Rapunzel - L'Intreccio della Torre

La Cartina Tornasole

Era la fine degli anni 90 quando cominciarono a circolare voci che volevano gli studios al lavoro su Rapunzel. Fra i numerosi progetti che all'epoca gli artisti Disney avevano in cantiere, questo era uno dei più interessanti, anche per via dello storico legame tra il cinema di Walt e l'opera dei fratelli Grimm. Più volte questa fiaba era stata sul punto di essere scelta per diventare una produzione Disney, eppure non se n'era mai fatto niente, facendo puntualmente slittare Rapunzel in fondo alla scaletta produttiva. Probabilmente la ragione di questi problemi erano le difficoltà di adattamento: a parte l'iconico concetto di una principessa dai lunghi capelli rinchiusa in una torre, la trama di fondo era fin troppo scarna e aveva bisogno di essere rimpolpata. In ogni caso, veder tornare in auge questa fiaba fin troppo rimandata suonò come un piccolo risarcimento, e un modo per restituire alla storia disneyana un piccolo tassello perduto.

All'inizio del nuovo secolo, tuttavia, la Disney Company si ritrovò a dover fronteggiare una delle fasi più tumultuose della sua esistenza: difficoltà economiche, una forte crisi d'identità e un improvviso cambio al vertice ebbero un forte impatto sul lavoro del loro studio d'animazione principale. Anche fuor di Disney il panorama dell'industria dell'animazione stava mutando, con l'arrivo di pericolosa concorrenza, frontiere autoriali che si aprivano in oriente e una buona dose di sfiducia da parte del pubblico, ben felice di farsi distrarre da nuovi modelli di cinema. In questo clima instabile, il progetto Rapunzel si trasformò in una cartina tornasole della situazione interna, riflettendo i cambiamenti che nel frattempo avvenivano tutt'intorno. Ogni volta che le politiche dirigenziali cambiavano, il film subiva una totale riscrittura, che andava a vanificare il lavoro precedente. Se ne ebbero svariate versioni, anche molto differenti tra loro, con intenti, stili e sensibilità spesso e volentieri opposte.

Una cosa però era sempre rimasta costante, sin dalle primissime fasi di produzione: Rapunzel avrebbe dovuto avere un look rivoluzionario, capace di imprimere una svolta decisiva alla CGI del tempo, recuperando le qualità espressive e recitative dell'animazione tradizionale. L'uomo chiave di questo progetto era Glen Keane, che era stato in origine nominato regista del lungometraggio. Glen faceva parte, insieme a talenti del calibro di Andreas Deja, Eric Goldberg e Mark Henn, del gruppo dei "nuovi vecchi", la seconda generazione di artisti Disney, formatisi alla scuola di Eric Larson. Era probabilmente l'animatore di punta dello studio, e il numero di personaggi già presenti nel suo curriculum al momento di mettere mano a Rapunzel era a dir poco impressionante: il grizzly di Red & Toby , Rattigan, Sykes, Ariel, Marahute, la Bestia, Aladdin, Pocahontas, Tarzan e Long John Silver, una lista variegata di figure che dimostravano la sua versatilità ed energia. Bastava osservare una smatitata grezza di Glen per rendersi conto della forza sprigionata da ogni suo tratto. Non stupisce quindi la scelta di Michael Eisner, l'allora CEO della Disney Company, di assegnargli il film, invitandolo a ragionare per la prima volta in termini di animazione computerizzata.

Le Tribolazioni di Glen

Per Glen si trattava di una sfida stimolante, mentre per Eisner il punto era avventurarsi in un campo che si credeva precluso alla Disney, imparando a fare a meno della Pixar. Affidare al numero uno dell'animazione tradizionale una fiaba in CGI, tecnica che fino a quel momento era stata usata soprattutto per commedie leggere e contemporanee, era sicuramente un azzardo. Se però, grazie a questo azzardo, ci si fosse rivelati in grado di redimere un tipo di animazione da sempre a disagio con la figura umana, allora poteva essere diverso. Sul piano prettamente artistico infatti la CGI dell'epoca non godeva di ottima fama, incapace com'era di realizzare esseri umani convincenti e di trovare una via di mezzo tra le simpatiche stilizzazioni pixariane e il freddo fotorealismo alla Polar Express. Una delle prime idee prese in considerazione fu quella di giocare con il rendering, dando ai fotogrammi un'estetica "pittorica" alla Rembrandt, ma lo spunto venne presto messo da parte e si preferì concentrare gli sforzi sul miglioramento dei modelli e dell'animazione in sé.

