Silly Symphony
Inviato: sabato 20 marzo 2010, 21:54
La serie che durante tutto il corso degli anni 30 ha aiutato Walt Disney e il suo staff ad evolvere l'arte dell'animazione portandola ai massimi livelli. Nata nel 1929 in seguito ad una scherzosa polemica all'interno degli studios su quale fosse la strada da seguire ora che il sonoro era stato introdotto, se lasciarsi guidare da esso o piegarlo alle esigenze narrative, questa serie è la risposta di Walt: "apriamo un filone apposito!". Ed è così che Topolino venne progressivamente liberato dai frivoli balletti che in quel periodo stavano monopolizzandone la serie, per aprirsi a trame più varie e avventurose. I balletti di animali vennero quindi relegati nel loro ghetto...che fu ghetto per molto poco tempo visto che nel 1932, con l'introduzione del colore la musica cambiò. E in meglio.
Infatti pur essendo presenti parecchie genialate nelle prime Silly Simphonies (The Skeleton Dance, Hell's Bells ma anche Springtime erano pieni di belle gag, anche parecchio ritmate e assai visionarie) è innegabile che l'intera fase in bianco e nero contenga molto poco di memorabile, e anzi tenda a venire un po' a noia data la ripetitività dei soggetti. E' con l'introduzione del colore che la serie si converte in contenitore di sperimentazioni di ogni tipo per quel grande progetto che sarebbe stato Biancaneve e i Sette Nani. E' nelle Silly che si sperimenta la caratterizzazione dei personaggi (Three Little Pigs), che si studia il movimento della figura umana (Goddess of Spring), che si introduce la profondità di campo (The Old Mill), è questa la serie che prima ancora di Topolino adotta definitivamente il colore. Ma anche senza tirare in ballo le innovazioni tecniche, non si può fare a meno di notare di come la serie vada via via migliorando grazie alla scelta di raccontare le fiabe, ed è infatti in questo periodo che ogni singolo corto si tramuta in un gioiellino, godibile e interessante per motivi via via diversi. La musica da ragione d'esistere si tramuterà in pretesto, certo, ma non si perderà mai quella magia, quell'incanto fiabesco e quello humor fulminante che sarà il tratto stilistico dei futuri lungometraggi animati: anzi, sarà proprio l'inizio di questo fortunato filone alla fine degli anni 30 a decretare la fine di questa magica serie, che aveva evidentemente trovato il suo scopo, convertendosi al nuovo formato. E non sarà un caso che gli adattamenti a fumetti di lungometraggi quali Biancaneve, Pinocchio e Bambi, sarebbero stati ospitati nello stesso spazio occupato dalla tavola domenicale delle Silly Simphony, come a voler sottolineare il passaggio del testimone.
1929
La Danza degli Scheletri (The Skeleton Dance)
Si inizia col botto. Un capolavoro che a distanza di un secolo è ancora fantastico e umoristico fino al midollo. Si sente che c'è tutta la trasgressione Iwerksiana in questo splendido quadretto macabro in cui un gruppetto di scheletri, graficamente neanche troppo caricaturale, esce dalle tombe per scatenarsi in una danza buffissima e a tratti demenziale. Un virtuosismo visivo assolutamente piacevole, dove anche le animazioni frequentemente ripetute sono un valore aggiunto e scandiscono alla perfezione i tempi comici. Il corto è poi arricchito da una colonna sonora da capogiro, ricca di brani classici tra cui la Marcia dei Nani di Grieg. Insomma un capolavoro, tale che il design degli scheletri e l'idea di vederli in un contesto spensierato e umoristico sarebbe poi tornato pochi mesi dopo in The Haunted House in cui il malcapitato protagonista dell'allegro incubo sarebbe stato proprio Mickey Mouse. Qui.
El Terrible Toreador
L'ambientazione spagnoleggiante descrive una storiella balzana in cui un toreador si contende le attenzioni di una cameriera con un soldatone baffuto. La schermaglia ha poco seguito però, visto che nella seconda fase del corto inizia una buffa corrida con gag simili a quelle di Puss in Boots e Alice the Toreador. L'apice lo si raggiunge alla fine con la gag piuttosto macabra del toro che viene rivoltato come un calzino. Pur discontinua questa seconda Silly si fa notare per una colonna sonora presa di peso dalla Carmen e per essere il primo corto dai tempi dei Laugh-O-Grams a cimentarsi con l'animazione di esseri umani. Il risultato è molto caricaturale e assai poco credibile, e in fin dei conti assomigliano tutti ad animaletti insettosi, ma è pur sempre un inizio. Qui
Springtime
Inizia qui un ciclo di Silly Simphonies che troverà la sua conclusione solo l'anno prossimo. Si tratta delle quattro stagioni di Walt Disney, con ciascuna un cortometraggio dedicato. Ovviamente sono semplici quadretti naturaleggianti con balletti di animali, un'idea che verrà utilizzata frequentemente in questi primissimi anni, ma di notevole c'è che finalmente liberi dal vincolo del personaggio protagonista, le Silly Simphonies possono sperimentare formule anche continuative e progetti a lungo termine, come dimostreranno poi alcuni sequel, i primissimi mai sfornati da Walt Disney, che troveranno posto proprio in questa serie. Questo primo corto stagionale, che parla della primavera, ci offre un balletto piuttosto gradevole, mai noioso ma con molto ritmo che coinvolge rospi e cicogne al ritmo della Danza delle Ore di Ponchielli. Diversamente dai corti di Topolino dove predominavano i motivetti folk qui Walt sembra voler attingere ad un repertorio più nobile di musica classica, e infatti non si sente solo il ritornello ma il brano viene mostrato per intero con una serie di immagini che si sposano bene con la musica, con ben undici anni di anticipo su Giacinta, Opanova e l'allegro serraglio di Fantasia. Il corto, davvero molto buono è stato scelto per essere citato ne La Carica dei 101: se la musichetta e le immagini iniziali non giungono nuove è infatti perché si tratta del corto che i cuccioli guardano alla televisione a Villa De Mon mentre Orazio e Gaspare cenano. Qui.
