Cortometraggi e Mediometraggi Toon Studios
Inviato: lunedì 21 febbraio 2011, 13:59
Ebbene sì, pur essendo il cortometraggio un prodotto che sta faticosamente ritrovando la sua strada in questi ultimi decenni dopo anni di buio, non esistono solo i corti Pixar o quelli occasionali prodotti dai WDAS, ma esiste una produzione cortometraggistica, forse ancor più occasionale, ad opera dei Toon Studios. Ma cosa sono i Toon Studios? Bé è un nome molto particolare, che la Disney ha appioppato solo dopo molto tempo a quegli studi satelliti minori che inizialmente erano lavoro sulle serie televisive animate ma a cui poi sono stati affidati i direct to video. Inizialmente gli studi satelliti erano quelli di Francia, Australia, Giappone ai quali si aggiunse poco dopo il Canada e come si è detto si occupavano dell'animazione di serie televisive come Goof Troop, Darkwing Duck e via dicendo, sotto il nome generale di Walt Disney Television Animation, quando però si decise di creare dei film ispirati ad esse si decise di affidarle al più autoriale dei tre studi, quello di Francia, appartenente ai fratelli Brizzi. Dati gli ottimi risultati ottenuti, si decise di trasformare lo studio parigino in una succursale della WDFA insieme allo studio di Florida, sicché a gestire le produzioni della Walt Disney Television rimasero i tre studi di Australia, Giappone e Canada. A quel punto Eisner ebbe la sciagurata idea dei sequel direct to video e si decise di affidarli proprio a questi studios, che film dopo film si focalizzarono su questo tipo di produzione. Al punto di venire scorporati dalla Walt Disney Television Animation e di assumere il nome di Toon Studios. La Walt Disney Television, orfana della sua forza lavoro migliore, avrebbe poi continuato negli anni a produrre le sue cose affidando a degli studioli coreani l'animazione delle sue serie tv, mentre i Toon avrebbero fatto ben altra carriera. Progressivamente però iniziarono a chiudere, prima quello di Canada, poi quello in Giappone e infine quello Australiano, che negli ultimi anni aveva raggiunto un livello tale da poter essere considerato l'ultimo studio Disneyano a produrre ancora animazione tradizionale. L'ultimo lo chiusero dopo l'arrivo di Lasseter e la saggia decisione di non produrre più cheapquel, sicché il brand Toon Studios venne riutilizzato per le serie di direct to video ispirate a dei franchise (Tinker Bell, Planes). Non esiste più materialmente un Toon Studio, se non la sua base amministrativa a Burbank, e l'animazione di questi filmetti di Trilli viene attualmente fatta fare in India, anche se il brand sopravvive. Quindi questa è la storia di questo stranissimo ambito produttivo, in cui le risorse e gli obiettivi sono state più volte redirezionate. In tutto questo i corti sono sempre stati prodotti come eccezioni, con motivazioni disparate: ci sono i quattro holiday special di Winnie Pooh, ci sono i corti inseriti come extra in alcuni strani dvd di cheapquel, ci sono corti provenienti da serie televisive ma che sono stati distribuiti da soli, in tv o al cinema. Insomma, c'è davvero di tutto, e a volte sarà bene riferirsi ad essi come prodotti della WDTA altre volte in quanto produzioni Toon Studios. Ma tutti quanti hanno in comune il non esser stati concepiti dagli studios canonici.
1991
Natale con Winnie the Pooh (Winnie the Pooh and Christmas Too!)
