[PIXAR # 7] Cars - Motori Ruggenti

Lo studio fondato da John Lasseter che ha inventato la CGI, traendo arte dai poligoni e rivoluzionando lo scenario moderno. E da quando è entrata a far parte della famiglia Disney i benefici influssi si sono diffusi ovunque, portando la Disney verso una rinascita!
  • Elikrotupos ha scritto:Beh, la morale è scontata. Non mi dite che è la prima volta che sentite dire che la nostra società va velocissima e la gente non si ferma a guardare le meraviglie della natura?...
    Fammi qualche esempio recente.
    Insegna anche a limitare la competitività, a rispettare gli anziani, ad essere no global... :asd:
    Poi mi infastidisce un protagonista che è poco eroe e troppo arrogante
    C***o, per una volta che non abbiamo un eroe senza macchia e senza paura?!
    si fa fatica ad apprezzarlo come l'Illuminato del gruppo, quale invece sarebbe stato meglio che fosse...
    Allora dillo che vuoi la solita minestra riscaldata, con i soliti stereotipi :P
    A presto,
    Michele
  • beh, se provi a guardarti Forum, su Rete4, troverai un eccellente e fornito campionario delle banalità del nostro tempo, fra cui anche questa :P

    e anche quella della competitività... insomma, chi troppo vuole nulla stringe, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, il troppo stroppia...

    gli stereotipi non sono sempre minestra riscaldata, e poi bisogna saperle gestire, le innovazioni. non basta far fare l'arrogante a un personaggio... Saetta McQueen non è il dottor House, per dire... o il Razziatore, o Gambadilegno...

