[Hayao Miyazaki] Porco Rosso

Hayao, Isao e tutto il baraccao. L'Oriente a regola d'Arte dove fare amicizia con streghette, strani esserini e maiali volanti, ed incontrare castelli fra le nuvole e mondi microscopici.
  • Sono andato a rivederlo anche io. A parte il film in sé, che al di là delle mie preferenze personali è per molti versi il migliore di Miyazaki, ho invece trovato discutibile l'adattamento italiano dei dialoghi.
    Ho visto un video delle presentazioni che Cannarsi ha fatto al Festival di Roma durante la recente retrospettiva Ghibli. Ad un certo punto, è stato detto che lo scopo dell'adattamento è rendere invisibile la sua stessa presenza, per mettere lo spettatore italiano in una condizione quanto più simile a quella del pubblico giapponese, senza far percepire il "filtro" dato dalla traduzione e dal doppiaggio.
    Ma allora, mi domando io, i dialoghi di Miyazaki suonano veramente così strani, allo spettatore giapponese? È proprio così che vengono percepiti, con un sacco di costruzioni convolute, insistite dislocazioni a destra e modi di dire desueti (vedi il "di converso" di Gina nel finale)? E siamo sicuri che il "diminuitivo" giapponese abbia in quella lingua la stessa aura di stucchevolezza che invece ha in italiano? È così necessario rendere ogni singolo "diminuitivo" con un diminuitivo italiano? Non sono in grado di dimostrare il contrario, ma ne dubito. Per me (e non solo, visto che chi era al cinema con me ha avuto la stessa impressione) un adattamento del genere non è affatto invisibile, poiché mi invita ripetutamente ad avere delle perplessità.
    Ammirevole invece, come al solito, la resa delle intonazioni e la scelta dei timbri delle voci, somiglianti in maniera impressionante all'originale giapponese.
  • Doppiaggio meraviglioso con un Massimo Corvo in formissima.
    Ma Cannarsi è stato veramente tremendo infatti.

    Financo...E' finito per rompersi...

    Aiuto, non è possibile guardare un film e sospendere la stessa sospensione d'incredulità ogni tot per voltarsi e ridere con gli amici come se fossimo alle medie. Anche con tutta la buona volontà (e in Tororo non ho avvertito a 'sto modo la cannarsitudine, va detto), credo che un approccio così integralista sia la morte stessa del concetto di adattamento.

    Non esistono traduzioni belle o brutte. Esistono solo quelle giuste o sbagliate.

    Discorso clamorosamente. E non per una questione di principio, ma perchè stavolta l'ho proprio sentito sulla mia pelle. Cannarsi sul ghibli forum ha detto che ha avuto accesso ai segreti del lato nipponico della Forza con questo film come mai prima d'ora e ha abbracciato una politica di fedeltà che fa impallidire quella che aveva prima. E considerato che è suo fermo intento far uscire gli altri Ghibli precedentemente usciti per correggerli (senza minimamente dare precedenza a Nausicaa visto che la correttezza viene prima della completezza) io già tremo.
  • Rebo ha scritto: al di là delle mie preferenze personali è per molti versi il migliore di Miyazaki
    Oh, mi fa piacerissimo sentirlo: Porco è il mio film miyazakiano preferito insieme a Laputa, peccato che non spicchi proprio a causa di quel sobrio intimismo che è uno dei suoi punti di forza.

    Rebo ha scritto: Non sono in grado di dimostrare il contrario
    Invece è presto detto: i diminutivi giapponesi denotano un certo grado di confidenzialità tra gli interlocutori, mentre in italiano, salvo pochi casi, suonano stucchevoli e/o derisori. La confidenzialità (nei nomi) da noi viene espressa principalmente attraverso soprannomi e/o nomignoli: ma visto che, ovviamente, non è il caso di andare ad inventarsi dal nulla nick familiareggianti per i personaggi di un film, si dovrebbero lasciar perdere i "diminutivi" e trasferire invece il grado di intimità nel gergo e nel registro linguistico utilizzato (cosa possibilissima, viste le ampie possibilità che l'italiano offre in merito). O almeno, questo è quello che mi aspetterei da un bravo traduttore/adattatore.
    Ma che cavolo passa per la testa a Cannarsi? Cioè, fa queste cose perchè vuole fare il traduttorone artistico o che?
  • Visto finalmente sta sera.

