[Hayao Miyazaki] Kiki: Consegne a Domicilio

Hayao, Isao e tutto il baraccao. L'Oriente a regola d'Arte dove fare amicizia con streghette, strani esserini e maiali volanti, ed incontrare castelli fra le nuvole e mondi microscopici.
  • Rimandata ancora l'edizione italiana dell'artbook di Kiki per Planet Manga

    http://ghiblitalianblog.tumblr.com/post ... dopo#notes

    *edit*

    l'articolo è vecchio ma ancora valido, nel senso che stando al sito panini l'artbook dovrebbe uscire domani 11 Luglio, chissà XD
  • Bellissimo. Quello che va da Totoro a Porco Rosso è sicuramente il periodo di Miyazaki che mi piace di più, e questo film non fa eccezione. Kiki è adorabile, così come gli altri personaggi. Una storia che ti rapisce, facendoti dimenticare del tempo che passa. Non vedo l'ora di comprare il blu-ray.
    Valerio ha scritto: infatti il personaggio a un certo punto del film smette di essere un gatto parlante, simboleggiando la fine per Kiki dell'età infantile
    Questa è una tua intuizione o l'hai letto da qualche parte? Chiedo perchè la cosa non era molto chiara.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Interpretazione "ufficiale", diciamo. Cannarsi conferma. ;)
  • Ok, grazie. ;)

    Riferirò alle mie amiche ancora più perplesse di me.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • In arrivo a Ottobre:

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  • Din don! Il Blu-Ray, è uscito, eh!


  • Ecco il teaser del film live action di Kiki :P

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  • Non uno dei miei preferiti, ma un gran bel film.
    Riguardo alla perdita (temporanea) dei poteri di Kiki pare che tutto inizi con l'enorme delusione causata dalla nipote della nonnina che non gradisce lo sformato preparatole con tanto amore, cade la pioggia e forse il maltempo rappresenta anche lo stato interiore della piccola strega. la mattina dopo ha la febbre e il suo gatto comincia a provare interesse verso la micina della vicina. L'infanzia sta passando, l'entusiasmo svanisce e affiorano i cattivi pensieri. L'ultimo passo verso la perdita della magia forse è lo strano comportamento che adotta Kiki quando incontra le amichette di Tombo, si tratta di gelosia?
    Ma la magia riemerge quando decide con tutto il cuore di aiutare il prossimo, in quel caso il suo migliore amico.
    Però c'è un'altra questione: la magia/talento.
    Si parla davvero di magia in questo film, o come sostiene la pittrice Ursula, c'è il sangue della strega come del pittore? La stregoneria è in realtà un talento e ad una certa età bisogna uscire dalla famiglia e sapersela cavare da soli e se all'improvviso questo talento scomparisse che ne sarebbe di noi che fino a questo momento ci eravamo identificati con esso? Pare che alla fine attraverso l'amore lo si ritrovi, pare...
  • C'è anche il sangue del fornaio! Uno dei miglioramenti del testo tra le due versioni è che Osono è 'panettiera', il fornario è il fornaio: è un artigiano. ^^

    Le consegne espresse della strega è davvero il mio film preferito di Miyazaki Hayao, insieme a Porco Rosso. :-)

    Ho notato che, generalmente, in molti cercano una 'causa scatenante' nella perdita dei poteri di Kiki. Da ragazzo la cercai anch'io. Ma non c'è nessuna causa precisa. ^^;

    La nonna con la nipote stronzetta non è un dramma. E' una cosa normale. Kiki è una campagnola che arriva in città, pensa che tutti le vorranno bene, e invece in città non sei nessuno. Questa indifferenza, questa distanza, porta Kiki a chiudersi in sé stessa. Cito Miyazaki: "Kiki oscilla tra il conforto del rifiuto sdegnoso e la necessità umana della compagnia dei suoi simili".

    Il film parla di questo, nulla più. Parla di crescita come "ingresso in una società che ti tratta come un'adulta, che non ti regala niente". In questo senso l'unico film di Miyazaki affine a Kiki è proprio Sen to Chihiro, con tutte le mille differenze del caso.

