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Lo Zio Walt e i suoi Principi

Inviato: sabato 23 giugno 2007, 02:08
da Valerio
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No, non voglio parlare di aria fritta. Ritengo che uno dei grandi meriti di Walter Elias Disney sia stato quello di trasmettere la sua filosofia da New Deal rooseveltiano, in modo sempre efficace e mai banale. La miglior pedagogia è quella che diverte e non camuffa maldestramente i suoi intenti, e sicuramente se Walt ha voluto comunicarci qualcosa l'ha sempre fatto con grande sincerità e simpatica schiettezza. Walt del resto era figlio del suo tempo, un tempo, la Grande Depressione, che ha lasciato nel suo personaggio-ritratto Mickey Mouse un'impronta ben precisa. E basta leggersi il Topolino di Gottfredson o qualunque storia di Scarpa per capire quali siano i valori che dovrebbero stare alla base di quello che al giorno d'oggi è diventato un vero e proprio impero. Eppure gira e rigira le tematiche affrontate rimangono le stesse. Lo scopo di questo topic è quello di tracciare un vero e proprio elenco di nuclei tematici comuni, presenti nelle opere di Walt Disney e dei suoi eredi.


1. E' quello che fai con quello che hai che conta: Innanzitutto dall'intero operato di Walt emerge una filosofia fortemente meritocratica, che elogia quelli che si sanno dar da fare. E in special modo quelli che riescono ad arrivare da qualche parte utilizzando al meglio le proprie risorse, unendo l'utile al dilettevole e volgendo i propri handicap in punti di forza. Walt Disney dal nulla ha tirato su un impero che dura ormai da un secolo, e ci è riuscito facendo le cose che più gli piacevano e più lo divertivano. E la reinterpetazione che fa in The Grasshopper and The Ants della fiaba della Cicala e la Formica è il punto focale di questo suo modus operandi: se nella fiaba originale la Cicala veniva mandata via dalla formica e andava incontro alla morte, qui le cose vanno ben diversamente e la Cavalletta viene invece incentivata dalle formiche a continuare la sua attività di violinista mettendola però al servizio della comunità e trasformando così il suo vagabondaggio in un legittimo lavoro. Un altro esempio è Dumbo, il film per eccellenza in cui le capacità vengono utilizzate al meglio, visto che per l'intera durata quegli stessi mezzi non sembravano essere altro che un intralcio, uno scherzo di madre natura. E non è il solo elefante ad aver messo a frutto i propri mezzi in tal modo: un altro celebre "diverso" disneyano è Elmer, nella Silly Simphony Elmer Elephant che si riscatta proprio grazie alle caratteristiche che l'avevano reso lo zimbello della giungla. E infine come non ricordare il film a scrittura mista Tanto Caro al Mio Cuore, deliziosa commediola che offre uno spaccato di quella che può essere stata l'infanzia di Walt. In questo film implicitamente autobiografico, a far da mentore al protagonista Jerry è un gufo animato che insegna che il valore di un trionfo è dato proprio dalla penuria di mezzi a propria disposizione.

2. C'è una stella su nel ciel che ogni sogno può appagar: Aiutati che il ciel t'aiuta, e infatti una piccola componente della filosofia di Walt è deliziosamente esoterica. E' giusto darsi da fare ma nel frattempo anche sperare non guasta. Bisogna avere fede, dice il gatto Rufus alla piccola Penny, triste perchè non viene adottata in Le Avventure di Bianca e Bernie (La fede è un uccellino blu che vedi distante, è fermo e sicuro come un astro brillante. Non puoi averlo o comprarlo, non si fa catturare, però c'è ed è proprio lui che fa tutto avverare). L'ultimo film d'animazione creato dalla old school disneyana porta avanti una filosofia nata già con Biancaneve e i Sette Nani e portata a perfezionamento da Pinocchio e Cenerentola. Le canzoni principali di questi tre lungometraggi, Il Mio Amore un Dì Verrà, Una Stella Cade e I Sogni Son Desideri, guarda caso sono infatti completamente dedicate a chiunque creda che al cadere di una stella i sogni diventino realtà. E il principio più famoso dello Zio Walt è stato portato avanti negli anni fino a lambire lavori più recenti come La Sirenetta e Atlantis - L'Impero Perduto.