Hell's Bells
Lo humor nero di Iwerks ci regala questa sua ultima grande perla come animatore Disneyano prima di lasciare gli studios. Grottesca e visionaria, con un uso del bianco e nero assolutamente magistrale, la Silly è ambientata all'inferno, dove al cospetto di un buffissimo Satana alcuni diavoletti ballano in maniera assolutamente demenziale e mungono fuoco dalle mammelle di una diavolmucca per portare la cena al grande boss, che non esisterà a divorare per sfizio alcuni servitori. Dal primo all'ultimo minuto il cortometraggio presenta gag brillanti e intelligenti, e per certi versi anche moderne, come quando il drago infernale divora il pipistrello per vedersi spuntare le ali e volare via come un uccellino, con tanto di motivetto buffo. Il corto poi ingrana definitivamente quando un subalterno si ribella dando una lezione al capo e scatenando un comico inseguimento sulle note di Grieg, ennesima conferma di quanto comicità, musica e ritmo sappiano sposarsi bene nell'opera di quel visionario di Ub Iwerks. Capolavoro. Qui.
The Merry Dwarfs
Un balletto di gnomi, graficamente stilizzati ma dall'inconfondibile tratto stilistico Iwerksiano. Il corto è visivamente assai appagante all'inizio quando mostra gli gnomi intenti alle loro varie attività gnomesche ma diventa ben presto un'occasione per presentare in maniera specchiata sempre le stesse animazioni, finendo per anticipare il periodo meno ispirato che seguirà l'abbandono di Ub e che vedrà questo ciclo ripetersi spesso e volentieri, cambiando solo la tipologia di ballerini. Qui.
1930
Summer
Viene portato avanti il progetto delle quattro stagioni, iniziato l'anno prima. L'estate Disneyana non è però dello stesso livello della gloriosa primavera. Visivamente è assai più monotona visto che i soggetti sono praticamente solo degli insettini, e anche il livello del balletto non è certo lo stesso. In Springtime c'era la Danza delle Ore, un brano conosciuto e amato, qui c'è un accompagnamento musicale più anonimo. Si fanno ricordare, non si sa se in bene o in male, le sequenza con un disturbantissimo insetto stecco e quelle con gli scarabei stercorari, ma per il resto siamo fortemente in calando. Qui.
Autumn
Piccola ripresa, non si torna al livello di Springtime anche per via della colonna sonora inferiore, ma visivamente parlando le delizie della stagione si sentono tutte, e col bianco e nero Disneyano si riesce a rendere molto bene la boscosità della situazione, con gli animaletti che in mezzo alle foglie cadenti fanno provviste per l'inverno. Questa terza parte parrebbe anche essere maggiormente narrativa, viste le situazioni in cui i corvi rubano le pannocchie agli scoiattoli e il finale in cui tutti trovano riparo dai primissimi fiocchi di neve (e il corvo lasciato fuori e poi riaccolto ricorda non poco il paio di gambe della Danza degli Scheletri). Qui.
Cannibal Capers
La Silly razzista! Scherzi a parte è una visione molto ingenua e divertente di un villaggio africano, che il titolo definisce di cannibali, cosa che non ha riscontro alcuno nel corto, in cui al massimo cercano di cucinare una tartaruga. Molto bello e ben ritmato, ci mostra i cannibali come simpatici animaletti stilizzati, con un becco al posto delle labbra e una sfera attaccata a un filo come corpo, molto surreale e divertente l'arrivo del leone finale. Interessante notare come nel corto sia stato in seguito tagliato il finale, senza motivo alcuno, in cui il leone veniva messo in fuga. Nel Treasures inspiegabilmente Maltin inserisce sia la versione completa di finale che quella mozzata, anche se non si capisce che senso abbia il recupero di una versione mutila, non trattandosi di un montaggio diverso, ma proprio di un moncherino. Qui.
Night
Se non è una Silly stagionale poco ci manca, visto che propone un quadretto musicale assai gradevole fatto di animaletti notturni e scenari lacustri. Varietà visiva e un commento musicale assolutamente degno che include persino il Bel Danubio Blu fanno di questa Silly una di quelle più riuscite di questo periodo di rodaggio. Molto bella la ripresa iniziale sul laghetto con tanto di luna che canta, e l'utilizzo di alcuni animali meno convenzionali come le zanzare o le lucciole clown. Qui.
Frolicking Fish
Un balletto di pesci. Anche se una parvenza di trama verso la fine pare esserci visto che tra un guizzo e l'altro spunta una piovra molto simile a quella che vedremo l'anno prossimo in The Beach Party e che Topolino combatterà. Anche qui la piovra svolge il ruolo di villain turbando la quiete ridacchiando e divorando gli altri pesci, fino a che verrà messa fuori gioco. Qui.
Arctic Antics
Idem come sopra, un po' come tutte le Silly del periodo. Stavolta sono di scena gli animali artici. Anche i pinguini che nell'artico non dovrebbero esserci proprio. Apprezzabile il loro numero musicale però, visto che utilizza quella stessa marcetta che in un contesto simile sarà utile a Paperino nel corto Polar Trappers. Per il resto fa piacere vedere gli animatori esercitarsi su trichechi, orsi polari e altri animali un po' insoliti, caratterizzati sempre alla maniera Disney. Particolare il finale sfumato in cui ci si allontana da quel mondo e in primo piano appare un iceberg, una chiusura molto simile a quella di Funny Little Bunnies. Qui.
Midnight in a Toy Shop
Prima di Toy Story, di Winnie Pooh e di Broken Toys ecco i primi giocattoli Disneyani a prendere vita. Già il titolo di per sé è evocativo, se ci aggiungiamo la tematica intrigante, un bianco e nero suggestivo e la cornice con un ragnetto che si introduce nottetempo nella bottega dei giocattoli per dare inizio a tutto, otteniamo una delle migliori Silly dei primi anni, che fa ben perdonare il fatto che tutto vada a parare nei soliti balletti. Da notare che il ragnetto curioso tornerà come spunto narrativo anche in Egyptian Melodies l'anno successivo. Qui.
