Non mi nomei Virgilio, mai fui poeta,Valerio ha scritto:'Mazza che rime di merda, pari un papiro di laurea di quelli che si fanno a Padova.
né per l'inferno andai in giro
verso l'oscura e dolosa meta.
A guadagnar ammirazioni non miro,
così dunque invero non ti bado,
volli solo aggiustare un tiro.
Se suscitar tue reazioni è rado,
il paragone non mi attanaglia
'ché non è rimando ch'io evado,
son infatti più un'asino che raglia
che un compositore, è verità,
il posto mio è lì con la marmaglia
fra matite e fogli in quantità:
qui mossemi un gesto d'amicizia,
son maestro di follia non di serietà.
Eccoti però a flammare con perizia,
ma tal gesto è, pari al giocare,
bello s'ha fine in fretta come inizia.
Or Vito e dove vuolmi mandare,
chiamando "farlocco" quell'ardimento
che mi vide le rime 'sì sfruttare
tentando di scusar il tradimento,
'ché come amico e poi compagno
mal fu la mia gestione dell'evento,
della quale or mi vedo far lagno,
mancando io di comprar il tal Topo,
ove il suo esordio era stato magno.
Inutilmente dissi che non era d'uopo
di erigermi a signore dei male,
chiesi scans, rimediar era lo scopo,
ma trovaron la colpa abbissale
e senza viltà vi fu gran rifuto;
ed or come ora il dubbio m'assale,
seppur un cervello mai l'abbia avuto,
ch'io sia come in trappola fra rovi,
e ch'ogni mio gesto resti inveduto.
Benché a Vito l'augurio rinnovi,
se da quel gran sbaglio mai fui redento,
saluto tutti voi vecchi e nuovi,
faccio spallucce e vivo contento.