[Isao Takahata] Ponpoko

Hayao, Isao e tutto il baraccao. L'Oriente a regola d'Arte dove fare amicizia con streghette, strani esserini e maiali volanti, ed incontrare castelli fra le nuvole e mondi microscopici.
  • Eh, purtroppo è il mio ghibli spreferito. Lo considero un enorme passo indietro narrativo ed estetico rispetto agli altri di Takahata. Roba da non credere, che sia lo stesso regista di quei gioielli di Anna dai Capelli Rossi e Heidi. Ovviamente però mi fa piacere esca, lo recupererò quanto prima, non appena Lucky Red si degna di metterci in pari con le uscite giapponesi (Nausicaa?).
  • Valerio ha scritto:Eh, purtroppo è il mio ghibli spreferito. Lo considero un enorme passo indietro narrativo ed estetico rispetto agli altri di Takahata. Roba da non credere, che sia lo stesso regista di quei gioielli di Anna dai Capelli Rossi e Heidi. Ovviamente però mi fa piacere esca, lo recupererò quanto prima, non appena Lucky Red si degna di metterci in pari con le uscite giapponesi (Nausicaa?).
    Beh, non ti dico che sia il mio preferito, ma ha un messaggio fortissimo che ho amato! (che da futuro architetto ho doppiamente apprezzato)
    La speranza che esca Nausicaa viene fuori ogni praticamente ogni volta che si ventila una nuova uscita. Purtroppo, come disse Cannarsi sul forum Ghibli, Lucky Red considera Nausicaa un "sempreverde", un film che può essere distribuito in qualsiasi momento ed avere un buon successo.
    In sostanza ce la faranno penare ç____ç :cazz:
  • Axel8 ha scritto: Beh, non ti dico che sia il mio preferito, ma ha un messaggio fortissimo che ho amato! (che da futuro architetto ho doppiamente apprezzato)
    Ma per carità, si apprezza anche la volontà non tanto di di lanciare un messaggio, quanto di fornire una cronaca allo spettatore di quanto accadde durante l'urbanizzazione dell'epoca heisei (se non sbaglio). Però c'è modo e modo. E per raccontare ciò, non servivano due ore di guerriglie fini a sé stesse, gag di cattivo gusto, introduzione di miliardi di personaggi caratterizzati pochino e male, trama che gira in tondo. Bastava molto meno. Mi è parso un film smodato, eccessivo, sgradevole, infinito, molto lontano dalla sobrietà del regista che avevo apprezzato nelle sue serie tv del World Masterpiece Theatre, tutto qui.
  • Credo che Heisei TanukiGassen Ponpoko sia il mio film preferito in assoluto tra tutti quelli a marchio Studio Ghibli.

    Trovo veramente impeccabile il ritratto che Takahata fa della società giapponese e di come essa abbia subito l'occidentalizzazione nel dopoguerra. Chiaramente, e come ufficialmente dichiarato, i tanuki rappresentano 'i vecchi giapponesi', ingenui e sempliciotti, mangioni e stupidini, che inevitabilmente soccombono all'incalzare della società industriale/occidentalizzata. E' il tramonto della tradizione di un popolo.

    L'aspetto storiografico del film, mirabilmente rappresentato con una minuzia e una dovizia di particolari che giungono sino al ritratto di reali programmi televisivi, o di scandali e leggende davvero in voga al tempo, è costellato dal gusto citazionistico storico colto, che si rispecchia nelle filastrocche, nelle citazioni letterarie e poetiche, da Miyazawa Kenji alla poesia antica della principessa Nukata, ai miti del Tanuki Pelato che assistette alla battaglia Yashima, tutto è perfettamente citato e trasfigurato. La citazione della grande strategia dei mostri tributa il maestro Mizuki, qui messo nelle vesti di salary-man un po' alticcio. Un dizionario ricercatissimo, volutamente calcato nel lessico in quello delle opposizioni socialiste sessantottine, ci mostra come Takahata abbia riconsiderato del tutto futile, nella sua ingenuità, un certo tipo di recalcitranza manierista all'ineluttabile incalzare del progresso sociale, indotto o meno. E poi, l'ironia spregiudicata sui culti salvifici (l'amidismo come predicazione di un rimbambito totale).

