[Nickelodeon/Gore Verbinski] Rango

Dallo slapstick di Chuck Jones alla stop motion firmata Aardman passando per il manierismo donbluttiano, le varie risposte del mondo occidentale a chi identifica l'animazione con gli studi Disney.
  • Visto domenica. Mi è piaciuto abbastanza, soprattutto per quanto riguarda regia, ambientazioni e colonna sonora, la storia invece non mi ha detto molto.
    Il tono del film oscilla fra l'omaggio ai grandi film Western e la loro parodia, inquadrature e colonna sonora mi sono sembrate volutamente esagerate proprio per dare questo effetto, e il risultato è esaltante a dir poco. Interessante il character design anche se i personaggi in sè per sè li ho trovati un pò scialbi in quanto a caratterizzazione, nessuno di loro rimane impresso particolarmente nella memoria. Caso a parte il protagonista che colpisce per il tipo di recitazione, a volte sembra proprio consapevole di star recitando in un film. E' questa la vera originalità del film e devo dire che all'inizio mi ha spiazzato non poco. Inoltre, anche se doppiato, si vede non poco che la voce originale di Rango è Jhonny Depp, alcune sue movenze e atteggiamenti mi hanno ricordato non poco Jack Sparrow e altri personaggi interpretati dall'attore.

    Riassumendo non è un capolavoro, comunque consiglio la visione perchè è un film molto interessante.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
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    Negli ultimi anni diversi registi di fama mondiale hanno temporaneamente abbandonato il cinema live-action per dedicarsi ad opere animate, tra i quali i nomi più noti sono Luc Besson, Wes Anderson e Zack Snyder; i motivi di questa tendenza forse derivano dalla maggiore libertà che permette il campo dell'animazione, sia dal punto di vista produttivo che per la possibilità di portare sullo schermo elementi difficilmente ricreabili con riprese dal vivo.
    Dopo aver raggiunto la fama mondiale con i tre film della saga "Pirati dei Caraibi" anche Gore Verbinski si concentra su un progetto animato, così elaborato da richiedere una lavorazione durata quasi quanto quella dell'intera trilogia piratesca. In realtà il passaggio è stato breve: da Jack Sparrow a un altro spavaldo vagabondo, il camaleonte Rango che condivide col suo predecessore l'anima (e la voce) dell'attore Johnny Depp.

    Il camaleonte di Verbinski a differenza dei suoi simili ha difficoltà a mimetizzarsi assumendo il colore dell'ambiente circostante, ma la sua natura da attore lo porta a sopravvivere in un determinato contesto simulando la personalità più adatta per non risultare fuori luogo. Così, quando si ritrova accidentalmente catapultato nel deserto, per ambientarsi nella classica cittadina di provincia immersa nel nulla Rango si finge un'abile giustiziere; per un caso fortuito il goffo rettile riesce a sconfiggere l'aggressivo rapace che soggioga gli abitanti del centro abitato di Polvere, i quali decidono di nominarlo all'istante sceriffo.
    Questo è l'incipit di Rango, uno dei rari esempi di film animati di genere western (ricordiamo Fievel Conquista il West e Mucche alla Riscossa) nel quale si possono ritrovare tutti gli elementi caratteristici del genere, con citazioni più o meno esplicite di Sergio Leone e Clint Eastwood per arrivare fino ad autori e opere che potranno essere riconosciute solo dagli appassionati più esperti. Straniero conscio delle "regole" del Far West, Rango si avventura nella cittadina di frontiera con la stessa consapevolezza e la stessa sbruffonaggine del Marty McFly di "Ritorno al Futuro - Parte III"; come lui però, cerca di sostenere un personaggio che la sua goffaggine gli rende difficile sostenere, risultando così maldestro nei suoi tentativi di mantenere una parvenza di coraggio.
    Fin dall'inizio della vicenda l'odissea di Rango è accompagnata da un quartetto musicale di gufi che, un po' narratori un po' coro da tragedia greca, annuncia l'avvicinarsi dell'incombente dipartita del protagonista; nonostante questa ombra minacciosa, il camaleonte tenta di risolvere il problema della mancanza di acqua che rischia di mettere fine alla popolazione di Polvere. Questa situazione si traduce in un'analisi di come inseguire il progresso può decretare la scomparsa di realtà rurali come la cittadina di Polvere; lo stesso avviene anche sul piano metacinematografico, con una riflessione di quanto negli ultimi anni il genere western stia gradualmente andando verso l'oblio, rinviato grazie a qualche titolo isolato come Rango o il candidato all'Oscar dei fratelli Coen "Il Grinta". Grazie a queste tematiche, inserite sottopelle senza essere ostentate in modi che avrebbero facilmente appesantito la pellicola, Rango è un film apprezzabile anche dal pubblico più adulto, senza trascurare le gag slapstick e i personaggi bizzarri che sanno divertire anche gli spettatori più giovani. L'unico appunto che si potrebbe fare alla sceneggiatura è una seconda parte un po' prolissa, laddove con una decina di minuti in meno il film sarebbe risultato ancora più efficace.

