[DisneyToon] Topolino Paperino Pippo: I Tre Moschettieri

Prequel, sequel, midquel e spin-off: simbolo di un'epoca a basso costo fortunatamente conclusa. Eppure anche in questo mare un tesoro risplende, fatto di avventure paperose e di radure incantate. A cui aggiungere l'ottima, recente animazione stilizzata pronta a traghettarci verso un futuro luminoso...
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    Il progetto di recupero dei personaggi standard, dopo la breve parentesi Movietoons sarebbe definitivamente passato nelle mani della Television, con le sue due serie tv Mickey Mouse Works e House of Mouse, e successivamente in quelle ben più capaci della sottosezione adibita ai lungometraggi: i Disney Toon Studios.
    Nel ciclo dei quattro direct-to-video prodotti coi personaggi standard I Tre Moschettieri occupa il terzo posto, dopo Topolino e l Magia del Natale e Estremamente Pippo, ma questo lungometraggio si distacca dai precedenti per un motivo molto semplice: si tratta del primo lungometraggio "regolare" coi personaggi Disney standard. Fantasia, Bongo e i Tre Avventurieri, il ciclo latinoamericano o la bilogia natalizia erano infatti film a episodi, in cui Paperino, Topolino e Pippo occupavano uno spazio limitato e spesso di respiro pari a quello corto o mediometraggistico. Film come Zio Paperone alla Ricerca della Lampada Perduta, o i due film di Pippo si avvicinavano di più all'idea di lungometraggio con la banda Disney, ma per loro stessa natura altro non erano che spin-off che riguardavano un numero assai esiguo di personaggi.
    Con I Tre Moschettieri si cambia musica: tutto il cast principale della banda Disney viene coinvolto finalmente in una racconto in costume ad ampio respiro, ispirato al romanzo di Dumas seppur liberissimamente. Anzi, diciamolo, ispirato solo ed esclusivamente per quanto riguarda titolo e contesto storico, perchè dell'opera di Dumas qui non c'è traccia se non nel cappello autografato da Athos, Portos, Aramis e D'Artagnan che Topolino sfoggia orgoglioso. Si ritorna agli antichi splendori dei cortometraggi classici riproponendo il classicissimo Trio Topolino-Paperino-Pippo finalmente riunito e caratterizzato alla perfezione. Topolino infatti è adorabile, un vero e proprio manuale di come lo si dovrebbe caratterizzare: con molta simpatia, una manciata di incoscenza, una di ingenuità e tantissimo brio. Accanto a un Topolino da ammirare stanno le sue due spalle, un Pippo tontolone, ma che avrà modo di esprimere il suo "pensiero laterale" almeno in un'occasione, e soprattutto un Paperino combattuto tra codardia e desiderio di riscatto che avrà modo di far bella figura sul finale, dopo un bellissimo momento in cui il personaggio entra davvero in crisi, strappandosi gli abiti di scena e rimettendosi la giubba alla marinara. L'innalzamento tonale tipico dei lungometraggi, che in quanto tali devono per forza avere al suo interno dei climax che preludano a una crisi e ad un combattimento finale, viene qui sperimentato quasi per la prima volta, dopo che lo si era parzialmente adoperato per Il Principe e il Povero, altro racconto in costume con la banda Disney, che però essendo un mediometraggio durava meno. E' chiaro che la voce di Paperino poteva in questo frangente diventare un limite bello grosso. Sarebbe stato facile anche se svilente per il personaggio, relegarlo alle gag comiche non facendogli dire niente di importante, ma qui il problema viene abilmente aggirato riservando a Paperino tutte le frasi che possano far reagire in qualche modo i suoi interlocutori, sbalordendoli, spaventandoli o facendo quindi in modo che tra sé e sé ripetano quanto appena sentito. Il personaggio viene in questo modo sapientemente sottotitolato, senza dare troppo nell'occhio, non risparmiandogli tuttavia qualche frecciatina da parte di Topolino e soci che ogni tanto faticano a capirne le parole. Oltre al trio è presente l'immancabile Pluto, Minni nel ruolo di principessa e Clarabella nell'insolito ma adattissimo ruolo di femme fatale, cattiva in via di redenzione. C'è poi Paperina, una dama di compagnia perfettamente in bilico tra quella dolcezza derivatale dalla tradizione cortometraggistica e quel cinismo che la tradizione fumettistica e le sue ultime apparizioni televisive le avevano conferito. Tra i cattivi militano invece un Gambadilegno lontano dalla tipizzazione che recentemente