3. A volte l'uomo si crede un gigante: You are never too old, to be young, fa una canzone scartata da Biancaneve e i Sette Nani. Ed è tutta una questione di target. Sbaglia chi dice che Disney si rivolgeva ai bambini, perchè tutto ciò che ha fatto in vita sua puntava a trovare quella via di mezzo, quel modo di raccontare le cose che potesse essere perfettamente intelleggibile per un bambino e allo stesso tempo interessante per un adulto. Trovare un punto di contatto tra adulto e bambino, suscitare in entrambi le stesse emozioni e abbattere infine le barriere era il vero obiettivo di Disney. Non dimentichiamo che Disneyland nacque perchè Walt si annoiava a portare sua figlia ai giardinetti e sognava qualcosa che potesse coinvolgere anche lui. Ma se un bambino è assolutamente più avvicinabile dal punto di vista emotivo, con gli adulti è più difficile, perchè col tempo si sono inariditi e hanno perso di vista concetti astratti come la fantasia. Incantarli, meravigliarli e farli ridere è la strada che Disney intraprende in età matura, con la creazione di quei tre punti d'arrivo che sono Le Avventure di Peter Pan, Disneyland e Mary Poppins. La condanna all'ingrigimento e all'inaridimento è già presente però, in tono minore, in Alice nel Paese della Meraviglie, in cui si suggerisce l'esistenza di un proprio mondo ideale da contrapporre alla grigia realtà di tutti i giorni. Questo mondo, che verrà poi incarnato da Peter Pan l'anno dopo, inizierà a contaminare il mondo degli adulti ponendosene decisamente in contrasto grazie alla memorabile figura del Sig. Darling, un adulto fatto e finito che solo nel finale si concederà un momento di meraviglia, nello scorgere in cielo un oggetto che non vedeva da quando era bambino. E infine Mary Poppins nella sua lucida follia consacrerà questo principio riuscendo a convertire gradualmente l'adulto per antonomasia George Banks. Sarà quindi Mary Poppins, con i suoi voli nel soffitto, le sue gitarelle all'interno dei quadri e "una gamba di legno di nome Smith" che raccoglierà questa meravigliosa e definitiva eredità.

4. Guardiamo oltre, aprendo nuove strade e facendo cose nuove: Poco prima di morire Walt Disney aveva cambiato la faccia del cinema d'animazione, creando il primo corto sonoro, il primo cartone a colori, il primo lungometraggio d'animazione, il primo film stereofonico, il primo film in cinemascope e via dicendo. Nei suoi ultimi anni aveva promosso in lungo e in largo Tomorrowland, la sezione di Disneyland dedicata al futuro, proponendo documentari divulgativi in televisione e specificando che il suo mondo non si componeva di sola Fantasyland, ma andava ben oltre. Questo chiodo fisso del futuro, questa paura di non essersi spinto abbastanza in là, questo terrore di essere infine arrivato ad un limite si rifletteva bene nei suoi discorsi. Di qui l'invito ad andare sempre avanti, non accontentandosi mai dei propri successi e anzi vedere di buon occhio anche i fallimenti, dai quali si impara sempre qualcosa di buono. Si può fare di più e di meglio per migliorare il mondo dell'intrattenimento, era il messaggio che cercava di dare alle future generazioni. La morte lo colse nel Natale del '66 proprio mentre si apprestava ad approdare nelle sale cinematografiche Il Libro della Giungla, che con un certo distacco si prendeva gioco di una filosofia di vita come quella di Baloo (Lo Stretto Indispensabile) diametralmente opposta ai veri principi del buon senso, incarnati invece da Bagheera. Ma di certo, nè Baloo, nè l'In Fondo al Mar di Sebastian, nè Timon & Pumbaa che col loro Hakuna Matata avrebbero portato avanti l'antifilosofia disneyana del pensare in piccolo, vanno visti negativamente, ma con una certa dose di humor. Certo è che la vera voce di Walt la si può sentire nelle parole di Long John Silver de Il Pianeta del Tesoro e nei I Robinson - Una Famiglia Spaziale, lungometraggio esplicitamente dedicato a Walt e al suo Tomorrowland che fa del Keep Moving Forward la sua stessa ragione d'esistere.

