con i suoi quadratini per certi versi mi ricorda il mio Compendium, per altri non me lo ricorda affatto e mi mostra invece tutta la distanza tra il percepito comune e il mio approccio personale. Nel frattempo non ho mollato la presa. Certo, ho varato e portato a termine molti altri bei progetti, Il Fumettazzo, I Love Paperopoli, Davvero Italiano e via dicendo. Ma al Compendium rimango legato in un modo speciale, e per quanto possibile ho sempre cercato di tenerlo aggiornato, riorganizzando le sezioni ad ogni mutamento della Disney Company e aggiungendone altre. Come quella di Star Wars che scrissi subito dopo aver finito il progetto WDAS, o quella di Don Rosa per la quale ringrazio il mio compagno di avventura Amedeo Badini Confalonieri. Ecco, oggi mi sento di dire grazie. A me stesso, perché ho costruito il Compendium. Al Compendium, perché ha costruito me stesso. E allo staff del Sollazzo che dopo tanti anni di lavoro non ha ancora smesso di crederci. Grazie Elik, grazie Breda, grazie Daria, grazie Amedeo, grazie Stefano, grazie pure a Manfredi. E adesso torniamo al lavoro. Let’s Disney!