[Shorts] Special Cartoons

E' lo studio d'animazione più antico ma anche il più vitale. Tutto comincia da qui, e continua ancora oggi portando l'arte dell'animazione verso nuove frontiere. La mancanza di un nome riconoscibile ha portato per anni il grande pubblico a confonderne le opere con quelle delle altre filiali Disney, ma adesso tutto è cambiato. Benvenuti nel Canone Disney.
  • 1982


    Fun With Mr. Future

    Passano i decenni, cambiano le gestioni e gli staff creativi e persino i modi di fruire delle cose. E i corti che un tempo avevano un funzione e che l'avevano persa in seguito al mutare dello scenario dell'intrattenimento si riaffacciano sulla scena, anche se parecchio mutati. Ora il corto non è più un qualcosa prodotto in serie e sistematicamente, ma una particolarità, una chicca che preferisce circolare alle fiere specializzate piuttosto che nei cinema, una produzione sperimentale per appassionati piuttosto che un prodotto da dare al grande pubblico. Fun with Mr. Future apre questa nuova era dei cortometraggi, solo che NESSUNO oramai sa come fosse, di cosa parlasse, proprio perché è circolato solo attraverso alcuni canali specifici. Chissà se verrà mai recuperato.


    Vincent (Vincent)

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    La nuova generazione di autori Disney si forma al CalArts, e tra loro c'è Tim Burton. Eh già, il freak del cinema era un animatore Disneyano, che avrebbe addirittura dato un contributo a Taron e la Pentola Magica. Il giovane Tim Burton produsse due lavori alquanto strambi in Disney: il corto animato in questione e il mediometraggio live action Frankenweenie che fece terminare repentinamente la sua collaborazione con gli studios. Ed è un peccato perché un genio come Tim sarebbe poi stato rimpianto e le sue future collaborazioni da esterno come Nightmare Before Christmas e Alice in Wonderland sarebbero state oro colato per la dirigenza Disney. Andando a esaminare questo suo primissimo lavoro ci si stupisce di quanto sia praticamente una dichiarazione programmatica: qui c'è tutto Tim Burton, la sua poetica, la sua estetica e persino - pare di capire - un po' di autobiografia. Innanzitutto c'è la stop motion, tecnica che Tim predilige e che gli ha permesso di sfornare capolavori come il sovracitato NBX, o fuor di Disney La Sposa Cadavere (e non dimentichiamo che ha indirettamente prodotto anche James e la Pesca Gigante), e non è una stop motion fatta di carabattole in movimento o di decoupage, come i precedenti utilizzi di questa tecnica in Disney, ma una stop motion fatta di modellini e pupazzetti, fatti benissimo e assolutamente fedeli all'estetica Burtoniana. Poi il corto è in bianco e nero, e trabocca di spirali, occhi sgranati e altri topos che vedremo ricorrere continuamente nel suo modo di far cinema: persino il nome del bimbo protagonista, Vincent, sarà poi utilizzato fino alla nausea e alternato con Edward nella poetica Burtoniana. Insomma, questo corto contiene in piccolo tutto Tim Burton. E' anche molto bella la storia raccontata, che è quella di un povero bambino che ha un'insana attrazione verso l'horror e si perde continuamente nelle sue fantasie derivate dall'assidua lettura dei racconti di Poe incurante dei richiami della madre che lo vorrebbe "sanare", il tutto narrato in rima dalla voce di Vincent Price, chiodo fisso sia di Burton che del piccolo protagonista del racconto (che a questo punto potrebbero essere la stessa persona, anche perché fisicamente sono identici). Addirittura la fine è largamente interpretabile, dal momento che Vincent viene preso da un delirio in cui si immagina di morire e non si capisce bene se stia giocando oppure no, ma l'interpretazione migliore è che sia stato vinto completamente dalle sue fantasie dichiarando di non poterne mai più fare a meno e rivelando esplicitamente quindi di essere una proiezione del Tim Burton bambino. Per quanto comunque l'effetto sia abbastanza buffo si capisce come la Disney non abbia voluto applicare a questo corto il suo marchio preferendo un bel Buena Vista Distribution. Eravamo agli albori del concetto di "alias" e non ci sarebbe voluto molto perché la Disney capisse che se voleva continuare a fare la multinazionale avrebbe dovuto creare altre etichette per presentare al pubblico prodotti dal contenuto un po' insolito. Va infine detto che la stop motion di Tim Burton sarebbe infine tornata alla Disney, questa volta senza collaborazioni esterne, dal momento che nel 2012 dovrebbe uscire il lungometraggio di Frankenweenie (sì proprio quello!) su cui Tim pare esser tornato al lavoro per meglio concludere l'opera che a suo tempo gli costò il posto in Disney. Qui in italiano, qui in originale.