Il processo non fu certo aiutato dalle già citate riscritture, che cambiarono a più riprese la natura stessa del film. Ad una primissima stesura di impianto tradizionale, ne seguì un'altra di registro opposto, la cosiddetta versione Unbraided, in cui due adolescenti moderni venivano trascinati nel mondo delle fiabe, sostituendosi ai due protagonisti, a loro volta trasformati in una scoiattolina e in un cane. Era la risposta a Shrek di una Disney in piena crisi d'identità, e come tante balzane idee del periodo ebbe vita breve. Seguì un'altra versione ancora, esteticamente più cupa e di impianto fortemente drammatico, ma anche questa venne messa da parte dopo che un improvviso infarto impose a Glen Keane uno stop e l'abbandono del ruolo di regista. A quel punto il cambio ai vertici della Disney Company era ormai avvenuto e così, sotto la nuova guida di John Lasseter, il metodo di lavoro ai Walt Disney Animation Studios venne completamente rivisto e razionalizzato.

Fu a quel punto che il film acquisì la forma che oggi conosciamo. John Lasseter mise il progetto nelle mani di Nathan Greno (Super Rhino ) il quale a sua volta scelse come coregista Byron Howard (Bolt ) e i due si misero in cerca di un punto d'equilibrio, partorendo quella che si potrebbe idealmente definire la "versione hippie" della storia. L'apporto di Glen Keane rimase comunque fondamentale: oltre a rimanere come produttore esecutivo, non appena le condizioni di salute glielo permisero, venne messo alla testa di un team insieme a John Kahrs e Clay Kaytis che si occupò di supervisionare interamente l'animazione del lungometraggio, ottenendo finalmente quell'evoluzione della CGI che si andava cercando. Glen istruì passo passo la crew di animatori 3D, implementando l'utilizzo di pencil test da usare come base da replicare in tre dimensioni e adottando il cosiddetto draw-over, metodo che permette di disegnare direttamente sopra le immagini tridimensionali, per correggere le numerose rigidità tipiche di questa tecnica. Così facendo riuscì ad infondere nel film il tocco disneyano e a rielaborare la grammatica dell'animazione CGI, facendo un grande uso di recitazioni virtuose, luci e colori non realistici, una modellazione dei personaggi debitrice del 2D e altri minimi accorgimenti, volti ad ottenere finalmente una versione volumetrica dei suoi bellissimi disegni.

Storia di una Ribellione

L'approccio di Howard e Greno riesce con successo a mescolare il classico storytelling disneyano, codificato nel decennio precedente, con alcuni notevoli tocchi di modernità. Registro fiabesco e commedia brillante convivono armonicamente per tutta la durata del lungometraggio, con trovate sempre argute e intelligenti. In questo contesto va collocata la scelta di cambiare il titolo al film, ribattezzando la sua versione originale Tangled , e prendendo così le distanze da un linguaggio che si pensava non aver funzionato a dovere nel precedente La Principessa e il Ranocchio . Eppure, se si guarda al risultato finale non si può dire che il passato sia stato tradito: al di là di qualche reimpastamento di trama, la fiaba dei Grimm viene per sommi capi rispettata, mentre lo schema compositivo della sceneggiatura rispecchia in pieno le dinamiche dei grandi classici anni 90. Dato che alla base di tutto c'era il desiderio di mostrare al pubblico che anche con la CGI era possibile parlare il linguaggio delle grandi fiabe, si comprende come la rivoluzione portata da Tangled sia più formale che contenutistica. Paradossalmente l'opposto di quanto successo l'anno prima, quando John Lasseter ne La Principessa e il Ranocchio aveva infuso un po' di quella concretezza pixariana anche all'interno di un film in animazione tradizionale.

In ogni caso, per quanto sfrutti formule collaudate, la trama di Rapunzel riesce a restituirci alcuni spunti non banali e inediti nella poetica disneyana. La protagonista Rapunzel, i cui magici capelli hanno un effetto terapeutico, viene rapita in fasce ai suoi genitori e rinchiusa in una torre da una megera interessata ai suoi poteri. La donna in questione, Madre Gothel, per tenere sotto controllo la bambina, decide di crescerla in modo volutamente sbagliato, impedendole la fuga non con la forza bensì con la manipolazione, costruendole intorno delle barriere psicologiche e infondendole la convinzione che il mondo esterno sia cattivo e che lei sia troppo bruttina e debole per riuscire a far fronte a tali orrori. Una violenza psicologica notevole, perpetrata negli anni nei confronti di una ragazzina e che potrebbe ricordare un altro celebre imprigionamento, quello di Quasimodo ne Il Gobbo di Notre Dame . C'è però una differenza sostanziale tra i due film: se Frollo e Quasimodo avevano un rapporto tutore/allievo che imponeva un certo distacco, in Tangled le cose sono diverse perché distorcono direttamente la sfera affettiva.

