Bambi

Rimandare un Capolavoro

La storia produttiva di Bambi inizia negli anni 20, con l'uscita del romanzo Bambi, a Life in the Woods (1923), scritto dall'austriaco Felix Salten e considerato uno dei primi romanzi ambientalisti. Dopo qualche anno il libro si era già guadagnato le attenzioni della MGM, che intendeva trarne un lungometraggio in live action. Considerati gli scarsi mezzi dell'epoca, il progetto si rivelò fuori dalla portata dello studio, e assai più adatto ad essere trasposto in animazione. Fu a questo punto che entrò in gioco Walt Disney, che nel 1937 si aggiudicò i diritti dell'opera di Salten, rilevandoli dalla MGM. Walt credeva molto nel progetto, e la sua intenzione era fare di Bambi il suo secondo lungometraggio animato, dopo Biancaneve e i Sette Nani (1937). Quelli furono anni febbrili, e la scaletta produttiva andò incontro a numerose variazioni: prima di Bambi, infatti, giunsero al cinema Pinocchio (1940), Fantasia (1940) e Dumbo (1941), la cui lavorazione procedeva più spedita. Il motivo di questi rallentamenti era dovuto al fatto che Bambi si stava rivelando complesso, richiedendo agli artisti uno sforzo superiore alle loro capacità.

Nessuno degli animatori di Walt avrebbe voluto tornare a rappresentare gli animali con l'aspetto cartoon che avevano in Biancaneve e i Sette Nani o nelle Silly Symphony. Allo stesso modo però, questi artisti non avevano ancora una preparazione sufficiente ad affrontare un film animato in chiave realistica. C'era molto da imparare ancora, così Walt sottopose il suo staff a un attento studio dell'anatomia animale, portando negli uffici cervi e conigli, organizzando trasferte allo zoo di Los Angeles e reclutando addirittura il pittore naturalistico Rico LeBurn per delle lezioni mirate. Per quanto riguarda l'aspetto narrativo, Disney partecipò attivamente a molte riunioni per definire la storia, alleggerendo il testo di Salten nei limiti del possibile, come del resto era il suo stile. Furono numerose le idee che non superarono la fase di storyboard, dall'involontaria distruzione di un formicaio da parte di Bambi, alla poetica morte di una coppia di foglie in autunno. Tali sforbiciate erano dovute al buon senso di Walt e al suo innato senso della storia, ma in parte anche alla preoccupante situazione finanziaria dello studio, all'indomani della Seconda Guerra Mondiale.

Storia di una Vita

Bambi è un film breve e di poche parole. Nei suoi settanta minuti di durata ne vengono pronunciate circa un migliaio, tanto che sembrerebbe quasi un documentario, se non fosse per quell'afflato lirico che pervade ogni singola scena. La storia è davvero molto semplice e segue le fasi della vita di un cerbiatto dalla nascita al raggiungimento della maturità: la scoperta del mondo, la perdita della madre, la stagione degli amori e l'assunzione del senso di responsabilità. È difficile immaginare qualcosa di più lineare. È proprio questa sua natura paradigmatica a rendere Bambi una delle pellicole disneyane più universali di sempre, modello narrativo su cui poi verranno costruite molte future storie di formazione. Mai come in questo film il dialogo viene subordinato all'immagine, all'azione e alla musica. Sebbene ad una visione superficiale possa apparire fin troppo elementare, Bambi in realtà rappresenta un'importante lezione su come si possa raccontare una storia tramite i silenzi, gli sguardi e i sentimenti dei personaggi. Esempio lampante di tutto questo è l'impeccabile gestione registica della famosa scena della morte della madre, che commosse il mondo diventando uno dei momenti più celebri della storia del cinema.

All'epoca la sequenza fece scalpore, visto che non era mai successa una cosa del genere: nei precedenti film animati c'erano state le morti dei cattivi o i finti decessi dei buoni, utili a portare la vicenda nella cosiddetta “ora più buia”, prima dell'immancabile lieto fine. Ma che in un cartone animato a uscire definitivamente di scena fosse un personaggio positivo, per giunta importante, fu una scelta per la quale il mondo non si sentì del tutto pronto. Eppure è proprio analizzando attentamente questa sequenza che ci si può rendere conto della maestria narrativa di cui era capace il cinema Disney. Il colpo di fucile avviene fuori scena, e a comunicarci l'accaduto è solo la reazione sconcertata del piccolo che, senza capire cosa sia successo, si mette a cercare la madre impaurito. La musica compartecipa al suo disagio e l'inquadratura allarga il punto di vista, facendocelo sembrare piccolo piccolo nella tempesta di neve. Poi a un tratto gli si para innanzi il padre, che con una frase secca allude all'accaduto. Bambi recepisce il messaggio e abbassa la testa con dignità. Il grande cervo gli dice di seguirlo, chiamandolo “figlio mio” e rivelandogli quindi per la prima volta la sua identità. Abbattuto, Bambi si allontana insieme a lui, guardandosi per un'ultima volta indietro, mentre una dissolvenza mette fine alla scena e all'infanzia del cerbiatto. Difficilmente si sarebbe vista in seguito una reticenza tanto eloquente.