    In sala pochi nerd ed una famiglia con due bimbi... alla fine sembravano tutti soddisfatti...

    Come Debby credo che la prima parte, introduttiva, sia un pò lenta ma quando ingrana la marcia, e chi la ferma più.

    Scena must: capo pirata che per la foto da solo con Fio sbaraglia i tirapiedi a suon di mosse assurde.

    Porco Rosso è amabilmente amabile!
  • Rebo ha scritto:E siamo sicuri che il "diminuitivo" giapponese abbia in quella lingua la stessa aura di stucchevolezza che invece ha in italiano? È così necessario rendere ogni singolo "diminuitivo" con un diminuitivo italiano?
    Assolutamente no, perché in Giappone sono abituati ad usarlo nella vita di tutti i giorni.
    In Italia potrebbe diventarlo tra 50, se Cannarsi volesse professarsi come il nuovo Dante Alighieri e riuscisse a convincere tutti gli italiani a cambiare la lingua italiana, adottando questa formula nei discorsi di tutti i giorni.
    Magari ci sbagliamo e Cannarsi sarà il nuovo Dante Alighieri, ma intanto ci suona male.

    Ma per come va la lingua parlata italiana oggi, è molto più probabile che i "-san" e i "-chan" italiani saranno "amo' " e "cumpà".
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • PORTAMANTELLO ha scritto:
    Rebo ha scritto: al di là delle mie preferenze personali è per molti versi il migliore di Miyazaki
    Oh, mi fa piacerissimo sentirlo: Porco è il mio film miyazakiano preferito insieme a Laputa, peccato che non spicchi proprio a causa di quel sobrio intimismo che è uno dei suoi punti di forza.
    La mia personale triade è Porco-Laputa-Howl. Porco perché registicamente e narrativamente è il meglio realizzato, c'è poco da fare. Laputa perché, dopo la visione di Chihiro e Mononoke, è quello che ha innescato definitivamente qualcosa di insano nel mio cervello, portandomi ad un periodo di bulimia Ghibli delle cui conseguenze risento ancora oggi. Howl, nonostante sia così apparentemente pieno di difetti, è il mio preferito in assoluto per ragioni, di nuovo, prevalentemente irrazionali (ma anche razionalmente musicali).

    Ampliando la scelta a tutto il panorama Ghibli, dovrei aggiungere anche Only Yesterday. E forse anche Arrietty. Ma aspetto di rivederlo per decidere.
    PORTAMANTELLO ha scritto:Invece è presto detto: i diminutivi giapponesi denotano un certo grado di confidenzialità tra gli interlocutori, mentre in italiano, salvo pochi casi, suonano stucchevoli e/o derisori.
    Infatti: io ho una competenza assolutamente passiva del giapponese, basata esclusivamente sulla visione di film, ma questo mi era sembrato di capirlo. In Porco Rosso, l'insistente uso di "nonnina", ad esempio, è veramente irritante; ancora peggio è, in un altro dialogo, "papino". In italiano abbiamo la distinzione "padre/papà". Non bastava dire "papà", per suonare informali/affettuosi al punto giusto?

    Tra parentesi: Cannarsi, per sua stessa ammissione, non sa il giapponese. Si limita ad adattare i testi che gli fornisce una traduttrice che è di madrelingua sia italiana che giapponese. Un'altra delle mie domande: è possibile, per un adattatore che ha una competenza tutt'al più passiva del giapponese (come la mia, in fondo, anche se sicuramente più sviluppata), percepire esattamente quello che è il "tono" di certe espressioni giapponesi per un madrelingua?
  • Ma adesso dice di essere salito di livello.
  • Invece il livello degli adattamenti è sceso. Saranno pure inappuntabili dal punto di vista della fedeltà all'originale, ma questa fedeltà è resa con un uso dell'italiano decisamente improprio, tramite registri linguistici inesistenti, ricolmi di giri di parole innaturali e perfettamente inutili a livello comunicativo.