A dispetto dell'apparente leggerezza, quello tra Rapunzel e Gothel è un rapporto genitoriale morboso, basato sull'inganno e la prevaricazione, sul senso di colpa e sul disagio. La biondina dai capelli lunghi è sinceramente affezionata alla sua matrigna, si avverte tutto il suo rimorso nel disobbedirle, e talvolta viene da chiedersi se anche Gothel, nel suo contorto egocentrismo, non nutra per Rapunzel una qualche forma di attaccamento, sia pure in modo tossico e perverso. Il rapporto tra le due è fra le cose più sottili mai narrate ai WDAS, specialmente nella prima parte, quando è dominato da una falsa positività piuttosto che dal conflitto aperto, e non stupisce che abbia dato al film un forte riferibilità, toccando le corde di molte persone vittime di gaslighting e di altre crudeli forme di manipolazione psicologica. Ed è per questo che si può parlare di "versione hippie": Tangled è in effetti la storia della liberazione di Rapunzel dalle sue catene psicologiche e della sua ingenua ribellione, che si traduce in una fuga dalla torre con l'aiuto di Flynn Rider, bandito in via di redenzione e contrappunto picaresco del film.

Il Trionfo del Design

L'approccio rivoluzionario alla CGI avuto con Tangled ha creato un precedente assoluto nell'industria del cinema d'animazione, andando a influenzare in vari modi il lavoro sui film successivi, sia dentro che fuor di Disney. Le differenti strategie adottate per avvicinare il look dell'animazione computerizzata a quello tradizionale hanno funzionato molto bene, dando a Tangled un'inedita resistenza alla prova del tempo, decisamente anomala se si pensa allo standard dei film animati in CGI. Parte del merito è anche di Jin Kim, uno dei principali character designer dello studio, seguace di Glen Keane e incredibilmente bravo a "trovare" il giusto aspetto dei personaggi, razionalizzando l'energia grafica sprigionata dai disegni di Glen. E' a questo felice incontro di talenti che si deve lo straordinario risultato avuto con la protagonista: Rapunzel è probabilmente l'eroina Disney più amabile di sempre. Credibile, espressiva, simpatica, con una mimica e uno stile recitativo che mai si erano creduti possibili in CGI prima di allora. Basti pensare a certi suoi vezzi o alla scena degli sbalzi d'umore, appena uscita dalla torre, in cui dà voce alle reali paranoie di un'adolescente. Mai si era vista una principessa Disney così buffa, reale e nel contempo affascinante: su di lei il film si gioca praticamente tutto, vincendo a mani basse, merito anche di un certo "trasporto personale" da parte di Glen Keane. Rapunzel infatti è per certi versi la trasposizione in tre dimensioni dei tratti somatici di Ariel, ed è ispirata alla figlia di Glen Keane, Claire. Curiosamente, Claire Keane ha anche avuto un ruolo nello sviluppo visivo del film, dato che è la vera autrice dei dipinti che Rapunzel realizza tra le mura della sua torre, andando così a rafforzare l'identità tra le due "creazioni" di Glen.

Il resto del cast, specialmente le figure in primo piano, seguono fedelmente questa stessa linea. Flynn Rider, protagonista maschile del film, è un buon rappresentante della categoria delle affascinanti canaglie: il bandito disinvolto e materialista ma dal cuore d'oro. A brillare in lui è soprattutto il design, ottenuto da Jin Kim giocando con la perpendicolarità delle linee di costruzione del suo volto. Il risultato è ottimo, e riesce ad essere qualitativamente omogeneo a Rapunzel, senza mostrare quelle difficoltà date dai principi nei primi anni di vita dell'animazione tradizionale. Della caratterizzazione di Gothel si è già detto, ma per quanto riguarda look e movenze è interessante vedere come gli artisti abbiano voluto discostarsi dagli stereotipi delle streghe cattive, per abbracciare invece un modello ben diverso, quello dell'attrice teatrale, la diva di altri tempi, egocentrica e ossessionata dalla propria immagine. Validi anche i personaggi di sfondo, sia quelli più caricaturali come i banditi della locanda, sia il re di Corona, vero padre di Rapunzel e capace di invadere la scena senza mai proferire verbo o perdere compostezza. Per quanto riguarda le spalle animali, il camaleonte Pascal è una figura discreta e poco invasiva, mentre il cavallo/segugio Maximus rappresenta un potente colpo di genio. Anziché limitarsi a far da semplice cavalcatura, si comporta come un vero e proprio antagonista per Flynn, dandogli incessantemente la caccia, in un tripudio di gag fisiche, nevrotiche e violente. Graficamente poi è eccezionale: il giusto sunto di tutti i cavalli Disney che si sono avvicendati nel corso degli anni dal Ronzino di Cenerentola al Pegaso di Hercules , passando per il Sansone de La Bella Addormentata nel Bosco .