Marc Davis e Tyrus Wong

Bambi rappresenta un punto di svolta per l'arte disneyana, ormai avviata verso una sempre maggior raffinatezza visiva. Già nei precedenti film Disney avevamo avuto sequenze dallo stile più realistico, che dimostravano il desiderio dello staff di andare oltre il solito approccio cartoon. Artisti come Norman Ferguson, presenti allo studio sin dai primi tempi, avevano insegnato a dare personalità alle figure, ma adesso era giunto il momento di mettere a frutto quegli insegnamenti e andare oltre. Diversamente da Dumbo, che venne realizzato dalla frangia di animatori più tradizionalisti, Bambi venne affidato a una cerchia di nuove promesse, fra cui Frank Thomas, Ollie Johnston, Eric Larson e Milt Kahl, i futuri nine old men. Fra loro si distinse Marc Davis, il cui apporto fu fondamentale per risolvere il problema del design del protagonista: Bambi non doveva avere l'aspetto semplicistico dei cerbiatti di Biancaneve, ma nemmeno quello realistico dei disegni di Rico LeBrun, perché avrebbe significato rinunciare a dargli personalità. Davis trovò la giusta via di mezzo, mantenendo l'impostazione realistica ma esagerandone le proporzioni: Bambi venne dotato di due occhioni espressivi e di una grossa testa, in modo che il pubblico lo percepisse come un cervo credibile, ma anche come un bambino.

Un discorso a parte meritano i fondali del film, fra i più evocativi di tutta la filmografia disneyana. Molte ricerche vennero fatte nei boschi americani per riuscire a coglierne l'atmosfera. Gli schizzi iniziali però risultavano inevitabilmente troppo carichi, dando alla foresta un aspetto caotico, che impediva all'occhio di focalizzarsi sugli elementi giusti. L'uomo adatto al compito si rivelò essere l'animatore cinese Tyrus Wong. Ispirandosi alle tradizionali stampe della sua terra, Wong sottopose alla produzione alcuni suoi esperimenti grafici e venne istantaneamente nominato direttore artistico della pellicola. Per il film Wong realizzò quindi dei fondali impressionistici, dando alle immagini un'atmosfera vaga e trasognata, ben lontana da quell'approccio verista che si voleva tentare in origine. Uno dei trucchi di Wong per risolvere il problema sorto all'inizio fu di aumentare il livello di dettaglio verso il centro dell'azione, diminuendolo verso i margini. L'occhio dello spettatore veniva quindi immancabilmente guidato nella giusta direzione, rendendo le immagini leggibili sempre e comunque. Si può dunque dire che il lavoro di Wong costituisca un'intelligente applicazione di quel principio dell'animazione disneyana conosciuto come staging, ovvero la capacità di disporre gli elementi sulla scena nel modo più intuitivo possibile.

Il Testamento di Frank Churchill

Uno dei punti di forza di Bambi è la strepitosa colonna sonora, composta principalmente da Frank Churchill. La partitura strumentale viene realizzata in coppia con Edward Plumb ed è a dir poco sbalorditiva: non si tratta di semplice musica di accompagnamento, ma di una vera e propria “sinfonia della foresta”, ricca di vibranti melodie capaci di funzionare benissimo anche prese a sé. Si tratta quindi della cornice ideale per le quattro canzoni del film, che Churchill scrive insieme al paroliere Larry Morey. Per la prima volta tutti i brani vengono cantati fuoricampo, discostandosi così dal tradizionale stile musical in uso sin da Biancaneve e i Sette Nani. Si tratta purtroppo dell'ultima colonna sonora firmata da Churchill, che si toglierà la vita qualche mese prima dell'uscita del film.