    1987


    Oilspot and Lipstick

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    Vedere di lontano che la Pixar stava facendo tante belle cose con la CGI, invogliò la Disney a fare lo stesso, e così venne creato per il Siggraph del 1987 un cortometraggetto di pochissimi minuti in cui all'interno di una discarica, due cagnolini fatti di rifiuti amoreggiavano e sconfiggevano insieme un mostrone fatto di pezzi di metallo. Niente di che, ovviamente, e anche se il look del corto non era niente male, la musica modernista e un po' anni 80 rendevano il tutto un po' datato. Interessante inquadrare il corto all'interno di un panorama nel quale la Disney stava iniziando a concepire corti sperimentali destinati alle fiere, con tecniche mai utilizzate prima e che raramente avrebbero visto in futuro un impiego massiccio. Ed è infatti strano pensare che avremmo dovuto aspettare il 2000 perché la CGI tornasse ad essere da loro utilizzata in modo esclusivo, senza fonderla con l'animazione tradizionale. Purtroppo il corto è stato rimosso e non è più reperibile sul web da molto tempo.


    1992


    Off His Rockers

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    Nel 1992 viene realizzato un altro corto sperimentale la cui animazione viene completamente fatta alla Walt Disney Feature Animation di Florida (gli stessi studios di Mulan, Lilo & Stitch e Koda), la prima delle due succursali Disneyane per l'animazione canonica (seguirà Parigi qualche anno dopo). Il corto, oltrechè molto gradevole è davvero interessante perchè è una sorta di Toy Story ante litteram, visto che la trama vede un cavallino a dondolo cercare di riconquistare il suo padroncino, ormai assuefatto ai videogiochi. E paradossalmente il bambino in questione è animato in 2d, mentre tutto il resto (quindi compreso il cavallino) è in 3d e rappresenta uno dei primissimi sforzi da parte della Disney in questa direzione. Il corto, probabilmente un test per questo nuovo team di lavoro, è diretto dal futuro regista di Mulan, Barry Cook, ed è stato in Usa distribuito nei cinema con Tesoro mi si E' Allargato il Ragazzino, venendo inserito nel laserdisc del film ma non nel dvd. Il rarissimo e pregevole Off His Rockers, è l'ennesima testimonianza di come in quegli anni una produzione cortometraggistica effettivamente esistesse, che fosse per il circuito cinematografico o dei festival, e che al pari dei corti Pixar meriterebbe una bella antologia per essere raccolta. Qui.


    2000


    John Henry

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    Dopo averci raccontato tutte le grandi leggende americane nei decenni passati, come Johnny Appleseed, Pecos Bill, Paul Bunyan, Davy Crockett, ecco che nel 2000 esce, e per giunta in forma di cortometraggio, la storia di John Henry, ultima delle grandi tall tales americane non ancora raccontate in Disney. E' molto strano che in un momento in cui la produzione di short avviene solo in contesti particolarissimi (come i segmenti di Fantasia, o i corti Pixar) in Disney si decida di produrre un nuovo corto, e per giunta appartenente ad un filone da tempo abbandonato. Ecco invece che a dispetto di tutto ci viene raccontata sottoforma di musical la storia dell'ex schiavo nero, così forte da poter gareggiare coi suoi martelli contro una macchina, nella costruzione di una ferrovia. Come le precedenti leggende americane anche questa ha un finale dolceamaro, visto che il potente John Henry dopo aver conquistato per i suoi simili una sorta di terra promessa morirà di fatica. Il tutto viene narrato con una tale passione e trasporto da parte di Mark Henn, alla sua prima prova da regista, che sembra di assistere ad una sorta di classico anni '90 in miniatura. E infatti i personaggi sembrano proprio uscire da un classico, dal momento che la moglie di John Henry non ha assolutamente niente da invidiare alle principesse Disney uscite dalla mano di Henn, e costituisce una sorta di antecedente immediato di Tiana. Graficamente si è scelta una strada molto particolare che incrocia paesaggi stilizzati un po' alla maniera di Picasso, con quella sporcizia tipica dello xerox, passando per l'estetica moderna, come a voler fondere gli anni '50, '60 e '90. Ci sono poi un paio di sequenze ancor più stilizzate raccontate come se si trattasse di decorazioni su una trapunta: si tratta dell'antefatto e soprattutto della mitica canzone che dà il titolo al corto in cui vengono enumerate le imprese di John, in puro stile tall tale. La musica riveste un ruolo molto importante: consiste in una serie di cori gospel che passano dal triste al festoso quasi senza soluzione di continuità col risultato di creare una sorta di mini musical organico che scandisce benissimo i ritmi del corto, riuscendo persino a concludersi festosamente, a dispetto di tutto. Un gioiello veramente da scoprire. Qui.


    2003


    Destino (Destino)

