[Hayao Miyazaki] Ponyo sulla Scogliera

Hayao, Isao e tutto il baraccao. L'Oriente a regola d'Arte dove fare amicizia con streghette, strani esserini e maiali volanti, ed incontrare castelli fra le nuvole e mondi microscopici.
  • Io ritengo di avervi già tediato abbastanza :P

    Comunque, nel frattempo sono ovviamente andato a rivederlo. L'ho ri-apprezzato moltissimo, specialmente dal punto di vista visivo. Lo tsunami, ripeto, è una delle cose più stupefacenti che abbia visto nel cinema d'animazione degli ultimi dieci anni. Se non di più. [spoiler]E di nuovo la sequenza del cimitero delle navi mi ha dato le vertigini[/spoiler].

    Avrei senz'altro voglia di andarmelo a rivedere ancora, tempo permettendo.
    Stavolta mi ha convinto anche l'adattamento italiano, devo dire.
  • Bellissimo.


    La Febbra a 38 gradi e mezzo mi ha permesso di non pensare e vedere empaticamente il film.

    Come scrive Rebo, la scena dello tsunami farebbe sbavare anche un anziano disseccato.

    Da rivedere


    e rivedere


    rivedere...


    (Prosciutto)
  • La prima volta che lo vidi, parlai di "finale incoerente". In effetti, da un punto di vista strettamente razionale, lo penso ancora, ma ora penso di aver capito il senso di quell'incoerenza. O almeno, ho trovato una maniera per spiegarmela.
    [spoiler]La "cerimonia" finale, con i genitori di Ponyo e Sosuke che si accordano tra loro, le vecchiette "testimoni", e poi le domande rituali... È una specie di rito matrimoniale, ma non realistico, bensì reso così come potrebbe figurarselo l'immaginazione di un bambino. Tuttavia, il senso ultimo di quel rito sfugge, per forza di cose, alla comprensione di un bambino. Perché matrimoni e cerimonie "sono cose da grandi". Lo spettatore ideale di Ponyo sulla scogliera è un bambino di 5 anni: quello è il punto di vista su cui è costruito il racconto. Quindi anche per noi adulti quel finale finisce per sembrare... "una cosa da grandi", nel senso che non riusciamo a spiegarcelo completamente, perché siamo "posizionati" nel punto di vista dell'infanzia prescolare.[/spoiler]

    Ancora a proposito del finale, la prima volta che vidi il film, e non sapevo dove Miyazaki stesse andando a parare, ebbi una strana sensazione, a suo modo scioccante.
    [spoiler]Vedevo la medusa-utero che avvolgeva l'ospizio, le vecchiette che avevano riacquistato miracolosamente la capacità di camminare, tutti che respiravano sott'acqua, Fujimoto e Gran Mammare che parlavano tranquillamente con gli esseri umani, dopo che nel corso del film erano stati lanciati brevissimi accenni a proposito di un'apocalisse imminente... Poi, arrivava la scena in cui Sosuke si lancia addosso a Toki con Ponyo nel secchiello, e tutti e tre precipitano nella medusa sott'acqua, dove Risa e le altre li stanno attendendo a braccia aperte. Be'. Ad un certo punto, ho creduto di capire questo: sono tutti morti! Miyazaki sta facendo finire il film nell'aldilà, senza però dichiararlo esplicitamente: un aldilà "infantile", assolutamente sereno. Più il finale procedeva, più mi convincevo della mia deduzione: solo quando i personaggi hanno recuperato la superficie, allora ho capito che la mia ipotesi non poteva reggere.[/spoiler]

