Chicken Little - Amici per le Penne

L'Ora Più Buia

Il 2005 è un momento chiave per la storia della Disney Company, perché è l'anno in cui Bob Iger succede a Michael Eisner alla guida dell'azienda, trovandosi a dover porre rimedio ai disastri che la precedente gestione aveva causato. Una fortissima bufera aveva infatti investito la Disney Company toccando ogni settore, non ultimo quello cinematografico. L'animazione disneyana in particolare aveva subito una fortissima crisi d'identità: il precedente CEO Michael Eisner aveva invaso il mercato con i cosiddetti “cheapquel”, sequel a basso costo dei più importanti film animati disneyani, facendoli produrre ai reparti televisivi. La Pixar, all'epoca ancora un partner esterno, stava inoltre conquistando i cuori del pubblico, imponendo involontariamente la tecnica da loro adottata, la computer grafica, come nuovo standard. Realtà rivali come Dreamworks e Blue Sky stavano infine mutando profondamente il gusto del pubblico, proponendo prevalentemente commedie in CGI con protagonisti animali, votate alla trama debole e alla risata facile.

Questo insieme di fattori mise totalmente in ombra l'operato degli artisti dell'hat building. Gli studios, all'epoca chiamati ancora Walt Disney Feature Animation, erano reduci da una fase sperimentale in cui avevano provato a dialogare col pubblico in modo differente, abbandonando le classiche formule. Ma i loro film più atipici non avevano funzionato, e alla dirigenza non era rimasto che abbandonare la pretesa di poter guidare il panorama del cinema d'animazione, adeguandosi ai modelli esterni. In quegli anni inoltre i rapporti con la Pixar di John Lasseter si stavano incrinando, ed era necessario correre ai ripari, dimostrando che la company poteva cavarsela perfettamente anche senza la loro partnership.

Le succursali WDFA di Florida e Parigi vennero quindi chiuse e il lavoro venne accentrato a Burbank, costringendo lo studio ad abbandonare l'animazione tradizionale, adottando l'assai più vendibile computer grafica. La ferita che questa sciagurata decisione inferse all'arte disneyana non si sarebbe rimarginata mai completamente neanche negli anni successivi, e di sicuro all'epoca venne percepita molto negativamente da parte di chi aveva sempre identificato il cinema disneyano con l'animazione tradizionale. Chicken Little divenne quindi la pietra dello scandalo. Messo in lavorazione come un normalissimo film in 2D, che avrebbe dovuto portare avanti quella linea di film minimalisti e spiritosi iniziata con Le Follie dell'Imperatore, venne bruscamente trasformato nella forma e nel contenuto, nella speranza di emulare la concorrenza.

Un Mobbing Bestiale

Chicken Little - Amici per le Penne rappresenta il tentativo di una Disney piuttosto confusa di stare al passo coi tempi, non rinunciando però al fiabesco. La storia infatti è liberamente ispirata ad una favola, famosa in America ma pressocché sconosciuta nel resto del mondo: in essa il pulcino Chicken Little, colpito in testa da una ghianda, si convince che il cielo stia cadendo, coinvolgendo i compagni di pollaio in un attacco di panico che li consegnerà tra le fauci di una volpe. La fiaba, che secondo alcune fonti risale alla tradizione esopica, era stata già adattata dagli artisti Disney nel 1943 in un arguto cortometraggio che, con un sottile gioco di allegorie, metteva in guardia il popolo americano dal potere distruttivo della persuasione. Il riferimento implicito al nazismo avrebbe portato la stessa Disney a celare il cortometraggio, insieme a Der Fuehrer's Face e gli altri corti di propaganda bellica del periodo. In questa rielaborazione della favola ad opera di Mark Dindal, già regista de Le Follie dell'Imperatore, il punto di vista cambia radicalmente con l'intelligente trovata di mostrare allo spettatore cosa sarebbe accaduto se il pulcino avesse avuto ragione. Per l'occasione gli studios danno vita a Querce Ghiandose, vera e propria città di animali antropomorfi, la cui natura bestiale non viene però completamente messa da parte. Tra conigli prolifici, pesci che guidano auto-acquario e camaleonti addetti ai semafori, è evidente quell'umorismo dei “sottomondi” tipicamente pixariano, tuttavia l'atmosfera trasognata dà l'impressione di essere immersi in un mondo affine a Silly Symphony come Elmer Elephant e The Tortoise and the Hare, piuttosto che in un film di ultimissima generazione.

