[WDAS # 3] Fantasia
Inviato: venerdì 27 gennaio 2006, 13:43
Musica e immagine: un rapporto antichissimo, una corrispondenza tra arti che affonda le sue radici praticamente nel mito e che, navigando con perseveranza attraverso i secoli, ha infine trovato nello schermo cinematografico la sua vela più robusta e capiente. Una vela invero composita, che sembra accogliere con maggiore efficacia le ispirazioni di registi e musicisti in quella sua area chiamata “cinema d’animazione”.
Che quella dell’animazione sia la tecnica cinematografica più adatta in assoluto alla creazione di associazioni visive e uditive è un fatto condiviso oggi da diversi storici e musicologi. Ed è altrettanto condiviso che uno dei momenti fondanti per lo sviluppo novecentesco del legame tra musica e disegno animato sia stato l’anno 1940, quando alcune sale degli Stati Uniti accolsero l’uscita di Fantasia.
Nato attorno al nucleo aggregante del cortometraggio L’Apprendista Stregone, Fantasia porta al culmine le premesse artistiche in base a cui, a fine anni Venti, nacquero le Silly Symphonies. Ma l’unione di movimento, umorismo e musica veniva ora incorniciata da un progetto utopico di ben altra portata, che come suo ultimo fine avrebbe dovuto avere la creazione di una nuova forma di arte e d’intrattenimento. Non solo a livello creativo: Walt auspicava un rimodellamento integrale della fruizione cinematografica, con la creazione di schermi di grandi dimensioni ed un sistema sonoro che desse una sensazione di profondità acustica tramite la gestione coordinata di una serie di piste audio ed altoparlanti distinti. Era il Fantasound, pionieristica tecnica anticipatrice del futuro surround. Un’idea profetica, ma di eccessiva dispendiosità per il tempo; furono poche le sale che accettarono di dotarsi del nuovo impianto. Troppo in alto aveva volato l’utopia di Disney; arrivando persino ad accarezzare l’idea di un cinema aromatico, con l’utilizzo di essenze profumate da spruzzare in sala in armonia con le immagini. L’esordio di Fantasia ebbe così un bilancio economico pesantemente negativo, dovuto anche ad alcune scelte infelici della RKO, che richiese un accorciamento del film da 130 a 81 minuti, per poterlo così programmare in abbinamento ad un western. Fu solo con le sue successive riedizioni (nel 1946 e, soprattutto, nel 1956) che il film acquistò quell’aura mitica che ancora oggi conserva, diventando campione d’incassi ed oggetto di studi ed approfondimenti.
Fantasia, come è noto, era anche film destinato ad un’opera di costante aggiornamento, che avrebbe dovuto ospitare idealmente uno o più nuovi cortometraggi ad ogni successiva riedizione. Ciò non avvenne mai, anche se Fantasia 2000 ha in qualche modo revisionato e riportato alla vita la concezione originale del film, proponendo tra l’altro una proiezione su maxischermo (nelle sale Imax americane) certo al di là delle più iperboliche aspettative che Disney potesse aver elaborato negli anni ’40.
Come dal punto di vista tecnico Fantasia dovette piegarsi a compromessi, anche per quanto riguarda i risultati creativi il film non fu sempre all’altezza del progetto. Sezioni che possono essere ad occhi chiusi annoverate tra i capolavori dell’animazione mondiale sono accostate a segmenti fiacchi e con scelte musicali infelici. Ma permane la sensazione di un’ambizione artistica di altissimo livello, e di una tensione verso il sublime e la purezza d’espressione che raramente nella storia del cinema d’animazione sarebbe stata eguagliata. Un po’ come accadde sessant’anni dopo, fatte le dovute proporzioni con Fantasia 2000.
Johann Sebastian Bach – Toccata e fuga in re minore BWV 565
E’ l’affascinante e criticatissima trascrizione orchestrale della più celebre Toccata e fuga bachiana ad aprire Fantasia. Realizzata dallo stesso Leopold Stokowski, il direttore d’orchestra prescelto da Disney per il film e responsabile del coordinamento musicale della pellicola, questa versione della Toccata e fuga offrì agli artisti Disney un’occasione per sperimentare animazioni di forme astratte. Dopo i giochi d’ombre e colori che accompagnano l’esecuzione della Toccata, combinando con effetti di luce le silhouettes scure del direttore e degli orchestrali, la grazia razionale della Fuga porta sullo schermo guizzi di colore e riflessi immersi in campi di nuvole o in paesaggi vagamente surreali. Disegni stilizzati di frammenti degli strumenti musicali (archetti, ponti) appaiono e svaniscono, linee geometriche si trasfigurano in riflessi acquatici, globi luminosi rendono visibile sullo schermo una versione semplificata del contrappunto bachiano. Creata grazie all’apporto del regista tedesco Oskar Fischinger, pioniere dell’animazione astratta, la sequenza non è particolarmente rivoluzionaria dal punto di vista del contenuto figurativo, ma innegabilmente costituisce uno dei momenti di Fantasia in cui il cortocircuito sinestetico tra musica ed immagine si realizza nel migliore dei modi.
