[Michael Dudok de Wit] La Tortue rouge (La Tartaruga rossa)

Dallo slapstick di Chuck Jones alla stop motion firmata Aardman passando per il manierismo donbluttiano, le varie risposte del mondo occidentale a chi identifica l'animazione con gli studi Disney.
  • Tra pochi giorni (il 30 novembre) uscirà in Francia un cofanetto a tiratura limitata denominato Édition Prestige:

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    Contenuto:

    - Il Blu-ray del film
    - Il DVD del film
    - L' Artbook del film realizzato appositamente per questo cofanetto
    - Il CD della colonna sonora

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    Inoltre:

    "Naissance de la tortue": video (60') della presentazione del film - quando era in fase di produzione - al Festival del Film d'Animazione di Annecy
    Una lezione di disegno con Michaël Dudok de Wit (17')

    Tre cortometraggi di Michaël Dudok de Wit (HD sul Blu-ray):

    - "Père et Fille", Oscar 2001 per il miglior cortometraggio animato, Grand Prix per il miglior corto animato e Grand Prix del Pubblico ad Annecy 2001 (2000 - 8'29")
    - "Le moine et le poisson", César 1996 per il miglior cortometraggio animato (1994 - 3'39")
    - "L'arôme du thé" (2006 - 6'22")


    La Tortue Rouge Artbook

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    Specifiche: 21 x 30 cm, 196 pagine
  • Vanteríe:
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    Lascio qui il mio commento post-visione alla Festa del Cinema di Roma:
    La storia si presta all’assenza di dialoghi: un naufrago su un’isola deserta cerca di costruire una zattera per poter prendere il largo e essere salvato, ma qualcosa nell’acqua lo ostacola, scontrandosi con le sue zattere (ci proverà più volte) e distruggendole. Presto capirà che a tenerlo su quell’isola è una prodigiosa tartaruga rossa. Il disperato non si lascia impietosire e si accanisce su di essa con violenza. Ma la tartaruga è più di quel che sembra.

    Un film che ricerca la suggestione visiva e ha in essa la sua forza: meravigliosi fondali dettagliati, tratteggi in linea chiara (sul solco del fumetto franco-belga), campi sempre lunghi a testimoniare la piccolezza dell’uomo contro l’iperstimolazione sensoriale della natura, e una ripetitività minimalista nella prima parte del film che purtroppo si perde nella seconda, quando una “trama” più convenzionale prende il comando di questo film-esperienza. Debole anche la colonna sonora (di Laurent Perez Del Mar) che nella grandiosità dei suoi archi si stacca fastidiosamente dall’essenzialità dell’immagine e della storia. Si rimpiange la musica di Joe Hisaishi, che qui avrebbe potuto raccogliere una sfida ambiziosa e lasciarci un’opera d’arte memorabile.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
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