5. Non è quello che si vede ma quello che c'è dentro che conta: Pare che la lezione sia stata imparata bene dagli artisti della Walt Disney Feature Animation, che negli anni 90 hanno prontamente provveduto ad aggiungere un nuovo principio alla lista, usandolo in dosi ingenti. L'invito a non fermarsi alle apparenze è ben presente infatti ne La Bella e la Bestia, Aladdin, Il Gobbo di Notre Dame, Hercules e Mulan, mentre si traduce nella spinta a trovare un punto di contatto tra due realtà differenti in Pocahontas, Tarzan, Lilo & Stitch e Koda, Fratello Orso.

Inviato: sabato 23 giugno 2007, 09:39
da DeborohWalker
E ti consegnò questi principi su tavole di pietra?

Inviato: sabato 23 giugno 2007, 10:08
da Francesco F
beh, visto che la battuta l'hai fatta tu, la faccio anch'io, che in un primo momento volevo evitarla...


"Zio Walt e i suoi Principi":
Io ero rimasto alle Principesse Disney.


Spero che la discussione riprenda un corso serio, cmq :P

Inviato: domenica 24 giugno 2007, 19:39
da Lumiére
È sempre apprezzabile il lavoro di Grrodon (ebbene si, Grrodon, intervengo pochissimo ma passo a "volo d'uccello" su questo forum ogni giorno. Non interpretare come negativo il volo d'uccello perché è il sistema che utilizzo in tutti i forum).

Per abitudine non scrivo per dire che sono d'accordo, a meno che non intenda aggiungere qualcosa.
Questo vuol dire, in altre parole, che scrivo più spesso per contestare; in quest modo faccio la parte del bastian contrario, anche se non credo di esserlo.

Detto questo, vengo al punto.
Anche se trovo per lo più inappellabili i discorsi che ho letto nel post, preciso che io stento a vedere nell'opera di Walt questa continuità di un unico discorso. Preferisco credere che ogni film sia nato per l'intento di sviluppare un tema, anche se già utilizzato, o una visione. Magari anche solo perché l'incipit di un romanzo, racconto o opera di qualunque tipo pareva promettente.

Inevitabilmente, essendo Walt il capo carismatico della sua azienda, tutto faceva riferimento a lui e a lui si riconduceva. l'inguaribile ottimismo, il Bene più forte del Male (ma un Male che si prende sempre le sue soddisfazioni), una religiosità semi nascosta ma presente sono evoluzioni di pensieri di Walt, sebbene inevitabilmente filtrati dai collaboratori.

Le variazioni o somiglianze dei Classici successivi alla sua morte rispetto a quelli precedenti, sono poi scelte produttive operate da altri, nel tentativo di ricollegarsi al suo stile o di inaugurarne uno nuovo.

In fondo però, il poter linterpretare i film con diverse chiavi di lettura sottolinea una certa grandezza e complessità. Considerare questi prodotti solo infantili è sempre inutilmente riduttivo.

