[Shorts] Goofy

E' lo studio d'animazione più antico ma anche il più vitale. Tutto comincia da qui, e continua ancora oggi portando l'arte dell'animazione verso nuove frontiere. La mancanza di un nome riconoscibile ha portato per anni il grande pubblico a confonderne le opere con quelle delle altre filiali Disney, ma adesso tutto è cambiato. Benvenuti nel Canone Disney.
  • 1949


    Partita a Tennis (Tennis Racquet)

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    Si conclude con questo corto il ciclo delle partite pippidi. E nei modelli dei Pippi si può già notare una lieve differenza che sfocerà nel prossimo corto nella lenta metamorfosi che trasformerà Pippo in George Geef. Per il resto va detto che questo accenno di evoluzione grafica fa assai bene al corto, permettendo di presentare una moltitudine di personaggi più espressiva che mai. Inoltre lo humor, ora che siamo vicini agli anni '50, si fa più graffiante che mai, ironizzando sulla monotonia del tennis, e non risparmiando divertenti tormentoni. Si nota che comunque pur trattandosi della stessa formula degli altri corti sportivi, qui non si tratta di uno sport a squadre, ma ci si concentra sulla caratterizzazione di due soli avversari e del cronista, ovviamente. Veramente valido. Qui.


    Le Esercitazioni di Pippo (Goofy Gymnastics)

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    All'inizio di questo corto ci troviamo davanti ad una situazione che ricorrerà a lungo: una porta si apre ed entra un Pippo stremato che sviene sul pavimento. Il suo abbigliamento è diverso, ha un normale cappello e dei normali indumenti. Si tratta di un Pippo integrato in questa società, non più stralunato, ma al massimo maldestro. La sua faccia è diversa, e presenta occhi più piccoli e una striscia di carne rosa tra questi e la zona nera della testa, inoltre spesso e volentieri i dentoni sporgenti scompaiono lasciando il posto ad un muso "liscio". Il corto è un How To che parte con una normale voce narrante che diventa poi un incisione su disco pronta a dare istruzioni ad un Pippo desideroso di costruirsi una palestra domestica. Da questo momento in poi Pippo torna ad essere più simile a come lo conosciamo, col berretto classico e una serie di pose e comportamenti più classici, come il motivetto Oh The World Owes Me a Living che lo si sente mugugnare. E ci regala un corto divertentissimo, tale da esser stato citato pure all'interno di Chi Ha Incastrato Roger Rabbit. La verità è che questo corto inaugura una fase di passaggio di consegne tra i due pippidi, quello classico e il futuro George Geef, presentandoci un protagonista a metà strada tra le due caratterizzazioni. Questo pippide intermedio ci terrà compagnia ancora in Hold That Pose e Lion Down, per sbilanciarsi definitivamente verso il George in Home Made Home. Tuttavia la distinzione tra i due personaggi non sarà mai netta, e anzi tuttora c'è chi riconosce un'identità tra i due, che sebbene a quel tempo poteva anche essere, col senno di poi sarebbe solo un errore considerare. Qui in originale, qui in italiano.


    1950


    Motormania (Motormania)

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    Proponendoci la storia del signor Quattropassi/Millemiglia che a seconda della situazione è capace di trasformarsi da placido pedone a mefistofelico automobilista, gli artisti Disney rivisitano il topos del Dottor Jekyll con l'intento di fare una satira graffiante su quello che è un problema che è andato sviluppandosi negli anni, e cioé quello degli automobilisti indisciplinati. Viene così creata un'identità alternativa per Pippo assolutamente distante dalla sua personalità classica e molto più vicina graficamente e caratterialmente al George Geef che sta per arrivare a sostituire Pippo. Eppure il nome del personaggio, che in originale è Mr. Walker/Wheeler, indica che si tratta di una persona diversa e che l'alter ego di Pippo non è ancora ufficialmente stato introdotto (benché spesso e volentieri si rivolga al prossimo suo chiamandolo Geef). Da ricordare inoltre che, benché questo corto sia un po' a sé, siamo in piena fase di passaggio di consegne tra Pippo e George, e che negli altri corti un pippide intermedio viene fatto agire con un mix delle due personalità. Il corto è comunque molto bello, divertente e moderno quanto basta per lanciare un segnale: è finito il tempo degli How To più slapstick e di argomento sportivo, è tempo di evolvere la serie in direzione di una satira sociale graffiante e irresistibile, e per l'occasione si inaugura il nuovo tema di Pippo nei credits. Da segnalare che molto stranamente nel Treasure di Pippo questo corto presenta un vecchio doppiaggio (comunque molto buono, va detto!) anziché quello che viene trasmesso in tv di consueto. Qui in originale, qui in italiano col doppiaggio nuovo.


    Pronti per la Foto (Hold That Pose)

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    Strano a dirsi, questo corto inizia esattamente come Goofy Gymnastics, cioè con la porta di casa che si apre e con il crollo di un Pippo stremato sul pavimento. Si tratta dello stesso identico pippide intermedio visto in quel corto, vestito di tutto punto e immerso nel mondo del lavoro come il comunissimo George eppure spesso e volentieri ingenuo e immerso nelle gag slapstick tipiche del classico Pippo. Come in quel corto il pippide si trascina scancamente su una poltrona prima di venir spronato dalla voce narrante a cercarsi un hobby, che stavolta non è il body building ma la fotografia. Da qui in poi il personaggio diventa assai più simile al classico Pippo, sia nel comportamento (ecco di nuovo il canticchiare Oh The World Owes Me a Living) che nella situazione in cui si trova, anche se stavolta non ci saranno cambi d'abito a farlo tornare come al solito: con l'intento di scattare una foto ad un orso (che gli storici del cinema hanno scambiato per un archetipo dell'orso Humprey, prendendo un colossale abbaglio), questa specie di Pippo si ritrova coinvolto in un pazzesco inseguimento pieno di momenti buffi nella miglior tradizione pippesca. Ovviamente il tutto finirà a pacche sulle spalle, come nel caso di How to Play Golf e altri corti che insistono su questo genere di umorismo. Divertente e ben ritmato. Qui in originale, qui in italiano.


    1951


    Pippo e il Leone (Lion Down)

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    Si conclude con questo corto la parentesi del Pippo intermedio che si sta progressivamente trasformando in George. Lion Down è un corto molto strano, un po' per il suo non essere un How To ma un corto più vicino all'andamento slapstick dei corti di Paperino, un po' perché per la prima volta pone a confronto Pippo con un animale creato per i corti di Paperino e cioè il puma Louie di Lion Around e Hook, Lion and Sinker. Solitamente questo tipo di contaminazioni animalesche si avevano tra la serie di Paperino e quella di Pluto, mentre Pippo era rimasto legato a schemi tutti suoi: qui i due si contendono un albero, che Pippo ha portato sulla cima di un palazzo per appenderci un'amaca. Il corto è molto gradevole e ricco di gag divertentissime e Louie si comporta come al solito da "feroce per posa" con un animo da bonaccione, mentre Pippo è qui per l'ultima volta alle prese con i suoi problemi da stralunato outsider dotato di pensiero laterale (mitico quando innaffia la ghianda aspettando che cresca un altro albero). E' anche l'ultima volta che lo possiamo sentir canticchiare Oh The World Owes Me a Living prima di venir sostituito dal più concreto e meno candido George. Qui in originale, qui in italiano.


    Casa Dolce Casa (Home Made Home)

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    Si ritorna alla formula How To e stavolta ci viene insegnato come costruirsi una casa. Ecco che all'improvviso ci ritroviamo un Pippo assolutamente diverso dal solito, persino dalla versione intermedia degli ultimi anni: ormai il muso è completamente liscio, le pose, le espressioni sono mutate considerevolmente e lo stesso tema del corto, quello del mettere su casa, sembra metaforicamente anticiparci il radicale cambiamento che avremo dal prossimo corto: abbiamo finalmente davanti George G. Geef. L'unica cosa poco georgesca rimangono le gag, molto slapstick e vicine alla routine di Pippo, piuttosto che incentrate sulla satira, ma dal prossimo corto scompariranno per lasciare il posto a ben altri temi e riflessioni. Qui in originale e qui in italiano.