Esistono quattro mediometraggi televisivi sull'orsetto Pooh. Sono quattro holiday special, ovvero quattro featurettes della durata di una ventina di minuti prodotti lungo tutto il corso degli anni 90 a cadenza abbastanza irregolare, e trasmessi occasionalmente sulle reti televisive senza essere parte di serie televisive preesistenti. Alcuni sono molto carini, altri meno anche perché questi sbalzi qualitativi sono tipici di questa sfera produttiva, e anche perché si vede come nel corso degli anni la loro stessa caratura sia variata, inizialmente più somiglianti ad episodioni speciali della serie tv, e poi trasformati in featurettes vere e proprie con tanto di intro live action in onore alla tradizione. Questo primo mediometraggio sul Natale è anche quello che come trama si può dire più riuscito, si respira un'atmosfera davvero unica, e l'animazione è sicuramente più curata della media degli episodi tv, dal momento che è stato fatto dagli studios francesi dei fratelli Brizzi. Pochi sembrano accorgersene dal momento che la sua vicinanza con il termine della produzione degli episodi della serie tv di Pooh hanno spinto il mondo a considerarlo una sorta di episodio finale, e d'altra parte non si può dar loro tutti i torti: il mediometraggio presenta infatti alcune caratteristiche che lo allineano con la serie, come ad esempio il fatto che Tappo sia colorato di verde, che abbia come nemici degli insetti verdi, o che sia presente massicciamente De Castor che successivamente scomparirà dalle scene non appena la produzione lungometraggistica di Pooh ripartirà. Ma probabilmente questo è dovuto solo alla vicinanza produttiva, perché con un piccolo sforzo si potranno notare elementi e finezze che elevano questo cartone dallo standard qualitativo di un episodio qualsiasi della serie. Tanto per cominciare l'animazione, che ha molto più budget, è curata (molto probabilmente opera degli studios di Sydney), e poi la sceneggiatura che è davvero ben fatta, piena di momenti divertenti e senza attimi di noia. La storia è interessante e vede Pooh e gli altri combinare un pasticcio con la letterina per Babbo Natale che ogni anno lui e i suoi amici lanciano da una rupe per farla arrivare via vento al Polo Nord: Pooh si dimentica di chiedere un regalo per sé e quindi cerca di recuperarla mettendo in modo una serie di eventi che culmineranno col suo tentativo poco lucido di salvare la situazione travestendosi da Babbo Natale. Ci si diverte e ci si commuove, nella miglior tradizione degli speciali natalizi americani. Curiosamente questa featurette è stata editata in dvd in modo molto strano: si è voluto create una sorta di fittizio lungometraggio con ben due terzi di animazione inedita per collocare Natale con Winnie Pooh in mezzo a mo' di flashback, un'operazione discutibile ma che si ripeterà anche in seguito. Qui, qui e qui.
1992
Bonkers - Petal to the Metal
Ve lo ricordate Bonkers, il gatto poliziotto che viveva in una realtà fatta di umani e cartoni animati che convivevano? Non vi sembrava un po' troppo simile a Roger Rabbit come concezione? Bé il motivo è proprio quello: in quegli anni stavano iniziando a raffreddarsi i rapporti con la Amblin, per cui in Disney si corse ai ripari creando una specie di clone del coniglio. Da noi arrivò prima la serie in cui andava a fare il poliziotto dopo esser stato licenziato dalla casa di produzione dei suoi corti, una serie citazionosa, delirante e tutto sommato gradevole, e solo dopo arrivò la curiosa e fallimentare Raw Toonage, che segnava invece il vero e proprio esordio del gatto. Raw Toonage era una serie a suo modo molto rivoluzionaria, e anche adulta nel panorama di quegli anni: era una sorta di varietà, che ad ogni episodio proponeva un presentatore diverso, preso di peso dal mondo Disney televisivo. Questo presentatore poteva essere Zio Paperone, l'Ocalina di Darkwing Duck, Pico de Paperis e qualsiasi altro: il suo compito era fornire gli interstitials per collegare tra loro i tre corti che componevano lo show: un episodio di Bonkers, uno di Marsupilami e uno di Totaly Tasteless Video, sorta di parodia piuttosto adulta della tv americana. La serie era stata concepita come trampolino di lancio per nuovi personaggi, i più graditi dal pubblico avrebbero avuto il loro personale spin-off. Ce la fece Bonkers, ce la fece Marsupilami, ma Raw Toonage chiuse subito, dopo soli dodici episodi. I corti di Bonkers al suo interno riproponevano ovviamente le dinamiche dei corti slapstick alla Roger Rabbit e offrivano un Bonkers piuttosto diverso nell'aspetto e nell'abbigliamento rispetto a quello che si sarebbe poi visto nella sua serie personale, dopo il suo licenziamento dagli studios. Uno di questi corti però venne mandato nelle sale per precedere il film Touchstone Ninja Kids, e probabilmente per presentare al pubblico il personaggio: si tratta di un corto buffo, pieno di gag in cui Bonkers deve consegnare un mazzo di fiori, entro cinque minuti. L'animazione non è malaccio considerata la provenienza, ma ovviamente il corto è imparagonabile sia nella grafica, sia nella sceneggiatura ai corti di Roger, che l'anno successivo avrebbero avuto una conclusione. Purtroppo il corto è attualmente assente da youtube.
