[WDAS #19] Il Libro della Giungla
Inviato: domenica 08 gennaio 2006, 01:32
Il Libro della Giungla uscì nel 1967, un'annata molto particolare per i Walt Disney Animation Studios. In quello stesso anno avevano per la prima volta portato sul grande schermo il personaggio di Zio Paperone con Scrooge McDuck and the Money, e nel contempo - cosa ancor più dura - avevano dovuto affrontare la perdita di Walt Disney, deceduto pochi mesi prima. E' paradossale che Walt non sia riuscito ad assistere all'uscita nelle sale del Libro della Giungla, dopotutto era stato il film che l'aveva riconciliato con l'animazione, medium che da tempo aveva quasi completamente affidato al suo staff di fedelissimi (i nine old men). La verità è che la disaffezione di Walt era cresciuta anno dopo anno, delusione dopo delusione: prima il terribile brutto colpo che fu il flop di Fantasia, poi la seconda guerra mondiale con la chiusura dei mercati esteri e il danno che questo provocò all'evoluzione di questa forma d'arte, e successivamente la mazzata definitiva nel 1941 con lo sciopero degli animatori e la constatazione che il suo sogno di una realtà informale e cameratesca non aveva alcun riscontro con la dura realtà aziendale che lo circondava. Insomma non c'è da stupirsi che nei decenni successivi furono altre le cose che lo occuparono di più, come il cinema live action, i documentari, la televisione, i parchi e il progetto EPCOT. Eppure verso la fine della sua vita ecco che Walt ci prese gusto nuovamente, e si riavvicinò alla forma d'arte con cui tutto era cominciato. Walt infatti seguì in prima persona Il Libro della Giungla, dettandone il ritmo e stabilendone il registro. Arrivò persino a litigare con lo storyman Bill Peet, che ne aveva proposto una versione più cupa e rispettosa dei libri di Kipling, pur di realizzare la sua visione di un festoso safari musicale. Si può quindi considerare Il Libro della Giungla il suo testamento artistico, e infatti non sono poche le testimonianze di artisti odierni che affermano di aver scelto questo mestiere in quanto ispirati da quello che Andreas Deja definì un film per animatori. Quello che Deja intendeva è che il lungometraggio aveva una trama molto semplice e lineare, che si basava quasi esclusivamente sulle caratterizzazioni dei personaggi. La regola d'oro espressa da Frank Thomas e Ollie Johnston era di non pensare ad animare le azioni effettive dei personaggi, bensì cercare di focalizzarsi su quello che il personaggio pensa e prova, in maniera da attivare un collegamento empatico con lo spettatore. E di questa lezione il film è intriso, infatti ogni scena trabocca di finezze recitative che perfezionano quella che gli artisti Disney amavano chiamare l'arte della personality animation.
Considerato per questi motivi il più riuscito dei film del periodo Xerox, Il Libro della Giungla riassume e porta al massimo livello le caratteristiche strutturali e narrative di questa tipologia di lungometraggi: come La Spada nella Roccia ha per protagonista un orfanello, come Gli Aristogatti ha una struttura episodica basata sugli incontri, e come Robin Hood trabocca di personaggi animali. Infine, in armonia con il registro adottato negli anni 60, Il Libro della Giungla è un film dove il dramma si fa da parte per lasciare il posto alla commedia, alla spensieratezza e al divertimento.
Come voluto da Walt, i libri di Kipling sono solo una lontana fonte d'ispirazione per il film, che deve parte della sua grande fama (che avrebbe portato alla realizzazione in tempi recenti di ben due serie televisive e un cheapquel firmato DisneyToon Studios) alla commozione che il mondo provò alla notizia della morte di Walt. Il regista ancora una volta è Whoolie Reitherman, che alla morte del boss prese il controllo del team di animatori firmando la regia di tutti i film del periodo, mentre a comporre buona parte delle canzoni troviamo i fratelli Sherman, ormai dei veterani. Ed è proprio grazie allo humor e alla musica che il film procede, dato che la trama è abbastanza frammentaria ed episodica: fin dall'inizio del film sappiamo che Mowgli dev'essere ricondotto quanto prima al villaggio di appartenenza dalla pantera Bagheera per salvaguardarlo dalla tigre Shere Khan. Il corpo del film è essenzialmente basato sugli incontri che fa Mowgli, e sui numeri musicali che questi episodi innescano: ogni personaggio ha infatti una canzone che lo presenta e che fa perdere al cucciolo d'uomo il tempo sufficiente per far procedere la trama. Detta così sembra una struttura alquanto semplicistica, tuttavia la narrazione funziona molto bene, perché questa frammentarietà viene compensata dal rapporto molto intenso tra Mowgli e Baloo, e dal senso di minaccia dato dall'incombere di Shere Khan, che fanno un po' da costanti narrative, dipanando la trama nel pieno rispetto delle cristalline strutture narrative per cui gli studios di Walt erano famosi. E se questo non bastasse rimangono sempre la perfezione dei dialoghi, la già citata personality animation, l'impeccabile scelta dei tempi comici e la colonna sonora trascinante a fugare ogni perplessità.
Oltre che agli Sherman, la colonna sonora è inatti affidata a George Bruns, che da La Bella Addormentata nel Bosco a Gli Aristogatti si è sempre occupato dei brani strumentali di ogni opera animata o live action uscita dagli studios. Bruns realizza qui una colonna sonora davvero notevole, con un tocco di esotico che raramente si vedrà in seguito nelle sue produzioni, dal canto loro gli Sherman offrono il meglio, dando la giusta carica alle scene, con una girandola di irresistibili canzoni: il primo incontro di Mowgli avviene col Colonnello Hathi al ritmo di Colonel Hathi's March, seguono poi le canzoni di Baloo e di Re Luigi, fra i personaggi migliori del film. La prima, The Bare Necessities, in anticipo di trent'anni su Hakuna Matata, è l'unica non scritta dagli Sherman bensì da Terry Gilkyson e ha il compito di presentare il personaggio migliore del film, Baloo, proprio esprimendo il suo spensierato stile di vita. La seconda, I Wanna Be Like You, è invece la scena madre, un grande momento Jazz che coinvolge gran parte del cast e che sfocia in un'allegra rissa, forse una delle scene più esilaranti del film. Come si diceva, nonostante la struttura a incontri, simile a Alice nel Paese delle Meraviglie, il film riesce a inglobare sequenze molto slegate tra loro in una struttura tradizionale: abbiamo quindi a tre quinti della storia una sorta di "crisi" anticlimatica tra i protagonisti, topos frequente nel classici Disney, che fa in modo che Mowgli scappi per l'ennesima volta dalle mani dei suoi affidatari e incontri Kaa, che gli canta l'ipnotica Trust in Me, e gli avvoltoi, che nel pezzo That's What Friends are For omaggiano i Beatles, in una imprevedibile versione a cappella. Nota di merito alla sequenza finale, che narra il distacco fra Mowgli e i suoi due amici in modo buffo e allo stesso tempo sensato: sulle note di My Own Home Mowgli si fa ammaliare dalla piccola Shanti e a Baloo e Baghera non rimane che allontanarsi canticchiando un reprise di The Bare Necessities in una delle scene più "cameratesche" mai viste nella storia della Disney, senza dubbio il modo più allegro per dare l'addio all'immenso Walter Elias.