Che il design del film sia nato sotto una buona stella è testimoniato dall'ottimo lavoro fatto dagli artisti anche sugli ambienti. Tangled porta avanti e sviluppa gli spunti lanciati nei tre precedenti film in computer grafica targati WDAS, cercando di allontanarsi il più possibile dal fotorealismo pixariano per abbracciare uno stile impressionista e volutamente irreale. Dopo aver esplorato scenari urbani di diverso tipo, si torna finalmente alla fiaba e al fantasy, ed è quindi l'occasione perfetta per mettere finalmente in pratica il codice WDAS sul suo terreno d'elezione. Il risultato è eccellente, una festa di colori e di linee attraenti, in grado di impreziosire ogni singolo frame. Sia che si tratti della torre, con gli stilizzati affreschi di Rapunzel, della locanda sbilenca Snuggly Duckling, della foresta o del regno di Corona, gli ambienti del film sono un tripudio di linee volutamente sghembe e accoglienti. Stilisticamente parlando, la bussola per gli artisti dello sviluppo visivo sono stati i curvilinei disegni di Mary Blair, la designer di Cenerentola, o le architetture stondate del villaggetto tirolese di Pinocchio , elaborate a suo tempo da Gustav Tenggren. Ma a dare ancor più l'idea di quale sia stato il punto di riferimento per la produzione è sicuramente la meta del tradizionale viaggio di documentazione che gli artisti Disney compiono per ogni loro film. Non esistendo nella realtà alcun reame di Corona da visitare, si è preferito andare... a Disneyland. La ragione è che fu là per la prima volta che lo stile dei film Disney venne portato nella terza dimensione, grazie alle riproduzioni degli imagineer di quanto nel frattempo veniva disegnato nei film animati. Una vera lezione di architettura disneyana, utile a studiare il modo migliore di trasferire quelle sensibilità astratte in un contesto tangibile.

Il Ritorno di Alan Menken

Nell'ottica di far aderire perfettamente la nuova tecnica d'animazione alle classiche formule del cinema disneyano, era molto importante che Tangled fosse un musical in piena regola. La narrazione attraverso la musica è sempre stato uno dei tratti ricorrenti e distintivi del patrimonio WDAS, ma questo tratto era stato volutamente messo in discussione all'inizio del secolo, quando lo studio pensò bene di diversificare la propria proposta, realizzando film animati di generi diversi o con un limitato numero di canzoni originali. Sotto la guida di John Lasseter venne tentata a tutti gli effetti una restaurazione dei vecchi linguaggi, riavvicinando momentaneamente la figura di Alan Menken, che era stato il grande protagonista dello scenario musicale Disney durante tutto il rinascimento anni 90. A dire il vero, durante il lungo periodo di sviluppo del film era stato addirittura fatto il nome di Jeanine Tesori, che per Disney aveva firmato la ost di alcuni sequel televisivi, ma alla fine fu chiaro che la scelta giusta era Menken.

Alan non firmava una colonna sonora per i WDAS dai tempi di Mucche alla Riscossa (2004), sebbene in quegli anni fosse rimasto pur sempre nell'orbita disneyana, rielaborando le sue vecchie partiture per trasformarle in musical teatrali, e realizzando il gustoso e celebrativo lungometraggio a scrittura mista, Come D'Incanto (2007). Si era parlato di reclutarlo già per La Principessa e il Ranocchio ma quel lavoro venne poi affidato a Randy Newman, per cui fu solo con Rapunzel che Alan poté tornare in prima linea. Molti furono sorpresi quando dichiarò che il film avrebbe avuto delle sonorità rock, tuttavia non era certo il suo primo azzardo. Alan Menken era pur sempre l'artista che scelse il gospel per parlare di mitologia greca, le sonorità giamaicane per portarci negli abissi del mare, il jazz per Le Mille e una Notte e lo Yodel per il vecchio west, quindi era perfettamente naturale per lui proporre qualcosa di atipico, mischiando sonorità improbabili e facendo collegamenti arditi. Una venatura di rock melodico poteva essere la chiave giusta per raccontare una fiaba "hippie", incentrata sulla ribellione di una capellona in fuga da un sistema genitoriale castrante.