1995
Stand by Me (Stand by Me)
Continuano i prodotti strani, a metà strada tra il mondo televisivo e quello cinematografico e di difficile classificabilità. Steve Moore, uno dei dipendenti più autoriali della Disney Television, si trova a dirigere due di tre sequenze musicali animate, da collocarsi all'interno della serie televisiva di Timon e Pumbaa in produzione in quel periodo, ma fruibili anche come videoclip a sé stanti (e il fatto che posseggano credits propri all'inizio la dice lunga su come fossero intesi). La prima di queste tre è Stand by Me, corto di tre minuti in cui Timon canta a Pumbaa la celeberrima canzone in una savana illuminata dalla luna, che si guadagna addirittura la sala cinematografica. E se la merita decisamente, data l'atmosfera davvero irresistibile, lo humor frizzante (a Pumbaa capita ogni tipo di sventura ogni volta che Timon canta il ritornello), i colori e le animazioni davvero curate. C'è addirittura un virtuosismo notevole nel finale in cui iniziano a cantare le rane della palude e sfoggiano movenze e atteggiamenti da cantanti neri, veramente bello. Da noi arriva in vhs con In Giro per il Mondo con Timon & Pumbaa, prima delle tre compilation che presentavano in anteprima episodi della serie cucendoli insieme con interstitials e spacciandoli come un lungometraggio (e io all'epoca caddi in questa truffa con gran delusione). Qui.
Yummy Yummy Yummy (Yummy Yummy Yummy)
Appartenente alla stessa serie televisiva ma inserito nella seconda compilation farlocca, Fuori a Cena con Timon & Pumbaa, il secondo corto musicale di Steve Moore basato sulla canzoncina Yummy Yummy Yummy, I've Got Love in my Tummy, qui storpiato in I've Got Bugs in my Tummy, non si aggiudica le sale come invece il suo gemello. Il motivo è ben visibile, l'animazione anche se generalmente ben fatta è piena di quelle gommosità e eccessi tipici delle produzioni televisive di quegli anni, ogni tanto c'è pure qualche forte sbalzo qualitativo ma soprattutto la colorazione è abbastanza piatta, di qualità televisiva. E' comunque su un piano superiore a quello degli episodi regolari della serie animata e sicuramente è piacevole alla vista. La vicenda messa in scena altro non è che una simpatica contesa tra i due amici che mentre si strafogano di insetti notano una cimice e iniziano a contendersela: la regia è molto buona e dinamica, e con un minimo di cura in più avrebbe potuto essere equiparato al predecessore. Qui.
