Re: [Isao Takahata] La Storia della Principessa Splendente
Inviato: giovedì 30 ottobre 2014, 13:28
www.ilsollazzo.com
https://forum.ilsollazzo.com/
E infatti nemmeno questo sono riuscita a vederlo, perché oltretutto lo davano solo in cinema per me eccessivamente fuori mano (multisala fuori dal centro o addirittura proprio fuori città).LBreda ha scritto: Una nota sulla distribuzione va fatta. Ora, capisco la roba già edita, ma distribuire, ancora una volta, una prima visione per SOLI TRE GIORNI è una cosa fuori dal mondo.
Ti assicuro che se non ti stimassi come ti stimo non ti avrei mai reso partecipe del mio pensiero, che non si rivolge schiettamente a te nel suo toto, ma prende spunto da una cosa che hai scritto secondo me accodandoti al frutto delle tendenze umane che ho espresso. Se anche una persona come te arriva a dire qualcosa che fattualmente non ha senso per lui, che non può valutare, evidentemente non sta che ripetendo qualcosa che ha sentito dire, ciecamente. Pensaci sinceramente.LBreda ha scritto: Come hai potuto leggere nel mio articolo, non sono certo il tipo che va al cinema solo "in cerca di sollazzo" (ci vado, ma non solo e non in questo caso). E i contenuti di questo forum evidenziano lo stesso per quasi tutta l'utenza.
So bene che "italiano corretto" ha senso, mentre "una frase che funzioni" non vuol dire nulla che nella vacua soggettività del narcisismo solipsistico.E non ho mai messo in dubbio che il tuo italiano sia corretto. Ma sai bene che non basta la correttezza, a fare una frase che funzioni.
1) Ma chi sei tu per sentenziare "cosa sia mai stato in uso" in italiano? Conosco persone che usano spesso "fratellone" in famiglia, quindi? Non ce la fai proprio a vivere pensando che la vita di un singolo non esprime nulla di assoluto, che io sono solo io e tu solo tu, ma tu surrettiziamente ti metti a parlare per tutti?Ora, anche a prescindere dalle tue scelte lessicali (insistere sul tradurre cose come "fratellone", "secondo fratello" e cose del genere che sono corrette quanto vuoi ma in italiano non sono mai state in uso)
Siamo più precisi e dettagliamo.Ora è difficile fare esempi, non perché non ci siano ma perché mi dovrei rimettere a vedere i film, ma almeno uno posso fartelo, che mi è davvero rimasto impresso: il "vado a recarmi dalla nonnina" (che è nella stanza accanto)in La Collina dei Papaveri. È indubbiamente italiano corretto, difficilmente è qualcosa che sia mai stata detta in Italia negli anni 60, ed è totalmente assurdo se la "nonnina" non è ad almeno, che so, un isolato di distanza.
Voilà. Vai a vedere un film STRANIERO e ti dà noia essere STRANIATO.Perifrasi come questa, e dislocazioni sintattiche varie anche in film ambientati in epoca relativamente recente, sono scelte che rispetto (fondamentalmente perché un qualche genere di logica mi sembri seguirla, anche se la colgo davvero poco) ma che non riescono a non straniarmi.
Perfetto. Allora l'adattamento funziona. :-)Non trovo sia una questione di fatica nel capire. Capisco benissimo quello che ascolto.
No. In un registro che è il loro, ma chiaramente ed ovviamente NON E' IL TUO, Lorenzo. Devi fartene una ragione. E' solo questo.Spesso, però, mi sembra di vedere attori recitare in un registro che non è il loro, e questo mi distrae dai contenuti.
Questo è un discorso sacrosanto. Se tu mi dici "Il tuo adattamento non MI piace perché non MI suona naturale", l'unica cosa che potrò dirti è -ancora una volta- "Perché troveresti giusto/sensato che ti suonasse naturale, quando stai ascoltando degli stranieri che parlano fra loro, benché tradotti IN italiano?" - E' un quesito che continui ad eludere, e ormai fatico a pensare che la cosa non sia intenzionale. :-(LBreda ha scritto:Purtroppo, è necessariamente di soggettività che si tratta. O meglio, posso affermare l'oggettivo, ovvero il fatto che l'adattamento è scritto in italiano. Ma se devo fornire il mio giudizio, devo anche affermare il soggettivo, ovvero che a molti, me compreso, il tuo modo di adattare spesso suona innaturale. Non dico che è oggettivamente malfatto, dico che non mi piace per un motivo che, sí, è soggettivo. Purtroppo la soggettività esiste, e non ho modo di reprimere la mia sensazione di disagio sentendo una ragazzina degli anni sessanta dire "vado a recarmi dalla nonnina", o una bambina degli anni trenta chiamare suo fratello "secondo fratello".
