Animazione Italiana

Dallo slapstick di Chuck Jones alla stop motion firmata Aardman passando per il manierismo donbluttiano, le varie risposte del mondo occidentale a chi identifica l'animazione con gli studi Disney.
  • Non so se lo conosci, non avendolo trovato nella tua disamina, comunque ti consiglio vivamente di recuperare le opere cinematografiche di Alessandro Rak, regista d'animazione partenopeo autore di L'arte della felicità (2013) e Gatta Cenerentola (2017). Pur reputando (personalmente) il secondo inferiore al primo, chiunque sia amante di animazione dovrebbe vederli almeno una volta. E il fatto che esistano persone come lui, mi fa ben sperare che l'animazione italiana non debba ulteriormente essere rappresentata soltanto da D'Alò e Straffi.
    Ultima modifica di brigo il venerdì 17 agosto 2018, 09:50, modificato 1 volta in totale.
  • Che l'animazione non abbia attecchito in Europa non si può proprio dire. Credo che prendendo un qualunque anno a caso troverai che in Europa si son prodotti piú film d'animazione che negli Stati Uniti. Certo con una diffusione e un successo di pubblico non paragonabile, ma quello vale anche per i film live-action. C'è poi da contare la produzione di cortometraggi e quella televisiva/pubblicitaria, che fanno sia da vivaio sia da avanguardia della tecnica, e in cui gli Stati Uniti sono persino piú indietro.

    È vero in generale che l'animazione non attrae investimenti se non quando è dedicata al target delle famiglie, e questa è la ragione del circolo vizioso per cui i festival da un lato fanno fatica a trovare lungometraggi animati d'autore e dall'altro si sono abituati a non sperticarsi troppo a cercarli: anche questa prospettiva di emarginazione dal circuito autoriale non aiuta l'attrattiva economica.

    Anche in Italia, seppur di qualità dozzinale (anzi proprio per quello), l'animazione, magari televisiva, si è sempre prodotta.
    Bozzetto non è mai riuscito a imporsi perché, probabilmente, non ha mai voluto scendere a compromessi con le necessità commerciali dei finanziatori o con le capacità di altri produttori. E questo non è necessariamente un bene, perché tutta la produzione indipendente di Bozzetto mostra dilettantismo (in ogni aspetto TRANNE quello dell'animazione, ovviamente). Bozzetto, secondo me, si è tanto autoboicottato.

    Il caso di Rak invece non sono riuscito a inquadrarlo. Sicuramente quanto alla mera tecnica di animazione lui e la sua squadra sono dei gran paraculi (lo dico con simpatia) perché nei loro film la cosa lampante è come si fuggano le difficoltà d'animazione (e quindi i costi). Sono dei capolavori di inventiva quando si tratta di aggirare gli ostacoli, e forse è per questo che hanno attratto finanziamenti. Una discreta sensibilità drammatica e una spruzzata di sentimentalismo napoletano hanno fatto il resto. Poi, come in qualunque tentativo di pubblicazione in qualunque campo, la ricetta del successo non esiste, e le variabili che definiscono il destino di una pubblicazione sono tantissime e imprevedibili, e non sono da escludere le mere botte di culo.

    Non dimentichiamoci però che ci sono artisti italiani che stanno definendo questo momento storico dell'animazione europea anche se lontano dai circuiti commerciali (e aiutati molto piú dal mercato e dal governo francesi che da quelli patrii). La Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro qualche anno fa li consacrò e dedicò loro una meritata retrospettiva, e stessa cosa ha fatto pian piano in seguito il Festival di Annecy. Parlo di Simone Massi (che ha realizzato le sigle e le locandine di quattro edizioni della Mostra del Cinema di Venezia, e di cui Minimum Fax ha pubblicato in libro+dvd la raccolta integrale di cortometraggi), Virgilio Villoresi (genio della stop-motion), Gianluigi Toccafondo (quello del logo di Fandango e di Scott Free, la casa di produzione di Ridley Scott), Magda Guidi e altri che sono stati analizzati nel libro prodotto dalla Mostra di Pesaro Il mouse e la matita (ed. Marsilio) e che consiglio vivamente.


    Voglio citare anche la sede piemontese del Centro Sperimentale di Cinematografia, di cui l'anno scorso al Future Film Festival di Bologna ho potuto vedere dei saggi di giovani animatori che mi hanno sorpreso molto per creatività e padronanza della tecnica, pur con le limitazioni del basso budget, ma non sperimentali come questi ultimi autori che ho citato.
    Il trailer del corto che ho preferito, Merlot:

    Che possa ripartire dal Piemonte una scuola italiana capace di portare finalmente lungometraggi d'animazione al cinema?

    Per una panoramica piú completa consiglio anche il meraviglioso Animazione. Una storia globale di Giannalberto Bendazzi (ed. UTET), indispensabile storia dell'animazione di tutto il mondo (e quindi anche italiana) tradotto finalmente in Italia l'anno scorso.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
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