Rivalità fra Tecniche

Quando Glen Keane si mise a lavorare a Rapunzel, aveva in mente una tecnica che potesse dare alla CGI una resa pittorica. A quei tempi c'erano ancora grosse difficoltà ad animare in tre dimensioni la figura umana, per cui l'esigenza di nobilitare in qualche modo una tecnica ancora imperfetta era tangibile. In uno scenario in cui l'animazione tradizionale era sul punto di morire, c'era sicuramente la necessità di individuarne gli elementi chiave e metterne in salvo il più possibile. Sappiamo tutti com'è andata poi: il film uscì senza resa pittorica, ma con un'animazione davvero unica, che riproduceva in tre dimensioni buona parte del feeling della cara vecchia animazione tradizionale, il tutto grazie alle direttive di Glen Keane, supervisore principale delle animazioni del film.
C'era però un altro supervisore, John Kahrs, che si preoccupava delle sorti del 2D, e che sognava di veder cessare questa “rivalità” tra tecniche. Kahrs raccolse il testimone di Glen Keane, ormai in procinto di andarsene dalla Disney, e decise di portare avanti il discorso cominciato con Rapunzel, sviluppando stavolta una terza tecnica d'animazione che potesse fondere insieme le altre due, prendendo il meglio di entrambe, e annullando così una volta per tutte questa dicotomia.

La Terza Via

La linea era la chiave di tutto. L'unico elemento che l'animazione computerizzata non aveva mai saputo riprodurre era quella capacità propria di ogni buon disegnatore di saper descrivere una figura con pochi energici tratti di matita. Tutto il resto poteva venir comodamente riprodotto in CGI, specialmente con l'evoluzione tecnologica avuta negli ultimi anni, ma la linea no, rimaneva l'unica autentica esclusiva del disegno bidimensionale. Trovare un sistema per recuperare la linea e reintrodurla nelle dinamiche produttive odierne, ormai totalmente votate alla computer grafica e alla volumetricità, avrebbe significato salvare una forma d'arte dall'estinzione. La soluzione è stata infine trovata, e si chiama Meander, un software rivoluzionario che permette finalmente il connubio tra le due tecniche: partendo dai concept dei disegnatori della squadra 2D, gli animatori CGI creano dei modelli grezzi dei personaggi, come se fossero delle bozze. Spetta agli animatori 2D il compito di rifinirle, disegnando direttamente sopra ai modelli, sui quali rimane impressa la famigerata linea. E a questo punto avviene il miracolo. Diversamente dal cel-shading, in cui ci si limita a contornare figure tridimensionali con una linea posticcia, qui le due tecniche si vengono incontro in modo reciproco e spontaneo. Il modello CGI infatti “subisce” l'intervento del disegnatore, adattandosi ad esso, un po' come se si lasciasse scolpire dalla matita. Allo stesso tempo però anche la componente 2D viene completata dalla CGI, dato che il disegnatore si limita a realizzare i fotogrammi chiave, mentre le intercalazioni vengono fatte automaticamente dal computer, che muove in tempo reale le linee adattandole al modello. Il risultato? Figure che sembrano disegnate se viste col fermoimmagine, ma che non appena si muovono, mostrano tutta la loro dimensionalità, in un continuo gioco di illusioni ottiche.

Carpe Diem

E poi serviva qualcosa da rappresentare, che potesse valorizzare ed essere a sua volta valorizzato da una tecnica del genere. Troppo spesso infatti i recenti corti WDAS erano stati celati al grande pubblico, vittime di distribuzioni assolutamente infelici. Lavori come Lorenzo, Glago's Guest e Tick Tock Tale, rimangono tutt'ora inediti, e questo non sarebbe dovuto accadere ancora. Non ad un corto tanto importante per il futuro del cinema d'animazione.
Si sa che la dirigenza Disney ama andare sul sicuro, specie in questi tempi di crisi, autorizzando quasi solo progetti in computer grafica, specialmente dopo il successo di Rapunzel. Per convincerli a puntare su questa nuova tecnica, appoggiandone lo sviluppo, serviva che questo corto avesse una certa risonanza mediatica e una collocazione felice. Non ci si poteva basare solo sull'animazione, bisognava realizzare un capolavoro i cui meriti andassero oltre, che potesse emozionare il pubblico legandolo ai personaggi e narrandogli una storia intrigante. Bisognava raccontare una storia d'amore. Ed ecco quindi prendere forma George e Meg, due impiegati in una New York anni 50 rigorosamente in bianco e nero. I due non si conoscono, fino a che il caso non ci mette lo zampino e una mattina i loro sguardi si incrociano mentre aspettano il tram. Ma nella realtà di tutti i giorni si sa come funzionano queste cose: la gente è presa dalla sua routine e questo tipo di contatti dura un attimo. Un attimo lungo abbastanza da permetterti di sognare, ma troppo breve perché si possa concretamente fare qualcosa. E così George perde la sua occasione. Ma il destino gliene presenta stranamente un'altra, facendogli scorgere Meg dall'edificio accanto a quello in cui lavora. Toccherà a lui stavolta usare bene questa seconda chance e ristabilire quel contatto... lanciando aeroplanini di carta. Questa è solo la premessa, ma il corto racconta altro, molto altro nei suoi fulminei sette minuti, e quando lo spettatore, dopo un climax pazzesco e pieno di magia Disney, arriva al capolinea, i suoi occhi sono pieni di lacrime. E a quel punto la tecnica passa addirittura in secondo piano. Perché ci si accorge che non è solo quella a rendere Paperman tanto speciale, ma anche il resto. La regia di Kahrs è qualcosa di incredibile, a dir poco virtuosa, il plot nella sua semplicità è narrato benissimo, i personaggi hanno una caratterizzazione e un design formidabile, le gag hanno dei tempi comici azzeccatissimi, il significato che permea il corto è da inchini. E non dimentichiamo la colonna sonora di Christophe Beck le cui inedite sonorità immergono a meraviglia nell'atmosfera, esplodendo nei punti chiave della narrazione.