Inviato: domenica 24 giugno 2007, 20:24
da Valerio
Infatti, più che voler trovare un percorso ben preciso nei suoi lungometraggi (quello lo fa Miyazaki), che appunto nascevano di volta in volta da spunti che gli sembravano promettenti, stavo facendo l'inverso: partire dalle sue opere per provare un po' a capire come la pensava lui. E quel che ne è venuto fuori è uno stile di pensiero molto rooseveltiano, sempre improntato sul concetto del "farsi strada divertendosi".
Però Disney non è solo un uomo, ma un concetto astratto, la personificazione di un'eredità, ed è il motivo per cui anche se "ad honorem" ho pensato di inserire nel mio discorso anche il quinto punto, che non fa parte dei principi di Walt, ma è il parto di un team di artisti che in ossequio alla tradizione hanno saputo regalarci un'ottima prosecuzione del canone disneyano.

Inviato: lunedì 25 giugno 2007, 19:10
da Morgan Fairfax
Concordo pienamente con Grrod, Mickey Mouse è proprio il prototipo dell'americano medio speranzoso nel futuro e fiducioso nelle proprie capacità di far andare tutto per il meglio.
E comunque un 3d simile volevo aprirlo io ;_;

Inviato: lunedì 25 giugno 2007, 20:17
da Lumiére
Grrodon ha scritto:Infatti, più che voler trovare un percorso ben preciso nei suoi lungometraggi (quello lo fa Miyazaki), che appunto nascevano di volta in volta da spunti che gli sembravano promettenti, stavo facendo l'inverso: partire dalle sue opere per provare un po' a capire come la pensava lui. [...]
In altre parole, più che cercare un filo logico nella successione dei film messi in produzione da Disney, cerchi di trovarne uno a posteriori.
Se è così, siamo più sul mio tipo di visione del mondo Disney.

La differenza diventa sottile, ma c'è.

Inviato: lunedì 25 giugno 2007, 20:30
da Valerio
Esattamente. Ho sempre detestato le analisi tematiche dell'opera di Walt che portano a obbrobri concettuali tipo "Walt da piccolo non riusciva a far parlare il suo pappagallo e allora ha messo una voce incomprensibile a Paperino". Non c'è nulla di attivo nel suo mettere un po' di sè stesso in queste opere, sono tutti valori che ci ha inconsciamente messo dentro, e che appunto noi possiamo rintracciare e desumere.
In altre parole, cerco Walt nelle sue opere e non viceversa.

Inviato: martedì 26 giugno 2007, 21:11
da Rebo
Lumiére ha scritto: Preferisco credere che ogni film sia nato per l'intento di sviluppare un tema, anche se già utilizzato, o una visione. Magari anche solo perché l'incipit di un romanzo, racconto o opera di qualunque tipo pareva promettente.
Questo tipo di osservazione trova un riscontro molto bello nell'immagine -veramente disneyana- del "libro che si apre", all'inizio di molti Classici storici. Si mostra -in maniera idealizzata- l'origine del film, quella che in un certo senso è la sua "materia prima". Questa materia prima, tuttavia, è accostata anticipazioni, presagi di quella che sarà l'opera destinata ad iniziare di lì a poco. Al testo del libro si accompagnano infatti delle figure, che pur avendo la funzione apparente di imitare le decorazioni dei codici miniati o altre forme storiche di illustrazione, sembrano in realtà avere anche lo scopo di creare una tensione "dal verbale al visivo". Quelle immagini (stilizzate, schematiche) sono il simbolo di ciò che il libro vorrebbe essere, e che tende a diventare nella mente del lettore. Subito dopo l'animazione di Disney subentra, ed il desiderio del libro, per così dire, si avvera.