    Attenti al Raffreddore (Cold War)

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    Ed ecco finalmente George Geef immerso nel suo contesto: impiegato, marito, perfettamente integrato e frustrato dai problemi di tutti i giorni. Una snaturazione del personaggio di Pippo così grossa era infatti possibile solo cambiando personaggio, per quanto il fatto che George sia solo un suo alter ego è sempre stato lasciato nel dubbio (però intanto le orecchie sono state tolte). Ma l'animazione Disney ne guadagna in pieno, ed ecco infatti dimostrato che con lo humor graffiante degli studios di Walt è possibile fare un'acuta satira sociale anticipando di parecchi anni i Flintstones, i Simpson e persino Fantozzi. Qui abbiamo una sorta di "come curarsi dal raffreddore" (che sembrerebbe più un'influenza), argomento trattato in quegli anni proprio da uno short sponsorizzato Disney. Qui si simpatizza con George, impiegato maltrattato in quanto contagioso, poi lasciato solo a curarsi e infine guarito grazie alla "amorevoli" cure della mogliettina. Un umorismo fatto di piccoli problemi e proprio per questo maggiormente efficace e invecchiato meglio rispetto alle scaramucce animalesche di Paperino e Pluto. E pensare che questo giacimento umoristico era spuntato fuori proprio al termine dell'epoca d'oro. Qui in originale, qui in italiano.


    Domani a Dieta (Tomorrow We Diet)

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    E chi se lo poteva immaginare un Pippo grasso? Ecco uno dei motivi per cui gli era stata cambiata l'identità: queste (come anche il gioco d'azzardo e il fumare, come vedremo) non sono certo cose che il candido amico di Topolino, così distaccato dalla materialità del mondo, potrebbe mai fare. Invece qui abbiamo un George obeso che deve fronteggiare la sua immagine riflessa che gli dà consigli, ordini e lo prende bonariamente in giro. Anche questo viene trattato come un problema dell'uomo medio con tutti i luoghi comuni del caso, come lo sfottò generale riservatogli dalla società, il problema delle tentazioni, la forza di volontà etc. Insomma l'ennesimo gioiello di un filone fortunatissimo. Qui in originale, qui in italiano.


    La Fortuna Viene e Va (Get Rich Quick)

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    Ed ecco il gioco d'azzardo. Qui la satira sociale si fa sempre più graffiante, mostrandoci un George letteralmente schiavo dei giochi di ogni tipo, che ci rimette quasi sempre. Slot machine, bische clandestine, scommesse con gli amici, corse dei cavalli vengono fatte sfilare una gag dopo l'altra fino ad arrivare al clou, la scena del poker in cui si raggiunge l'apice satirico: l'ambiente "amichevole" dove tutti ringhiano, la nuvola di fumo con tanto di porticina, e soprattutto le facce da poker che scompaiono magicamente non appena George mostra accidentalmente le sue carte sono da oscar della risata. Veramente un capolavoro. Qui.


    Il Mestiere di Papà (Fathers are People)

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    Arriva anche il momento di completare la figura di George come uomo di famiglia facendolo procreare e causando un cambiamento nello status quo che diventerà permanente nella sua "continuity". Nasce quindi Junior, piccolo canide di pelo rosso capace di passare dal sadismo più infantile ad un entusiasmo così ingenuo da sembrare un modello assolutamente realistico di bambino. Il corto è stupendo e segue George dall'annuncio della paternità fino alla crescita del pargolo, e per l'occasione gli appioppa pure nuovamente quelle orecchie penzoloni che gli erano state tolte più volte negli anni '40 e quasi definitivamente in Cold War. Non sono però ancora stabili e infatti riprenderanno a sparire e riapparire a seconda della scena, ma potrebbe essere un segnale per riportare la figura di George in carreggiata e renderlo più simile al Pippo dei vecchi tempi. Qui in originale, qui in italiano.


    Vietato Fumare (No Smoking)

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    Ed eccoci al clou. Dopo averlo visto grasso ecco un George dipendente dalla nicotina. Pur essendo all'epoca un problema meno sentito, il corto ironizza non poco sul mondo del tabacco, facendone prima una cronistoria in salsa pippide come ai vecchi tempi, e poi focalizzandosi su George che cerca di smettere ma non ci riesce. Stupendo nella sua crudezza nel mostrarci la dipendenza, e i soliti luoghi comuni sul posto di lavoro come i colleghi che si complimentano per il grande passo compiuto dicendo che vorrebbero smettere anche loro, e pure la concitata sequenza finale con George che corre dappertutto alla ricerca di qualcosa da fumare è una bomba comica. L'ennesimo capolavoro. Qui.


    1952


    Il Leone di Papà (Father's Lion)

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    Il puma Louie, ormai trapiantato felicemente nella serie di Pippo, è il coprotagonista di questo divertentissimo corto in cui un George orecchiuto e che racconta al figlioletto imprese immaginare (che tanto immaginarie non sono visto che i flashback sono ricicli di vecchi corti di Pippo) decide di portarlo a campeggiare. La componente How To è assente se non in una brevissima introduzione fatta dalla voce narrante, in cui viene indicata la casa del "signor Geef" (che nella traduzione italiana diventa ovviamente il "signor Pippo" :stronk: ), per il resto siamo dalle parti dello humor più demenziale di sempre con George e Junior che come se niente fosse fanno i loro comodi senza accorgersi/curarsi dei tentativi di aggressione del puma, inoltre l'interazione tra i due è da applausi visto che per tutto il corto non riescono mai a capirsi, ma neanche ad accorgersi di non riuscire a farlo. L'apice umoristico di tutto questo sta nella scena dei sacchi a pelo con Junior che disturba il padre per una miriade di cose diverse tra cui la sete e il non aver ancora detto le preghiere. E quando esclama "...e benedici il leone!" e Louie fa la faccia tutta soddisfatta c'è veramente da morire dal ridere. La presenza di Junior, qui doppiato da Bobby Driscoll e visibilmente più tranquillo che nel corto precedente, è inoltre un elemento di continuity che lega insieme questi corti, che sennò confonderebbero non poco le idee con tutte queste evoluzioni grafiche e cambi di identità del protagonista. Ottimo. Qui.


    Hello, Aloha (Hello, Aloha)

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    Un'altra bomba comica con protagonista George, che stufo di tutto si licenzia e se ne va a vivere alle Hawaii. Si ritorna a far satira sul mondo del lavoro, con le frustrazioni dell'uomo medio e il suo bisogno di fuga, il tutto con gag sopraffine. Oltre a contrapporre l'illusione di trovarsi in un'ambiente puro con la concreta avidità degli indigeni del luogo, il corto è assolutamente umoristico e demenziale per il modo con cui gioca con l'ingenuità del povero George. Tutto è ai massimi livelli, dalle animazioni alle gag slapstick che fanno ridere davvero visto che sono ben amalgamate con un livello di umorismo più alto. Da notare la presenza come guest star di Harry Howens e la sua orchestra, che firmano la colonna sonora hawaiana del corto, "canzonando" nel vero senso della parola il desiderio di fuga di George. Qui.


    Il Migliore Amico dell'Uomo (Man's Best Friend)

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    E dopo aver analizzato vizi e virtù dell'uomo medio sotto ogni punto di vista tocca al rapporto con il cane. E' ancora George il protagonista, qui ritratto per un'ultima volta con le fattezze usuali, prima che la versione "a muso liscio" venga soppiantata da quella monodentuta. Il corto è ovviamente divertentissimo dato lo stile generale che ha intrapreso la serie, anche se è innegabilmente più improntato alla gag slapstick che a una sana satira sociale come gli altri: Bowser/Fusto è un bel personaggio, che purtroppo dopo non apparirà più. Degna di nota è la citazione a Song of the South con George che uscendo la sera si mette a cantare Zip-A-Dee-Doo-Dah. Molto stranamente questo corto è stato inserito nell'edizione italiana dei Treasure privo del suo doppiaggio italiano. Qui in originale, qui nella versione italiana andata persa.


