[Disney] Testate Periodiche

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Dato che ho acquistato il nuovo numero dei Grandi Classici Disney, ne approfitto anche per dire la mia sul numero uscito in edicola due mesi fa, il numero del mese di agosto, che è uno dei migliori di quest'anno.

    I Grandi Classici # 273 (agosto 2009)

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    Il numero agostano dei Grandi Classici ci offre un menù ricco di storie molto buone, valide, divertenti e che vale la pena di leggere.
    Il motivo di cotanta baldoria è dovuto principalmente alla Sezione Superstar. Essa ci offre infatti l'accoppiata Walsh/Gottfredson in ben due storie, che a dir la verità valgono quanto una sola ma lunga, avventurosa e fantasiosa. Topolino e la città subacquea e Topolino e la mosca Zeta Zeta descrivono infatti le turbinose avventure di Mickey che prima si ritrova in una città sott'acqua dove le regole sono invertite e la gentilezza è un obbligo, poi in Africa dove viene punto dalla mortale mosca e deve intraprendere un viaggio per trovare una guarigione. Due storie molto surreali e fantasiose, che a me al contrario di altri piacciono molto, mi divertono e mi coinvolgono. Il finale della Mosca Zeta Zeta è bellissimo, perchè rimane sempre il dubbio su come siano andate davvero le cose. I disegni non c'è manco da dirlo, Gott è un Dio e mi si illuminano sempre gli occhi a vedere il suo tratto, di qualunque periodo.
    Chiude la sezione Paperino e la pomata del pirata, divertente e tipica storia di Guido Martina disegnata dal solito Perego che qui non se la cava poi nemmeno troppo male. Paperino con l'inganno riesce a sfuggire dal caldo della città, arriva nel Grand Canyon, si picca di trovare un tesoro dal quale non ricaverà nulla se non piatti da lavare, al contrario di Gastone che saprà trarne profitto grazie alla sua fortuna. Il bello della storia, oltre la sua rarità, è il fatto che è ambientata in un caldo agosto proprio come questo, ce la fa sentire vicina in qualche modo.
    Tesso le lodi anche delle due facciate scritte da Boschi: complete come poche volte sui GC, riescono a darmi tutte le informazioni che potrei volere. Ottimo!
    Ma altre storie valgono il prezzo dell'albo.
    Zio Paperone e il ricatto metereologico è una bellissima storia del tandem artistico Pezzin-Cavazzano, dove Paperone deve affrontare un'emergenza climatica dovuta al furto di un invenzione di Archimede. Molto bella.
    E come non esaltare Le avventure di Paperin Temucin, che io già lessi sul Paperino Mese dal quale è tratta la versione qui presente? Da piccolo mi era piaciuta assai, tanto per la trama quanto per i disegni. Oggi ho ritrovato le stesse sensazioni, le stesse emozioni di allora. I disegni di questo Chiercini mi piacciono, sono spigolosi ma adatti... la storia mi prende, è lunga e davvero ha lo spirito delle parodie più classiche. Bellissima.
    Paperino e il gran Ciclope anche è una storia che mi ha molto divertito, un buonissimo Cimino "domestico" in cui Paperino gareggia con fantomatico cugino di Anacleto Mitraglia in una folle gara che solo Rodolfo poteva inventare... molto gradevole e divertente, perfino i disegni di Scala mi sono piaciuti. Sempre Scala disegna poi Topolino e l'eremita, bella storia di Chendi che anche se breve ha saputo molto divertirmi anche partendo da un soggetto già visto.
    Ser Lock e il caso delle bocce è un'avventura che mi dice poco come trama in sè, non ha molto senso, ma Ser Lock come personaggio è una bomba e questo contribuisce al gradimento della storiella.
    Topolino e la gang delle spie atomiche (Fanton, Asteriti) e Zio Paperone e le tasse a peso d'oro (Pezzin-Perego/Marini) sono due storie gradevoli: la prima un giallo classico con Topolino e un Pippo che gradisce gli alcolici, la seconda una storia che parla di tasse e del tassatore Cipiglio! Storie divertenti ma che non mi hanno entusiasmato del tutto, si fanno leggere volentieri ma nulla di più.
    I Bassotti e l'idea "puha!" (Nofziger, Jaime Diaz Studio) è una storia abbastanza insulsa e inverosimile, non si regge, non ha senso. La vera grande delusione dell'albo.
    Infine, piacevoli le due storie con Bella Quack di Kinney e Strobl, Bella Quack architetto fuoriserie e Bella Quack e le gallette Boh! Il personaggio non lo conoscevo per niente, è interessante e sopra le righe, ma il punto è che non ho ben capito il suo legame con i Paperi. E' una parente o una semplice amica dei nipotini? Da queste due brevi avventure di capisce solo che Bella è una pasticciona e Zio Paperone ne è conscio e teme i suoi disastri. Inoltrea abita su una nave. Ma qualcuno sa darmi altre info su costei, un personaggio dopotutto abbastanza interessante?