C'è da notare inoltre che l'illustrazione stilizzata a commento del testo serve anche a preparare ingegnosamente l'occhio dello spettatore al "feeling" dell'immagine animata. Il libro che viene mostrato, infatti, ha in genere un aspetto quasi fotorealistico, di grande plasticità volumetrica. L'occhio, tuttavia, si fissa presto sulle illustrazioni stilizzate, adeguandosi rapidamente ad una diversa maniera espressiva, semplice e quasi minimalista.
Così, all'ingresso delle immagini animate, la transizione è sorprendente: le figure si muovono, e con una profondità ed un dettaglio ben superiore a quello anticipato dalle illustrazioni del libro.
Di conseguenza, è scongiurato qualsiasi rimpianto della dimensione "fotografica" del reale. Walt Disney ha trovato una maniera elegante ed inavvertibile per fare entrare gradualmente lo spettatore nella sua immaginazione, permettendo che l'occhio si "immerga" letteralmente in un universo figurativo non reale. Proprio grazie a questa circospetta immersione, lo spettatore viene reso capace di conservare, pur subendo la meraviglia data dal vedere disegni semoventi, un giudizio di plausibilità nei confronti di quanto gli viene mostrato. L'occhio deve stupirsi, ma credere in ciò che vede. Inutile dire quanto disneyano sia il concetto di "credere" così inteso. Per questo, mi viene da dire, il cinema (parlo dei lungometraggi) del primo Disney, a livello concettuale, non è per nulla barocco o "d'attrazione": non "assale" lo spettatore con la pura immagine, ma lo raggiunge per gradi, mettendolo a proprio agio e in condizioni di esperire una meraviglia "controllata" e "rassicurante".

Mi sa che sono leggermente off-topic, però.

Inviato: martedì 26 giugno 2007, 23:09
da Morgan Fairfax
Veramente argute anche le osservazioni di Rebo.

Mi verrebbe da aggiungere che la preparazione alla dimensione cartoonesca non avviene solo mediante la transizione dal libro miniato dalla notevole consistenza volumetrica all'animazione 2d vera e propria ma anche attraverso la differenza netta fra la solennità della voce del narratore che introduce la vicenda narrata - per non parlare delle musiche in sottofondo, epiche o cupe - e l'atmosfera spesso volutamente, deliberatamente più serena e leggera delle prime sequenze della storia.

Tra parentesi, la tradizione pare essersi interrotta nettamente con HERCULES: l'introduzione è inizialmente quanto di più epico si possa immaginare e a farle immediatamente da contraltare c'è l'ingresso in scena delle muse e del gospel, un genere musicale decisamente più adatto ad atmosfere decisamente scanzonate. In questo film la Disney abbraccia uno stile pop in linea con i tempi. Come a suo tempo constatai nel 3d dedicato al lungometraggio d'animazione in questione, questo incipit mi sembra una sorta di manifesto dei caratteri salienti dell'animazione attuale. Niente più libri, dunque, e neanche voci epiche. Niente transizione lenta dal reale al 2d, all'immaginario, al cartoon ma un approccio immediato, netto, riflettentesi sopratutto nella rappresentazione tutt'altro che realistica degli stilizzatissimi protagonisti - in passato caricature erano state ben realizzate ma solo per personaggi spiccatamente comici come Le Tont, fanno eccezione i protagonisti de LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO e quasi tutti i film del periodo xerox.
I classici valori Disney elencati da Grrod sono sempre al centro del gioco, l'esperienza da provare è però votata anche a tecniche barocche - qui intendo barocco nel senso più puro del termine, come ciò che fa aderire ad un messaggio qualcuno stupendo.
Hercules, Tarzan, Mulan sono esempi di nobiltà ed abnegazione e ciò viene messo in risalto dalle loro capacità (Hercules riconquista i suoi poteri quando scopre cosa voglia dire essere un vero eroe e scopre di essere un vero eroe quando riconquista i propri poteri). L'agire e l'essere di Semola de LA SPADA DELLA ROCCIA sono agli antipodi di questa concezione, è proprio nella sua semplicità e inconsapevolezza delle proprie doti e del proprio che destino che riesce a trasmettere positività.

