Playful Pluto

Una Carrellata di Scenette

Playful Pluto è un cortometraggio molto particolare, con un sapore quasi sperimentale. La prima cosa che salta all'occhio è che, sebbene sia in bianco e nero, presenta una colorazione diversa dal solito, con pennellate di grigio date in modo più elaborato. Il corto non racconta una storia precisa, né ha una struttura musicale, ma è una semplice collezione di situazioni divertenti con protagonisti Topolino e Pluto. All'inizio li vediamo infatti intenti a rastrellare le foglie secche del giardino, ma ben presto il cucciolone si ritroverà alle prese con una piccola tromba d'aria e con una manichetta d'acqua imbizzarrita. Tra una gag e l'altra l'azione si sposterà in cantina dove vedremo Pluto ingoiare una torcia elettrica, e infine dentro casa, per fronteggiare un'invasione di mosche. Per uno spettatore moderno si tratta di scenette divertenti, capaci di strappare un sorriso e nulla più, tuttavia Playful Pluto rappresenta una tappa importantissima per la storia dell'animazione Disney, perché perfeziona un tipo di umorismo che ritroveremo sempre più spesso in futuro. Inoltre è qui che troviamo la famosissima sequenza della carta moschicida, che sarebbe diventata il punto di riferimento principale per alcuni degli artisti più importanti di sempre, finendo per essere puntualmente citata in ogni seria dissertazione sull'arte dell'animazione.

La Sequenza della Carta Moschicida

Questa scenetta potrebbe non dire granché allo spettatore moderno, che ormai ha interiorizzato questo tipo di umorismo, ma costituisce un precedente assoluto per l'arte della personality animation. L'autore della sequenza è ovviamente Norman Ferguson, che in quegli anni stava sviluppando il cucciolone. Ferguson non era il più raffinato dei disegnatori, ma aveva un talento innato nel comunicare emozioni. Questo suo stile istintivo ben si adattava al personaggio di Pluto, il quale non poteva esprimersi con le parole ma solo attraverso la pantomima. Nella sequenza in questione Pluto rimane appiccicato ai fogli di carta moschicida, solleva la testa, guarda in camera, sbuffa, si gira, rimane attaccato di nuovo e così via. Il risultato è che per la prima volta gli spettatori ebbero l'impressione che un semplice disegno animato potesse pensare. L'arte dell'animazione era riuscita quindi nel suo intento più alto, quello di conferire un'anima a personaggi inesistenti, a renderli persone. Gli animatori Frank Thomas e Ollie Johnston, due dei nine old men, rimasero folgorati dal'opera di Ferguson e impostarono di conseguenza il loro lavoro. Nel loro libro The Illusion of Life i due ebbero modo di spiegare nel dettaglio che la regola principale per un buon animatore era non animare ciò che un personaggio fa, bensì quello che il personaggio pensa.

Nota: La scenetta sarebbe stata ripresa, fotogramma per fotogramma, anche nel cortometraggio di Paperino Beach Picnic.