Petr Il’ic Ciaikowski – Suite da “Lo Schiaccianoci”
La presentazione (incompleta: mancano la Ouverture e la Marcia) della famosissima Suite ciaikowskiana propone alcuni dei più complessi cortometraggi animati mai visti negli anni 40. A parte la felicità d’intuizioni cinetiche ed umoristiche (il funghetto Hop Low di Art Babbit nell Danza cinese…), è incredibile la maestria tecnica dimostrata in determinati momenti. Basti citare i giochi di trasparenze della Danza araba, o il virtuosismo assoluto del Valzer dei fiori, in cui inchiostri colorati, pennellate a secco, incisioni, campiture ad aerografo, vernice trasparente, crearono uno spettacolo visivo di inedita maestria.
Questo segmento palesa inoltre per la prima volta allo spettatore la felice scelta di Disney di non rifarsi agli eventuali repertori figurativi abbinati alle musiche scelte. Ecco allora fate dei boschi, fiori e funghi ballerini e pesci tropicali prendere più che degnamente il posto della storia natalizia tradizionalmente legata alla Suite.
Paul Dukas – L’Apprendista Stregone
Il miglior Topolino animato di sempre. Revisionato graficamente da Fred Moore per l’occasione, Mickey interpreta un cortometraggio ammirevole per ingegno nell’utilizzo della musica e per perfezione della tecnica. Subentrato come protagonista in un secondo momento, sostituendo Cucciolo, Topolino sfodera un’espressività credibile e comunicativa come mai più si sarebbe vista, sostenuto da trovate visive mozzafiato e da un uso del colore e del chiaroscuro che surclassa qualsiasi prodezza della moderna CG. Giù il cappello (da stregone).
Igor Stravinsky – La Sagra della Primavera
Scelta coraggiosa, la presentazione del brano di Stravinsky nel programma di Fantasia. Erano sì passati quasi trent’anni dalla sconvolgente prima del balletto, trasformatasi in una tristemente nota rissa, ma certo era difficile che il normale pubblico dei film d’animazione del tempo potesse già essersi assuefatto alle brutali sonorità stravinskiane. Il frammento, su idea dello stesso Disney, propose una ricostruzione della storia della vita sulla terra dalla nascita del pianeta all’estinzione dei dinosauri, basata su fonti scientifiche (anche se non sempre rigorose, evidentemente: che c’entrano gli stegosauri con i triceratopi?). Immagini ruvide, di ascendenze espressioniste, visualizzano in maniera molto interessante la partitura della Sagra, pur mostrando un leggero calo qualitativo rispetto a quanto sinora proposto dal film. Da ricordare il diretto coinvolgimento di Stravinsky nella supervisione del cortometraggio… e il suo successivo, inspiegabile disconoscimento del risultato finale.
Ludwig van Beethoven – Sinfonia n. 6 op. 68
Ebbene, mi spiace dirlo, ma questa sequenza è la vergogna di Fantasia. Innestando sulla musica di Beethoven immagini frivolamente pastorali dedicate inizialmente al balletto Cydalise di Pierné, il frammento rovina la sua colonna sonora con abbinamenti visivi quasi parodistici e spesso di dubbio gusto. Sarebbero forse stati efficaci in altro contesto, ma qui sembrano una presa in giro allo spettatore. E sì che in certi momenti della sequenza si respira una diversa aria, che da’ parzialmente la misura della raffinatezza di alcune ispirazioni perdute alla base dell’animazione: è il caso delle scene con i pegasi, o anche del finale con Diana e il suo arco.
Amilcare Ponchielli – Danza delle Ore dall’opera “La Gioconda”
Ecco invece un caso in cui la leggerezza umoristica dell’immagine è stata sposata ad una colonna sonora azzeccata. Un divertissement animalesco entrato nella storia, che forse soffre solo di eccessiva lentezza nella prima parte.
Modest Mussorgski (arr. Rimsky-Korsakov)– Una notte sul Monte Calvo / Franz Schubert – Ave Maria
Un potentissimo (per quanto concettualmente semplice) apologo sul conflitto tra Bene e Male costituisce la maestosa coda della pellicola. In una notte di tregenda, il demone Chernobog sorge dalla sommità di una montagna, evocando dal cimitero di un paese addormentato fantasmi, arpie e streghe. Si scatena un sabba infernale; Chernobog gioca crudelmente con gli spiriti, governandoli e modellandoli a suo piacimento. Ma ad un tratto i rintocchi di una campana annunciano l’alba: Chernobog si ritrae e gli spiriti svaniscono, lasciando spazio ad una sequenza d’aspirazione spirituale, pervasa da difficili movimenti di macchina di particolare lentezza. Alcuni pellegrini reggono candele e s’inoltrano in una foresta che ricorda la navata di una cattedrale, camminando verso il sole nascente. E’ un finale certo poco incisivo, anche retorico, se si vuole, ma ben in sintonia con l’atteggiamento di fiducia ed ottimismo con cui Walt Disney affrontò la produzione di Fantasia e, in fondo, di tutti gli altri film usciti dagli Studios nel periodo d’oro.