    C'è una vera ossessione per la complicazione, anche là dove le soluzioni ovvie e più sensate sono a portata di mano. Mi viene in mente, in Ponyo, Sosuke che dice "Se ne stava di sopra ai pesci", quando un bambino di 5 anni avrebbe più semplicemente detto "Stava sopra ai pesci". Non credo che questo secondo adattamento fosse meno "fedele" all'originale del primo. E non credo che sottrarre "Se ne" e "di" avrebbe alterato in maniera significativa il tempo di recitazione di quella battuta, e dunque la sincronia con il "labiale".

    Mi è venuto pensato: ma non sarà che, in Porco Rosso, si è avuta la balzana idea di ricostruire una specie di italiano "d'altri tempi", visto che la storia è ambientata alla fine degli anni '20? Ma no, non è così, perché i personaggi usano spesso e volentieri anche l'espressione gergale "che sballo", che secondo il dizionario Sabatini Coletti è documentata a partire dal 1959. Magari però i personaggi, nell'originale, utilizzano un'espressione giapponese altrettanto anacronistica (ed altrettanto stridente con il registro pomposo sfoderato nel resto del film): questo in effetti non lo so.

    Quello che sta facendo la Lucky Red per la diffusione delle opere Ghibli in Italia è straordinario. Ma gli adattamenti sono una serie continua di delusioni, cocenti anche perché spesso gli interpreti italiani e la qualità dei doppiaggi sono eccellenti.
  • Insieme a Laputa è il mio Ghibli preferito. Ho assistito con gioia all'anteprima al Festival del Cinema e poi l'ho rivisto in sala con gli amici con sommo godimento.
    Ecco quanto scritto per Animeclick al riguardo.


    Italia, primo dopoguerra. Un solitario idrovolante rosso sorvola le coste e le città dell' Adriatico debellando i pirati dell' aria e riscuotendo così le taglie che pendono sulle loro teste. Alla guida, c’è Marco Pagot, meglio noto come Porco Rosso, ex eroe di guerra che ha lasciato l' aviazione militare e vive da solo come cacciatore di taglie. Marco ha tagliato quasi del tutto i ponti con la società, a causa, probabilmente, della misteriosa maledizione in cui è incappato durante la guerra, che lo ha mutato in un grosso maiale antropomorfo, cosa che spiega dunque il soprannome attribuitogli dalla stampa. Ha dunque abbandonato i tristi legami col passato, con l' unica eccezione di Gina, fascinosa cantante che è per Marco un' importante amica di gioventù e a cui fa visita di tanto in tanto.
    Sfidato e sconfitto dal borioso aviatore americano Donald Curtis, Marco deve dunque far riparare il suo aeroplano in vista di una rivincita. In questa circostanza incontrerà la giovane e intraprendente Fio Piccolo, nipote adolescente del suo meccanico di fiducia, un incontro che segnerà nel profondo il nostro eroe malinconico e scostante...

    Porco Rosso (Kurenai no buta) è il sesto film dello Studio Ghibli, per la regia di Hayao Miyazaki. Uscito in patria nel lontano 1992, arriva finalmente nei cinema italiani dopo una lunga attesa di diciotto anni.
    In uscita il 12 Novembre 2010, il film è stato presentato in anteprima al Festival del Film di Roma lo scorso 30 Ottobre, nell' ambito di una rassegna dedicata allo Studio Ghibli, preceduto in sala da una breve introduzione di Gualtiero Cannarsi, adattatore e direttore del doppiaggio della versione italiana.
    Nato originariamente come cortometraggio promozionale per la Japan Airlines e solo successivamente tramutato in film per il cinema, Porco Rosso è una storia in cui, in tutta libertà, il regista Miyazaki concentra tutta le sue passioni, come quella per il volo e i velivoli, dovuta alla professione del padre, che lavorava in una fabbrica di aerei.
    Di Porco Rosso s'è detto tanto e nel corso degli anni si sono avvicendate diverse chiavi di lettura della vicenda dell' aviatore porcino. Tuttavia, il consiglio dato agli spettatori da Gualtiero Cannarsi è quello di approcciarsi alla visione considerandolo non un film intellettuale, ma una pellicola per svagarsi e divertirsi, così come si è divertito lo stesso regista durante la realizzazione.

