[Don Bluth/Fox Animation Studios] Anastasia
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Nel corso degli anni '90, il grande successo riscosso dalla nuova formula del musical fiabesco, marchiato WDAS, portò anche altre major cinematografiche ad interessarsi al cinema d'animazione, producendo una serie di film che, in modo più o meno efficace, cercavano di imitare e riproporre lo stile e le atmosfere di pellicole come La Sirenetta. La Bella e la Bestia o Il Re Leone. Agli occhi del pubblico, però, nessuno di questi cloni riuscì a confondersi tanto bene con gli originali quanto l'Anastasia di Don Bluth, considerato ancora da molti come un film Disney.
La genesi del progetto risale al 1994, quando Bluth, dopo una serie di lavori di scarso successo (Poliicina, Le Avventure di Stanley, Hubie all'Inseguimento della Pietra Verde), decide di abbandonare gli studi da lui fondati, i Sullivan Bluth Studios, e di accettare la proposta della 20th Century Fox di organizzare e dirigere un reparto animazione interno alla major, i Fox Animation Studios. Nel suo trasloco, Bluth si porta dietro il suo collega di sempre, Gary Goldman, e insieme iniziano a lavorare al primo progetto della neonata sezione. Le idee passate al vaglio sono tante, da un adattamento di My Fair Lady ad uno de Il Re ed Io, ma, alla fine, la scelta ricade su un altro classico del cinema anni '50, quel Anastasia interpretato da Yul Brinner e Ingrid Bergman che, a sua volta, si ispirava, romanzandola, alla vicenda di Anna Anderson, donna polacca creduta da alcuni la granduchessa Anastasija, figlia dell'ultimo zar di Russia Nicola II, e che sarebbe riuscita a sfuggire al massacro subito dalla sua famiglia. La prima versione del film risultò molto fedele alla realtà storica, ma la sua eccessiva cupezza portò Bluth e Goldman ad optare per una vicenda più fiabesca e maggiormente improntata al fantastico, cercando di proporre un musical di stampo disneyano che potesse essere gradito ad un pubblico che, proprio in quelli anni, aveva bocciato una pellicola tanto vicina alla verità storica come Pocahontas. E, molto probabilmente, fu proprio questo suo carattere ibrido, a metà tra realtà e fantasia, a decretare il successo del film, in un periodo in cui la formula dei primi anni '90 appariva come ripetitiva e inflazionata ma gli spettatori non gradivano più di tanto prodotti sperimentali che proponessero qualcosa di realmente innovativo.
Tuttavia, non si può certo dire che Anastasia sia un'ottima pellicola. Nonostante la storia in sè per sè non sia affatto male (pur essendo un semplice copia e incolla di quella dell'opera originale), molte delle scelte operate a livello di trama risultano alquanto discutibili: dal monaco Rasputin - qui reso un malefico villain desideroso di vendetta nei confronti dei Romanov, a dispetto della realtà storica - ad una visione fin troppo semplicistica di alcuni fatti reali, a cominciare dallo scoppio della Rivoluzione Russa, causato dal diavolo (!). Sicuramente, il tema trattato risulta politicamente delicato, tuttavia l'impressione è quella di trovarsi di fronte ad un prodotto che cerca di far entrare a forza l'elemento storico nella vicenda, che avrebbe tranquillamente potuto svilupparsi lo stesso anche senza. La caratterizzazione dei personaggi, di contro, è piuttosto buona e, salvo alcuni di loro (il pipistrello Bartok in primis, spalla poco azzeccata di Rasputin e coinvolto in dialoghi assolutamente fuori luogo), si può dire che il cast funziona e lo stesso vale per i doppiatori vip, che non stonano più di tanto. Le vere note dolenti, invece, si rivelano essere proprio gli elementi di maggiore importanza in un film del genere: musica e animazione. Per quanto riguarda la prima, il tocco disneyano risulta praticamente assente e, eccezion fatta per la celebre Once Upon a December, quasi tutte le canzoni risultano alquanto dimenticabili e mal posizionate nei 94 minuti di durata della pellicola, un difetto non certo nuovo nella filmografia di Don Bluth, che già in passato aveva deliziato il pubblico con sequenze come il "Big Lipped Alligator Moment". Anche l'animazione non si discosta granchè dai canoni donlbuthiani, ed ecco, quindi, personaggi dalle movenze sgraziate, in perenne movimento e realizzati con l'ausilio del rotoscopio, al fine di fornire fattezze e mimica fotorealistiche ad alcuni personaggi. Una scelta che penalizza parecchio l'estetica del film e colpisce anche e soprattutto i due protagonisti, la cui animazione risulta, a tratti, inguardabile, al contrario dei comprimari, risparmiati da un tale trattamento e sicuramente più gradevoli a vedersi nel loro aspetto maggiormente caricaturale, pur risentendo lo stesso del pesante stile di Don Bluth. E, proprio per questo, risulta davvero strano che un tale film venga annoverato tra le fila disneyane, a tal punto che, all'indomani dell'acquisizione della Fox da parte della Casa del Topo, tante sono state le voci a favore dell'inserimento di Anastasia e della sua omonima protagonista nel brand delle Principesse Disney, in virtù di un qualche criterio di retroattività.
Le canzoni non sono poi cosi poco dimenticabili, Nella notte ente buio mi piace XD
Per il resto non c'è molto da dire, è uno di quei film che si lascia guardare a suo modo ma non offre chissà quale guizzo.
Per il resto non c'è molto da dire, è uno di quei film che si lascia guardare a suo modo ma non offre chissà quale guizzo.