    Ma, per esempio, quando Kiki all'inizio risponde alla madre, dicendo "ma non posso sapere se tra un mese ci sarà la luna piena!", Miyazaki nella sceneggiatura scrive: "Con l'egoismo tipico di una figlia unica". Sic.

    Kiki è una campagnola viziata e spensierata. Lo si vede anche da come tratta il padre, a cui dice "scusami tanto" ma non gliene importa niente, si sente. E' una bimba coccolata dalla famiglia e dal paese, con le sue amichette che l'ammirano con cui lei se la tira un po'.

    In città, invece, solo schiaffi in faccia.

    Crescita.

    Quindi non c'è da prendere il lato 'commedia' del tutto come focale. E' solo la crescita. E' quando ti rendi conto che pensavi di non avere bisogno di nessuno perché in realtà hai sempre avuto attorno affetti vicinissimi che davi così per scontati che manco li consideravi, e quando non li hai più senti un vuoto mai provato. E ti devi ricostruire d'accapo.

    Non è che le ragazzine di città siano 'cattive', o 'stronze'. Sono solo ragazzine che hanno la loro vita, diversa da quella di Kiki. :-)
    Del resto la stessa Kiki in campagna "se la tirava" con le amichette come ora qui le cittadine fanno nel loro gruppetto.

    Credo che la 'risoluzione interiore' di Kiki avvenga nella baita di Ursula. Ursula parla del 'sangue del pittore, sangue della strega, sangue del FORNAIO', nel senso che cita l'artigiano, non il panettiere come è panettiera anche Osono. E' un dettaglio importante. I termini sono diversi. Ci si può sentire anche 'il sangue dell'animatore'. E' questa visione che Miyazaki ha dell'artigianato come messa in atto del talento, della propria inclinazione. Del resto, il fornaio in Kiki viene sempre visto come un 'silenzioso mastro', a suo agio più con le sue teglie che con le persone. In ogni caso, direi che con la assoluta spoetizzazione della magia che fa Ursula, che la vede al pari di ogni altra umana capacità (niente di sovrumano), Kiki è risolta.

    Quanto alla 'crisi' finale, c'è da dire che l'incidente del dirigibile è farina narrativa del sacco del regista, non dell'autrice del soggetto originale. Ci voleva un climax che portasse a desiderare davvero di volare, che la porti a sentirne il bisogno. Perché non può più farlo per gioco e per diletto, come da piccola, e a farlo per lavoro e basta ancora non ci riusciva. La piccola è proprio nel momento della crescita. ^^ Quindi la 'crisi del dirigibile' è una cosa un po' scenica e un po' necessaria per far 'scattare' in Kiki quell'intensità di desiderio di quando dice 'Vola!' allo scopettone, in mezzo alla strada (e l'audio va a muto). Una motivazione. Improvvisa. Impellente. Che travolge tutto.

    Avete presente quando una ragazzina fa la depressina, perché in realtà vorrebbe coccole. Ostenta il suo malessere nell'inconscia pretesa che qualcuno la commiseri. E' storia d'ogni giorno, anche oggiogiorno. Poi, però, magari capita una cosa tanto grossa, tanto sovradimensionata, che spazza via tutto. Quindi, Miyasan aggiunge 'la crisi' e 'la risoluzione efficace' (quella interiore era già avvenuta nella baita di Ursula), e da un finale davvero finale alla vicenda, che poi lascia spazio all'epilogo durante la canzone di chiusura e a seguire. :-)

    Infine, dato che sono un chiacchierone, vorrei ora lasciare la parola a... Miyazaki Hayao! :-)

    Incollo di seguito la traduzione (supervisionata da me personalmente, indi mi assumo responsabilità di correttezza) del 'progetto originale' di Majou no Takkyuubin, che era contenuta anche nel pressbook ufficiale di Lucky Red per il film (è una cosa davvero bella, che lo fosse!).

