Zio Paperone e la Guerra dei Wendigo

Spezzettare un Sequel

La prima annata egmontiana di Don Rosa si conclude con una storia molto simile nell'impostazione a Ritorno a Xanadu. Anche in questo caso i paperi si ritrovano a contatto con un popolo già incontrato in precedenza, e con cui i rapporti non si erano chiusi in modo ottimale, gli indiani Pikoletos, protagonisti della barksiana Zio Paperone nella Terra degli Indiani Pigmei (1956). La storia è inoltre divisa in tre parti per necessità editoriali, usanza nuova e non particolarmente gradita a Rosa, a causa dello spezzettamento del ritmo narrativo. Questo è il motivo per cui, quando in futuro si presenterà l'esigenza, l'autore penserà bene di aggiungere alle sue storie a puntate delle vignette quadruple di raccordo, per mascherare la cosa in vista di future ristampe.

Come in Xanadu, questa divisione in atti è funzionale allo svelamento tardivo della sua natura di sequel. Nella prima parte si parla infatti dei Wendigo, spiritelli vendicativi e disturbatori, che fanno parte del folklore locale e minacciano la cartiera di Paperone, ma solo nella seconda questi guastatori si rivelano essere i Pikoletos, con notevole effetto sorpresa.

Indiani in Salsa Rosa

Gli indianini di Barks, con la loro parlata in rima ispirata alla Canzone di Hiawatha del poeta Henry Longfellow, avevano già insegnato tanti anni fa a Paperone il rispetto dell'ambiente, come del resto avevano fatto i numerosi “piccoli popoli” che l'artista dell'Oregon aveva messo sulla strada di Paperone. Don Rosa qui ne riprende la tematica ecologista, e con un certa difficoltà riesce a scrivere per loro dei testi che richiamano il ritmo e la musicalità della loro parlata originale. Ma al di là del riciclo di personaggi e tematiche, l'impronta narrativa donrosiana rimane decisamente personale. Don Rosa ha uno stile molto diverso da quello “discreto” di Barks e si diverte a disegnare scene più grandi e colossali, utilizzando le sue famose quadruple apocalittiche, dove tutto appare ingigantito: lo vediamo nello scontro tra Paperino e l'enorme scavatrice, oppure nell'incendio e nel crollo della diga finale.

Nonostante la netta divisione in tre parti, Don riesce a tenere la vicenda sempre ben unita, senza cali o forzature, padroneggiando alla perfezione il ritmo narrativo. L'autore sa anche lavorare di fino come dimostra la settima tavola, ambientata in notturna: le vignette di sinistra ci mostrano i nipotini intenti a raccontare le strategie dei Wendigo, mentre a destra troviamo Paperone, solo, intento a far la guardia. Nel giro di poco tempo qualcosa di inquietante avviene: l'avaro zio scompare nel nulla, e i paperi inseguono, spaventati e tesi, una voce persa nel buio. Si tratta di poche vignette, ma sono esemplari nel mostrare come Don Rosa sappia costruire l'emozione e quel mistero che nel fumetto Disney, dopo anni di trame simili, è difficile ricreare.

La Sfida del Porcello

La storia sottolinea come le industrie siano dannose per l'ambiente e come gli animali e le comunità che vivono a contatto con la natura ne siano danneggiate: lo spunto era stato suggerito dalla stessa Egmont, dato che la Norvegia affrontava in quegli anni il problema delle piogge acide. I Pikoletos, in maniera umile ma severa, fronteggiano e cercano di risolvere il problema, con i loro piccoli mezzi. Vedere gli animali lanciati al galoppo dai piccoli uomini, e un Paperone legato come un salame impossibilitato a fare alcunchè, in una posizione di debolezza, è un fatto inedito, e aggiunge sfumature realistiche al caro taccagno. Fino alla fine non riusciamo a capire la posizione di Paperone, diviso tra sete di profitto e il ricordo delle notti stellate a scavare oro nel Klondike.

Solo il finale è rivelatore, nel mostrarci un Paperone profondamente scosso dalla tracotante sfida di Devasto Deforestis, beffardo nemico dal volto di porcello tipicamente barksiano, tradizione citata qui per la prima volta dal Don. Proprio il confronto con questo suo corrispettivo meschino, riesce a scatenare l'azione di Paperone, che nell'ultima parte appare grandioso e potente, come non era stato nelle ultime storie lunghe del Don. Questo aspetto, insieme ad un uso prudente della morale ambientalista e alla gestione efficace di Paperino, rende la storia compiuta e convincente, anche se non all'altezza del capolavoro di Xanadu, di cui manca l'intrinseca epica.

di Amedeo Badini Confalonieri - Il fumetto è sempre stato la sua grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico gli ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il suo primo campo, ma non disdegna sortite e passeggiate in territori vicini. Scrive di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per il Papersera.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Uncle Scrooge - War Of The Wendigo
  • Anno: 1991
  • Durata:
  • Storia:
Nome Ruolo
Don Rosa Disegni; Storia