The Lion Sleeps Tonight (The Lion Sleeps Tonight)
Il terzo e ultimo corto musicale della serie, inserito stavolta nella terza e ultima compilation In Vacanza con Timon & Pumbaa, non è diretto da Steve Moore ma da Darrel Van Citters, ed è dei tre quello fatto peggio, quello che ovviamente la sala cinematografica la vede col cannocchiale. Ed è un peccato davvero madornale, perché si percepisce che a livello di storyboard c'è stato un gran bel lavoro, sicuramente di più che in Yummy Yummy Yummy e che con un'animazione curata poteva essere qualcosa di strepitoso: infatti oltre a recuperare una celebre e amatissima canzone che era stata canticchiata addirittura nel Classico originale, presenta al suo interno addirittura Rafiki nel ruolo di sciamano narratore: Timon e Pumbaa per tutto il corto stanno nella giungla di notte a temere imboscate da un fantomatico leone che alla fine si rivelerà essere SImba, voglioso di giocare. La resa grafica è qualcosa di davvero imbarazzante, persino sotto lo standard della serie televisiva, con personaggi quasi sempre fuori modello, e deformati, animazioni scattose e una colorazione assolutamente televisiva. Insomma una chiusura ingloriosa che fa ancor più rabbia perché poteva essere il corto più bello, con un'altra lavorazione. Qui.
1996
Booh! To You Too, Winnie the Pooh!
Ben cinque anni dopo Natale con Winnie Pooh arriva la seconda featurette televisiva di Pooh, stavolta un holiday special dedicato ad Halloween. Paradossalmente se Natale con Winnie Pooh dimostrava una certa differenza nell'animazione con la serie tv da pochissimo conclusasi, lo stesso non si può dire di questo cartone animato disegnato, animato e colorato così male da sembrare un episodio qualsiasi di una serie conclusasi da anni. La cosa assurda è che solo due anni dopo uscirà il terzo, animato dagli studi australiani che invece sarà qualitativamente un mezzo miracolo, quindi ci troviamo davanti ad un progetto affidato a team diversissimi (questo è stato fatto a Toon City, un team esterno alla Disney), cosa che continuerà a causare sbalzi qualitativi. La storia di questo mediometraggio è scioccherella e in tutto e per tutto simile ai canovacci della serie di anni prima: c'è Halloween nella foresta, tutti i personaggi reagiscono di conseguenza, Pimpi ne ha paura, Tigro è esuberante, Pooh è stupido, dopodiché per venire incontro a Pimpi cominciano tutti a inventarsi sciocchezze tipo il non-festeggiamento e finiscono come al solito a caccia di un qualche mostrone che esiste solo nella loro immaginazione. Non che di base questo tipo di trame sia male per Pooh, ma è il procedere assolutamente disordinato e sciatto che rendono tanto deludente questo secondo special. E' presente ancora De Castor, personaggio che verrà rinnegato invece nei nuovi lungometraggi di Pooh che verranno creati da lì a poco. Da segnalare la presenza di due canzoncine, piuttosto debolucce, I Am Not Afraid, cantata da Pimpi e I Wanna Scare Myself di Tigro, l'unica sequenza veramente apprezzabile, visto che consiste in una grande fantasia visiva in cui sono presenti pure gli efelanti e le noddole. Sottotono anche rispetto agli episodi delle serie, alcuni dei quali erano vere perle, questo special è stato recentemente incluso a mo' di flashback nell'operazione di dubbio gusto Il Primo Halloween da Efelante, sorta di film farlocco composto da due terzi di animazione interstitiale creata ad hoc e spacciata come normale lungometraggio. Lo stesso era avvenuto con Buon Anno con Winnie Pooh, altro film farlocco che conteneva al suo interno lo special natalizio. Purtroppo sul web non è reperibile.
