Frozen: Le Avventure di Olaf

La Grande Mungitura

Dopo il grandissimo successo di Frozen, che nel 2013 riportò i WDAS in vetta ad ogni classifica, la Company decise di approfittare della situazione per trasformare quello che era nato come un progetto one-shot, in un franchise articolato. Venne quindi messo in cantiere un sequel, novità assoluta per la policy dello studio, e una serie di progettini collaterali che potessero tener desta l'attenzione del pubblico e far da ponte verso Frozen 2. I WDAS si trovarono così nel 2015 a far uscire il cortometraggio Frozen Fever, riproducendo “in miniatura” la formula musical per cui Frozen era tanto famoso. Nel 2017 è stato invece il turno di Olaf's Frozen Adventure, seconda produzione breve legata a Frozen. Si tratta questa volta di una featurette di una ventina di minuti, formato che da qualche tempo a questa parte è stato riservato agli special televisivi a tema natalizio.

Negli anni precedenti, a turno, tutti i principali studi d'animazione della Company si erano cimentati in progetti del genere, la Pixar con Toy Story That Time Forgot (2015), la Disney Television con il Duck the Halls (2016) di Paul Rudish, e ovviamente gli stessi WDAS con la serie di Prep and Landing. Proprio ai registi legati a queste ultime produzioni natalizie, Kevin Deters e Stevie Wermers, è stato affidato il mediometraggio in questione. La loro esperienza non si limitava infatti a Prep and Landing ma comprendeva altre gemme dello short program disneyano come Pippo e l'Home Theatre (2007) o La Ballata di Nessie (2011). Sebbene il mediometraggio fosse stato pensato per una collocazione televisiva, durante la lavorazione venne promosso alla sala cinematografica. L'idea fu di John Lasseter, che scelse dunque di abbinarlo al pixariano Coco, affiancando dunque in un unico spettacolo le ultime due fatiche Disney e Pixar.

Il Perché di Olaf

Nei suoi venti minuti di durata Olaf's Frozen Adventure racconta una storia molto semplice. È il primo Natale da quando Arendelle ha riaperto le porte e Anna e Elsa si accorgono con dispiacere di non avere una propria tradizione familiare. Olaf decide di porvi rimedio andando a intervistare tutte le famiglie del regno per raccogliere idee. Lo spunto di partenza è decisamente pretestuoso, tuttavia l'esito finale e la rivelazione a cui la trama conduce ha senso e carica il personaggio di Olaf di un significato che nel film originale veniva appena accennato. In un certo senso Olaf's Frozen Adventure è la risposta a chi all'epoca vide nel pupazzo una spalla comica forzata e priva di significato.

Lo stile narrativo WDAS è come sempre compatto, dinamico e reso fluido dalla sua anima musical. Questo è di certo molto importante al fine di evitare quello sgradevole effetto “serie tv” che può scaturire dal vedere i personaggi di un lungometraggio incastrati nel classico formato di mezz'ora. Eppure il rischio non viene scongiurato fino in fondo. Come accaduto già con Frozen Fever, le perplessità sorgono anche qui. Frozen era un film di un certo registro, a tratti drammatico, con una storia ben precisa e in grado di veicolare dei contenuti non banali. Prendere un universo narrativo così concepito e limitarne il respiro, ridimensionandone ogni sfaccettatura e riconducendolo agli stilemi della favola natalizia, non è un'operazione indolore. È un compromesso che può funzionare in alcuni casi, ma far storcere il naso in altri, apparendo come una banalizzazione, sia pur di qualità.

Arendelle, Anni Dopo...

Il comparto grafico di Olaf's Frozen Adventure è di prim'ordine. L'idea che fosse stato concepito per la televisione non deve certo ingannare: una produzione Walt Disney Animation Studios non è mai scesa a compromessi quando si tratta di budget o qualità dell'animazione. Il mediometraggio eredita tutto il grande lavoro fatto a suo tempo per Frozen e Frozen Fever e ci aggiunge qualche anno di perfezionamenti tecnici. Il risultato è ottimo, l'animazione di Anna ed Elsa è sbalorditiva e conferma il primato degli studios nella gestione della figura umana. Meno convincenti le figure di sfondo, come sempre, mentre gli ambienti innevati e il loro rendering volutamente non fotorealistico risultano decisamente migliorati rispetto a quanto fatto nel 2013.

Una nota di merito per la gestione delle figure più caricaturali o dei funny animals. La renna Sven porta con una certa disinvoltura tutto il peso di un secolo di lavoro sull'espressività dei personaggi, mentre Olaf si conferma una spalla riuscitissima. In questo ruolo da protagonista, a dire il vero, riesce a esprimersi anche meglio, svincolandosi dal suo ruolo di contrappunto comico e andando a sconfinare nel campo che fu del tenero orsetto Pooh: un personaggio che simboleggia l'innocenza, il candore e l'ingenuità, il tutto senza mai scivolare nel lezioso. Lo spettatore ride della sua demenza e nel contempo prova compassione per lui, ed è nel conflitto tra questi due sentimenti che sta la chiave del suo successo.

Il Musical di Natale

Nell'ottica di riprodurre in piccolo ogni caratteristica importante di Frozen, anche questo mediometraggio viene concepito come un musical. La partitura strumentale vede il ritorno di Christophe Beck, aiutato qui da Jeff Morrow. Per quanto riguarda le canzoni, ce ne sono quattro, scritte non dai Lopez, bensì da due esordienti assolute in campo disneyano: Elyssa Samsel e Kate Anderson. Si tratta di una colonna sonora di buon livello, che ha avuto pure l'onore di essere venduta su CD, strategia insolita per un mediometraggio.