Ma forse anche tutto questo è OT e inutile :)

Re: Lo Zio Walt e i suoi Principi

Inviato: venerdì 10 gennaio 2014, 14:33
da Valerio
Da quanto tempo non veniva presa nuovamente in esame la figura di Walt. E poteva accadere in modo indolore? Ovviamente no. In occasione di una cerimonia di premiazione per Emma Thompson (che in Saving Mr. Banks interpreta la Travers), avvenuta al National Board of Review, Meryl Streep si è divertita a mettere in imbarazzo la premiata, "rea" di aver recitato in un film che mette Walt in buona luce. La Streep avrebbe definito Walt un bigotto sessista e antisemita, dando credito alle dicerie e maldicenze che da anni circolano sul suo conto.

Fonte

La cosa ha ovviamente scandalizzato molti. L'uscita in quel frangente è stata certamente di pessimo gusto, considerato anche la posizione della Streep, che a Natale vedremo nel musical live action "Into the Woods"...proprio a marchio Disney. Ovviamente i detrattori di Walt hanno appoggiato tale posizione, mentre i sostenitori l'hanno biasimata. Ma un punto definitivo sulla questione è arrivato proprio dal Walt Disney Family Museum, che ha difeso Walt, con un articolo approfondito, in cui alle opinioni e alle dicerie sono stati contrapposti i FATTI.
IN DEFENSE OF WALT DISNEY

In light of the recent rumors that have been spreading about Walt Disney, The Walt Disney Family Museum would be more than happy to debunk misconceptions that have been told as bold, un-sourced statements and wildly false accusations, as part of our mission to enlighten and educate.

WOMEN'S ROLES AT WALT DISNEY PRODUCTIONS:

In 1938, a letter was written from Walt Disney Productions to a female applicant, turning down her request to enroll in the Studio’s Animation Training Program. The letter, to the right, states that women did not perform the position of Animator at that time. What it did not say is that women were not capable of such work. This type of job restriction could be found not only at The Walt Disney Studios but at every other animation studio. Put into historical context, this letter illustrates the culturally accepted limited role of women in the workplace in the 1930s. At that time, most companies in America were mostly male-dominated with women providing smaller support roles. There were several prominent women within Walt Disney Productions, well before WWII made women the backbone of the American workforce. In speeches made to his employees on February 10 and 11, 1941, Walt observed that women artists could fully equal their male counterparts, and were being included in his studio animation training program:

“If a woman can do the work as well, she is worth as much as a man,” he declared. “The girl artists have the right to expect the same chances for advancement as men, and I honestly believe they may eventually contribute something to this business that men never would or could.”

Quite a few women played important roles at The Walt Disney Studios during Walt's time, including artist Mary Blair—whose work in the animation department at The Walt Disney Studios heavily influenced the look and feel of Disney films for almost 30 years. Blair started at the Studios in the early 1940s and worked on classics such as Cinderella, Peter Pan, Alice in Wonderland, and more. She also assisted in the design of the Disneyland Resort attraction it's a small world, and a life retrospective of her work will be on view at The Walt Disney Family Museum starting March 2014. (Our current exhibition—Water to Paper, Paint to Sky: The Art of Tyrus Wong—focuses on the life's work of 103-year old Asian American artist Tyrus Wong, who also worked at The Walt Disney Studios in the 1940s. To find out more about Walt and diversity, please skip down to the next section).

To this day, there are quite a few women who worked at The Walt Disney Studios who will still happily recall stories from their time spent working with and knowing Walt Disney. Among these legendary women are Ginni Mack, Marge Champion, and Disney Legend Alice Davis—the costumer who played a large role in Disney history as she designed and hand-made a significant amount of costumes seen on the Audio Animatronics in a number of Disneyland attractions.

Learn more about a few of these women including Bianca Majolie, Sylvia Moberly-Holland, Rhetta Scott, and Mary Blair here; read more about the first female Imagineer, Harriet Burns, here.

