[Gorō Miyazaki] I Racconti di Terramare

Hayao, Isao e tutto il baraccao. L'Oriente a regola d'Arte dove fare amicizia con streghette, strani esserini e maiali volanti, ed incontrare castelli fra le nuvole e mondi microscopici.
  • anch'io l'ho comprato ma non ho ancora visto gli extra. in compenso ho finalmente visto il film. Al solito, ho adorato il tipico prologo dei fantasy, il vagabondaggio, la vita isolata in campagna, ecc... e, al solito, mi ha deluso il finale action... e, al solito, come tutti i film Ghibli non ho ancora ben capito la trama :D
    LOL, ma io mi chiedo... non sono film originali, sono tratti da romanzi, per di più occidentali, come diavolo fanno a incasinare la trama ogni volta?!

    ad ogni modo, bella edizione, all'esterno almeno. gli extra mi paiono pochi e inutili, ma mi vedrò lo storyboard...
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Esce il 13 agosto negli USA, giusto un po' in ritardo. La cosa interessante è che il doppiaggio americano è diretto da Gary Rydstrom, intervistato in merito qui: http://www.sfgate.com/cgi-bin/article.c ... 1EOBCT.DTL
    Nel cast, Willem Dafoe, Timothy Dalton, Mariska Hargitay e Cheech Marin.
  • ... E con quattro anni di ritardo, Goro si prende la sua dose di bastonate americane.

    http://www.awn.com/blogs/ricks-flicks-p ... ea-2010-12
    http://www.ew.com/ew/article/0,,20409534,00.html
    http://www.huffingtonpost.com/marshall- ... 79777.html

    Rick DeMott, AWN: "Con un personaggio principale così solenne [Arren], il film diventa Il Signore degli Anelli filtrato attraverso il diario di un ragazzino emo".

    Non penso ci sia pericolo di vederlo selezionato per i prossimi Oscar.
  • Franz ha scritto: Al solito, ho adorato il tipico prologo dei fantasy, il vagabondaggio, la vita isolata in campagna, ecc... e, al solito, mi ha deluso il finale action...
    Visto oggi. Sono completamente daccordo.
    La prima parte mi è piaciuta molto. Il finale no!
    Franz ha scritto:come diavolo fanno a incasinare la trama ogni volta?!
    Più che incasinata (nel senso di difficile) è che proprio la sceneggiatura ha buchi e non si capisce nulla di quello che è accaduto e soprattutto PERCHE'. Ci sono cose date per scontate ed altre assolutamente non spiegate.

    Ma l'hanno rivisto questo film? Mah.

    E' la prima volta che mi accade con un film ghibli di non capire quasi niente.
    Il mio Twitter!
  • Rebo ha scritto:Visto a 16x lo storyboard completo e... Mi stupefaccio: ma Goro è veramente BRAVO a disegnare.
    Colgo l'occasione per correggermi: grazie allo storyboard cartaceo ho scoperto che tutto ciò che c'è di bello tra quei disegni è opera di Akihiko Yamashita. :P
    Però nei disegni fatti per l'ultimo film, Kokuriko-zaka Kara, si vede un miglioramento evidente della mano di Goro. Che rimane comunque molto legnosa nel gestire le pose e le espressioni dei volti...
  • Non mi pare che Miyazaki Goro -come Takahata Isao, del resto- disegni nulla che vada in animazione: disegna solo gli e-konte, neppure un genga o un douga.
  • Mod XXII ha scritto: Più che incasinata (nel senso di difficile) è che proprio la sceneggiatura ha buchi e non si capisce nulla di quello che è accaduto e soprattutto PERCHE'. Ci sono cose date per scontate ed altre assolutamente non spiegate.

    Ma l'hanno rivisto questo film? Mah.

    E' la prima volta che mi accade con un film ghibli di non capire quasi niente.
    Io trovo fabula e intreccio molto lineari.

    Arren, un adolescente figlio del benessere in un'epoca decadente e corrotta, vive nell'angoscia/ansia (fuan) esistenziale. Il suo stato lo porta a momenti di conflitto col sé e con gli altri prossimi alla sindrome bipolare. Accoltella il padre da cui si sente 'trascurato', sebbene pure lo stimi come uomo. Non sa perché lo fa. Poi fugge. Tutto annaspando. E' una persona per cui la vita, da sempre garantita e gratuita, non ha alcun senso né valore.