aveva visto prendere le sue sembianze personaggi da lui diversissimi ma sempre negativi come il signor Pietro di In Viaggio con Pippo. Qui Gamba è un grasso gradasso grosso con tanto di moncone in puro stile anni 30. E del tutto a sorpesa ecco tra i suoi sgherri i Bassotti alla loro prima apparizione animata dopo il mediometraggio Soccermania e la serie tv Duck Tales. Sono Bassotti strani questi, un trio di briganti dalla pelle grigiastra, di cui due assolutamente identici tra loro in accordo alla tradizione, e uno minuscolo, forse memore delle deformazioni che sulla Banda Bassotti aveva operato Duck Tales. Si sente un po' la mancanza di personaggi che avrebbero potuto completare il panorama, come il povero Orazio, tolto di mezzo per favorire la relazione Clarabella/Pippo e Zio paperone, che come tesoriere del castello avrebbe fatto la sua figura. C'è invece un personaggio nuovo, la tartaruga menestrello che funge da narratore della vicenda, rivolgendosi al pubblico e cantandone spesso e volentieri la colonna sonora. Perchè si sia voluto dare a un personaggio nuovo un ruolo che era stato ritagliato addosso al Grillo Parlante non è dato saperlo, ma non si può fare ameno di apprezzare questo tenero personaggio, che con il suo modo di fare timido e garbato si accattiva non poco le simpatie del pubblico.
    Non si può certo dire che la trama de I Tre Moschettieri sia corposa, è infatti una storia semplice e non pretenziosa raccontata con garbo e con una sapiente sceneggiatura. E la storia di come Topolino, Paperino e Pippo coltivino fin da piccoli il sogno di diventare moschettieri, e di come il capitano delle guardie Pietro li nomini finalmente guardie del corpo della regina, sperando di sfruttarne l'incapacità per fare un colpo di stato. Una storia che può dare tanto o poco a seconda di come viene gestita. E qui viene gestita più che bene a suon di gag divertenti, momenti topici e simpatici anacronismi, come i fast-food o gli abiti tradizionali che Topolino e Paperino sfoggiano in alcuni momenti molto particolari.
    Strepitosa è la colonna sonora, che anziché proporre nuovi brani rischiando di essere mediocre, preferisce muoversi in ambito classico proponendo alcune celebri arie prese dalla musica classica o lirica. I brani che qui vengono cantati con del testo creato per l'occasione sono di già per per sé una gioia per le orecchie e la loro collocazione qui fornisce un valore aggiunto che rende il tutto gustosamente parodico e dannatamente disneyano. Dopo un inizio metanarrativo in cui la tartarughina narratore introduce la storia facendo entrare lo spettatore tra le pagine di un comic-book, arriva il tema principale dei moschettieri pippidi: All for One and One for All basato su Orpheus in the Underworld di Offenbach, il celeberrimo come Can-Can. C'è poi il motivetto A - You're Adorable canticchiato da Pietro mentre si fa la doccia, che occupa pochi secondi per poi passare a Love so Lovely, il tema della principessa Minnie, ricalcato sul Nutcracker e sul Romeo & Juliet di Tchaikovsky. La canzone di Pietro, Pitey's King of France è invece basato sul In the Hall of the Mountain King di Edvard Grieg, famoso per la sua cupezza, mentre il tema d'amore che si sente nella tenerissima sequenza in cui Topolino e Minnie tornano a Parigi, Sweet Wings of Love, altro non è che il Blue Danube di Strauss. Ma il pezzo più esilarante è senza dubbio il duetto tra Pippo e Clarabella, in cui lui si mette a corteggiarla mentre lei sta cercando di farlo fuori, finendo così per far breccia sul suo cuore. La musica di questo brano, Chains of Love, viene direttamente dall'Habanera della Carmen di Bizet, ed è interpretata da un Pedicini che finalmente sembra star trovando il giusto modo di emulare Amandola come voce di Pippo. This is the End , è nientepopodimenoche la Symphony no.5 di Beethoven, ed è cantata a suon di ingiurie dalla tartaruga per scuotere Paperino e invogliarlo a partire alla riscossa. La battaglia finale che ne conseguirà verrà assai sdrammatizzata dal fatto di essere combattuta a suon di musica sul palcoscenico de L'Opera mentre come se niente fosse alcuni attori continuano a intonare le arie di The Pirate of Penzance and Princess Ida. Un modo per non prendersi troppo sul serio, facendo capire a chiunque si sentisse deluso dalla leggerezza della storia che altro non è che un allegra avventura di Topolino & soci.