  • Love is a Song - È la canzone che accompagna i titoli di testa. Sebbene nei lungometraggi futuri tale collocazione verrà riservata a brani minori, non è il caso di Love is a Song che è invece il tema principale del film. Anche se interpretata con il tipico stile canoro degli anni 40, la sua bellissima melodia trascende il tempo, risultando davvero molto potente. Love is a Song risuona con diverse intensità anche all'interno della partitura strumentale: più lenta durante la bella carrellata d'apertura in multiplane camera, più forte nei momenti salienti, chiudendo il film con un maestoso reprise.
  • Little April Shower - Altro capolavoro di Churchill, è il numero musicale in cui Bambi scopre la pioggia. È impossibile non ripensare al connubio tra musica e immagini tipico di Fantasia (1940), quando a ogni goccia viene fatta corrispondere una nota. Il tintinnio della pioggia viene inoltre perfettamente riprodotto dalle voci del coretto, e si trasforma presto in qualcosa di più sinistro con la crescita di intensità dovuta allo scoppio del temporale. Per il cerbiatto si tratta quasi di un'esperienza iniziatica: la curiosità si trasforma in paura, in bisogno di protezione, finché tutto torna come prima, con un finale speculare.
  • Let's Sing a Gay Little Spring Song - La canzoncina della primavera potrà sembrare un po' leziosa, ma non per questo è meno importante nell'economia del film. Il suo compito infatti è quello di rinfrancare lo spettatore, dopo la triste sequenza invernale in cui Bambi rimane orfano: ora il tempo della famiglia è finito, inizia la stagione degli amori. Un ruolo molto simile lo avrà molti anni dopo proprio il brano Hakuna Matata, che in The Lion King (1994) dovrà sdrammatizzare la situazione dopo la morte di Mufasa.
  • Looking for Romance (I Bring You a Song) - L'ultimo brano è davvero molto intenso, sulla falsariga di Love is a Song: benché l'esecuzione possa apparire datata, la melodia è forte, capace di resistere alla prova del tempo. Il forte contrasto con la sequenza precedente, in cui Bambi duellava con il rivale Ronno in un maestoso e drammatico gioco di luci, è evidente. Sullo schermo ora scorrono immagini di tono diverso, in cui vediamo Bambi e la sua compagna Faline muoversi in paesaggi dal sapore quasi onirico.

Nell'Immaginario Collettivo

Walt Disney era molto legato a Bambi, che considerava uno dei suoi film di maggior pregio. La pellicola ottenne però al botteghino un risultato deludente, non riuscendo a ripagare completamente le alte spese di produzione. La causa principale fu la chiusura dei mercati d’oltreoceano, dovuta al conflitto mondiale allora in corso. Tuttavia nemmeno la critica fu molto tenera con Bambi: la mancanza di un contesto fiabesco, dell'elemento magico, e i toni insolitamente drammatici del film risultarono estranei a ciò che ci si aspettava di veder uscire dalla fabbrica dei sogni di Walt Disney. L'insuccesso di Bambi fu solo l'ultimo chiodo sulla tomba dell'entusiasmo di Walt per l'arte che aveva contribuito a creare: nel giro di pochi anni alcuni dei suoi progetti più cari come Pinocchio e Fantasia avevano floppato, e il recente sciopero degli animatori l'aveva scoraggiato ancora di più. Si profilava all'orizzonte una stagione creativa minore, quella dei package film, che sarebbe durata per tutto il resto del decennio, interrompendosi solo con l'uscita di Cenerentola (1950). A dispetto dei risultati dell'epoca, Bambi divenne negli anni uno dei film Disney più iconici di sempre, affermandosi sempre di più nell'immaginario collettivo. Persino agli studios la frase “L'uomo è nella foresta” divenne un tormentone tra gli animatori, per indicare che Walt era nei paraggi.

