[Stop Motion] Frankenweenie

Una sezione in cui si può parlare di tutti quei film usciti con marchio Disney ma coprodotti con altri studios come la Imagemovers di Zemeckis. E non dimentichiamo la rediviva stop motion firmata Tim Burton e Henry Selick!


  • Oggi è uscito questo, e nessuno qui dice niente?
    A me attira parecchio, e mi ha fatto venir voglia di riprendere in mano il dvd di NBC per rivedermi per l'ennesima volta il corto originale ;)
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  • Bello! Ma temo che la Sposa Cadavere avesse una patina di maggior sofisticatezza (cosa ho scritto?).
  • A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
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    Tanti anni fa Tim Burton era un animatore Disney, che col cortometraggio Vincent mostrava al mondo la sua poetica, il suo stile, la sua estetica. Mostrava al pubblico Tim Burton. Poi fece Frankenweenie, un mediometraggio in live action che gli costò il posto di lavoro. Rivalutato in seguito come uno degli snodi fondamentali della sua poetica, non stupisce perché all'epoca quell'opera scandalizzò tanto. Era strana, molto strana, per certi versi intelligente, per altri parecchio pacchiana e malata, di sicuro si concludeva in modo un po' frivolo rispetto a quanto ci si aspettasse. E inoltre il fatto stesso di essere girata in live action strideva un po' con i suoi ritmi e i suoi eccessi caricaturali da cartone animato.
    Il tempo passò e Burton fuori dalla Disney divenne qualcuno. E negli anni 90 elevò la sua idea di stop motion coproducendo con la Disney ben due lungometraggi, diretti però da Henry Selick. Il flop di James e la Pesca Gigante segnò la fine di questo breve revival Disneyano e i due autori cessarono la loro collaborazione, portando avanti nelle loro rispettive strade questo modo di intendere la stop motion in salsa horror. Mentre Selick creò poi Coraline con la Laika, Burton con il suo team creò per conto suo La Sposa Cadavere, salvo poi tornare anni dopo trionfalmente alla Disney per mettere in cantiere la versione animata ed estesa proprio di quel Frankenweenie che gli costò il posto. Una vendetta gustosa, che sa di chiusura del cerchio, di vittoria dell'autore visionario sul sistema, ma che comporta anche alcuni problemi.
    La fortuna di questo film è che il mediometraggio di partenza non è molto conosciuto, altrimenti la sua stessa esistenza apparirebbe esclusivamente come una ridondanza. Burton si è trovato nella situazione di doverlo allungare, modificare, dargli un senso e una dignità filmica, in pratica correggerlo per portarlo ad essere il film che avrebbe dovuto essere. In parte ci è riuscito, e in parte no.
    Di sicuro in un'ottica "correttiva" rifare Frankenweenie IN ANIMAZIONE era fondamentale. La stop motion è infatti ottima come sempre, giusto un po' più grezza di quella vista di recente in Coraline o nella Sposa Cadavere, ma si tratta di un effetto probabilmente voluto, per dare al film quel look retro di cui il bianco e nero è segnale. Burton omaggia ancora una volta i b-movie ma soprattutto omaggia sé stesso, realizzando i personaggi proprio come avrebbero dovuto essere dal principio. L'aspetto è quello dei suoi stessi disegni dell'epoca, quelli sulla base di cui è stato realizzato Vincent o Nightmare Before Christmas, facce stralunate, volti disturbanti e tanto stile. Ed è l'aspetto che giustifica maggiormente il remake, viene da pensare proprio che le cose avrebbero dovute essere da sempre così, e il film non avrebbe mai dovuto essere realizzato in altro modo.
    E poi c'è il lato narrativo. Che presenta alti e bassi. Una maggior dilatazione dei tempi narrativi innanzitutto ha un beneficio non da poco. Permette di passare più tempo con il cagnolino Sparky prima della sua morte. Lo spettatore adesso può familiarizzare con lui, sentirsi maggiormente coinvolto nella perdita di Victor, può soffrire con lui. Ciò che nel mediometraggio puzzava di farsa, qui si tinge di emozione, insomma, ed è sicuramente l'aspetto che convince di più.
    C'è poi un secondo aspetto molto forte del film che è la contrapposizione tra il popolino benpensante della tranquilla cittadina americana e il minaccioso professore di scienze che viene allontanato proprio per le sue idee sovversive. Burton ci racconta ancora una volta la sua infanzia fatta di disagi e livore, vissuta nelle villette borghesi, e riprende situazioni e atmosfere già viste in Edward Mani di Forbice. La cosa è azzeccata e culmina proprio nella scena in cui il professore viene chiamato sul palco a difendersi, e decide invece di offendere l'intera città. E' il punto più alto del film a cui segue poi l'esposizione di una morale che nel mediometraggio di partenza non c'era: è l'atteggiamento che hai di fronte ad un esperimento a determinare la bontà del risultato. Questo passaggio attiva la seconda parte del film, in cui però iniziano le note dolenti.
    Sarebbe stato logico che un simile lavoro di estensione portasse il film verso una direzione più epica, matura e sostanziosa, rispetto al finalino all'acqua di rose che si era visto nel mediometraggio. E invece è proprio lì che Burton punta, riproponendoci quanto visto frame dopo frame, con una coerenza e una fedeltà al modello base che avrebbero dell'ammirevole...se si fosse inventato qualcosa di meglio lungo la strada. E invece no, tutto quello che è riuscito a inserire è la sottotrama poco credibile dei compagni di scuola di Victor, dei bambini disturbati, che per vincere il festival scientifico della scuola (che stranamente interessa a tutti quanti) decidono di emulare Victor riportando in vita vari animali defunti, ma ottenendo secondo una logica narrativa chiara solo a Burton, dei mostroni pericolosi. Sarà anche stato un ennesimo omaggio alla cultura dei b-movie, e senza dubbio questi mostri danno al film una varietà visiva e un valore estetico notevole, ma non vengono affatto gestiti bene, narrativamente. Non c'è alcuna logica dietro le trasformazioni, né i bambini che le attuano vengono in alcun modo ricongiunti alla trama generale se non per improvvisare una battaglia finale al termine della quale rimangono infatti appesi senza alcuna conclusione. Insomma, se era proprio quello il grande elemento inedito che avrebbe dato alla storia un motivo per essere raccontata con un lungometraggio anziché con un mediometraggio, allora il progetto si può dire riuscito solo in parte.
    Viene da chiedersi se non sia stato La Sposa Cadavere il vero Disney mancato, che avrebbe dovuto con le sue canzoni e la sua estetica riportare trionfalmente la stop motion alla casa del Topo dopo sedici anni anni di inutilizzo. Frankenweenie è di sicuro un film molto carino, ma è più un esercizio di stile, materiale già noto tirato a lucido, che di sicuro non ha il valore e la rivedibilità del predecessore. E di sicuro non merita l'Oscar più di quanto non lo meriti quella grandissima e multisfaccettata opera di ingegno che è Ralph Spaccatutto, autentica punta di diamante della proposta Disney di quest'anno.
  • non lo ancora visto il film, ma quando ho visto i vari poster di tutti i ragazzini con il loro mostro, mi è sembrata una storpiatura di quello che voleva parlare il film. Cioè da quello che ho capito parla di un bambino che è disposto a tutto per riavere il suo cane che ama tanto e poi mi trovo questi tipi che fanno i pokèmon versione burton? Mi suona tanto che qualcuno nei piani alti abbia detto:" metti altri mostri cosi possiamo venderli come giocattoli"
  • All'uscita del cinema mi hanno chiesto "Ti è piaciuto?"
    Io ho risposto: "È inutile."