Monkey Melodies
Come anche in Frolicking Fish, si nota la volontà di arricchire il menu con delle piccole trame, per non fossilizzarsi sempre e solo sui balletti. Peccato che questo balletto di scimmie forse stava meglio solo come balletto, visto che la coppietta di scimmiotti protagonisti oltre a ricordarci Topolino e Minni non fa molto altro che scappare dal solito animale villain che in questo caso è il coccodrillo. Poco memorabile. Qui.
Winter
Le quattro stagioni di Walt Disney trovano qui una felice conclusione. Il corto anche grazie alla sporcizia del bianco e nero ha atmosfere veramente uniche che battono di gran lunga quelle dei tre corti precedenti. La musica ricopre un ruolo minore rispetto a Springtime ma perlomeno sono presenti brani classici a tema, bei balletti e un buon ritmo. La fauna stavolta comprende alci, orsi, ricci e altri mammiferi boschivi. La volontà di raccontare qualcosa che da un po' di tempo a questa parte ha preso piede è qui molto più originale del solito visto che non c'è il solito confronto con un animaletto predatore ma un momento ben più atteso: il giorno della marmotta. Secondo una credenza americana se il secondo giorno di febbraio una marmotta esce dalla sua tana e non riesce a vedere la sua ombra, l'inverno finirà presto. Qualora fosse una bella giornata e l'ombra apparisse, la marmotta dovrebbe spaventarsi e tornare a nascondersi, segno che l'inverno durerà per altre sei settimane. Ovviamente la parte finale del corto è interamente giocata su questa tradizione, rendendo Winter la miglior conclusione possibile di questa atipica quadrilogia. Qui.
Playful Pan
Un fauno giocondo, graficamente assai poco ispirato, appare e zufolando raduna intorno a sé animaletti vari. Seguono gag e balletti, fino a che un incendio non minaccerà la quiete. Sarà allora che il fauno, messo da parte sin dai primi minuti, tornerà in scena e con il suo flauto riuscirà a domarlo. L'unico elemento ricordabile è la colonna sonora all'inizio e alla fine: il suono del flauto panico è alquanto mistico e un po' atipico per gli standard del periodo. Gli alberi in fiamme ricordano un po' quelli che si vedranno in Flower and Trees. Qui.
1931
Un Nido di Uccellini (Birds of a Feather)
Definire i ballerini di questo cortometraggio, precursore del gioiello Birds in the Spring, dei semplici uccellini è riduttivo visto che sono presenti cigni, folaghe, e persino un falco. E sarà proprio il falco, rapendo un pulcino, a rappresentare la crisi che tutto lo stormo dei buoni combatterà. E' ormai tendenza comune, espressa anche in Frolicking Fish e Monkey Melodies, quella di non limitarsi più a rappresentar balletti, ma inserire verso la fine un accenno di trama, un predatore o una catastrofe naturale che permette al gruppo di animali di turno di avere una certa unità d'azione e concludere il tutto con un climax. Il trucchetto verrà utilizzato in questo stesso anno anche in The Busy Beavers e The Spider and the Fly. Qui.
Storielle di Mamma Oca (Mother Goose Melodies)
Le filastrocche di Mamma Oca sono il corpus di rime a cui più spesso in America si fa riferimento, dal momento che molte di esse si sono radicate nella cultura popolare anglosassone. E' in questa raccolta che trovano spazio i versetti dedicati a celebri e stracitati personaggi come il pigro Little Boy Blue, la povera Bo Peep che ha perso le sue pecorelle, la vecchietta che vive in una casa a forma di scarpa, i tre topi ciechi o anche solo l'Humpty Dumpty di Carrolliana memoria. Questa interessantissima, quando per il pubblico italiano incomprensibile, Silly Simphony fa sfilare molti di loro alla corte del vecchio King Cole, protagonista a sua volta di una filastrocca in cui impartisce svariati ordini alla corte come quello di portargli la sua pipa, i suoi violinisti e soprattutto il suo libro di fiabe. E' aprendolo che ne usciranno altri personaggi, oltre a quelli già citati, come ad esempio Miss Muffett, Simple Simon, Jack & Jill, Jack Horner e persino la stessa Mamma Oca che nell'immaginario è raffigurata come un'oca accompagnata da un'anziana signora. Non manca inoltre il tormentone degli animaletti musicisti con tanto di mucca che salta sulla luna, figura che ricorre persino nel Signore degli Anelli di Tolkien. E' la definitiva presa di coscienza che con una serie come questa è possibile tornare ad approcciarsi al mondo delle fiabe, che Walt non frequenta più dalla chiusura dei Laugh-O-Grams, e abbandonare gli scenari naturalistici che dopo un po' di balletti iniziavano ad essere limitanti. Per giungere ad una definitiva presa di coscienza di ciò si sarebbe però dovuto aspettare il termine dell'anno, quando l'uscita di The Ugly Duckling avrebbe portato avanti questo discorso.
Anche la Silly Who Killed Cock Robin? e il corto del '56 Jack and Old Mac avrebbero attinto a materiale proveniente da questa tradizione. Tuttavia va notato che a ricorrere nella produzione Disney è l'idea di Mamma Oca come collettività di personaggi e situazioni, non stupisce infatti che questo microcosmo sarebbe infatti tornato nelle Silly Simphonies delle due annate successive prima sotto forma di tavole domenicali in cui Buci visita il paese di Mamma Oca e si ritrova a conoscere ogni singolo personaggio, e poi come cortometraggio in Old King Cole, ideale sequel di Mother Goose Melodies, che oltre a ripresentare King Cole avrebbe ampliato l'intero cast. E gli esempi non si concludono qui: infatti la penultima Silly Simphony, Mother Goose Goes Hollywood altro non è che una parodia a tema vip di questo stesso mondo, mentre il mediometraggio del '57 The Truth About Mother Goose avrebbe congedato definitivamente Mamma Oca facendo un'analisi storica sull'origine di alcune filastrocche. Insomma si può davvero dire che la Disney fiabesca che oggi conosciamo trova nelle Silly Simphony e in Mamma Oca il vero punto di partenza. Qui.