    E poi, se proprio Hudson doveva avere un passato misterioso, potevano fare qualcosa di più losco... tipo Waternoose di Monsters&co. :P
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Doveva essere l'ultimo film della storica accoppiata Disney/Pixar. Doveva ma fortunatamente così non è stato, dal momento che, come ben si sa, al giorno d'oggi la Pixar è il reparto che alla Disney si occupa del lavoro sporco: continuare la serie di film 3d che la Feature non è stata (fortunatamente) capace di emulare. Ad ognuno il suo quindi, ed è un bene che la Feature Animation e i Pixar Animation Studios d'ora in poi si spartiscano il lavoro a seconda delle competenze specifiche per rendere di nuovo illustre la cara vecchia etichettona che dal 1928 regala sogni a mezzo mondo. Ma sta di fatto che per avere Cars ci è toccato penare non poco dal momento che il film, pronto ormai da tempo era stato curiosamente ritardato e posposto ai vari Chicken Little e The Wild, nell'ottica di allontanare il più possibile il giorno del distacco e prendere il tempo necessario a portare a buon fine le trattative per riavvicinare la Pixar. Ma ecco finalmente la nuova opera di John Lasseter che lontano ormai dalla regia da ben tre film torna a reclamare quel che è suo, cercando questa volta, un po' per capriccio, un po' per sfida, di antropomorfizzare le automobili. E già questa cosa potrebbe sembrare un bel passo indietro dal momento che il cinema d'animazione attuale non offre che commediole in CGI che focalizzano di volta in volta su un micro (o macro) universo. E sebbene si fosse usciti dal seminato con l'atipico e assai coraggioso Gli Incredibili, ecco la Pixar tornare sui suoi passi per riprendere in mano lo scettro e ricordarci con fierezza che il genere l'ha inventato lei ed è sicuramente la casa d'animazione maggiormente capace di gestirlo. Ecco quindi macchine parlare in gergo, usando i soliti termini tecnici che fungono da analogie col mondo umano e masticare le solite battute relative alla loro condizione. Il solito cliché quindi, che però Pixar ovviamente applica meglio di chiunque altro con il solito gusto, il solito garbo e la solita impareggiabile finezza. Insomma, è tutto impeccabilmente solito...anzi no. Per la prima volta nella storia della Pixar il mondo preso in esame non è il nostro, in cui i giocattoli, gli animali o i mostri si muovono complementarmente all'uomo ma una Terra alternativa, popolata interamente da macchine e in cui l'uomo è del tutto assente. Uno stratagemma notevole, che cambia le carte in tavola e facilita non poco il lavoro ai soggettisti visto che adesso non devono fare i conti con l'ingombrante umanità che detta legge sulla volontà di muoversi del mezzo. Ma è uno stratagemma che non funziona perfettamente perchè si scontra dopo poco col nonsense un po' forzato che vede le macchine vivere in un mondo pur sempre pensato a misura d'uomo. E' come se gli uomini avessero lasciato il mondo alle macchine e se ne fossero andati, lasciando comunque le strutture com'erano. Certo, la presenza di elicotteri e aerei oltre alle automobili può suggerire che la meccanizzazione globale non si limiti ai veicoli, ma la stessa presenza di mucche-trattori e maggiolini-insetti e il continuo riprendere elementi del nostro mondo come la route 66, creano quello stridìo che rovina parzialmente la sospensione d'incredulità che invece c'era nei vari Toy Story e Monsters & Co. e oserei dire persino nel totalmente meccanizzato mondo di Robots.
    Niente di irreparabile però perchè il film non si prende poi troppo sul serio e sposta su ben altro la propria attenzione, come ad esempio una grafica meravigliosa che oltre che agli effetti atmosferici conferisce un certo appeal anche ai personaggi (cosa che dopo film come Polar Express o Zeta la Formica non era neanche più così ovvia). Certo è che il lavoro maggiore l'hanno fatto gli animatori della cara vecchia scuola Disneyana che già nel '43 erano al lavoro sul processo di antropomorfizzazione dei veicoli realizzando quel gioiello di design che era Pedro di Saludos Amigos, passando per il piccolo rimorchiatore de Lo Scrigno delle Sette Perle per trovare poi il suo apice nel cortometraggio Susie, the Little Blue Coupé. E proprio qui che gli animatori della Pixar sono andati a pescare riproponendo il medesimo stile grafico che vuole che sia il parabrezza anzichè i fanali a rappresentare gli occhi della vettura. Saetta McQueen e i suoi amici altro non sono che la riproposizione in 3d dei modelli di automobile visti in quel cortometraggio del '52, inspiegabilmente assente dalla raccolta Disney Rarities messa insieme da Leonard Maltin. E l'uomo in quel cortometraggio non solo c'era ma era anche il principale responsabile delle sventure di Susie. Certo è che qui il punto focale è un altro e se si fosse insistito sull'uso e l'abuso che gli umani fanno dell'automobile avremmo forse avuto un clone di Toy Story. Questo è un film che consiste della sua stessa morale, non offre altro che quella e soprattutto ha una sua particolarissima struttura volta a suggerirla intuitivamente. Il film segue infatti il percorso di redenzione del giovane e avventato Saetta McQueen, un'auto da corsa smargiassa e superficiale per cui nella vita l'unica cosa che conta è vincere la Piston Cup e diventare il testimonial della Dinoco, la stessa marca di benzina che chi ha visto Toy Story ricorderà. L'inizio del film ha ritmi sincopati, uno humor veloce fatto di battute che si colgono alla velocità della luce e che ben