    Pippo Pistolero (Two-Gun Goofy)

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    Ed ecco avvenire l'evoluzione grafica che porta i pippidi ad assomigliare a dei grossi roditori con quell'unico dentone centrale. Il motivo di questo cambiamento forse è da ricercarsi nella volontà di tornare ad utilizzare Pippo all'occorrenza e quindi escogitare una scappatoia grafica per poterlo rappresentare in un modo più vicino ai vecchi tempi. Il corto è molto strano: tanto per cominciare non è un How To ma una semplice corto western con un sacco di gag slapstick, in secondo luogo è un'avventura in costume, indipercui il pippide protagonista potrebbe essere considerato tanto un personaggio qualsiasi, alter ego di Pippo quanto di George. Ma più probabilmente di Pippo, per l'indole trasognata, anche se nel momento in cui si innamora e sogna una prole c'è un cameo di Junior, tanto per sottolineare la confusione che c'era all'epoca sulle identità. Infine dopo un decennio di assenza si torna ad usare Gambadilegno, o meglio i suoi numerosi alter-ego, per affiancarlo a Pippo, Paperino e persino a Cip e Ciop. La versione western con il mento squadrato che Pippo incontra è infatti lo stesso personaggio che apparirà nel terzo ed ultimo corto della serie di Cip e Ciop, The Lone Chipmunks. Inoltre possiamo individuare qui l'inizio dell'interazione tra Pippo e Pietro che avrà modo di manifestarsi negli anni '90 nella serie Goof Troop, e che giocherà tutta sul cliché del furbacchione in malafede che viene regolarmente surclassato dall'ingenuo spensierato.Insipegabilmente pure in questo caso sia nell'edizione dei treasures che nei recenti passaggi televisivi è stato smarrito il doppiaggio nuovo e sostituito da un antico doppiaggio cinematografico assolutamente inascoltabile con Pippo caratterizzato come un povero demente. Qui la versione originale, qui l'osceno doppiaggio antico.


    Andiamo a Scuola (Teachers Are People)

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    Inaugurato il nuovo modello di Pippo, ecco che si decide di utilizzarlo di nuovo in modo alternativo. In questo How To infatti abbiamo un inedito pippide insegnante, lontano dalle dinamiche alla George, ma non per questo meno satirico. Si prende un po' in giro il sistema scolastico, le nuove generazioni sempre più smaliziate e appare un personaggio che si può intuire abbia fornito le basi per la creazione del personaggio di Bart Simpson. Il clown della classe è infatti una versione occhialuta di Junior (si chiama anche George!) ma dall'indole assolutamente opposta. Non c'è però da stupirsi visto che in quel periodo utilizzare versioni alternative dei personaggi era la regola. Tra i momenti più felici ci sono il maestro che origlia una barzelletta sporca e arrossisce o il fulmineo colloquio con un genitore. Very good. Qui in originale, qui in italiano.


    Una Bella Vacanza (Two Weeks Vacation)

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    Si ritorna all'uomo medio, e quindi a parlare di George Geef (anche se non viene menzionato il suo nome, stavolta). Un altro corto spassoso che ci mostra le peripezie dell'impiegato che si prende le sue due settimane di vacanze pagate e si mette in viaggio senza una meta precisa. Barboni autostoppisti, meccanici truffaldini, pirati della strada e alberghi perennemente strapieni sono solo un assaggio delle gag che offre questo gioiello dal ritmo incredibile. Senza contare il fattore atmosfera che tra guidate notturne, cottage di legno, e autostrade assolate coinvolge non poco lo spettatore. Bellissimo. Qui in originale, qui in italiano.


    Pippo Superdetective (How to be a Detective)

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    Johnny Eyeball è il pippide protagonista di questo capolavoro assoluto che sin dall'inizio si propone come compendio parodico del genere noir. Questa versione alternativa di Pippo si ritrova coinvolta in un caso assolutamente demenziale in cui una femme fatale lo incarica di cercare un certo Al: nomi, azioni, frasi, altro non sono che cliché e sterotipi cuciti insieme senza alcun sensato collante ed è questo che rende umoristicamente esplosivo il corto. Inoltre il cast è davvero d'eccezione, visto che oltre a Pippo appare anche un Pietro poliziotto che non fa che intimare di "lasciare questo caso nella mani della polizia", e una faina di quelle già viste in Mr. Toad e che si vedranno spessissimo anche in futuro. Ma la cosa più sorprendente è che dopo un climax incredibile con tre taxi che si inseguono, e i personaggi che si combinano in maniera sempre diversa con ruoli continuamente ribaltati, il nodo si scioglie e i misteri vengono svelati. E la cosa più divertente è rivedere il corto col senno di poi e scoprire alla luce del finale che le scene e le azioni dei vari personaggi hanno ancora meno senso! C'è del genio in tutto questo. Qui in originale, qui in italiano.


    1953


    Un Papà Tuttofare (Father's Day Off)

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    Dopo Two Week Vacation ecco il modello del nuovo Pippo venire applicato nuovamente all'uomo medio, che stavolta viene chiamato esplicitamente George e si ritrova nel microcosmo familiare già conosciuto nei corti precedenti, con moglie e figlioletto. E come di consueto si torna a parlare di capolavoro per un corto che fa della satira pungente il suo scopo: George sostituisce la moglie nelle faccende domestiche per un giorno e si ritrova alle prese con una quotidianità ancor più quotidiana di quella in cui siamo abituati a vederlo immerso. E le gag irresistibili si sprecano sia per quanto riguarda il mondo intorno a lui, sia per il modo approssimativo in cui lui stesso decide di fare le faccende. Mitica la scena del lavaggio di piatti, come anche quella del piazzista. Il meglio però arriva quando si inizia a suggerire che George sia un cornuto di prima categoria, beccandosi baci in bocca alla cieca ogniqualvolta apre la porta al lattaio o al postino. E ancor più gustosa è la reazione compiaciuta di lui che si prepara a riceverli tutto contento, credendoli affettuosi. Siamo alle origini di un meccanismo umoristico che sarebbe stato poi sfruttato al massimo da Ortolani con le gag in cui Brakko non si accorge dei comportamenti libertini della moglie. Fa un cameo nel concitato (e bellissimo) finale anche il Pietro/Al di How to be a Detective. Qui in originale, qui in italiano.


    Pippo Torero (For Whom the Bull Toils)

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    Dopo aver utilizzato suoi alter ego per un bel po' di anni, ecco che viene prodotto un cortometraggio ambientato in Messico dove a interpretare il ruolo di matador per sbaglio è finalmente il vero, autentico, originale Pippo doc. Lo si capisce non tanto dai comportamenti, che in questo periodo sono abbastanza simili a quelli di un George sempre più tontolone, ma dal vestiario tradizionale con berretto e maglione con gilet, dal contesto "pseudosportivo" in cui è immerso, e soprattutto dall'automobile scalcinata che guida. Il corto è divertente, anche se ovviamente decide di buttarsi più sull'umorismo slapstick per differenziarsi dagli altri, più satirici, e vanta la partecipazione del trombettista Rafael Mendez e quella dell'artista Eyvinde Earle per gli sfondi, che più tardi avrebbe firmato lo stile particolarissimo della Bella Addormentata nel Bosco. Buono. Qui in originale, qui in italiano.


    Un Weekend con Papà (Father's Week-End)

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    Ed ecco per l'ultima volta un George immerso in pieno contesto familiare con moglie e figlioletto, pronto a fare la consueta satira stavolta sul week-end, che il lavoratore aspetta tutta la settimana salvo poi imbarcarsi in attività ancora più stressanti del consueto. Ed è il solito maledetto capolavoro, pieno di momenti a dir poco esilaranti che prendono in giro vizi, virtù e banalità della nostra società. Indimenticabile George (tradotto in italiano con Pippo...) che va a prendere il giornale in pigiama e non appena gli si strappa il didietro si vede apparire l'intero vicinato in vena di saluti, e bellissimo anche quando crede che una comunissima famigliola stia venendo a fargli visita e si prepara a riceverla con convenevoli e banalità salvo poi accorgersi che sono ospiti altrui. Esilaranti anche le macchine che escono dal parcheggio della spiaggia tutte in una volta, e i comportamenti di Junior perfettamenti credibili nel loro infantilismo. Da segnalare il tatuaggio involontario che George subisce al luna park: è lo stesso galeone sul petto che si vedeva in Cold War. Casualità o continuity invertita? Qui in originale, qui in italiano.