    Le evidenziature sono mie, invece. ^^
    Il romanzo originale, Kiki - Consegne a domicilio, scritto da Eiko Kadono, è una splendida opera di letteratura per l'infanzia che raffigura con grande calore l’abisso che separa indipendenza e dipendenza nelle speranze e nello spirito delle ragazzine giapponesi di oggi.
    Una volta, i protagonisti delle storie per ragazzi ottenevano l’indipendenza economica, che allora coincideva con quella psicologica, dopo aver superato delle difficoltà. Tuttavia, nella società di oggi, in cui chiunque può guadagnare denaro passando da un impiego temporaneo all’altro, non c'è collegamento tra indipendenza economica e indipendenza psicologica. Nella nostra epoca, la povertà non è più tanto materiale, quanto spirituale.
    In un’epoca in cui lasciare la sicurezza della propria casa non è più niente di speciale, e vivere tra estranei non significa niente più che andare al minimarket per trovare ciò di cui si ha bisogno, raggiungere una vera percezione di indipendenza può essere più difficile che mai, poiché richiede un processo di scoperta dei propri talenti e dell'esprimere se stessi.
    L’unica capacità insolita posseduta dall’eroina della storia, la tredicenne Kiki, è quella di saper volare. Inoltre nel mondo di questa storia le streghe non hanno molti talenti in più delle ragazze normali. Kiki ha l'obbligo di vivere per un anno in una città sconosciuta e mettere in atto il proprio talento per farsi riconoscere dalla gente come una strega a tutti gli effetti.
    È come per il caso di qualcuno che volendo fare l'animatore arrivasse da solo a Tokyo. Si dice che oggi ci siano circa 300.000 giovani che sperano di lavorare nell’animazione. Fare l'animatore non è poi un lavoro così strano. È relativamente facile cominciare e arrivare a guadagnarsi più o meno da vivere. Ma una particolarità della vita moderna è che, una volta che i bisogni quotidiani sono soddisfatti, comincia il vero problema della realizzazione personale. Kiki è protetta dalla vecchia ma ben conservata scopa della madre, ha la radio che le ha regalato il padre, e un gatto nero col quale ha così tanta intimità da essere quasi una parte di lei, ma l'animo di Kiki oscilla tra estraniazione e desiderio di compagnia umana. Nella sua vita vediamo riflesse le vite di così tante ragazzine giapponesi di oggi, che sono amate e sostenute economicamente dai loro genitori, ma che sognano le luci della città, dove stanno per recarsi per rendersi indipendenti. Anche la debolezza della determinazione di Kiki e la superficialità della sua comprensione del mondo si riflettono nel mondo giovanile contemporaneo.
    Nel romanzo originale, Kiki risolve i suoi difficili problemi grazie al suo animo buono per natura. Al tempo stesso, la cerchia dei suoi amici si allarga. Nella trasposizione cinematografica si è dovuto apportare qualche cambiamento. Il processo di sviluppo del suo talento è certamente piacevole, ma la psicologia delle ragazzine che vivono oggi nella capitale non è altrettanto semplice. Il problema principale per molte ragazze è battersi per sfondare la barriera dell’indipendenza, e ci sono troppe persone che ritengono di non aver mai ricevuto un singolo sostegno. Abbiamo pensato dunque che in questo film avremmo dovuto trattare seriamente il problema dell’indipendenza. Dato che i film creano sempre un’atmosfera più realistica, Kiki patirà più dure difficoltà e soffrirà la solitudine più che nell’originale.
    La prima immagine di Kiki che si avrebbe incontrandola sarebbe quella di una ragazzina che vola nel cielo notturno della capitale. Molte luci brillano, ma non ce n’è nessuna che rappresenti per lei un cenno affettuoso. Lei è estraniata mentre vola nel cielo. Si pensa comunemente che la capacità di volare significhi libertà dalla terra, ma la libertà è accompagnata dall’angoscia e dalla solitudine. La nostra eroina è una ragazzina che ha deciso di identificarsi nella sua capacità di volare. Già molti cartoni animati per la televisione che trattano di streghette sono stati realizzati prima di questo, ma la magia è sempre stata il mero mezzo di realizzazione dei sogni delle ragazzine. Le quali diventavano sempre delle piccole star senza problemi. La strega di Kiki - Consegne a domicilio non possiede questo comodo genere di potere magico.
    I talenti da strega di questo film sono davvero poco più di quelli posseduti da qualsiasi ragazzina reale.
    Stiamo progettando un lieto fine. Mentre Kiki vola sulla città sente un legame forte che la unisce alla gente che vive lì sotto, ed è felice di essere se stessa. Speriamo di riuscire a rendere il film abbastanza convincente da far concludere agli spettatori che il finale è positivo, piuttosto che farli meramente sperare che lo sia.
    Penso che questo film raggiungerà il suo obiettivo, che è quello di trasmettere un senso di solidarietà ai nostri giovani spettatori: le ragazzine del mondo di oggi che non rinnegano la gioia della gioventù, ma che non se ne lasciano trascinare via, divise tra libertà e dipendenza (già che tutti siamo stati ragazzi un tempo, e i più giovani membri del nostro staff vivono oggi questi stessi problemi). Allo stesso tempo, sento che il potenziale fondamentale di questo film quale prodotto di intrattenimento risiede in questo punto, e che susciterà l'immedesimazione degli spettatori.