Il Piatto di Porcellana (The China Plate)
La telecamera zooma su un piatto cinese per rivelare che nelle sue decorazioni è racchiuso un mondo, e che una volta animate raccontano una storia. Già il punto di partenza è assai affascinante, la storia poi non è che sia questo granché visto che vede una coppietta di cinesini fuggire da un grottesco imperatore imbufalito perché disturbato nel sonno, ma la forza di questo cortometraggio è quasi esclusivamente visuale. A tratti persino disturbante, specialmente con l'entrata in scena finale del drago. Dopo El Terrible Toreador ecco di nuovo la Disney cimentarsi con un cortometraggio con un cast interamente umano, le cui limitazioni tecniche faranno optare per una caricaturizzazione estrema e ai limiti dell'animalesco. Qui.
I Castori Indaffarati (The Busy Beavers)
Sembrerebbe un passo indietro incredibile questa Silly che inizia con un semplice balletto di castori, ma poi viene la grande inondazione e gli animatori mostrano i muscoli riuscendo a stupire con sfondi curati e il loro magnifico bianco e nero. Certo, una Silly piuttosto pretestuosa, e sicuramente fra le più dimenticabili, ma tutto sommato superiore alla media dell'anno precedente. Qui.
The Cat's Out
Angoscioso e dark, questo gioiellino dimostra che quel tratto stilistico umoristicamente grottesco tipico delle prime Silly Simphonies, non se n'è andato via con Ub Iwerks. Un gatto viene messo fuori per la notte e girovagando per il cortile vivrà un'esperienza terrificante. La notte con i suoi rumori, i suoi animali, e le sua oniriche visionarietà sono i protagonisti incontrastati di questo svarione visivo anche piuttosto sadico, che vede il gatto scappare da fenomeni inspiegabili che lo rincorrono come in un incubo ad occhi aperti. Veramente notevole, un corto che anche dopo parecchi decenni riesce a trasmettere parecchio. Qui.
Melodie Egiziane (Egyptian Melodies)
Sorta di erede morale di Midnight in a Toy Shop, questo corto mette in scena lo stesso ragnetto che nottetempo si era introdotto nel negozio di giocattoli. Qui invece si introduce nella sfinge per vivere una specie di svarione di sapore egiziano con tanto di geroglifici animati e mummie danzanti. Il corto è interessante perché mette in scena alcune sperimentazioni tecniche non da poco, come nella scena in cui il ragno si introduce progressivamente nei meandri della sfinge, ripresa con un piano sequenza in soggettiva che mette in luce la tridimensionalità disegnata a mano del setting. Un altro elemento di modernità sono le dissolvenze e la telecamera che ruota completamente in pieno climax, come a voler sottolineare la follia di tutto questo, e il terrore che prova il ragnetto costretto a fuggire con una versione velocizzata e assolutamente dinamica del piano sequenza iniziale. Notevole e assolutamente godibile. Qui.
The Clock Store
Tutto inizia con un vecchietto che nottetempo accende i lampioni in una stradina fino a giungere nei pressi di un negozio di orologi. Il tutto ci trasporta in un mondo magico, dalo scenario deliziosamente mitteleuropeo, e il corto, anche se consiste di un semplice balletto di orologi, che durante la notte si danno alla pazza gioia danzando, facendo baldoria e azzuffandosi, si fa ricordare per queste sue atmofere, simili a quelle di Pinocchio. Non è stata e non sarà l'unica volta che di notte un negozio si animerà magicamente: era già successo in Midnight in a Toy Shop e accadrà presto in The China Shop i cui protagonisti verranno anticipati dalle due statuine danzanti ritratte qui. Anche se facilmente dimenticabile, questa Silly attesta un ulteriore balzo in avanti per quanto riguarda lo stile, che col passaggio al colore regalerà grandi soddisfazioni con i suoi scenari da libro di fiabe. Qui.
The Spider and the Fly
Quello che inizia come un semplice balletto d'insetti, tra cui si distingue una coppietta di moschine, si trasforma in una vera e propria guerra quando il consueto guastatore, stavolta un ragno, arriverà a dividere la coppia. Di certo non memorabile né per trama, né per tematiche, quella Silly è invece interessante per altri motivi e cioè perché contiene i primi accenni di quella tipologia di umorismo tipicamente Disneyana derivata dal New Deal, che promuove l'arte di arrangiarsi, riciclando e riciclandosi nei modi più svariati. Gli insetti, oltre a formare nugoli dalle forme più svariate, utilizzeranno infatti molti oggetti umani riadattati per i loro scopi e viceversa: ecco quindi libellule usate come aerei da guerra, spaghetti crudi trasformati in cerbottane e via dicendo, in una serie di accorgimenti ingegnosi che troveranno piena realizzazione nella Giuncavilla di Buci, di cui questo corto è un antenato lontanissimo. Qui.
The Fox Hunt
Ed ecco dopo Oswald e prima di Paperino e Pippo la solita caccia alla volpe, quella che culmina con l'equivoco della puzzola, ormai caposaldo umoristico di questo genere di corti. Solo che se in Oswald era un travestimento della volpe e in Paperino un fatale errore, qui si tratta di un inganno che vedrà complici i due animaletti. Ma a parte questo topos proposto più e più volte, il resto del corto, atmosfere a parte, non offre granché di notevole, ma gag piuttosto anonime e piatte. Va però notata una certa volontà di cambiare un po' di cose per quanto riguarda l'animazione della figura umana: questo è infatti il primo corto con un cast completamente umano a non far uso di quella stilizzazione quasi grottesca che rendeva ogni umano una specie di animaletto, vista in El Terrible Toreador e The China Plate. Qui si cerca un caricaturalismo più soft, che pur rendendo assai più insipidi i personaggi rispetto a prima, rimane pur sempre una tappa obbligata per giungere allo stile piacevole che si avrà poi più avanti e che troverà il suo culmine con Biancaneve e i Sette Nani. Qui.
