[PIXAR #16] Il Viaggio di Arlo

Lo studio fondato da John Lasseter che ha inventato la CGI, traendo arte dai poligoni e rivoluzionando lo scenario moderno. E da quando è entrata a far parte della famiglia Disney i benefici influssi si sono diffusi ovunque, portando la Disney verso una rinascita!
  • The Good Dinosaur è un film semplice e (anche troppo) lineare, che alterna momenti lenti ad altri molto evocativi, immancabili tocchi pixariani (i dinosauri agricoltori, ecc...) e echi de Il Re Leone. Ma soprattutto è il primo film Pixar ad avere come protagonista un bambino, e secondo me è questo elemento ad aver fatto etichettare a molti il film come infantile. La Pixar ci ha abituati a società complesse che sono lo specchio della nostra, e i protagonisti delle loro precedenti pellicole sono molto spesso degli adulti che svolgono un lavoro e in cui lo spettatore più smaliziato si riconosce di più. In questo film invece il punto di vista è quello di un bimbo, e questo dona un sapore molto candido al racconto. Al piccolo Arlo comunque ho voluto bene fin da subito e non ho fatto fatica a empatizzare con lui.

    Per quanto riguarda il lato tecnico, devo dire che questa volta ho trovato troppo eccessiva la contrapposizione fra sfondi iperfotorealistici e personaggi cartooneschi (Arlo sembra uno di quei pupazzetti di gomma con cui i bambini giocano mentre fanno il bagno), che ormai sembra essere diventato un marchio di fabbrica Pixar. Discreta la colonna sonora.

    A conti fatti però non mi ritengo delusa. Nonostante le proporzioni mastodontiche dei personaggi è chiaro che si tratta di un film minore, meno ambizioso e più intimista, un po' come Dumbo insomma. C'è da dire però che non è un film per tutti, e lo dimostra anche la quasi totale assenza del tipico umorismo arguto pixariano. In The Good Dinosaur si ride molto poco, e le poche gag che ci sono puntano tutte sulla tenerezza dei protagonisti, e anche questo lo rende un Pixar diverso dal solito.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Concordo che sia il Dumbo Pixariano. Ma tanto anche.

    Il che di base non sarebbe nemmeno un problema, se non fosse che ovviamente ora come ora se produci un Dumbo fai una brutta figura.
  • Visto anch'io, son tornato or ora, avrei bisogno di rivederlo, perché ci son stati dei momenti nella prima mezz'ora in cui non riuscivo a concentrarmi... colpevoli genitori molesti che spiegavano il film ai bambini facendo la telecronaca... uno strazio... Devo dire comunque che mi è ben più che piaciuto, è vero che ha una formula molto stardard, ma non mi sento proprio di considerarlo un filmetto... ci son stati alcuni momenti in cui ero davvero coinvolto da ciò che accadeva, c'è stata una particolare scena dove mi son sentito addirittura male... era da Ralph che non mi sentivo così durante un film d'animazione! Il design dei personaggi, sorprendentemente non mi ha per niente pesato come nel trailer o nelle immagini promozionali... il bambino era adorabile, persino Arlo che trovavo bruttissimo, in realtà, calato nel contesto del film aveva un suo perché, è proprio vero che un film non puoi giudicarlo che dal particolare, a livello tecnico, poi, mi ha lasciato a bocca aperta, sotto questo lato è qualcosa di meraviglioso, magnifico!

    Insomma, non siamo forse ai livelli dei film migliori dello studio ma è sicuramente uno di quelli che desidero vedere e rivedere, davvero una bella prova, non è Inside Out, ma se si mantengono simili standard qualitativi anche per i film "minori" io ci faccio volentieri la firma!
  • SPOILER DIFFUSI
    SPOILER DIFFUSI
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    SPOILER DIFFUSI




    Credo che occorra fare una riflessione sulla presunta linearità/semplicità della storia che questo film racconta, o su quanto ciò possa essere considerato un discrimine rispetto a altri classici del cinema per ragazzi (che, per definizione, con una certa linearità devono farci i conti per forza). Ammetto che questo è stato anche il mio primo giudizio spiccio sul film: storia semplice, immagini ottime. La mia vera reazione al film però era di un coinvolgimento eccessivo per una storia che fosse davvero così semplice. Qualcosa di quel mio giudizio (che è poi il giudizio quasi unanime della critica, pur inteso con valore positivo) a me non quadrava.

