The History of Middle-earth – Qualcosa Di Più Grande

3. The Lays of Beleriand (1985)
4. The Shaping of Middle-earth (1986)
5. The Lost Road and Other Writings (1987)


I poemi

All’inizio degli anni ’20 il quasi trentenne Tolkien è un giovane professore universitario specializzato in letteratura anglosassone. Ha praticamente concluso la stesura di The Book of Lost Tales e, ispirato probabilmente dal suo lavoro accademico sul poema in antico inglese Beowulf, decide di lasciare da parte la prosa e di cimentarsi con la poesia. Inizia così a scrivere il poema in versi allitterativi “The Lay of the Children of Húrin”. Ci lavorerà cinque anni, arrivando a scrivere circa 2000 versi in due diverse versioni, per abbandonarlo largamente incompiuto nel 1925.
Il motivo dell’abbandono della grande storia di Turin è presto detto: Tolkien inizia un altro poema, “The Lay of Leithian”, questa volta in versi ottonari in rima baciata, sulla storia di Beren e Luthien. Come al solito, nemmeno questo arriverà a compimento, con 13 canti (su 17 previsti) e oltre 4200 versi realizzati fino al 1931, quando lascerà il lavoro incompiuto non pienamente soddisfatto del risultato. Interessante è un commento in chiave semicomica da parte dell’amico C. S. Lewis, che ne dà un giudizio abbastanza positivo. Nel 1937, alla richiesta dell’editore di un seguito dello Hobbit, Tolkien sottopose in modo decisamente ingenuo questo poema (oltre a una versione intermedia del Silmarillion), ma a quanto pare presentato in maniera così confusionaria che l’editore non ci capì niente e lo mise da parte in un cassetto senza nemmeno leggerlo. Tolkien riprenderà a lavorarci brevemente nel 1951 dopo la realizzazione del Signore degli Anelli, iniziando ad effettuare una riscrittura più che una revisione.

Pur se di difficile lettura e dal valore letterario non altissimo (in particolare il primo), questi due poemi vedono l’introduzione di numerosi elementi mitologici che sopravvivranno fino all’ultimo Silmarillion. Possiamo dire che il passaggio decisivo tra la mitologia primordiale delle Lost Tales e il Silmarillion avvenga con questi poemi, nei quali abbiamo l’introduzione di diversi concetti chiave come l’importanza dei Silmaril, il regno di Nargothrond e un deciso sviluppo delle genealogie e della storia del Beleriand. Per dare un’idea del tipo di testo, metto qui i due incipit:

Lo! the golden dragon / of the God of Hell,
the gloom of the woods / of the world now gone,
the woes of Men, / and weeping of Elves
fading faintly / down forest pathways,
is now to tell, / and the name most tearful
of Niniel the sorrowful, / and the name most sad
of Thalion’s son Turin / o’erthrown by fate.

(The Lay of the Children of Húrin)

A king there was in days of old:
ere Men yet walked upon the mould
his power was reared in cavern’s shade,
his hand was over glen and glade.

(The Lay of Leithian)

C.S. Lewis (1898 – 1963)

Ritorno alla prosa: il Quenta Noldorinwa

Nella seconda metà degli anni ’20, mentre Tolkien si sta dedicando ai suoi poemi, lo sviluppo mitologico procede anche sui testi in prosa: possiamo dire che lo sviluppo mitologico in questa fase avviene prima nella poesia e poi viene recepito nella prosa, che rappresenta una sorta di riassunto dei lunghi poemi.
Con la volontà di dare un background al Lay of the Children of Húrin, nel 1926 Tolkien compila un breve compendio chiamato “Sketch of the Mythology“, che rappresenta il vero punto di partenza verso il Silmarillion come lo conosciamo, più per uso personale che per reale volontà di pubblicazione: questo lavoro non ha infatti una prosa particolarmente elaborata.

Qualche anno dopo (1930-31), rielaborando e espandendo lo “Sketch“, Tolkien realizza il fondamentale Quenta Noldorinwa, nel quale sono ormai presenti tutti i personaggi più importanti e la forma di molte frasi si manterrà fino alle ultime versioni. Si tratta in pratica dell’unica forma completa del Silmarillion mai realizzata (pur se abbastanza concisa: il Silmarillion pubblicato è circa 4 volte più lungo), in quanto la versione successiva (Quenta Silmarillion) fu interrotta all’altezza della storia di Beren e Luthien a causa dell’inizio del Signore degli Anelli. Quando Tolkien tornerà alla Prima Era, negli anni ’50, lo sviluppo della mitologia era arrivato a un tale livello che i tentativi di ottenere un testo completo e coerente non portarono a niente. In effetti, la parte finale del Silmarillion pubblicato è stata ricostruita da Christopher Tolkien in larga parte sulla base del Quenta Noldorinwa.
La brevità del Quenta Noldorinwa è giustificata dal fatto che, come già accennato, nella concezione di Tolkien di questo periodo, l’opera doveva rappresentare comunque un riassunto delle grandi storie da narrare a parte in modo indipendente: ciò è chiaro dall’intestazione, che recita This is the brief History of the Noldoli or Gnomes, drawn from the Book of Lost Tales, which Eriol of England wrote.