    Sarebbe sbranato dai lupi di Takahata (Hols no Daibouken) se non intervenisse l'Arcimago Ged, a.k.a. Sparviere, l'uomo della misura, dell'equilibrio esistenziale, della conoscenza responsabile delle cose (tutta la magia della LeGuin è metafora di 'coscientia est potentia', no?). Si accoda a Ged, che avverte il turbamento che incombe sul mondo, passa da una corrotta città, dove rischia di cadere vittima della droga quale scappatoia dalle sue angoscie, poi vede i drogati terminali e -giustamente- vomita. Salva una ragazza uscita da Shuna no Tabi, ma nel farlo torna vittima del furore cieco del suo nulla esistenziale: "E che mi importa di morire?". Alla damigella questo non piace. Poi finisce lui stesso preda degli schiavisti, salvo essere salvato da Ged che però può salvare solo chi ha ancora la forza di salvarsi. Arrivano da una vecchia amica di lui, Tenar, ex-maga che vive come contadina insieme alla ritrovata ragazzina salvata da Arren, chiamata Therru. Momenti di pacificazione bucolica. Therru è riottosa a cause di passate ferite, per lei sopra a tutto brilla i valore della vita, la vita per la vita. Quando Arren si apre con lei, poi decide di andarsene perché si sente sempre inseguito.

    E' inseguito da sé stesso, dalla sua coscienza.

    Frattanto, il potente mago Aracne, ossessessionato dal timore cieco della morte, del non-essere, e vittima del suo delirio di onnipotenza, muove i fili della sua vendetta contro Ged, che già ebbe a bastonarlo. Decide di sfruttare le debolezze di Arren: lo rapisce prima, lo seduce dopo. Gli fa capire che lui in realtà teme la morte, e gli promette l'immortalità, che -gli dice- l'Arcimago vorrebbe solo per sé. Fa quindi rapire Tener per attrarre Ged in un tranello: nel castello di Aracne la magia di Ged è inibita.

    Ged accorre e cade nel tranello. Aracne muove le fila di Arren, sua marionetta, che si scaglia contro Ged. La prima risoluzione di Arren avviene in un abbraccio paterno che era stato a lungo negato al ragazzo: il senso della vita umana *è proprio* nella sua finitezza, che dà valore allo sforzo di vivere (qualcuno ha visto Casshern?).

    Cito:

    Devi ascoltarmi, Arren. A questo mondo, esseri che continuino a vivere per l’eternità non possono esistere. La cognizione dell’uomo che un giorno giungerà la propria morte… è il meraviglioso dono che noi tutti abbiamo ricevuto dal cielo. Ciò che possiamo avere per noi, sono tutte e soltanto cose che un giorno dovremo perdere. In questo è il seme della sofferenza… ma anche un grande tesoro… e così pure la misericordia del cielo. E anche la nostra vita.


    Arren capisce, ma l'Arcimago è catturato e condannato, e Arren è preda di ciò che viene dopo l'angoscia: la disperazione (qualcuno ha letto Kirkegaard?).

    A scrollare questo Arren/Shinji dal suo torpore abulico totale non è Misato, né Asuka, ma Therru: che ha le idee ben più chiare. In primis conosce il valore della vita, e lo difende in quanto tale, femminilità 100%&. In secundis, ha incontrato la coscienza di Arren: la coscienza di Arren, il 'doppione' che lo tallonava, è 'la parte luminosa' di Arren (la coscienza) che, ottenebrato dall'angoscia, aveva finito per dividersi tra le sue componenti di luce e oscurità.

    Cito:

    L’animo di Arren era ormai ricolmo di ansie. Cibandosi di queste ansie, le Tenebre dell’Animo si sono accresciute. Tali Tenebre dell’Animo hanno così finito per rubare il corpo e fuggire… lasciando ciò che dovrebbe essere sempre insieme a loro. Ciò che dev’essere insieme alle Tenebre… è la Luce stessa. Ma questa Luce, vagando in cerca del suo corpo... ha finito col diventare un’ombra. Quel che ora tu stai guardando è soltanto ciò che sta inseguendo il proprio corpo: un’ombra.


    Dunque, l'Arren reale, quello che ha assassinato il padre e che abbiamo visto per tutto il film inseguito da questa 'ombra' altro non è che Arren che ha finito per separasi dalla Lyce dell'Animo, la coscienza...che continuava a inseguire Arren come un'ombra. Direi che la metafora è semplice. :-)

    Therru fa quindi una vera ramanzina femminile ad Arren. La vita dell'Uomo non è la vita dell'uomo. La piccola narrazione del singolo si risolve nella Grande Narrazione della specie (qualcuno ha letto Kojeve?).

    Cito:

    A: Therru…! La ‘cosa più preziosa’, che sarebbe mai?

    T: La cosa più preziosa è senza alcun dubbio la vita!