    Cosa c'è di bello?
    Tutto quello che c'era anche nel mediometraggio.
    Cosa c'è di brutto?
    Tutte le aggiunte, i compagni di classe strambi, l'attacco dei mostroni...
    A parte una manciata di risate, l'unico elemento di novità interessante è l'insegnante di scienze.
    Per il resto la storia interessante, quella sentita, emozionante è il racconto della relazione tra un bambino e il suo cane, ma spalmata in un intero lungometraggio non è altrettanto efficace, soprattutto dato che in mezzo c'è l'attacco di Godzilla e i compagni di classe cattivi che rubano i progetti di scienze, portando lo spettatore da tutt'altra parte rispetto a quello che sarebbe il cuore del film.
    Ricordo di essermi affezionato di più al bimbo live-action e al cane brutto live-action, la versione cartoonesca è troppo "buffa". Forse sarebbero entrambi apparsi grotteschi una ventina di anni fa, ma ormai ci siamo abituati all'estetica di Tim Burton e il suo senso del grottesco sta per essere percepito come "carino".
    E penso che sia la prima volta da molti anni che mi capiti di vedere un film in stop motion e non rimanere impressionato dalla tecnica; mi sembra il compitino fatto e finito, senza nessun guizzo tecnico, forse se ora mi riguardo Nightmare Before Christmas ci sarebbero più cose che mi impressionano tecnicamente.
    Dubito che riguarderò mai questo film, se voglio guardarmi Frankenweenie mi riguardo più che volentieri il mediometraggio.
    Ma confesso che mi fa piacere che questo film sia uscito, anche se "è inutile", mi diverte assistere alla rivalsa di Tim Burton sulla Disney, la dimostrazione che con le idee vincenti si può uscire dagli schemi ed avere successo... Se poi fosse successo con un'idea non di 30 anni fa, o sviluppata bene, sarei stato ancor più felice.