  • When Will My Life Begin - Bisogna riconoscere che nel prodotto finito questa anima rock si sente solo fino a un certo punto, tuttavia il brano d'apertura ne è intriso, e ci offre una versione moderna e sbarazzina delle più classiche i want song cantate dalle eroine disneyane. La chitarra è molto presente, e il cantato è fuori campo, mentre un montaggio veloce e dinamico illustra le mille attività che la biondina si inventa per riempire le giornate, senza rendersi pienamente conto di essere prigioniera. La sequenza fa un lavoro splendido per presentare la protagonista: una ragazza ingenua che si autoconvince di star bene, quando in realtà il suo sogno sarebbe uscire nel mondo esterno, per scoprire il significato di quelle lanterne che i suoi veri genitori inviano ogni anno nei cieli per cercarla.
  • Mother Knows Best - La villain song di Madre Gothel è una delle sequenze più gustose e intelligenti del film. Il rock viene messo da parte per adottare invece uno stile più da operetta, utile a caratterizzare l'atteggiamento da attrice consumata di Gothel. E' sicuramente il pezzo dal gusto più teatrale, messo in scena completamente al buio mentre a venire illuminate sono solo le due protagoniste, un trucco visivo che aiuta a descrivere il loro rapporto malato, in cui una si impone come unico spiraglio di luce per l'altra. Il tono è apparentemente leggero, ma profondo ed eloquente: tra un volteggio e l'altro la matrigna riesce a sminuire Rapunzel in ogni modo possibile, a dirle che è brutta e incapace, ma senza farle mai mancare sorrisi e carezze. Grande è il supporto degli animatori nel potenziare la scena, costruendo sottotesti: Rapunzel viene mostrata vulnerabile, goffa e impacciata, pronta a barcollare ogni volta che un'affettuosa stilettata materna le fa mancare il terreno sotto i piedi. La mortificazione della ragazza viene raccontata attraverso trucchetti e gag visive: le vediamo la guancia tremare in seguito a un conato di pianto, la vediamo nascondersi nella sua massa di capelli a mo' di casetta, o cercare nel buio la madre, trovando invece un manichino, mentre la vera Gothel è dall'altra parte della stanza che scende dalla scalinata come una diva. Mother Knows Best è un perfetto esempio di come con una sequenza musicale si possa dire molto più che con una normale scena di dialogo.
  • When Will My Life Begin - Reprise - Della canzone principale di Rapunzel esisterebbero in realtà ben due reprise. Uno dei due è stato però tagliato dal film e reso disponibile solamente nel CD della colonna sonora. L'altro fortunatamente è rimasto e accompagna una delle sequenze più intense, quella in cui Rapunzel si libera finalmente dalla sua prigionia e scende dalla torre. Non si limita a riprendere la melodia iniziale, ma la potenzia, trasformandola in un meraviglioso inno alla libertà: le sonorità rock vengono messe da parte in favore di un crescendo sinfonico da pelle d'oca, in cui vediamo la ragazza correre sul prato a piedi nudi, mentre una telecamera esuberante ne segue i movimenti, girandole intorno fino a prendere il volo.
  • I've Got a Dream - La locanda Snuggly Duckling è il teatro del numero musicale più umoristico, una sequenza di allegra baldoria in cui Rapunzel apre il cuore dei suoi poco raccomandabili avventori, trasformandoli in bonari alleati. Niente di sperimentale o di musicalmente rivoluzionario, si tratta di un brano in pieno stile Broadway, con balli, canti e tanta comicità. Il meccanismo umoristico alla base della scena è la messa in ridicolo dei tipacci, che svelano le proprie passioni segrete e i loro desideri più intimi, dimostrandosi teneri e sensibili. Le gag sono fulminanti e il ritmo trascinante, mentre il testo si sposa con le immagini in modo brillante e sagace. Siamo ai vertici dell'umorismo disneyano più pungente, quello delle caricature grottesche e delle risate a denti stretti, condotto però con classe e raffinatezza. Una delle scene più memorabili del film.
  • Mother Knows Best - Reprise - Anche la canzone di Gothel ha un suo reprise, che è praticamente una sequenza musicale a sé, dai toni meno melliflui e più sinistri. Gothel cerca in tutti i modi di convincere Rapunzel a far ritorno tra le sue braccia instillandole il germe della sfiducia verso Flynn. In quest'occasione il nuovo palcoscenico diventa il bosco notturno, gli atteggiamenti di Gothel virano verso il drammatico, e anche dal punto di vista strettamente musicale viene messa da parte ogni leggerezza, dando al brano una forza ancor più dirompente.
  • Kingdom Dance - Alan Menken ha sempre costruito le sue colonne sonore in modo organico. I reprise delle canzoni, i temi dei personaggi, la musica di sottofondo tendono spesso a mescolarsi insieme, in un gioco di richiami utile a orientare le emozioni dello spettatore. Le strumentali di Menken sono spesso messe al servizio dell'impalcatura generale ed è raro che presentino sequenze autonome o estrapolabili. Eppure, in Tangled questo accade, ed è difficile non vedere la scena madre del film, la Kingdom Dance, in cui Rapunzel e Flynn arrivano nel regno di Corona, come un segmento con una sua autonomia. Registicamente la sequenza è ricercatissima: i due trascorrono la giornata avvicinandosi sempre più, e il tutto viene messo in scena attraverso un montaggio che alterna le loro ore insieme con le immagini di una danza inebriante, che una Rapunzel scalza, dai capelli intrecciati e ricoperti di fiori compie coinvolgendo i popolani intorno a lei. L'animazione è sorprendente, un risultato che solo un team di esteti visionari avrebbe potuto ottenere dalla CGI del tempo: Rapunzel appare ingenua e allo stesso tempo consapevole, e quando all'apice della sua danza, chiude gli occhi e va in estasi, restituisce perfettamente quel feeling da figlia dei fiori che Glen Keane voleva ricreare. Il contrasto fra il ritmo trascinante e le sonorità medioevali del brano fanno il resto, calando lo spettatore in una sorta di baccanale, che si ferma solo nel momento in cui i due futuri amanti riescono a congiungersi, dopo esser stati per tutta la danza continuamente sviati dal caos della folla in festa. Un capolavoro nel capolavoro.
  • I See the Light - Dopo un momento tanto intenso si ha una scena più rilassante, in cui trova posto un altro capolavoro menkeniano: I See the Light raccoglie la pesante eredità dei temi d'amore disneyani, proponendo una ballata che inizia lenta, per poi crescere gradualmente d'intensità. È una scena veramente magica, in cui i due protagonisti guardano finalmente le lanterne salire in cielo nella notte stellata, da un'imbarcazione al centro di un lago, mentre entrambi capiscono che l'altro potrebbe essere la tappa successiva del proprio percorso di vita. Tornano questa volta le venature rock, ma è un rock lento che serve a descrivere la maturazione di Rapunzel, finalmente in pace con sé stessa e innamorata. Si tratta di un duetto assolutamente memorabile, che ha avuto un grosso ruolo nel far capire al mondo che la Disney di Can You Feel the Love Tonight e A Whole New World era finalmente tornata e che quel tipo di cinema era ancora possibile.
  • Healing Incantation - Non va dimenticato questo brevissimo brano che ricorre più volte durante il film, avendo una funzione strettamente diegetica. Healing Incantation è un pezzo ipnotico e affascinante, che sarebbe stato bello poter ascoltare in versione estesa, ma che deve accontentarsi di esistere solo in versione frammentaria, per esigenze di copione.
  • Something That I Want - Firmato da Grace Potter e i Nocturnals, è l'unico pezzo non scritto da Menken e accompagna i titoli di coda del film. E' una canzone frizzante e simpatica, e con la sua energia si adatta a meraviglia al tono generale, cosa che non è mai scontata quando si parla di canzoni pop riservate ai credits. I cartelli dei titoli sono inoltre graziati dall'arte di Shiyoon Kim, un character designer che si conquisterà uno spazio creativo sempre maggiore nei film successivi. Kim reinterpreta la vicenda del film con uno stile divertente e stralunato, includendo pure un episodio tagliato dalla versione finale, ovvero l'incontro con lo scimpanzé indovino Vigor. Il personaggio verrà tuttavia recuperato più tardi nella serie animata di Tangled, realizzata dalla Walt Disney Television Animation.