    Tecnicamente le animazioni sono una gioia per gli occhi così come il character design, una perfetta fusione tra realismo e estetica cartoon; si tratta dell'esordio al timone di un intero film animato per la Industrial Light & Magic, società di effetti speciali e computer grafica con più di 30 anni di esperienza nel cinema, da "Guerre Stellari" ad "Avatar".
    La cinepresa virtuale sfida i limiti della fisica, mostrando evidentemente quanto Verbinski si sia divertito a utilizzare anche inquadrature e movimenti di camera che non avrebbe potuto ricreare dal vivo; tutto però non è un mero virtuosismo registico ma punta ad aumentare l'epicità dell'avventura e l'atmosfera da western che inevitabilmente richiama alla mente la regia di alcuni classici del genere.
    A tutto ciò contribuisce in maniera massiccia la colonna sonora di Hans Zimmer, un perfetto mix musicale dalle influenze più disparate: dalle sonorità di Ennio Morricone a "Ringo" di Adriano Celentano, raggiungendo il picco più folle in una spassosa versione della Cavalcata delle Valchirie suonata coi banjo.

    Rango è un film intelligente che trasuda amore per il cinema, in particolare per il western che qui vuole essere recuperato e nobilitato attraverso un sapiente utilizzo degli stilemi del genere; se Tarantino avesse mai diretto un film d'animazione, forse non sarebbe stato poi così differente dall'opera di Verbinski.
    Anche se i tempi sono precoci per parlare di Oscar, viene difficile pensare che qualche altro titolo d'animazione nel corso del 2011 possa utilizzare il mezzo cinematografica in modo così originale e profondo; io punto già da ora sul camaleonte vincente, staremo a vedere da qui a un anno cosa succederà...
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • Assolutamente eccezionale. Un capolavoro!
    Vorrei tanto vederlo in originale. Appena ho tempo scrivo qualcosa in più. ;)
  • Semplicemente meraviglioso. Ma tanto.

    Il soggetto è semplicione, ma se ne riesce a tirar fuori un ottimo film, in equilibrio tra l'omaggio e la parodia, tra il serioso e il comico, ma in un equilibrio perfetto, difficile da realizzare. Ottima regia, ottime atmosfere, bei colori, bei personaggi (il character design è semplicemente meraviglioso, e purtroppo il materiale promozionale non lo esalta a dovere), ottima colonna sonora.

    Dalla locandina mi sembrava assolutamente non interessante. Grave errore.
    Lorenzo Breda
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    If you couldn't find any weirdness, maybe we'll just have to make some!
    Hobbes, Calvin&Hobbes

    [No bit was mistreated or killed to send this message]
  • Che gran film. Sono pienamente d'accordo con quello che ha osservato Deboroh.

