[Shorts] Special Cartoons

E' lo studio d'animazione più antico ma anche il più vitale. Tutto comincia da qui, e continua ancora oggi portando l'arte dell'animazione verso nuove frontiere. La mancanza di un nome riconoscibile ha portato per anni il grande pubblico a confonderne le opere con quelle delle altre filiali Disney, ma adesso tutto è cambiato. Benvenuti nel Canone Disney.
  • Ho letto/guardato ma non ho capito bene.
    In che senso "scolpiti con la matita"?
  • Koizumi6456 ha scritto:Ho letto/guardato ma non ho capito bene.
    In che senso "scolpiti con la matita"?
    Tu sai come funziona(va) il Rotoscopio?
    Praticamente gli animatori ricalcavano riprese di attori dal vero, così che i movimenti dei disegni fossero molto più realistici e fluidi.

    Da quanto ho capito io, questo programma funziona alla stessa maniera, solo che al posto degli attori veri, ci sono pupazzetti tridimensionali in CGI, che il disegnatore "integra" con i propri tratti di matita, il programma provvede poi ad amalgamare il tutto.
    La mia gallery su Deviant Art (casomai a qualcuno interessi =^__^=)
  • FaGian ha scritto:
    Koizumi6456 ha scritto:Ho letto/guardato ma non ho capito bene.
    In che senso "scolpiti con la matita"?
    Tu sai come funziona(va) il Rotoscopio?
    Praticamente gli animatori ricalcavano riprese di attori dal vero, così che i movimenti dei disegni fossero molto più realistici e fluidi.

    Da quanto ho capito io, questo programma funziona alla stessa maniera, solo che al posto degli attori veri, ci sono pupazzetti tridimensionali in CGI, che il disegnatore "integra" con i propri tratti di matita, il programma provvede poi ad amalgamare il tutto.

    Ah, adesso ho capito.
    Sì mi ero informata sul Rotoscopio ma non avevo collegato. Grazie mille C:
  • E non solo, il disegnatore integra con la matita e la CGI poi reagisce ai suoi bozzetti modificandosi di conseguenza e colmando i vuoti tra un keyframe e l'altro. In pratica, Meander, il programma che si occupa di questa nuova tecnica ibrida, realizza automaticamente anche le intercalazioni!
  • Ed ecco la bomba.
    Paperman (Paperman)