    Comunque, per me Tim Burton è morto 5 anni fa.
    Vediamo se un fulmine riesce a riportarlo in vita, così che riesca a fare un altro film decente.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • mmm... concordo solo in parte con Valerio e (mi spiace) per nulla con Deb.

    Premetto che odiavo il mediometraggio :) e concordo con Valerio nel dire che questo è il film che Burton ha sempre voluto fare: del resto lo ha dichiarato lui stesso. Di conseguenza non è affatto inutile. E' la giusta vendetta burtoniana.
    Detto questo ho trovato le aggiunte a dir poco geniali, con dei personaggi schizzati velocemente vero (come lo è il tratto burtoniano) ma visti nel complesso funzionano una meraviglia e danno vita a un secondo atto secondo me eccezionale... almeno fino al finale.
    Novità del film è proprio il concetto che anche la scienza è arte e come tale per la sua riuscita conta tantissimo l'amore che si investe in essa. Concetto, che io sappia, abbastanza inedito, se non altro per un film di animazione.

    E il punto è proprio questo: a volte il risultato degli esperimenti non segue una logica, possono essere del tutto inaspettati, nel bene e nel male. E se vogliamo la "logica" degli esperimenti va semplicemente ricercata nei parallelismi con i personaggi. Non c'è solo una volontà citazionista dietro, ma anche una certa coerenza. Ecco quindi che l'asiatico crea il suo godzilla, il similfrankestein una poco inquietante mummia suo lontano cugino, il grasssone credulone porta in vita le tanto desiderate scimmiette di mare (quelle della pubblicità ovviamente - tra l'altro questo particolare è verissimo. Negli anni 60-70 erano migliaia i bambini delusi dalla pubblicità ingannevole de l prodotto. Scrissi un articolo in proposito:
    http://www.filnoir.net/2011/04/its-shri ... onkey.html ), il gretto E Gore, già palese citazioe, non poteva che scegliere un ratto e in quanto al gatto, nemesi per eccellenza di un cane... quale mostro poteva essere migliore del principe della notte?

    E ovviamente vi risparmio tutto ciò che palesemente rimanda a tutta una estetica e poetica (perfetti termini Vale) burtoniana.

    Il problema del film secondo me sta negli ultimi 10 minuti. Il finale è diciamo raffazzonato e facilone... come lo era nel mediometraggio del resto. Peccato, perchè è palese la volontà di burton di migliorare e non semplicemente citare o omaggiare i/il suo/i film. Perchè non migliorare il finale? Anche la morale può essere abbastanza ambigua ... e del resto mi sono sempre chiesto in quale altro modo potesse finire. Uno spettatore si aspetta un finale consolatorio, certo. Non vuole che Sparky muoia... ehm... di nuovo. Del resto il tutto avviene in tempi troppo veloci e si arriva quasi a giustificare l'azione, di certo moralmente non giusta per quanto ingenua e di buoni intenti, di Victor.

    Spero davvero che vinca l'Oscar. Il talento di burton è immane., e questo film ne rappresenta la summa, pur non risultando stantio. Se non viene premiato ora non lo sarà mai più.
  • Lo ho visto subito dopo un estenuante esame universitario, senza pensarci troppo, senza avere visto il mediometraggio precedente.

    Pro: grafica raffinata; un po' di divertimento; sì vede che è gente che conosce il mestiere.