    Tuttavia, non molto tempo fa, guardando un documentario, ho scoperto un fatto interessante. E inquietante. [spoiler]Anche se guardando il film non è possibile coglierlo, Toki è la madre di Miyazaki. Così ha dichiarato esplicitamente il regista. È quella madre che compare anche in Totoro, malata come fu nella realtà. Sosuke, invece, è un "avatar" del concetto di figlio: il figlio di Miyazaki (Goro a 5 anni, e questo si sapeva), ma anche Miyazaki in quanto figlio. La scena del "tuffo" al rallentatore di Sosuke su Toki è dichiaratamente una rappresentazione del ritrovarsi tra Miyazaki e sua madre. Un ritrovarsi... dopo la morte. Già in fase di primissime anticipazioni sul film, in effetti, circolava questa dichiarazione di Miyazaki: «Non passerà ancora molto prima che io incontri di nuovo mia madre. Che cosa le dirò, allora?». Ora capisco (forse)[/spoiler]
  • Sul finale, a me è sembrato chiarissimo da subito, e vedere adesso che crea così tante discussioni mi riempie di gioia, evidentemente riesco ancora a vedere un film come lo fa un bambino di 5 anni.
    Chiamatelo rito, chiamatelo matrimonio ante literam... io l'ho visto come un accordo tra due mamma, quello che è. Un po' quello che avveniva quando i genitori dei compagni delle elementari/medie ci invitavano a dormire a casa loro, e allora i genitori prima dovevano parlarsi, accordandosi chissà su cosa, ma tanto lo facevano per far passare un determinato lasso di tempo con gli amici.