    Insomma, un numero in generale buonissimo, ottimo, eccelso, che ha una sola storia veramente brutta, poi tanto Gott e presenta (anche se lasciandolo in sospeso) un personaggio dimenticato come Bella Quack.
    Una manna!

    Ora passo a dare un mio parere sul numero attualmente in edicola.

    I Grandi Classici # 275 (ottobre 2009)

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    Numero particolare da giudicare, questo. L'avevo preso al volo in edicola, a scatola chiusa, leggendo il sommario e sfogliando l'albo. Ma a lettura ultimata, mi si è raffreddato un po' l'entusiasmo. La Sezione Superstar era quella che mi aveva attirato perlopiù, con la saga dello zio Balatrone compresa la storia di Gottfredson, peccato che proprio di Topolino e l’ospizio dello zio (Walsh, Gottfredson) parli solo della parte finale della storia dell’esordio dello zio di Topolino, come spiega Boschi nella sempre puntuale e utilissima introduzione alla sezione. La storia è comunque gradevole, un'avventura caslinga senza pretese in cui Topolino riceve l'aiuto dei topolinesi per un'opera di bene come sotruire un ospizio. Niente di che, qualche buona gag. La gradevole e folle Topolino e il topazio dello zio in ozio (Martina, Carpi) aveva già goduto di una ristampa sui Maestri Disney, ma ci sta che sia riproposta in un tentativo di pubblicazione di tutte le storie del personaggio (lol, tipo i Tesori...), per quanto non sia comunque completa data l'assenza della prima parte della storia di Gott. Comunque la storia di Martina a me piace, il Pippo rimatore mi fa ridere, un po' meno i disegni arcaici del primo Carpi che fatico a mandar giù del tutto. Topolino e l’attività dello zio in ozio (Dalmasso, Bramante) è una storia particolarmente gretta e dai disegni poco gradevoli, Boschi minimizza dicendo che l'autore distorce il carattere dello zio, sembra il peggior Paperone di Martina!
    A chiudere la sezione due storie scolastiche di Fallberg e Strobl, La moneta portafortuna e La cantonata di Paperino, della quali la prima mi ha deluso mentre la seconda anche se scontata mi ha divertito, e con i disegni di uno Strobl che inaspettatamente mi è piaciuto molto. Boschi dà qui rispota alla mancanza delle altre storie della serie scolastica di cui lamentava Malachia.
    Per il resto, storie davvero buone sono Topolino e lo stendardo comparso (Marconi, Carpi), classica storia marconiana dedicata al corpo degli alpini, una trama simpatica con dei disegni veramente stupendi, GB in piena forma.
    I Paperi e la prestigiosa contro-invenzione (Martina, Cavazzano) è una storia assurda, in cui i caratteri dei Paperi si invertono per colpa di un invenzione di Archimede. Un’esagerazione stavolta al contrario delle esasperazioni caratteriali che Martina attribuiva ai personaggi. Originale, ma vedere che la vera natura di Paperone è quella di litigare ed essere solo tirchio e quella dei nipotini di marinare la scuola e rompere lampioni mi fa storcere un po' il naso. Zio Paperone e il discolo volante e Zio Paperone al calo del guadagno risponde con l’astuzia (entrambe di Kinney, Hubbard) sono divertentissime storie con protagonista la follia di Paperoga nelle sue esaltazioni originarie, e sono contentissimo dell’inserimento di due storie brasiliane di uno degli alter ego di Paperoga, Paperoga Kid, con Paperoga Kid eroe del west (Rodrigues), che narra l'esordio dell'assurdo papero, e Paperoga Kid sceriffo di Kansas City (Faria Jr, Leon), divertentissime, adoro l’umorismo di queste storie brasiliane. Zio Paperone e il premio povertà (Sisti, Dotta) è una bella avventura, molto ben congegnata e una delle prime di Sisti, Topolino e il “cleptogas” (Gazzarri, Asteriti) è particolare e interessante.
    Paperino e l’euforgasaur (Martina, Scarpa) è invece una simpatica storiellina, ma abbastanza scombinata e dal ritmo troppo discontinuo. Zio Paperone e il cervellone permaloso (Gazzarri, Perego) è banale e molto penalizzata dai disegni, mi ha ricordato molto L'uomo di Ula Ula di Scarpa per lo spunto di base, Paperino e la modica spesa (Barosso, De Vita Jr) è carina ma niente di che. Menzione particolare a una storia quasi sperimentale, Topolino e l’astro viaggio (Marini), sperimentale per la trama, i disegni, i colori e la durata. Forse troppo ermetica, e questo la penalizza un po’.
    Un numero che mi ha regalato un paio d’ore di piacevole lettura e relax, che contiene anche buonissime storie, ma che non è così impedibile come mi sembrava di primo acchito.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Paperinik Cult # 58