    Pippo e il Ballo (How to Dance)

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    Notevole come la critica alla società moderna che viene ritratta nell'atto di danzare identica ad una tribù intenta a fare la danza della pioggia, sia perfettamente riferibile alla situazione attuale delle discoteche, quando ancora la realtà era molto diversa. Eppure questo è l'andazzo della serie, ormai agli sgoccioli, fare satira sempre e comunque in un modo molto adulto. Accantonata la famiglia, George Geef (a dispetto della traduzione italiana che lo chiama George all'inizio e Pippo alla fine, e a dispetto anche dal fatto che verso la fine ricompaia il classico cappellino) si prepara ad una coppia di cortometraggi conclusivi, più intimi, che avrebbero potuto benissimo riferirsi anche a Pippo, data la loro universalità. Dopo un excursus sull'umanità come quelli che c'erano all'inizio della serie, ci si concentra su George che per vincere l'inibizione tenta vari modi per imparare a danzare. Il migliore è l'iscrizione alla scuola di ballo con quel delirante montaggio in cui vengono elencati tutti gli stili delle varie nazioni. E nel finale ecco far capolino la band dei pompieri (i Firehouse Five Plus Two) messa su dagli animatori di Walt che partecipano in qualità di vip al cortometraggio. Qui in originale, qui in italiano.


    Pippo e il Dormire (How to Sleep)

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    Si conclude la serie di Pippo, con un corto molto affine al precedente, che ci presenta nuovamente George Geef alle prese con un problema molto intimo, quello dell'insonnia. Anche qui l'indecisione degli adattatori italiani si manifesta e infatti Mr. Geef viene sostituito sistematicamente dal "signor Pippo". Per il resto abbiamo come nel precedente il solito excursus sull'umanità e la solita carrettata di gag riuscitissime e surreali, collocate però in un contesto sempre più stilizzato. Nello stesso anno in cui viene chiusa la serie di Topolino, la stessa cosa accade a Pippo: si conclude così l'epoca d'oro dei cortometraggi, che nei prossimi anni verranno portati avanti solo da Paperino e dagli Special Cartoon. Pippo avrà modo di tornare con Acquamania solo nel 1961 e poi in seguito con i due mediometraggi della serie Freewayphobia, prima di una lunghissima pausa che durerà fino alla fine del secolo. Qui in originale, qui in italiano.


    1961


    Acquamania (Acquamania)

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    Ben otto anni dopo l'ultimo corto di Pippo avviene un brevissimo revival cortometraggistico. Viene prodotto The Litterbug che chiude la serie di Paperino, assieme ad Acquamania che fa lo stesso per quella di Pippo, l'era dei corti giunge al termine con un corto particolarissimo idealmente parte del ciclo di George Geef. A dire il vero però ci sono non poche particolarità: come per The Litterbug i credits iniziali non hanno la solita forma classica, inoltre viene prodotto con la tecnica xerox e la cosa si vede, visto che gli schizzi di matita e gli sfondi scarni accompagnano tutto il corto dandogli un'aria molto particolare. Ci sono molte altre particolarità, ad esempio il fatto che la regia è affidata a Wolfgang Reitherman, l'uomo che si sobbarcherà ogni lungometraggio animato da qui in avanti, e che la voce narrante stavolta assume un tono un po' diverso, quasi di denuncia sociale per quella che è diventata a quanto pare in quel periodo una vera e propria mania degli americani: la voglia di farsi la barca. Addirittura in italiano il tono è ancora diverso visto che c'è lo stesso doppiatore di Pico de Paperis, e quindi l'atmosfera risulta essere ancor più diversa dai classici how to. Il pippide protagonista è un altro elemento particolarissimo: il modello monodentuto degli ultimi corti viene abolito e al suo posto abbiamo una figura che a seconda delle scene assomiglia al George a viso liscio o al Pippo originale: c'è Junior con lui alla sua ultima apparizione, tanto per fugare i dubbi. La verità è che le scene in cui tornano le fattezze del primo George sono ricicloni di vecchi corti quali Motormania, Get Rich Quick e Father's Lion, mentre per quanto riguarda le scene nuove si presume siano voluti tornare alle fattezze classiche rinnegando le ultime evoluzioni grafiche. Cosa ancor più strana, anche se il corto vuole scimmiottare i vecchi how to dopo i primi tre minuti la voce narrante scompare e il corto si concentra in gag sempre più assurde, specialmente dal momento in cui Pippo/George si ritroverà involontariamente a partecipare ad una gara di sci nautico. Imperdibile, ma più per il suo essere un prodotto curioso che per la sua qualità intrinseca. La serie si sarebbe fermata qui, anche se avremmo visto Pippo in alcune featurettes come i due Freewayphobia, tuttavia la formula sarebbe sopravvissuta per riaffacciarsi in epoca moderna grazie ai Mickey Mouseworks e al nuovissimo How to Hook Up Your Home Theater vero e proprio esponente canonico e prosecutore della serie. Qui in originale e qui in italiano.


    1965


    Freewayphobia or The Art of Driving the Super Highway

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    Non è Acquamania il vero canto del cigno di Pippo ma la serie di due featurette Freewayphobia, rispettivamente di quindici e tredici minuti, che a metà strada tra il serio e il faceto cercano di illustrare al pubblico i problemi dei moderni fruitori di autostrade. Non si sa bene il motivo per cui siano stati prodotti, certo è che non sono cartoni sponsorizzati, ma prodotti spontaneamente per intrattenere ed educare il pubblico non diversamente dai due mediometraggi di Paperino. Eppure sono senza dubbio meno riusciti e un canto del cigno un po' triste per un personaggio che aveva dimostrato di poter trattare qualsiasi argomento rendendolo frizzante. Questo primo Freewayphobia, diretto da Les Clark e musicato da Bruns inizia in maniera molto didattica con alcune inquadrature di autostrade "moderne", per poi passare finalmente a Pippo che qui è moltiplicato in un terzetto di problematici guidatori: c'è il timoroso che mette in pericolo tutti perché ha i riflessi troppo lenti per guidare in autostrada, il negligente assonnato e l'impaziente precipitoso. Tutti provocano incidenti a causa del loro modo di fare, e a seconda del loro temperamento mostrano tratti in comune con il classico Pippo o il cinico George dei primi tempi (e i riciclaggi a questo proposito abbondano) ma ogni tanto appare anche il buon esempio, una sorta di Pippo-base che mostra come fare le cose per bene. Di base una buonissima idea con ottime gag in cui riconoscersi, ma il problema è che tra una gag e l'altra ci sono davvero troppi momenti didascalici: le buone animazioni non durano più di pochi secondi, per venir poi subito intervallate da interminabili schematizzazioni con modellini automobilistici inquadrati dall'alto, che allontanano molto questo mediometraggio dallo stile classico di Pippo. Qui e qui.


    Freewayphobia no. 2 - Goofy's Freeway Trouble

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    Per quale motivo lo stesso team di autori nello stesso anno abbia prodotto una sorta di more of same non è affatto chiaro. Quel che è certo è che questo secondo mediometraggio è poco più corto del precedente ma per il resto ne ricalca lo stile, con tanto di spiegazione iniziale e inquadrature live action delle autostrade americane all'inizio. Poi iniziano le differenze, che lo rendono migliore del predecessore: infatti dopo un rapido riassunto sulle tre tipologie di guidatori prese in considerazione nel primo, si passa a parlare di quali siano gli errori da evitare quando si guida (non necessariamente in autostrada). E salvo una piccola parentesi centrale di un minuto e mezzo dove tornano schemi e modellini, il resto è tutta animazione pippesca di ottima qualità, in cui viene preso in esame stavolta un singolo pippide e lo si pone a confronto con una serie di situazioni da evitare, come ad esempio la scarsa manutenzione dell'automobile, il modo sbagliato di caricare il bagagliaio, la scarsa lungimiranza nel far benzina, il guidare in stato di ebbrezza e via dicendo. Tutto porta a gag disastrose e divertenti, e la resa complessiva ne guadagna, riavvicinando molto il prodotto allo stile classico e ben conosciuto. Qui e qui.


