[PIXAR #11] Toy Story 3 - La Grande Fuga

Lo studio fondato da John Lasseter che ha inventato la CGI, traendo arte dai poligoni e rivoluzionando lo scenario moderno. E da quando è entrata a far parte della famiglia Disney i benefici influssi si sono diffusi ovunque, portando la Disney verso una rinascita!
  • Grrodon ha scritto:Io lo trovo ottimo. Disturbante quanto basta per un personaggio del (de)genere.
    Boh, anch'io trovo che ci stia bene, anzi manco m'ero accorto che fosse lui. Quanto alla video-intervista, hanno trasmesso degli spezzoni anche ad un tg, mi sembra il tg3, all'interno di un servizio dedicato alla polemica di alcune femministe statunitensi secondo le quali il film sarebbe sessista e omofobico (per via del personaggio di Ken e di come è stato utilizzato). Mah...
  • "Vi siete stufati di parlare di capolavoro per ogni pellicola Pixar? Peggio per voi, qui si continua..." (Incipit di BadTaste alla recensione di Toy Story 3)
    Appena visto, bellissimo. Strepitoso il corto iniziale.
    A momenti di maggiore lucidità i dettagli.
  • Appena visto anch'io. Per me bello: non tocca quel 100% di voto che avevo letto un po' ovunque a causa di una parte centrale che è "solo" un more of the same, ma ci sono un paio di scene estremamente emozionanti.
    Domani logorro.
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  • Ecco, quoto Deb. Molto, molto buono, ma non un capolavoro. Perché per capolavorare devi innovare, e un brand con due film sulle spalle non può innovare.

    Molte le scene belle, e una deliziosa citazione/crossover.

    Il Buzz spagnoleggiante che si vede nel trailer e che temevo fosse lungo e stucchevole, si è invece rivelato piacevolissimo.
    Lorenzo Breda
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  • LBreda ha scritto: Perché per capolavorare devi innovare, e un brand con due film sulle spalle non può innovare.
    Uhm... non concordo. Secondo me un brand può innovare, ma qui non è stato fatto; invece che aggiungere elementi e riflessioni innovative (come avveniva in TS 2) hanno semplicemente fatto il lungometraggio del toccante flashback di Jessie.
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  • Lol ma non avete capito niente. Qui il capolavoro c'è stato eccome! Solo che è un altro tipo di capolavoro, qui sono riusciti a dare una Conclusione con la C maiuscola ad una Saga con S maiuscola, rendendo il concetto stesso di Toy Story un capolavoro assoluto. Toy Story pareva concluso alla fine di ogni film, eppure ogni volta che ne è uscito un sequel è stato come se quanto visto prima fosse solo un tassello. Adesso non si potrà più fare a meno di pensare a Toy Story se non in termini di trilogia. Ed essere arrivati a questo dopo quindici anni ed una successione produttiva tutt'altro che omogenea è una specie di miracolo.

    Questo film non è la versione estesa del flashback di Jessie. Era quella scena ad essere una preview di questo film. E le parole di Stinky Pete "Quanto tempo durerà Woody? Credi davvero che Andy ti porterà al college?" ora assumono un significato ben preciso alla luce di quanto visto.
    Era chiaro che non ci si aspetta chissà quale trovatona, ma la naturale conclusione di una malinconica parabola. Questo doveva essere e questo è stato, abbiamo avuto un film che parla di crescita, vecchiaia, pensionamento, morte. E poi inferno. E poi rinascita.

    Mi fa solo ridere il fatto che c'è chi parla di SHREK 4 in termini di finale di saga, o di ultimo capitolo...
  • A proposito di Shrek. Al cinema andai con Tommaso, mio amico (letteralmente) da una vita. Ci troviamo alla cassa:

    Io: "Due biglietti per Toy Story"
    Cassiere: "Ma per voi due?"
    Tommaso: "Ovvio"
    Cassiere: "Ma non siete un po' cresciuti per i pupazzetti?"
    Io: "No, se lo veda, poi mi dice"

    In questo momento ero già abbastanza incazzato, ma evidentemente non gli bastava.

    Cassiere: "Posso capire per una cosa tipo Shrek, ma per Toy Story..."
    Io: "Shrek fa molto più schifo di Toy Story, è molto meno maturo"
    Tommaso: "Guardi che potrebbe andare avanti per ore, e lei perderebbe"
    Cassiere: "Vabbè, ecco i biglietti"

    Se non fosse stato l'unico cinema in 2D nei dintorni, me ne sarei andato.

    Va notato che in sala l'età media era più alta della mia.
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  • Visto ieri. Stupendo. Alla fine non la smettevo più di piangere. E' incredibile come una scena così semplice possa celare in sè tanti significati, ed è incredibile come io mi sia affezionata in così poco tempo ai personaggi da provare una forte sensazione di melanconia nel veder chiudersi il film e con esso la loro storia. Dico poco tempo perché a me Toy Story da piccola non piaceva proprio per niente, l'ho capito solo negli ultimi anni che è un capolavoro.
    Nota di merito per il personaggio di Lotso non so se odiarlo o provare una profonda pena per lui.