It was even before the 1950s when they started recognizing the employment and importance of women at The Walt Disney Studios. Notably, Hazel Sewell served as an art director on Snow White and the Seven Dwarfs, which was released in 1937—a year before the letter mentioned above was dated. Sewell also worked as an ink artist on the very first Mickey Mouse cartoon created in 1928, Plane Crazy, and was one of the artists who traveled to Latin America in 1941 as part of Walt's goodwill tour.

Other notable females, besides Walt's wife Lillian—who worked as an Inker & Painter before they married in 1925—were his Aunt Margaret, who provided Walt with his first drawing tablet and tools, and Margaret (MJ) Winkler, whose distribution deal with Walt's Alice Comedies allowed him to establish the Disney Brothers Cartoon Studios in 1923.


WALT DISNEY AND DIVERSITY:

Walt Disney was a patriot—one only has to look at his work throughout the 1940s to witness his tour of Latin America of behalf of the United States Good Neighbor Policy, the US Army's occupation of The Walt Disney Studios Lot, Walt’s countless military training films, which were made at cost, as well as shorts and films against the Axis like “Victory Through Air Power." The Studios even won an Academy Award in 1943 for the short film "Der Fuehrer's Face"—the easiest of Google searches will reveal the true patriotic message behind Donald Duck’s nightmare in “Nutzi Land."

Moreover, Walt not only employed many people of Jewish descent—including Joe Grant, Marty Sklar, Ed Solomon, Richard and Robert Sherman, and so many more who held prominent roles within Walt's company. These men and women collaborated and created with Walt, side by side, with no prejudice. Ask some of the people who worked directly with Walt Disney what it was like to work with him and his organization, such as a number of the women mentioned above or the men listed below.

In a recent interview, songwriter Richard Sherman states: “Let me tell you something, a lot of people talk about Walt in negative ways. There was nothing negative about Walt Disney,” he says. “He was dedicated to doing great things. He reached for the stars all the time. He was a wonderful, wonderful boss.”

This isn't the first time the Sherman Brothers have gone on record in defense of Walt. Some may also recall the story that Robert Sherman told about Walt's defending the brothers during a meeting: "Walt was sensitive to people's feelings . . . He hated to see people mistreated or discriminated against. One time, Richard and I overheard a discussion between Walt and one of his lawyers. This attorney was a real bad guy, didn't like minorities. He said something about Richard and me, and he called us 'these Jew boys writing these songs.' Well, Walt defended us, and he fired the lawyer. Walt was unbelievably great to us."

Walt was also a frequent contributor to Jewish charities, including the Yeshiva College and the Jewish Home for the Aged. Also, Walt Disney was made Man of the Year by the Beverly Hills Lodge of B’nai B’rith—the oldest continually-operating Jewish service organization, which fights anti-Semitism all over the world—in 1955, and was also awarded a recognition from Hadassah, a Jewish women’s organization that empowers youth in Israel and America. These awards can be seen in the Lobby of The Walt Disney Museum (or by clicking on the thumbnails above. Right: B'nai B'rith Heart of America Chapter, Kansas City, Missouri; Distinguished Service Citation, 1958. Left: Hadassah Recognition of Achievement, 1958.)

Our good friend and Disney animator Floyd Norman also has been quoted saying: "The funny part was that minorities weren't knocking at the gates to get in. The jobs were there if they wanted them and if they were qualified. It's like the old ruse that Walt didn't hire Jews, which was also ridiculous. There were plenty of Jews at Disney. Personally, I never felt any prejudice from Walt." In fact, we encourage you to read the blog piece he recently published addressing the same factual misconceptions that we discuss here.