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    Ecco il corto Disney in assoluto più leggendario di sempre e con una storia alle spalle davvero interessante. Negli anni '40 Walt entrò in contatto con il surrealista Salvador Dalì che in quel periodo era emigrato in America per sfuggire alla guerra, l'idea era quello di unire i talenti per realizzare insieme un lavoro che avrebbe potuto benissimo rientrare nel progetto di espansione di Fantasia, nel periodo in cui Walt era seriamente intenzionato a farne dei seguiti annuali. La prima mossa di Walt fu quella di affiancare a Dalì, l'artista degli storyboard John Hench, del quale si fidava moltissimo. I due lavorarono a lungo su questo corto, ma senza mai arrivare ad un qualcosa di concreto. Nei piani pare che dovesse rappresentare una sorta di storia d'amore, nonché una riflessione sull'incomunicabilità tra i sessi, sugli errori della vita che portano a non capirsi ma aver bisogno gli uni degli altri, il tutto nel solito scenario onirico e allucinato tipico di Dalì. Doveva rappresentare il grande incontro tra due geni dell'epoca ma si concluse il tutto con un nulla di fatto. Il motivo non si sa, ne sono state date negli anni svariate versioni: c'è una versione "maligna" in cui si dice che Walt si era stufato di veder Dalì continuare ad aggiungere idee su idee senza mai giungere a niente di sensato e cambiando le carte in tavola ogni giorno, e così lo congedò, ma è una versione parecchio in contrasto con ciò che si sa della loro amicizia che proseguì fino alla vecchiaia. Una spiegazione più plausibile è che in quel periodo c'era la guerra, lo studio era dirottato su progetti propagandistici e non appena finita si volle tornare a produrre lunghi e corti come un tempo, e a livello economico divenne difficile far rientrare in tale scenario un progetto così complesso. Il tutto rimase negli archivi Disney dimenticato per decenni fino a che Roy Disney, in un periodo in cui Michael Eisner stava devastando tutto, decise di riprenderne in mano le redini per dare compimento al progetto. Roy era da un po' che non si trovava in accordo con le idee della dirigenza e aveva scelto di dedicarsi a progetti che in qualche modo salvassero la Disney dall'interno come ad esempio Fantasia 2000, che a sua volta avrebbe dovuto avere un seguito in Fantasia 2006, e poi The Music Project. In quel periodo vennero prodotti altri tre corti molto interessanti come La Piccola Fiammiferaia, Lorenzo e One by One in attesa di essere aggregati al progetto, ma questa cosa per colpa della dirigenza non avvenne mai e questi lavori uscirono separatamente. Destino venne affidato dalle mani di Roy alla succursale francese degli studios per essere ripreso in mano e completato, e fu ben difficile riuscire a rimettere insieme le vecchie carte, trovare loro un senso e integrarlo con materiale nuovo.
    Quel che ne uscì è un corto assolutamente eccezionale, un unicum nella filmografia Disney. Sulle note dell'omonima canzone, presa pari pari da un'incisione d'epoca, prendono forma le figure immaginate da Dalì: una giovane donna, che danza e si muove confusa in mezzo a degli angoscianti scenari, un uomo che si libera dalla sua prigionia nel tempio del tempo, addirittura le due inquietanti tartarughe, unica parte animata all'epoca, i cui profili avvicinandosi formano l'immagine di una ballerina. Le due figure, come immaginato all'epoca, sembrano volersi incontrare ma tra una cosa e l'altra finiscono divise, trasfigurate in molti modi diversi. Molto di quel che si vede può benissimo essere interpretato come appunto si diceva sopra, e cioè con la loro difficoltà a comunicare (lei cammina su delle cornette telefoniche giganti, lui si trasforma in un giocatore di baseball mentre lei in una ballerina e via dicendo). La chiave interpretativa funziona, ma ovviamente non può spiegare tutto, visto che la maggior parte di ciò che si vede sono evidentemente svarioni lasciati all'immaginazione dello spettatore. L'animazione è molto particolare: a volte è fluida, altre volte invece realizzata tramite dissolvenze, questo un po' per risparmiare (si parla pur sempre di un progetto portato avanti quasi in conflitto con la dirigenza), un po' per restituire quel disturbante senso di sogno che Dalì voleva infondere al progetto, inoltre pure la CGI fa capolino qua e là, senza preoccuparsi di integrarsi troppo, ma per accentuare lo straneamento visivo.
    Il risultato è molto buono, e ha ricevuto pure la benedizione dello stesso Hench: il veterano aveva le memorie piuttosto confuse, e si stupì di come gli artisti francesi erano riusciti a rendere giustizia al progetto originale, integrandolo dove serviva e rispettandone le idee di fondo.
    Molto travagliato fu pure il percorso del cortometraggio: uscito nel 2003 e premiato al Festival internazionale del film d'animazione di Annecy, non riuscì mai a congiungersi con gli altri tre nuovi corti musicali per il nuovo Fantasia, data la morte del progetto, dell'animazione 2d e la fuga di Roy dalla Disney di Eisner. In un certo senso questo fu il suo ultimo dono, un omaggio alla memoria di Walt che rimase negli archivi ancora per qualche anno. La cosa strana è che più e più volte venne annunciata l'uscita del corto, dapprima in un volume dedicatogli esclusivamente nell'ambito della collana dei Treasures, poi all'interno del fantomatico dvd Fantasia World assieme agli altri tre corti. Ma tutti questi annunci venivano purtroppo smentiti subito dopo. E infine eccolo nel 2010, presente come esclusiva del blu-ray di Fantasia 2000 accompagnato da un documentario di un'ora e mezza che parla della storia del progetto e dei due geni che l'hanno concepito. Si può finalmente dire che dopo tanto tempo Destino abbia avuto giustizia. Qui.


