[Mark Osborne] Il Piccolo Principe

Dallo slapstick di Chuck Jones alla stop motion firmata Aardman passando per il manierismo donbluttiano, le varie risposte del mondo occidentale a chi identifica l'animazione con gli studi Disney.
  • Il film arriva in Italia a Capodanno 2016, ma ho avuto la fortuna di guardarlo in versione originale alla scorsa Festa del Cinema di Roma, e mi sono sperticato già sul sito che mi ci ha mandato. Per cui visto che mi sono impigrito parecchio, crossposto. Ma rilancio anche con una deliziosa gallery assolutamente non esaustiva...
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    ...e invito a comprare (aiutando contemporaneamente il Sollazzo e La Fabbrica del Sorriso) il romanzo integrale illustrato con le sublimi immagini tratte dalla stop-motion del film:
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    (crosspost, che è privo di spoiler ma magari è meglio arrivare completamente vergini al film)
    Per prima cosa la trama del libro di Saint-Exupéry diventa uno sfondo. La storia principale è quella di una bambina tanto diligente, figlia di una madre ansiosa che le pianifica la vita minuto per minuto (letteralmente). Tanta pianificazione viene stravolta dall’eccentrico Aviatore (occhiolino occhiolino), vicino di casa che incuriosisce la bambina con questa misteriosa storia del principino alieno trovato nel deserto.

    Nell’animazione in computer graphics della storia principale si intromettono i magnifici flashback in ritagli di carta e stop-motion, basati sulle illustrazioni dei veri capitoli del libro. Il regista è Mark Osborne, nominato agli Oscar due volte, per un corto del 1999 e per Kung Fu Panda vai »nel 2009. Al reparto tecnico vari esuli americani (da Lou Romano, il genio dietro il design de Gli Incredibili vai », agli animatori in stop-motion dei film Laika come Coraline vai », ParaNorman vai » e Boxtrolls vai ») al servizio di un film per il resto europeissimo, nel bene e nel male. È evidente la (relativa) inesperienza degli animatori in computer graphics. Ma anche chissenefrega.

    I tanti piccoli cameo sono interpretati da attori di prim’ordine sia nella versione originale (Benicio Del Toro, James Franco, Marion Cotillard, Rachel McAdams, Paul Giamatti, Ricky Gervais, Paul Rudd, Albert Brooks, oltre al ruolo principale di Jeff Bridges nell’Aviatore) sia in quella italiana (Paola Cortellesi, Alessandro Gassman, Stefano Accorsi, Micaela Ramazzotti, Giuseppe Battiston, Pif, oltre al ruolo principale di Toni Servillo nell’Aviatore).

    Una grandissima produzione, vanto anche italiano di Lucky Red e Mediaset, che sembrava solo un’operazione commerciale e si è rivelata un’opera d’arte ispirata, rispettosa, generosa. A pieno titolo tra i migliori film d’animazione degli ultimi anni, forse di sempre, nonostante (anzi, a dispetto) della povertà di risorse rispetto a studi d’animazione più consolidati e ossessionati dal mercato.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Sbavvvv. Direi che mi attira, ma lo dico da un bel po'.
  • Visto oggi, davvero molto bello.