    Sul mare come morte, non sono del tutto d'accordo, dichiarazioni o non delle interviste di Miyazaki.
    Mi sembra qualcosa che il film non trasmette; ho invece ritrovato la tematica ambientalista di Miyazaki, stavolta non applicata alle foreste ma all'ambiente marino, e quando questo ambiente incontaminato dagli umani riesce a contaminare a sua volta il mondo umano, questo si trasforma in una sorta di paese dei balocchi, dove guariscono addirittura gli acciacchi del tempo.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
    Nerdlandia - Facebook - Blog - Flickr - Youtube
  • O più che morte si parla appunto di rinascita. E' un reboot, un venire al mondo come si diceva prima. Insomma, Rebo non ci è andato troppo distante. Solo che qui è tutto molto positivo.
  • Grrodon ha scritto:O più che morte si parla appunto di rinascita. E' un reboot, un venire al mondo come si diceva prima.
    Sì, infatti poi è stata quella l'interpretazione che avevo preferito quando è stato il momento di recensire il film qui sul Sollazzo.
    Ma il ricordo della prima visione del film mi rimane segnato da quello "shock" di cui dicevo. Per quei minuti, ci ho creduto sul serio! E mi ha impressionato scoprire adesso che, tutto sommato, c'era un fondo di verità.
  • Immagine Immagine
    Il ritorno alla semplicità di Miyazaki è passato ovviamente attraverso una lunga fase cupa, barocca, pure un po' pessimista che l'ha coinvolto per ben tre film. Ma dopo Mononoke, Chihiro e Howl possiamo finalmente dire di esser tornati alle atmosfere spensierate di Totoro. Certo, non si può con un colpo di spugna ignorare anni e anni di evoluzione stilistica e narrativa, e così ecco che questo Ponyo sulla Scogliera, che in apparenza racconta la bislacca storia di "amore" tra un bambino e una pesciolina, nasconde in sé molti evidenti richiami alla recente fase stilistica. Il film, specie nella sua seconda parte non risparmia le illogicità, i vicoli ciechi narrativi, gli spunti solo accennati e poi lasciati perdere, che hanno caratterizzato la fase senile di Hayao. Un modo di costruire la sceneggiatura tutt'altro che meccanicistico, che può lasciare disorientati. Ma mentre in Howl poteva sembrare un difetto dato dalla poca voglia di mettere in ordine idee e spunti per il bene del quadro generale, qui diventa invece una scelta precisa fatta con il proposito esplicito di mettere in scena un intreccio incomprensibile ad un adulto ma a misura di bambino. Rivolgersi ai bambini, è stato infatti il cavallo di battaglia della promozione del film, benché questo abbia sollevato non poche perplessità in chi da anni lotta per liberare il cinema d'animazione dalla "cattiva nomea" di roba per bambini. Più che un film per bambini abbiamo però un film SUI bambini, raccontato dal loro punto di vista, un punto di vista molto vicino paradossalmente a quello degli anziani, categoria in cui Miyazaki inizia a rientrare. E' infatti un gruppo di anziane ad accompagnare idealmente Sosuke e Ponyo al termine del loro viaggio, che li porteranno a vivere quella che potrebbe definirsi una versione distorta e infantile di un rito nuziale. Una scena alquanto impressionante, dove ogni personaggio principale appartenente sia al mondo umano che a quello marino, come se niente fosse cambia completamente ogni sua intenzione pur di far spazio ai due piccoli protagonisti. Il tutto ambientato all'interno di una medusa gigante, che racchiude come in una sfera di vetro l'ultimo scenario del film, sorta di ibrido tra superfice terrestre e scenario acquatico dove le leggi della fisica si mischiano tra loro. E come se non bastasse tutto questo abbiamo il padre di Ponyo che osteggia la sua trasformazione, prima mostrando disprezzo per l'umanità e poi preoccupandosi dei cataclismi che tutto ciò comporterebbe, i personaggi del villaggio che prendono in maniera fin troppo serena l'inondazione completa e totale delle proprie città, e una scena madre con Ponyo che corre sulle onde, novella Valchiria, alla ricerca dell'amato bimbo. Follia totale, a cui però paradossalmente proprio il povero Goro sembra saper dare un senso. Il figlio di Miyazaki consiglia infatti, per capire Ponyo, di lasciar perdere la logica e guardarlo empaticamente. Cercare di capire retroscena e meccaniche non è importante, e anzi depisterebbe lo spettatore, ponendolo a confronto con la solita groviera logica che da un po' di tempo a questa parte il regista ci propone. Al contrario, cercare