    2004


    Uno per Uno (One by One)

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    Il motivo per cui il progetto Fantasia 2006 venne ribattezzato The Music Project prima di morire è perché le musiche scelte non facevano solo parte del repertorio classico e sinfonico, questa volta si andava oltre. Anzi, dei quattro corti ultimati solo La Piccola Fiammiferaia aveva la musica classica, Destino era una vecchia canzone spagnola, Lorenzo un tango, mentre questo One by One un affascinante canto africano i cui cori erano condotti dal grande Lebo M che aveva già lavorato nel Re Leone. Il corto in questione è un altro gioiellino, e segue un gruppo di bambini di una bidonville africana che sceglie di lasciarsi andare alla creatività totale fabbricando degli aquiloni con cui andare a divertirsi nei campi che circondano il villaggio. Il corto è senza dubbio molto poetico, ed è non poco esaltante vedere l'improvviso cambio di setting e colorazione dai toni freddi del villaggio all'esplosione di luce dorata dei campi, con un climax musicale davvero da paura. Sembra di entrare in una sorta di altro mondo, una dimensione parallela di felicità e spensieratezza in cui i bambini si aiutano tra loro con innocenza e entusiasmo. Ovviamente il tutto grazie alla grandissima animazione tradizionale Disney, qui al suo meglio, che riesce a tratteggiare i bambini in modo davvero speciale, e al reparto colorazioni che effettua scelte cromatiche sbalorditive, rendendo ogni frame un'opera d'arte. Un gioiello intramontabile, che a differenza degli altri suoi simili è potuto circolare quasi da subito...anche se con una collocazione poco felice: il corto è infatti stato distribuito come contenuto speciale della riedizione in dvd de Il Re Leone 2 - Il Regno di Simba, con il banale strillo in cover "dai creatori del Re Leone", equiparando quindi lo staff WDFA a quello della Disney Television. Ma del resto la Disney stava andando completamente allo sfascio in quel periodo ed è già tanto che il corto sia stato reso disponibile. Qui.


    Lorenzo (Lorenzo)

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    A differenza di Destino, One by One e The Little Matchgirl questo è l'unico corto del progetto a non esser stato ancora diffuso in home video. E' stato proiettato durante alcuni festival e pochi hanno avuto la fortuna di vederlo, ma quelli che ci sono riusciti ne parlano come di un corto a dir poco geniale. Sulle note di un tango, narra di un gatto obeso che passa i suoi giorni sulla vetrina di un negozio, fino a che viene colpito da una maledizione e la sua coda si anima. Il corto consiste in una sorta di lotta continua tra il gatto lussurioso e la sua coda ribelle, e pare che sia basato su un'idea originale del veterano Joe Grant. L'unica cosa diffusa sul web è un piccolo trailer con alcune scene del corto e da quel che si può vedere porta davvero l'arte dell'animazione a livelli altissimi.


    2006


    La Piccola Fiammiferaia (The Little Matchgirl)

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    Dei quattro corti realizzati per proseguire il progetto musicale di Roy, La Piccola Fiammiferaia è sicuramente è il più tradizionale di tutti, visto che è l'unico che si basa sulla musica classica, e più nello specifico sulle note di un concerto d'archi di Alexander Borodin. Il regista è il caro vecchio Roger Allers (Il Re Leone), e nei credits compare la crema della crema della Walt Disney Feature Animation da Roy Disney ad Andreas Deja passando per Don Hahn. La storia è di quelle che poteva esser raccontata solo con un adeguato commento musicale, visto che è lasciata in tutto e per tutto come nell'originale: un meraviglioso viaggio mentale di sei minuti in cui una bambina povera, nell'ultima notte della sua vita prima di morire assiderata, sogna di ricongiungersi con la nonna, come accadeva anni prima a Natale. Detto così è agghiacciante, e verrebbe da chiedersi che fine ha fatto la Disney del lieto fine arguto. Bè qui non c'è, e piuttosto che modificare la storia, si è preferito raccontarla con molto trasporto ed emozione, raggiungendo il culmine nel finale, dove la poesia raggiunge un livello sublime. E poi c'è la delicatezza della protagonista, una bambina semplice, espressiva quanto basta per lasciarsi andare a sorrisi nei momenti più felici delle sue fantasticherie. Il tutto raccontato con un'animazione più Disneyana che mai, con una colorazione che più evocativa non ci può (i toni freddi della Russia innevata contro i colori caldi della casetta della nonna) e con una qualità che mi auguro non abbia bisogno di presentazioni. Bè, credo che si possa parlare di capolavoro.
    La Piccola Fiammiferaia fu l'ultimo ad uscire del gruppo di corti archiviati e venne inserito come extra dell'edizione platinum de La Sirenetta, mandando letteralmente in visibilio il fandom che reduce da una crisi nera stava aspettando da tempo un segnale da parte della Disney. Questo corto fu il simbolo che il passato non era stato dimenticato e che presto, grazie alla nuova gestione Lasseter, l'animazione tradizionale, le fiabe e il sentimento sarebbero tornati alla Walt Disney Feature Animation. Qui.


    2008


    Glago's Guest

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    Dopo Pippo e l'Home Theatre, questo è il secondo corto del programma di rilancio cortometraggistico voluto da John Lasseter (di cui faranno parte anche Prep and Landing e The Ballad of Nessie) e il primo corto Disney ad essere realizzato completamente in CGI dai tempi di Oilspot & Lipstick. E' purtroppo anche l'unico corto a non esser uscito ufficialmente per il grande pubblico, ma proiettato solo al Festival internazionale dei film d'animazione di Annecy. Poche sono le cose che si sanno di questo misterioso (e, si teme, ormai perduto) corto: pare che sia ambientato in una stazione di guardia in Siberia, dove il povero Glago passa le sue giornate nella totale monotonia a fare il suo lavoro, fino a che non riceve una visita dalle stelle. Inoltre pare che sfoggi uno stile diverso dal solito stile Disney e che il regista sia Chris Williams, il cui lavoro dev'esser piaciuto così tanto a Lasseter da averlo nominato coregista di Bolt.
    Pare anche che inizialmente questo corto avrebbe dovuto essere abbinato proprio a Bolt ma che la reazione freddina della platea abbia portato a nasconderlo e preferirgli l'uscita nelle sale del Cars Toon Tokyo Mater. Si spera che molto presto possa in qualche modo palesarsi. Qui una brevissima clip.