    Venivo dalla precedente visione di tre lunghi filmati in anteprima: quando Arlo cade nel fiume e tutto il successivo assestamento con Spot e la natura selvaggia; l'incontro con il "triceratopo" mimetico e il successivo addomesticamento di Spot che si conclude con la scena toccante della descrizione delle famiglie perdute; tutto il segmento con i tirannosauri. Questi tre frammenti di film avevano confermato il mio pregiudizio che Il viaggio di Arlo ricadesse precisamente nella dannata struttura che ha rovinato tutti i film Pixar da WALL•E in poi (Toy Story 3 escluso, Inside Out incluso): il vero sfruttamento dell'idea geniale di base del film avviene nei primi 10-30 minuti, mentre il resto del film si conforma al più ergonomico intrattenimento per bambini (poco sforzo, grossi ricavi). Anche nel caso delle clip che vidi, le prime due erano quelle che introducevano e sfruttavano meglio l'idea del contrasto animale intelligente e del bambino-bestia, e erano quelle che con maggiore sapienza amalgamavano dramma, violenza fisica e psicologica, e umorismo; la terza clip era quella che buttava tutto in caciara, con i ridicoli e innocui tirannosauri vaccari, Arlo che li aiuta così diventa grande, e Spot che in realtà non ha più alcun ruolo. Erano trenta minuti in tutto, e li consideravo un campione più che indicativo della struttura di tutto il film. Mi sbagliavo.

    Nel film intero ci sono ovviamente molte più scene, almeno altri sessanta minuti, ma non sono ben rappresentate da quella selezione fatta per anteprima. Quell'anteprima non faceva capire che la struttura non era in tre atti, bensì a episodi. Quello del triceratopo era un episodio. Quello dei tirannosauri era un altro episodio. L'allontanamento di Arlo e Spot dalle loro famiglie era la cornice. Questo ovviamente dà al film tutto un altro respiro rispetto a quanto avevo immaginato. Gli episodi in quanto tali devono essere semplici, perché la storia che interessa non è quella dell'episodio isolato ma quella della cornice. Qualche episodio è palesemente per bambini e strappalacrime (ad esempio l'inizio e la fine: per Arlo la famigliola felice e tutta la manfrina dell'impronta; per Spot la scoperta di una famigliola felice pronta a adottarlo). Altri sono episodi prettamente umoristici (il triceratopo, le talpe, Spot che procaccia animali per Arlo, le prugne psichedeliche). Altri sono drammatici, addirittura violenti e umilianti (Spot razziatore e il padre di Arlo che diventa spietato per far svegliare il figlio; il trauma di Arlo in balia della corrente e dalle cascate; gli avvoltoi per cui "La tempesta è una festa!").
    Gli episodi allora possono essere più o meno validi presi singolarmente (il bilancio complessivo vede vincere i validi, secondo me), e la loro sequenzialità dà l'illusione di uno svolgimento lineare quindi facile da seguire. Questo non implica una piattezza di intenti, di costruzione, di significato.

    Alla gradualità con cui le sequenze offrono a Arlo, una alla volta, sfide alle sue paure, non corrisponde la gradualità di maturazione di Arlo. Voglio dire che Arlo non è solo un fifone. Arlo ha una paura cronica che non può vincere semplicemente come il proverbiale uccellino spinto giù dal nido. Non è la paura tipica della transizione dall'infanzia/adolescenza all'età adulta, alla capacità di affrontare le difficoltà del mondo reale. Le sfide per Arlo aumentano ma la sua paura non sembra venir meno, nonostante la buona volontà. È significativo che il momento in cui Arlo vince le sue paure avvenga in una scena onirica, che non sta accadendo davvero: il padre creduto morto riappare e può finalmente riaccompagnare Arlo a casa, ma in tutto questo Spot è stato rapito e andrà incontro a morte certa; il padre non degna la cosa di considerazione finché Arlo non gli si ribella, e allora scopre che quello è un sogno, accetta finalmente la morte del padre e si incarica del bene altrui (salvare Spot) prima che del suo (tornare dalla mamma). Una scelta scontata, in un film per famiglie, ovvio. Ma chi in quel momento non si è chiesto cosa fare al posto di Arlo? Se un personaggio "bambino" come Arlo riesce a scatenare questa riflessione in un pubblico adulto, è davvero di una storia semplice che stiamo parlando? Più che in tanti altri film sui bambini/ragazzi, Arlo recepisce la lezione del racconto di formazione senza adagiarsi sugli stereotipi di questo, proponendo un personaggio con i suoi tempi e le sue particolari, su cui persino per un bambino è difficile immedesimarsi. Credo che i bambini si immedesimino più in Spot, non già per affinità di specie (...) ma per quel buon senso che i bravi bambini hanno quando aiutano un amichetto/a. Il bambino spettatore dice a Arlo di non avere così tanta paura, che tutto andrà bene. Guarda Spot, che stacca la testa a morsi agli scarafaggi giganti! Se ce l'ha fatta lui, che paura deve avere un dinosauro grosso come te?