di regredire con la propria mente all'età dei protagonisti, prendendo ciò che vediamo come l'eco distorta che delle cose dei grandi giunge ai bambini può essere una tattica vincente per capire il film. Solo riducendo personaggi, azioni e ruoli a forme elementari possiamo cogliere le suggestioni di un Miyazaki che sembra far pace col mondo proprio grazie ai bambini. Cosa che dopotutto non è certo una novità della sua poetica, basti pensare a Conan e Lana, che all'inizio della sua carriera Hayao aveva fatto innamorare sullo scenario di un mondo post-apocalittico, affidando a loro le chiavi del domani. Il cerchio si chiuderebbe così alla perfezione. Si potrebbe obiettare che questa visione filoinfantile sia una scusa bella e buona, volta a mascherare le ormai frequenti manchevolezze narrative del regista. Troppo comodo affidarsi all'empatia suggerita da Goro, ai semplici schemi mentali infantili per spiegare un film come Ponyo. E forse è anche vero. Ciò non toglie che l'approccio suggerito da Goro ho avuto modo di sperimentarlo in prima persona, sia pur con un certo scetticismo, e funziona. Senza porsi troppi problemi, senza voler indagare sul significato di questa o quella frase, provando a vederlo con gli occhi di un bambino il film riesce a farsi capire egregiamente, senza frustrazioni di sorta. Rinunciando al meccanicismo logico si ottiene il simbolismo, ed ecco quindi che Fujimoto diventa il padre severo e ansioso, la scena della galleria il momento di massima difficoltà poco prima del climax, e l'adunata sottomarina il gran finale. Qualsiasi altra sbavatura va dimenticata in quel momento, o perdonata, ed ecco che il film diventa un'esperienza esaltante.
    Un po' meno perdonabile è invece il ricorso ad un'animazione alquanto povera, specie all'inizio del film. Nella prima scena, in cui tutti i pesci procedono lentamente mentre Fujimoto coltiva il suo orticello, gli scatti sono visibili a occhio nudo. Una maggior fluidità l'hanno invece i movimenti di alcuni umani che entrano in scena dopo, come Sosuke e sua madre, mentre il meglio viene dato come sempre nelle scene concitate e veloci, come la corsa tra i merluzzi/onde di Ponyo, in cui si può ravvisare la classica fluidità da 24 disegni al secondo. Ma nel complesso il 2d dello studio ghibli, vuoi per motivi di budget, di scelta stilistica o di tradizioni dure a morire, è ancora molto distante dal raggiungimento della qualità tipicamente occidentale vista nelle produzioni Disney. Lo stile di disegno, volutamente scarno, tremolante e scarabocchioso è invece un tocco stilistico molto raffinato che si addice molto bene alla materia trattata: è proprio grazie a questa indefinitezza che Ponyo può passare da una trasformazione all'altra rimanendo sempre fedele a sé stessa e quindi riconoscibile. E il tutto si sposa molto bene coi fondali, con la splendida musica di Joe Hisaishi, il cui tema di Ponyo esplode durante i titoli di coda, e con il registro narrativo del film, che dopo anni di barocchismi sfrenati restituisce finalmente quel senso di "relax visivo" tipico delle prime produzioni. Insomma, Miyazaki è diventato vecchio, e quindi è tornato bambino e, novello Fujimoto, si riappacifica con l'umanità. La giungla tossica di Nausicaa, le guerre contro gli spiriti di Mononoke sembrano esser state definitivamente superate, neanche un'inondazione potrà scalfire la serenità ritrovata.
  • Grrodon ha scritto: Il film, specie nella sua seconda parte non risparmia le illogicità, i vicoli ciechi narrativi, gli spunti solo accennati e poi lasciati perdere, che hanno caratterizzato la fase senile di Hayao. Un modo di costruire la sceneggiatura tutt'altro che meccanicistico, che può lasciare disorientati.
    Tipo?
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
    Nerdlandia - Facebook - Blog - Flickr - Youtube
  • L'ho scritto pure nella rece. La scena del molo con Fujimoto e la vecchia, i campi repentini di intenzione sempre da parte di Fujimoto, lo stesso convivio finale, le prove che poi prove non sono, la minaccia di diventare schiuma, la galleria indebolente, il momento epifanico di Ponyo a contatto col neonato sudante. Robe strane che se ci si mette si riescono anche a spiegare, che se si guarda il film con occhi empatici non ci si chiede ma che se si vuole provare l'approccio solito appaiono stramberie belle e buone.
  • Boh, sarà che l'ho visto come un bimbo di 5 anni, ma nessuno di questi punti mi sembra oscuro.