Il grandissimo Osamu Tezuka si occupò di realizzare un adattamento manga di Bambi, e rimase così colpito dai suoi occhioni che li incorporò al suo stile, trasformandoli presto in un tratto distintivo della scuola giapponese. La morte della madre di Bambi divenne a sua volta iconica, tanto da diventare il tema di un episodio della dissacrante serie tv Animaniacs, prodotta dalla Warner Bros. Anche all'interno della filmografia Disney ci furono dei richiami a Bambi: molte sequenze vennero infatti riciclate in produzioni successive, tra cui si ricorda volentieri il cameo del cerbiatto nel satirico corto di Paperino No Hunting (1955), e la sua presenza in Chi Ha Incastrato Roger Rabbit? (1988). Lo stesso The Lion King venne concepito come una proiezione in salsa africana della storia di Bambi: infatti il titolo di lavorazione era proprio Bambi in Africa. L'ultimo anello di questa catena è Bambi II (2006), midquel prodotto dai DisneyToon Studios e ambientato durante la fase di superamento del lutto, in cui Bambi si ritrova affidato alle cure dell'austero padre. Diversamente da molte altre produzioni analoghe, la pellicola venne realizzata con molto rispetto nei confronti dell'originale. Non è un caso che a supervisionare il lavoro venne incaricato uno dei più grandi animatori e appassionati Disney di sempre: l'immenso Andreas Deja.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Bambi
  • Anno: 1942
  • Durata:
  • Produzione: Walt Disney
  • Regia: James Algar, Samuel Armstrong, David Hand, Graham Heid, Bill Roberts, Paul Satterfield
  • Storia: , , , , , ,
  • Basato su: e Felix Salten
  • Cast: Hardie Albright, Stan Alexander, Peter Behn, Thelma Boardman, Tim Davis, Donnie Dunagan, Sam Edwards, Ann Gillis, Otis Harlan, Eddie Holden, Sterling Holloway, Cammie King Conlon, Mary Lansing, Margaret Lee, Clarence Nash, Fred Shields, Bobby Stewart, John Sutherland, Paula Winslowe, Will Wright
  • Musica: Frank Churchill, Edward H. Plumb
  • Supervisione dell'Animazione: Ollie Johnston, Milt Kahl, Eric Larson, Frank Thomas
Nome Ruolo
Hardie Albright Cast (Adolescent Bambi)
Stan Alexander Cast (Young Flower)
James Algar Regista
Dick Anthony Fondali
Samuel Armstrong Regista
Peter Behn Cast (Young Thumper)
Preston Blair Animazione
Thelma Boardman Cast (Girl Bunny, Quail Mother, Female Pheasant)
Jack Bradbury Animazione
Frank Churchill Musica
Tom Codrick Direzione Artistica
Robert Cormack Direzione Artistica
Chuck Couch Storia
Merle Cox Fondali
Marc Davis Animazione
Tim Davis Cast (Adult Thumper, Adolescent Flower)
Walt Disney Produttore
Donnie Dunagan Cast (Young Bambi)
Phil Duncan Animazione
Sam Edwards Cast (Adult Thumper)
Art Elliott Animazione
Carl Fallberg Storia
Bernard Garbutt Animazione
Ann Gillis Cast (Adult Faline)
David Hand Regista
Otis Harlan Cast (Mr. Mole)
Lloyd Harting Direzione Artistica
Graham Heid Regista
David Hilberman Direzione Artistica
Eddie Holden Cast (Chipmunk)
Sterling Holloway Cast (Adult Flower)
Ray Huffine Fondali
Ken Hultgren Animazione
Ollie Johnston Animatore principale
Bill Justice Animazione
Milt Kahl Animatore principale
Dick Kelsey Direzione Artistica
Cammie King Conlon Cast (Young Faline)
Mary Lansing Cast (Aunt Ena, Mrs Possum)
Eric Larson Animatore principale
Margaret Lee Cast (Thumper's Mother)
Ed Levitt Fondali
Don Lusk Animazione
Bob McIntosh Fondali
Joshua Meador Animazione
Larry Morey Storia
Clarence Nash Cast (Bullfrog)
Ken O'Brien Animazione
Art Palmer Animazione
Perce Pearce Storia
Edward H. Plumb Musica
Art Riley Fondali
Bill Roberts Regista
George Rowley Animazione
Felix Salten Storia Originale
Paul Satterfield Regista
Retta Scott Animazione
Mel Shaw Storia
Fred Shields Cast (Great Prince of the Forest)
Stan Spohn Fondali
Joe Stahley Fondali
George Stallings Storia
Bobby Stewart Cast (Baby Bambi)
McLaren Stewart Direzione Artistica
John Sutherland Cast (Adult Bambi)
Frank Thomas Animatore principale
Paula Winslowe Cast (Bambi's Mother, Pheasant)
Tyrus Wong Fondali
Ralph Wright Storia
Will Wright Cast (Friend Owl)
Al Zinnen Direzione Artistica

Home Entertainment

  • [1] Bambi, Walt Disney Classics, United States: Walt Disney Home Video, 942 [VHS], 942 AS [CLV Laserdisc, 2 sides] (1989), 942 CS [CAV Laserdisc, 3 sides] (?).

    European versions:

    • Bambi, I Classici, Italy: Walt Disney Home Video, VS 4372 [VHS, 1° Doppiaggio Italiano] (1992).
  • [2] Bambi, Walt Disney Masterpiece Collection, United States: Walt Disney Home Video, 9505 CS [CAV Laserdisc, 4 sides], 9505 AS [CLV Laserdisc, 2 sides], 9505 [VHS] (1997).

    European versions:

    • Bambi, I Classici, Italy: Walt Disney Home Video, VS 4372 (1997).
  • [3] Bambi, Platinum Edition, United States: Buena Vista Home Entertainment, 36344 [DVD, 2 discs] (2005).

    European versions:

    • Bambi, I Classici - Edizione Speciale, Italy: Buena Vista Home Entertainment, Z3 DV 0213 [DVD, 2 discs] (2005).
  • [4] Bambi, Diamond Collection, United States: Buena Vista Home Entertainment, 106246 [BRAY/DVD] (2011).

    European versions:

    • Bambi, Edizione Speciale, Italy: Buena Vista Home Entertainment, BIY 0239502 [BRAY] (2011).
  • [5] Bambi, Signature Collection, United States: Buena Vista Home Entertainment, 144535 [BRAY/DVD] (2017).