    Insomma, Arlo non è il tipico protagonista delle fiabe. Arlo è una sorprendente creazione originale Pixar (non sapremo mai con precisione se è da imputare a Bob Peterson, a Peter Sohn, o al variegato team che burrascosamente ha rattoppato la storia nel corso di anni prima che entrasse in produzione). Ho trovato la sua crescita, e i suoi problemi, più raffinati di quelli di Riley in Inside Out, tanto osannato per la sua natura psicanalitica che è invece "solo" un'allegoria per quanto riguarda il colorato quintetto nella sua mente, mentre la parte interessante della maturità di Riley inizia solo a film ormai finito, decretando per Riley un ruolo non solo da non protagonista ma persino meno influente di quello di Andy e/o Bonnie nella saga di Toy Story. Il trauma psicologico di Arlo è invece più lampante e, ovviamente, invadente nell'economia della storia, e questo fa di Il viaggio di Arlo una epica psicanalitica come quelle dei migliori film Pixar (la commedia umana dei corali Toy Story, A Bug's Life e Cars, la paternità in Alla ricerca di Nemo, la dissacrazione definitiva delle fobie dei bambini in Monsters & Co.). Questo è quello in cui la Pixar si è distinta nella sua carriera, secondo me. È in questo tipo di sforzo nel distinguersi dalla narrativa tipica del cinema per famiglie, riconoscendo a alcune dinamiche da bambini (che intrattengono i bambini) la dignità di seme generatore dell'età adulta (che è ciò che tiene incollati al sedile gli adulti, più dell'umorismo).
    In ultima istanza io definirei Il viaggio di Arlo, come pure Monsters & Co., un film sulla paura. Non potrei mai dirlo di un film semplice, o per bambini. E direi che è stato questo, che è un percorso psicologico che ovviamente sento come molto personale, a coinvolgermi più dei magnifici sfondi iperrealistici, degli spettacolari effetti speciali (hanno animato più acqua qui che in Alla ricerca di Nemo) e le animazioni eccellenti dei personaggi pure quasi stilizzati (in quello stile azzeccato che la Pixar ha raffinato con gli anni e che è forse il meglio che si può chiedere all'animazione in computer graphics).
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • C'è del vero in quello che dici, benché i miei ricettori siano come sempre molto diversi dai tuoi.

    Discordo sul fatto che queste stilizzazioni siano il meglio che la CGI possa offrire, dato che sto più dalla parte WDAS, che ha letteralmente "ridisegnato" il computer grafica, dandole un'estetica nuova e vincente che la Pixar non è stata in grado di replicare.

    Discordo un pochetto pure sul fatto che "la maledizione della seconda parte" tu la ritrovi nei film da Wall-E in poi e che è una seconda parte per bambini. In realtà la seconda parte è semplicemente un difetto congenito ai film Pixar ed è una parte action mainstream, più facile da fare una volta esaurita la carica dirompente della premessa iniziale. E non la amo neppure io, ma la ritrovo anche nei Pixar precedenti a Wall-E. Tipo Toy Story, tipo Incredibili. E la trovo sempre mosciona, e capace di guastarmi i rewatch (dormo quando si arriva a casa di Sid o nell'isola di Syndrome).

    Discordicchio su Inside Out. E' vero che Riley è robetta, ma non è lei il fulcro, ma la gigantesca allegoria che sta dentro la sua testa. Allegoria che contamina ogni tappa del viaggio, che quindi rifugge dalla maledizione della seconda parte perché si mantiene inventivo fino all'ultimo.

    Per il resto Arlo è un film molto emotivo, parla di cose semplicissime ma lo fa in modo da avvicinare lo spettatore a quello che prova Arlo e questo è un merito, e non è da tutti.
  • Mah, ho trovato molto interessante l'analisi che fa Franz, e mi trovo abbastanza d'accordo con lui. Arlo con difficoltà si libera dalla paura, affrontando un cammino irto di pericoli, ma resto dell'idea che il film non sia capace di comunicare questo concetto. O meglio, non sia capace di creare empatia tra lo spettatore e Arlo.

    Mi dispiace, ma io non sono riuscito ad appassionarmi al film, e non vedevo l'ora che finisse. Era tutto piuttosto prevedibile, e l'idea di tenere in vita i dinosauri per 65 milioni di anni li porta solo a diventare dei noiosi contadini. Non mi aspettavo una società tipo Monsters, ma l'idea l'ho trovata un po' sprecata. Nessuno ha recuperato il mitico Dinosauri disneyano: ecco, forse quello era alla fine meglio.

    Qui il mio articoluzzo su Tempi: http://www.tempi.it/blog/cinema-il-viag ... ltL4XYvfb1
  • Pixar minore UN CORNO... il film rappresenta quello che la Pixar sa fare meglio: EMOZIONARE in modo genuino, di pancia, senza dialoghi ma con un timing, una regia e un recitazione da brivido.

    Ho adorato ogni singolo minuto di TGD senza annoiarmi un istante, perché la Pixar ci sa fare, sa giocare bene con le Emozioni e non semplicemente quando offre loro una parte da protagonista in uno dei suoi film. E soprattutto sa stupire, anche quando il concept non è (all'apparenza) così appealing e wowoso come Inside Out.