    Geniale Quando il giorno incontra la notte. Se gustato in 3d ancora meglio.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Devo ammettere che il mio stato d'animo ha contribuito un poco: carico come una molla, hype a mille. Anche ora però, ricordando il film in modo più distaccato, non posso che concordare con quanto dissi uscito dalla sala: "E' stato fantastico".
    Quasi temevo che la Pixar, tentando di bissare i trenta inarrivabili minuti iniziali di Wall.E o l'intero Ratatouille, sfornasse un film che poco o niente aveva in comune con i suoi due predecessori: non è stato così, per fortuna.
    Il fondamentale pregio di Toy Story 3, come già scrive Grrodon, è stato proprio quello di cucirsi agli altri due film, compattando la saga, a cui ora non potremo fare a meno di pensare in termini di trilogia.
    Le innovazioni sono dunque semplicemente proseguite nel solco già tracciato da Toy Story 2, ma ci sono state eccome.
    Basti pensare alle inesauribili invenzioni grafiche e visive (l'occhio di Mrs. Potato, per fare un esempio) - che basterebbero a riempire tre, quattro, cinque film - ai nuovi personaggi, capaci di raccontare storie bellissime (il flashback di Lotso, stupendo, sporcato appena nella sua perfezione dalla voce di Faletti) e alla nuova atmosfera, molto cupa, che regala scene indimenticabili e potentissime ma che non appesantisce il film, comunque brioso, frizzante e pure molto divertente nella grottesca femminilità di Ken o nello spagnoleggiante Buzz.
    Nota finale di assoluto merito per il geniale corto iniziale, un balzo in avanti nel tempo per quanto riguarda le potenzialità del linguaggio animato.
    Ultima modifica di Blonde il domenica 18 luglio 2010, 17:10, modificato 1 volta in totale.
    Ei fu Joe Mango.