ricordano la tendenza in voga nel cinema d'animazione odierno. Poi tutto cambia quando Saetta contro la sua volontà si ritroverà confinato a Radiator Spring, un villaggio un tempo collocato lungo la Route 66, e adesso tagliato fuori dall'autostrada. E al cospetto di una realtà fatta di campagne e furgoncini hillbillies non è solo un riluttante Saetta a cambiare carattere suo malgrado ma pure il film stesso, la cui lunghezza viene ineditamente portata a due ore. Cars conosce così i tempi morti, una narrazione lenta, serafica, spesso e volentieri volutamente inconcludente fatta di tanti piccoli episodi perfettamente estrapolabili, che non fa altro che suggerire di continuo che non deve essere sempre la fretta a dominare le nostre azioni, ma che nella vita più che la meta conta il tragitto. Non si tratta certo del primo film che condanna l'arrivismo, tuttavia il concetto non era mai stato espresso in questo particolar modo. E emerge qui il lato sperimentale di Cars, tenuto oculatamente nascosto nella campagna pubblicitaria dietro le numerose battute di Luigi, Guido e Carl Attrezzi (personaggio che ricorda non poco Pippo). Un lato che però Lasseter aveva cercato di far emergere nelle interviste in cui dichiarava che il ritmo volutamente lento era un omaggio al maestro Hayao Miyazaki, a cui questo film era dedicato. E non si può dire che Hayao non abbia gradito, dal momento che per guardarlo ha fatto un'eccezione alla sua "regola" che gli vieta di vedere film che non siano suoi.
    Per quanto riguarda la colonna sonora va segnalato che Randy Newman, dopo aver passato il testimone al fratello per Nemo e a Michael Gacchino per Gli Incredibili torna qui nel Pixar che più di ogni altro ne sacrifica il lato sinfonico relegandolo in mero contrasto country per scenari assai più pop. Cars contiene infatti delle canzoni. Sempre extradiegetiche, certo e non tradotte in italiano ma ne contiene, ed è il primo film Pixar dai tempi di ToyStory 2 ad averne all'infuori dei credits. Certo, la maggior parte sono brani pop/rock che si sentono durante le corse come Real Gone durante la gara iniziale, o Route 66. Ci sono poi Life Is A Highway, Behind The Clouds e soprattutto Our Town, che a differenza delle altre è una triste e romantica ballata che descrive la vita di Radiator Spring nei tempi che furono e la successiva decadenza della cittadina in nome del progresso. E' una sequenza tristissima che rivaleggia a pieno titolo con When She Loved Me, cantata da Jessie in Toy Story 2. Per concludere ci sono Sh-Boom, Route 66 e Find Yourself mentre My Heart Would Know è ascoltabile nei titoli di coda, che come spesso accade nei film di Miyazaki fanno da strascico al film, raccontandone gli sviluppi successivi. Poi si passa alla mitica scena del drive-in in cui si vedono le reintepretazioni in chiave automobilistica di Toy Story, A Bug's Life e Monsters & Co. e alla ormai consueta scena finale posta al termine di tutto. Il lato citazionistico Pixariano è qui infatti più vivo che mai e non risparmia i cortometraggi di cui alcuni elementi fanno capolino qua e là.
    Uno spettacolo completo, specialmente se accostato al magnifico corto One Man Band, ma allo stesso tempo un film strano che qualcuno, vuoi per la durata, vuoi per le automobili, vuoi per la storia in sé potrebbe trovare indigesto. Un film codardo nel suo voler riproporre stilemi ormai abusati ma allo stesso tempo coraggioso per volerli proporre sotto una luce nuova. Un film senza dubbio molto personale, e non certo il migliore dei Pixar ma tutto sommato un film che non si può certo non definire riuscito, per gli obiettivi che aveva. E adesso ci mettiamo, non senza qualche riserva, ad attendere quel Ratatouille a cui dovrebbe a sua volta seguire il sequel delle avventure di Buzz e Woody, consci che anche nel peggiore dei suoi film molto difficilmente la Pixar scenderà sotto un certo livello. E per fortuna quel livello è piuttosto alto.
  • Se non resistete ad aspettare il DVD, allora godetevi un breve Making of di Cars
  • E' uscito il dvd! E oltre a Carl Attezzi e la Luce Fantasma e One Man Band contiene un easter eggs con la versione pixariana dell'Agnello Rimbalzello! :D
  • che sarebbe la "versione pixariana"? oO
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • carsiana, neanche? :P
  • Immagine
    La prima monodisco pixar da tempo immemore. Il taglio di un disco questa volta riguarda il mondo intero, non solo l'italia. E c'è chi dice che presto o tardi faranno anche la doppiodisco. Cars è un dvd povero ma elegante. Contiene i due cortometraggi promessi, One Man Band e l'inedito Carl Attrezzi e la Luce Fantasma, ha una cover bellissima, costruita benissimo con dei colori ammirevoli, e perdipiù contiene pure un easter egg (se si aspetta un po' compare nel menu principale) che se cliccato porta a un filmatino in cui si vedono Saetta e Carl al cinema che guardano L'Agnello Rimbalzello.
    Quante cose carine. Ma questo vale solo per il menu principale, perchè una volta che si clicca sui contenuti speciali la schermata è desolante. Tre cose: l'epilogo del film che si vede nei titoli di coda vedibile a tutto schermo. Un making of che più moscio non si può, che parla di autostrade che privano di clienti i vecchietti delle drogherie di paese. E le scene eliminate, che sono belle, bellissime, fantavolose tutte quante. Però poi basta.
    Si poteva fare di più e meglio sinceramente.
    Un ultima cosa: l'audio di Carl Attrezzi e la Luce Fantasma è fuori sincrono.
  • l'ho preso, originale :P

