Bramo ha scritto:Ci rimase male mia madre quando le dissi "dalla prossima settimana non comprarmi più il Topo, risparmiamo 'sti 2 euro a settimana".
Mia madre ha sempre odiato che leggessi il Topo, non vedeva l'ora che smettessi di leggerlo (infatti me lo impose
, poi io smisi lo stesso dopo averlo letto di nascosto per un altro anno
).
Dunque, io sono l'ultimo arrivato, scusate se mi intrufolo, ma sento che se non scrivo quello che penso, nessuno lo leggerebbe.
La vostra è una diatriba interessante, addirittura piacevole, perché fatta col cuore, indipendentemente dalle posizioni che vengono espresse, e questo è lodevole ed encomiabile.
E' perfettamente comprensibile la posizione di chi dice che il Topo di una volta era meglio, perché è un'affermazione che si fonda sulle emozioni, sui ricordi, sulla nostalgia, e di questi tempi piatti e cinici, sono sentimenti buoni e giusti. A patto che non si esageri, ma è una norma che dovrebbe valere per tutto.
Dunque, sì, anch'io sono dell'idea che il Topo degli anni '90 fosse "migliore" di quello attuale, ma non perché le storie degli anni '90 fossero chissà quali capolavori e quelle di oggi chissà quali nefandezze, o peggio, perché negli anni '90 noi tutti (anche io) eravamo ragazzini e abbiamo nostalgia di quei tempi felici e spensierati.
I miei motivi sono i seguenti: in primis, negli anni '90, seppur fossero a fine carriera, erano ancora in attività Scarpa e Carpi, per dirne due, per tacer di un Pezzin e di un Cimino ancora relativamente giovani e freschi. Faraci, Enna, Sciarrone, Ziche, Faccini, ecc. erano "nuovi", sorprendevano perché quello che facevano loro prima di loro non lo faceva nessuno. Oggi quali autori fondamentali ci sono? Cavazzano e De Vita, ma c'erano anche nei '90; la "new generation" della seconda metà degli anni '90 oggi è invecchiata, sia in senso buono (ha raggiunto una maturazione notevole), sia meno buono (è ripetitiva). Morale: si è andati per sottrazione più che per sostituzione, col risultato che i nuovi... "nuovi" degni di nota sono Casty, Radice/Turconi, Vitaliano, a volte Gagnor (poi ci sono casi isolati di storie belle di altri autori, ma i casi isolati sono sempre esistiti). Se aggiungiamo che questi "nuovi" nuovi non lo sono affatto, e girano ormai da una decina d'anni, ecco che il Topo di oggi da l'impressione di essere inferiore a 'quello di una volta', e in effetti lo è, ma solo in quanto a risorse, a materia prima. A mio avviso non è un male in sé che gli autori notevoli scarseggino, perché con 80 anni di materiale fra fumetti e cartoons è un'impresa titanica rigirare la zuppa in modo diverso; onestamente, se mi pongo come un osservatore esterno, mi sorprendo di come quei pochi di cui sopra ancora ci riescano. Certo, se mi pongo come un fan, allora è chiaro che rimpiango le Paperolimpiadi, la macchina del tempo di De Vita, l'Indiana Pipps del primo Sarda, ecc. ...che poi, perché dovrei rimpiangerle? Quando mi mancano, mi cerco i numeri vecchi e rileggo tutte le storie che voglio, senza aspettare che qualcuno le ristampi per farmi un piacere.
No, non è tanto a causa delle storie che il Topo è "peggiorato": dal 1949 (e anche prima) storie bellissime si sono alternate a storie belle a storie piacevoli a storie noiose (se penso a Buci...) a storie ripetitive a storie addirittura brutte.
Come giustamente ricordate, 'Topolino libretto' è una rivista, un contenitore con dentro un po' di tutto. Ed è quel "po' di tutto" che si è ridotto fino all'inverosimile. Plauso alla De Poli che ha aumentato lievemente il numero di pagine dei servizi e ha ridisegnato un po' le rubriche, comunque fino al n.2114 compravo Topolino e mi sembrava di comprare quasi un libro, diciamo un libricino. Leggevo subito i fumetti, tanto poi c'erano le rubriche (e io le leggevo tutte, anche "Ok Paperino Quack!"
). Poi si è passati ai servizi monotematici, alle rubriche sui videogames, sul digitale, c'é stato l'allegato "Mouse" e da lì in poi le rubriche sono scomparse quasi del tutto, fino all'avvento della De Poli che ha, poco, invertito il trend. "Topolino" è sempre stato anche, a suo modo, educativo, di un educativo commerciabile, certo (concordo con la riflessione su Walt), solo che questa funzione non la svolgevano solo i fumetti, ma anche le rubriche. Oggi è svolta perlopiù dai fumetti (vedi, ad es., le storie di Secchi), qualcosa si è mosso (i tanti servizi sull'ecologia), imho ci potrebbero essere più testi e meno illustrazioni di sfondo, ma, insomma, è già qualcosa.
Questo è quanto sono giunto dopo una lacerante riflessione (che volete, ho mangiato tanto negli ultimi giorni
)