1998
A Winnie the Pooh Thanksgiving
Col terzo holiday special di Winnie Pooh si cambia radicalmente musica. Siamo lontanissimi ormai da qualsiasi somiglianza con la serie televisiva, e il mediometraggio viene appunto confezionato come se si trattasse di una classica featurette di Pooh, di quelle che componevano il 22esimo Classico. I credits live action, l'espediente del libro che fa da teatrino delle vicende, il colore di Tappo che torna ad essere giallo e per finire l'animazione. Sono cambiate un po' di cose alla Walt Disney Television infatti, e adesso che Eisner ha messo in cantiere i cheapquel è cambiato l'orizzonte produttivo: l'anno prima Winnie Pooh e la sua gang erano stati protagonisti del direct to video Winnie the Pooh alla Ricerca di Christopher Robin, un filmetto di taglio piuttosto malinconico e di respiro più ampio. Produrre qualcosa con Winnie non significava più creare spin-off derivativi della sua serie televisiva, ma il personaggio era stato rilanciato con un sapore più classico, inoltre gli studios australiani, giapponesi e canadesi che un tempo si occupavano delle serie tv vengono riassegnati al progetto dei sequel, con budget sicuramente più considerevoli (anche se insufficenti a produrre capolavori). In questo clima capita che il terzo mediometraggio televisivo di Pooh passi in mano agli studios australiani, i migliori sulla piazza dopo la dipartita dello studio di Parigi, ora succursale dei WDFA. Ecco quindi che l'animazione di questo cartone animato arriva a toccare vette di virtuosismo davvero inimmaginabili fino a quel momento: vedere i personaggi muoversi attraverso le pagine del libro, disegnati bene e animati anche meglio, vedere un Tappo strepitoso, un Christopher Robin degno del Classico e persino De Castor (che presto sarà dimenticato) appaga non poco, ma viene da chiedersi per quale motivo si siano profusi così tanti sforzi nell'animazione mentre la storia sia così sempliciotta: segue infatti passo passo l'organizzazione di un pranzo del Ringraziamento, con imprevisti assortiti e un finale buonista in cui al ritmo di una canzone melensa (ma orecchiabile) i personaggi si stringono l'un l'altro in amicizia. L'uscita in dvd di questo special viene confezionata in modo molto strano: stavolta nessun lungometraggio farlocco ma una specie di montaggio di episodi della serie televisiva con un paio di interstitials creati ad hoc e una canzone realizzata addirittura dai fratelli Sherman che fa da collante tra un episodio e l'altro. Il titolo è Winnie the Pooh - Tempo di Regali (Seasons of Giving) e viene erroneamente classificato come lungometraggio in più di una filmografia. Qui (dal minuto 2:50 circa in poi) e qui in una lingua non meglio identificata, mentre il finale cantato è ascoltabile qui in inglese dal minuto 2:18.
Totally Twisted Fairytales - Little Redux Riding Hood
E chi se lo aspettava il corto autoriale dalla Walt Disney Television? La serie Totally Twisted Fairytales doveva essere composta di quattro corti dissacranti che, assai prima di Shrek, avrebbero dovuto fornire una versione stravolta di alcune fiabe. Solo due di loro pare siano stati effettivamente realizzati, e solo il primo circola su Youtube, nella pagina privata del suo regista Steve Moore. Il più autoriale fra i registi della branca televisiva Disney aveva realizzato a fine anni 90 questo stranissimo corto di un quarto d'ora in cui un Lupo cattivo ossessionato e frustrato dal suo fallimento, torna indietro nel tempo per riscrivere la storia di Cappuccetto Rosso e impedire la sua disfatta. Lo storytelling è molto adulto, a tratti disturbante, e a dispetto della sua componente slapstick, ciò che infine rimane impresso è l'aspetto psicologico del tutto, sul quale Moore calca la mano. L'umiliazione sul luogo di lavoro, la crisi matrimoniale, l'ossessione senza freni sono le cose che rimangono maggiormente impresse, tanto che il corto viene considerato un piccolo capolavoro e si è meritato la nomination all'Oscar come miglior corto del 1998. La tecnica di animazione utilizzata è un 2D molto strano con elementi di stop motion, quest'ultimi sono perlopiù macchinari, mentre lo stile dei personaggi è molto cartoon. Il Lupo ha un appeal notevole, un po' come tutti gli animali, che sfoggiano una cartoonizzazione perfettamente in linea con gli stilemi occidentali, gli umani invece sono stilizzati e assai più sgradevoli a vedersi, cosa probabilmente voluta. Qui il corto completo.
Totally Twisted Fairytales - Three Little Pigs
Se il primo è raro questo lo è ancora di più, si sa solo che parla di un lupo vegano che si trasferisce dai tre porcellini in una sorta di parodia di MTV's Real World.
1999
Totally Twisted Fairytales - Jack and the Beanstock
E per finire c'è questo che non solo è raro ma secondo alcuni non esiste neanche.