Diversamente però dal cinema d'animazione frivolo e di grana grossa a cui apparentemente questa pellicola sembrerebbe appartenere, Chicken Little è un film con qualcosa da dire. Il protagonista si fa portavoce della ben nota parabola del diverso destinato a riscattarsi, stratagemma già visto, ma qui condotto con finezza. L'ipocrisia della società provinciale americana, e l'ancestrale paura verso chiunque non risponda alle categorie sociali più in vista, vengono denunciati senza mezzi termini. Il fulcro di tutto è la suddivisione scolastica tra popolari e impopolari, perpetrata ferocemente dai professori stessi: a farsi portavoce dei primi è proprio la volpe della favola, Foxy Loxey, trasformata qui in una tipica bulletta da scuola media, mentre a rappresentare i secondi c'è il gruppo di amici del protagonista, uniti nella sventura dalle cause più svariate: Chicken Little è il classico nerd occhialuto e gracilino, Alba Papera è la “brutta anatroccola”, Aldo Cotechino è grasso ed effemminato mentre Pesce Fuor D'Acqua non presenta particolari handicap sociali se non quello di essere evidentemente extracomunitario. Il cuore del problema viene individuato nel mancato supporto degli emarginati da parte della famiglia. Il problema relazionale tra padri e figli viene esplorato da Chicken Little in modo inverso a quanto visto un decennio prima in A Goofy Movie. Qui è il figlio che desidera in tutti i modi di emulare la figura paterna, e trova un notevole ostacolo nella vergogna che il padre, dopo l'incidente iniziale della ghianda, nutre nei suoi confronti. Peppe Gallo è un personaggio tutto sommato positivo, ma i suoi tormenti interiori e la sua inettitudine lo rendono credibile. L'evidente morale del film è che coi genitori bisogna soprattutto dialogare, ed è parecchio acuta la critica che viene mossa da Dindal quando questo avviene, sì, ma solo dopo aver vinto una partita di baseball.

I pregevoli contenuti del film vengono però fortemente danneggiati da alcune cadute di stile, dovute alla sua travagliata realizzazione. Nel tentativo di competere con le commedie della concorrenza, la dirigenza ha imposto ai realizzatori che si spingesse sul pedale dell'umorismo, finendo per comprometterne la resa, dando all'intero film un'aria scioccherella. Sono parecchi i momenti in cui si incappa in siparietti imbarazzanti, in battute poco riuscite e in cui i tempi comici zoppicano. L'emblema di tutto questo è il personaggio di Aldino Cotechino, che riassume in sé tutto il peggio del film: vorrebbe essere divertente, ma il suo design non brillante unito alla sua voce stridula, finisce per deturpare fortemente l'azione, specialmente nella seconda parte del film incentrata sull'attacco alieno. Purtroppo Aldino e quanto ruota intorno a lui sono i sintomi di una Disney, in forte crisi, priva della padronanza espressiva che aveva dimostrato persino con il precedente Mucche alla Riscossa.

Imparare la CGI

Trasformare brutalmente uno studio specializzato nell'arte dei disegni in movimento, imponendo una tecnica all'epoca ancora molto limitata, ebbe sicuramente il suo prezzo. Molti animatori finirono senza lavoro, mentre altri come Nik Ranieri si trovarono costretti a imparare questo nuovissimo metodo. I fortissimi limiti tecnici della CGI di Chicken Little col senno di poi tuttavia si notano tutti. Il tentativo di trasporre in tre dimensioni gli stilizzati funny animals disneyani a prima vista riesce, ma se si osserva meglio si nota la semplicità delle forme geometriche che li compongono. Le masse non sembrano avere davvero un peso, mentre l'illuminazione stessa mette a nudo tutte le carenze volumetriche. Certo, nella filmografia degli studios troviamo già un altro lungometraggio in CGI, Dinosauri, ma è bene ricordare che in quel caso gli scenari erano live action e l'animazione stessa era stata realizzata col supporto del Secret Lab, un team specializzato in effetti speciali.

Sebbene Chicken Little mostri molte magagne tecniche, stilisticamente parlando non presenta alcun problema. Anzi, costituisce il punto di partenza del discorso artistico relativo alla CGI iniziato dagli studios, che li vedrà negli anni successivi perfezionare il concetto di “non photorealistic rendering”. Se si osserva la cittadina di Querce Ghiandose non si potrà fare a meno di notare come la scala cromatica e le stesse texture degli edifici cerchino in tutti i modi di rifuggire il fotorealismo. L'anno precedente la Pixar aveva portato sugli schermi Gli Incredibili spingendo al massimo il pedale sulla simulazione della realtà, dando agli ambienti del film un look fortemente urbano e simile al live action. Gli artisti Disney scelgono la strada opposta e, costretti a cambiare tecnica d'animazione, cercano di mantenere perlomeno riconoscibile quel feeling pittorico, tipico della loro arte. Gli ambienti in cui i personaggi si muovono presentano quindi colori accesi e le soluzioni adottate per rappresentare questo mondo sono fortemente impressioniste e cercano di suggerire all'occhio le emozioni da provare, oliando lo storytelling e aumentando fortemente l'appeal delle immagini. Siamo solo agli inizi, e ben presto la strada filosofica imboccata avrebbe portato alla totale padronanza della tecnica da parte degli studios, al perfezionamento della resa pittorica avuto con Bolt e alla rivoluzione dell'animazione di Rapunzel e Frozen.