    Graficamente parlando siamo a livelli molto alti. Disegni e animazioni curatissime che non fanno certo sfigurare i personaggi portabandiera del mondo Disney facendo capire quanto amore verso di loro sia stato trasfuso nella realizzazione del film. Gli sfondi pure sono molto buoni, anche se colorati con toni molto tenui e pastellosi che rendono il film delicatissimo. Un'impostazione tutt'altro che spettacolare ma molto umile, che si vede anche nella composizione delle scene con trovate registiche molto sobrie e senza vertiginosi spostamenti di telecamera. Ci sono però molte citazioni più o meno volute specie nell'albo a fumetti che introduce la narrazione (e che tornerà nei titoli di coda), in cui si vede l'infanzia in povertà del Trio, strizzando l'occhio alle scene che in Bongo e i Tre Avventurieri li vedevano dividersi un fagiolo in tre.
    In questo piccolo capolavoro molto impegno venne messo, e fu una bella delusione per il regista Donovan Cook, quando si vide negare da Eisner l'opportunità di mandare la sua opera sul grande schermo. Secondo Eisner i tempi dell'animazione tradizionale erano finiti e un prodotto come questo non sarebbe dovuto uscire dal circuito direct-to-video. I Toon Studios si rimboccarono così le maniche e cominciarono a progettare il loro primo film in computer grafica, utilizzando guarda caso ancora i tanto amati personaggi della banda Disney. MIckey's Twice Upon a Christmas era in arrivo.
  • In periodo di "Wizards of Mickey", dal quale, in caso di successo, si ipotizza possa essere tratto un lungometraggio, mi è sembrato giusto guardarmi quello che, per il momento, è l'unico vero e proprio film non a episodi con protagonisti Topolino, Paperino e Pippo. Un lungometraggio che i Toon Studio speravano destinato a una proiezione nei cinema, ma fu infine - volere di Eisner - relegato ai direct-to-video; ma la volontà di fare qualcosa di degno del cinema è evidente in quella che è una piccola perla, umile e per nulla pretenziosa.
    A livello di trama, c'è poco da dire. Dal romanzo di Dumas viene presa solo una vaga ispirazione. Più che personaggi che vivono all'epoca di Luigi XIV, i tre protagonisti sembrano provenire da un'epoca successiva, e subire il fascino della figura mitica e romantica del moschettiere; ragazzini che hanno letto Dumas, più che contemporanei della vicenda. L'intreccio è dunque basilare, ma questo non deve essere visto come un punto di debolezza, quanto una scelta in linea con i toni "modesti" del film.
    "I Tre Moschettieri" comincia con una cornice ambientata presumibilmente ai giorni nostri; la storia viene immaginata come raccontata, in base a un fumetto, da una tartaruga-narratore, interprete della maggior parte delle canzoni del film e, ogni tanto, comparsa al suo interno. Un ruolo simile, quindi, a quello del menestrello di "Robin Hood", anche se la tartaruga, a livello di caratterizzazione, è più simile al Grillo Parlante di "Pinocchio".
    L'inizio, a livello di sceneggiatura, lascia un po' perplessi. Il fatto che Topolino, Pippo e Paperino siano dei poveracci che sognano di diventare moschettieri viene ribadito continuamente con dei dialoghi infantili e molto forzati. Quando però si supera la fase introduttoria, la sceneggiatura diventa veramente ottima; le parti sono ben bilanciate, momenti umoristici e momenti "alti" si alternano con equilibrio. Apice del film è, in questo senso, la sequenza di abbandono-deliberamento-ritorno di Paperino, un momento in cui i toni elevati contrastano con la caratterizzazione "bassa", comica, del personaggio.
    Altro punto di forza del film è l'umorismo. I Toon Studios si dimostrano in grado di dosare alla perfezione una comicità slapstick, diretta agli spettatori più giovani, con un umorismo più sottile, ironico, surreale, parodistico, metanarrativo. Alcune scene mi hanno fatto davvero morire dalle risate: l'iperbolica risata di Gambadilegno all'indirizzo dei tre protagonisti; l'assurdo "Pozzo" in cui vengono confinati i Bassotti; o, soprattutto, la gag stupenda della "scatola magica" con pugno - impagabile l'espressione sognatrice ("ah, l'infanzia!") di Pippo. Ottime anche le trovate metanarrative del film: il fatto che i personaggi portino i loro vestiti usuali, sotto ai costumi; o anche la gag del motivetto che parte ogni volta che viene citata l'Opera, lasciando Gambadilegno sempre più perplesso. Ai momenti comici si contrappongono però anche scene inquietanti: Paperino con la testa nella ghigliottina, le lapidi con i nomi dei protagonisti, Topolino che annega - tutto questo comunque contribuisce a cancellare certi pregiudizi sulla Disney. La morte, in Disney, c'è sempre stata, e ci si scherza anche sopra.