    Volontà Civile - Il Blog
  • Grrodon ha scritto:Lol ma non avete capito niente.
    E figuriamoci... :D
    Era chiaro che non ci si aspetta chissà quale trovatona, ma la naturale conclusione di una malinconica parabola. Questo doveva essere e questo è stato, abbiamo avuto un film che parla di crescita, vecchiaia, pensionamento, morte. E poi inferno. E poi rinascita.
    Ma infatti l'inizio e la fine sono perfetti, ciò che volevo da questo film. La parte centrale all'asilo è "solo" buona, non ci sono elementi innovativi o riflessioni particolari (come invece era successo nel 2 nel covo del nerd) e se si pensa ai due momenti in cui i giocattoli sono nella spazzatura (all'inizio e alla fine) potrebbero quasi essere uniti tra loro "togliendo" la parte centrale e non cambierebbe granché nella trama.
    Certo, ci sono un bel po' di momenti di svago, come i giocattoli attori, la bisca clandestina sulla "ruota degli animali" o la malvagia scimmia coi piatti.
    Grrodon ha scritto:Questo film non è la versione estesa del flashback di Jessie. Era quella scena ad essere una preview di questo film. E le parole di Stinky Pete "Quanto tempo durerà Woody? Credi davvero che Andy ti porterà al college?" ora assumono un significato ben preciso alla luce di quanto visto.
    Mah, veramente [spoiler]non cambia poi un granché.
    Jessie era data in beneficenza da Emily (cresciuta) ad altri bambini, Andy (cresciuto) effettua un passaggio di consegne simile però consapevole che sarà trattato bene; il cambiamento principale è che nel 2 era un evento che vedevamo "dall'esterno" mentre qui viene vissuto dai protagonisti che abbiamo sempre conosciuto.[/spoiler]
    Alla fine non la smettevo più di piangere. E' incredibile come una scena così semplice possa celare in sè tanti significati, ed è incredibile come io mi sia affezionata in così poco tempo ai personaggi da provare una forte sensazione di melanconia nel veder chiudersi il film e con esso la loro storia.
    Scena fantastica, a me però ha emozionato molto di più [spoiler]il macero: il fatto che siano pronti per morire assieme con quella consapevolezza è un momento straziante ma sereno al tempo stesso.
    E vi dirò, non so come abbiano fatto a fregarmi ma io ci stavo per cascare, ho preso in considerazione un finale à la "Il soldatino di stagno".[/spoiler]
    Tigrotta ha scritto:Nota di merito per il personaggio di Lotso non so se odiarlo o provare una profonda pena per lui.
    Avevo la stessa opinione, fino alla sua ultima scena, ho trovato quella decisione completamente immotivata. Mah...
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  • Immagine Immagine
    Siamo passati da "Un sequel dovrebbe essere fatto dagli stessi autori del primo" a "Facciamo sequel solo se abbiamo qualcos'altro da dire". E per finire siamo approdati a "Un sequel lo facciamo soltanto se abbiamo la certezza che sarà migliore del precedente". E' con questa escalation filosofica che la Pixar è arrivata a produrre quella che ormai possiamo chiamare una vera e propria trilogia. E se ci pensiamo il concetto stesso di sequel all'altezza dell'originale l'ha inventato lei dieci anni fa quando il suo Toy Story 2 venne acclamato come primo esempio di seguito migliore del suo predecessore. E pensare che non era certo previsto che andasse così, e nei piani della Disney tutto avrebbe dovuto esaurirsi in un sequel direct to video a basso costo. Ma la Pixar si impose, alzando la posta (e il budget) di continuo fino a che il progetto non venne riconcepito per narrare il vero secondo capitolo della saga dei giocattoli. E non è che dietro la produzione di questo terzo capitolo ci siano state solo rose e fiori, del resto la Disney se ne esce adesso da una crisi pazzesca in cui per colpa di Eisner si era addirittura rischiato di perdere la Pixar dopo Cars. E non solo. Toy Story 3 sarebbe addirittura stato prodotto dalla Disney stessa senza l'ausilio della Pixar, e i lavori per allestire lo studio Seven Circles che avrebbe dovuto occuparsi di sequellizzare (non si sa se ad alto o a basso costo) la produzione Pixar con cose tipo Finding Nemo 2 erano già iniziati. Ma per fortuna poi le cose hanno preso una piega diversa, col ritorno di Lasseter e soci, la chiusura del Seven Circles e la completa riscrittura della trama di Toy Story 3. Evidentemente la trama concepita in Disney non doveva essere piaciuta troppo a Lasseter, visto che prevedeva che Buzz si rompesse e dovesse andare fino a Taiwan per farsi aggiustare. Era sicuramente meglio riprendere in mano tutto e riconcepire il progetto interamente trasformandolo nell'annunciata conclusione di una storia che già nel secondo capitolo aveva tracciato una rotta ben precisa.
    Ed ecco che dopo averci raccontato la vita di un giocattolo, con i suoi desideri, i suoi problemi e le sue piccole invidie, dopo averne esplorata la filosofia, la funzione e aver mostrato un assaggio delle sue paure più terribili, siamo arrivati al capolinea: la morte del giocattolo. Si tratta di un sequel e di una conclusione più che sensata anche solo perché risponde alla domanda "cosa succede quando il padroncino cresce?", e risponde proprio bene, infilando i protagonisti, a volte per equivoco, a volte per scelta, in tutte le situazioni in cui si immagina possano finire una volta esaurito il loro ciclo vitale. Abbandono, vendita ad un mercatino, diserzione, soffitta, donazione, pensionamento e persino spazzatura e [spoiler]inceneritore[/spoiler]: di questo parla il film, fornendoci il quadro più completo possibile. Questo fa di Toy Story 3 un affresco etico di come possa concludersi un ciclo vitale. La storia prende infatti le mosse da un Andy oramai diciassettenne in partenza per il college. Sembra di sentir riecheggiare le parole con cui il "povero" Stinky Pete stuzzicava Woody chiedendogli quanto tempo sarebbe durato ancora il suo rapporto con Andy, se davvero pensava che se lo sarebbe portato al college. E invece pare che questo accada, e che Andy non abbia dimenticato del tutto i suoi giocattoli, mettendo Woody nello scatolone del college e gli altri al sicuro in soffitta. Ovviamente non sarebbe un Toy Story senza un po' di equivoci e azione relativa, ed ecco perché i giocattoli finiscono erroneamente per non capire la situazione e regalarsi all'asilo Sunnyside, dove si illudono di passare gli anni d'argento del pensionamento, con svariate generazioni di bambini a tener loro compagnia. E veniamo al cast, che rispetto ai primi film si è tristemente ridotto ai minimi termini: il passare degli anni ha ovviamente inciso sui possedimenti di Andy e sono rimasti in pochi ormai. Ci sono ovviamente Woody, Buzz, Rex, Slinky, Hamm, Mr. Potato