Oltre al talento di Alan Menken, il merito della straordinaria colonna sonora di Tangled va ad uno dei suoi collaboratori più fedeli, il paroliere Glenn Slater. Menken aveva già firmato con lui Mucche alla Riscossa e la versione teatrale di Sister Act e La Sirenetta. Dopo questa esperienza i due torneranno a collaborare su alcuni progetti televisivi analoghi: la già citata serie animata di Rapunzel ma soprattutto lo straordinario Galavant (2015), miniserie in due stagioni prodotta dalla stessa Disney, e affine allo spirito fiabesco e scanzonato di Tangled.

50th Animated Feature

Tangled e The Princess and the Frog adottarono strategie diverse e complementari nel loro tentativo di riattivare quella macchina delle fiabe che in Disney era stata spenta anni prima. Il tiepido successo della storia di Tiana aveva portato la dirigenza a dubitare che questa fosse una strada percorribile, motivo per cui si tentò di dissimulare il più possibile la natura fiabesca di Rapunzel in fase di campagna marketing. I risultati al botteghino però furono molto soddisfacenti e questo mise fine a qualsiasi titubanza: Tangled divenne il nuovo punto di riferimento col quale confrontarsi, creò un precedente qualitativo assoluto per la CGI, soppiantando inevitabilmente l'animazione tradizionale. Il successivo Winnie the Pooh (2011) chiuse infatti la stagione dei lungometraggi in 2D, e il compito di salvare il disegno a mano passò sulle spalle delle tecniche ibride, all'epoca ancora in sviluppo. Glen Keane non rimase ai WDAS molto a lungo, uscendosene dopo qualche anno per dedicarsi a progetti personali, tuttavia il suo know-how venne appreso molto bene e applicato a tutti i successivi lungometraggi. Ma al di là della tecnica in sé, fu il linguaggio di Tangled a fare scuola, influendo fortemente sulla grammatica cinematografica dello studio Disney e settando un nuovo standard.