    I personaggi, chi più chi meno, sono caratterizzati molto bene. Topolino è il sognatore un po' ingenuo, ma coraggioso, delle origini, invece che il "primo della classe" di alcuni autori italiani, i quali hanno contribuito al suo calo di popolarità nel nostro paese. Paperino è magnifico; seppure un po' appiattito nel ruolo di "codardo" (d'altronde negli USA il personaggio non ha avuto l'evoluzione apportatagli dai fumetti nostrani), è senza dubbio il più espressivo di tutti. Pippo alterna momento in cui è solamente uno stupido ad altri in cui mostra la sua capacità di intuizioni visionarie. Gambadilegno è straordinario: lontanissimo dal padre burbero, ma buffo, di "Ecco Pippo", è qui un prepotente, un narcisista, un personaggio, però, terribilmente carismatico, con la sua autostima portata all'eccesso. Fra gli altri personaggi, sono ottimi Paperina (in cui si trova una riuscita via di mezzo fra i suoi "due volti") e Clarabella; piuttosto irritante invece Minni, esasperatamente carinissima.
    Le canzoni, come si è detto, sono tutte composizioni classiche famosissime a cui vengono aggiunte delle liriche, trasformandole inaspettatamente in motivetti orecchiabilissimi. Scelta, a mio parere, davvero azzeccata, e che trova i suoi momenti migliori nell'istrionica"Pitey's King of France" e in "This is the end", la canzone del riscatto di Paperino, uno dei momenti migliori del film. Anche a livello tecnico, il film mi è sembrato molto ben fatto: i fondali dai colori tenui e pastello, seppure non incontrino il mio gusto, si adattano alla perfezione ai toni de "I tre moschettieri"; le animazioni, seppure con qualche gommosità, sono tutte ben fatte - in particolare, ottimi Paperino e Gambadilegno. L'unico personaggio disegnato male è Pluto, il cui ruolo nel film è talmente ristretto che, comunque, non si nota neanche.
    In conclusione, "I Tre Moschettieri" è un film gradevolissimo, e si colloca di certo nei primi posti fra i DTV che ho visto finora. La cura che i Toon Studios hanno messo nell'affrontare i "personaggi di bandiera" della Disney è quasi tangibile, così che dispiace che questo film non sia uscito nei cinema, dove, magari con un budget un po' superiore e qualche minuto in più, non avrebbe per nulla sfigurato.
    E, a questo punto, spero davvero che, oltre che il primo lungometraggio con Topolino, Paperino e Pippo, questo non sia anche l'ultimo.
    Oannes, the Fish-Man!
    The one who taught mankind wisdom.
  • Solo un paio di cose: il Topolino bambino del comic book d'apertura potrebbe essere un Morty disegnato da Gottfredson, e la tartaruga mi pare decisamente ispirata a Toby di The Tortoise and the Hare.

    A parte le musiche "classiche" rimaneggiate, da notare la (poca) musica originale di Bruce Broughton (Tiny Toons, Bianca e Bernie nella terra dei canguri, Bambi II...), che continua a fare più che dignitosamente il suo dovere anche se -negli ultimi anni- un po' nell'ombra.
  • Mi è venuto in mente solamente ora. La caratterizzazione dei tre Bassotti ne I Tre Moschettieri è davvero simile, sia nell'aspetto sia nel modus operandi, alle tre spie del film d'animazione I Viaggi di Gulliver di Dave Fleischer del '39. Sono ovviamente più propenso a considerarlo un possibile omaggio piuttosto che una scopiazzata, soprattutto se pensiamo al valore di "reperto" che il film dei Fleischer Studios rappresenta.

    Ecco i due trio a confronto

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  • Quanto adoro questo lungometraggio, mi ha stupito quando lo visto la prima volta, pensavo fosse solo una manovra per portarsi a casa qualche soldo. Ma a conti fatti era un film davvero bello con personaggi ben caraterizzati, soppratutto i bassotti che li ho adorati come scagnozzi. Senza parlare di un Mickey veramente carismatico.
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