    – Hayao Miyazaki
    1989
    Di mio, trovo semplicemente meraviglioso quanto di concreto ci sia dietro al progetto. Il riferimento alla società giapponese coeva al film, alle ragazzine e ragazze giapponesi del tempo. Miyazaki aveva in testa tutto questo, quando ha fatto il film. Si crede e si dice sempre che l'arte sia una cosa universale, perché ci si sente romantici e ispirati nel dirlo, ma la verità -io credo- è che un uomo può parlare solo per sé, per quello che ha vissuto e pensato. Ogni uomo è solo un singolo uomo. Per questo credo sia sempre bello, arricchente e spesso necessario addentrarsi nel mondo lontano di un uomo lontano, quando si vuole fruire davvero l'opera di un autore straniero. :-)

    Il parallelismo con i lavoretti temporanei (arubaito) dei giapponesi 'freeter', il poter vivere una 'finta indipendenza' materiale nella solitudine alienante della città, la difficoltà di scolpire la propria personalità adulta... non trovate che siano temi più attuali che mai?
  • Bene, quanti chiarimenti! Quindi la perdita dei poteri avviene così all'improvviso senza una vera causa scatenante, nessuna allegoria insomma, nessun simbolismo. Non so se rimanerne delusa, penso sempre che le cose che ci accadono nella vita servano ad insegnarci qualcosa, immaginavo che una volta persi i poteri ne avrebbe capito la reale importanza, non li avrebbe più usati solo per gioco o per guadagno, ma per aiutare gli altri. Trovo che avere un talento sia piuttosto pericoloso se non si trova la giusta strada, quando sei piccolo pensi che tutti ti tratteranno bene solo perchè sei "speciale", ma in effetti trovo che Kiki sia speciale non perchè sa volare ma perchè è una brava ragazza, ha aiutato la nonnina rinunciando al suo appuntamento, ha pulito la baita di Ursula in cambio del pupazzetto a forma di gatto che poteva ottenere senza chiedere chi ci fosse nella baita, bastava afferrarlo e scappare via. Mi tornano alla mente le lettere di W.A.Mozart al padre Leopold in cui si lamenta che a Vienna nessuno lo trattava per quel che meritava ( e lui aveva 26 anni non 13 ). Ma il talento è a volte l'unica cosa che ci trattiene in questo mondo in cui tutto pare ostile, per fare del bene agli altri? Per volontà Divina? Beethoven si sarebbe tolto la vita se non avesse avuto la Musica.
    Tornando a Kiki: trovo sia un bellissimo personaggio, non è facile diventare adulti, soprattutto in quest'epoca dove gli adulti spesso non lo sono davvero.
  • Sì, al di là della trovata scenica del potere del volo e del parlare con un gatto, Kiki è il personaggio più realistico che Miyazaki abbia mai fatto - fino a Kaze Tachinu.
    Si dirà: eh beh, né personaggio né storia sono creazioni originali di Miyazaki. Ed è vero. In effetti, a pensarci, lo stesso capita anche un po' per Howl no Ugoku Shiro.