    E come sorprende? Beh prima di tutto nella struttura. NON è la classica formula ALLELUIA! Ok abbiamo la coppia anomala che deve intraprendere una avventura on the road che rappresenta l'ossatura di un viaggio di formazione. Ma stavolta manca tutta la costruzione certosina e minuziosa dell'universo in questione che nasce rispondendo alla domanda: cosa sarebbe avvenuto se quel famoso meteorite non avesse beccato la terra? La prima versione del film impiegava molto tempo nel descrivere tutta la nuova società dinosaura (un po' alla flintstone diciamo)... ma quell'idea è stata ABBANDONATA (anche perché tutto sommato già vista)... badate bene, ho detto "è stata abbandonata" non " si è persa". Perché è palese la volontà di raccontare un'altra storia, più "piccola", intima, ovvero quella di un ragazzo e del suo cane. Solo che stavolta le parti sono invertite. E di qui il grande genio pixariano. Visto che poteva sembrare poco, perché non raccontarlo tutto in chiave western? Ed ecco che il concept iniziale è stato quasi totalmente abbandonato dimostrando come la Pixar sappia ancora rischiare innovando, allontanandosi da terreni ormai ben noti ... verso l'infinito e oltre.

    Si, perché qui lo spazio si apre a dismisura. E con esso l'obiettivo della camera che indugia moltissimo sui campi lunghi (come tutti i western che si rispettino) togliendo il respiro allo spettatore, complici anche le meraviglie compiute nel rendering. Ma la cosa straordinaria non è quanto la Pixar sia stata brava nel ricreare fotorealisticamente praterie e tempeste. Ma come sia riuscita a integrare il tutto con il design così cartoonoso e stilizzato dei dinosauri. La fotografia ha fatto miracoli, perché è tutta questione di luce e illuminazione.

    Per tornare alla questione film per bambini... ma chi se ne frega? E poi a parte che se volete un film per bambini vedetevi l'Era glaciale 26 o i Minions. Intanto qui si ride pochissimo e questo già lo distanzia infinitamente dai classici film per bambini, dove si sa le gag vanno inserite sennò il bimbo s'addormenta.
    E si, sebbene la trama sia lineare e già vista (nel senso di ciò che succede, il plot inteso come sequela di avvenimenti) il COME tutto sia gestito è magistrale a cominciare dalla regia, che rende anche i momenti più "banali" unici e assolutamente toccanti (il dialogo tra il padre e Arlo, Arlo e Spot che "parlano" delle loro famiglie aiutandosi coi rametti, il saluto finale).
    Anche se la maggior parte del film è focalizzata su Arlo e Spot tutti gli altri personaggi fanno la loro bella figura incarnando archetipi del cinema western (i t-rex cowboy che CAVALCANO sono la ciliegina sulla torta).
    Finta banalità anche nelle tematiche; qui non stiamo parlando semplicemente di "vinci le tue paure". Non è la paura di Elsa di venire scoperta, di non essere accettata e di non accettarsi... E' una paura più primitiva. E' la classica fifa che puoi avere nello svolgere le mansioni più banali (come dar da mangiare a delle galline poco gentili) a quella nera che ti atterrisce quando stai per essere mangiato o ti ritrovi davanti una Natura Matrigna devastante e distruttrice (eh si è lei la villain del film).

    Ultima nota sul confronto con Inside Out dato che (malauguratamente) non si parla d'altro. Paragonare i film è quasi impossibile perché sono per natura diversi.
    Personalmente, pur riconoscendo il genio e la brillantezza di IO, ho amato molto più la semplicità e la genuinità di Arlo per il quale ho pianto copiosamente (IO mi lasciò più freddo). E' come se IO mi avesse parlato alla mente, ripetendo di continuo "Guarda come siamo stati bravi a trasporre in immagini un universo etereo, che a stento puoi immaginare.". TGD invece mi ha parlato diretto al cuore.

    Insomma è come se Inside Out fosse il primo della classe, quello sempre perfetto, sempre con la mano alzata per dimostrare che sa, brillante, arguto, un po' scolastico ma destinato ad avere sempre i voti più alti... Laddove Arlo è l'outsider, quello che parla poco, solo se interrogato, ma che sa stupire quando meno te lo aspetti, che dice di più anche quando dice poco.

    Un interrogativo finale però mi resta... perché chiamarlo The Good Dinosaur? Questo titolo è funzionale alla prima versione ma non a questa dove appare quasi fuori luogo perché non è la bontà la caratteristica principale di Arlo. Direi quasi il Dinosauro Fifone... magari c'entra il reparto marketing. E poi il titolo quello si è piuttosto infantile.

    Per concludere, strapromosso a pieni voti.
    Ultima modifica di Scissorhands il lunedì 30 novembre 2015, 00:24, modificato 2 volte in totale.
  • Bellissima recensione Franz, mi trovi molto d'accordo!
  • Sì, mi hai convinto. E' il Dumbo pixariano, la cui semplicità è il suo punto di forza.

