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Second weekend – Space Jam: A New Legacy starts tonight at The Grand  Theater of Rocky Ford! – The Grand Theater of Rocky Ford

Una premessa per tutti quelli che il primo film era meglio.

Ehm, stiamo parlando di un cast di personaggi nati come prede e predatori che d’un tratto si mettono una maglietta e formano una squadra di basket con un vip in live action che li aiuta a sconfiggere gli alieni. Questo giusto per ricordarci lo spunto trash alla base di tutto. Che però ha in qualche modo funzionato, altrimenti 25 anni dopo non saremmo qui a parlarne.

Tuttavia, se ti vuoi godere una cosa così – e c’è modo di farlo – devi scendere un po’ a patti con la logica e il buon gusto. Specialmente se poi la cosa viene ripetuta in un sequel.

Ma com’è questo sequel? Sempre trash, ma anche molto ambizioso. E pieno di idee, oserei dire. La Warner ha visto Ralph Spacca Internet e ha rosicato, poi è arrivato Disney+ e ha rosicato2, e si è ricordata di avere un oceano di IP che si possono usare per costruire un multiverso mediatico, usando i Looney come collante. Uno sfoggio, per certi versi, un’affannata rincorsa di quanto fatto da Iger. Ma potenzialmente ha per le mani una bomba, che se accesa per bene potrebbe davvero creare una concorrenza credibile.

Ma per accenderla bene serve visione, serve pazienza, serve capacità di individuare talenti e il coraggio di dar loro fiducia, affinché ti creino quell’effetto là. E data la recente gestione delle proprie IP l’impressione è che questo genio ai vertici non ci sia, che si vada un po’ a tentativi, emulando di qua e rincorrendo di là. La Warner ha potenziale ma per adesso rimane acerba e questo traspare in vari momenti di questo Space Jam. Concetti poco approfonditi, cose buttate là, elementi spiegati velocemente, camei sprecati, un grande barbecue di carne poco cotta. Dopo un anno di contenuti Disney omogenei nella qualità e agguerriti nella propria strategia di fidelizzazione, mi sono più volte trovato durante la visione a far confronti antipatici su come dall’altra parte si sarebbero giocati la cosa, come avrebbero incastrato tutto al meglio in una struttura più solida.

Perché qui hai una cosa bella e poi una cosa meno bella, una finezza e poi una caduta di stile, un elemento coerente con l’affresco e uno disomogeneo. Basta guardare la partita stessa: grande idea quella di avere i Looney in 2d E in CGI, ma che figuraccia se poi Bugs e Lola non rispecchiano minimamente la qualità della loro versione bidimensionale.

Ecco, e questo ci porta invece a quella che è la punta di diamante dell’opera, che è appunto l’animazione 2D. Affidata a personalità del calibro di Tony Bancroft e Sandro Cleuzo, fuoriclasse di formazione disneyana, non è assolutamente una cosa accessoria, una breve parentesi nostalgica per far lavorare vecchi animatori, come troppo spesso accade ai WDAS. E’ una parte molto grossa del film, probabilmente la sequenza in 2D di stampo disneyano più lunga che ci sia stata concessa da un decennio a questa parte, un elemento che non si festeggerà mai abbastanza. Ed è importante, viene intesa come “aspetto ufficiale” dei Looney anche nel marketing, con una consapevolezza e una sicurezza che paradossalmente Disney non ha più. E ovviamente è di qualità alta, altissima, fluida, espressiva e assolutamente rispettosa del design e delle recitazioni di questi personaggi. Si vede che non ci hanno lavorato persone a caso, ma gente che conosce e ama questo materiale.

Insomma, mi sento positivo. Felice per ciò che ho avuto, condiscendente in merito a ciò che non ho avuto. In futuro spero che su questa idea del mondo Warner ci sia chi ci lavorerà meglio e più seriamente. E per quanto riguarda il 2D, se questo film avrà buoni risultati chissà che Hollywood si faccia due domande.

E che la dose avuta oggi non sia tutto, gente.

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