Winnie The Pooh Orsetto Ghiottone

L'Origine di Winnie the Pooh

Il mondo di Winnie the Pooh nasce nei primi anni 20 del novecento dalla fantasia dello scrittore inglese Alan Alexander Milne. Sebbene oggi Milne venga ritenuto un caposaldo della letteratura infantile, in origine era un commediografo e un autore di racconti mistery a cui non sarebbe mai venuto in mente di scrivere di orsetti di pezza e altre frivolezze, se non fosse stato per il suo desiderio di star vicino al figlio Chistopher Robin. Alan Milne non si riteneva molto bravo come genitore e nel tentativo di supplire alla sua presunta incapacità comunicativa decise di scrivere per il figlio una serie di racconti e poesiole che lo vedessero come protagonista. Queste storie erano ambientate in un luogo "quasi" immaginario, il Bosco dei Cento Acri, ispirato alla Ashton Forest che sorgeva intorno alla tenuta della famiglia Milne, in cui Christopher viveva delle bizzarre avventure in compagnia degli animali che ci abitavano. Questi personaggi altro non erano che le proiezioni dei suoi “veri” animali di pezza, fra cui spiccava proprio l'orsetto Winnie, titolare della serie e pupazzo preferito di Christopher. L'orsacchiotto era in realtà un comunissimo Teddy Bear di marca Alpha Farnell, comprato ai magazzini Harrods, e chiamato in origine Edward. L'appellativo con cui oggi lo conosciamo deriva dalla curiosa mescolanza di "Winnipeg", una mansueta grizzly canadese con cui Christopher era entrato in contatto al London Zoo, e "Pooh", nome dato dal bambino a un cigno che viveva nella tenuta di famiglia.

Il materiale che Milne scrisse a riguardo venne raccolto tra il 1924 e il 1928 in due libri di racconti in prosa, Winnie the Pooh e The House at Pooh Corner, e due di poesia, When We Were Very Young e Now We Are Six. Illustratore di tutti e quattro i volumi fu Ernest Shepard, che col suo tratto ruvido e un po' naif si adattava perfettamente alle atmosfere boscose e all'aspetto peloso dei protagonisti. Lo stile ironico e l'umorismo nonsense di Milne, uniti ad un'analisi niente affatto banale della psicologia infantile, resero in breve tempo questi libri dei classici della letteratura inglese. Il loro successo arrivò addirittura a dare delle noie ai Milne: lo scrittore vide di colpo oscurata la sua carriera di autore drammaturgico, mentre Christopher nel corso della sua vita non fece mistero di provare un po' di imbarazzo nei confronti di un immaginario collettivo che l'aveva cristallizzato all'età di sei anni. Fu verso la fine degli anni 50 che la vedova di Alan Milne concesse a Walt Disney i diritti di sfruttamento dei libri. Grande fan dell'opera di Milne, Disney stava da tempo cercando un modo per portarla sul grande schermo. Molti artisti del suo staff come Frank Thomas, Ollie Johnston e Milt Kahl conoscevano bene quei libri e avrebbero volentieri partecipato alla produzione di un lungometraggio a tema, tuttavia Walt preferì rivolgersi ai membri meno interessati alla cosa, per trovare un punto di equilibrio e rendere l'orsetto più congruo al gusto americano.

Uno dei nine old men più "distanti" da Milne era ad esempio Wolfgang Reitherman, a cui Walt affidò la regia del progetto, sperando che il suo senso del ritmo e dell'azione compensassero in qualche modo la semplicità narrativa dei primi capitoli. Tuttavia, dopo una prima riunione, Walt decise di cambiare strategia e abbandonare l'idea iniziale di un lungometraggio. Sebbene i personaggi di Milne fossero famosi in Inghilterra, negli Stati Uniti erano ancora poco conosciuti, motivo per cui si volle dare al pubblico americano il tempo di assimilare il tutto a piccole dosi. Il film venne così diviso in tre segmenti, rilasciati gradualmente tra il 1966 e il 1974, sottoforma di mediometraggi (featurette). L'intuizione si rivelò vincente, tuttavia Disney non fece in tempo a vedere il progetto giungere a compimento, dato che morì durante la produzione del secondo episodio. Anni dopo la sua scomparsa, lo studio decise di rimontare insieme le tre parti, andando a ricostituire il lungometraggio progettato all'inizio. The Many Adventures of Winnie the Pooh (1977) rappresenta dunque un'anomalia all'interno della filmografia dello studio: unico film di montaggio ad essere ospitato all'interno del proprio canone produttivo. Un'eccezione dovuta alla sua genesi a dir poco peculiare.