con moglie e "figli", introdotti nel secondo film insieme ovviamente a Jessie e Bullseye, c'è una Barbie della sorellina di Andy, introdotta come "collettivo" lo scorso film, e qualche soldatino che diserta proprio all'inizio visto che come ben si sa sono i primi ad esser buttati via in questi casi. Dimentichiamo Erre-Ci, Wheezy e soprattutto Bo-Peep tutti venduti tempo fa mercatino dopo mercatino, la qual cosa dispiace soprattutto per Bo, che era la fidanzata di Woody, e in un film in cui un sacco di giocattoli trovano o rimangono accoppiati un po' dispiace che il protagonista debba farne le spese. Ma viste le avventure che tutti insieme affrontano lungo la durata di un'ora e cinquanta, sarebbe stato un po' fuori luogo tirarsi dietro una bambola di porcellana e altri personaggi solo di contorno. In compenso sia il Sunnyside, che la camera di Bonnie, la figlia della proprietaria, abbondano di nuovi personaggi di ogni tipo, tutti più o meno caratterizzati: si ricorda a questo proposito Ken, su cui il film fa un bel po' di ironia mirata ad un certo tipo di giocattolo per bambine, e soprattutto Lotso, l'orsacchiottone che aveva fatto un cameo in una scena di Up, e che si scoprirà essere [spoiler]una sorta di boss mafioso del luogo[/spoiler]. La grande fuga del sottotitolo italiano parte proprio dal Sunnyside, [spoiler]governato dalla dittatura di Lotso, un sistema piramidale che utilizza i nuovi arrivati come agnelli sacrificali da dare in pasto ai bambini più piccoli dell'asilo, che non sanno ancora giocare e tendono a rompere i giocattoli.[/spoiler] Il tutto darà luogo a una grandissima sequenza d'azione ricca di rimandi malavitosi e sequenze thriller, in cui non si risparmia un umorismo un po' macabro, basta pensare all'inquietante scimmia o al bambolotto con un occhio a mezz'asta. Ma non mancano ovviamente i momenti puramente divertenti che in un film Dreamworks sarebbero stati il fine della narrazione e invece qui arricchiscono incredibilmente il menu: mi riferisco ovviamente alla sfilata di moda di Ken, o alla trasformazione spagnoleggiante di Buzz, tutti elementi che dal trailer potevano far pensare a ben altro. E poi l'apice assoluto che è il Mr. Potato che applica le sue fattezze ad un tacos e poi ad una melanzana.
    Per quanto riguarda la grafica il problema è riuscire a creare un film visivamente gradevole oggi pur non tradendo troppo lo stile dei primi due, e si può dire che l'esperimento sia riuscito. Andy pur continuando a non essere un capolavoro di personaggio, è stato graficamente migliorato, anche nell'ottica di presentarcene una versione cresciuta, e lo stesso vale anche per gli altri umani (nota a parte per il cane Buster, tristissimamente invecchiato). Insomma si può dire che si sono limitati, ma non troppo, riuscendo a trovare una giusta via di mezzo. Per quanto riguarda le musiche, torna ovviamente Randy Newman, che era l'uomo della musica Pixar prima di Giacchino, e che aveva conferito quell'inconfondibile tocco ai primi due film della serie. Però va detto che se il primo film si comportava da musical, presentando tre canzoni al suo interno, e il secondo sembrava proseguire un po' su questa strada con un reprise, una canzone intradiegetica e la struggente When She Loved Me quest'ultimo film rinuncia definitivamente alla sua natura di musical per fare come tutti gli altri film Pixar. Ovviamente è presente la classicissima You've Got a Friend in Me riproposta un paio di volte, di cui una in spagnolo, e una canzone nuova, We Belong Together, che però è presente solo nei credits finali, che come da tradizione ghibliana (e a questo proposito abbiamo un peluche di Totoro che appare spesso e volentieri!) proseguono la storia oltre l'ultima inquadratura per mostrarci ciò che accade dopo lo struggente finale.
    Ecco, il finale. E' forse l'elemento narrativo che porta il registro della narrazione verso l'infinito e oltre. Sapevamo che bisognava concludere in qualche modo la storia dei giocattoli per rispondere definitivamente alla domanda alla base del film. Bisognava sbilanciarsi per mostrare al pubblico quale possa essere la giusta strada, il modo in cui le cose debbano andare in questi casi. E non c'è niente di più liberatorio e catartico che veder succedere quel che succede dopo una scena come quella [spoiler]dell'inceneritore. Veder consumarsi l'ultimo tradimento di Lotso in quella scena così immensa, maestosa, con le fiamme dell'inferno quale ultima destinazione, vedere i giocattoli tenersi per mano accettando quasi serenamente la fine, e infine vederli salvati all'ultimo secondo dagli alieni grazie all'artiglio, che nel primo film li aveva portati nelle mani di Sid (il quale ha persino un gustosissimo cameo!), credo sia qualcosa di sublime. E dopo questa sequenza da applausi, è come se fossero comunque "morti" e pronti ad iniziare una nuova vita, cosa che regolarmente accade, quando suggeriscono ad Andy di essere regalati a Bonnie. E anche lì la commozione è ai massimi livelli, e il loro padroncino nell'atto di passare il testimone ne esce vincente, concedendosi un'ultima giocata volta a riscoprire un suo antico lato e ad indirizzare sulla strada della fantasia la sua piccola discepola. Aggiungere un inquadratura di un cielo a nuvolette che rimanda alla carta da parati del primo film ed è fatta. La trilogia è compiuta[/spoiler]. Un finale del genere, felice, triste, commovente ed esilarante (grazie alla raffinata coda dei credits) è veramente ciò che serviva per compattare e dare un senso complessivo alla storia che la Pixar ci ha voluto raccontare da quindici anni a questa parte. Aver congedato in questo modo i loro personaggi più famosi (poco importa che pare verranno ripresi per un cortometraggio l'anno prossimo) non fa che rendere loro un gran merito, e beccarsi la medaglia di migliori gestori della continuity che si siano mai visti. E davanti ad un'opera così riuscita e curata, pur con tante difficoltà produttive alla base, non si può fare a meno di smetterla di temere Cars 2 e Monsters & Co. 2 come l'inizio di un cammino verso il lato oscuro. A questo punto mi sento di dare loro la mia più totale fiducia e ripulire la mente dai foschi pregiudizi che anni e anni di commercialate Dreamworks e direct to video Disney hanno contribuito a formare. W i sequel!
  • DeborohWalker ha scritto: Jessie era data in beneficenza da Emily (cresciuta) ad altri bambini, Andy (cresciuto) effettua un passaggio di consegne simile però consapevole che sarà trattato bene; il cambiamento principale è che nel 2 era un evento che vedevamo "dall'esterno" mentre qui viene vissuto dai protagonisti che abbiamo sempre conosciuto.
    Due differenze fondamentali.