    La vicenda di Marco Pagot, originalissimo eroe solitario dalle fattezze di un maiale antropomorfo, è avvincente, spiritosa, nonché dotata di un grande fascino. Magari, per noi spettatori italiani, l' ambientazione del film non sarà un luogo esotico e lontano come per gli spettatori giapponesi, ma potremo anzi ritrovare nei 90 minuti circa della durata del lungometraggio echi di racconti di un tempo lontano, che ci venivano narrati dai nostri padri o nonni o, chissà, magari avremo potuto vivere direttamente in prima persona. Il regime fascista, i ricordi di guerra, gli americani smargiassi, le grandi famiglie numerosissime con enormi tavolate a cui ci si sedeva pregando il Signore prima di consumare il pasto, tutto questo è descritto con finezza e gran cura nel lungometraggio, e a noi spettatori italiani non può che far piacere come un regista nipponico, pur con qualche strafalcione linguistico nei manifesti o nelle insegne, si sia impegnato per rendere un così accorato omaggio al nostro paese e alla nostra storia.
    Porco Rosso è un film che nasconde in sé diversi temi. C'è una vicenda spiritosa e divertente, con parecchie citazioni ai vecchi cartoni animati occidentali (ad esempio il boss dei pirati dell' aria che ricorda Bluto, il rivale di Popeye), baruffe in salsa slapstick, cartooneschi incontri di pugilato per amore di una donna e una gran simpatia che ammanta tutti i personaggi, ma c'è anche una velata critica al fascismo e alla guerra, esemplificata dalla metamorfosi in maiale del protagonista, cui si possono caricare con poca difficoltà diversi simbolismi, nonostante l' elemento sovrannaturale venga soltanto lasciato intendere e mai spiegato nel dettaglio. E' un film maturo, originale, a tratti romantico, ammantato da un' aria di malinconia, che ci parlerà d' amore, di fiducia nel genere umano, di un anelito alla libertà perfettamente rappresentato dal volo, ma è anche una vicenda di grandissima simpatia capace di strappare più di un sorriso allo spettatore (e, naturalmente, anche qualche lacrimuccia).
    Un film animato per adulti, che potranno apprezzarne maggiormente il setting storico e diverse tematiche, ma che, con diverse chiavi di lettura, si presta anche ad una visione scanzonata e divertente da parte dei più giovani, aiutato anche da un protagonista sì tormentato, romantico e malinconico, ma anche molto azzeccato e simpatico a livello grafico.

    Come da standard dello Studio Ghibli, il comparto tecnico è di prim' ordine e, pur essendo del 1992, Porco Rosso potrebbe tranquillamente rivaleggiare con i film animati più moderni, coi suoi colori accesi e vividi, i suoi disegni sobri e ormai collaudati, le sue animazioni curatissime e una colonna sonora, curata dal solerte Joe Hisaishi, che accompagna in maniera emozionante sia i momenti più scanzonati che quelli più seri della storia. Sarà impossibile non emozionarsi sentendo, sui titoli di coda, una toccante rielaborazione, ad opera della doppiatrice di Gina, Tokiko Katou, di "Le temps des cerises", storico pezzo del 1866 di Jean-Bapiste Clément e Antoine Renard.
    L' adattamento italiano, come precisato dallo stesso Cannarsi in apertura della proiezione, è stato curato in maniera fedelissima all' originale e persino i doppiatori scelti hanno una piacevole corrispondenza col tono delle voci giapponesi.
    Data l' ambientazione settentrionale della storia, personalmente non avrei disdegnato qualche voce milanese più particolare, ma anche il cast romano scelto, seppur qualche voce si fosse già sentita in film Ghibli usciti precedentemente, ha svolto un ottimo lavoro riuscendo ad entrare perfettamente nello spirito dei personaggi e a renderli vivi. A dar la voce a Marco c'è uno scostante Massimo Corvo (Gendou Ikari in Evangelion, Fujimoto in Ponyo sulla scogliera, Jafar in Aladdin), mentre Gina, Curtis e Fio sono doppiati rispettivamente da un' affascinante Roberta Pellini (voce di Nicole Kidman in Moulin Rouge), un convincente Fabrizio Pucci (Barda in Deltora Quest, Charlie in Street Fighter II V) e una bravissima Joy Saltarelli (Mai in Pretty Cure Splash Star). Da segnalare è poi uno scoppiettante Paolo Buglioni (Duffy in Laputa: Il castello nel cielo, Cobra Bubbles in Lilo & Stitch) nel comicissimo ruolo del boss dei pirati dell' aria.