    2010

    Tick Tock Tale

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    Corto Disney uscito soltanto ad un festival e mai distribuito nei cinema, incentrato su un orologio. In rete ne circolano giusto un paio di clip e qualche immagine, si intuisce che richiami non poco le Silly Symphony, né è possibile sapere quando e se lo avremo mai. Qui.


    2011


    La Ballata di Nessie (The Ballad of Nessie)

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    Ed ecco l'ultimo dei quattro corti annunciati all'inizio della rinascita Disney per mano di Lasseter. Da allora l'ordine è cambiato, se ne sono aggiunti altri, e come sempre non si può dire che in Disney ci sia stata la stessa brillante organizzazione che fa in modo che nessun lungometraggio Pixar rimanga privo di un corto in abbinamento. Pippo e l'Home Theatre è stato infatti abbinato ad un live action, Glago's Guest è finito disperso, Prep and Landing si è trasformato in una featurette per la tv, e di questi solo Nessie è stato proiettato in apertura di un Classico e nello specifico di Winnie the Pooh. Che si tratti di una vittoria che preluderà ad un futuro in stile pixariano o una sconfitta che sottolinea come l'animazione tradizionale verrà d'ora in poi ghettizzata non è dato saperlo e solo il futuro lo dirà. Fattostà che in mano abbiamo un gioiellino, un corto di pochi minuti che racconta la storiella in rima (ben tradotta!) della povera Nessie, dolce draghetta, esiliata dalla terra di Glen Keane (chi vuole cogliere la cit?), per colpa di un miliardario ansioso di costruirci sopra un minigolf, e che dopo aver vagato senza trovare una nuova casa, ed esser stata più volte costretta da altri a far buon viso a cattivo gioco, [spoiler]decide di infischiarsene ed esplode in un pianto liberatorio finendo per formare con le sue lacrime proprio il lago di Loch Ness[/spoiler]. Una storia simpatica e tenerissima che per essere compresa appieno va inquadrata nell'operazione nostalgia portata avanti dal team 2d con lavori come La Principessa e il Ranocchio, Winnie the Pooh e Pippo. Gli artisti all'opera sono Giacchino per le musiche, Ruben Aquino, Deja, Haycock, Henn all'animazione e persino Mattinson alla sceneggiatura, mentre la regista, Stevie Wermers, è la stessa di Pippo. La fonte a cui stavolta si guarda sono quegli Special Cartoon degli anni '40 caratterizzati dallo stile di Mary Blair che qui viene riprodotto fedelmente, dando all'intero corto un aspetto particolarissimo, come se si trattasse di una decorazione su stoffa in movimento, ovviamente tessuto di tartan scozzese. Anche le animazioni, ovviamente molto curate, guardano un po' a quel periodo, dal momento che il villain ad esempio sembra uscito dalla matita di Ward Kimball. Rilassante, piacevole e anche commovente, siamo di fronte ad un gioiellino indimenticabile, una sorta di erede dell'Agnello Rimbalzello sul tema opposto, che insegna che a sfogarsi di tanto in tanto non si fa mai male.


    2012

    Paperman (Paperman)