    Contro: Il narcisismo in cui sembra essersi smarrito Tim Burton.
    Anche se uno non conosce la storia della vendetta del mediometraggio, si accorge che è un gioco che ha il fine nella sua vacua leziosità.
  • Dai, provo a rimettermi in pari.

    Sinceramente non ho molto altro da aggiungere a quanto è stato già detto. Il film è carino nulla più, buoni i personaggi nuovi (professore su tutti), meno i mostroni nel finale che tra l'altro mi ha lasciato molte perplessità tra cui la trasformazione e la morte inutile del gatto di Stranella (poverina, mi stava così simpatica). Insomma, chi ha visto il mediometraggio non ci troverà niente di nuovo, ma sono comunque contenta che Tim Burton sia riuscito alla fin fine di fare di Frankenweenie un film animato. Anche se del terzetto Disney 2012 è quello che mi è piaciuto di meno.
    A volte ho paura a guardare le sue opere. Paura di quella loro perfezione assoluta. Sembra che quest'uomo non conosca solo la magia di ogni mezzo tecnico, ma sappia anche agire sulle corde più segrete dei pensieri, delle immagini mentali e dei sentimenti umani. Sergej M. Ejzenstejn su Walt Disney
  • Propongo anche qui le mie riflessioni su questa pellicola, che ho visto da 'non appassioanto conoscitore di Tim Burton'. So che questo regista ha un suo stile e un suo seguito di estimatori entrambi molto demarcati, tuttavia io di suo avevo visto solo i Edward Scissorhands, i due Batman e Charlie and the Chocolate Factory.

    Ho poi visto il film Frankweenie (prima avevo veduto solo gli spezzoni dove ho prestato la voce per l'edizione italiana), e devo dire che l'ho trovato proprio un film "carino". E' per bambini, ed è gentile, delicato, con più di un contenuto educativo.

    Credo che sia stato anche un film molto personale, sentito e coccolato dal regista.

    Come dicevo, io non sono un estimatore di Tim Burton, però se mi si chiedesse "cosa ne pensi di Tim Burton?", direi che credo che Burton abbia due idee fisse, ovvero in primis quella dell'incubo di una società estraniante nell'imposizione di maschere fisse indotte dal consumismo, nella creazione di una sorta di finto-idillio prefabbricato di 'pazzia calma', in cui tutte le persone sono grottesche maschere macchiettistiche di ruoli sociali preconfezionati, e poi beh, ovviamente la morte, l'al di là, il "cosa ci sarà dopo?".

    La prima cosa si vede benissimo nei neighbourhood (che significa 'vicinato' nel senso di 'quartiere', ma allude soprattutto all'idea di una 'comunità locale', che è cosa molto statunitense) finto idilliaci a là Edward Scissorhands, in cui troveremo le casalinghe fissate con la permanente, o i maritini fissati col giardinaggio, o gli ideali genitori dei bambini di Charlie and the Chocolate Factory, insomma tutti questi consumistici adulti schizoidi perfettamente normali, ma del tutto 'perduti'.

    In questa pazzia collettiva che Burton dipinge, i bambini ancora si salvano, perché il loro cervello è ancora acceso e quindi sono almeno recuperabili. Ancora conoscono un sentimento genuino, individuale, hanno una personalità propria. E anche in Frankenweenie è esattamente così.

    Se ci mettiamo la fissazione per l'al di là che Burton trasfigura (sublima?) in queste favole dark, gothiche, blablah, allora mi viene proprio da pensare che il piccolo Tim fosse un tipino come il protagonista di Frankenweenie, un ragazzino messo un po' all'angolo dalla società 'normale', all'angolo con i suoi interessi, le sue passioni, 'le sue cose'. Mi immagino il piccolo Burton all'angolo in un giardino durante una di quelle mega braciolate americane, con tutti che ridono e gridano ridanciani fingendo di essere sé stessi e allegri e felici, e lui pensa "sono tutti pazzi". In effetti mi viene da pensare che sia Victor sia Toshiaki rispecchino un po' l'infanzia di Burton, che doveva essere insomma un otaku, ovvero uno che da bambino (e quindi un proto-otaku, piuttosto), "si trova più a suo agio con le cose che con le persone".