    Posso dire anche io di non essere stato emotivamente toccato da Inside Out, se non per il senso di sublime che mi ha dato tutta quella genialità insieme. Qui invece sì, è un film diretto, genuino.

    E poi, ecco cosa si può dire senza timore di smentita, è un film FATTO DANNATAMENTE BENE. Curato in ogni inquadratura, ritmo, tempo, luce, atmosfera. Già solo il fatto che la sua natura western sia evidente ma che rimanga implicita la dice lunga.

    Forse abbiamo trovato un nuovo regista pixariano da tenere d'occhio?
  • Valerio ha scritto:Sì, mi hai convinto. E' il Dumbo pixariano, la cui semplicità è il suo punto di forza.
    E il riferimento a Dumbo casca proprio a pennello. Intanto è IL classico preferito da Lasseter, ma Sohn lo ha spesso citato, insieme a Bambi, come fonte di ispirazione per le scene non dialogate (oltre ad essere uno dei favoriti della sua infanzia).
    Poi ovviamente mantiene una premessa comune, cioè l'amicizia tra due esseri di taglia e razza diversa e uno dei due è muto.
    E non credo proprio sia un caso che anche qui abbiamo una sequenza psichedelica realizzata probabilmente sotto acido XD.
    Diciamo quindi che la matrice, il cuore è lo stesso... quello che cambia è la scala. Perché TGD è mastodontico, toglie il fiato, ci proietta nelle sconfinate praterie americane e non nelle anguste tende e carrozze di un circo.


    Parlando invece di BoxOffice (39 mil 3 giorni, 55 nei 5 minimo storico per la Pixar).

    Non si tratta certamente di flop, ma considerando il pedigree Pixar è certamente un disappointment che coglie di sorpresa.
    In un anno in cui la dinomania è alle stelle, Katniss e compagni sono ai minimi storici, e la concorrenza è bassa di sicuro ci si aspettava di più. L'uscita estiva di Inside Out è stata un'arma a doppio taglio: di sicuro ha rinforzato il già forte brand, dall'altro ha fatto risultare il look e il concept di The Good Dinosaur più infantile. Le recensioni sono state in generale di gran lunga positive e l'hype c'era, almeno stando al tracking, quindi cosa è andato storto?
    Forse il titolo, scialbo e poco accattivante o il look estremamente stilizzato.
    O forse ancora la sazietà del pubblico che è ancora bello satollo a causa di una quella bella portata che si chiama Inside Out che ha fatto perdere a TGD l'aura di Pixar evento dell'anno.
    E torniamo sempre al solito discorso... mai saturare il mercato perché il pubblico ti pugnala alle spalle da un momento all'altro. E' vero che la regola di Hollywood è "più il pubblico vuole e più gli diamo" ma tocca starsi attenti. Già c'è caduta la Disney col doppio classico l'anno.

    Io torno a ripetere che se proprio vogliono aumentare la produzione devono restare con un Pixar originale e uno Disney l'anno + un sequel di una delle due.