Musica Ibrida

La colonna sonora del film riflette benissimo le forti indecisioni di registro che ne hanno infestato la lavorazione. Con il suo mix di canzoni originali e preesistenti, Chicken Little si colloca a metà strada tra il tradizionale film musicale disneyano e la moderna proposta della concorrenza. Le strumentali sono state composta da John Debney (Soccermania, Runaway Brain e The Emperor's New Groove) mentre le canzoni originali sono tre, tutte fuoricampo e composte da persone differenti, mentre innumerevoli sono i brani celebri solamente citati.

  • One Little Slip - Energico e frizzante, questo brano cantato fuoricampo descrive il difficoltoso arrivo a scuola di Chicken Little. Moderno ma perfettamente efficace, è una sorta di i want song per il pulcino, che spera in un futuro migliore mentre manifesta la sua frustrazione, espediente che aveva funzionato molto bene anche per After Today in A Goofy Movie.
  • All I Know - Lenta e drammatica, descrive il rapporto di incomprensioni tra il pulcino e il padre. La resa non è delle migliori, visto che appare fin troppo fuori registro rispetto al tono più frivolo del resto del film.
  • Stir It Up - Questo brano dalle sonorità pop risulta piuttosto insipido, ma accompagna un simpatico montaggio nel quale vediamo Chicken Little darsi da fare per entrare nella squadra di baseball della scuola e riconquistarsi una parvenza di rispettabilità.

Il materiale non originale è prevalentemente dance anni 70, che Aldo Cotechino cita di continuo, canticchiandone vari brani, tra cui Staying Alive, I Will Survive, Lollipop e Ain't No Mountain High Enough, ma non si risparmiano citazioni ai Queen (We Are the Champions) e alle Spice Girls (Wannabe). Ci sono però due brani che accompagnano sequenze più lunghe: It's the End of the World as We Know it (And I Fell Fine) dei REM nella simpatica scena dell'attacco alieno e Don't Go Breaking My Heart, ballato dall'intero cast durante i titoli di coda, riprendendo una tradizione resa celebre proprio dal cinema Dreamworks. Nei credits è presente infine una cover delle Cheetah Girls di Shake a Tail Feather.

Due Anime in Lotta

In origine Chicken Little doveva essere una femmina. Fu Michael Eisner a decidere di cambiarne il sesso e questo rende l'idea di quanto l'opera abbia subito intromissioni da parte della dirigenza. L'anima modernista e quella più classica del lungometraggio stridono fortemente lungo tutta la sua durata, e si vede fin troppo bene come il contraddittorio risultato finale sia il prodotto di due visioni divergenti. La stessa campagna pubblicitaria ha cercato in ogni modo di alterare il look del film, dando ai poster una gamma cromatica più cupa, laddove invece a predominare erano le tinte pastellose. Ma le intenzioni dell'ufficio marketing appaiono ancora più evidenti se si pensa agli spot in cui si vedeva Chicken Little ballare con i suoi amici sulle note di Dragostea Din Tei, successo musicale dell'anno precedente.