    1) Emily dimentica e abbandona. Andy mette da parte e ha memoria. Cerca di conservare fino all'ultimo i suoi giochi senza rinnegarli. E anzi portandosene uno al college. Andy non solo non rinnega ma si fa convincere a cederli, pur con molti dubbi. E lo fa in un modo diverso, trasmettendo la sua passione a Bonnie. Non sbarazzandosene ma affidandole la sua infanzia (e chissà che quando crescerà Bonnie non li restituisca ad Andy che nel frattempo avrà figliato).

    2) I giocattoli stessi accettano il passaggio di consegne. Woody lo suggerisce, addirittura. E dopo l'esperienza shockante nella fornace è come se fossero tutti più maturi e sereni. Pronti a passare ad una nuova vita senza rimpianti.

    C'è modo e modo di crescere, c'è l'abbandono e c'è la condivisione. E c'è modo e modo di far crescere, c'è l'attaccamento e c'è l'accettazione del distacco.
    A me sembra che maturi Andy e che maturi anche Woody. A me sembra che non abbiano riproposto ma abbiano risolto lo spauracchio del flashback di Jessie.
    E questo è un punto d'arrivo geniale.
  • Immagine Immagine
    Ricordo ancora distintamente il mio primo approccio con "Toy Story": non risale all'uscita del film bensì al trailer proiettato nei cinema prima di "Pocahontas". Allora non c'erano Internet e i video visibili da casa più e più volte, per cui decisi di rimanere in sala per rivedere le prime immagini in movimento di quei personaggi così strani, nè cartoni animati, ne pupazzi in plastilina mossi in stop-motion. Non riuscivo a capire cosa fossero, mi sembrava una magia.
    Quando "Toy Story" uscì nelle sale non riuscii a resistere e al cinema me lo guardai due volte consecutivamente, gesto che non ho più replicato con altri film; assieme al sottoscritto, il pubblico di tutto il mondo aveva assistito a un nuovo caposaldo della storia del cinema, curato non solo dal punto di vista tecnico ma anche dotato di una storia e personaggi memorabili, realizzati con la consapevolezza che quell'opera sarebbe sempre stata vista come l'equivalente di "Biancaneve e i sette nani" nella filmografia Disney. Dopo 4 anni la Pixar osò riprendere in mano il cast tanto amato dal pubblico, riuscendo a creare un sequel migliore dell'originale, risultato all'epoca ancora piuttosto raro. Oggi, a 15 anni di distanza, mi sono recato al cinema per vedere il terzo e ultimo capitolo della saga ambientata nel mondo dei giocattoli; io sono cresciuto, così come per l'ex-bambino Andy (ma per lui il tempo è trascorso a velocità dimezzata, maledetto!), ma l'entusiasmo e l'emozione provata allo spegnimento delle luci in sala grazie al cielo sono rimasti gli stessi.

    La scena più emozionante di "Toy Story 2" è senza ombra di dubbio il flashback di presentazione della cow-girl Jessie, sempre vissuta assieme alla sua compagna di giochi Emily, fino a quando la bambina crescendo si dedica ad altri interessi e dona Jessie in beneficenza.
    "Toy Story 3" può essere considerato come un approfondimento di quella sequenza, dato che la stessa sorte tocca ora anche a Woody, Buzz e agli altri giocattoli di Andy, intenti ad affrontare la partenza del ragazzo per il college: con in cuore la convinzione di essere abbandonati dal proprio padroncino una parte dei giocattoli conosciuti nei capitoli passati (il passare degli anni infatti ha mietuto vittime, con alcuni volti noti che si sono rotti o sono finiti al mercatino delle pulci) si ritrova all'interno di un asilo, dove bambini troppo piccoli per giocare con loro li sballottano senza alcuna cura.
    La parte centrale del film è un "more of the same" di quanto visto finora: in "Toy Story" i protagonisti avevano incontrato i giocattoli-freak per poi fuggire dalla casa di Sid, in "Toy Story 2" c'era stato l'appartamento del collezionista Al dove abitava il gruppo di giocattoli del Far West e luogo dal quale evadere in cerca di salvezza. Gli stessi ingredienti sono oggetto della parte centrale anche del terzo capitolo della saga, con nuovi personaggi che arricchiscono il cast e una movimentata fuga come principale attrazione della pellicola. L'asilo è popolato da tanti giocattoli, forse troppi: oltre una ventina di loro hanno un ruolo rilevante all'interno della storia ma non tutti ne escono dotati di una caratterizzazione memorabile, facendo riflettere se sarebbe stato più efficace concentrarsi maggiormente su un gruppo limitato. Comunque tra un effeminato Ken, l'orso patriarca Lotso, un clown malinconico e una minacciosa scimmia coi piatti, le vecchie conoscenze del pubblico si muovono in un contesto movimentato e ricco di personalità sopra le righe. Dopo aver conosciuto tutti i nuovi giocattoli e aver scoperto di chi potersi fidare e di chi no, Woody, Buzz e compagni organizzano "la grande fuga" inserita anche nel titolo italiano, la missione più elaborata tra quelle realizzate nella saga; questa evasione si caratterizza anche per toni cupi diametralmente opposti alla luminosità con cui viene inizialmente presentato il nido d'infanzia e capace di raggiungere momenti di puro terrore e lirismo epico, in grado di far sussultare anche lo spettatore meno sensibile.