Tramandare la Linea

La tecnica però non va dimenticata, perché rimane pur sempre il punto di partenza e di arrivo dell'intero progetto Paperman. Una volta visto il corto, si può senza dubbio affermare che quel che promette mantiene. Ci sono però alcune cose riuscite meglio di altre: si tratta in gran parte dei volti, dei primi piani e un po' di tutte quelle scene in cui i personaggi vengono inquadrati più da vicino. È lì infatti che il tratto del disegnatore dà il massimo, è con il viso che questi personaggi recitano al meglio, mettendo totalmente a nudo la propria anima. I volti sono senza dubbio le figure più elaborate, quelle in cui la sintesi tra le tecniche riesce di più, la chiave di tutto. Quando i personaggi vengono inquadrati da lontano e il volto passa in secondo piano, vediamo soprattutto i corpi, fatti di busti filiformi e cilindrici. E l'illusione un po' si spezza, perché la componente grafica si attenua, ed emerge la loro tridimensionalità. Per godere al meglio delle illusioni ottiche di questa nuova tecnica ibrida, potrebbe essere utile rinunciare alla stereoscopia, che con il suo porre l'accento sul 3D rischia di compromettere l'equilibrio tra le due tecniche, spostandolo a favore della CGI. Ma si tratta di sfumature, assolutamente perfezionabili. La tecnica è agli albori e chiaramente c'è ancora strada davanti per migliorarla sempre di più. Il corto è stato proiettato nell'ambito di svariati festival, ed è stato fortunatamente abbinato al 52° Classico Ralph Spaccatutto, che con i suoi ottimi incassi ha permesso a Paperman di avere un'enorme visibilità, che gli ha portato un Oscar e un grandissimo riscontro di pubblico. Se Meander rappresenti la nuova frontiera dell'animazione tradizionale, una terza tecnica da affiancare alle altre due o il futuro dell'animazione tout-court è ancora presto per dirlo. Potrebbe persino rimanere un caso isolato, ma è certo che siamo di fronte ad una rivoluzione nel modo di intendere l'animazione, che si avvia sempre di più verso la contaminazione tra le tecniche, come dimostrerà anche l'anno successivo il valido Get a Horse!. Quel che conta è che abbiamo avuto ulteriore conferma che, per quanto nel corso degli anni i suoi artisti abbiano dovuto affrontare momenti difficili, ai Walt Disney Animation Studios il pionierismo è ancora vivo e vegeto, ed è proprio questo approccio scientifico all'arte che li qualifica come il miglior studio d'animazione al mondo.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Paperman
  • Anno: 2012
  • Durata:
  • Produzione: John Lasseter, Kristina Reed
  • Regia: John Kahrs
  • Soggetto: ,
  • Musica: Christophe Beck
  • Supervisione dell'Animazione: Patrick T. Osborne
Nome Ruolo
Rasoul Azadani Layout
Christophe Beck Musica
Robert Bennet Effetti d'Animazione
Allen Blaisdell Layout
Holly E. Bratton Direzione di Produzione
Darrin Butters Animazione
Dong Joo Byun Effetti d'Animazione
Carlos Cabral Supervisione TD - Personaggi
Clio Chiang Soggetto
Christopher Cordingley Animazione
Claudio DeOliveira Animazione
Peter Demund Effetti d'Animazione
Paul F. Diaz Animazione
Greg Dykstra Sviluppo Visivo
Katie A. Fico Supervisione Stereoscopia
Jason Figliozzi Animazione
Tom Gately Sviluppo Visivo
Maria D. Gonzalez Supervisione Look Development
Adam Green Animazione
Jennifer L. Hager Animazione
Christopher Hendryx Effetti d'Animazione
Kendelle Hoyer Soggetto
Daniel Hu Layout
Robert Huth Animazione
John Kahrs Regista
Michael Kaschalk Supervisione agli Effetti d'Animazione
Eryn Katz Supervisione TD Modeling
Glen Keane Progettazione Personaggi
Kimberly W. Keech Supervisione Tecnica
John Lasseter Produttore Esecutivo
Andrew Lawson Animazione
Amy Lawson Smeed Animazione
Kira Lehtomaki Animazione
Dale Mayeda Effetti d'Animazione
Terry W. Moews Supervisione Layout
Timothy Molinder Effetti d'Animazione
Marlon Nowe Animazione
Kyle Odermatt Supervisione Effetti Speciali
Patrick T. Osborne Supervisore all'Animazione
Hyrum Virl Osmond Animazione
Daniel Martin Peixe Animazione
Kristina Reed Produttore
Joel Reid Animazione
Lou Romano Sviluppo Visivo
Amol Sathè Supervisione TD Lighting
Charles Scott Supervisione TD Modeling
Mitchell Snary Supervisione Look Development
Pamela S. Spertus Supervisione Look Development
Chad Stubblefield Supervisione TD Modeling
Kee Nam Suong Effetti d'Animazione
Jeffrey D. Turkley Direzione Artistica
John Wong Animazione
Bruce Wright Effetti d'Animazione

Extra