    Porco Rosso, uno dei più celebri titoli firmati da Miyazaki, giunge dunque, finalmente, nel paese che gli è più consono, l' Italia, preceduto da una grandissima fama.
    L' anteprima al Festival del Film di Roma si conclude con un caloroso applauso da parte del pubblico, che in diversi punti della proiezione aveva gioiosamente riso di tutto cuore.
    E' ancora presto per dire se il successo riscosso all' anteprima potrà ripetersi una volta che il film sarà uscito ufficialmente nei cinema dello Stivale. Tuttavia, il lavoro svolto da Gualtiero Cannarsi e dal distributore Lucky Red merita un riconoscimento e il film, particolare e di gran fascino, merita indubbiamente una visione, confermandosi come una delle migliori opere del regista Hayao Miyazaki, dunque possiamo ben sperare.
    Porco Rosso è un' opera straordinaria, forse ben più adatta a noi spettatori italiani di quanto lo stesso autore originariamente non pensasse. Un film da mostrare ai piccoli, che potranno apprezzarne il simpaticissimo protagonista e le scanzonate baruffe, ma soprattutto ai grandi, che si godranno una vicenda matura e ben narrata, con diversi rimandi alla nostra storia passata e al nostro paese in cui non potranno non ritrovarsi.
    Perchè pirati si nasce, e all'arrembaggio si va, con la bandiera che sventola, per dire "siamo qua!".
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  • Porco Rosso parla come parlerebbe un "filosofo dell'aeronautica" degli anni '30. Che poi è quello che è Marco Pagot. Se ci uniamo Massimo Corvo al doppiaggio più in forma che mai, siamo a posto. Il doppiaggio di Porco è perfetto.
  • Finalmente ho visto anche porco rosso, ma mi riesce difficile dargli un giudizio netto.

    Da una parte è un film spiritoso e folle, con ottimi comprimari e un meraviglioso setting. Inoltre porco è un personaggio di rara grandezza,
    nel suo malinconico disincanto e nella sua storia con gina. I pirati dell'aria sono poi un gruppone di amabili malviventi.

    Dall'altro lato il periodo leggero si sente, per cui la storia esiste marginalmente e in fondo non è così importante.

    In ogni caso, il meraviglioso finale implicito è una degna conclusione e ci consegna le giuste dosi di malinconico romanticismo. Ed è ciò che mi fa apprezzare questo film.
  • Sì beh, confermo che Porco Rosso rimane il mio Miyazaki (ma diciamo pure il mio Ghibli) preferito, un pelo sopra a Laputa. Il solo Porco è un personaggio di un carisma incredibile, aggiungiamogli le solite adorabili canaglie miyazakiane rappresentate dal piratume vario, mettiamoci dentro Fio che mi parla di onore piratesco, duelli onorevoli tra "veri uomini"... tutto questo per me è un mix irresistibile. I toni saranno anche scanzonati, i conflitti giocosi per la maggior parte, ma per tematiche è tra i Ghibli più adulti di sempre, con lo spettro del fascismo e di una guerra inutile a fare da sfondo e la maledizione di un rinnegato che ha imparato a convivere con ironia con un mondo che gli ha portato via (quasi) tutto. La scena onirica del cimitero dei piloti è tra le più malinconiche di sempre, le musiche fantastiche, credo che raramente Joe Hisaishi abbia composto di meglio. Mammaiuto!
  • Visto solo ieri sera e mi pento di aver aspettato così tanto! In particolare i due personaggi femminili, Fio e Gina, che nonostante siano molto diverse e forse quasi gli antipodi, sono entrambe la "salvezza" del porco. Quando Fio crolla dopo aver affrontato a viso aperto i pirati? Una delle scene più empatiche che io ricordi...
    Se vuoi puoi dare un'occhiata al mio blog!
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