Zio Paperone - La Corona dei Re Crociati

Eccessi Senili

Superati gli anni della sua massima grandezza, Don Rosa entra nella sua ultima fase artistica, quella “senile”. Sebbene l’intero suo corpus di storie rimanga assai omogeneo, i più attenti noteranno un sottile cambio di marcia: il ritmo produttivo si abbassa notevolmente, e le opere risentono di un certo appesantimento che lambisce tanto il comparto narrativo, quanto l’aspetto grafico. La minor produttività non è un grosso problema, anzi, ora che Don è un vip della nona arte e intorno alle sue storie c’è grande trepidazione, ogni suo nuovo progetto viene vissuto come un evento.

L’appesantimento è però evidente e qua e là arriva a guastare la lettura: chine sempre più spesse rendono meno gradevoli i personaggi, i dialoghi fitti rendono la tavola meno leggibile e in generale si avverte una certa esasperazione dei tratti stilistici dell’autore. La bulimia storica e citazionistica di Don Rosa, che un tempo veniva tenuta a freno, ora è a briglia sciolta e i risultati sono meno felici di un tempo. Certo, la cura, la profondità e l’umorismo non mancheranno mai e arriveranno molte altre perle, eppure il meccanismo generale risulta meno oliato, prestando il fianco alle critiche dei detrattori, che negli eccessi del Don troveranno terreno fertile.

Ritorni Filosofali

Ormai Don Rosa ha del tutto smesso di concepire i suoi racconti come opere autonome: La Corona dei Re Crociati prende le mosse dalla tristezza di Paperone per aver perso la barksiana corona di Gengis Khan in Ritorno a Xanadu, ma viene esortato dai nipotini a cercare la sua sua gemella, quella dei Re Crociati, un tesoro appartenente alla leggendaria tradizione templare. Inizia così un lungo viaggio che toccherà varie tappe, tra cui la gelida Brutopia, Parigi e i Carabi, seguendo il consueto modello narrativo alla Indiana Jones.

Contraltare di Paperone e soci in questo viaggio è un nuovo personaggio, Monsieur Molay, capo del Consiglio Internazionale della Valuta, villain strettamente legato ad un altro personaggio barksiano, quel Monsieur Materasso che i paperi già avevano incontrato in Zio Paperone e la Favolosa Pietra Filosofale, di cui questa storia costituisce una sorta di sequel. Non contento, l’autore del Kentucky inserisce una sequenza flashback a uso e consumo dei suoi lettori finlandesi, in cui fa duettare il cartografo A. E. Nordenskjold con il giovane Paperone. Don Rosa accumula quindi numerosi strati narrativi, dando alla sua opera numerose ragioni d’essere, ma per il lettore padroneggiare la mole di informazioni, citazioni, flashback storici, tecnicismi e riferimenti di continuity inizia a rivelarsi molto complesso.

La Bilogia dei Templari

La fluidità che un tempo Rosa era comunque in grado di instillare si va progressivamente perdendo, e ad alleggerire l’atmosfera rimane solo qualche gag. Le migliori sono concentrate nella bella sequenza delle bamboline voodoo, in cui vediamo i Paperi nuovamente alle prese con uno stravolgimento delle leggi della fisica, campo in cui Don Rosa ha sempre dato il suo meglio. Tuttavia il focus dell’autore qui è continuare a cesellare un universo narrativo autonomo e compatto, e in quest’ottica il finale aperto è emblematico. Il ritrovamento della corona non è fine a sé stesso ma suggerisce che il tesoro dei Templari sia ancora intatto e custodito nel maniero dei de’ Paperoni.

Come accaduto con Il Vigilante di Pizen Bluff e Il Segreto dell’Olandese, anche qui i personaggi al termine rimandano il lettore alla lettura del capitolo successivo, che puntualmente arriverà tre anni dopo con il titolo Una Lettera da Casa. Sarà l’occasione per Don Rosa di portare a termine questa sua “bilogia dei templari”, gettando una nuova luce sull’intera dinastia papera e allo stesso tempo chiudere l’ultimo debito narrativo lasciato in sospeso ai tempi della Saga: il ricongiungimento definitivo con la sorella Matilda. Ormai travolto dalla sua personale passione, Don Rosa ha ormai riconcepito la sua opera come un unico grande mosaico sempre più coeso, rendendo però sempre più fragili i singoli tasselli.

di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Uncle Scrooge - The Crown Of The Crusader Kings
  • Anno: 2001
  • Durata:
  • Storia:
Nome Ruolo
Don Rosa Disegni; Storia