Winnie the Pooh e l'Avventura di San Valentino (Winnie the Pooh, a Valentine for You)
Il quarto e ultimo holiday special di Pooh segue formalmente la struttura del precedente, presentando credits live action, sfondo libresco e una struttura molto classica. L'unico problema è che stavolta l'animazione non è più affidata al raffinato studio australiano, ma a quello canadese, aperto da poco e che aveva partecipato alla produzione di direct to video quali La Bella e la Bestia - Un Magico Natale o Pocahontas II - Viaggio nel Nuovo Mondo. E questo è un vero problema perché quei film lì avevano in molti punti animazioni veramente scattose e un design poco felice, elementi da ricondurre allo studio Canadese che anche qui appone la sua firma guastando in parte il mediometraggio. Il design dei personaggi è infatti spesso sgradevole e l'animazione pure, e questo fa a pugni con il setting, gli sfondi e i colori, che invece sono molto buoni e all'altezza di una produzione speciale. Ma come parlare di San Valentino nel Bosco dei 100 Acri, in cui non esistono pulsioni sessuali? Si ricorre ovviamente a Christopher Robin che sembra essere interessato ad una ragazzina alla quale scrive un biglietto scatenando la preoccupazione dei pupazzi. Il gioco di parole basato sul termine lovebug che porta Winnie e gli altri a dare la caccia ad una lucciola nel bosco di notte per guarire Christopher, non viene reso affatto in italiano dove la lucciola viene definita poco sensatamente "una cotta". Non una brutta produzione, con qualche bella scena anche se penalizzata dall'animazione e da alcune canzoni poco riuscite. E' l'unico dei quattro mediometraggi festivi ad aver avuto una decente edizione, in un dvd omonimo in cui veniva abbinato ad un episodio della serie tv ma conservando i suoi credits senza montaggi farlocchi. Purtroppo sul web è assente.
2002
Grievance of a Starmaker
Pochi corti Disney si può dire abbiano una provenienza tanto atipica quanto Grievance of a Starmaker. Tutto comincia con un concorso di scrittura per l'Imagination Day 2001, vinto da una ragazza chiamata Erika Tsunoda, che propone la storia di un ragazzino che si accorge che tutte le stelle del cielo sono sparite. Il ragazzino decide così di salire in cielo e visitare l'omino che fabbrica le stelle, che ha smesso di produrle dato che l'umanità ha iniziato a darle per scontate. E' una storia toccante e poetica che si conclude con l'omino delle stelle che riprende il suo lavoro, commosso dall'atteggiamento ingenuo ma fiducioso del piccolo. Come premio per il concorso c'è il farsi realizzare dalla Walt Disney Television Animation la propria storia sottoforma di corto, sicché viene prodotto e diffuso solamente in Giappone questo corto particolarissimo che racconta la storia di Erika con un animazione ridotta ed economica, ma con uno stile affine a quello degli acquerelli su carta di riso tipici del Giappone medioevale. Un'anomalia nel panorama Disneyano che rimane ben celata per alcuni anni fino a venir inclusa nella compilation americana It's a Small World of Fun che lo propone assieme ad altri corti classici. Questa compilation da noi non è mai arrivata ma di recente il corto è stato inserito su youtube e lo si può gustare Qui.