    A: Ma se ognuno finirà un giorno col morire… la vita si potrà mai considerare preziosa…? Anche sapendo che giungerà comunque la fine… nonostante questo non si può fare a meno di vivere?

    T: Ti sbagli! È proprio perché sappiamo che dovremo morire che la vita è così preziosa! Arren, a farti paura non è l’idea della morte… quel che ti fa paura è l’idea di vivere! Dire di poter anche morire subito… o di non voler morire per l’eternità… sono la stessa identica cosa! Tu hai solo paura di vivere l’unica vita che ti è data!

    A: ...!

    T: È soltanto per sé stessi che si vive? Io sono vissuta grazie a Tenar. Per questo io devo vivere. E vivendo, qualcun altro a seguire erediterà la vita. Lebannen!



    Il tutto si conclude con il secondo abbraccio di risoluzione per lui: dopo quello paterno, quello muliebre. Di comunione. Perché la coscienza di Arren si era già 'data' a Therru (rivelandole il proprio Vero Nome), e qui Therru ricambia, dandosi ad Arren con il suo Vero Nome: Tehanu. I due ora si 'conoscono', e Arren è risolto.

    I due vanno a salvare Ged e Tenar. Il terzo abbraccio è quello della fiducia: Therru salta sul vuoto fiduciosa che lui la prenderà (stessa cosa sarà con Umi e Shun, per salire sulla nave alla fine del film). Arren combatte contro Aracne riuscendo a sguainare la spada paterna (Arren è risolto), e Aracne mostra tutta la bruttura che celava dietro all'apparenza della bellezza fasulla. Prende in ostaggio Therru, inseguito da Arren, e ormai cieco (in tutti i sensi) la strangola. Ma Therru non muore, ovvero risorge, perché lei è la vita stessa, non dolo nei concetti che esprime, ma anche nel suo corpo: è un drago.La ricerca della vita eterna di Aracne, suprema incomprensione della vita, finisce quindi col consumare Aracne.

    Arren si separa quindi da Therru per tornare in patria e accogliere la responsabilità del sè.

    Fine.

    ----

    Cosa c'è di poco chiaro?

    La metafora schietta, violenta e vivida dei problemi della crescita nella società postmoderna del benessere diffuso mi pare impeccabile e preziosa.

    "Proprio ciò che è invisibile agli occhi".
    Ultima modifica di Shito il venerdì 22 novembre 2013, 16:50, modificato 1 volta in totale.
  • Lo rivedrei subito se solo mia sorella non avesse smarrito il Dvd... Devo ammettere che che non lo avevo apprezzato perchè tutto ciò che hai spiegato è percepibile solo dopo aver approfondito accuratamente i contenuti, evidentemente quando l'ho visto quell'unica volta non ero preparata. Continuo a pensare però che l'accoltellamento del padre sia eccessivo, è terribile, era anche un re molto amato ricordo; per quanto è evidente che non ha compiuto quel gesto seguendo la sua vera coscienza, trovo che sia stato scagionato troppo facilmente, senza sofferenza, mentre solo il dolore può ripagare per un atto tanto ignobile.
  • Sulla prima parte della tua osservazione: tendo a dissentire: senza alcuna provocazione, ti prego di credermi, ti chiedo se hai mai avuto a che fare con persone clinicamente depresse,magari pure sì, ma in ogni caso la cronaca nazionale è piena di storie di 'follia di violenza senza senso', anche da parte di ragazzi. Chi ricorda di quella coppia di adolescenti che uccisero madre e fratellino di lei, con coltellate ripetute? E non è un film.

    E' troppo facile ascrivere la realtà a una subconscia percezione di irrealtà. Bisogna assumerla, provare a empatizzare con essa, per cercare di prenderne reale coscienza.

    I ragazzi si drogano. Anche molti ragazzi ricchi, benestanti, intentato atti di autolesionismo o lesioni al prossimo, è un fatto.

    Quando l'angoscia (che è paura cieca, senza causa cosciente, sino alla percezione di soffocamento) prende il sopravvento, si compiono atti inconsulti. Scrivevo che Arren mostra sintomi di sindrome bipolare in modo ponderato: la sua mania di persecuzione, ad esempio, è un tipico sintomo di episodio schizoide, più o meno breve. Goro non nasconde nulla: lo sguardo, l'atteggiamento di Arren quando 'salva' Therru non è 'per fare figo', è per davvero. Ma del resto, poco prima andava bene anche farsi sbranare dai lupi.