    Del resto, da adulto ancora sarebbe stato lì a fare film coi pupazzetti. I conti tornano, e la realtà non mente.

    E questa cosa, la so bene, la so benissimo, questa cosa fa sì che chi ha questa psicologia fin da piccolo abbia un problema con un fatto in particolare: il cambiamento, la fine delle cose. La caducità del tempo e delle cose.

    NULLA
    DEVE
    CAMBIARE

    che è anche questo, in realtà, un afflato mortifero. Perché la paura del senso di perdita, che è tipicamente infantile, è la paura della morte. E questo è appunto il secondo dei temi costanti di Burton, credo, il cui macabro grottesco non è forse un festoso tentativo di esorcizzare questa atavica paura?

    Adesso capisco perché Burton ha fatto anche un film su Alice, anche se nel farlo ha sbagliato troppo.

    E ora io potrei quasi scommettere che il protagonista di Frankenweenie abbia una "frase tipo" che in italiano credo sia stata tradotta, purtroppo, in modi diversi, ovvero: "I can fix it". Lo dice all'inizio, quando la pellicola del suo filmino amatoriale (e i cineasti qui impazziranno per il metacinema, la struttura ad anello direi di Moebius della pellicola nella pellicola, l'occhio della madre, la carrozzina), e poi lo dice più volte al suo Sparky, ogni volta che lui 'perde un pezzo'.

    "I can fix it".

    Posso aggiustarlo. Posso fermare il tempo. Posso rimettere le cose a posto. Posso ricostituire l'ordine delle cose che è stato turbato.

    Non so se Burton abbia affondato le mani in questo tipo di autoanalisi, e non sto dicendo che l'abbia fatto intenzionalmente come marca autoriale, ma queste cose nel film ci sono. Sono lì.

    C'è anche l'opposizione 'adulti storditi, giovani vivi'. In questo, il discorso del professore al suo 'processo' è proprio esemplare. Quello di congedo, solo per Victor, pure (per un bambino). Ma ancor più la 'crescita' del padre di Victor è la cosa più bella, dolce, lieta del film.

    Victor matura e incontra la sua risoluzione, accettando la perdita di un affetto.

    Il padre suo, ancor più, si smaschera. Torna in contatto col sentimento infantile, realizzando la sclerosi emotiva dell'adultità - ci sono delle frasi dette in maniera semplicissima che sono agghiaccianti nella loro verità. Se riguarderete il film, fateci caso. Questo accade proprio per gradi. E si nota in mille cose, e in tre dialoghi soprattutto.

    Questo è un film molto personale, e Burton ha voluto rendere omaggio a millemila film della sua infanzia e giovinezza, classici dell'orrore citati ovunque e in mille modi, da occidente a oriente. Ne ha fatto un florilegio. Poi, l'ha anche voluto -credere- rendere una sorta di compendium della sua propria cinematografia. Credo ci sia riuscito in un modo dolce.

    Dolcemente, credo che Burton abbia infine voluto dare un lietissimo fine a Edward Scissorhands.
  • A dire il vero, hai detto cose veramente verissime, davvero.