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    Quando Glen Keane si mise a lavorare a Rapunzel, aveva in mente una tecnica che potesse dare alla CGI una resa pittorica. A quei tempi c'erano ancora grosse difficoltà con la figura umana, per cui l'esigenza di nobilitare in qualche modo una tecnica ancora imperfetta era tangibile. In uno scenario in cui l'animazione tradizionale era sul punto di morire, c'era sicuramente la necessità di metterne in salvo il più possibile. Sappiamo tutti com'è andata poi, e il film uscì senza resa pittorica, ma con un'animazione davvero unica, che riproduceva in tre dimensioni buona parte del feeling della cara vecchia animazione tradizionale, il tutto grazie alle direttive di Glen Keane, supervisore delle animazioni di tutto il film.
    C'era però un altro supervisore, John Kahrs, che si preoccupava delle sorti del 2D, e che sognava di veder cessare questa "rivalità" tra tecniche. Kahrs raccolse il testimone di Glen Keane, ormai in procinto di andarsene dalla Disney, e decise di portare avanti il discorso cominciato con Rapunzel, sviluppando stavolta una terza tecnica d'animazione che potesse fondere insieme le altre due, prendendo il meglio di entrambe, e annullando così una volta per tutte questa dicotomia.
    La linea era la chiave di tutto. L'unico elemento che l'animazione computerizzata non aveva mai saputo riprodurre era quella capacità propria di ogni buon disegnatore di saper descrivere una figura con pochi energici tratti di matita. Tutto il resto poteva venir comodamente riprodotto in CGI, specialmente con l'evoluzione tecnologica avuta negli ultimi anni, ma la linea no, rimaneva l'unica autentica esclusiva del disegno bidimensionale. Trovare un sistema per recuperare la linea e reintrodurla nelle dinamiche produttive odierne, ormai totalmente votate alla computer grafica e alla volumetricità, avrebbe significato salvare una forma d'arte dall'estinzione. La soluzione è stata infine trovata, e si chiama Meander, un software rivoluzionario che permette finalmente il connubio tra le due tecniche: partendo dai concept dei disegnatori della squadra 2D, gli animatori CGI creano dei modelli grezzi dei personaggi, come se fossero delle bozze. Spetta agli animatori 2D il compito di rifinirle, disegnando direttamente sopra ai modelli, sui quali rimane impressa la famigerata linea. E a questo punto avviene il miracolo. Diversamente dal cel-shading, in cui ci si limita a contornare figure tridimensionali con una linea posticcia, qui le due tecniche si vengono incontro in modo reciproco e spontaneo. Il modello CGI infatti "subisce" l'intervento del disegnatore, adattandosi ad esso, un po' come se si lasciasse scolpire dalla matita. Allo stesso tempo però anche la componente 2D viene completata dalla CGI, dato che il disegnatore si limita a realizzare i fotogrammi chiave, mentre le intercalazioni vengono fatte automaticamente dal computer, che muove in tempo reale le linee adattandole al modello. Il risultato? Figure che sembrano disegnate se viste col fermoimmagine, ma che non appena si muovono, mostrano tutta la loro dimensionalità, in un continuo gioco di illusioni ottiche.
    E poi serviva qualcosa da rappresentare, che potesse valorizzare ed essere a sua volta valorizzato da una tecnica del genere. Troppo spesso infatti i recenti corti WDAS erano stati celati al grande pubblico, vittime di distribuzioni assolutamente infelici. Lavori come Lorenzo, Glago's Guest e Tick Tock Tale, rimangono tutt'ora inediti, e questo non sarebbe dovuto accadere ancora. Non con un corto tanto importante per il futuro del cinema d'animazione.
    Si sa che la dirigenza Disney ama andare sul sicuro, specie in questi tempi di crisi, autorizzando quasi solo progetti in computer grafica, specialmente dopo il successo di Rapunzel. Per convincerli a puntare su questa nuova tecnica, appoggiandone lo sviluppo, serviva che questo corto avesse una certa risonanza mediatica e una collocazione felice. Non ci si poteva basare solo sull'animazione, bisognava realizzare un capolavoro i cui meriti andassero oltre, che potesse emozionare il pubblico legandolo ai personaggi e narrandogli una storia intrigante. Bisognava raccontare una storia d'amore. Ed ecco quindi prendere forma George e Meg, due impiegati in una New York anni 50 rigorosamente in bianco e nero. I due non si conoscono, fino a che il caso non ci mette lo zampino e i loro sguardi una mattina si incrociano mentre aspettano il tram. Ma nella realtà di tutti i giorni si sa come funzionano queste cose, la gente è presa dalla sua routine e questo tipo di contatti dura un attimo. Un attimo lungo abbastanza da permetterti di sognare, ma troppo breve perché si possa concretamente fare qualcosa, e così George perde la sua occasione. Ma il destino gliene presenta stranamente un'altra, facendogli scorgere Meg dell'edificio accanto a quello in cui lavora lui, sicché toccherà a lui stavolta cercare di non sprecare la sua seconda chance e ristabilire quel contatto...lanciando aeroplanini di carta. E' questa la premessa da cui tutto parte, eppure il corto racconta altro, molto altro nei suoi fulminei sette minuti, e quando dopo un climax pazzesco e pieno di magia Disney lo spettatore arriva al capolinea, i suoi occhi sono pieni di lacrime. E a quel punto la tecnica passa addirittura in secondo piano. Perché ci si accorge che non è solo quella a rendere Paperman il miglior corto Disney di sempre, ma anche il resto. La regia di Kahrs è qualcosa di incredibile, a dir poco virtuosa, il plot nella sua semplicità è narrato benissimo, i personaggi hanno una caratterizzazione e un design formidabile, le gag hanno dei tempi comici azzeccatissimi, il significato che permea il corto è da inchini. E non dimentichiamo la colonna sonora di Christopher Beck le cui inedite sonorità immergono a meraviglia nell'atmosfera, esplodendo nei punti chiave della narrazione.
    La tecnica però non va dimenticata, perché rimane pur sempre il punto di partenza e di arrivo dell'intero progetto Paperman. Ora che è finalmente uscito il corto, si può senza dubbio affermare che quel che promette mantiene. Ci sono però delle situazioni in cui la resa è migliore di altre, e si tratta dei volti, dei primi piani e un po' tutte quelle scene in cui i personaggi vengono inquadrati più da vicino. E' lì infatti che il tratto del disegnatore dà il massimo, è con il viso che questi personaggi recitano al meglio, mettendo totalmente a nudo la propria anima. I volti sono inoltre le figure più elaborate, quelli in cui la sintesi tra le tecniche riesce di più, il motore di tutto. Quando i personaggi vengono inquadrati da lontano e il volto si vede meno, è il resto del corpo che prevale. E l'illusione un po' si spezza, perché la componente disegnata si attenua, ed emerge la loro tridimensionalità. Per godere al meglio delle illusioni ottiche di questa nuova tecnica ibrida, potrebbe essere utile rinunciare alla stereoscopia, che con la sua tridimensionalità rischia di compromettere l'equilibrio tra le due tecniche, spostando l'equilibrio sulla CGI. Ma si tratta di sfumature, assolutamente perfezionabili. La tecnica è agli albori e chiaramente c'è ancora strada davanti. Il corto è stato proiettato nell'ambito di svariati festival, ed è stato fortunatamente abbinato al 52° Classico Ralph Spaccatutto, lungometraggio campione d'incassi, che ha permesso a questo corto di avere un'enorme visibilità. La dirigenza ha quindi dato l'ok per procedere con la sperimentazione, e Lasseter sta facendo fare a Kahrs ulteriori test, che qualora andassero bene potrebbero addirittura permettere a questa tecnica di essere utilizzata nel lungometraggio che Musker & Clements hanno in serbo fra qualche anno. Se Meander rappresenti la nuova frontiera dell'animazione tradizionale, una terza tecnica da affiancare alle altre due o il futuro dell'animazione tout-court è ancora presto per dirlo. Ma di certo siamo di fronte ad una rivoluzione nel modo di intendere l'animazione. E quel che conta è che abbiamo avuto ulteriore conferma che, per quanti periodi bui possano aver affrontato i suoi artisti, ai Walt Disney Animation Studios il pionierismo è ancora vivo e vegeto, ed è proprio questo approccio scientifico all'arte che li qualifica come il miglior studio d'animazione al mondo.
  • una volta ho letto che il personaggio di Ducky Lucky in "Chicken Little" ispirò Barks nella creazione di Gastone, tanto che nel remake del cartone, usammo proprio il nome del fortunello cugino di Paperino per tradurre il personaggio... è vero?