Winnie the Pooh and the Honey Tree - La Storia

Il primo mediometraggio ambientato nel Bosco dei Cento Acri, Winnie the Pooh and the Honey Tree, esce nel 1966. Il regista, come previsto, è Wolfgang Reitherman, mentre nello story team troviamo alcuni nomi ricorrenti del periodo come Larry Clemmons, Xavier Atencio e soprattutto il veterano Ken Anderson, attivo in Disney sin dagli albori e diventato negli ultimi tempi il principale designer dello studio. Cosa importante, Disney partecipa attivamente al progetto. La produzione del coevo The Jungle Book ha infatti riacceso in lui la passione per l'animazione, dopo più di un decennio in cui aveva preferito osservarla da lontano. L'orsetto Pooh passerà quindi alla storia del cinema come l'ultimissimo personaggio a cui Walt abbia dato vita, prima della sua scomparsa, avvenuta dieci mesi dopo l'uscita nelle sale.

La storia segue abbastanza fedelmente i contenuti dei primi due capitoli del libro originale, mettendo in luce la natura episodica del testo di Milne: il mediometraggio si articola infatti in due sequenze ben distinte, utili a presentare al pubblico il protagonista e parte del cast principale. Nella prima vediamo Pooh intento a procacciarsi il miele, arrampicandosi sopra un albero e sfidando uno sciame di api. Ad aiutarlo troviamo Christopher Robin, mentre sullo sfondo fanno la loro prima apparizione il triste asinello Ih-Oh (Eeyore), il gufo Uffa (Owl) e la coppia formata dalla cangurina Kanga (Kanga) con il figlio Ro (Roo). Si tratta di un inizio piuttosto peculiare: i comportamenti ingenui di Winnie e le sue sciocche canzoncine potrebbero disorientare lo spettatore più smaliziato, spingendolo a sottovalutare la pellicola.

Tuttavia, è nella seconda metà che le cose si fanno più intriganti. L'entrata in scena dell'ansiogeno coniglio Tappo (Rabbit), con il suo punto di vista "adulto", spinge infatti il mediometraggio su un binario ben più ironico e riferibile per il pubblico. La stessa personalità di Pooh si rivela via via più interessante andando avanti: modellata su quella dei bambini, ne eredita il candore ma anche alcune ombre, come l'egocentrismo e l'invadenza. Lo vediamo quindi autoinvitarsi a casa di Tappo, svuotargli la dispensa con noncuranza e ingrassare così tanto da rimanere incastrato sull'uscio della dimora. La situazione è davvero divertente e dai risvolti paradossali. L'esaurimento nervoso del povero coniglio, che in attesa del dimagrimento di Pooh è costretto per settimane a convivere con il suo didietro in bella vista, rappresenta una delle sequenze più memorabili e vede il coinvolgimento diretto di Walt: la gag in cui cerca di dissimulare l'ingombro, arredandogli il posteriore, pare sia una sua idea. Vanno segnalate, infine, le apparizioni del citello De Castor (Gopher), animato da Lounsbery, personaggio totalmente assente dai libri e inserito su spinta di Disney. Pur sottolineando con un gioco di parole la sua estraneità all'opera di Milne, il roditore americano non susciterà le simpatie del pubblico inglese più ortodosso, al punto che verrà rimosso dalle future produzioni.

