Abbinamento Mancato

È noto come l'arrivo di John Lasseter alla guida dei Walt Disney Animation Studios abbia dato l'impulso giusto per riavviare la produzione di cortometraggi, dopo svariati decenni di magra. Va detto che la rinascita di uno short program non è stato una cosa immediata, e c'è voluto del tempo perché ai WDAS si trovasse il modo di sincronizzare la realizzazione di corti con quella di lungometraggi a cui abbinarli. Una delle vittime più importanti di questa scarsa coordinazione è senza dubbio Tick Tock Tale, un film di sei minuti diretto da Dean Wellins. Inizialmente avrebbe dovuto accompagnare l'uscita nelle sale de La Principessa e il Ranocchio (2009), poi si pensò di abbinarlo a Rapunzel (2010). Il suo destino fu però ancora diverso: venne infatti proiettato durante alcuni festival di animazione, per venire poi brutalmente archiviato, lasciando così il 50° Classico Disney privo del suo antipasto designato. I motivi non sono chiari, ma probabilmente vanno ricondotti alla scarsa dimestichezza dello studio con una prassi che fino a quel momento era in uso solo alla Pixar. L'anno successivo tuttavia The Ballad of Nessie venne abbinato a Winnie the Pooh (2011), dando finalmente inizio alla splendida tradizione.

La Parabola del Diverso

Tick Tock Tale racconta una storia molto semplice: siamo a Londra e nella bottega di un orologiaio vediamo la merce prendere vita sugli scaffali, dimostrando di avere una spiccata personalità. A distinguersi è una piccola sveglia, presa in giro dai suoi simili a causa del suo aspetto fuori dall'ordinario: dalla sua “testa” spunta infatti un pupazzetto in abiti tirolesi pronto a suonare i campanelli producendo un ridicolo jingle. Sebbene tale protagonista venga discriminato dagli altri altezzosi orologi, ben presto riuscirà a dimostrare il suo valore, impedendo un furto nel negozio proprio grazie al suo “handicap”. Si tratta quindi della classica storia di riscatto, intrisa di quella filosofia ottimista tipicamente disneyana, che invita a trasformare i propri punti deboli in punti di forza. La narrazione è minimalista ma assai raffinata e le tematiche ricordano per certi versi i primi corti pixariani, in cui erano protagonisti proprio gli oggetti di uso comune, antropomorfizzati all'occorrenza.

Elementi Pixar

Impossibile non ripensare dunque a Luxo Jr. o Red's Dream, mirabili esempi di figure inorganiche rese però a loro modo vive. Gli artisti della Pixar avevano a loro volta attinto alla tradizione Disney, parte fondamentale della loro formazione artistica, e nello specifico ai cortometraggi dell'epoca d'oro. A questo proposito, impossibile non ricordare la splendida Silly Symphony The Clock Store (1931), in cui vedevamo diverse tipologie di orologi intenti a danzare nottetempo in una cornice deliziosamente mitteleuropea. È sicuramente affascinante osservare dunque questi corsi e ricorsi, all'interno di più di ottant'anni di storia del cinema. Graficamente il corto è ottimo: sebbene questa volta l'animazione sia in larga parte “non organica”, è ammirevole lo sforzo degli artisti nel cercare di rendere vitali ed espressivi questi blocchi di legno e metallo. Gli orologi riescono a esprimere la loro personalità piegandosi e torcendosi all'occorrenza, pur senza mai esagerare, mantenendo sempre intatta la sospensione d'incredulità.

Elementi Disney

Sono presenti inoltre tre esseri umani: il ladro, il poliziotto e l'orologiaio. Sono figure piuttosto defilate e le loro fattezze caricaturali tradiscono il modus operandi pre-Rapunzel, tuttavia nelle interviste Wellins ha affermato di aver voluto omaggiare il tratto umoristico anni 60, in stile 101 Dalmatians (1961). Si può dire che ci sia riuscito: l'orologiaio, infatti, somiglia moltissimo a Rudy (Roger), il padrone di Pongo. Per quanto il fotorealismo potesse sembrare l'approccio ideale per portare sullo schermo un mondo popolato da oggetti inanimati, non è mai stato questo l'ideale estetico dei WDAS: è interessante infatti notare come si sia cercato di mantenere comunque un look cartoon, utilizzando la luce, il colore e le texture in modo fantasioso. Insomma, Tick Tock Tale è un corto riuscito sotto molti punti di vista ed è un peccato che per cinque anni sia rimasto celato al pubblico. Fortunatamente nel 2015 la sua inclusione nel Blu-ray antologico dei corti Disney moderni ha finalmente reso giustizia alla favola del tenero orologio.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Tick Tock Tale
  • Anno: 2010
  • Durata:
  • Produzione: Dorothy McKim, Makul Wigert
  • Regia: Dean Wellins
  • Storia:
  • Musica: Dario Maranelli
  • Animazione: Youngjae Choi, Dave Gottlieb, Marlon Nowe, Wayne Unten
Nome Ruolo
Youngjae Choi Animazione
Dave Gottlieb Animazione
Kim Hutchison Supervisione TD - Personaggi
John Kahwaty Supervisione TD - Personaggi
Dave K. Komorowski Supervisione TD - Personaggi
Brian Leach Supervisione TD Lighting
Hubert Leo Supervisione TD - Personaggi
Dario Maranelli Musica
Dorothy McKim Produttore
Terry W. Moews Supervisione Layout
John Murrah Supervisione Effetti Speciali
Robert Neuman Supervisione Stereoscopia
Marlon Nowe Animazione
Bill Perkins Supervisione Artistica
Wayne Unten Animazione
Dean Wellins Regista; Storia
Makul Wigert Produttore Associato
Jeannie Yip Supervisione Look Development