    Speriamo che il film possa tenere bene nelle prossime settimane grazie al buon passaparola...
  • Valerio ha scritto:C'è del vero in quello che dici, benché i miei ricettori siano come sempre molto diversi dai tuoi.
    Ecco, se la Pixar ha peccato, stavolta, è stato nel mancare il suo obiettivo di universalità, per cui questa storia può coinvolgere magari solo un certo tipo di pubblico. Ma al di là del fatto che abbia coinvolto più Tizio che Caio, la mia riflessione serviva a smontare il mito che si era rapidamente diffuso sulla "semplicità" di questa storia. Mito abusato sia da chi il film lo accusa, dando alla semplicità un'accezione negativa, sia da chi lo difende, elogiando la semplicità.
    Valerio ha scritto:Discordo sul fatto che queste stilizzazioni siano il meglio che la CGI possa offrire, dato che sto più dalla parte WDAS, che ha letteralmente "ridisegnato" il computer grafica, dandole un'estetica nuova e vincente che la Pixar non è stata in grado di replicare.
    Io credo che come modelli siano a livelli simili, e implicitamente includevo anche i WDAS nel mio giudizio. Magari la differenza si nota maggiormente sui modelli di esseri umani. Ma, nonostante lo straniamento iniziale avuto con le prime immagini di Arlo cicciate fuori tipo l'anno scorso, alla fine dà più soddisfazione l'essenzialità di Arlo (o persino Sdentato!) che non Bolt, Maximus. È anche vero che a Arlo abbiamo il tempo di abituarci, mentre il resto della sua famiglia, per quel poco che li vediamo, rimangono semplicemente "bruttini".
    Valerio ha scritto:Discordo un pochetto pure sul fatto che "la maledizione della seconda parte" tu la ritrovi nei film da Wall-E in poi e che è una seconda parte per bambini. In realtà la seconda parte è semplicemente un difetto congenito ai film Pixar ed è una parte action mainstream, più facile da fare una volta esaurita la carica dirompente della premessa iniziale. E non la amo neppure io, ma la ritrovo anche nei Pixar precedenti a Wall-E. Tipo Toy Story, tipo Incredibili. E la trovo sempre mosciona, e capace di guastarmi i rewatch (dormo quando si arriva a casa di Sid o nell'isola di Syndrome).
    Intanto rettifico la mia selezione di Pixar maledetti, che alla fine dei conti sono pochi, poiché affligge solo i film originali: WALL-E, Up, Brave e Inside Out. Quanto a quelli precedenti a WALL-E, certo, anche loro hanno quella struttura. Solo che la seconda parte non è maledetta, non è costruita pigramente, anzi sale consapevolmente e brillantemente verso il climax finale. Ricordavo che a te non piaceva la seconda parte de Gli Incredibili. Io vi ravviso solo un cambio repentino di genere, ma è un cambio consapevole, in quanto parodia, e contribuisce all'arricchimento della storia familiare in maniera non solo competente ma anche ironica.
    Valerio ha scritto:Discordicchio su Inside Out. E' vero che Riley è robetta, ma non è lei il fulcro, ma la gigantesca allegoria che sta dentro la sua testa. Allegoria che contamina ogni tappa del viaggio, che quindi rifugge dalla maledizione della seconda parte perché si mantiene inventivo fino all'ultimo.
    Come promesso l'ho appena rivisto, ieri sera. Riley è bellissima e recitata bene da una voce non più bambina: questa scelta io la accolgo positivamente perché è la promessa che Riley non sarà solo un personaggio di contorno, un pretesto. Invece il resto dell'avventura la tratta proprio come mero pretesto. Apprezzo anche l'ambiguità che genera nella mia mente, soprattutto a una seconda visione, quando mi distacco un po' dalla storia e cerco di pensare se è la "maturazione" di Riley che sta alterando lo status quo del quintetto o se è il quintetto che la manovra come una marionetta. È chiaro che la prima ipotesi è quella corretta e la storia è una metafora dell'ingresso nell'adolescenza, ma la struttura del film tradisce invece che le emozioni le decidono i cinque, e Riley reagisce di conseguenza. Questa riflessione, per quanto stimolante, rende Riley solo un pretesto, e è un peccato. Ma la cosa grave è se consideriamo che la ragione per cui tanti critici hanno apprezzato il film è proprio Riley e le sue turbolenze psicologiche. Una cantonata, una chiave di lettura "applicabile" al film ma che nel film in realtà non c'è, e tutti avremmo voluto ci fosse.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Vii ha scritto:Mi dispiace, ma io non sono riuscito ad appassionarmi al film, e non vedevo l'ora che finisse. Era tutto piuttosto prevedibile, e l'idea di tenere in vita i dinosauri per 65 milioni di anni li porta solo a diventare dei noiosi contadini.
    Ci ha telefonato la Coldiretti e si è dichiarata profondamente offesa da questo tuo giudizio :P
    Scissorhands ha scritto:Forse il titolo, scialbo e poco accattivante o il look estremamente stilizzato.
    O forse ancora la sazietà del pubblico che è ancora bello satollo a causa di una quella bella portata che si chiama Inside Out che ha fatto perdere a TGD l'aura di Pixar evento dell'anno.
    Non credo che sia colpa del titolo, che per quanto poco legato alla storia, in inglese fa il suo bell'effetto. Credo sia colpa della saturazione del mercato, a cui la Pixar ha persino contribuito con il suo doppio film (nemmeno molto ravvicinato, però, dato che in patria Inside Out è uscito a giugno).
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Secondo me anche perché la Pixar viene da sempre messa sotto delle luci esagerate e troppo esigenti. Tutti i fans si aspettano da lei capolavori oltre ogni concezione umana, senza sapere bene nemmeno loro cosa vorrebbero vedere, e non sono obbiettivi.
  • http://docmanhattan.blogspot.it/2015/12 ... sione.html

    La recensione del Dr. Manhattan a mio parere coglie molti dei pregi del film!
    Sulla questione target, a me è davvero sembrato lo stesso dei film precedenti, come Nemo, Toy Story... non ho davvero avvertito infantilismo, per niente... il film è incentrato su un bambino, ma l'occhio di chi guarda è universale, secondo me...
  • Mister Mxyzptlk ha scritto:Secondo me anche perché la Pixar viene da sempre messa sotto delle luci esagerate e troppo esigenti. Tutti i fans si aspettano da lei capolavori oltre ogni concezione umana, senza sapere bene nemmeno loro cosa vorrebbero vedere, e non sono obbiettivi.
    Spettatori e critica non hanno l'onere di suggerire a un artista cosa creare. Ciònonostante hanno il diritto di criticare, con maggiore o minore competenza. La "pressione" del pubblico e della critica sulla Pixar è più che giustificata e, anzi, è un punto d'onore per loro. Nel mio caso: ogni volta che sono rimasto insoddisfatto da un film Pixar (cioè sempre negli ultimi sette anni, fino a Arlo) la mia critica non è mai stata che la Pixar "non sa più fare i film", ma ho notato scelte che 1) ovviamente non condividevo (e questi sono problemi miei), ma soprattutto 2) non erano coerenti con le scelte del passato. Un conto è dire che un film non ti piace, un altro è dire che qualcosa è cambiato, che si segue un'altra tendenza. La seconda è una critica più oggettiva, e grave.