Winnie the Pooh and the Honey Tree - L'Arte

Winnie the Pooh nasce in piena epoca xerografica, e ne porta all'estremo i tratti caratteristici. In questo primo mediometraggio è evidentissima la presenza di linee di costruzione, tracce di grafite e scarabocchi vari che aiutano a dare al tutto un sapore decisamente più sketchy, anche rispetto alle produzioni di quello stesso periodo. L'effetto è magnifico e stilisticamente molto appropriato perché rimanda al tratto sporco di Ernest Shepard, le cui illustrazioni per i libri originali costituirono una fonte d'ispirazione evidente per il designer Ken Anderson. Se si esclude il regista, sono pochi però gli animatori del gruppo dei nine old men al lavoro sulla pellicola: solo Eric Larson e John Lounsbery. Il Libro della Giungla stava assorbendo buona parte della forza lavoro dello staff, ma anche con un team più ridotto si riuscì a ottenere un buon risultato, grazie anche agli sforzi di altri grandi artisti oggi meno celebrati come Hal King, Eric Cleworth e John Sibley.

Inoltre, cosa rara in campo Disney, ci fu un insolito rispetto delle fonti originali. Anzi, si potrebbe dire che pochi progetti dello studio si pongano come veri e propri adattamenti quanto Winnie the Pooh. La cosa è evidente se si guarda al look dei personaggi: pur mantenendo il classico stile Disney impostato dai nine old men, il debito con i loro corrispettivi letterari è evidente. Un esempio di questa fedeltà è l'aspetto di Tappo e Uffa: diversamente del resto del cast, i due non sono pupazzi, ma animali veri, così come nei libri. Il motivo di questa differenza è che Milne creò queste due figure direttamente nei racconti, anziché attingere alla cameretta di suo figlio. Qualche cambiamento lo richiese proprio Christopher Robin, che nei libri rappresentava fedelmente il figlio di Milne e che venne sottoposto a un vero e proprio restyling attualizzante. Mentre per quanto riguarda Pooh, al quale venne data la voce "assonnata" di Sterling Holloway, ci fu ben poco da aggiungere: una maglietta rossa e due pollici opponibili.

Ma l'elemento che più di ogni altro rende chiara la volontà di Disney di non stravolgere l'opera di Milne, è sicuramente la componente metanarrativa. Questa prima featurette, come quelle che seguiranno, è introdotta da una cornice in live action in cui esploriamo la cameretta di Christopher Robin e vediamo i personaggi in forma di pupazzi. Ad un certo punto, come spesso accade nei film di Walt, un libro si apre e tra le pagine prendono vita i personaggi, facendo capolino da quella stessa mappa del Bosco dei Cento Acri che Ernest Shepard aveva messo in apertura del libro originale. Da quel momento in poi gli animali del Bosco non dimenticheranno mai di essere tra le pagine di un volume: li vedremo saltare le rilegature, giocare con le lettere e rivolgersi direttamente al narratore in più di un'occasione, in un continuo gioco metatestuale di grande finezza.

Winnie the Pooh and the Honey Tree – La Musica

Alla colonna sonora di Winnie the Pooh and the Honey Tree troviamo i fratelli Richard e Robert Sherman, che in epoca xerografica erano i compositori di punta dello studio. Coadiuvati da una partitura strumentale firmata da Buddy Baker, gli Sherman si occupano di comporre le cinque canzoni che scandiscono la vicenda. La versatilità di questo duo li aveva portati in quegli anni a comporre canzoni destinate a lungometraggi animati, live action, film a scrittura mista e addirittura per attrazioni di Disneyland. Gli Sherman furono chiamati a mostrare la propria abilità, realizzando delle canzoni basate sulle numerose filastrocche disseminate tra le pagine del libro, e adottando quindi uno stile più leggero del solito. Fu una sorta di secondo tentativo, dopo l'esperienza con l'episodico Alice in Wonderland (1951) che già aveva tentato con difficoltà la strada dell'adattamento fedele dei versi di Lewis Carroll. Il risultato, pur mantenendo una certa stucchevolezza di fondo, fu comunque apprezzabile e non troppo distante dalla cifra stilistica dei due fratelli.