Il Brutto Anatroccolo (The Ugly Duckling)
A chiunque si sia stupito della mancata morte di Ariel e Quasimodo o delle infedeltà di Hercules e Pinocchio, e coltivasse ancora la pia illusione che Walt Disney abbia impostato la sua opera fiabesca con lo spirito dell'adattatore suggerirei di vedere questo corto, scioccarsi e riprendere in considerazione il discorso. Perché pur costituendo il vero punto di partenza del suo cammino come narratore di fiabe (dopo la prova generale con Mother Goose Melodies), questo Brutto Anatroccolo non ha assolutamente niente della favola di Andersen, a parte il portare avanti la poetica del diverso, del reietto. Perché il brutto anatroccolo è brutto, sì, ma non è un anatroccolo visto che viene fuori da una nidiata di pulcini, con tanto di chioccia che lo respinge. Inoltre nel corto non si fa il minimo accenno alle sue vere origini, non c'è traccia di cigni, ma la rivincita si attua semplicemente salvando il pollaio da un tornado, dopodiché avviene la riconciliazione e l'accettazione nella famiglia, come se niente fosse. Dopo un simile travisamento si capisce bene che quelle di Walt non sono che vaghe ispirazioni, a cui può scegliere di essere più o meno fedele, ma che non sono altro che versioni 2.0 delle fiabe preesistenti, permeate di valori americani.
Ad ogni modo si ha qui la definitiva presa di coscienza che questa serie potrebbe dare molto, moltissimo di più raccontando fiabe, miti e leggende e diventando il laboratorio delle sperimentazioni che sarebbero state poi applicate negli altri campi. Fortunatamente prima di chiudere la serie, alla fine degli anni '30 Walt si sarebbe ricordato di questa fiaba e l'avrebbe raccontata un'altra volta, in una versione sicuramente più fedele. Qui.
1932
The Bird Store
Il 1932 è l'anno di svolta qualitativa per le Silly Simphony perché con l'introduzione del colore si apre la galleria dei capolavori, e forse il punto più alto dell'animazione cortometraggistica Disney. Tuttavia prima di prepararsi al grande balzo c'è ancora del bianco e nero da smaltire e dei corti piuttosto dimenticabili. Questo ad esempio altro non è che una galleria di cinguettii che all'interno di un negozio un gruppo di volatili di varia foggia emette, fino all'arrivo dell'elemento disturbante, un semplice gatto che verrà messo fuorigioco con delle gag "oggettistiche", esattamente come in The Spider and the Fly. L'unico elemento divertente è vedere le tipologie di uccelli ritratte dagli artisti Disney, tra cui i whooping birds, ma per il resto si tratta di un canovaccio ormai abusato. Qui.
The Bears and the Bees
Un duo di orsacchiotti simili a Tip e Tap vengono maltrattati da un grizzly prepotente, che verrà punito da un nugolo di api quando proverà a rubare loro del miele. Abbastanza ordinaria come storiella, ma stavolta il corto ha una marcia in più, visivamente parlando, perché si svolge in un paesaggio boschivo e non in mezzo a delle aride gabbiette. Simpatico e per niente male, è però una briciola in confronto a ciò che per quest'anno la serie ha in cantiere. Qui.
Solo Cani (Just Dogs)
Questo corto è molto particolare anche solo perché...c'è Pluto! E non sarà neanche l'ultima Silly con lui, visto che è prevista la sua partecipazione anche in Mother Pluto. Il motivo della sua presenza è presto detto: pur essendo questa una serie senza personaggi fissi, la si è voluta usare per dare a Pluto un po' di protagonismo a prescindere da Topolino, e visto che a quel tempo non era stata ancora varata la sua serie personale, l'unica scappatoia era questa. Particolarità a parte non si può dire che sia uno dei migliori, visto che a parte la fuga iniziale dal canile di Pluto e un gruppo di altri cani, il resto del corto non si capisce bene che direzione voglia prendere. Con l'arrivo al parco l'intero branco si disperde fino a che Pluto e un piccolo cane non troveranno un osso e inizierà un inseguimento per contenderselo: infine i due avranno la meglio e diverranno amici grazie a un nugolo di pulci provvidenziali che metteranno fuori gioco tutti gli altri cani. Insomma niente di particolarmente interessante, per un corto che è difficile vedere senza perdere attenzione. Ma sarà l'ultima volta che questo succede, perché da qui in poi si cambierà letteralmente musica. Qui.
Fiori e Alberi (Flowers and Trees)
Ed arriva la grande svolta. Walt Disney, pur avendo quasi ultimato il corto in bianco e nero, lo fa ripartire da capo per introdurre questo secondo grande step della storia dell'animazione, e con l'arrivo del colore in questa serie niente sarà più come prima. I corti di Topolino rimarranno in bianco e nero per altri due anni, mentre le Silly Simphony diventeranno la fucina di creatività che Walt Disney ha sempre sognato, segnando un primato dopo l'altro nel campo delle innovazioni tecniche. Il tutto attraverso pretesti narrativi sempre migliori, che lanciano definitivamente Walt Disney come narratore di fiabe, e talent scout per grandissimi personaggi quali Paperino o Ezechiele Lupo. Non ci saranno più cortometraggi tirati via o esercizi di stile fini a sé stessi (salvo rarissimi casi), ma fiabe, favole, miti, leggende, lanci di nuovi personaggi e persino qualche sequel. Il tutto narrato con un registro più alto, vero anello di congiunzione tra i corti di Topolino e i futuri lungometraggi. Ma oltre a tutto questo, pur apprezzando molto il senso di sporco che il bianco e nero dà a certi di corti di Topolino, è innegabile che col colore le Silly Smphony ci abbiano guadagnato, impreziosendosi dal punto di vista degli sfondi, sempre più curati e fiabeschi. La riprova è questo primo corto a colori, che di per sé non si discosta molto come trama dalle Silly più recenti, con il solito balletto guastato da un elemento di disturbo (qui un lurido tronco d'albero rosicone e piromane), ma l'effetto, la resa sono completamente diverse, con gag e personaggi che restano assai più impressi. La lingua a forma di lucertola del cattivo ad esempio, ma anche il design tra il comico e l'inquietante di molti alberi. Insomma Fiori e Alberi è una festa per gli occhi, e solo un assaggio delle meraviglie che stanno per arrivare. Qui.
