Topolino Eroe del West

C'Era una Volta il West

L'America è un paese relativamente giovane, non è quindi un caso che nel volersi creare una sua mitologia abbia attinto ad un passato glorioso ma abbastanza vicino, quale la conquista dell'ovest. Nel cinema degli anni 20 e 30 il western è un genere fortunatissimo, e di conseguenza troviamo svariati utilizzi di questa ambientazione anche nelle Alice Comedies e nei corti di Topolino. L'eroico Mickey aveva già cavalcato questo scenario due volte nel 1930 con The Cactus Kid e Pioneer Days, e numerose erano state le occasioni in cui il west avrebbe avuto un ruolo importante anche nelle strisce a fumetti di Floyd Gottfredson. Una delle storie western più celebri di quell'epopea è senza dubbio Mickey Mouse and the Bat Bandit of the Inferno Gulch (Topolino e il Bandito Pipistrello) realizzata da Gottfredson assieme a Ted Osborne e in uscita proprio nella primavera del 1934. Le contaminazioni tra carta e celluloide in quel periodo erano frequenti e non è un caso, quindi, che alla fine di quest'ultima annata in bianco e nero troviamo un nuovo cortometraggio a tema western, il sofisticato Two-Gun Mickey. Se guardiamo alla semplice trama, il corto presenta un impianto molto tradizionale, rispettando i cliché di molti corti avventurosi di Topolino, a loro volta ispirati agli stilemi dei più famosi western in live action.

Un Kolossal in Miniatura

In Two-Gun Mickey abbiamo infatti Topolino nel ruolo del cow-boy solitario, sbruffone e insolente, Minni in quello di una cow-girl emancipata, e chiaramente Gambadilegno in quello del bandito, a capo di una banda di malfattori. Come sempre assisteremo all'incontro tra i due protagonisti e al successivo rapimento della fanciulla, a cui seguirà un epico scontro che vedrà la vittoria dell'eroe. A rendere straordinario questo cortometraggio è però la raffinata sceneggiatura e la virtuosistica messinscena del tutto, molto diverse da quanto prodotto fino a quel momento. Si tratta di un corto più lungo della media, visto che dura quasi dieci minuti, e questo si riflette nella narrazione, più distesa. I ritmi e le dinamiche ricalcano quelle di un lungometraggio cinematografico. È presente infatti un breve prologo e, grazie ad alcune intelligenti ellissi narrative, la storia copre un arco di tempo più lungo del solito, dipanandosi attraverso un numero maggiore di ambientazioni. I personaggi di conseguenza entrano in scena prendendosi i loro tempi e anche i dialoghi sono molto curati. Lo stesso tormentone di Minni, che afferma di sapersela cavare da sola, viene ripreso per tre volte nel corso della storia, come da manuale di sceneggiatura, e narrativamente arricchisce molto il menù. Anche il comparto grafico mostra chiaramente l'incredibile evoluzione avuta in questi anni: l'animazione è più sofisticata, e il bianco e nero crea effetti di luce veramente notevoli. Inoltre la regia si permette inquadrature insolite, zoomate coraggiose e alcune rapide carrellate, che riescono a dare l'impressione di essere di fronte ad un vero kolossal in miniatura.