  • Ring in the Season - Uno dei migliori brani è la canzone di apertura di Anna ed Elsa, che stabilisce il tono del film sin dai primissimi minuti. La sequenza mostra i muscoli del reparto animazione, mettendo al centro dell'attenzione le due figure femminili, fiore all'occhiello della CGI dei WDAS.
  • The Ballad of Flemmingrad - Kristoff non ha un ruolo molto ampio nel film, per cui si ricava questa breve particina comica, in cui lo vediamo tessere le lodi della propria tradizione natalizia. È un momento molto breve, quasi trascurabile, tuttavia nel CD lo stesso brano è presente anche nella “versione tradizionale”, decisamente più estesa.
  • That Time of Year - Il brano centrale del film è affidato ad Olaf. That Time of Year accompagna la sequenza musicale che racconta il suo vagare per le case del regno, a caccia di tradizioni natalizie. Musicalmente parlando, si tratta di una canzoncina semplice semplice, ma la sequenza è quella che più di tutte offre motivi di interesse. Gag a profusione, una carrellata di situazioni varie e fantasiose, e soprattutto una curiosa parentesi animata... in forma di ricamo, con i personaggi composti da “pixel” in stoffa. Sicuramente il momento più creativo.
  • When We're Together - Visivamente suggestiva ma musicalmente abbastanza convenzionale, la sequenza musicale conclusiva è corale e raccoglie quanto seminato nei minuti precedenti.

A tutto questo va aggiunto che sia Ring in the Season, sia That Time of Year hanno un loro reprise, che va ad aumentare decisamente il minutaggio dedicato alle sequenze cantate. Non che una percentuale così elevata di momenti musicali sia un male in sé, anzi. L'impressione è però che si sia voluto stipare molto in poco tempo, senza dare alle canzoni i tempi tecnici per essere introdotte in modo adeguato. Un problema che al dire il vero attanagliava anche il primo Frozen, in cui i brani iniziavano spesso in modo dirompente e improvviso.

Con Coco

L'uscita nelle sale di Olaf's Frozen Adventure insieme a Coco si rivelò purtroppo uno dei momenti più controversi della storia dei Walt Disney Animation Studios. Il pubblico reagì negativamente a questa scelta, sollevando un coro di proteste che mise in imbarazzo la Disney Company. I primi dissensi si ebbero da parte degli spettatori messicani, impazienti di veder iniziare Coco, ma presto si diffusero a macchia d'olio, spingendo l'azienda a rimuovere il mediometraggio dalle proiezioni anche in altre parti del mondo. Quella che era parsa una buona idea, riunire in un unico spettacolo gli ultimi lavori dei loro due principali studi d'animazione, si rivelò un boomerang clamoroso.

Come si sia giunti ad un risultato così spiazzante è difficile da dire, dato il gran numero di fattori coinvolti. Da un lato un pubblico immaturo, pigro e passivo, di certo non abituato al formato mediometraggistico, né intenzionato a prestare attenzione o a comprendere la natura di ciò che ha pagato per vedere sul grande schermo. Dall'altro un prodotto innegabilmente di qualità ma intrinsecamente “sbagliato” e pericolosamente affine alle produzioni a basso costo che anni fa i reparti televisivi immettevano sul mercato home video. Ma il problema principale è culturale. Dopo aver passato anni a creare nell'immaginario popolare una dicotomia tra animazione fiabesca, fatta di canzoni, principesse e buoni sentimenti, e animazione moderna dalle caratteristiche più neutre, ormai i due concetti sono in chiara opposizione e non sono più in alcun modo abbinabili. Lo spettatore di Olaf e lo spettatore di Coco sono differenti, hanno gusti opposti e spesso in collisione. Da parte di Disney il problema sarebbe arginabile, lavorando meglio sulla percezione del brand, iniziando a creare ponti stilistici e andando progressivamente a sgretolare le barriere. Ma si tratta di una strategia a lungo termine, e non è una cosa che è legittimo aspettarsi dalla Walt Disney Company attuale.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Olaf's Frozen Adventure
  • Anno: 2017
  • Durata:
  • Produzione: Roy Conly, John Lasseter, Jennifer Lee, Albert Ramirez
  • Regia: Kevin Deters, Stevie Wermers
  • Cast: Kristen Bell, Eva Bella, John De Lancie, Benjamin Deters, Lauri Fraser, Josh Gad, Jonathan Groff, Idina Menzel, Chris Williams
  • Musica: Christopher Beck, Jeff Morrow
  • Supervisione dell'Animazione: Michael Franceschi, Chad Sellers
Nome Ruolo
Christopher Beck Musica
Kristen Bell Cast (Anna)
Eva Bella Cast (Young Elsa)
Roy Conly Produttore
John De Lancie Cast (Mr. Olsen)
Benjamin Deters Cast (Candy Cane kid)
Kevin Deters Regista
Michael Franceschi Supervisore all'Animazione
Lauri Fraser Cast (Mrs. Olsen)
Josh Gad Cast (Olaf)
Jonathan Groff Cast (Kristoff)
John Lasseter Produttore Esecutivo
Jennifer Lee Produttore Esecutivo
Idina Menzel Cast (Elsa)
Jeff Morrow Musica
Albert Ramirez Produttore Associato
Chad Sellers Supervisore all'Animazione
Stevie Wermers Regista
Chris Williams Cast (Oaken)