Zio Paperone e il Figlio del Sole

Il Figlio del Fandom

Don Rosa ha sempre dichiarato di non essere un autore di fumetti, ma un fan che scrive storie per sé stesso: si è sempre detto stupito del suo successo tra i lettori, pensando che le sue vicende papere fossero troppo personali. Eppure, proprio a partire da The Son of the Sun, l'autore ha toccato corde e temi mai veramente esplorati nel fumetto disneyano, benché agognati dai lettori. Don Rosa è uno dei rari autori completi in Disney, insieme a Carl Barks, Floyd Gottfredson, Romano Scarpa, Casty e pochi altri. È un artista unico nel suo genere, grazie a una produzione qualitativa compatta - 80 storie in 20 anni - e dotata di una robusta continuity interna in grado di interconnettere ogni racconto, al punto di “farsi canone” per il lavoro di molti altri autori. Per capire l'artista del Kentucky va tenuto in mente questo approccio - fan to fan, o f2f - e soprattutto il suo background fumettistico.

Nato nel 1951, Don cresce in un'America in cui il fumetto disneyano non esiste quasi più, vive di ristampe di Barks e quasi scompare dalle fumetterie, in balia della casa editrice Gold Key che non riesce ad allevare nuovi autori. Don, innamoratosi di Barks già da piccolo e riscoperto più tardi, non sa nulla del Topo italiano, e vive di supereroi e fumetto underground. Realizza dei propri lavori, tra cui Capitan Kentucky, e scrive fanzine. Nel 1987, la casa editrice Gladstone ricomincia a pubblicare Disney in America, e decide non solo di andare oltre Barks, proponendo ad esempio Scarpa, ma di promuovere artisti nuovi, come Daan Jippes, William van Horn e proprio Don Rosa. La scommessa del direttore editoriale Byron Erickson è di fidarsi di un fan per scrivere una storia di paperi, lasciandogli ampi margini di libertà. Don Rosa stesso ammetterà di essere stato molto fortunato, e si approccerà al compito con folle disinvoltura, credendolo un episodio isolato, ignaro di aver dato inizio a una folgorante carriera.

Barks e Pertwillaby

Il Figlio del Sole è la classica avventura lunga alla ricerca di un tesoro perduto, innescata in questo caso da una sfida con Cuordipietra, villain molto usato da Don. Barks aveva affrontato moltissime volte temi avventurosi e imbastito storie ambientate in terre lontane; l'autore del Kentucky parte proprio da questo aspetto della sua opera. Recupera molteplici riferimenti dai classici e li mischia tutti insieme: in tal senso, le prime tavole sono paradigmatiche, ambientate nel museo di Paperopoli alla mostra dei tesori che Paperone ha raccolto nelle storie del passato.

Anche l'arrivo in Perù e la presenza di Cuordipietra sono presi di peso, con citazioni esplicite, da storie di Barks. E dove l'autore dell'Oregon non arriva, in soccorso sono presenti i Pertwillaby Papers, primo fumetto autoprodotto del Don, in particolare Lost in (an alternative section of) the Andes, di cui vengono riciclate intere sequenze e lo stesso soggetto. La ricerca del tesoro di Manco Capac viene pedissequamente ripresa da lì, e persino il momento dell'esplosione del tempio viene riprodotto nel dettaglio. È evidente che Don immaginasse questa storia come una possibilità che non si sarebbe mai più ripetuta.

Manierismo e Innovazione

Sul lato grafico, è evidente l'approccio del tutto manierista del Don, che riprende molteplici stilemi barksiani, senza grande iniziativa personale. Benché molte pose ed espressioni dei paperi siano quasi ricalcati da Barks, gli sfondi e gli oggetti vengono rappresentati in modo realistico e molto preciso: l’aeroplano, ad esempio, è accurato sotto il profilo tecnico, mentre le nuvole con i loro sbuffi sono il risultato di un lavoro più che metodico. I critici lo hanno sempre accusato di uno stile grafico quasi antitetico a quello disneyano, e non hanno torto. Ma, lo ripetiamo, Don è un autodidatta, nasce come ingegnere edile, e come riferimento ha le storie anni '50 di Barks ed esperienze americane come Mad.

Inoltre, il suo interesse per i dettagli e le numerose strizzate d'occhio spesso prevalgono sulla lettura complessiva della tavola. Il suo disegno è comunque perfettamente in sintonia con ciò che vuole proporre, e si noterà in futuro, nel bene e nel male, quando sarà completamente sganciato dallo stile barksiano. A Don interessa la storia, la sceneggiatura, e questa emerge con prepotenza fin da subito: dialoghi fulminanti, battute cattive, paperi veri e genuini, un cattivo spietato - un Cuordipietra eccezionale che punta la pistola contro tutti - e un interesse serio per la Storia, citata con precisione di particolari. Sarà questa la vera impronta che Don lascia sul fumetto disneyano, e la sua chiave di successo.

Fine... o Inizio

Don chiude la sua prima storia soddisfatto, e pensa sinceramente di non avere una seconda occasione per misurarsi con i suoi eroi di sempre. Invece i lettori scrivono soddisfatti alla Gladstone e apprezzano questo mix di riferimenti al passato, stile grafico nuovo e sceneggiatura brillante. Nonostante l'improvvisazione e i pesanti debiti con altre opere - personali o meno - Manco Capac lascia il segno e traccia una rotta ben precisa: l'equilibrio tra spontaneità e rigidità sarà a volte stravolto, ma delinea fin da subito la brillantezza e la lucidità di un autore che decide di costruire la sua carriera come un omaggio a Barks, un lavoro di un appassionato per un suo omologo.

Nel 1987 la Saga non è ancora all'orizzonte, e non è nemmeno nelle intenzioni dell'autore, mentre è chiara la rotta da intraprendere: rinnovare nella tradizione, con una grafica nuova e una sceneggiatura spumeggiante. I primi tempi sono un banco di prova, ma i segni di rottura ci sono già tutti. L'esperimento successivo sarà con un altro classico barksiano: la tenpage e la sfida tra cugini.

Nota: nel lavoro di analisi dell'opera di Don Rosa, abbiamo utilizzato i due ottimi saggi “Il rinascimento disneyano” (Becattini, Gori, Stajano, Comic Art, 1997) e “A Little Something Special” (AA.VV, Papersera, 2011).

di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Uncle Scrooge - The Son of the Sun
  • Anno: 1987
  • Durata:
  • Storia:
Nome Ruolo
Don Rosa Disegni; Storia