    Ma è per questo che adoro Majo no Takkyuubin. Perché tutto l'elemento fantastico, per una volta, invece che meramente scenico è schiettamente funzionale alla realtà umana della storia, del personaggio, di tutto. Quando lo vidi per la prima volta, non ci avevo capito davvero nulla. ^^; Fu anche il primo 'film Ghibli' che vidi con la coscienza di cosa stessi vedendo e dei suoi autori. A diciassette anni, quasi vent'anni fa, da poco cominciata la mia attività professionale nell'editoria del settore, lo vidi in giapponese senza sottotitoli, come si usava allora tra gli appassionati. Ciononostante, sono ancora imbarazzato per la domanda che mi posi: "Perché perde i poteri?". Da bambinone occidentale, cercavo una causa efficiente: "Forse perché ha preso la febbre?", "È perché si è innamorata?"… che buffo! Non avevo capito nulla. Ero troppo giovane, troppo ingenuo, troppo sciocco. O forse troppo di tutti e tre, per capire quanto questo film fosse realistico.

    "Realistico"? Un film la cui protagonista è una streghetta? L'animazione giapponese ci ha fatto vedere decine di fantasiose piccole streghe, ma questo film è in effetti proprio l'antitesi, la nemesi di quella tradizione narrativa animata: Majo no Takkyuubin è senza dubbio il film più realistico che Hayao Miyazaki abbia mai realizzato. A differenza della maggioranza delle sue giovani eroine, Kiki è una ragazzina vera, non ideale. A dispetto del suo essere una strega, pensa e si comporta realisticamente. È un'impulsiva (anzi, un'avventata!), sempre preda di facili entusiasmi, e quindi prone alla noia, alla depressione. Ha momenti di frivolezza, di antipatia. Ha sbalzi di umore. È bene educata e di buon cuore, 'vuole fare' la brava bimba con gli adulti, ma quando poi parla 'in privato' col suo amico gatto ha tutt'altro tono di confidenza e schiettezza. Ancora: è semplicemente una realistica tredicenne, anzi una realistica psicologia di tredicenne giapponese dei giorni nostri (ok, del 1989). Miyazaki l'ha voluta così, è stata sua precisa intenzione caratterizzarla in questo modo. E così il suo 'talento' di strega, il suo saper volare, è totalmente deprivato di ogni componente di fascino magico e straordinario: fuori e dentro la simbologia narrativa tutto è rimesso alla realistica normalità di una capacità umana come ce ne sono tante. Perché il sangue della strega, il sangue del pittore, il sangue del panettiere, alla fine sono la stessa cosa.

    Davvero Majo no Takkyuubin è la storia della crescita individuale vista come conquista dell'indipendenza materiale e spirituale. E della ricerca del proprio posto nella società produttiva, che passa attraverso la trasformazione del proprio 'talento', di ciò che magari in infanzia si faceva per divertimento e totale semplicità, in un responsabile lavoro che si svolge per vivere. Per Kiki, è il volo. Capita di disamorarsi anche di quel che si ama sin da bambini, quando si inizia a doverlo fare per forza. Si perde il gusto di farlo. Si perde l'ispirazione e la voglia di farlo. Si perde proprio la capacità di farlo, persino. E così capita a Kiki, perché questo è un film realistico. Ma alla fine ciascuno crescendo dovrebbe mettere in atto il proprio 'talento', facendo quello che sa fare, e viverne.

    Non è dunque per il mio pur dolce ricordo adolescenziale, ma al contrario per tutto ciò che allora non avevo capito, ovvero per il suo essere così intensamente ma delicatamente educativo, che questo è il mio film preferito tra tutti quelli di Miyazaki Hayao. Lo è da allora e lo è a tutt'oggi, quando lo trovo ancora così tremendamente attuale, nella sempre più alienante società postmoderna dei consumi compulsivi, in cui riuscire ad affermare realmente la propria individualità, la propria personalità, diventando così realmente adulti, sembra diventare un percorso di formazione sempre più nebbioso.