  • Winnie the Pooh - Il bellissimo e trasognato tema principale immerge lo spettatore nel Bosco dei Cento Acri mentre le immagini che lo accompagnano illustrano la mappa di Shepard e i personaggi che popolano questo mondo. La sequenza introduttiva si ripete identica in tutti i mediometraggi di Winnie Pooh, ma chiaramente nel film antologico del 1977 è presente soltanto una volta, in apertura.
  • Up, Down and Touch the Ground - È la prima delle sciocche filastrocche che l'orsetto intonerà per tutta la pellicola. Si tratta di un brevissimo stacchetto che ironizza sul fatto che la ginnastica per Pooh non serve a tenersi in esercizio ma a farsi venire appetito.
  • Rumbly in My Tumbly - Altro motivetto canticchiato da Pooh, questa volta mentre si arrampica sull'albero del miele, compiacendosi del proprio appetito. Il mediometraggio si chiude con un brevissimo reprise del brano.
  • Little Black Rain Cloud - La terza filastrocca del lotto accompagna la sequenza in cui Winnie cerca di rubare il miele, travestito da nuvola di pioggia, dopo essersi rotolato nel fango sotto lo sguardo divertito di Christopher Robin. Il brano, minimalista come i precedenti, ha però uno stile leggermente più melodico.
  • Heave-Oh - Conosciuta anche come Mind Over Matter, è la canzone che tutti i personaggi eseguono in coro e che accompagna la concitata scena finale, in cui Pooh viene finalmente tirato fuori dalla tana di Tappo, finendo per schizzare accidentalmente proprio in cima a quell'albero del miele che era stato oggetto delle sue attenzioni.

Va segnalato inoltre un accorgimento che riguarda la partitura strumentale. Per Winnie the Pooh il compositore Buddy Baker tentò di replicare il meccanismo del segmento Pierino e il Lupo, visto in Musica Maestro (1946). Ad ogni personaggio del Bosco dei Cento Acri fece corrispondere uno specifico strumento musicale, in modo che ognuno di loro lasciasse una personale impronta nella colonna sonora.

Questo primo segmento del progetto Winnie the Pooh arrivò nelle sale in abbinamento al live action Quattro Bassotti per Un Danese, una delle tante commedie con Dean Jones che venivano sfornate in quel periodo. Se si esclude qualche critica da parte del pubblico inglese, scontento dell'appropriazione disneyana di un'icona della loro letteratura, il resto degli spettatori reagì bene all'esperimento, permettendo così di dare il via libera alla seconda parte, il bellissimo Troppo Vento per Winnie the Pooh, che uscirà soltanto nel 1968 e rappresenterà la definitiva consacrazione di Pooh nel pantheon disneyano.

Revisione del 2 Settembre 2022.

di Valerio Paccagnella - Laureato in lettere moderne, è da sempre un grande appassionato di arti mediatiche, con un occhio di riguardo per il fumetto e l'animazione disneyana. Per hobby scrive recensioni, disegna e sceneggia. Nel 2005 fonda “La Tana del Sollazzo”, piattaforma web per la quale darà vita a diverse iniziative, fra cui l'enciclopedico The Disney Compendium e Il Fumettazzo, curioso esperimento di critica a fumetti. Dal 2011 collabora inoltre anche con Disney: scrive articoli per Topolino e Paperinik, e realizza progetti come la Topopedia (2011), I Love Paperopoli (2017) e PK Omnibus (2023).

Scheda tecnica

  • Titolo originale: Winnie the Pooh and the Honey Tree
  • Anno: 1966
  • Durata:
  • Produzione: Walt Disney
  • Regia: Wolfgang Reitherman
  • Storia: , , , ,
  • Basato su: Winnie-the-Pooh di A.A. Milne
  • Musica: Richard M. Sherman, Robert B. Sherman
Nome Ruolo
Ken Anderson Storia
Xavier Atencio Storia
Larry Clemmons Storia
Walt Disney Produttore
Vance Gerry Storia
A.A. Milne Storia Originale (Winnie-the-Pooh)
Wolfgang Reitherman Regista
Richard M. Sherman Canzoni; Musica
Robert B. Sherman Canzoni; Musica
Ralph Wright Storia