2004
Il Gatto che Guardò il Re (The Cat that Looked at a King)
Dal momento che il reparto televisivo e più in generale i Toon Studios dei cheapquel non erano certo adibiti alla produzione di corti, risulta strano vederli omaggiare Mary Poppins per il suo quarantennale con un cortometraggio da allegare al dvd doppiodisco. Forse la Pixar con l'idea del corto spin-off sta davvero facendo scuola, o forse dietro questo corto c'è la voglia di fare il cheapquel anche di Mary Poppins sequelizzandone la piccola parte animata, sta di fatto che nel 2004 Julie Andrews viene richiamata per interpretare questo nuovo corto a scrittura mista che si apre proprio di fronte al parco dove quarant'anni fa Bert disegnava col gesso e dove tutto è rimasto come un tempo. L'atmosfera celebrativa si sente, e anche se la Mary Poppins invecchiata che vediamo non viene mai chiamata per nome dai bambini di turno, le continue autocitazioni, unite alla colonna sonora che la accompagna e il font dei titoli di testa fanno ben capire che si tratta di lei, e che siamo di fronte alla cosa più vicina ad un direct to video di Mary Poppins possa esser concepito. La storia del corto è tratta da un racconto della Travers presente nel materiale originale ma che a suo tempo non venne adattato: vediamo Mary e i bambini entrare nuovamente in un quadretto per seguire una gatta bianca e far da spettatori alla disputa tra lei e un re convinto di sapere tutto, al quale nel finale lei aprirà gli occhi. L'animazione è molto semplice e stilizzata, vuole un po' scimmiottare lo stile anni '60 della sequenza animata del film originale e a tratti ci riesce bene, anche se talvolta da alcuni dialoghi traspare una certa ingenuità e zuccherosità che magari nel caso dei WDAS sarebbe stata mediata da uno stile più arguto e graffiante. Niente che infastidisca a tal punto da rovinare la visione però, e infatti la storiella rimane un divertissement gradevole da seguire, con alcune finezze d'animazione notevoli. Senza contare che è sempre bello rivedere dopo tanto tempo una simile icona Disney. Qui.
2005
L'Origine di Stitch (The Origin of Stitch)
Il ruolo di questo corto è di far da connettore tra due tradizioni. Lilo & Stitch era stato un successo e quindi era stata messa in cantiere la famosa serie televisiva ispirata ai Pokémon in cui tutti i precedenti 625 esperimenti si liberavano: questa serie si apriva e si chiudeva con due lungometraggi, animati piuttosto economicamente: Provaci Ancora Stitch e Leroy & Stitch. Era il periodo in cui i Toon Studios si erano scorporati dalla Disney Television, il periodo in cui il 2d era stato soppresso da Michael Eisner e ormai risiedeva solo nei non-più-così-tanto-cheap-quel, per cui agli studi australiani venne messo in cantiere Lilo & Stitch 2, il sequel direct to video in assoluto più fedele allo stile dell'originale, un po' anche per contrapporsi a quelle brutte produzioni legate alla serie tv. Il risultato è che le due tradizioni sembravano biforcarsi, il ramo televisivo parlava di azione, spazio e esperimenti, mentre il sequel dei Toon Studios di sentimenti, Elvis e hawaii: si decise quindi di affidare alla Toonacius, piccola unità capeggiata da Tony Bancroft (animatore di Pumbaa e Kronk e regista di Mulan) l'animazione di un brevissimo corto da inserire come extra nel dvd di Lilo e Stitch 2 che collegasse in qualche modo i due ambiti. In esso si vede uno Stitch dallo stile un po' strano: non è lo sgorbio della serie tv, né il pupazzetto tenero del sequel ufficiale, è come un modello a sé...anche se pare che ad averci messo le mani sia stato Alex Kupperschmidt, il suo animatore originale. Stitch all'inizio gioca a palla e si introduce nella navicella di Jumba, attivando così un filmato e scoprendo di essere solo l'ultimo di 625 esperimenti. Jumba arriva e gli racconta un po' le sue origini, con un dialogo scaldacuore in cui dimostra di volergli bene e di essere fiero di quel che è diventato. Non manca il finale aperto in cui Jumba allude a quel che accadrebbe se gli esperimenti si liberassero. Pare che lo stile strano del corto sia dovuto al fatto che inizialmente la Disney aveva chiesto a questo studiolo di fare le animazioni in flash, ma visto che lo studio era composto da gente che un tempo lavorava al 2d Disney, abbia voluto metterci del suo inserendo porzioni animate normalmente in animazione tradizionale. Simpatico extra che fa piacere vedere anche solo per la buona volontà da parte della Disney di mettere una toppa sulla faccenda. Qui.