    La minaccia di diventare schiuma viene esplicitata nel film, Ponyo accetta il rischio in cambio della possibilità di vivere veramente la vita che vuole.
    Fujimoto non è incoerente, dato che "odia" gli umani, ma quello che vuole proteggere è l'ambiente naturale, l'ecosistema terrestre.
    La galleria indebolente e il contatto con Ponyo non vedo cosa abbiano da essere spiegati, sono "momenti magici".

    Insomma, Ponyo è un gran bella favola, e queste domande non capisco come possano venire fuori.
    E' come se vedendo Pinocchio ci chiedessimo perchè non gli cambia il baricentro quando si allunga il naso, oppure ci lamentassimo del sistema respiratorio della Sirenetta che avendo le branchie non necessita di un naso, o lamentarsi perchè il Brucaliffo non potrebbe veramente fumare perchè i bruchi non hanno le labbra.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
    Nerdlandia - Facebook - Blog - Flickr - Youtube
  • DeborohWalker ha scritto:Boh, sarà che l'ho visto come un bimbo di 5 anni, ma nessuno di questi punti mi sembra oscuro.

    La minaccia di diventare schiuma viene esplicitata nel film, Ponyo accetta il rischio in cambio della possibilità di vivere veramente la vita che vuole.
    Ma Ponyo non fa nulla. E' Sosuke che affronta "la prova", quindi la punizione per Ponyo non ha senso alcuno se non quello di far scongiurare una cosa brutta grazie all'accettazione di Sosuke.
    Fujimoto non è incoerente, dato che "odia" gli umani, ma quello che vuole proteggere è l'ambiente naturale, l'ecosistema terrestre.
    Di cui fanno parte gli umani. Inoltre si preoccupa tanto per un'inondazione, quando pochi minuti prima era esattamente ciò che voleva ottenere.

    Dai su, le incoerenze narrative in Miyazaki ci sono. Stavolta a differenza della scorsa si possono perdonare in virtù del trucchetto dei cinque anni, ma non si può negare che con un qualsiasi altro approccio verrebbero fuori.
  • Grrodon ha scritto:Ma Ponyo non fa nulla. E' Sosuke che affronta "la prova", quindi la punizione per Ponyo non ha senso alcuno se non quello di far scongiurare una cosa brutta grazie all'accettazione di Sosuke.
    Ma il diventare una schiuma io non l'ho percepita come una punizione, bensì come un dato di fatto; a lungo andare Ponyo sulla terraferma sarebbe diventata una schiuma, allo stesso modo in cui se io tra mezz'ora me ne vado a zonzo nello spazio smetto di respirare e muoio. Poi interviene la mamma di Ponyo/Fata Turchina che fa la magia e permette a Ponyo di diventare una bambina vera che può sopravvivere tutta la sua esistenza al fianco di Sosuke.
    Di cui fanno parte gli umani.
    Sì, ma a lui non interessano gli umani, interessa il mondo: le piante, i fiori, il cielo, l'acqua, gli animali, ecc. Gli animali sono quegli esseri brutti e cattivi che hanno distrutto il nostro pianeta maltrattando la natura, non è la prima opera (di Miyazaki e non) ad avere questa visione.
    Dai su, le incoerenze narrative in Miyazaki ci sono. Stavolta a differenza della scorsa si possono perdonare in virtù del trucchetto dei cinque anni, ma non si può negare che con un qualsiasi altro approccio verrebbero fuori.
    Mah, secondo me è davvero un fare le pulci. Quando ti metterai a criticare Pinocchio di Walt Disney perchè quando gli si allunga il naso il burattino riesce a camminare tranquillamente senza che ci siano sostanziali variazioni di baricentro, avrai raggiunto lo stesso livello di pignoleria che stai attuando nei confronti di Miyazaki.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
    Nerdlandia - Facebook - Blog - Flickr - Youtube
  • Mi sembra errato ciò che sostieni. In Miyazaki non ci si capisce mai un'acca alla prima visione, lui i film li fa così. Al contrario Disney fa del meccanicismo narrativo e della simmetria sceneggiatoria la sua regola principale, per cui ogni film è perfettamente chiaro, mai incongruente. E questo gli ha portato anche aspre critiche, ovviamente.
  • Non ho mai detto che Miyazaki fa i film come Disney, continuo a non capire perchè leggi solo assolutismi. -_-