    1987


    Pippo nel Pallone (Sport Goofy in Soccermania)

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    Nel 1987 la Disney è stata riconquistata. Il quartetto formato da Roy Disney, Michael Eisner, Frank Wells e Jeffrey Katzenberg si è insediato al posto della vecchia e un po' raffazzonata dirigenza, e la media di tutti i loro pregi e difetti crea un intellighenzia dirigenziale in grado di rilanciare una Disney un po' addormentata. Una delle prime idee è anche quella che ha meno fortuna, si tratta di creare un team di lavoro all'interno dei WDAS (a quel tempo appena ribattezzati WDFA) per farli lavorare a corti e mediometraggi con protagonisti gli standard characters, realizzati però con molto meno budget. Questo avrebbe comportato una maggior stilizzazione, un ritorno in certi casi all'animazione ridotta che tanto impazzava negli anni '50 e soprattutto il ritorno di questi personaggi, questa volta inseriti nel loro giusto contesto, che nel frattempo si era fumettisticamente evoluto. Viene quindi messo in cantiere questo stranissimo mediometraggio intitolato a Sport Goofy (con una pippesca title card aggiornata) che da qui in poi sarebbe diventato un brand importante per il merchandising: si tratta di una versione sportiva di Pippo, ed uno dei primi pippidi, se si esclude George Geef, ad essere identificati come diversi da Pippo. Questo avviene anche nei fumetti italiani dove Sport Goofy viene utilizzato persino da Massimo Marconi in alcune occasioni promozionali, figurando come cugino di Pippo.
    Il fatto è che Sport Goofy è solo uno dei tanti personaggi che agiscono all'interno di quest'opera, e sicuramente non il principale. Il principale è infatti Zio Paperone, che appare qui nel suo terzo mediometraggio, questa volta nei panni di sé stesso e perfettamente rispondente al modello fumettistico, senza basette grigie, fattezze alla Pico e via dicendo. Anche il contesto in cui si muove è la Paperopoli fumettistica, con tanto di deposito, di collinetta, insomma per la prima volta il mondo della carta stampata viene animato. Ci ritroviamo davanti ad una trama tipicamente fumettistica con Paperone che riceve la visita dei nipotini (tutti e tre vestiti di rosso, come avveniva nel mediometraggio del 1967) i quali gli chiedono di contribuire con un'offerta al torneo calcistico giovanile, fornendo un trofeo: per liquidarli in fretta Paperone rifila loro una patacca ma quando poi si scopre che è una patacca di valore cercherà in tutti i modi di riaverla indietro e per far questo si ritroverà a dover sponsorizzare la squadra dei nipotini, composta da animali semiantropomorfi che conservano la loro ferinità anche in campo. Pippo Sport in tutto questo si inserisce come allenatore della squadra dal grande talento, reclutato quasi per caso, mentre a contendere a Zio Paperone il trofeo troviamo la squadra dei bassotti (che proprio giovanili non sono). Esatto, i bassotti, alla loro prima apparizione animata, se si esclude la Camminata di Scarpa. Sono sicuramente ottimi bassotti, anche se privi del numero, e sicuramente migliori di quelli deformi che poi la serie animata Duck Tales proporrà, ma lascia comunque stupiti questa scelta. Per completare il quadretto fumettistico va anche citato un cameo di Archimede con Edi, anche lui sicuramente più vicino al modello di quanto avverrà nella futura serie animata. E' un continuo alternarsi di sapori: fumetto e animazione si rincorrono mischiandosi di continuo, trama articolata e gag slapstick si susseguono alla pari con alcune fusioni inaspettate come ad esempio la scena in cui Sport Goofy canticchia Oh, The World Owes Me a Living, ignaro dell'imboscata che gli tenderanno i bassotti. Tutto conduce infine alla partita decisiva che altro non è che un simpatico remake della kimballiana partita di calcio tra animali vista in Pomi D'Ottone e Manici di Scopa. Poi ci sarebbe da discutere sull'animazione: senza dubbio che sia economica si vede, ma è anche vero che questo non è un prodotto televisivo, è stato pensato come un mediometraggio Disney canonico, al quale hanno lavorato fior fior di giovani animatori, quali Kevin Lima, Kirk Wise, Tony Fucile, gente che sa come fare il suo lavoro e in che punti è possibile risparmiare senza compromettere troppo la resa. L'animazione ridotta viene quindi spesso usata con ottimi effetti comici, specialmente su Paperone che spesso assume apposta pose e espressioni esagerate senza mai risultare sgradevole ma spiccando invece sugli altri con gran classe. L'effetto finale è sempre un filino troppo slapstick per gli standard Disneyani ma la cosa al giorno d'oggi non turba più di tanto. La dirigenza Disney del tempo però un po' di turbamenti deve averli avuti visto che una volta completato hanno stabilito che Soccermania fosse indegno di raggiungere le sale cinematografiche, e hanno preferito degradarlo accorpandolo con una manciata di corti sportivi pippeschi e spedendolo in televisione come se niente fosse. E ovviamente dichiararono fallito l'esperimento, preferendo allestire una sezione a parte per i progetti a basso costo, una sezione che non avesse niente a che vedere con gli studios classici: la famigerata Walt Disney Television Animation. E' quindi ormai credenza comune che Soccermania costituisca una sorta di ponte tra questi due ambiti produttivi Disneyani, e i credits finali non fanno niente per smentirlo dal momento che alla sceneggiatura annoverano nomi come Joe Ranft, futura mente Pixariana, il Michael Giaimo dei WDAS, e persino Tad Stones, l'uomo dietro le prime e più importanti serie televisive Disney. Insomma, c'è chi ci vuole vedere l'episodio zero di Duck Tales, ma in sostanza Soccermania è l'espressione di una Disney giovane e semplice, senza troppe diversificazioni tra team. Insomma è assolutamente da recuperare per chiunque si consideri appassionato di fumetto Disney, anche se è un peccato che in dvd sia presente solo nella compilation Extreme Sports Fun e non abbia avuto l'onore di apparire in alcun volume dei Treasures. Qui e qui in originale, qui e qui in italiano.


    1999


    Questi Fantasmi (How to Haunt a House)

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    Nel 1989 venne aperta una succursale dei Walt Disney Animation Studios (ai tempi Walt Disney Feature Animation) in Florida, che nei piani iniziali avrebbe dovuto occuparsi di creare qualche corto, magari come supporto per la sede centrale. Inizialmente lavorarono sui corti di Roger Rabbit e su Off His Rockers ma prima della loro triste chiusura avvenuta nel 2004 riuscirono a produrre ben tre lungometraggi classici: Mulan, LIlo & Stitch e Koda Fratello Orso. Stranissima in questo quadro è la loro collaborazione al progetto Mickey Mouse Works con uno stupendo corto di Pippo. Il fatto che gli studi principali, responsabili dell'animazione Disney più canonica abbiano voluto (o gli è stato chiesto?) partecipare a questo revival televisivo sia pur con un solo corto fa ben intendere l'importanza del progetto anche ai piani alti. A quasi quarant'anni da Acquamania e sette anni prima di Pippo e l'Home Theatre ecco quindi uscire un canonicissimo How To. Il tema è quantomeno balzano: in pratica il corto insegna come morire e diventare un fantasma, cosa abbastanza shock perché all'inizio si vede Pippo andare volontariamente sotto una macchina per procedere alla dimostrazione. La voce narrante ci scherza, dicendo che è solo per questo corto, ma resta il fatto che si tratta di un tabù che viene infranto. Il seguito è perfettamente all'altezza delle deliranti premesse con Paperino che entra in scena come vittima designata degli spaventi. Solo che non si spaventa se non fino al finale [spoiler]dove si ritrova morto pure lui[/spoiler], con una conclusione davvero frizzantissima. Il corto data la sua nobile origine appare curatissimo, molto sopra la media di un normale Mickey Mouse Works: le animazioni sono meravigliose e la colorazione pure, con alcune scene veramente da mascella spalancata come Paperino in vasca da bagno, con espressioni davvero degne dei migliori corti di Jack Hannah. Da notare pure la citazione di Jacob Marley del Canto di Natale di Topolino. Veramente stupendo, e sicuramente uno dei migliori fra i Mickey Mouse Works. Qui.