    Questo è il mio film preferito perché credo che le giovani generazioni contemporanee avrebbero bisogno di film realistici come questo.
  • Capita di disamorarsi anche di quel che si ama sin da bambini, quando si inizia a doverlo fare per forza. Si perde il gusto di farlo. Si perde l'ispirazione e la voglia di farlo. Si perde proprio la capacità di farlo,
    In pratica è la mia storia dopo essere entrata in conservatorio nella classe di composizione, ho abbandonato gli studi al quinto anno, complici anche pessimi insegnanti. La musica non era più quel fuoco che avevo sempre sentito, era diventata talmente astratta e distante. Chissà se come Kiki anche io riuscirò di nuovo a volare...
  • E' un po' anche la mia storia, se vogliamo, e credo la storia di tutti quelli che cercano di fare di una passione giovanile una professione adulta.

    Credo che come Kiki anche tu ce la farai. Nel mio caso, a parte seguire quotidianamente i consigli di Ursula, in generale ho dovuto trovare un nuovo scopo, una nuova 'prospettiva finalistica'.

    Mi sono reso conto che, nella passione giovanile, fare le cose che 'ci piace fare' è un fine a sé stesso. Le si fa per farle, perché il farle è lo scopo del farle, non c'è alcuna ragione ulteriore.

    Fare qualcosa che ci piaceva fare *finalizzandolo* a qualcos'alto, di ulteriore (una retribuzione, il superamento di una prova, la soddisfazione di un superiore), è difficile. La bellezza e la purezza di ciò che amavamo fare in totale disinteresse ne sembrano anzi sporcate. O almeno, io ho provato e provo questo. Finalizzare nella vita adulta una passione giovanile per me è difficile per questo.

    Per me è una lotta continua, ma sono certo che anche tu saprai ritagliare delle aree incontaminate all'interno di un mondo che è probabilmente "sporco" in modo ineluttabile, ma in questo forse anche incolpevolmente.

    La mia soluzione è molto luterana (la libertà è dentro di noi, individuale, non fuori di noi, dove è la convivenza civile), forse un po' da isolatra, forse persino un po' da eremita, o da asceta, ma riesco a sopravviere. Per ora. Almeno.

    In bocca al lupo! :-)

    E complimenti per il tuo talento.
    E' affascinante e prezioso.
    Ultima modifica di Shito il domenica 24 novembre 2013, 23:06, modificato 2 volte in totale.
  • In bocca al lupo! :-)

    E complimenti per il tuo talento.
    E' affascinante e prezioso.
    Crepi!
    Già, la musica è un bel dono :)


  • E' così deliziosamente pacchiano :asd:
  • La nota positiva è l'assenza di un gatto parlante, cose che in live-action sono proprio grottesche...
  • Valerio ha scritto: E' così deliziosamente pacchiano :asd:
    Sono inevitabilmente d'accordo, e un po' stranito dalla fotografia così accesa: semplice atmosfera o voluto omaggio al film Ghibli? Il regista viene dall'horror, suoi The Grudge 2 e Tormented quindi sono abbastanza curioso di vedere la gestione del tutto.
    Shito ha scritto:La nota positiva è l'assenza di un gatto parlante, cose che in live-action sono proprio grottesche...
    Giusto, meglio i bagarozzi
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  • Ahimé, pare che il gatto di pezza, o CG, o quel che sia... alla fine ci sia:

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    In effetti potrebbero farne un ulteriore testimonial di Vodafone Italia, visto il trend. Basta farlo parlare in romanesco (che è assai in voga): Gigi er gatto, e passa la paura! :-(
  • Eddy ha scritto:
    Valerio ha scritto: E' così deliziosamente pacchiano :asd:
    Sono inevitabilmente d'accordo, e un po' stranito dalla fotografia così accesa: semplice atmosfera o voluto omaggio al film Ghibli?
    Non credo tuttavia che questo live-action sia una trasposizione del film Ghibli (non vedo copyright di sorta in giro), ma un'altra trasposizione filmica del libro originale.

    Dirigibili non se ne vedono. L'ambientazione non mi pare europeista/scandinava. Vedo molti personaggi che Miyasan non ha trattato.

    Quanto all'essere "solare" del tutto, beh, credo sia una cosa propria del soggetto originale, appunto.
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