    Comunque sì, i film "leggeri" di Miyazaki come Totoro, Kiki e questo Ponyo ritengo abbiano la stessa semplicità di fruizione della maggior parte dei Classici Disney.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
    Nerdlandia - Facebook - Blog - Flickr - Youtube
  • Anche nei suoi film più semplici Miyazaki inserisce un sottobosco testuale che si può cogliere ad una seconda visione. Questa cosa avviene in Totoro, come in Porco Rosso. Pure Kiki ha un punto oscuro su cui rimuginare, che lì per lì sembrerebbe un vicolo cieco narrativo (la momentanea perdita dei suoi poteri). In Disney no, i contenuti non mancano ma sono espliciti e vengono spiattellati chiaramente durante la storia, che allo spettatore piaccia o no.
    Se parlo per assolutismi è perché la differenza tra questi due tipi di cinema d'animazione è assoluta.
  • Grrodon ha scritto:Pure Kiki ha un punto oscuro su cui rimuginare, che lì per lì sembrerebbe un vicolo cieco narrativo (la momentanea perdita dei suoi poteri).
    Bè, la perdita di poteri è qualcosa di non esplicito, ma comprensibile da chiunque abbia più di 14 anni.
    Così come il "sottobosco" che tu citi è in Porco Rosso percepibile da chiunque possa già riflettere su un discorso bellico ben preciso.
    La stessa cosa avviene in Kiki e Ponyo, ma qui il requisito necessario ad apprezzare il tutto è avere un briciolo di sospensione dell'incredulità.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
    Nerdlandia - Facebook - Blog - Flickr - Youtube
  • Più, che altro, gli ultimi film di Miyazaki non possono non trasmettere un senso di "improvvisazione/incoerenza" di base, visto, che il regista effettivamente se li inventa passo per passo, dopo un abbozzo iniziale... Sarebbe strano il contrario. Parte del loro fascino sta proprio in questo.
    Anche secondo me, Ponyo pare avere qualche problema narrativo, che va al di là della sospensione dell'incredulità richiesta di solito allo spettatore (adulto) di una storia fantastica. Nessuno si sognerebbe di contestare a Miyazaki, ad esempio, che la pelle rosa del pesce Ponyo non dovrebbe diventare un vestito, ma rimanere (andersenianamente) pelle. Oppure: come caspita ha fatto Risa ad arrivare all'ospizio sommerso? E perché ha abbandonato l'auto? (Ecco, quella situazione un po' inspiegabile aveva persino contribuito a rafforzare la mia idea di una fine tragica del film, quando ho rivisto Risa sott'acqua). Ma queste sono pedanterie. L'importante è che Risa arrivasse là. Sono più che altro le premesse non sviluppate, o sviluppate in maniera implicita, a disorientare. Tipo i cambi di comportamento dei personaggi. Per esempio: Toki, nel finale, non ha evidentemente capito un tubo di quanto sta accadendo. Fino ad un secondo prima, credeva che Fujimoto volesse fare del male a Sosuke e Ponyo. Quando vede Gran Mammare, chiede «Chi sarebbe quella?», e viene zittita. Poi, a rito compiuto, è la prima a precipitarsi ad abbracciare Sosuke, tutta contenta. Uh?

    E comunque, più che sull'opposizione storie Disney/storie Miyazaki, il problema tenderebbe a spostarsi su storie occidentali/storie orientali.
    In Disney, uno degli scopi della storia è la storia stessa in quanto meccanismo simmetrico. Come per molto cinema "classico".
    In Miyazaki, la storia non ha tra gli scopi la storia stessa. La simmetria non interessa, nè il meccanismo. Miyazaki ricerca idee e scene singole con cui esprimersi; poi ordina il tutto in un film. In effetti, ha più volte ripetuto di preferire i corti rispetto ai lungometraggi

    In Ponyo, sino all'ultimo (gennaio 2008) praticamente non esisteva un finale. Gli artisti imploravano Miyazaki di inventarsi qualcosa, visto che ormai il grosso dell'animazione del resto era terminato. Si rischiava di aprire un "vuoto" nella lavorazione. Miyazaki era sotto pressione, anche perché si era reso conto che il film fatto fino a quel punto sembrava presupporre uno sviluppo di almeno due ore, se non di più. Non si sarebbe potuto fare, tuttavia: per tempo e budget, la durata del film era stata fissata ad un'ora e mezza.

    Miyazaki andò in crisi, e cercò di riflettere su ciò che era realmente indispensabile al finale. A parte la "prova" di Sosuke e Ponyo, voleva a tutti i costi la scena "simbolica" del ricongiungimento tra Sosuke e Toki. Riuscì ad inserirla con enorme fatica, inventandosi insieme tutto lo scenario della medusa attorno all'ospizio, eccetera eccetera. Alla fine, "sforò" di soli dieci minuti.