King Neptune
Probabilmente è lo stesso attore che interpreta Nettuno, Noé, Babbo Natale e un po' tutti i panzoni barbuti delle Silly Smphony del periodo, però va riconosciuto che è un personaggio irresistibile in qualunque salsa ce lo vogliano proporre. In questa seconda Silly Simphony a colori si ha una sottile dichiarazione programmatica: la serie non si occuperà solo di fiabe, ma anche di miti e leggende, o comunque creerà la versione Disney di molte icone. Re Nettuno apre la sfilata di figure leggendarie, punendo con i suoi vortici e temporali una nave di pirati che ha osato rapire una sirena. Le sirene sono ritratte in maniera piuttosto ectoplasmica, ma si suppone che fosse per la scarsa dimestichezza che gli artisti Disney avevano con la figura umana più realistica. Curioso poi che abbiano i seni nudi. Prosegue inoltre la tradizione iniziata con Mother Goose Melodies di iniziare a creare canzoni ad hoc da far cantare ai protagonisti delle Silly per presentarsi al pubblico, aumentando la riconoscibilità dei corti e la fidelizzazione a certi personaggi. Qui.
Bugs in Love
Dal 1932 si va ad aggiungere alle strisce di Topolino e alle tavole, una nuova tavola domenicale intitolata alle Silly Simphonies, che inizia col botto proponendo un lungo ciclo che durerà due anni in cui si racconterà la nascita, la crescita e la maturazione del coccinello Buci. Cessato questo ciclo, Buci non scomparirà dai fumetti ma verrà trapiantato un decennio dopo sulle pagine dei comic book per vivere una seconda giovinezza. Ma se si vuole provare a capire quale possa essere l'origine di questo personaggio, e cercare di capire perché proprio lui abbia monopolizzato così a lungo le tavole domenicali delle Silly è a questo corto che bisogna guardare. Certo, gli insetti di Bugs in Love sono ancora piuttosto tozzi e grassocci per somigliare ai futuri Buci e June, ma se si osserva l'evoluzione grafica nella tavola domenicale non si potrà fare a meno di riconoscerne l'identità. Il setting in cui si muovono (la Giuncavilla dei fumetti), la loro stessa natura di coccinelle non fanno altro che suggerire che sia partito da qui il cammino di Buci (e non da The Spider and the Fly, come si credeva un tempo). Questa è inoltre l'ultima Silly Simphony realizzata in bianco e nero prima del definitivo passaggio al colore, e come tale conserva alcune tracce dei vecchi schemi narrativi come ad esempio il cattivo che irrompe sulla scena e guasta i balletti, che qui è un vecchio corvo col cilindro, altro personaggio che apparirà nel fumetto nel ruolo più civile dello sfrattatore dei genitori di Buci. Insomma, un corto interessante e storico sia per l'abbandono del bianco e nero che per il lancio di uno dei personaggi più ricorrenti dell'universo Disney, Topi e Paperi a parte. Qui.
I Pericoli del Bosco (Babes in the Woods)
Ecco la prima fiaba Disneyana a colori, una riscrittura di Hansel e Gretel, con l'aggiunta di molti elementi nuovi. Ed eccoci di fronte alle nuove Silly Simphony nel ruolo che più si addice loro, e con i suggestivi e fiabeschi sfondi di Albert Hurter, illustratore europeo che ha contribuito in questi anni a dare alle Silly Simphony quel feeling indimenticabile. Boschi, foreste, sentieri, casette e villaggi sono qui ritratti con uno stile particolare, tipico di un libro di fiabe mitteleuropeo. Veramente eccellente, e pieno di quei tocchi tutti Disneyani come possono essere le aggiunte, le modifiche e gli arricchimenti alla storia: è presente ad esempio La Witch Rock, di cui il corto ci spiega l'origine, è presente il villaggetto di gnomi, diretta evoluzione di quei Merry Dwarfs di Iwerksiana memoria, e pure le trasformazioni in animali sono farina del sacco di Disney. Dell'Hansel e Gretel originale rimangono i protagonisti e la casa fatta di dolci, il resto è pura fantasia. Eccezionale. Curioso però che né questo, né Funny Little Bunnies abbiano avuto le canzoni doppiate in occasione dell'uscita del cofanetto evento che fu il primo Treasure dedicato alle Silly Simphony. Qui.
Santa's Workshop
Ed ecco come il Babbo Natale da poco visualizzato dalla Coca Cola venga qui definitivamente canonizzato e reso protagonista non di uno bensì di una bilogia di cortometraggi che descrivono le fasi del suo lavoro. Questo primo straordinario corto ci immerge nelle atmosfere polari della sua fabbrica di giocattoli, col solito humor Disneyano da catena di montaggio: esilarante vedere gli elfi che spaventano con un ragnetto le bamboline per drizzare loro i capelli e fare la messa in piega, o Babbo Natale stesso che insegna loro a dire "mamma". Babbo Natale è poi un personaggio meraviglioso, forse il migliore dei panzoni Disney, con le sue risate continue, col suo fare sornione e con la sua positività di fondo che lo porta ad incentivare piuttosto che punire i bambini cattivi (memorabile l'Arca di Noè giocattolo con saponetta allegata per il bambino che non si lava mai le orecchie ma che pretende in regalo l'intero zoo). Fantastica anche la colonna sonora, con tanto di marcia militare dei giocattoli che sfilano. Insomma un altro gioiello e un must natalizio, in coppia con il suo sequel dell'anno successivo, ovviamente. Qui il corto in versione originale, mentre Qui la versione in italiano, ma priva della spassosissima scena delle bamboline, censurata per i soliti motivi.
