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Re: I Sogni di Grrodon

Inviato: mercoledì 25 marzo 2015, 20:22
da Bramo
Tutto spettacolare.
Non è da tutti ricordarsi così bene un sogno tanto articolato!
Ed è una gran cosa anche un sogno con una sceneggiatura del genere! :elio:
max brody ha scritto:e ora voglio quello nuovo, dedicato a Bramo. D'improvviso, non so come, me lo ritrovo in mano. Su un lato c'è il disegno, una Minni in forma di costellazione disegnata da Scarpa, e sull'altro la foto e la biografia di Bramo. Purtroppo, non so perché, ma il disegno è sbiadito e ha delle strisce quadricrome sopra e sotto che lo rovinano, probabilmente errori di stampa. Nonostante questo, mi sento molto contento per Bramo e voglio scrivergli per congratularmi con lui, immaginandomi già di leggere le bonarie prese in giro dei vari Valeri, Eddy e compagnia.
Però hai sognato Bramo. Che, come vedere un Gramo, non è mai un buon segno.
Ad ogni modo, se sei uno di quelli che gioca al Lotto dopo aver sognato, sappi che i numeri corrispondenti a "Bramo che compare in un'iniziativa editoriale a lui dedicata" sono quelli di Lost.

Re: I Sogni di Grrodon

Inviato: giovedì 26 marzo 2015, 01:59
da Valerio
In pratica il sogno era così prolisso che ti è comparso Bramo alla fine come corollario?

Re: I Sogni di Grrodon

Inviato: giovedì 26 marzo 2015, 18:05
da max brody
Bramo è catartico.
Ma non solo quello, forse.
Bramo ha scritto:Però hai sognato Bramo. Che, come vedere un Gramo, non è mai un buon segno.
Questo spiega perché stamani ero più rimbambito del solito ::S: ... (mi sono lavato le orecchie tre volte, dimenticandomi di averlo già fatto, mi cadeva tutto e per poco non mettevo i VESTITI nell'IMMONDIZIA anziché nella cesta "da lavare"). Effetto a scoppio ritardato.

Re: I Sogni di Grrodon

Inviato: domenica 10 luglio 2016, 17:47
da max brody
per il ciclo: molto intiresno, grazie

Il BBB - Il Gigantesco Bennet di Padova

Panorama da film dell'orrore: tuoni, fulmini e saette; vento ululante, alberi e siepi in posizione diagonale; stazioncina ferroviaria abbandonata in mezzo alla campagna (è Cantù). Non mi ricordo perché sono lì (ero partito da Roma), ma attendo da tre ore un'anima viva che mi porti via. Sento che sto per buscarmi un malanno. Sulla strada che sembra disegnata da De Vita, e tagliata dal passaggio a livello, non passa nessuno. Non ho soldi, il credito del telefonino è quasi esaurito. Non so cosa fare. Penso che morirò lì.
D'improvviso passa un treno. Va a Venezia. Chiedo (da terra): "ferma a Padova?" Il bigliettaio (sulla porta) risponde: "sì". Salgo al volo. Il controllore vidima il biglietto (come l'ho avuto? Non chiedete). Il treno parte subito.
Sono più tranquillo: Padova è una delle città più grandi (e colte e sagge, quindi sicure) d'Italia nonché l'unica via d'accesso (via treno) al Nord Est del Mondo. Tutti i treni passano per Padova: non per niente la sua stazione è la direttrice principale della Lombardia. Il mio piano è molto semplice: da Padova prenderò un treno per Milano e successivamente circumnavigherò la regione; oppure andrò da Milano a Torino e circumnavigherò il Piemonte prima di rientrare in Lombardia. Mentre mi espongo il piano mi annuisco convinto per darmi sicurezza.
Arrivo a Padova. Com'è noto (ma io l'avevo dimenticato), appena fuori dalla stazione c'è un enorme centro commerciale Bennet + 180 negozi, squadrato e dalla forma assomigliante ad una grechina di contorno a imbuto. Antistante, si apre l'enorme piazza medieval-rinascimentale con i portici.
Siccome ho un po' di tempo, entro nel centro commerciale. Poche anime vaganti, dall'espressione triste o anonima. Unica eccezione, i miei zii romani, intenti a fare shopping costoso. Sono felici di vedermi così presto (li avevo lasciati all'inizio del viaggio). D'istinto mando al diavolo il mio piano e mi aggrego a loro. Ora mi sento veramente al sicuro.
Il centro è talmente grande che ci vogliono ore per raggiungere l'uscita. Quando ci ritroviamo fuori, dall'altro capo della piazza, è quasi il tramonto. Il sole comincia a calare e il cielo è illuminato di un bell'arancione rassicurante. Ci fermiamo ad un baretto su ruote che ha soltanto due sedie di plastica. Ci serve un diciottenne scorbutico. Per non sembrare asociale gli dico che ora mi sento meglio perché Padova è una metropoli e dopo tante disavventure fa piacere vedere un po' di civiltà. I miei zii invece parlano con un signore di mezz'età dai modi semplici ma posati. Costui mostra loro un pianoforte posto vicino ai portici: quella sera è prevista musica napoletana e chiede a mio zio - che rivela di esserne appassionato - di improvvisare qualcosa. Lui tituba ma la zia lo convince ad accettare. Intanto il diciottenne preso male parla con un cliente abituale. Scopro che è un ex giocatore del Milan. Non capisco se è scorbutico per questo o perché ha smesso.
Telefono a mio padre: gli dico che sono con i miei zii e che partiremo la mattina dopo perché la sera ci fermiamo a Padova ché lo zio ha preso l'impegno di suonare la musica napoletana. Non riesco a descrivergli il centro commeriale perché si irrita e attacca.