    Il prologo e l'epilogo prendono le distanze da questa parte più leggera, per affrontare definitivamente il dilemma sul destino di un giocattolo una volta che il suo bambino diventa adulto: la tematica introdotta nel film precedente con la canzone ""When She Loved Me" viene qui approfondita e sviscerata con più tempo a disposizione, concentrando in essa la potenza emotiva del film. Quale può essere il destino migliore di un giocattolo: essere gettato via, essere accantonato nella cantina del vecchio padrone o essere donato in beneficenza?
    "Toy Story 3" risponde a questo quesito portando a compimento il percorso iniziato 15 anni fa, mescolando sapientemente le tematiche e gli elementi introdotti nei due film precedenti; per il piacere del fan non mancano le citazioni e i rimandi più o meno evidenti, come la messa in scena in versione evoluta e più spettacolare dell'incipit del primo film, oppure la comparsa di Sid che potrà essere notata solo dall'occhio più scaltro.
    Si chiude così in modo più che soddisfacente la trilogia iniziata con il primo film in animazione 3D della storia del cinema, che ha saputo rendere dei giocattoli personaggi più credibili degli umani e sviluppare la trama portandola ogni volta ad un livello superiore; l'unico rammarico di questo ultimo capitolo è l'assenza di un nuovo tema affrontato dal punto di vista di un cowboy di pezza o di un ranger spaziale alimentato a pile alcaline, ma "solo" l'approfondimento di quelli già introdotti. Ci si può però definire soddisfatti dall'ottima conclusione di una trilogia animata che non ha mai mostrato alcun segno di debolezza, ha dimostrato che si possono fare sequel cinematografici all'altezza dell'originale, ma soprattutto ha fatto sognare gli adulti facendoli tornare bambini.
    E ora, se avete ancora un vostro vecchio giocattolo accantonato in un cassetto o in fondo a un baule impolverato, è il momento di andare a ripescarlo.
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  • Deboroh ha scritto:
    Grrodon ha scritto:Era chiaro che non ci si aspetta chissà quale trovatona, ma la naturale conclusione di una malinconica parabola. Questo doveva essere e questo è stato, abbiamo avuto un film che parla di crescita, vecchiaia, pensionamento, morte. E poi inferno. E poi rinascita.
    Ma infatti l'inizio e la fine sono perfetti, ciò che volevo da questo film. La parte centrale all'asilo è "solo" buona, non ci sono elementi innovativi o riflessioni particolari (come invece era successo nel 2 nel covo del nerd)
    Assumendo queste affermazioni come giudizio generale del film, devo discordare molto. Secondo me non è vero che Toy Story 3 eccelle solo in quanto perfetta conclusione della saga, né è vero che la parte centrale sia "solo" buona o un more of the same (a meno che per "more of the same" non si intenda "ancora un'ottima storia Pixar").
    La parte dedicata a concludere la parabola dei giocattoli era la più prevedibile (non in senso negativo, ma nel senso che ci doveva stare, lo sapevamo, e sarebbe stato brutto e sbagliato se non ci fosse stata). Essendo quindi una cosa tanto scontata, sarebbe riduttivo usare tale argomento per sostenere l'elevata qualità del film. Il suo ruolo conclusivo trae merito soprattutto dai capitoli precedenti, quindi davvero si farebbe un cattivo servizio a considerare Toy Story 3 solo in tal senso, poiché è quello che si fa per dei sequel che sono "solo sequel". E nonostante io temessi proprio questo, con tutta la fiducia possibile per la Pixar, ho felicemente constatato che non è stato così, non è solo un sequel, non è solo una conclusione. Fermo restando che anche l'aspetto "mitologico" (ovvero il suo ruolo di prosecuzione e conclusione della saga) viene trattato nel migliore dei modi possibili, affrontando in maniera sorprendentemete impegnativa il tema della fine della vita, come faceva notare Grrodon nella recensione: i giocattoli sono stati sia messi in soffitta, sia buttati nell'immondizia, sia venduti nei mercatini, sia "smarriti" (i soldatini), sia donati a bambini che li avrebbero fatti a pezzi, sia (quasi) inceneriti.

    Ma c'è dell'altro, l'avventura nel mezzo. L'aspetto del film che più mi metteva in ansia, visto come mi aveva deluso la Pixar sul fronte dell'avventura negli ultimi due film, visto cosa di solito propongono i sequel (un more of the same, una diversa storia autoconclusiva con gli stessi personaggi e lo stesso setting), e visto come vengono trattati ultimamente in Pixar i villains (diosanto... AUTO e Muntz... ancora non mi rassegno...). Niente di tutto questo (a parte nel finale, con il doppiogioco di Lotso, che è parecchio sempliciotto... capisco che si sia preferito punire Lotso invece che farlo redimere, ma si poteva gestire diversamente). Grazie alla ricchezza di personaggi, vecchi e nuovi, l'avventura è stata grandiosa. Quella della fuga è una missione intricata, dalle molte variabili, e dai molti protagonisti, buoni e cattivi. Le citazioni ai prison movie e alle relative "grandi fughe" (compresa La grande fuga per antonomasia) si sprecano. Può sembrare una strizzata d'occhio al pubblico adulto, ma è in realtà un'idea presa molto più sul serio, rappresentata in maniera persistente e con ripercussioni sul resto della storia. Un'idea portante, quindi, che era rischioso dare in pasto ai bambini, che era rischioso riproporre con protagonisti dei pupazzi, e che era rischioso persino farcire di momenti comici col rischio di parodizzare gratuitamente un genere cult.
    Una delle migliori "avventure Pixar" che si potesse desiderare, al fianco dell'uccellone meccanico di A Bug's Life, del "riportare quell'affare dove stava" di Monsters & Co., dell'attraversamento transoceanico di Alla ricerca di Nemo, dei problemi coniugali e le manie nerd e il salvataggio della città de Gli Incredibili (questo di avventure ce ne aveva molte :P), del rifacimento dell'asfalto di Cars (un'avventura calma), della zuppa e poi della ratatouille di Ratatouille, del collezionismo vintage di WALL-E... e di quei cinque minuti di vita di Ellie che abbiamo visto in Up -_-