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    Quando Glen Keane si mise a lavorare a Rapunzel, aveva in mente una tecnica che potesse dare alla CGI una resa pittorica. A quei tempi c'erano ancora grosse difficoltà con la figura umana, per cui l'esigenza di nobilitare in qualche modo una tecnica ancora imperfetta era tangibile. In uno scenario in cui l'animazione tradizionale era sul punto di morire, c'era sicuramente la necessità di metterne in salvo il più possibile. Sappiamo tutti com'è andata poi, e il film uscì senza resa pittorica, ma con un'animazione davvero unica, che riproduceva in tre dimensioni buona parte del feeling della cara vecchia animazione tradizionale, il tutto grazie alle direttive di Glen Keane, supervisore delle animazioni di tutto il film.
    C'era però un altro supervisore, John Kahrs, che si preoccupava delle sorti del 2D, e che sognava di veder cessare questa "rivalità" tra tecniche. Kahrs raccolse il testimone di Glen Keane, ormai in procinto di andarsene dalla Disney, e decise di portare avanti il discorso cominciato con Rapunzel, sviluppando stavolta una terza tecnica d'animazione che potesse fondere insieme le altre due, prendendo il meglio di entrambe, e annullando così una volta per tutte questa dicotomia.
    La linea era la chiave di tutto. L'unico elemento che l'animazione computerizzata non aveva mai saputo riprodurre era quella capacità propria di ogni buon disegnatore di saper descrivere una figura con pochi energici tratti di matita. Tutto il resto poteva venir comodamente riprodotto in CGI, specialmente con l'evoluzione tecnologica avuta negli ultimi anni, ma la linea no, rimaneva l'unica autentica esclusiva del disegno bidimensionale. Trovare un sistema per recuperare la linea e reintrodurla nelle dinamiche produttive odierne, ormai totalmente votate alla computer grafica e alla volumetricità, avrebbe significato salvare una forma d'arte dall'estinzione. La soluzione è stata infine trovata, e si chiama Meander, un software rivoluzionario che permette finalmente il connubio tra le due tecniche: partendo dai concept dei disegnatori della squadra 2D, gli animatori CGI creano dei modelli grezzi dei personaggi, come se fossero delle bozze. Spetta agli animatori 2D il compito di rifinirle, disegnando direttamente sopra ai modelli, sui quali rimane impressa la famigerata linea. E a questo punto avviene il miracolo. Diversamente dal cel-shading, in cui ci si limita a contornare figure tridimensionali con una linea posticcia, qui le due tecniche si vengono incontro in modo reciproco e spontaneo. Il modello CGI infatti "subisce" l'intervento del disegnatore, adattandosi ad esso, un po' come se si lasciasse scolpire dalla matita. Allo stesso tempo però anche la componente 2D viene completata dalla CGI, dato che il disegnatore si limita a realizzare i fotogrammi chiave, mentre le intercalazioni vengono fatte automaticamente dal computer, che muove in tempo reale le linee adattandole al modello. Il risultato? Figure che sembrano disegnate se viste col fermoimmagine, ma che non appena si muovono, mostrano tutta la loro dimensionalità, in un continuo gioco di illusioni ottiche.
    E poi serviva qualcosa da rappresentare, che potesse valorizzare ed essere a sua volta valorizzato da una tecnica del genere. Troppo spesso infatti i recenti corti WDAS erano stati celati al grande pubblico, vittime di distribuzioni assolutamente infelici. Lavori come Lorenzo, Glago's Guest e Tick Tock Tale, rimangono tutt'ora inediti, e questo non sarebbe dovuto accadere ancora. Non con un corto tanto importante per il futuro del cinema d'animazione.
    Si sa che la dirigenza Disney ama andare sul sicuro, specie in questi tempi di crisi, autorizzando quasi solo progetti in computer grafica, specialmente dopo il successo di Rapunzel. Per convincerli a puntare su questa nuova tecnica, appoggiandone lo sviluppo, serviva che questo corto avesse una certa risonanza mediatica e una collocazione felice. Non ci si poteva basare solo sull'animazione, bisognava realizzare un capolavoro i cui meriti andassero oltre, che potesse emozionare il pubblico legandolo ai personaggi e narrandogli una storia intrigante. Bisognava raccontare una storia d'amore. Ed ecco quindi prendere forma George e Meg, due impiegati in una New York anni 50 rigorosamente in bianco e nero. I due non si conoscono, fino a che il caso non ci mette lo zampino e i loro sguardi una mattina si incrociano mentre aspettano il tram. Ma nella realtà di tutti i giorni si sa come funzionano queste cose, la gente è presa dalla sua routine e questo tipo di contatti dura un attimo. Un attimo lungo abbastanza da permetterti di sognare, ma troppo breve perché si possa concretamente fare qualcosa, e così George perde la sua occasione. Ma il destino gliene presenta stranamente un'altra, facendogli scorgere Meg dell'edificio accanto a quello in cui lavora lui, sicché toccherà a lui stavolta cercare di non sprecare la sua seconda chance e ristabilire quel contatto...lanciando aeroplanini di carta. E' questa la premessa da cui tutto parte, eppure il corto racconta altro, molto altro nei suoi fulminei sette minuti, e quando dopo un climax pazzesco e pieno di magia Disney lo spettatore arriva al capolinea, i suoi occhi sono pieni di lacrime. E a quel punto la tecnica passa addirittura in secondo piano. Perché ci si accorge che non è solo quella a rendere Paperman il miglior corto Disney di sempre, ma anche il resto. La regia di Kahrs è qualcosa di incredibile, a dir poco virtuosa, il plot nella sua semplicità è narrato benissimo, i personaggi hanno una caratterizzazione e un design formidabile, le gag hanno dei tempi comici azzeccatissimi, il significato che permea il corto è da inchini. E non dimentichiamo la colonna sonora di Christopher Beck le cui inedite sonorità immergono a meraviglia nell'atmosfera, esplodendo nei punti chiave della narrazione.
    La tecnica però non va dimenticata, perché rimane pur sempre il punto di partenza e di arrivo dell'intero progetto Paperman. Ora che è finalmente uscito il corto, si può senza dubbio affermare che quel che promette mantiene. Ci sono però delle situazioni in cui la resa è migliore di altre, e si tratta dei volti, dei primi piani e un po' tutte quelle scene in cui i personaggi vengono inquadrati più da vicino. E' lì infatti che il tratto del disegnatore dà il massimo, è con il viso che questi personaggi recitano al meglio, mettendo totalmente a nudo la propria anima. I volti sono inoltre le figure più elaborate, quelli in cui la sintesi tra le tecniche riesce di più, il motore di tutto. Quando i personaggi vengono inquadrati da lontano e il volto si vede meno, è il resto del corpo che prevale. E l'illusione un po' si spezza, perché la componente disegnata si attenua, ed emerge la loro tridimensionalità. Per godere al meglio delle illusioni ottiche di questa nuova tecnica ibrida, potrebbe essere utile rinunciare alla stereoscopia, che con la sua tridimensionalità rischia di compromettere l'equilibrio tra le due tecniche, spostando l'equilibrio sulla CGI. Ma si tratta di sfumature, assolutamente perfezionabili. La tecnica è agli albori e chiaramente c'è ancora strada davanti. Il corto è stato proiettato nell'ambito di svariati festival, ed è stato fortunatamente abbinato al 52° Classico Ralph Spaccatutto, lungometraggio campione d'incassi, che ha permesso a questo corto di avere un'enorme visibilità. La dirigenza ha quindi dato l'ok per procedere con la sperimentazione, e Lasseter sta facendo fare a Kahrs ulteriori test, che qualora andassero bene potrebbero addirittura permettere a questa tecnica di essere utilizzata nel lungometraggio che Musker & Clements hanno in serbo fra qualche anno. Se Meander rappresenti la nuova frontiera dell'animazione tradizionale, una terza tecnica da affiancare alle altre due o il futuro dell'animazione tout-court è ancora presto per dirlo. Ma di certo siamo di fronte ad una rivoluzione nel modo di intendere l'animazione. E quel che conta è che abbiamo avuto ulteriore conferma che, per quanti periodi bui possano aver affrontato i suoi artisti, ai Walt Disney Animation Studios il pionierismo è ancora vivo e vegeto, ed è proprio questo approccio scientifico all'arte che li qualifica come il miglior studio d'animazione al mondo.
  • Visto Paperman insieme a Ralph, e dio quanto è bello e poetico questo corto, mi chiedo come sarà se ci faranno un film con questo stile!
  • Se tutto va bene lo vedremo nel 2015 con il film di Musker e Clements. Se tutto va bene.
    Le persone dimenticheranno quanto detto, quanto fatto, ma non dimenticheranno MAI come le hai fatte sentire (cit.)
  • Valerio ha scritto: Paperman (Paperman)