    sì, i contenuti extra, a parte i corti e l'easter eggs, sono pochi. il documentario sarebbe anche interessante, se fosse più lungo e fosse stato seriamente un documentario sulla route 66. l'audio fuori sincrono non l'ho notato, ergo è tollerabile :P

    Inoltre mi dispiace per il fatto che non abbia avuto almeno la sovracustodia come nemo e gli incredibili, e che la cover sia rosseggiante quanto quella degli incredibili, il che stona nella mia fila di dvd pixar, che sono sempre diversi, e sempre cartonati... [e stona pure all'interno, perchè questa è l'unica monodisco -_-]

    buon acquisto, non mi sono pentito
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Io mi sa che attendo un annetto, non voglio ritrovarmi con questa edizione quando poi uscirà una doppiodisco che sono abbastanza convinto che ci sarà.

    Soprattutto considerando che è un film diretto da Lassater, IL CAPO.

    Volete che la Disney lo sottovaluti?
    Nah, ci saranno bozzetti, storyboard, making of, ventiquattro commenti audio...
  • Sì uscirà, di sicuro, vedrai.
    In USA.
  • Beh, le doppiodisco PIXAR sono sempre arrivate pure qui in Italia... E'' arrivata addirittura l'edizione anniversario di Toy Story...
  • Cars ha vinto il Golden Globe quale miglior film di animazione del 2006.
    "Something not in the Guidebook? IMPOSSIBLE!"
    "I never thought it would be happen in OUR lifetime!"
    "... I feel faint ..."
    HDL in D 2003-081

    "Sei un mito, altro che misero kylioniano!" (Elikrotupos)
  • E quindi anche l'oscar. Annata scarsina per l'animazione il 2006.
  • Confermata la candidatura all'Oscar.


    :omg:
  • aggiornamenti.

    Cars l'oscar non l'ha vinto -_-, in favore di Happy Feet.

    La doppio disco di Cars pare stia per uscire in Francia... cosa ci sia dentro non lo so... comunque il fatto che esca doppio disco in europa e non in america non è un buon segno... che ci siano dentro una quantità smisurata di, come chiamarle... fregnacce?
    http://www.zuzudisney.com/index.htm?/dvd/dvd.htm
    “DISCUSSIONE, NON RECENSIONE!”

    :solly:
  • Un film bellissimo.Qui il realismo visivo ha raggiunto livelli incredibii.Le luci sembrano, il riflesso dell'adesivo a forma di saetta di saetta sembra vero,l'autostrada vista dall'alto sembra vera,gli alberi durante la corsa di saetta e della sua innamorata sembrano vere.
    L'idea di utilizzare macchine come personaggi è buona.Ho letto da qualche parte che alcuni lo trovano inquietante,e il mio fratellino mi ha chiesto se lì ci sono bambini e chi le ha create queste macchine (ma piace anche a lui) ma a me non ha messo inquietudine.Il far emergere il loro essere macchine poi è una cosa che mi piace particolarmente.L'avessero fatto in shark tail,questo mi sarebbe piaciuto di più.

    Una domanda:ma il doppiatore di maestà è lo stesso della voce da insegnante degli HOW TO di Pippo nela serie MICKEY MOUSE WORKS?
  • Commentino al film:
    Se Toy Story sviscerava la condizione esistenziale dei giocattoli (dalla necessità di mostrarsi inanimati agli umani al dolore per l’abbandono da parte dei bambini ormai cresciuti), A Bug’s Life e Alla Ricerca di Nemo ponevano una lente d’ingrandimento su un mondo animale reinventato e umanizzato e Monsters Inc. e Gli Incredibili si domandavano cosa succederebbe se mostri e supereroi esistessero davvero, Cars abolisce del tutto la presenza umana operando così una frattura netta nella produzione cinematografica della Pixar.

    Cars non rende vive le auto come Toy Story aveva reso vivi i giocattoli ma mette in scena un mondo “altro” che ricalca le caratteristiche e i problemi di quello umano. È un modello di racconto abbastanza infrequente nel cinema d’animazione (recente e non) che si ricollega in parte ai vecchi cartoni animati di Topolino e Paperino o a film come Robin Hood e che permette di raccontare storie umane usando i personaggi (nel caso di Cars i mezzi di trasporto) come maschere. Se alle auto di Cars si sostituissero i loro piloti lasciando inalterata la vicenda tutto resterebbe perfettamente plausibile proprio perchè, nello scrivere la sceneggiatura, è stato attuato il processo inverso: rappresentare il mondo umano facendolo interpretare ai mezzi di trasporto.