    Poi il film contiene una serie di idee geniali, dall'inizio alla fine:
    - la fantasia sci-fi/western che è spettacolare da vedere ma soprattutto suggestivo da riflettere... una visione concretizzata di quello che si può immaginare un bambino quando gioca coi giocattoli più disparati. Suggestione ripresa in seguito con la piccola Bonnie, ma anche nel videogame ufficiale del film, il cui punto forte è proprio la modalità Toy Box.
    - i giocattoli attori di Bonnie, su tutti Mr. Pricklepants (non mi ricordo come è chiamato in italiano): impagabile quando legge il nome di Andy al contrario e suggerisce: "credo che si pronunci ydné" :rotfl:
    - il flashback di Lotso, Bimbo e Chuckle, un trio perfetto. Toni seppia e voice over di un pagliaccio triste per una storia di crudeltà e cinismo... pare che Nanni Moretti al suo cinema Sacher a Trastevere stia proiettando solo quel flashback, in occasione di una rassegna di corti del cinema bielorusso degli anni '60. Nota di merito a Giorgio Faletti, ma più che a lui a chi lo ha scelto. Non è un doppiatore professionista ma quello di Chuckle è il suo ruolo perfetto. Riascoltare "Signor tenente" per credere (e non far caso alle stecche :P).
    - Mr. Tortilla Head e Mr. Zucchini Head
    - El Buzz Español
    - Bookworm che lascia andare "Ken" coi tacchi a spillo, e in generale Ken che si incazza quando viene preso per giocattolo da bambine e accessorio di Barbie.
    - la fornace e il salvataggio con l'Artiglio
    - le vere "nuvole di Toy Story" nell'ultima inquadratura

    In quanto al doppiaggio, ho già detto della sorpresa di Faletti. Non mi ha dato troppo fastidio Fabio De Luigi. Si notava un po' troppo Gerry Scotti, un po' perché la sua voce è troppo riconoscibile, e un po' perché il ruolo non gli si confaceva, doveva sembrare più duro. Ovviamente perfetto Riccardo Garrone come Lotso, e Massimo Dapporto come Buzz. Niente male Frizzi.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Di recensioni e osservazioni ce ne sono già state tante, e non vado a ribadire quello che è stato già detto... Non avrei che parole d'elogio.

    Mi sono sentito come la prima volta che vidi Toy Story. Probabilmente grazie alla perfetta continuità che è stata creata tra quest'ultimo capitolo e le "puntate" precedenti, e alla capacità del film di assorbirmi totalmente nello spettacolo, posso tranquillamente attribuire i miei ricordi della visione di Toy Story 3 al 2010 o al 1996, senza sentire alcunché di contraddittorio.

    Avete notato che Buzz rinsavisce grazie ad un televisore? Proprio come nel primo film, anche se con una "modalità" diversa (e conoscendo quelli della Pixar, scommetto che si tratta proprio di "quel" televisore, di quello che aveva trasmesso lo spot di Buzz Lightyear, ora "rottamato").
  • lol, bisognerebbe andare a controllare marca e modello :P No, secondo me sono televisori anonimi, però non ci avevo fatto caso... molto probabile che sia una coincidenza voluta. Comunque su internet girano un sacco di elenchi di easter eggs che ancora non mi sono dato la pena di spulciare, ma si dovrebbe...
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Un treno in folle corsa nelle praterie del west. Uno sceriffo pronto a fermare un terribile bandito guercio, con tanto di mogliettina e cane con scudo spaziale. Uno space ranger che dà man forte allo sceriffo. Una scena ad alto impatto avventuroso, visivamente entusiasmante e emotivamente forte, dal momento che ci si ricorda subito che a parte qualche differenza è quella che apriva Toy Story.
    Partenza migliore non poteva esserci, e svolgimento penso nemmeno. Toy Story 3 – La Grande Fuga è l’ennesimo capolavoro Pixar, che va ad unirsi allo splendore dei primi due capitoli della saga dei giocattoli. E se il primo analizzava le inquietudini dell’essere umano sul suo ruolo nel grande disegno della vita, e il secondo quello della tentazione dell’immortalità… qui si miscelano le due cose creando un insieme che è molto più della somma delle parti. L’umana paura della morte viene qui sintetizzata da un gruppo di giocattoli che temono di essere alla fine della loro carriera, sono pronti al pensionamento, ma non sanno bene che cosa li attende ora. Vederli così amareggiati e tristi, quell’aria da “è stato bello ma adesso è finita” era tristissima. Ma ecco che la storia si porta su binari ben più complicati, perché le circostanze portano i nostri a pensare che c’è un’alternativa all’essere buttati o al finire in soffitta, un nuovo anelito all’immortalità. Non quella asettica da museo a cui stava per cedere Woody, ma quella ancora “giocalmente” attiva in un asilo, per tanti bambini. Ma l’asilo non è il luogo così paradisiaco che si aspettano…
    Quante ne devono passare i nostri giocattoli preferiti? Tra la barbarie costituita dai bambini dell’asilo e il [spoiler]regime mafioso instaurato[/spoiler] dall’orsetto profumato Lotso, tra la fuga semi-riuscita di Woody e il piano di fuga geniale e da vero e proprio film thriller che viene imbastito, la Pixar riesce a regalarci una parte centrale di sicuro divertimento e di grande azione. I siparietti di Ken sono divertentissimi, il top del film per un personaggio-sfottò perfetto (la sfilata è meravigliosa, così come la scrittura femminile di titoli di coda), ma anche le “trasformazioni” di Mr. Potato, o le battute sferzanti di Hamm che anche dopo 15 anni mi ammazzano dal ridere; dall’altra parte il complesso piano di Woody, la figura di Bambino e del pagliaccio triste, la scimmia rendono il tutto molto più serio e inquietante.
    E quando la fuga è riuscita… il momento più alto forse di tutta la trilogia: [spoiler]la fornace[/spoiler]. Veramente, un momento così intenso, forte, serio, profondo non l’avrei immaginato, e anch’io stavo per cascarci. Tutto il tema dell’immortalità muta a fronte della maturazione dei protagonisti, probabilmente la loro maturazione più grande e definitiva della saga intera: l’immortalità serve a poco, è anzi priva di senso in sé, l’importante è essere insieme agli amici di sempre, alle persone per te importanti. Le mani unite e gli sguardi di consapevolezza sono la miglior risposta al problema del fine-vita.
    Non che la scena finale, poi, sia meno potente: (SPOILER OVVIAMENTE) Woody accetta un’altra cosa, proprio in funzione della forza che lo unisce a Buzz e agli altri. Andy non ha più bisogno di lui, Woody sostituisce l’idea del “un bambino per sempre” capendo che potrà far felice (ed essere felice, felice come da tanti anni non era più) un altro bambino, nello specifico una bambina dall’aspetto carinissimo e dolcissimo. La maturazione da Toy Story 2 è dal pensare “se Andy non giocherà più con me, allora per raggiungere l’immortalità devo cristallizzarmi in questa forma” a “la mia avventura con Andy è finita, ne serberò per sempre un ricordo bellissimo, ma ora posso arrivare a una rinascita, una nuova nascita, con un altro bambino, e sempre coi miei compagni”. Bellissimo poi vedere Andy giocare per l'ultima volta con tutti loro nel passaggio di consegne. (FINE SPOILER)