    2007


    Pippo e L'Home Theatre (How to Hook Up Your Home Theatre)

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    Che questo cortometraggio sia un evento è fuori discussione. La sua natura di evento, del resto, è tale per diversi motivi. E' innanzitutto il ritorno in grande stile della Disney alla produzione regolare di cortometraggi, dopo che per anni i corti sono stati delle particolarità da proiettare ai festival, da inserire come extra nei dvd o da tenere sepolti negli archivi. In secondo luogo rappresenta il definitivo e autentico ritorno sul grande schermo degli standard characters, dopo decenni di apparizioni solamente occasionali (ad esempio Canto di Natale di Topolino, Il Principe e il Povero, Topolino e il Cervello in Fuga, Fantasia 2000) e di apparizioni regolari solo nelle serie televisive e nei lungometraggi direct to video dei Toon Studios. Ora questi personaggi tornano direttamente nelle mani dei loro creatori, o meglio dei loro diretti eredi, gli artisti dei Walt Disney Animation Studios e la cosa non può che fare piacere e condurci al terzo grande motivo per cui Pippo e l'Home Theatre ha un così forte valore simbolico: il suo porsi direttamente nel solco della tradizione, riprendendo in toto e al 100% lo stile degli How To degli anni '40 e '50, ma allo stesso tempo senza apparire minimamente datato.
    Pippo e l'Home Theatre è infatti un meraviglioso anacronismo: lo stile di disegno, la presenza dei pippidi ovunque, la dimensione sportiva, la voce narrante, lo humor delirante e nel contempo garbato, sono gli indizi che portano direttamente a credere di star guardando uno dei tanti corti della serie Goofy, prodotti all'epoca d'oro dei cortometraggi, con tanto di sigla su sfondo rosso (qui rielaborata addirittura da Giacchino!) e faccione di Pippo impresso sul sole giallo in apertura. Insomma per la prima volta viene prodotto un corto in perfetta mimesi con quelli del passato, al punto che potrebbe ingannare uno spettatore distratto. Però poi ci sono gli Home Theatre, la tecnologia, alcuni riferimenti all'attualità come la presenza di una foto di Lasseter sul comodino di Pippo, o semplicemente il formato 16:9, che ci rivelano che è un prodotto nuovo di zecca. E la cosa incredibile è che in tutto questo non si avverte minimamente un contrasto, ma tutto si armonizza perfettamente, e risulta molto efficace, anche perché il tema della tecnologia spesso e volentieri troppo complessa da maneggiare per l'uomo comune è un problema davvero sentito e in cui ci si può universalmente identificare al giorno d'oggi. Che la prima regola di Walt Disney fosse di ricercare l'equilibrio tra tradizione e Innovazione, proiettandosi al futuro tenendo conto del passato, si sapeva già. Ma non si poteva neanche lontanamente immaginare quanto questa regola si potesse sposare perfettamente con questo cortometraggio. Insomma, ci dev'essere una qualche magia da qualche parte che ha reso possibile una cosa del genere, probabilmente sta nella formula a suo tempo elaborata dal team di Walt, capace di resistere agli anni e di apparire sempre fresca, formula applicata in special modo allo humor graffiante e moderno proprio dei corti di Pippo, o molto probabilmente sta nell'abilità degli artisti coinvolti (nomi quali Andreas Deja, Dale Baer, Mark Henn, Eric Goldberg, Randy Haycock, Alex Kuperschmidt) di riuscire a trovare quella giusta misura per divertire i neofiti e appagare gli intenditori e i tradizionalisti. O molto più semplicemente la verità sta nel mezzo, quel che conta è che dalla sinergia tra passato e presente si sia ricreata quella magica alchimia, la stessa che si sarebbe vista poco tempo dopo in occasione del rilancio di un certo orsetto di pezza. Da notare anche che questo è il primo corto messo in cantiere durante la gestione Lasseter, e primo a poter sfoggiare il nuovo logo degli studi, che hanno da poco cambiato nome in Walt Disney Animation Studios. In America è stato abbinato a National Treasures 2 mentre da noi purtroppo è uscito abbinato al misconosciuto live action Cambio di Gioco, ed è stato pubblicato su dvd solo di recente nell'ambito dell'operazione Topolino Che Risate. Qui.
  • Grrodon ha scritto:L'Arte dell'Autodifesa (The Art of Self-Defense)
    Prima di esse c'è però un piacevolissimo excursus storico su come si sia sviluppata l'arte dell'autodifesa negli anni, ed è la parte migliore del cortometraggio,
    Sbaglio o qui è la prima volta che vediamo un accenno di "mondo popolato da pippidi" che poi vedremo in futuro nei corti "urbani" col figlioletto, nelle scene di lotta tra i due preistorici e i due cavalieri medioevali?
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  • Non sbagli.
  • Ed eccola qua, la mia serie preferita, con praticamente nessun corto noioso. Negli "How to..." preferisco soprattutto quelle partite comicissime con delle cronache al cardiopalma, ma è negli anni '50 che si raggiungono le più alte vette, dei capolavori di comicità e satira!
    Grrodon ha scritto: Pippo e Wilbur (Goofy and Wilbur)
    nelle frequenti inquadrature ravvicinate delle mani di Pippo si possono contare cinque dita
    Che però nel titolo sono quattro!
    Timido postatore e finto nerd.

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  • Pippo Marinaio
    Oibò! Il Pippo mozzo che lava il ponte è scalzo e presenta due bei piedoni umani rosa, bizzarro.
    Comunque simpatico il Pippo che riesce a camminare tranquillamente sulla nave nonostante il mare in tempesta, anticipatore del faraciano Pippo Novecento...
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  • Pippo e la Partita di Basket (Double Dribble)
    ma è un corto sponsorizzato, visto che all'inizio nei credit compare una schermata diversa dal solito?

    Inoltre vorrei far notare il PESSIMO adattamento italiano: quando mai si dice "cesto"? Canestro, semmai! -_-
  • Ti sembra un corto sponsorizzato? :omg:
    Semplicemente chissà da dove vengono quei credits lì.
  • Andrea87 ha scritto:
    Pippo e la Partita di Basket (Double Dribble)
    Inoltre vorrei far notare il PESSIMO adattamento italiano: quando mai si dice "cesto"? Canestro, semmai! -_-
    Magari non sarà il massimo (c'è un altro punto nel corto dove è stato tradotto male/non si è riusciti a cogliere il gioco di parole) però il cronista è fenomenale: sarà anche questo il motivo che mi fa considerare questo corto come il migliore delle "partite pippidi".

    Sempre riguardo al doppiaggio: questo che abitualmente circola non è uno vecchio? La voce di Pippo sembrerebbe confermarlo...
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  • Secondo me la distinzione tra Pippo e George Reef è piuttosto distinta e coincide (fortuitamente) con il passaggio dal Disco 1 al Disco 2 dei Treasures. Non credo che la transazione tra i due personaggi sia stato qualcosa di graduale come l'evoluzione del look di Paperino, io ci vedo un cambio netto, esattamente come avvenne per gli occhi di Topolino che da un corto all'altro comparirono diversi.

    Ora però vorrei capire una volta per tutto com'è possibile che un personaggio venga rimpiazzato da un altro e come la cosa è stata considerata in Disney.
    Non è stata solo un'evoluzione grafica come nel caso di Paperino e Topolino, perché Pippo ha acquisito un nuovo nome: George Geef oppure Quattropassi/Millemiglia. Però non è considerato un "nuovo" personaggio perché le sue avventure fanno parte della serie di cortometraggi pippeschi.
    Quindi come va visto? Come una sorta di personaggio in costume? E' come se all'interno della serie di Paperino fosse partito un filone sul "personaggio" Frank Duck?
    Oppure la serie di cortometraggi di Pippo raccontano le avventure della razza pippide, con a volte protagonista UN Pippo o più Pippi, mentre in alcuni corti torna IL Pippo?
    In America Pinto Colvig ha doppiato anche tutti i pippi "borghesi"?

    P.S. Fantastico in MotorMania il pippide teenager ribbelle che passa in monopattino: è chiaramente Maximilan Goof, è pure vestito uguale!
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  • Dunque, io insisto sul fatto che il Pippo dei primi corti del disco 2 non sia ancora George, perché se vedi le gag, il suo vestiario in quello della ginnastica, la mimica, la canzoncina sono ancora quelli di Pippo, invece poi vedrai che George avrà proprio un temperamento diverso, per niente tontolone e stralunato ma un uomo assolutamente medio, quando non mediocre, e perfettamente integrato in questa società. Ma alla fine che senso pensi che abbia fare queste distinzioni?

    Per quanto riguarda come possa esser stata giustificata la cosa nelle menti degli autori dobbiamo provare a immedesimarci in loro. Prima hanno Pippo. Poi creano i pippi, così per ridere. Una volta visto nelle varie partite che coi pippi puoi fare tutto e di più si decide di provare a fare corti satirici con pippi immersi nel mondo e non stralunati. Personaggi diversi dal primo Pippo ma che però concettualmente sono sempre interpretazioni dell'attore Pippo, che come Gambadilegno si dimostra versatile. O cmq sue derivazioni. Già che ci sono si decide di stabilizzarsi sull'interpretazione uomo medio e si dà così un nome più credibile al personaggio, che a questo punto viene considerato Pippo a tutti gli effetti. O meglio si decide che Pippo in realtà si chiama George G. Geef (dove la G presumo stia per Goofy) e che ha messo su famiglia. Poi si decide di evolvere lo stesso George dalla versione muso liscio a quella monodentuta. A questo punto si ricomincia a giocare col concetto di pippide abbandonando talvolta George per presentare Johnny Eyeball (in How To Be a Detective) o il maestrino di scuola (in Teachers Are People) o addirittura il Pippo canonico dotato di automobile scalcinata e vestiti classici in For Whom the Bull Toils, o un pippide cowboy in Two-Gun Goofy, per poi all'occorrenza tornare ancora una volta al pippo uomo medio e chiamarlo per senso di continuità Mr. Geef (How to Sleep, How to Dance). E in tutto questo seguendo una medesima evoluzione grafica col muso monodentuto che accumuna tutti quanti. E non dimentichiamo l'ultimo corto, uscito nel '61, Acquamania, in cui c'è un George chiamato Mr. X, ma con Junior il suo figlio canonico, e un aspetto fisico nuovamente simile al Pippo dei vecchi tempi.