    Sulla seconda parte delle tue osservazioni, concordo pienamente: se Arren si è davvero risolto, sulle sue spalle ora dovrebbe ricadere tutto il peso dei suoi atti pregressi, pienamente coscienti. Quindi sono d'accordo che uno dei difetti del film è che il finale ci mostra un Arren troppo pacificato oltre che risolto, troppo 'a cuor leggero'. Avrei preferito che nel congedo finale da Therru lui avesse espresso con maggiore grevità, foss'anco ora adultamente trattenuta, il dolore e il senso di espiazione necessaria per quello che ha fatto, e che dovrà scontare nel suo cuore prima che dinanzi a qualsiasi tribunale. L'accenno che ne fa è troppo lieve.

    Oltre a questo, posso solo augurarti di ritrovare il DVD (meglio il BluRay, non è velocizzato!) e provare a ri-leggere il film. E' un film cinematograficamente rozzo, quindi per paradosso anche se è tutto il contenuto spiattellato molto chiaro diventa difficile coglierlo. Ho rilevato che i più capiscono che sia stata "l'ombra" a trafiggere il padre di Arren, invece che Arren, sebbene (come ho citato) venga a chiare lettere spiegato il contrario. Semplicemente, la forma mentis sedimentata del fruitore tende a 'sovrascivere on the fly' una narrazione che assolutamente non risponde a quel sistema di riferimento.

    Indi, per paradosso "l'eccessiva semplcità" (e dico 'eccessiva' in senso proprio) di Ged Senki finisce per risultare la causa di una sua certa difficoltà di lettura.

    Senza dubbio, però, in questo possiamo dire che il dichiarato tentativo di fare "neoclassicismo dell'animazione giapponese" di Miyazaki Goro abbia colto nel senso: comesi sarebbe preso un brusco ritorno all'essenzialità del simbolismo botticelliano dopo la ridondanza del manierismo e del barocco?

    La risposta ai Preraffaeliti, quindi a Ponyo (Gran Mammare da Millais!), e poi ancora alla Principessa Kaguya, direi. :-)

    Goro con Ged Senki era dichiaratamente partito da Hols - il cerchio si è chiuso, ed è quadrato.
  • Purtroppo, come hai fatto notare, la realtà in cui viviamo è piena di esempi terrificanti, quindi un personaggio del genere potrebbe fare da esempio a molti giovani sbandati; la cosa che mi aveva infastidita è che nel trailer era stato spacciato per l'eroe del film, c'è la scena in cui si vede il coltello nel buio e poi l'accoltellamento in cui si sente "forze oscure tramano nell'ombra" e poi lui con la spada in un'altra scena " solo un ragazzo coraggioso potrà salvare il paese dal caos", quindi sono rimasta spiazzata quando ho visto il patricidio.
  • Ah, ma parli del trailer italiano?

    Non dovresti guardare certe cose! ^^;

    Voglio dire, la stessa LuGuin, in una lettera olografa, dimostrava di avere intedo che ad accoltellare il padre di Arren fosse stata "l'ombra cattiva" e non lui. ^^;

    Dici che chi ha confezionato il trailer italiano avesse capito di più? ^^;

    E poi, quando mai la pubblicità da noi dice meno che scemenze e falsità, invero?

    Invece, un' aneddoto che è bello riportare è quando un animatore veterano dello Studio Ghibli, durante la produzione, avesse quasi 'incrociato le braccia' perché "io questo giovane non lo capisco, non so come disegnare le sue espressioni'. Eh sì, un certo tipo di 'angoscia esistenziale' è altresì intergenerazionale. Goro dovette colloquiare con l'animatore in questione che, non vorrei dire una scemenza, forse era proprio Kondo Katsuya.

    Ged Senki parla davvero ai giovani, e gli sbatte in faccia la realtà della loro generazione. Quando vedo le scene di Hort mi viene quasi da piangere. I muri scrostati di una civiltà decaduta sono quelli di Costantinopoli, certo, che intorno a Santa Sofia si bivacca davvero così, ma temo saranno presto anche quelli di Roma. Se non lo sono già.
  • Tanto per rendere ancora più ufficialmente evidente il palese, mi piaceva portare alla vostra attenzione la catchcopy originale del film:

    父さえいなければ、
    いきられると思った。
    ---
    目に見えないこそ。

    Ovvero:

    Pensai che se solo non ci fosse stato mio padre,
    sarei riuscito a vivere.
    ----
    Proprio ciò che è invisibile.


    La prima parte, oltre a esprimere perfettamente il senso (nonsenso) depressivo del protagonista e del suo gesto inconsulto, è calcata pari pari su quella di Hotaru no Haka: "A 14 e 4 anni, pensarono di provare a vivere". La seconda parte, su cui il regista ebbe molto a dire ai tempi della produzione del film, mostra un'eredità da Saint-Exupery. :-)
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