DECEMBER 15, 1966:

Lastly, let's not forget to bust the most circulated (and possibly the most bizarre) myth of all. The Walt Disney Family Museum houses an entire gallery dedicated to the heartbreakingly sudden passing of Walt Disney—from acute circulatory lung collapse—on December 15, 1966. Two days later, Walt was cremated and interred at Forest Lawn Memorial Park in Glendale, CA. In fact, the only time the phrase "Disney's Frozen" is accurate is when it is in reference to the Walt Disney Animation Studios' new animated feature.


Of course there are still skeptics who think we are writing this through rose-colored glasses and that our views might be bias as The Walt Disney Family Museum was founded by Walt's daughter Diane Disney Miller. Despite this, the evidence is all there: through the facts as recorded through different accounts written down in history books; the first-person interviews from those who knew and worked with Walt; the physical and documented awards; and in the films he created. It's all there! And by there, we mean here, at The Walt Disney Family Museum. We happily invite all those who are still skeptical to visit the museum to learn about Walt, the man behind the brand, firsthand. There is no need for apologies or retractions—it's just important to seek the facts before further spreading inaccuracies and fueling rumors.

Walt Disney was not a saint. Walt was a human being who made mistakes and had many ups and downs throughout his life. His daughter, Diane, emphasized this many times, stating "what made HIM human is what makes YOU human." Walt suffered his fair share of failures, but he also had a strong spirit of creativity, innovation, and an optimistic outlook to keep moving forward. To those of you who have defended Walt—whether it is because you feel affection towards the man behind the brand, you are a fan of the entertainment company he founded or of his daughter's museum dedicated to his life story, or if you are just in pursuit of historical fact and truth—thank you. We appreciate that you, too, are working hard to make sure that Walt's life, work, and legacy live on and continue to inspire for generations to come.

It's true that everyone is entitled to his or her own opinion, but if you are still skeptical after looking over these facts presented above, we invite you to visit The Walt Disney Family Museum, or even send us your questions and concerns at storyboard@wdfmuseum.org. We would love to hear from you.


The Walt Disney Family Museum® Disney Enterprises, Inc. | © 2014 The Walt Disney Family Museum, LLC
Insomma, l'analisi accurata della questione, portando esempi come i fratelli Sherman o Mary Blair, dovrebbe mettere un punto definitivo sulla faccenda.

Re: Lo Zio Walt e i suoi Principi

Inviato: venerdì 10 gennaio 2014, 15:24
da Dapiz
Valerio ha scritto:Insomma, l'analisi accurata della questione, portando esempi come i fratelli Sherman o Mary Blair, dovrebbe mettere un punto definitivo sulla faccenda.
In quale idilliaco mondo ideale i fatti hanno maggior valore dei pareri dei disinformati? :asd:

Re: Lo Zio Walt e i suoi Principi

Inviato: giovedì 16 gennaio 2014, 16:42
da Valerio

Re: Lo Zio Walt e i suoi Principi

Inviato: giovedì 16 gennaio 2014, 18:10
da Mason
Tutti hanno parenti stronzi.

Re: Lo Zio Walt e i suoi Principi

Inviato: giovedì 16 gennaio 2014, 23:52
da Don Homer
Ovviamente i detrattori ci daranno dentro. Penso che Disney sia una delle cose su cui la gente ama gettare merda insieme a SUperman e MLP.

Re: Lo Zio Walt e i suoi Principi

Inviato: venerdì 27 giugno 2014, 14:42
da Valerio
Immagine

John Musker ha fatto una caricatura di Meryl Streep che svilisce Emma Thompson, in riferimento al recente fattaccio.

Bellissimo disegno!

Re: Lo Zio Walt e i suoi Principi

Inviato: mercoledì 10 settembre 2014, 10:29
da Valerio
Li piazzo qua per il momento.

A quanto pare Saving Mr. Banks ha fatto scuola, e così ora sono in arrivo non uno ma ben due biopic su Walt, entrambi indipendenti. La cosa strana è che sono in concorrenza tra di loro e sembrano coprire la stessa parte della sua vita.

As Dreamers Do



Walt Before Mickey