I personaggi di Rapunzel ebbero poi una certa fortuna. Vennero richiamati in servizio ai WDAS già qualche tempo dopo, per il divertentissimo cortometraggio Tangled Ever After (2012) nel quale si narra il giorno del matrimonio di Rapunzel dal punto di vista di Maximus e Pascal. La capellona venne poi inserita tra le principesse Disney nella sequenza a loro dedicata in Ralph Spacca Internet (2017). Infine è decisamente degna di menzione la serie animata targata Disney Television Animation che ne espande sensibilmente la mitologia. Le tre stagioni di Rapunzel's Tangled Adventure rappresentano quasi un'anomalia nel panorama televisivo disneyano, sfoggiando valori produttivi e intuizioni artistiche degne del lungometraggio originale. Non a caso fra i nomi coinvolti spicca la stessa Claire Keane allo sviluppo visivo, mentre la corposa colonna sonora porta addirittura la firma di Menken e Slater. E' possibile che questo avvicinamento tra due mondi produttivi così distanti possa esser stato il primo passo verso la scelta, compiuta anni dopo, di affidare agli stessi WDAS qualsiasi serie ispirata alle proprie creazioni.

E a proposito dei Walt Disney Animation Studios, che avevano acquisito questo nome solo tre anni prima in Meet the Robinsons (2007), non si può fare a meno di ricordare il ruolo avuto da Tangled nel consolidamento del brand. Il film venne infatti fatto precedere e seguire da una bellissima variante del logo con Steamboat Willie che specificava a chiare lettere che questo era il “50th Animated Feature” dello studio, fornendo una risposta chiara ed esaustiva alla querelle sul canone disneyano, che ormai da anni tormentava gli animi degli studiosi. Il numerone rosso in apertura, poi ripetuto un decennio dopo con Encanto (60th Animated Feature), definì una volta per tutte quella che un tempo veniva chiamata "lista dei classici", riconoscendo al suo interno anche i precedenti film in CGI, e fornendoci così la giusta chiave per osservare quella che, tra alti e bassi, è la vera storia dello studio d'animazione più importante del mondo.

Revisione del 14 Giugno 2022.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Tangled
  • Anno: 2010
  • Durata:
  • Produzione: Roy Conly, Glen Keane, John Lasseter, Aimee Scribner
  • Regia: Nathan Greno, Byron Howard
  • Sceneggiatura:
  • Storia: , , , , , , , ,
  • Basato su: Rapunzel di Jacob L. K. Grimm, Rapunzel di Wilehlm K. Grimm
  • Musica: Alan Menken, Glenn Slater
  • Supervisione dell'Animazione: Lino Di Salvo, Frank Hanner, John Kahrs, Clay Kaytis, Glen Keane, Mark Mitchell
Nome Ruolo
Jason Anastas Animazione
Scott Beattie Supervisione Layout
Laurent Ben-Mimoun Sviluppo Visivo
Doug Bennet Animazione
Allen Blaisdell Layout
Brett Boggs Effetti d'Animazione
Patrick Bonneau Animazione
Lorelay Bové Sviluppo Visivo
Joe Bowers Animazione
Jamaal Bradley Animazione
Darrin Butters Animazione
Carlos Cabral Supervisione TD - Personaggi
Tony Cabrera Animazione
Jesus Canal Supervisione TD - Personaggi
Katie Cheang Rice Animazione
Youngjae Choi Animazione
Jeremy Collins Animazione
Roy Conly Produttore
Ian J. Coony Effetti d'Animazione
Dan Cooper Direzione Artistica
Christopher Cordingley Animazione
Justin Cram Sviluppo Visivo
Eric Daniels Supervisione TD Simulation (Hair Animation)
Bob Davies Animazione
Peter DeMund Effetti d'Animazione
Claudio DeOliveira Animazione
Lino Di Salvo Animatore principale
Renato Dos Anjos Animazione
Rob Dressel Layout
Adam Dykstra Animazione
Colin Eckart Supervisione Look
Todd Allen Erickson Layout
Chadd Ferron Animazione
Jason Figliozzi Animazione
James D. Finn Sviluppo Visivo
Dan Fogelman Sceneggiatura
Danny Galieote Animazione
Mac George Supervisione Sviluppo Visivo
David Goetz Direzione Artistica
Steve Goldberg Supervisione Effetti Speciali
Dave Gottlieb Animazione
Adam Green Animazione
Nathan Greno Regista
Jacob L. K. Grimm Storia Originale (Rapunzel)
Wilehlm K. Grimm Storia Originale (Rapunzel)
Jennifer Hager Animazione
Mark Hammel Supervisione Tecnica
Frank Hanner Supervisione TD - Personaggi; Supervisione Animazione Tecnica
Brent Homman Animazione
Byron Howard Regista
Daniel Hu Layout
David Hutchins Effetti d'Animazione
Alessandro Jacomini Supervisione TD Lighting
Sean D. Jenkins Supervisione TD Simulation (Hair Process)
Darrell Johnson Animazione
John Kahrs Supervisore all'Animazione
Mohit Kallianpur Supervisione TD Lighting; Supervisione Look
Michael Kaschalk Supervisione Effetti Speciali
Clay Kaytis Supervisore all'Animazione
Claire Keane Sviluppo Visivo
Glen Keane Supervisore all'Animazione; Progettazione Personaggi; Produttore Esecutivo
Lisa Keene Sviluppo Visivo
Mark Kennedy Supervisione Storia
Brian Kesinger Layout
Jin Kim Progettazione Personaggi
Shitoon Kim Progettazione Personaggi
Alex Kupershmidt Animazione
Michael LaBash Storia
John Lasseter Produttore Esecutivo
Amy Lawson Smeed Animazione
Brian Leach Supervisione TD Lighting
Kevin K. Lee Effetti d'Animazione
Richard E. Lehmann Supervisione TD Lighting
Kira Lehtomaki Animazione
Christopher Dennis Lindsay Animazione
Sam Marin Animazione
Alexander Mark Animazione
Greg Martin Direzione di Produzione
Joe Mateo Storia
Dale Mayeda Effetti d'Animazione
Kent Melton Sviluppo Visivo
Alan Menken Canzoni; Musica
Robert L. Miles Supervisione TD Lighting
Thaddeus P. Miller Supervisione TD Lighting
Mark Mitchell Animatore principale
Terry W. Moews Layout
Timothy Molinder Effetti d'Animazione
Rick Moore Layout
Craig Mullins Sviluppo Visivo
John Murrah Layout
Kevin Nelson Supervisione Sviluppo Visivo
Robert Neuman Supervisione Stereoscopia
Marlon Nowe Animazione
Patrick Osborne Animazione
Hyrum Virl Osmond Animazione
Zach Parrish Animazione
Claus N. Pedersen Animazione
Daniel Martin Peixe Animazione
Ernest J. Petti Supervisione TD Lighting
Christopher K. Poplin Layout
Heather Pritchett Supervisione Look
Nik Ranieri Animazione
Aurian Redson Storia
Joel Reid Animazione
Lissa Reiman Storia
John Ripa Storia
Douglas Rogers Production Design
Merrick Rustia Layout
Alli Sadegiani Animazione
Joe Sandstrom Animazione
Wally Schaab Layout
Bill Schwab Progettazione Personaggi
Aimee Scribner Produttore Associato
Chad Sellers Animazione
Yuriko Senoo Animazione
Glenn Slater Canzoni
Tony Smeed Animazione
Marc Smith Storia
Chris Springfield Supervisione TD Lighting
Josh Staub Supervisione TD Lighting
Kee Nam Suong Effetti d'Animazione
Michael Surrey Animazione
Josie Trinidad Storia
Richard Turner Layout
Wayne Unten Animazione
Chris Ure Storia
Cesar Velasquez Effetti d'Animazione
David Wainstain Layout
Doug Walker Layout
Scott Watanabe Sviluppo Visivo
DoeriWelchGreiner Welch Greiner Direzione di Produzione
Rebecca Wilson Bresee Animazione
David Womersley Supervisione Sviluppo Visivo
John Wong Animazione
Bruce Wright Effetti d'Animazione
Victoria Ying Sviluppo Visivo
Xinmin Zhao Supervisione TD Simulation