1933
Birds in the Spring
Di Silly Simphonies aviarie ne avevamo già avute due, Birds of a Feather e The Bird Store ma erano altri tempi, qui siamo ad un livello successivo, più narrativo, meglio orchestrato, visivamente più suggestivo. Si narra la storia di una famigliola di uccellini dalla cova alla schiusa, e della fuga di uno di loro che per pura monelleria si ritrova nel mondo esterno, sino al ricongiungimento a suon di scapaccioni col padre. Divertente, e assolutamente preziosa dal punto di vista tecnico con scene trasognate (inquietante il serpente) e una musica davvero ottima, Birds in the Spring col titolo di Birds of a Feather, omonimo del precedente corto, è anche il secondo corto scelto per esser trasposto a fumetti nella serie di tavole domenicali dedicata alle Silly, che da poco aveva concluso il lunghissimo ciclo di Buci. Graficamente assai simile, fatta eccezione per un accenno di vestiti ai personaggi, la storia si prende qualche libertà come sempre in questo tipo di adattamenti. Qui.
L'Arca di Noè (Father Noah's Ark)
Ed ecco di nuovo Disney parlarci di miti, leggende e di un evento fondamentale nella Bibbia. E non sarebbe stata l'ultima volta visto che Noé sarebbe tornato negli anni 50, in un mediometraggio in stop motion, e pure in Fantasia 2000 nel segmento dedicato a Paperino. Questa versione della storia è narrata con tutte le meravigliose caratteristiche di quel periodo con tanto di grassone barbuto nel comicissimo ruolo di Noé, dopo aver smesso i panni di Babbo Natale e Re Nettuno, e figli di Noé che con buona pace dei Flintstones improvvisano un sacco di gag facendosi aiutare in maniera molto moderna dai vari animali, usandoli come attrezzi, in maniera molto Disneyana. E' presente anche la gag delle puzzole che rischiano di essere escluse dall'affare per via dell'odore, antenato di quell'altro tormentone dell'estinzione degli animali mitologici che avrebbe trovato una realizzazione magistrale in Fantasia 2000. Il corto prende in esame tutta la storia dalla costruzione dell'arca sino all'arrivo alla nuova terra, passando per il momento di sconforto durante la navigazione e straordinariamente riesce a dare vita a tre canzoni orecchiabili e differenti durante la costruzione, la preghiera e l'esultanza finale. E la scena dell'"Oh Lord" è assolutamente esilarante. Insomma un capolavoro che ha avuto l'onore nel Treasure italiano di beccarsi un doppiaggio fatto ad hoc per l'uscita del dvd, in maniera da rendere cantabili anche per un pubblico italiano queste sciocche ma esilaranti canzoncine. Qui.
I Tre Porcellini (Three Little Pigs)
Se si dovesse scegliere una Silly Simphony che rappresenti l'intera gloriosa serie sarebbe senza dubbio questa. Con questo corto viene lanciato un microcosmo che avrebbe avuto negli anni un grosso successo, contravvenendo alla regola intrinseca della serie, di avere personaggi one shot, ma anzi avendo ben tre sequel e svariati camei all'interno della filmografia di quegli anni. E pensare che Walt ebbe il suo bel daffare a convincere gli animatori a realizzarlo, visto che i più non erano affatto convinti della sua idea (che va detto prevedeva originariamente però la presenza di due soli porcellini di carattere opposto). Ma una volta realizzata il successo fu incredibile, superiore ad ogni più rosea aspettativa, e il corto rimase in programmazione per mesi e mesi ovunque. E i motivi di un successo tanto enorme sono vari: il primo è sicuramente la metafora alla base del corto che insegna a superare le avversità prendendo le giuste precauzioni, concetto che in piena Grande Depressione diede conforto agli animi degli americani. Il secondo motivo è che con questo cortometraggio si ha il secondo grande successo discografico Disney, la canzone Who's Afraid of the Big Bad Wolf composta da Frank Churchill che spopolò, affiancandosi al Minnie's Yoo-Hoo nel patrimonio musicale Disney. E il terzo è che era stato compiuto un nuovo grande step nella storia dell'animazione, conferendo a tre personaggi apparentemente uguali, Timmi, Tommi e Gimmi e al loro villain Ezechiele Lupo delle caratteristiche diverse, e un temperamento ben preciso, che sarebbe rimasto ben impresso nei cuori degli spettatori e sarebbe sopravvissuto in svariati media. Insomma rendere un mito Topolino, protagonista seriale di qualsiasi cosa e di storielle di ogni tipo, era stato sicuramente più semplice che fare lo stesso con personaggi nati per essere one shot, e si può quindi individuare in questo corto la nascita del metodo Disney per delineare alla perfezione i classic characters, quelli dei lungometraggi, opposti al pantheon degli standard chatacter, ricorrenti per propria natura. A questo piccolo capolavoro sarebbero poi seguite le Silly Simphonies The Big Bad Wolf e Three Little Wolves, per non parlare di The Pratical Pig sorta di pilota di una serie animata abortita completamente dedicata ai porcellini, che anche grazie all'inedito Lupetto avrebbero invece spopolato più tardi nei comic book, conoscendo una seconda giovinezza. Qui il corto originale, mentre qui il doppiaggio italiano, precedente a quello attuale presente nel Treasure, e secondo alcuni pure più bello. Va segnalato che la scena in cui il lupo si traveste da ebreo, completamente ridisegnata in USA è invece presente nell'edizione italiana.