    Perchè questa scelta? Oltre all’innegabile sfida che animare delle auto avrebbe comportato dal punto di vista artistico, i mezzi di trasporto presentano una serie di vantaggi: hanno libertà di movimento (a differenza di tutti gli altri oggetti senza ruote), permettono di conservare la struttura delle strade e delle città rendendo così familiare e perfettamente comprensibile allo spettatore la collocazione spaziale della storia, consentono infine un buon grado di immedesimazione dal punto di vista emotivo, visto che anche nella vita reale l’identificazione automobile-automobilista è frequente e immediata.

    La vicenda narrata presenta diverse semplificazioni, necessarie in un film che si rivolge anche ai bambini e ovviamente propone la consueta morale disneyana, in questo caso incentrata sull’importanza ricoperta dall’amicizia e dal lavoro di squadra nel raggiungere i propri obiettivi.

    Il film riesce comunque ad evitare le trappole della banalità e del buonismo sdolcinato grazie alla consueta ironia della Pixar e ad alcune trovate di sceneggiatura veramente buone: date le premesse, ci si aspetterebbe ad esempio che Saetta McQueen (macchina da corsa individualista e supponente) vinca l’ambita Piston Cup dopo aver scoperto il valore dell’amicizia e della cooperazione. E invece no. Memore dell’incidente accaduto a Doc e consapevole del dolore provato dal vecchio campione, Saetta rinuncia alla vittoria ad un passo dal traguardo per aiutare l’avversario prossimo al ritiro finito fuori pista a concludere con onore la sua ultima gara. Certo, a quel punto non sarebbe stato possibile che Saetta avesse pensato solo alla vittoria e avesse lasciato l’altro nei guai ma il semplice fatto di non permettergli di vincere e addirittura di farlo arrivare ultimo concretizza il senso nel film in un gesto reale, inatteso che sorprende positivamente e riesce a non essere retorico.

    La storia di Saetta sviluppa poi, pur nei suoi aspetti più elementari e con la semplicità dovuta al pubblico infantile, una riflessione sul contrasto tra antico e moderno, tra una velocità che vuole solo arrivare e una lentezza che sa apprezzare la bellezza del viaggio; riflessione esplicitata soprattutto in Sally, personaggio che, privo delle componenti ironiche degli altri abitanti di Radiator Springs ma anche dello spessore drammatico e del carisma di Doc, risulta forse un po’ sottotono. La sua corsa tra i boschi con Saetta resta però una delle sequenza più belle del film, grazie anche alla perfezione raggiunta nella resa dei paesaggi da parte degli animatori Pixar.

    Coesistono nel film due diversi stili di regia: all’estetica televisiva, rapidissima e ipertecnologica dell’ambiente delle corse si contrappone la lentezza meditative e più cinematografica di Radiator Springs, i cui abitanti, ingiustamente tagliati fuori dal mondo da una modifica dei percorsi per esigenze di rapidità (“per guadagnare dieci minuti”, dice Sally), sono persone straordinarie portatrici di qualità e capacità altrettanto eccezionali (il pit stop di Guido è esilarante).

    L’animazione 3D ha raggiunto con Cars vette di perfezione inimmaginabili nella modellazione delle automobili, nella precisione con cui sono resi i dettagli (addirittura i riflessi sulla carrozzeria che si immagina abbiano comportato un lavoro non indifferente) ma soprattutto nella capacità di rendere espressivi dei mezzi di trasporto senza faccia, braccia e gambe. Del resto la piccola lampada Luxo riesce da anni a guardarci stupita dopo aver schiacciato la “i” del logo Pixar pur non avendo né occhi né naso né bocca!

    I titoli di coda sono il solito piccolo capolavoro di tenerezza e ironia e ribadiscono la specularità del mondo di Cars rispetto al mondo degli umani mostrando clip dei precedenti film Pixar (Toy Story diventa Car Story) reinterpretati dalle auto; una nota di merito va anche alla colonna sonora, bella, avvolgente e decisamente originale per un film d’animazione.
    I do not fit. I know that.
  • Ivy Walker ha scritto:Commentino al film:
    Non oso immaginare se invece avessi fatto un commentone... :oO: :D
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