Bibliografia

Sul film:

  • J. Kurtti, The Art of Tangled (2010: Chronicle Books [US]).

Fonte:

Eredità:

  • Ben Smiley (adapt.), Victoria Ying (ill.), Tangled – Little Golden Book (2010: Random House [US]).

Home Entertainment

  • [1] Tangled (2011 BRAY/DVD, 2011 BRAY-3D/BRAY/DVD: Buena Vista Home Entertainment). Ultimate Collector’s Edition (2019 4K-UHD/BRAY: Buena Vista Home Entertainment).

Extra

Documentari

  • Untangled: The Making of a Fairy Tale [1]
  • A Tangled World: Creating the LookA Tangled World: Creating the Look [You Tube]
  • Tangled - A Hair-Raising Adventure [You Tube]
  • Tangled - Directors Q&A #1 - Creating the Hair [You Tube]
  • Tangled - Directors Q&A #2 - Flynn's Character [You Tube]
  • Tangled - Sidekicks [You Tube]
  • Tangled - Dynamic Duos [You Tube]
  • Tangled - Mandy Moore talks about being a Voice-Over Actress [You Tube]
  • Tangled - Zachary Levi talks about being a Disney Character Voice [You Tube]

Work-in-Progress

  • Deleted Scene: The Jaunty Mouse [1]
  • Deleted Scene: Chemistry Develops [1]
  • Deleted Scene: "Vigor the Visionary" [1]
  • Deleted Scene: Original Storybook Opening - Version 1 [1] [Disney+]
  • Deleted Scene: Original Storybook Opening - Version 2 [1] [Disney+]
  • Deleted Scene/Song: When Will My Life Begin [1]
  • Deleted Scene/Song: Mother Knows Best [1]

Music Video

  • Il mio nuovo sogno (I see the light) - Performed by Arianna e Marco (Italian) (Music Video)

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