Old King Cole
Ed ecco un vero e proprio sequel di Mother Goose Melodies, che riporta in auge il corpus di Mamma Oca, visitato da poco pure da Buci nelle tavole domenicali, con tanto di Re Cole che convoca nuovamente i personaggi delle fiabe e delle filastrocche alla sua corte. Stavolta l'escamotage visivo sono in un primo tempo i libri pop-up che si aprono, variazione dei libri animati visti nel corto in bianco e nero, e poi nella seconda parte il vaso di Pandora, da cui escono ulteriori personaggi. Qua e là si può notare anche qualche infiltrato, non appartenente al mondo di Mamma Oca come il pifferaio magico di Hamelin che avrebbe avuto in questo stesso anno un corto dedicato, Cappuccetto Rosso che avrebbe invece dovuto attendere ancora un anno prima di fare la sua comparsa al fianco dei tre porcellini, oppure Riccioli d'Oro e il Gatto con gli Stivali, che Laugh-O-Grams a parte non avrebbero avuto altre apparizioni nel mondo Disney. Ma tutto il resto del cast, King Cole in primis, viene direttamente dal solito corpus di filastrocche anglosassoni: abbiamo alcuni personaggi già visualizzati nella Silly precedente come Little Boy Blue, Bo Peep, Mary, Humpty Dumpty, Simple Simon ma anche alcune new entry che ricevono qui il loro battesimo grafico Disneyano, magari dopo una fugace apparizione nella tavola di Buci: è il caso di Goosey Gander, del Croocked Man (l'uomo tutto storto) o la povera Mamma Hubbard col suo cane, o la vecchietta che vive in una scarpa, per non parlare delle due strane coppie, Jack Spratt, l'uomo magro con la moglie grassa, e Peter, pumpkin eater, che per mantenere la sua donna la fa vivere dentro una zucca vuota. Infine saltano fuori altre figure pure meno note a noi italiani, ma non per questo meno citate in USA come i "gattini che hanno perso i guantini", i tre topi ciechi, i dieci piccoli indiani o i tre saggi di Gotham. E dopo questa carrellata di cultura popolaresca si può dire addio al mondo di Mamma Oca, quello concepito come stilisticamente omogeneo su carta e pellicola, visto che le successive escursioni Disneyane in questo mondo avrebbero avuto ben altro tenore. Certo, le Silly Simphonies si sarebbero occupate nuovamente di tutto ciò, dando però un taglio vip all'intera faccenda. Qui.
Il Paese della Ninna Nanna (Lullaby Land)
Un capolavoro. Immaginazione, visionarietà e suggestioni infantili anche piuttosto inquietanti si fondono in questo viaggio onirico di un bambino appena addormentato che si ritrova con il suo cagnetto di pezza a gironzolare per il Paese della Ninna Nanna, un mondo fantastico tappezzato di oggetti legati al mondo dell'infanzia, e con una soffice trapunta come terreno. Oggetti che però si è abituati a vedere in mano ai grandi, ed è questo che rende il corto così deliziosamente suggestivo, perché solletica i ricordi sopiti di chiunque facendolo tornare con la mente ad un'età in cui tutto pare irraggiungibile, indefinito. Un corto trasognato, che ha una seconda parte alquanto angosciosa, visto che si svolge nel territorio delle cose proibite, dove è facile combinare disastri e farsi male. Un continuo crescendo di inventiva, valorizzato dalle canzoni tradotte molto bene in italiano per la primissima volta nel Treasure, e che culmina con l'apparizione di due celebrità dell'immaginario infantile: l'uomo nero e Sandman. Spettacolare in ogni suo minuto. Qui nella versione originale, dove però l'audio fa dei salti, e qui in quella tedesca, più sana.
The Pied Piper
Ed ecco due corti dopo il cameo in Old King Cole, la versione Disney della fiaba del pifferaio magico. Un'interpretazione che mette in luce, come accadrà anche in The Grasshopper and the Ants, l'ottimismo Disney che rende lieto l'amaro, mai troppo gratuitamente ma a ragion veduta. La fiaba originale terminava in modo poco felice, con il pifferaio che infuriato per il mancato pagamento si portava via tutti i bambini di Hamelin, condannando la città all'infelicità: qui il tutto viene ricalcato abbastanza pedissequamente, ma al rapimento finale viene dato un senso diverso. Il pifferaio non ci appare come un villain ma il popolo di Hamelin viene dipinto abbastanza negativamente, visto che spalleggia la truffa del sindaco: per salvare i bambini da un futuro disonesto e dai lavori forzati a cui sono sottoposti quotidianamente, il pifferaio li conduce in un paradiso gioioso dove pure gli handicappati tornano a camminare. Furbo e nello stesso tempo intelligente, e visivamente superbo visto che continua ad essere utilizzato quello stile fiabesco tipico di Albert Hurter. Qui.
The Night Before Christmas
Seconda e ultima parte della bilogia di Babbo Natale, che può benissimo esser vista in sequenza con Santa's Workshop, molto più di quanto lo si possa fare con i sequel dei porcellini. Si tratta infatti di un vero e proprio secondo atto del corto dell'anno prima, che terminava esattamente dove inizia questo, con Babbo Natale che, caricata la slitta, andava a portare gioia nelle case dei bambini. Qui ci viene mostrata una sua visita tipo, sulle note di un poemetto celebre in America, in una casa particolarmente povera e piena di bambini, sprovvista pure di un albero di natale. Babbo Natale fa le sue cose classiche, ridendo come un matto, addobbando la casa e sguinzagliando i suoi giocattoli per dare gioia e allegria ovunque. Magari non geniale quanto il precedente (che però aveva dalla sua lo humor da catena di montaggio tipico di Disney), ma assolutamente d'atmosfera e scaldacuore. E il personaggio di Babbo Natale che viene visualizzato in questo ciclo dà la paglia a qualsiasi altra interpretazione che ne avrebbero fatto nei decenni a seguire. Qui.