Il film ha avuto un discreto successo al botteghino, ma una totale stroncatura da parte della critica. La verità è che non si tratta certo di un gioiello, ma neanche di una porcheria da demonizzare. È un film con pregi e difetti, figlio di una politica di compromessi che di solito non accontenta nessuno, troppo disneyano per un pubblico generalista e troppo inquinato per i tradizionalisti, i quali rimasero piuttosto disorientati nell'apprendere che questo film avrebbe fatto parte di quella che all'epoca veniva ancora chiamata “lista dei Classici”. Le due anime assieme convivono male, ma riescono comunque a produrre materiale narrativo interessante, dimostrando una volta di più che anche nella peggiore delle burrasche gli artisti Disney non hanno mai veramente svenduto la propria identità.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Chicken Little
  • Anno: 2005
  • Durata:
  • Produzione: Peter Del Vecho, Randy Fullmer
  • Regia: Mark Dindal
  • Soggetto: ,
  • Sceneggiatura: , ,
  • Storia: , , , , , , , ,
  • Musica: John Debney
  • Supervisione dell'Animazione: Mark Anthony Austin, Doug Bennet, Nik Ranieri, Jason Ryan, Tony Smeed, Dick Zondag
Nome Ruolo
Tim Allen Animazione
Ron Anderson Sceneggiatura
Mark Anthony Austin Animatore principale (Foxy Loxy, Goosey Loosey)
Dale Baer Animazione
Thomas Baker Layout
Scott Beattie Layout
Jared Beckstrand Animazione
Steve Benchich Sceneggiatura
Doug Bennet Animatore principale (Runt of the Litter, Fish Out of Water)
Allen Blaisdell Layout
Darrin Butters Animazione
Darrin Butts Animazione
Thomas Cardone Sviluppo Visivo
Dan Chaika Effetti d'Animazione
Ian J. Coony Effetti d'Animazione
Dan Cooper Direzione Artistica
Bob Davies Animazione
Karen De Jong Sviluppo Visivo
Peter DeMund Effetti d'Animazione
James DeV. Mansfield Effetti d'Animazione
John Debney Musica
Peter Del Vecho Produttore Associato
Kevin Deters Storia
Lino Di Salvo Animazione
Mark Dindal Progettazione Personaggi; Regista; Soggetto
Adam Dykstra Animazione
Colin Eckart Sviluppo Visivo
Sean Eckols Sviluppo Visivo
Tom Ellery Progettazione Personaggi; Storia
Mark Farquhar Animazione
Brian Ferguson Animazione
Ralph L Fernan Animazione
Chadd Ferron Animazione
Natalie Franscioni-Karp Sviluppo Visivo
Ron Friedman Sceneggiatura
Randy Fullmer Produttore
Kevin Geiger Supervisione CG
Mac George Supervisione Sviluppo Visivo
Steve Goldberg Supervisione agli Effetti d'Animazione
Ramiro C. Gomez Supervisione TD Rigging
Ian Gooding Direzione Artistica
Don Hall Progettazione Personaggi; Storia
Randy Haycock Animazione
Carol C. Hayden Sviluppo Visivo
Mark Henley Layout
Leland J. Hepler Animazione
Jason Herschaft Animazione
Daniel Hu Layout
Shyh-Chyuan Huang Effetti d'Animazione
Alessandro Jacomini Sviluppo Visivo
Michael Kaschalk Effetti d'Animazione
Clay Kaytis Animazione
Mark Kennedy Soggetto; Supervisione Storia
Brian Kesinger Layout
Ted C. Kierscey Effetti d'Animazione
Sang-Jin Kim Animazione
Michael Kuehn Supervisione TD - Personaggi
Alex Kupershmidt Animazione
Paul Lanum Direzione di Produzione
Amy Lawson Smeed Animazione
Kevin K. Lee Effetti d'Animazione
Michelle Lee Robinson Sviluppo Visivo
Holger Leihe Animazione
Michael Lester Storia
James A. Lopez Animazione
Adolph Lusinsky Sviluppo Visivo
Jason D. MacLeod Supervisione Look Development
Mauro Maressa Effetti d'Animazione
Alexander Mark Animazione
Dale Mayeda Supervisione agli Effetti d'Animazione
Kelly McGraw Sviluppo Visivo
Mike Moe Merell Animazione
Gregory C. Miller Sviluppo Visivo
Mark Mitchell Animazione
Terry Moews Supervisione Layout
Rick Moore Layout
Joe Moshier Progettazione Personaggi
Kevin Nelson Sviluppo Visivo
Robert Neuman Layout
John Norton Storia
Simon O'Connor Effetti d'Animazione
Kyle Odermatt Supervisione CG
William Otsuka Layout
Eric Powers Supervisione Tecnica
Nik Ranieri Animatore principale (Buck Cluck)
Jeffrey R. Ranjo Progettazione Personaggi; Storia; Storia; Sviluppo Visivo
Dan Read Sviluppo Visivo
Scott Robideau Animazione
Leonard Robledo Sviluppo Visivo
Robert Rosenblum Effetti d'Animazione
Jason Ryan Animatore principale (Chicken Little)
Eric C. Shmidt Animazione
Michael Show Animazione
Tony Smeed Animatore principale (Abby Mallard)
Corey Smith Supervisione TD Modeling
Marc Smith Animazione
Kyle Strawitz Sviluppo Visivo
Kee Nam Suong Effetti d'Animazione
Matsume Suzuki Sviluppo Visivo
Charles Tappan Sviluppo Visivo
Umakanth Thumrugoti Sviluppo Visivo
Cesar Velasquez Effetti d'Animazione
Doug Walker Layout
Mark Walton Storia
Marlon West Effetti d'Animazione
Chris Williams Storia
Dougg Williams Animazione
Rebecca Wilson Bresee Animazione
David Womersley Production Design
Ellen Woodbury Animazione
Bruce Wright Effetti d'Animazione
Jerry Yu Ching Animazione
Dick Zondag Animatore principale (Mayor Turkey Lurkey, Aliens)