    E finalmente, dopo anni, della musica per film di Hans Zimmer che ha un suo perché :martel:
  • Visto ieri sera.
    Mah, devo dire che non mi spertico in lodi come coloro che hanno scritto prima di me su questo topic.
    Il film è indubbio valido, e i suoi elementi positivi li hanno già evidenziati Franz e Deboroh: il character design molto efficace, la recitazione di Rango/Depp perfetta aiutata anche da un doppiaggio italiano che secondo ci restituisce una "traduzione" fedele, una regia molto interessante (figata in momenti come il "mezzogiorno di fuoco" o la cavalcata con tutta la cittadinanza di Polvere), una buona musica di Hans Zimmer.
    Per quanto riguarda la storia... sarà che a me il genere western ha sempre detto molto poco, nonostante riconosca che ha un suo certo fascino, non sono riuscito ad appassionarmi più di tanto alle vicende dello sceriffo di una piccola cittadina vessata da un grave problema. Che poi Rango sia caratterizzato benissimo nel suo fingere di essere un duro del far west quando non è altro che un anonimo sfigato che soffre di solitudine, e nel suo risultare credibile e al tempo stesso irresistibile, è un altro discorso: ma è tutto l'impianto e l'ambientazione, fatti di saloon, deserto, banditi e sputacchiere, con cui ho faticato ad empatizzare.
    Le citazioni, poi, ovviamente non le ho colte (ok, alcune sì, dai... il "coraggio, fatti ammazzare", il duello a mezzogiorno e sopratutto un certo Spirito del West sono delle cose così popolari che perfino un eretico di questo genere come me non può non riconoscere al volo), ma indipendentemente da ciò non so quanto mi avrebbero coinvolto.
    Certo, poi quell'atmosfera da crepuscolo degli eroi con la civiltà moderna che avanza imperterrita destinando gli eroi del west a diventare leggende di un passato remoto è un tema molto bello, trattato tra l'altro molto bene. Ma oltre a questo e all'estetica (e all'animazione), l'unica altra componente che mi ha davvero colpito positivamente è stato proprio il protagonista e come è stato reso. Un personaggio non facilissimo da rendere come comportamento, ma che viene invece raccontato benissimo e che conosce anche una maturazione importante e decisamente ben narrata.

    Insomma, ho visto in Rango un film molto carino, di classe anche se vogliamo... ma che per una mia ottica soggettiva non è riuscito a darmi quanto mi aspettavo.
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  • Visto. Mah. Bello, molto bello registicamente, e mi è piaciuto non poco anche il character design fatto di personaggi cartooneschi ma con texture realistiche, che creano un bel contrasto. E sicuramente qualche contenuto più profondo del solito lo si ritrova. Non parliamo dei tocchi di classe inseriti qua e là, tipo le citazioni dotte. Eppure...eppure non mi ha detto molto. Troppa chiacchiera, troppo autocompiacimento, troppe gigionate, troppo bombardamento di gag e battute che arrivano tutte insieme senza dare il tempo allo spettatore di tirare il fiato e sintonizzarsi con i ritmi narrativi del film. Questo specialmente durante la prima metà del film, dopo quando arriva il dramma, il ritmo ne guadagna e tutto diventa più rilassato e gradevole. Però è troppo tardi e qualcosa è ormai spezzato. Insomma narrativamente non mi ha convinto, racconta poco e lo fa male, il che è un peccato perché qualcosa da dire il film ce l'aveva.

    E poi Baldini su Depp??? Mi sa che il direttore di doppiaggio non ha capito molto il senso della cosa.
  • Valerio ha scritto:E poi Baldini su Depp??? Mi sa che il direttore di doppiaggio non ha capito molto il senso della cosa.
    Partiamo da qui, che in fondo è il nucleo fondante del film. Depp è un camaleonte, è sempre sé stesso ovunque lo metti, e puoi metterlo proprio dappertutto (non concordo con le critiche lette nel topic di Lone Ranger). Ci voleva Boccanera? Sì, sicuramente. Baldini stona? No: anche lui è sempre sé stesso ovunque lo metti, e puoi metterlo proprio dappertutto. Da qui poi puoi fare qualunque cosa. In questo caso si è scelto di fare un western, un po' parodia un po' no, ma una volta libero e messo sulla strada l'Attore-camaleonte poteva fare qualunque altra cosa. Il film diventa così un western con dentro un Attore che smuove le acque, letteralmente peraltro :P . E' un modo per tenere il piede in due scarpe: da un lato si ha così un western buffo, dall'altro la storia di un Attore lasciato a briglia sciolta. Le due scarpe si fondono solo verso la fine, quando Rango capisce la morale. Peccato che la cosa annoi il bimbo nickelodeon che senza bufeza sbuffa, così Rango è costretto a partire di nuovo. Non è per forza un male: un Attore-camaleonte non può stare troppo nello stesso posto. Anche se, ovunque lo metti, rimane sempre lui. Senza fare troppe storie.
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    Ottimo lavoro.
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