In questo periodo iniziano ad assumere maggiore importanza anche gli aspetti geografici e cronologici. Tolkien inizia a dedicarsi alla composizione di “annali” cronologici, sia riferiti al periodo di Valinor sia riferiti alla Storia della Terra di Mezzo vera e propria (quindi dal primo sorgere del sole e della luna, che segna il risveglio degli Uomini): abbiamo quindi rispettivamente gli Annals of Valinor e gli Annals of Beleriand, che verranno costantemente aggiornati in seguito. La geografia del Beleriand viene poi mostrata nella prima mappa elaborata da Tolkien, e dello stesso periodo abbiamo anche un (complesso) trattato cosmogonico (Ambarkanta).
Nonostante non sia più centrale come nelle Lost Tales, la “cornice” narrativa rappresentata dal personaggio di Eriol-Ælfwine è ancora presente in questa fase. Abbiamo infatti delle traduzioni degli Annals e di parte del Quenta in antico inglese (!), come se fossero state fatte da Ælfwine al suo ritorno da Tol Eressea in Inghilterra in epoca medievale.

Oltre la Prima Era

Siamo arrivati alla metà degli anni ‘30. Tolkien e Lewis decidono di scrivere due romanzi di fantascienza, il primo sul tema del “time-travel e il secondo dello “space-travel”. Al contrario di quello di Lewis, il romanzo di Tolkien dopo un inizio promettente rimane incompiuto tanto che di The Lost Road abbiamo solo un paio di capitoli. Tolkien, ispirato dalla leggenda di Atlantide ma incapace di allontanarsi dal suo mondo, imbastisce una complicata e originale trama nel quale Alboin, un ragazzo contemporaneo, vive una sorta di “viaggi temporali” sotto forma di visioni di suoi analoghi personaggi del passato e rivivendo quindi quello che è successo in epoche precedenti. Alboin viene quindi collegato al primo re degli anglosassoni, a personaggi scandinavi e irlandesi di periodi altomedievali e infine al personaggio fittizio di Elendil, con collegamento alla storia della caduta di Numenor: è evidente come in questa fase Tolkien cerchi ancora di unificare in unica storia la sua mitologia fittizia con la storia dell’Inghilterra, tanto più che il nome Alboin ha un diretta collegamento etimologico con il nome Ælfwine. Dopo aver scritto due capitoli, Tolkien abbandona completamente questo romanzo e non ci tornerà più sopra.

Probabilmente l’idea di Numenor come storia a sé stante nasce poco prima del romanzo The Lost Road, intorno al 1935, in uno schema che indica alcuni avvenimenti susseguenti alla sconfitta di Melkor. Siamo ancora abbastanza lontani dalla divisione in ere come la conosciamo, ma in questi appunti abbiamo la prima comparsa dei concetti mitologici della rimozione di Valinor dai confini del mondo che diventa rotondo, e quindi della Strada Diritta e del fato degli Elfi che piano piano abbandonano la Terra di Mezzo. Vi sono poi varie stesure più o meno abbozzate di testi più completi, che saranno alla base dell’Akallabeth, titolati The Fall of Numenor, in una forma già abbastanza simile alla versione pubblicata nel Silmarillion. Curiosamente, in queste versioni è Elrond a fondare il Regno di Numenor, non essendo ancora emersa la figura del fratello Elros; diventerà il “mezzelfo” solo qualche anno dopo, con la stesura del Signore degli Anelli e la retcon operata con lo Hobbit.


Il Quenta Silmarillion

Per quanto riguarda la Prima Era, Tolkien se ne occupa direttamente fino al 19 dicembre del 1937, quando comunica al suo editore ‘I have written the first chapter of a new story about Hobbits – “A long expected party”. Impegnato nella difficile stesura del Signore degli Anelli, Tolkien non metterà più direttamente mano alla sua mitologia fino agli anni ‘50.
Di questo periodo è quindi l’ultima versione quasi completa del Silmarillion (un dattiloscritto titolato Quenta Silmarillion), da cui Christopher attingerà abbondantemente per realizzare la versione pubblicata. Ovviamente ormai le storie più grandi e le genealogie sono pressoché definite, e il testo è molto più espanso rispetto alla versione precedente (Quenta Noldorinwa), ma si interrompe all’altezza della storia di Beren e Luthien, quando Tolkien manda il manoscritto all’editore (prima del ritorno del manoscritto inizierà a scrivere il Signore degli Anelli).
Per fare un esempio della difficoltà di Christopher Tolkien nel comporre il Silmarillion, esistono ben sette diverse versioni della storia di Beren e Luthien composte da Tolkien in questo periodo. Di queste versioni, nessuna delle quali completa, Christopher ha preso dei pezzi qua e là, a seconda di dove secondo lui la narrazione fosse più o meno definita e sviluppata, armonizzandoli tra loro e uniformando nomi e cronologia sulla base del Signore degli Anelli e degli altri spezzoni di Silmarillion.


Continua il 1° febbraio con: The History of Middle-Earth – La Storia del Signore Degli Anelli.