E' bello che tu abbia espresso "per me". Nell'ambito dell'adattamento degli audiovisivi, l'adattamento è quello che consta di una componente tecnica detta 'synch', ovvero produce un testo atto all'uso specifico del doppiaggio, detto "copione". Ricevo la TUA idea di "adattamento" ovvero "localizzazione". Non è la mia. Tuttavia, e lo rimarco ancora una volta, questa TUA idea di adattamento 'domesticante' rimanda dritto dritto al mio post che tu trovavi del tutto indebito: per te l'adattamento è una mistificazione di un'originale che venga incontro al tuo sollazzo. Siccome è una cosa effettivamente brutta, umiliante, forse non riesci ad accettare questa realtà. ma è la realtà che chiaramente esprimi.E sí, per me parte della differenza tra adattamento e traduzione sta proprio nel fatto che il primo tenta di trasporre l'originale in qualcosa che, senza snaturarlo eccessivamente, lo... adatti al destinatario. Con le dovute tare, è la differenza tra traduzione e localizzazione che nel mio principale campo di interesse, lo sviluppo informatico, si applica alle interfacce.
Sei un pessimo traduttore e un pessimo adattatore, a mio giudizio.Ti faccio un banale esempio. Traduco, per hobby, i sottotitoli della serie Doctor Who. Negli ultimi episodî, c'è un'insegnante che viene chiamata "miss" dai suoi alunni. La prima volta ho tradotto "signorina", e mi sono poi pentito di quella scelta. Era illeggibile. Nell'episodio successivo ho tentato di mettere "prof", molto piú naturale, ma l'editor forse per coerenza o forse perché è sulla tua linea me lo ha ricorretto in "signorina".
Come vedi, ci sono elementi soggettivi ed oggettivi. Forse non ci avevi pensato, nel tuo esempio. Peccato (per i lettori essi tutti).Anche qui parliamo banalmente di soggettività.
E' strano, stai dicendo che A [in italiano] = B [come gli italiani], ma A e B sono diversi, infatti hanno una dicitura diversa.Io dico che in italiano si dovrebbe parlare come gli italiani.
No, questa è un'altra mistificazione fatta da chi non sa quel che dice.Tu dici che invece è accettabile inserirci della terminologia tradotta letteralmente dal giapponese.
Questa opinione infatti ha senso. Il doppiaggio, la traduzione essa tutta è una "quinta parete" che si mette oltre la quarta. E' una cosa simbolica che può non essere accettata a priori. Certo.Un altro potrebbe dire che no, devono proprio parlare giapponese, perché è ridicolo che un giapponese parli italiano. Difficilmente una qualunque di queste opzioni potrà essere smontata oggettivamente, hanno tutte il loro senso.
Benone. Solo, se per giustificare questo tuo personale "non trovartici" metterai in campo cose pseudo-obiettive come "Cannarsi adatta avvicinandosi alla sintassi giapponese", o surrettiziamente elevi il tuo gusto a quello di una non definita massa nazionale, allora ti farò giustamente notare che stai dicendo cose false, insensate e assurde. Obiettivamente.LBreda ha scritto: Però oh, col tuo modo di tradurre non mi ci trovo. Non sono il solo, e non so neanche se sono in minoranza, e neanche mi interessa troppo. Ma non mi ci trovo.
C'è di piú: il suo suonare innaturale mi distrae dai contenuti del film, spesso.Shito ha scritto:Quindi io ti dico: è un film straniero, sono persone straniere che esprimono concetti stranieri di una cultura straniera. Trovo ben sensato che, ben tradotti, ti suonino corretti in italiano ma innaturali - perché anche se tradotti non sono italiani, non lo sono affatto, e quel che dicono e pensano non è italiano, mentre tu lo sei.