    Insomma, pensi che un minestrone del genere sia da prendere sul serio? Non che la Disney odierna abbia fatto molto per farci distinguere i vari pippidi realizzando Goof Troop con un Pippo ancora diverso, dotato di figlioletto in senso di continuità col passato. Per poi riportarlo ad un aspetto classico con In Viaggio con Pippo. Ma nella vhs i Capolavori di Pippo, nel montaggio che fa da collante tra un corto e l'altro c'è Max che dice che lo Junior di George è lui da piccolo. C'è stata poca serietà nella gestione del tutto e volutamente poca chiarezza e quindi la cosa migliore che possiamo fare è usare la testa e ricucire a posteriori usando l'unico strumento decente che ci sia mai stato dato in tutti questi anni: il concetto di pippide.
    Che è una cosa nata da poco, probabilmente da Sisti, Boschi e i filologi moderni, che con questo termine giustificano tutti gli alter ego di Pippo che se ne discostano più o meno esplicitamente, da Indiana Pipps a Sport Goofy, passando proprio per George Geef, che oramai non abbiamo più motivo di considerare un'evoluzione di Pippo ma una semplice derivazione, visto che la cosa non ha avuto seguito alcuno nei fumetti, checché ne dicessero ai tempi. E ovviamente questo non tocca il personaggio di Max che invece appartiene al Pippo tradizionale.
  • Grrodon ha scritto:O meglio si decide che Pippo in realtà si chiama George G. Geef (dove la G presumo stia per Goofy) e che ha messo su famiglia.
    Eh, è questa la cosa più bizzarra, il fatto che sia stata rinominato. Poi non conoscevo il nome completo con la gi puntata in mezzo; già il fatto che possa essere l'abbreviazione di Goofy oppure Goofy è un soprannome è il classico tipo di arrampicata sugli specchi che comunque può chetare i nerd.
    Rimane però bizzarro che in tutti i corti con George Geef nei titoli di testa compaia IL Pippo classico, con occhioni, dentoni e cappello; è come se i corti o i fumetti degli anni '50 di Topolino continuassero nei titoli di testa o in copertina a mostrare il Topolino con gli occhi a puntino, sembrerebbero due entità distinte.

    Sai se Pinto Colvig è rimasto anche su George Geef?
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  • Penso di sì.
  • Grrodon ha scritto: Domani a Dieta (Tomorrow We Diet)
    Quando si vedono le foto di lui che pratica alcuni sport, non è una citazione ai corti sportivi passati?
    Grrodon ha scritto: La Fortuna Viene e Va (Get Rich Quick)
    Da notare che la musica che attira George nel vicolo è riciclata da "I tre caballeros", e che l'animazione di George che tende le orecchie per ascoltarla verrà riutilizzata in "Acquamania"!
    Grrodon ha scritto: Il Mestiere di Papà (Fathers are People)
    Qui la battuta "Sapevo che ce l'avresti fatta, George!" l'abbiamo aggiunta noi. :D
    Grrodon ha scritto: Vietato Fumare (No Smoking)
    L'ennesimo capolavoro.
    Concordo, peccato però per il finale. Secondo me è un problema che si sente un po' in molti corti di Pippo (un altro esempio è "Tomorrow we diet") e anche in quei gioielli di con i rapporti Paperino - Paperina ("Donald's dream voice"): hanno uno spunto così buono che in 6 - 7 minuti non riescono ad esprimere tutto il loro potenziale, a dire tutto ciò che dovrebbero.
    Sarebbero stati adattissimi dei mediometraggi, invece si è deciso per un ottimo inizio, ottimo svolgimento, e finale, una volta notato che il tempo rimasto è poco, che non conclude le vicende iniziate e s'inserisce d'improvviso.
    Grrodon ha scritto: Una Bella Vacanza (Two Weeks Vacation)
    Qua è particolarmente lol il barbone che rifiuta un passaggio! :asd:
    Grrodon ha scritto: Pippo Superdetective (How to be a Detective)
    Ma la cosa più sorprendente è che dopo un climax incredibile con tre taxi che si inseguono, e i personaggi che si combinano in maniera sempre diversa con ruoli continuamente ribaltati
    Questa dell'inseguimento finale era una scena che da piccolo mi prendeva tantissimo, anche grazie all'inserimento del classico finale dell'overture di Guglielmo Tell. Beh, devo dire che anche oggi mi coinvolge abbastanza, sarà anche che ho un debole per scene di inseguimenti pazzi o scene incasinate senza logica :D (tipo partite pippidi).
    Non ho capito però perché alla fine, senza un motivo, Pippo/Eyeball dice "Eccolo Al!" riferito alla faina.

    E chiudo questo post ricordando con affetto Vittorio Amandola, un grande Pippo. Ho sempre sperato che ritornasse lui a doppiarlo...
    Timido postatore e finto nerd.

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  • Quando si vedono le foto di lui che pratica alcuni sport, non è una citazione ai corti sportivi passati?
    Concettualmente sì ma graficamente per ovvie ragioni no.
    Qui la battuta "Sapevo che ce l'avresti fatta, George!" l'abbiamo aggiunta noi. :D
    Toh, questo confuta l'appiattimento Pippo-George di cui in alcuni casi ci siamo resi responsabili noi italiani.
    Concordo, peccato però per il finale. Secondo me è un problema che si sente un po' in molti corti di Pippo (un altro esempio è "Tomorrow we diet") e anche in quei gioielli di con i rapporti Paperino - Paperina ("Donald's dream voice"): hanno uno spunto così buono che in 6 - 7 minuti non riescono ad esprimere tutto il loro potenziale, a dire tutto ciò che dovrebbero.
    Sarebbero stati adattissimi dei mediometraggi, invece si è deciso per un ottimo inizio, ottimo svolgimento, e finale, una volta notato che il tempo rimasto è poco, che non conclude le vicende iniziate e s'inserisce d'improvviso.
    Mah, sarebbe stato più semplice insistere più su questa direzione narrativa e un po' meno sulla solita per non lasciare noi fan appesi a questi brandelli di tramismo, rimpiangendo che non ci abbiano fatto chissà cosa.
    Non ho capito però perché alla fine, senza un motivo, Pippo/Eyeball dice "Eccolo Al!" riferito alla faina.
    Perché la faina era il tipaccio e quindi il corto suggeriva che Pippo fosse alle sue calcagna quindi Faina = Al. E' semplicemente l'ennesimo stereotipo buffo.
  • Alla luce dell'analisi di Grrodon, e volendo essere il più obiettivi possibili, senza farsi condizionare da gusti personali o preferenza in fatto di personaggi, Goofy è la serie migliore di corti Disney (anzi facendo i megalomani, la serie migliore di corti cinematografici in assoluto, alla faccia dei Looney Tunes, Tom e Jerry e altri :D).

    Per quali motivi?

    1) il fatto che come target sia adatta a tutti, a differenza di serie come Pluto, che IMHO sembrano sbilanciarsi verso un pubblico più giovane

    2) i temi della serie sono universali e mai ripetitivi. Prima gli sport, poi la satira sociale: i due leit motiv principali della serie, oltre che permettere un identificazione da parte di qualsiasi pubblico, riescono ad essere reinventati in ogni corto sempre in maniera diversa

    3) la quantità 'ridotta' di corti: il fatto che non sia chilometrica come Mickey Mouse e Donald Duck, fa guadagnare moltissimi punti alla serie se considerata nel complesso. Volendo fare una maratona di corti, 'Goofy' è la serie meno pesante, che non presenta balletti invecchiati male, nè scontri con animaletti che potrebbero dare a noi (e lo dice uno la cui serie preferita è proprio Donald Duck!)