    Secondo me il fatto che si tacci Arlo di essere infantile (più altrove che in questo forum, fortunatamente) è una spia di quanto poco consapevole fosse il giudizio di molti verso i film Pixar. Praticamente gli altri film Pixar erano belli perché non c'erano i bambini e questo è brutto perché il protagonista è un bambino (Arlo, più che Spot). La natura delle emozioni che genera un film come Arlo è la stessa di quelle di Up, dove il protagonista è un vecchietto (che fa pazzie per mantenere una promessa fatta da bambino. Se non è infantile questo...), ma tanta gente non sa ammetterlo a se stessa.

    Poi ci si è messa la leggenda metropolitana che Arlo fosse un film maledetto dalla lunga produzione e dal cambio di regista, unita alla scarsa promozione, e bam, il gioco è fatto. Non si è saputo dire nulla per parlare di questo film se non che era il Pixar minore maledetto e oscurato da Inside Out perché uscito lo stesso anno. Non si è saputo dire che era un racconto di formazione, che era un western, che era on the road, che era quasi muto, che era fotorealistico: tutti aspetti che potevano nobilitarlo. Il pubblico si è creato un pregiudizio surreale per compensare la scarsa promozione del film e giustificare, nella propria testa, questa cosa stranissima del doppio Pixar in un anno. Trovo strabiliante e imprevedibile questo fatto che il mondo non fosse pronto a ricevere due film Pixar in un anno tanto da doverselo quasi negare! "Non sono due film Pixar in un anno, perché uno è un Pixar minore". Hanno relegato un film così grosso al rango di Planes!
    Secondo me questo doppio Pixar ha scoperchiato la scomoda verità: che la gente osanna la Pixar per inerzia, e stavolta tutto l'entusiasmo l'hanno esaurito per Inside Out, ritrovandosi senza più elementi per giudicare un altro film, peraltro molto diverso perché, come dicevo prima, per la prima volta la Pixar non ha creato un personaggio universale ma particolare, un vero reietto della società... tanto che la società ha "reiettato" film. Bulli.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Visto ieri sera. Bellino, con delle trovate molto simpatiche (i dinosauri contadini) e alcuni spezzoni molto commoventi (tutto il discorso padre-figlio e la bellissima scena della famiglia fatta coi rametti e i cerchi), però secondo me non raggiunge il livello di altri film, un po' perché tutto il contorno non è molto originale (Il re leone + Koda + La valle incantata), un po' per il design troppo semplice e poco incisivo del personaggio principale. Si fa guardare ed emoziona anche, ma non lo inserirei nella lista dei capolavori realizzati dalla Pixar.
    Il corto iniziale, da studioso di orientalistica e appassionato di supereroi in stile Power Rangers, l'ho trovato fenomenale :D
    Perchè pirati si nasce, e all'arrembaggio si va, con la bandiera che sventola, per dire "siamo qua!".
  • Franz ha scritto:
    Mister Mxyzptlk ha scritto:Secondo me anche perché la Pixar viene da sempre messa sotto delle luci esagerate e troppo esigenti. Tutti i fans si aspettano da lei capolavori oltre ogni concezione umana, senza sapere bene nemmeno loro cosa vorrebbero vedere, e non sono obbiettivi.
    Spettatori e critica non hanno l'onere di suggerire a un artista cosa creare. Ciònonostante hanno il diritto di criticare, con maggiore o minore competenza. La "pressione" del pubblico e della critica sulla Pixar è più che giustificata e, anzi, è un punto d'onore per loro. Nel mio caso: ogni volta che sono rimasto insoddisfatto da un film Pixar (cioè sempre negli ultimi sette anni, fino a Arlo) la mia critica non è mai stata che la Pixar "non sa più fare i film", ma ho notato scelte che 1) ovviamente non condividevo (e questi sono problemi miei), ma soprattutto 2) non erano coerenti con le scelte del passato. Un conto è dire che un film non ti piace, un altro è dire che qualcosa è cambiato, che si segue un'altra tendenza. La seconda è una critica più oggettiva, e grave.

    Secondo me il fatto che si tacci Arlo di essere infantile (più altrove che in questo forum, fortunatamente) è una spia di quanto poco consapevole fosse il giudizio di molti verso i film Pixar. Praticamente gli altri film Pixar erano belli perché non c'erano i bambini e questo è brutto perché il protagonista è un bambino (Arlo, più che Spot). La natura delle emozioni che genera un film come Arlo è la stessa di quelle di Up, dove il protagonista è un vecchietto (che fa pazzie per mantenere una promessa fatta da bambino. Se non è infantile questo...), ma tanta gente non sa ammetterlo a se stessa.