Quindi, cosa rispondi a questo asserto? Cosa c'è a fondamento del "siccome MI suona innaturale [un adattamento di opera straniera], non MI piace?"
Nella sua soggettità è incontestabile, e ci mancherebbe.
Ma qui dico che è manifestazione di una logica errata, ovvero viziata, in tutti i sensi.
Se per "sollazzo" intendi "divertimento", no.Shito ha scritto:E' bello che tu abbia espresso "per me". Nell'ambito dell'adattamento degli audiovisivi, l'adattamento è quello che consta di una componente tecnica detta 'synch', ovvero produce un testo atto all'uso specifico del doppiaggio, detto "copione". Ricevo la TUA idea di "adattamento" ovvero "localizzazione". Non è la mia. Tuttavia, e lo rimarco ancora una volta, questa TUA idea di adattamento 'domesticante' rimanda dritto dritto al mio post che tu trovavi del tutto indebito: per te l'adattamento è una mistificazione di un'originale che venga incontro al tuo sollazzo. Siccome è una cosa effettivamente brutta, umiliante, forse non riesci ad accettare questa realtà. ma è la realtà che chiaramente esprimi.
Di essere un pessimo traduttore non lo metto in dubbio, il mio è un hobby e lo svolgo con l'editing di un traduttore professionista.Shito ha scritto:Ciò che esprimi è una ridicolaggine. Siccome A TE 'suonava strano' qualcosa di corretto l'hai sostituito con qualcosa che A TE suonava "naturale", ma è obiettivamente scorretto. Perché "miss" è inglese standard, "prof" è una variazione distratica dell'italiano. Quindi, siccome A TE "piaceva di più", hai preferito un errore al giusto. Peccato che tu non sei la totalità del pubblico! Davvero, complimentoni.
Uh? Gli italiani parlano italiano. Non mi pare piú assurdo di dire "secondo me si dovrebbe essere verdi come un prato in salute". "Verde" e "prato in salute" sono due diciture diverse. E sicuramente un prato in salute può avere moltissime sfumature di verde. Ma ci sono dei verdi che, pur essendo indubbiamente molto verdi, hanno poco a che fare con un prato in salute.Shito ha scritto:E' strano, stai dicendo che A [in italiano] = B [come gli italiani], ma A e B sono diversi, infatti hanno una dicitura diversa.LBreda ha scritto:Io dico che in italiano si dovrebbe parlare come gli italiani.
E' un assurdo.
Sai benissimo che so tutto questo, e ci siamo capiti perfettamente. Per "traduzione letterale" indico quella, corretta sintatticamente e morfologicamente, con un grado di fedeltà tale da rendere palese un'origine non italiana.Shito ha scritto:La 'traduzione letterale' non esiste. Anche perché non ha senso: prima della "doppia articolazione" la lettera non è che fono, solo raramente fonema. Non ha un significato compiuto se non nel complesso della parola che compone, che ha poi senso compiuto nel piano sintagmatico della proposizione in cui si colloca. Davvero, ma cosa stai dicendo?
Tu successivamente parli del doppiaggio come "quinta parete". Ecco, mi piace, ed è una parete trasparente. Il problema è che questa trasparenza può lasciar trasparire cose diverse. Io voglio che lasci trasparire il messaggio nel modo piú vicino possibile a come arriva a chi guarda in originale.Shito ha scritto:Stai dicendo che a te le traduzioni/adattamenti corretti e molto fedeli non piacciono, perché "ti suonano strani", benché tu sappia che a parlare sono appunto stranieri.
Vuoi le cose semplici e divertenti e sollazzanti come piacciono a te, tutto qui.
E ciò è giustissimo: ho fatto correggere con una dicitura piú soggettiva già ieri.Shito ha scritto:Benone. Solo, se per giustificare questo tuo personale "non trovartici" metterai in campo cose pseudo-obiettive come "Cannarsi adatta avvicinandosi alla sintassi giapponese", o surrettiziamente elevi il tuo gusto a quello di una non definita massa nazionale, allora ti farò giustamente notare che stai dicendo cose false, insensate e assurde. Obiettivamente.LBreda ha scritto: Però oh, col tuo modo di tradurre non mi ci trovo. Non sono il solo, e non so neanche se sono in minoranza, e neanche mi interessa troppo. Ma non mi ci trovo.