    Lo storyboard, che è solitamente diviso in sezioni contraddistinte da lettere, assegna persino una dicitura diversa alle pagine del finale: dopo "A", "B", "C" e "D" non la chiama "E", bensì "capitolo finale". Inizia proprio con la prima apparizione della medusa gigante.

    È un finale a suo modo soddisfacente. E Ponyo è un film sicuramente più riuscito di Howl (anche se io preferisco quest'ultimo, per ragioni personali). Ma molte "porte" narrative rimangono misteriosamente aperte.

    Passando ad altro... Sono in arrivo DVD e Blu-ray Disc del film. In Giappone, ovviamente.

    In uscita il 3 luglio:

    DVD edizione standard- 2 dischi, con sottotitoli in inglese.

    DVD edizione speciale- 9 dischi. Contiene il famigerato making of di 14 ore (5 dischi) e un'edizione doppio dvd del concerto miyazakiano che Hisaishi ha tenuto a Tokyo la scorsa estate. Ma entrambi questi extra non avranno sottotitoli! :grrr:

    Sia il making of che il concerto saranno inoltre disponibili separatamente, ed anche in doppio Blu-ray Disc (making of) e Blu-ray Disc singolo (concerto)

    Il Blu-ray Disc del film uscirà invece a dicembre.
  • Rebo ha scritto:Nessuno si sognerebbe di contestare a Miyazaki, ad esempio, che la pelle rosa del pesce Ponyo non dovrebbe diventare un vestito, ma rimanere (andersenianamente) pelle.
    Stiamo scherzando? Una delle cose più deliziose del film arriva a poter essere criticata? Secondo me qui ci si sta facendo dei gran segoni a quattro mani, provate a ricordarvi lo stato d'animo con cui guardavate il film animato Disney quando avevate 8 anni e non esistevano i forum.
    Oppure: come caspita ha fatto Risa ad arrivare all'ospizio sommerso? E perché ha abbandonato l'auto?
    Il non detto non mi pare che sia un'incoerenza narrativa. E non mi pare neanche troppo inspiegabile, se consideriamo che quando rivediamo Risa è in compagnia di Mammammàmammamamare; quest'ultima può benissimo averla "intercettata" durante la strada.

    A me tutte queste cose non disorientano, così come non ho bisogno che un film mi dia tutti i pezzi mancanti del puzzle, bastano quelli fondamentali a comprendere la storia; nella vita non si possono sapere i retroscena di tutte le persone che incontriamo e con cui ci relazioniamo, ma viviamo tranquillamente la nostra vita.
    Fino ad un secondo prima, credeva che Fujimoto volesse fare del male a Sosuke e Ponyo. Quando vede Gran Mammare, chiede «Chi sarebbe quella?», e viene zittita. Poi, a rito compiuto, è la prima a precipitarsi ad abbracciare Sosuke, tutta contenta. Uh?
    Quando si rende conto di poter balzellare allegramente, dovrebbe forse tirargli un calcio nei denti?
    DVD edizione speciale- 9 dischi. Contiene il famigerato making of di 14 ore (5 dischi)
    Io questa sto continuando a raccontarla in giro a chiunque, raccogliendo un sacco di risate, occhi fuori dalle orbite, e scuotimenti di teste. :LOL:
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
    Nerdlandia - Facebook - Blog - Flickr - Youtube
  • DeborohWalker ha scritto:
    Rebo ha scritto:Nessuno si sognerebbe di contestare a Miyazaki, ad esempio, che la pelle rosa del pesce Ponyo non dovrebbe diventare un vestito, ma rimanere (andersenianamente) pelle.
    Stiamo scherzando? Una delle cose più deliziose del film arriva a poter essere criticata?
    Ehm, forse non mi sono spiegato bene. Quella cosa, infatti, non è contestabile. L'ho tirata in ballo perché paragonabile all'"inverosimiglianza" favolistica del naso di Pinocchio prima citato.
  • Torna a “Studio Ghibli”