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    Ora io non ho gli strumenti per dire se questo sia davvero il miglior corto animato di WDAS, ma... se non lo è, ci va davvero molto vicino.
    Per Paperman non ho troppe remore nell'usare la parola "capolavoro". E' un'opera così curata, così cesellata, che sembra far trasparire allo spettatore l'amore e la dedizione con cui è stata realizzata. In soli 7 minuti abbiamo infatti 2 elementi straordinari: quello tecnico, relativo all'animazione, e quello della storia.
    L'animazione mi ha davvero colpito: né le varie spiegazioni né le clip diffuse nel web erano state in grado di farmi veramente percepire la potenza, l'innovazione e soprattutto l'aspetto donato all'animazione da questa tecnica. Una cosa che temevo potesse essere rilevabile soprattutto dai cultori, ha invece un effetto estetico lampante, che differenzia il comparto grafico e animato di Paperman rispetto a qualunque altro prodotto in animazione tradizionale e in CGI. Si percepisce la sua terzietà, e il risultato è eccellente, eccezionale. Devo ancora capire se economicamente (tra software, disegnatori e altro) sia più costosa o meno rispetto alle altre tecniche, ma se i costi fossero normalmente sostenibili io metterei subito la firma per far sì che questa tecnica non resti un virtuosismo isolato ma venga sviluppata e utilizzata per lungometraggi. A questo possibile futuro sorrido benigno e speranzoso.
    E poi c'è la storia. Un corto in b/n e muto che riesce a regalare emozioni vere, piene, dove la razionalità si deve spegnere per credere nella forza dei sogni e del destino, per credere che queste entità possano avere la meglio sul grigiore dell'esistenza che ci attanaglia. Nel momento [spoiler]dell'assalto degli aeroplanini di carta[/spoiler], apice e apoteosi del corto, sembrava di vedere un pezzo da Fantasia, tanto era bella la musica che accompagnava il tutto, e soprattutto era lì che capivi la magia di quella storia.
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  • Sono già a quota tre amici (che vanno abitualmente a vedere film d'animazione, ma non sono così addentrati da seguire tutti i dietro le quinte e anteprime di ciò che uscirà in futuro) che mi parlano di questo cortometraggio come di un bel ritorno al 2D di qualità.
    Così, giusto per misurare il polso dell'uomo della strada, io pensavo che chi non avrebbe colto la "fusione" di stili lo percepisse come una bella computer grafica, e invece sto accumulando pareri che l'hanno catalogato come animazione tradizionale.
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  • Non so se dirti "cambia amici", trollandoti un bel po', o prendere sul serio questo dato. Dai, lo prendo sul serio anche perché tempo fa ho letto delle recensioni di Ralph che senza troppo stupore dicevano che Paperman era il nuovo corto 2D Disney. Però è anche vero che altra gente ci ha visto più la CGI (tra cui io nella mia visione stereoscopica).
  • Eh, ma il punto è che non so quanto fidarmi della mia/nostra percezione, che siamo esperti in materia e comunque sappiamo qual è il processo di questa nuova tecnica... Poi anch'io ho sentito gente che lo definiva 3D, però si divide quasi alla pari con i 2Disti; non pensavo che l'occhio "niubbo" avrebbe percepito così tanto il tocco tradizionale.
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  • Io ho visto entrambe, più CGI nei primi piani e nelle sequenza statiche e più 2D in quelle dinamiche, ma anche in qualche primo piano.
    Però io ho visto la versione schifa di youtube, è come se non facessi testo.