    Alla luce di queste considerazioni, penso che non sia un caso che gli episodi migliori dei Mouseworks siano proprio quelli di Pippo, e che per la Rinascita dei corti (a quanto pare 'castrata') all'inizio si sia puntato su Pippo...
  • Hai proprio ragione.
    Pippo domina per via della sua media perfetta, e per via del fatto che non annoia mai. Le altre hanno tutte qualche magagna a cominciare dalle Silly che avrebero potuto essere loro la serie migliore se non avessero avuto quella prima metà fatta di corti tutti uguali.
  • C'è da dire però che la serie è quella che più di tutte snatura il protagonista, e forse è per questo che è così pregevole.

    I corti più meritevoli - partite pippidi e George con famiglia - sono proprio quelli che del Pippo "standard" hanno ben poco, giusto qualche goffagine qua e là, la camminata e lo Yuk, e mai col Goofy dei primi corti si sarebbe potuto fare qualcosa del genere.
    E, difatti, i corti meno belli sono proprio quelli col Goofy classico: "Baggage buster", ad esempio.

    Ma, tendo a ribadirlo, questa è una serie ottima nonché la mia preferita tra quelle di casa Disney.
    LPSO ha scritto:(anzi facendo i megalomani, la serie migliore di corti cinematografici in assoluto, alla faccia dei Looney Tunes, Tom e Jerry e altri :D)
    Se però guardiamo in modo complessivo tutta la produzione cortometraggistica Disney, IMHO, e l'ho notato coi Tresaures, è la meno bella del periodo.
    I Looney Tunes, Tom e Jerry, anche Popeye, hanno uno stile molto più "fresco" e sopra le righe, senza contare la comicità (molto diversa, ma questo è ovvio).
    E dico tutto sapendo di andare incontro a terribili conseguenze :P
    Timido postatore e finto nerd.

    Pure su YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCBsX4Y ... LjrjN8JvEQ.
  • "Baggage buster" in effetti è una piccola nota stonata, però imparagonabile alla miriade di balletti topolineschi o talune noiose scaramucce plutesche e paperinesche, senza contare la già citata da Grrodon parte in b/n della Sinfonie Sciocche.

    Per lo snaturamento di Pippo, dico che più che snaturato, Pippo è più 'inquadrato' nella serie di George Geef: nel resto della produzione disney (animata e fumettistica) rimarrà sempre il solito bambinone, mentre in questa piccola parentesi lo possiamo vedere come "più maturo", perchè alla fin fine rimane inalterato nella sua ingenuità e nella sua goffagine.
    Poi la resa finale di questi corti, che oltre a essere esilaranti sono satiricamente graffianti, giustifica qualsiasi scelta 'drastica' di tal genere.

    Per quanto riguarda questa affermazione:
    Se però guardiamo in modo complessivo tutta la produzione cortometraggistica Disney, IMHO, e l'ho notato coi Tresaures, è la meno bella del periodo.
    I Looney Tunes, Tom e Jerry, anche Popeye, hanno uno stile molto più "fresco" e sopra le righe, senza contare la comicità (molto diversa, ma questo è ovvio).
    E dico tutto sapendo di andare incontro a terribili conseguenze :P
    Visto che siamo in un forum libero (apparentemente :P) ognuno è libero di pensare quel che vuole, ma in questo caso mi permetto solo di dire 'de gustibus'. Anche perchè io amo anche queste serie di corti che hai citato, ma non posso fare a meno di considerare artisticamente superiori quelli Disney, anche per l'eterogenità di temi e di stili che possiamo trovare in tutte le serie.
    Poi nel complesso la Disney ha sempre avuto qualcosa che la contraddistingueva positivamente in tutti e tre i decenni di cortI: l'inizio sfavillante con il Mickey b/n e capolavori come Skeleton Dance, (fine anni '20, prima metà anni'30); il Topolino avventuroso, i corti del Trio, le Silly a colori (seconda metà anni '30); il Topolino scatenato, Paperino alle prese con Nipotame e con gli oggetti, il ciclo bellico col sergente Pietro, gli How to, il Paperino psicologico (anni '40); Paperino con gli ultimo corti coi NIpoti, quel gioiello di 'The New Neighbor', e l'Orso Humprey (gli altri animaletti li trovo di routine anche se spesso ci sono corti molto interessanti), il ciclo di George Geef (anni'50).

    Nelle serie che citi tu invece, sono solo determinati periodi ad essere sfavillanti, lasciando posto per il resto a corti decisamente poco memorabili:

    1) Tom e Jerry: dopo un inizio un po' moscetto (i corti dove c'è la Nanny) ingrana alla grande, soprattutto nel periodo in cui ci sono solo animali. Ci sono capolavori su capolavori e comprimari memorabili come Nibbles, Spike & Tyke, Butch e Duckling. Poi c'è il medioevo di Gene Glitch (e questo affossa decisamente la serie nel complesso). E poi la parentesi finale di Chuck Jones che io trovo deliziosa anche se non paragonabile agli anni d'oro di Hanna e Barbera.
    In realtà si dovrebbe parlare dei corti MGM, ma sinceramente extra Tom e Jerry ho visto solo un corto di Barney Bear, e di Droopy, mea culpa, non ho visto niente.

    2) Popeye: inizio stupendo con i corti dei fratelli Fleischer, che al contrario di quello che si potrebbe pensare vedendo i corti successivi, presenta un eterogeneità di temi e situazioni. E non dimentichiamo il 'mediometraggio' Popeye the Sailor Meets Sindbad the Sailor, degno delle avventure Segariane a fumetti.
    Poi... la produzione passa ai Famous Studios, Popeye si arruola in marina, e indosserà la divisa della Marina Militare... l'abito non fa il monaco, certo, ma i corti si adageranno sempre di più sul conflitto Popeye vs. Bluto e scompariranno quasi del tutto i comprimari come Poldo, Pisellino e Jeep e la serie perderà il guizzo creativo che aveva portato i bambini degli USA degli anni'30 a preferire il marinaio dall'occhio sporgente a Topolino. Finiti i corti cinematografici, ci sarà la caduta libera televisiva, che continua fino ai nostri giorni.

    3) i Looney Tunes: di Bosko non ho visto niente e sinceramente non cattura il mio interesse. Però c'è da dire che dall'esordio di Porky in poi, a parte qualche spunto interessante, la serie non ha particolari guizzi creativi: i personaggi schizzati di Tex Avery sono divertenti, non c'è dubbio (soprattutto il Daffy degli esordi che è il vero punto forte di questo periodo), ma a cominciare dall'esordio di Bugs Bunny che iniziano a fiorire i capolavori: si moltiplica il serraglio warnerbrosiano con Silvestro, Titti, Silvestrino, Wile E. Coyote e il Road Runner, Taz (anche se nei corti classici appare pochissimo), Ralph e Sam; Bugs viene contrapposto a una miriade di antagonisti, uno più esilarante dell'altro: Yosemite Sam, Rocky & Mugsy, Wile E. Coyote versione parlante, Marvin il Marziano ed Elmer Fudd, reinventato sulla base di Egghead. Oltre ad Elmer, sono altri due i Looney ad essere reinventati: Porky, il cui ruolo verrà drasticamente ridimensionato e che diventerà un'ottima spalla di un Silvestro muto dalla coda folta, e soprattutto dell'altro Looney 'rinato': Daffy, che spogliato del ruolo di punta di diamante dei corti Warner (dopo che Porky si era messo da parte) da Bugs, ne diverrà il suo più acerrimo rivale (come se fosse una reazione al fatto di essere stato ridimensionato! e qui IMHo sta la genialità!), abbandonando la sua indole più 'pazzerella' degli esordi per mostrare il suo lato più meschino, amorale ed egoista.
    Ma verso la fine c'è un calo netto, sia per le sceneggiature, sia per l'animazione, a cause delle batoste date dalla televisione ai corti cinematografici: e qui c'è il triste epilogo con i corti di Wile E. Coyote, o di Daffy vs. Speedy Gonzales realizzati MALISSIMO. E il guaio è che sono anche un numero considerevole!
  • Quoto.
    La Disney dei corti magari può sembrare meno cool, ma è più artistica della concorrenza che invece parrebbe voler scimmiottare un po' quello che al giorno d'oggi fanno Dreamworks e associati.
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