    Poi ci si è messa la leggenda metropolitana che Arlo fosse un film maledetto dalla lunga produzione e dal cambio di regista, unita alla scarsa promozione, e bam, il gioco è fatto. Non si è saputo dire nulla per parlare di questo film se non che era il Pixar minore maledetto e oscurato da Inside Out perché uscito lo stesso anno. Non si è saputo dire che era un racconto di formazione, che era un western, che era on the road, che era quasi muto, che era fotorealistico: tutti aspetti che potevano nobilitarlo. Il pubblico si è creato un pregiudizio surreale per compensare la scarsa promozione del film e giustificare, nella propria testa, questa cosa stranissima del doppio Pixar in un anno. Trovo strabiliante e imprevedibile questo fatto che il mondo non fosse pronto a ricevere due film Pixar in un anno tanto da doverselo quasi negare! "Non sono due film Pixar in un anno, perché uno è un Pixar minore". Hanno relegato un film così grosso al rango di Planes!
    Secondo me questo doppio Pixar ha scoperchiato la scomoda verità: che la gente osanna la Pixar per inerzia, e stavolta tutto l'entusiasmo l'hanno esaurito per Inside Out, ritrovandosi senza più elementi per giudicare un altro film, peraltro molto diverso perché, come dicevo prima, per la prima volta la Pixar non ha creato un personaggio universale ma particolare, un vero reietto della società... tanto che la società ha "reiettato" film. Bulli.
    Tristemente vero, fino a qualche mese fa ero lì a cercare di spiegare a un paio di tizi perché secondo me i Classici valgono quanto i Pixar e mi parlavano di come Big Hero 6 e Ralph fossero l'emblema della desolazione che impera nei Disney Studios... adesso fanno gli stessi di Ralph e Big Hero discorsi riferiti ad Arlo... (nel senso che è scontato, poco profondo, poco interessante, una delusione...) Mi è salita su una tristezza incredibile...
  • Scissorhands ha scritto:Pixar minore UN CORNO...
    Fotografia: "To begin this journey, [Sharon Calahan] and Peter Sohn made a list of movies that they both loved visually, movies like The Black Stallion, Never Cry Wolf, Heaven’s Gate, and Dances with Wolves all gave them ideas of how they wanted the environment to look like in this film"
    Scenografia: "The team started with simple terrain shots then would hand that off so all of the details could be added. To get these detailed shots they actually went to the USGS data and pulled from 13,000 square miles of data."
    Effetti: "One of the stars of the movie that was a character all on its own was the water, raging, flowing, creating bubbles, etc. This was a tedious process but one that turned out visually amazing in the film. [...] Pixar’s effects team worked on 900 effects shots, twice as many as any previous Pixar film." -http://www.fsm-blogs.com/good-dinosaur-art-and-effects/

    Un direttore della fotografia che si droga con le gocce dell'oculista: "One of my favorite things...I don't know if I should admit this, but I love it when I get my eyes dilated by the eye doctor because when your eyes are dilated, you can see colors you can't normally see. " -http://www.awn.com/animationworld/sharo ... d-dinosaur

    "[...] Anziché gli andirivieni, i ritmi sincopati di quello che si suppone sia il cinema dei più piccoli - frenetico, rumoroso, melassoso -, preferisce il tempo largo, l'ampiezza del racconto in cui le accensioni dell'avventura siano effettivamente efficaci" -http://www.emanuelerauco.com/2015/12/il ... -sohn.html

    "Arlo is big, but the world is bigger." -http://moviepilot.com/posts/3579767


    Seguiranno immagini.
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Toh, sono riuscito a vederlo. E mi è piaciuto! Manco poco: infinitamente più di Inside Out, per dire.

    Il film non è affatto pretenzioso come il suo predecessore ma- attenzione!- ciò non vuol dire che sia un prodotto modesto. Dentro c'è tanta anima, c'è il messaggio più importante del mondo (vincere le proprie paure), si parla della cosa più naturale della vita (ovvero la crescita), c'è dentro la poesia di tante cose non dette ma mostrate, c'è la bellezza di paesaggi da fiaba... e tanto altro!
    Purtroppo 'Padron' Lasseter ha voluto togliersi dai piedi il prima possibile questo dente e lo ha fatto uscire praticamente con una zampata sul deretano, veicolando qualsiasi sforzo di marketing su Inside Out. Ecco, io direi che Inside Out sta a Il viaggio di Arlo come Buck (il fratello prepotente di Arlo) sta ad Arlo stesso. Questo film- esattamente come Arlo- avrà solo bisogno di tempo per dimostrare il proprio valore, vedrete!

    Per quel poco che conta, il mio Pixar 2015.
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