    Il fiore all'occhiello del film sono ovviamente i magnifici flashback in stop-motion, ma anche la storia della bimba è riuscita e d'impatto (e per quel che mi riguarda attualissima). La CGI è un po' grezza, ma la storia è talmente bella che ci si passa sopra. L'unica parte che mi ha convinto poco è [spoiler]il sogno/climax finale in cui la bambina incontra il Piccolo Principe adulto in cui si perde parte della magia del film, ma penso che buona parte della colpa sia del pessimo doppiaggio italiano di Angelo Pintus, che fa sembrare il personaggio un cretino[/spoiler]. Comunque, è un film che consiglio e che mi ha fatto venire la voglia di rileggere il romanzo di Antoine de Saint-Exupéry.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Un film delicato, esattamente come il romanzo. Ed esattamente come il romanzo, non è rivolto esclusivamente ai bambini.
    La pellicola non è una trasposizione nuda e cruda de "Il piccolo principe", di cui gli episodi fanno invece da cornice (e, letteralmente, da veicolo) alla storia; ma il rispetto per l'opera originale mi sembra sia stato preservato, nonostante una seconda parte un po' troppo interpretativa e dalla componente smaccatamente action (probabilmente quella più facilmente godibile e fruibile dai più piccoli).
    Incredibili (e non lo scrivo a caso :elio: ) sono i rimandi grafici che si possono trovare nel corso del film: dalla freddezza di certi ambienti e dalla spigolosità di certi volti si respira aria di "The Incredibles" lontano un miglio (con una spruzzata di "Playtime" di Tati, oserei dire); altrettanto interessanti sono i richiami alla casa/mondo dell'aviatore, con prati alla Van Gogh, vetrate colorate che ricordano Mondrian e alcuni tratti dell'abitazione che rimandano a Gaudì.
    Se da un lato la parte in CGI fa storcere un po' il naso (ahimè, i personaggi esteticamente non reggono il grande schermo), dall'altro si ha una stop-motion non solo riuscita, ma direi proprio GENIALE: come trasporre figure bidimensionali (i personaggi disegnati nel libro originale) in modo che abbiano volume ma sembrino ugualmente figurine? La soluzione sta nell'uso di figure realizzate quasi esclusivamente in carta velina: ipnotici!
    Non male per un film non semplice, badate bene, ma estremamente toccante e- lo ripeto- delicato.
    Delicato come i petali di una rosa.
  • Studi e bozzetti di Peter De Sève:

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  • Visto oggi.
    E trovo che sia un film di rara intelligenza e delicatezza.
    La pellicola di Mark Osborne non si limita ad adattare per lo schermo la storia raccontata da Antoine De Saint-Exupery ne Il Piccolo Principe, ma la utilizza in modo arguto come un mezzo per raccontare qualcosa di perfettamente calato nell'era contemporanea.
    "Mezzo" è una parola che non rende giustizia al tipo di operazione effettuata, però: troppo fredda. Quello che viene fatto è invece prendere quella storia e assurgerla al rango di "leggenda", di "mito" o più precisamente di archetipo, dimostrando che le sensazioni e il messaggio messi in gioco dal libriccino del 1943 sono tutt'ora validi e fruibili.
    La scelta quindi di rendere protagonista del film una ragazzina dei giorni nostri all'interno di una società frenetica, incentrata sul dovere e il lavoro e nella quale il valore di un individuo è dato dalla sua produttività, risulta assolutamente vincente perché assegna alla pellicola il compito di ricordare agli adulti di domani cosa ci rende umani: conservare un tocco di fanciullezza.
    Il Piccolo Principe diventa quindi un emblema, un faro a cui guardare per ricordarsi come i sentimenti più semplici e basilari siano anche i più importanti: la dolcezza, l'amore, la coltivazione di un rapporto, la fantasia, la paura. Non sono solo storielle, non sono il parto sclerotico di un vecchio Aviatore (lo stesso autore del libro), ma sono il cuore della bellezza umana.

    Il libro di De Saint-Exupery è stato assurto da decenni a cult classicone per l'infanzia, tanto da sovraesporlo e, mettendo in evidenza alcuni aspetti senza il quadro generale, farlo percepire da alcuni come una smielata opera anacronistica. Ora, seppure la fama raggiunta in alcuni momenti storici possa essere stata superiore all'effettiva qualità del libro, che in fondo non considero nemmeno io nulla più di una lettura piacevole e sentita, questo adattamento smentisce perlomeno la mancata validità del testo nei confronti del Nuovo Millennio. L'intelligenza, ribadisco, sta proprio nel dimostrare come i valori del Piccolo Principe possano essere importanti e comprensibili anche nel 2016: anzi, il film urla in faccia al pubblico che, ora più che mai, è importante non dimenticarsi di essere stati bambini, e di conservare un po' di quell'attitudine da sognatori e quell'apertura mentale anche una volta cresciuti, senza farsi inglobare dai meccanismi freddi ed economici che muovono una vita fredda e calcolatoria, basata solo sull'interesse.
    In questo senso la parte finale del film, ambientata in una realtà in cui questa visione viene estremizzata ai massimi termini, resta assolutamente valida e proprio in virtù di questo messaggio così coerente con la prima parte del film, non stona, nonostante metta in ballo una componente d'azione leggermente più marcata. Anche la figura del [spoiler]Signor Principe ormai cresciuto e dimentico della propria infanzia[/spoiler] ha il suo perché, anche se resa forse in maniera eccessivamente pasticciona per gli scopi.