    Eccola qua l'infanzia di Burton, cmq.
  • Mi è piaciuto moltissimo, l'atmosfera è puro Burton al 100%. Ma la vecchia featurette live action era più incalzante, sintetica. Forse il film è un po' troppo "dilatato"... ;)
  • Della serie, ma non faceva prima ad andare da uno psicologo ?
  • E privarci così di certi capolavori cinematografici? Ma neanche per sogno... Burton va bene così... Bella l'analisi di Shito, ma mi rammarica vedere quanto in pochi citino il cattivissimo e meraviglioso Mars Attacks... lì c'è la summa di quello che Burton pensa della società americanaXD
  • Mister Mxyzptlk ha scritto:E privarci così di certi capolavori cinematografici? Ma neanche per sogno... Burton va bene così... Bella l'analisi di Shito, ma mi rammarica vedere quanto in pochi citino il cattivissimo e meraviglioso Mars Attacks... lì c'è la summa di quello che Burton pensa della società americanaXD
    Vabbè ero sarcastico :D Che poi non disprezzo Burton (alcuni suoi film mi piacciono molto) ma ritengo sia uno di quei registi troppo legati ad un genere e che finisce per ripetersi all'infinito, non so se mi spiego. Poi non sopporto di vedere gente che lo osanna solo perchè "alternativo" e difende a spada tratta i suoi lavori anche quando sono abbastanza mediocri.
  • Don Homer ha scritto:
    Mister Mxyzptlk ha scritto:E privarci così di certi capolavori cinematografici? Ma neanche per sogno... Burton va bene così... Bella l'analisi di Shito, ma mi rammarica vedere quanto in pochi citino il cattivissimo e meraviglioso Mars Attacks... lì c'è la summa di quello che Burton pensa della società americanaXD
    Vabbè ero sarcastico :D Che poi non disprezzo Burton (alcuni suoi film mi piacciono molto) ma ritengo sia uno di quei registi troppo legati ad un genere e che finisce per ripetersi all'infinito, non so se mi spiego. Poi non sopporto di vedere gente che lo osanna solo perchè "alternativo" e difende a spada tratta i suoi lavori anche quando sono abbastanza mediocri.
    Di film mediocri ne ha fatti (ma quanti, poi? Due o tre? Il Pianeta delle Scimmie e Alice in Wonderland per me sono i suoi film più brutti ), può non piacere, ma non mi si venga a dire che è solo "alternativo" e che fa sempre la stessa cosa... Mars Attacks non è uguale a niente di quello che ha fatto prima, idem per Big Fish o Ed Wood... non si può minimizzare sempre così Burton... io lo difendo a spada tratta, sì, ma trovo che non andrebbe nemmeno difeso...
  • Gira che ti rigira fa sempre gli stessi film con le stesse tematriche e Mars Attack (che personalmente trovo un film mediocre, senza scopo e dispersivo) non fa eccezione: la società americana fa schifo, i disadattati spaccano, evviva il gotico e l'horror. Poi oggettivamene è mvero, da dal 1999 Burton gira sempre lo stesso film con trama diversa. Gli è andata bene dato che ha dei fan sempre pronti a difenderlo e vedere i suoifilm, se no faceva la fine di Shamalayan, altro regista monotematico.
  • Boh, a me sembra il contrario... ora tutti si divertono a dire che Burton non è buono a un cazzo, che è sopravvalutato e tutto il resto... ma sopravvalutato da chi? Che sono anni che gli spalano merda addosso... Burton ha un suo stile riconoscibile e sì, forse fa sempre lo stesso film, ma è uno stile... un marchio di fabbrica, così il marchio di fabbrica di altri registi che tutti osannano e che i loro film facciano cagare... che abbia sbagliato dei film, okay... che non piaccia, d'accordo, ma non me lo si paragoni a quell'idiota di Shamalayan che a Burton non può nemmen pulirgli le scarpe, Burton non ha mai portato al cinema nulla di simile al film di Avatar...

    Su Mars Attacks... tutte le cose che hai elencato sono ciò che mi elevano il film, in un periodo come gli anni '90 in cui uscivano filmacci come Indipendence Day che ci raccontano di come solo gli americani possono salvare il mondo! Sarannno gusti, ad ogni modo uno dei film preferiti di Burton, e forse il mio preferito sulle invasioni aliene... e poi... cosa c'è di meno gotico di Tom Jones che canta in mezzo agl'animaliXD
  • E difatti è il contrario.
    Qui bisogna anzitutto porre un punto: non basta che due film siano accomunati da un medesimo stile perché siano uguali.
    Il vostro problema è lo stile e il messaggio? L'Armata Delle Tenebre e Grosso Guaio a Chinatown sono accomunati dallo stesso messaggio di fondo ed hanno più d'una similitudine nel protagonista e nello svolgimento, ma sono forse lo stesso film?
    Ce l'avete coi protagonisti? Ariel (La Sirenetta), Jasmine (Aladdin), Aurora (La Bella Addormentata), Anna (Frozen) sono tutte principesse (, hanno tutte la stessa faccia) e sognano tutte qualcosa in più, questo le rende il medesimo personaggio?
    Non vi piace lo stile artistico di Burton, rintracciabile principalmente nelle opere animate, ma anche nei live action? Bene, allora anche Miyazaki, Bozzetto, Bakshi e Bluth hanno sempre fatto solo gli stessi film.

    Il discorso sarebbe molto più lungo, ma ora ho da fare. Edito dopo, che tanto s'è capito da che parte sto.

    Ora vediamo di disintasare sto cesso...
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