    comunque, "Education for Death" è qualcosa di meraviglioso e di orrorifico allo stesso tempo, specie gli ultimi passaggi dove ai soldati si sostituiscono tante tombe... è anche sorprendente che alla fine compaia la scritta "Walt Disney Production" visto che questo corto è tutto ciò che NON è la disney, almeno quella che è diventata...
  • Per quanto riguarda il corto di Lambert, a me è sempre piaciuto moltissimo il lupo: prima terrificante e simile a quello di Pierino( come hai già detto), poi, al ruggito di Lambert, terrorizzato e non troppo diverso al lupo della Spada nella roccia. La sua fine, infine, è davvero esilarante.
    "Una lezione senza dolore non ha senso. Dal momento che non si può ottenere nulla senza sacrifico. Ma quando si può fermare il dolore e superarlo, la gente ottiene un cuore forte che non perderà mai.
    Sì, un cuore d'acciaio" Edward Elric, Full Metal Alchemist Brotherhood, Episodio 64
  • domanda: ma Pigs is Pigs è mai uscito in versione italiana?
  • Oh sì, ricordo che quando ero piccolo l'avevo in un duplicato di una cassetta da noleggio Disney Adventures, che tra le altre cose aveva anche la versione italiana di Social Lion (a cui però mancava l'intro) e Susie the Little Blue Coupé.
    Ma col senno di poi in italiano rendeva proprio pochissimo perché era raccontato in prosa e non in versi e quindi metà delle gag dovute alle rime buffe si perdevano facendolo sembrare una stupidatina.
  • Social Lion
    Il corto di per sé ha una storia bella e divertente, che vede un leone della savana venir trapiantato suo malgrado nella grande città dove nessuno lo teme, e tutti tendono a darlo per scontato.
    Il corto mi ha ricordato -molto- le scene ambientate in giro per New York del primo Madagascar. Influenza? Ecciù.
    Hooked Bear
    Vedere Humphrey fare una cretinata dopo l'altra mentre Ocarina si preoccupa di rifornire il lago di "trote arcobaleno", vederlo subire i rimbrotti perché non "pesca come un orso", e vedere il rigidissimo regolamento del parco naturale venir rispettato in maniera così pedissequa non possono non divertire. Meraviglioso. Qui.
    Davvero fantastico. E simpatico il finale che ricollega ai primi istanti del primo corto Humprey/Paperino, con l'apertura della stagione della caccia.
    Comunque questo corto e il successivo sono una vera gioia per gli occhi, le animazioni e la caratterizzazione di Humprey sono ai massimi livelli, se non fosse nato a ridosso della fine dei cortometraggi avrebbe potuto diventare un personaggio Disney regolare alla stregua di Paperino o Cip e Ciop.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • -Aggiunto Off His Rockers (1992)
  • Rovistando, qualcosa si trova su Fun with Mr. Future.
    Il corto, diretto da Darrell Van Citters, è stato creato per l'inaugurazione dell'Epcot. Vede un misto tra live action e animazione tradizionale, e riutilizza la canzone dei fratelli Sherman There's a great big beautiful tomorrow.
    Tra i nomi più famosi coinvolti, Tad Stones come produttore, Chris Buck, Mark Dindal e Mike Gabriel come animatori.

    Passano gli anni, resta nell'oblio, ma nel 2009, alla decima edizione del Newport beach film festival, viene recuperato, insieme ad altre rarità Disney.
    Qui l'introduzione fatta da Don Hahn e Dave Bossert al festival (certo riprendere anche dopo non era male).