    La componente visiva era la mia preoccupazione principale, ma l'animazione mi ha invece piacevolmente sorpreso. Certo, l'animazione in CGI è piuttosto indietro rispetto a quanto offerto da alcuni studi americani, pagando il budget non certo vasto, ma tutto sommato non mi ha stonato come temevo, piazzandosi esteticamente poco sotto ad altre produzioni passate recentemente al cinema. Ad ogni modo il fiore all'occhiello del comparto tecnico è chiaramente la stop-motion, utilizzata per dar vita alle parti del libro: i personaggi appaiono come cartapesta, figure dall'aspetto volutamente bidimensionale che portano sullo schermo un effetto visivo davvero molto bello e contribuiscono, in tal modo, a calare lo spettatore in una realtà "altra" rispetto a quella quotidiana della ragazzina protagonista.

    Insomma, qualcuno potrebbe pensare che sentirsi ripetere ancora oggi che l'essenziale è invisibile agli occhi e la storiella sull'addomesticarsi possa essere ridondante se non addirittura puerile e fuori tempo massimo, ma la verità è che oggi più che mai ce n'è bisogno, e che il film trova la chiave giusta e per nulla scontata di portare al cinema queste riflessioni, in modo realmente toccante e con un'eleganza davvero encomiabile.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Bramo ha scritto: Anche la figura del [spoiler]Signor Principe ormai cresciuto e dimentico della propria infanzia[/spoiler] ha il suo perché, anche se resa forse in maniera eccessivamente pasticciona per gli scopi.
    [...]
    il film trova la chiave giusta e per nulla scontata di portare al cinema queste riflessioni, in modo realmente toccante e con un'eleganza davvero encomiabile.
    Non ho capito se dimentichi o gli critichi l'aspetto umoristico, che secondo me è ciò che lo salva dal rischio di cadere nella melassa. Senza quell'aspetto umoristico nessuno avrebbe potuto apprezzare l'eleganza del film, che è la stessa del libro originale (e che infatti viene tacciato di moralismo e anacronismo). L'umorismo (peraltro originale, spontaneo, nei dialoghi quanto nell'animazione) è una delle chiavi di interpretazione che sdogana il buonismo del film e lo rende inattacabile.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Franz ha scritto: Non ho capito se dimentichi o gli critichi l'aspetto umoristico, che secondo me è ciò che lo salva dal rischio di cadere nella melassa. Senza quell'aspetto umoristico nessuno avrebbe potuto apprezzare l'eleganza del film, che è la stessa del libro originale (e che infatti viene tacciato di moralismo e anacronismo). L'umorismo (peraltro originale, spontaneo, nei dialoghi quanto nell'animazione) è una delle chiavi di interpretazione che sdogana il buonismo del film e lo rende inattacabile.
    Lo dimenticai.
    Il motivo è che, in effetti, condivido la tua osservazione... ma si tratta di un tipo di umorismo talmente sottile e non invasivo che quasi non mi viene da rilevarlo separatamente, ma lo vedo come parte integrante dell'insieme, un ingrediente prezioso che però si nota poco, tanto viene presentato in maniera naturale, come dici tu.
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  • Finalmente ho recuperato il Piccolo Principe, che dire? Uno dei migliori film d'animazione del 2015, non c'è dubbio! La parte in stop motion rappresenta ciò che amo di quest'arte e la trama è ben costruita e coinvolgente... Proprio bello!
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