    Ci sono poi quei dettagli. Otama che porta una lattina di birra sulla tomba di Gonta. Kinchou VI, nobile d'animo e di provenienza, che comunque in città ha fatto incetta di omiyage. Il pachinko e il karaoke. E' proprio il Giappone.

    E ancora c'è questo gusto così naturalista, questo paragonare le creature viventi ai fiori che sbocciano in primavera (la stagione degli amori), e poi questo guardare dalla distanza il parossimo dell'umanità. Che non crede a quello che vede con gli occhi, anche se è dinanzi a tutti, ma lo ascrive a 'spettacolo e finzione', piuttosto, se è troppo 'fuori dal tempo'. Un compenso, come risultato 'viene quasi voglia di credere agli UFO'. Davvero Takahata ci mostra come lo spirito del tempo sovrascriva tutto, tutto nella mente umana. Si crede a ciò che è 'nel tempo' credere, non a ciò che si percepisce genuinamente.

    Quando i poveri tanuki restano vittime della loro stessa 'magia finale', e rivedono loro stessi da cuccioli, io piango sempre.

    E poi, è finita. Integrati a forza o reietti in un mondo che non è il loro. E la chiosa: "certo che però li ammiro, gli umani: COME FANNO A REGGERLA, UNA VITA COSI'!". Nella metropolitana affollata dopo l'ennesimo giorno di estenuante routine. Mamma mia. Che brividi. Come dire che Takahata vede i giapponesi 'in cosplay' da occidentali, con la cravatta al collo e le giacche all'inglese, che abitano una società modellata su forme aliene, tutti 'trasformarti' per apparire ciò che non sono. E alla fine Shoukichi si 'spoglia in corsa' dei vestiti della 'civiltà modernista', imposta per forza: via la cravatta, via la giacca, e torna a ballare come un tanuki che è sotto quell'armatura.

    Come Heidi.

    Come la principessa Kaguya.

    Come la naturalità violata di un popolo, forse.

    Questo film è monumentale quanto la letteratura di Akutagawa, per me. Tipo 'Il fazzoletto'.

    E qui la stoccata finale di Ponkichi che parla al pubblico di umani è un colpo al cuore "la smettete di sfottere col vostro buonismo?"

    Sì, grazie. Davvero sì. Magari.
  • Oggi ho recuperato Pom Poko -in occasione del recupero dei film Ghibli mancanti in occasione dell'uscita del Ragazzo e l'Airone-, sfruttando lo steel book acquistato ieri al Ghibli store di Genova.
    L'ho trovato un film che, con alcune innegabili pecche, risulta splendido.

    Parto dai lati negativi: poteva durare, secondo me, almeno 15 minuti in meno, ci sono certe sequenze che per quanto straordinarie da vedere sono davvero allungate esageratamente. Inoltre ad un certo punto, più o meno con l'avvento dei tre anziani, la trama inizia a zoppicare per qualche scena, parendo quasi non aver precisamente idea di cosa fare delle novità arrivate con l'introduzione di questi tre personaggi. La stessa scena della parata, assolutamente splendida visivamente e con alcuni momenti molto divertenti, è decisamente troppo allungata e ripetitiva. Inoltre vi è l'introduzione di un folto numero di personaggi, ma escludendo Seizaemon, Oroku, Gonta, Kincho e il pelato, risultano di difficile "rimembranza" (sono riuscito a distinguere la maggior parte degli altri personaggi solo distinguendo i vari doppiatori).

    In tutto ciò, però, come ho detto l'ho trovato un film ugualmente splendido. I disegni sono veramente straordinari, tra i più belli visti in un film della Ghibli, così come la musica ottima e anche la regia. Il messaggio è lanciato molto bene, essendo un pezzo fondamentale del film ma "prestato" agli elementi di trama e di comicità. Riguardo proprio alla comicità, ho riso di gusto in diversi momenti, sia grazie a battute e gag acute, sia grazie all'ottimo uso del ruolo del narratore.
    La trama di per sè è molto semplice, essendo più un susseguirsi di situazioni legate alla storia di partenza, eppure risulta di grandissima efficacia e intrattenimento, soprattutto nei primi 50 minuti e nella parte finale. Il finale stesso, amaro e sotto certi aspetti pessimista, ha una grande poetica e lascia lo spettatore facilmente commosso, anche grazie al sapiente uso di musica, fotografia e narrazione.
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