    A proposito di youtube, ho visto caricati dei video interessanti che spiegano la produzione del corto (non so se li abbiate già linkati, forse sì), ad es. questo o quest'altro.
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto:Io ho visto entrambe, più CGI nei primi piani e nelle sequenza statiche e più 2D in quelle dinamiche, ma anche in qualche primo piano
    Io, invece, l'esatto opposto. Il feeling dei disegni era assolutamente 2d e lo stesso si può dire della mimica facciale. Ma nelle scene "di movimento" veniva fuori tutta la natura treddidosa dell'animazione. Inoltre, come ho già detto altrove, sarei piuttosto curioso di vedere la resa complessiva di questa nuova tecnica con i colori, che, al momento, non saprei se possano aiutarla o peggiorarla. Giudizio finale sospeso, quindi, mentre, analizzando il singolo corto, oserei dire che siamo di fronte ad una buona strada da imboccare per trovare quel giusto equilibrio tra tradizione e innovazione che tanto è mancato in questi ultimi 10 anni.
  • Concordo, anche secondo me i primi piani sono più 2D e i movimenti più CGI.
  • Bè, a me sembra abbastanza ovvio che il bianco e nero, per quanto stiloso e perfetto per dare una patina vintage alla vicenda, sia uno strategemma per aggirare alcuni limiti della nuova tecnica ancora agli inizi: di sicuro se Paperman fosse stato a colori qualche sbavatura in più si sarebbe vista.
    Ma è una nuova tecnica, chissenefrega, aspettiamo e vediamo quali orizzonti raggiungerà, come punto di partenza è perfetto.
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  • Valerio ha scritto:
    Glago's Guest
    Poche sono le cose che si sanno di questo misterioso (e, si teme, ormai perduto) corto
    Cosa intendi esattamente per "perduto"?
  • Nel senso che non ce lo distribuiscono, non che è davvero perduto :P
  • Lo speravo bene. Sennò, come diamine avrebbero fatto a perdersi un corto di cinque anni fa? Cioè, a momenti ritroviamo i corti perduti di Oswald e ci perdiamo il nuovo? :asd:
  • Disponibile gratis sul canale ufficiale di Youtube, "Paperman" raccoglie sempre più consensi

    http://www.comicus.it/index.php?option= ... Itemid=101

    Se anche non vincesse l'Oscar (ma sappiamo da tempo che la vittoria è una marchetta per spingere o affossare aziende cinematografiche, non va più solo a merito), credo che la tecnica sia stata definitivamente sdoganata.

    Eppure la storia (di CARTA velina) a me ricorda tantissimo l'intro della "Carica dei 101" coi fogli al posto di Pongo e Peggy.

    Spero sia un caso, e comunque spero di vedere presto una trama originale raccontata da questa tecnica, ma non posso fare a meno di pensare che la sperimentazione, per quanto eccelsa e ben riuscita, non dovrebbe essere disgiunta da un plot un po' meno aleatorio e auto-citazionista.

    Così si esalta la nuova tecnica, ma ci perde in arte pura, IMHO
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