    All'ultima pagina di questa interessante intervista a Tad Stones è possibile leggere qualcosa su questo cartoon, e anche all'inizio della seconda parte.

    Qualche cel da uno stile direi particolare che non mi attira molto.

    Una stroncatura e qualche altra piccola informazioncella qui e qui
    Timido postatore e finto nerd.

    Pure su YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCBsX4Y ... LjrjN8JvEQ.
  • -Aggiunto il mitico John Henry (2000)
  • -Aggiunti Destino (2003), One by One, Lorenzo, A Dairy Tale (2004), The Little Matchgirl (2006)
  • Aggiunti Glago's Guest (2008), Super Rhino (2009), Lanny & Wayne - Operazione Babbo Natale (2010), La Ballata di Nessie (2011) e conclusi gli Special Cartoons.

    Ma non solo, posso finalmente dire di aver concluso dopo un anno e mezzo la cronologica Disney e con essa la retrospettiva di tutti i corti!

    :beer:
  • Grrodon ha scritto: La Ballata di Nessie (The Ballad of Nessie)

    Immagine Immagine
    Ma che bello! Ok, ok, è semplicemente un corticino animato di 5 minuti 5, niente di più, con una trametta semplice semplice e senza pretese.
    Ma è veramente carino, curato, grazioso e assolutamente una piccola perla, importante e lucente.
    Importante perchè i corti della WDSA negli ultimi anni non hanno mai vita facile, dopo essere nati, e basta leggere la maratona di Grrodon qui sopra per rendersene conto. Il fatto che uno di questi sia uscito dal circuito nei festival specializzati o dal limbo degli Studios e sia stato mandato al cinema e poi in dvd è un qualcosa di nient'affatto scontato e da salutare come qualcosa di ottimo. La Pixar dimostra da anni ormai che il meccansimo del cortometraggio animato funzionano anche ai giorni nostri, perchè la Disney non dovrebbe riprendere in mano la cosa? Comunque temo ci sia poco da illudersi, per quanto l'abbinamento al nuovo film di Winnie The Pooh sia perfettamente adatto sia per il 2D che per l'aura dolcemente malinconica che entrambe le opere emanano, è anche sinonimo di scarsa distribuzione e non certo di volontà di mostrare al grande pubblico questo bel corto.
    Ma l'importante è che ci sia. Come detto, è molto breve e conseguentemente dalla trama facile facile, ma la bellezza del corto è da ricercare in altro: intanto, nell'animazione curatissima e divina, gli sfondi col tartan scozzese sono una finezza che rende l'atmosfera del corto perfetta. E proprio l'atmosfera diventa in questo modo l'altro grande pregio dell'opera, in cui è facile identificarsi con la sfortunata protagonista per via del suo percorso e della compassione a cui muove. Bella la narrazione stile filastrocca, simpatico il villain anche se presente solo come motore dell'azione. Inusuale ma da non sottovalutare la morale finale, molto interessante.
    Insomma, un prodotto di pregio e di tutto rispetto!
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • Con la mia personale cronologica sono finalmente giunto ai primi anni '80 e tra le ultime mie visioni c'è stata quella de L'Asinello di Don Bluth. Be', devo dire che è forse il prodotto meno Disney che abbia visto finora. L'estetica disneyana c'è tutta, certo, anche se le figure umane, padre del bambino e guardia della città in primis, sono graficamente assai lontane dagli stilemi classici e le stesse atmosfere del mediometraggio sono qualcosa di assolutamente atipico. Insomma, non c'ho visto il Disney Touch, nonostante il bimbo, copia sputata di Mowgli ma la cui animazione ricorda quella di Penny de Le Avventure di Bianca e Bernie (ricilaggio?), e l'asinello, assolutamente classicissimo. Certo, i tre mercanti canterini stonano parecchio ed i loro siparietti sembrano usciti da un film non disneyano degli anni '90, ma di fondo la storia è malinconicissima ed il modo in cui si conclude è davvero gradevole.
  • Dio c'è. E crede in Glen Keane.
  • Espressivamente parlando siamo a livelli di eccellenza assoluta che dimostrano ancora una volta che ai WDAS più che animatori hanno proprio scienziati dell'arte dell'animazione, gente che la padroneggia a livello teorico, creativo e tecnico. Gente che va oltre il consueto, per provare a darci qualcosa d'altro, qualcosa di meglio, qualcosa di artisticamente definitivo. Spostando paletti e piazzando cartelli che dicono "indietro non si torna".

    E la cosa più buffa è che salvo noi esperti, il resto del mondo manco se ne accorgerà. Al massimo ne incamererà a livello inconscio la bellezza e la potenza, ma pochi sapranno davvero definire ciò che hanno visto. Perché costituisce appunto un precedente.
  • Quindi, in soldoni, quello che fa questo software è prendere un pupazzo in CGI tipo Pixar, farlo correggere da un tratteggio a mano dell'animatore, e integrare le due fonti, in maniera fluida?

    Un Morphing + rotoscopio all'ennesima potenza, quindi?

    Credo di stare per godere forte e duro 0__0
    La mia gallery su Deviant Art (casomai a qualcuno interessi =^__^=)
  • Si scolpisce con la matita, in soldoni. E rimangono le linee. Dio.
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