    Un finale triste-non triste, , che ti segna e che conclude come meglio non poteva una trilogia veramente bellissima e completa, che sa parlare al cuore e alla testa delle persone di tutte le età con temi importanti, profondi e cruciali dell’esistenza umana usando come mezzo dei giocattoli. Questo è genio.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Visto e non posso che ripetere quanto già detto: praticamente un capolavoro. Magari non al 100%, diciamo 90%, ma è un grande, grandissimo film.
    Bellissima la parte iniziale nella mente di Andy, estrapolabile benissimo come corto a sé, alla sola vista di Mr. Potato mi mettevo a ridere.
    Bastardissimo Lotso, ho davvero gridato "ma guarda che $%*@!" quando li ha lasciati cadere nell'inceneritore.
    Eh, l'inceneritore. Che grande, emozionate, magnifica scena... non trovo parole per descriverla, provavo terrore per loro.
    Bella anche la fine, sebbene non mi abbia fatto emozionare così tanto come leggevo in giro. Ma di una tristezza unica, più a ripensarla che a vederla sul momento.
    Trovate comiche a più non posso e i nuovi personaggi, sebbene siano molti, tutti ben tratteggiati.
    Queste sono le impressioni a caldo, domani sera andrò a rivederlo un'altra volta!
    Timido postatore e finto nerd.

    Pure su YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCBsX4Y ... LjrjN8JvEQ.
  • LBreda ha scritto:A proposito di Shrek. Al cinema andai con Tommaso, mio amico (letteralmente) da una vita. Ci troviamo alla cassa:

    Io: "Due biglietti per Toy Story"
    Cassiere: "Ma per voi due?"
    Tommaso: "Ovvio"
    Cassiere: "Ma non siete un po' cresciuti per i pupazzetti?"
    Io: "No, se lo veda, poi mi dice"

    In questo momento ero già abbastanza incazzato, ma evidentemente non gli bastava.

    Cassiere: "Posso capire per una cosa tipo Shrek, ma per Toy Story..."
    Io: "Shrek fa molto più schifo di Toy Story, è molto meno maturo"
    Tommaso: "Guardi che potrebbe andare avanti per ore, e lei perderebbe"
    Cassiere: "Vabbè, ecco i biglietti"

    Se non fosse stato l'unico cinema in 2D nei dintorni, me ne sarei andato.

    Va notato che in sala l'età media era più alta della mia.
    Oh, beh, come al solito...
    DIsney = bimbetti e Dreamworks (e simili) = figo. -_-

    Comunque... davvero ottimo!
    Imho la saga è andata via via migliorando con i capitoli successivi, con una chiusura davvero degna di questo nome e del nome che porta.
    Che mi sia sognato tutto? No! Era troppo reale! Però, cose come i geni del compleanno e le anfore magiche non esistono! O si? Ma no! Era solo un sogno! Tuttavia... Era un sogno! Ma ho comunque imparato la lezione! GUARDA, MONDO... SONO QUI! - (Paperino e il genio del compleanno)
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