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    Di solito non compro questa testata. Ormai ristampa le storie in origine pubblicate su "Paperinik e altri supereroi" e sui "Topolino" degli anni recenti, le prime abbastanza anonime e le seconde bene o male già in mio possesso. Ma questo numero ha richiamato la mia attenzione (facendo salire in me una certa "paperinikite acuta") per la storia inedita pubblicata, non italiana ma danese. Infatti, come il sito di Salimbeti (verso la fine della pagina) insegna, in Danimarca pochi anni fa uno sceneggiatore ha scritto una serie di valide storie, della lunghezza di quelle di Pk-Frittole, con un Paperinik molto moderno e cinetico che nel contempo è anche strettamente legato al suo passato e alla figura di Fantomius. In The Legacy (storia che spero e sembra sarà presto pubblicata sul Cult) torna Fantomius, invecchiato e disegnato con un testone alla Uno, per mettere alla prova Paperinik. Poi c'è la storia che compare in questo nuovo numero della testata paperinikiana. Infine c'è La Volpe di Giada, pubblicata nel # 52, numero che tenterò di recuperare in qualche modo. Attirato da storie di questo tipo, ho acquistato questo numero di febbraio.

    Paperinik e il Grande Pulitore (Andreas Phil, Mårdøn Smet) [prima tavola accanto alla copertina dell'albo] è proprio una gran bella storia! Lo sceneggiatore è abile nel costruire un'avventura di Paperinik in cui il connubio tra azione, componente supereroistica, indagine psicologica e rispetto filologico vanno a braccetto. La storia è quindi apprezzabile sotto almeno 3 punti di vista:
    1) la parte d'azione. Il nostro eroe deve vedersela con un classico [spoiler]scienziato pazzo dal piano assurdo e folle. Mi ha ricordato un po' Vendor nel suo odio per il genere umano intero...[/spoiler] per quanto molto stereotipato, a me ha divertito.
    2) lo scontro psicologico tra Paperino e il suo alter-ego mascherato. Altre storie in passato hanno indagato sulla gelosia di Donald verso il se stesso mascherato (anche nella storia del nuovo numero del "Topo"), ma qui è trattata con rara efficacia, facendo crescere anche un tangibili sentimenti di vendetta, molto umano da parte del papero.
    3) sguardo al passato proiettato al futuro. L'introspezione psicologica è presente anche per il passato di Paperinik, che lo attanaglia nei confronti della sua "nascita", ed è bello vedere quindi che più all'estero che da noi (anche se specie negli ultimi anni non sono mancati esempi) si ricordino le origini del papero mascherato, presentando proprio Fantomius in persona, almeno negli incubi di Paperino. Ma allo stesso tempo, anche introducendo un personaggio nuovo che aveva a che fare con Fantomius in passato, la volpina Ireyon. Era una stretta collaboratrice di Fantomius, ma come può adesso avere la stessa età di qui tempi? I lettori di "Paperinik Cult" lo hanno scoperto nel # 52, anche se quella storia è in realtà successiva a questa. Un personaggio affascinante che riporta alla ribalta in modo intelligente il tema di Fantomius.
    I disegni della storia sono davvero belli e cinetici, li ho apprezzati, anche se continuo ad apprezzare di più alcuni talenti italiani.
    Insomma, ho gradito molto! Consigliata a tutti coloro che amano il personaggio di Paperinik.

    L'albo presente poi le seguenti storie.
    Paperinik e il Riscatto della Fortuna (Tasca, Dossi) è puro intrattenimento senza pretese. E' più il divertimento del vedere [spoiler]la fortuna di Gastone finito in carcere[/spoiler] che altro, però anche la [spoiler]donna delle pulizie che aiuta Paperinik e prima ancora anche la spia[/spoiler] è una bella trovata. Così come il mistero del sabato! Storia abbastanza buona, insomma. Classicamente nella media i disegni di Dossi.
    Paperinik e l'Oltraggio Cinematografico (Panaro, A. Pastrovicchio) l'avevo letta ai tempi su "Topolino", ma non la ricordavo per niente. Partenza molto buona, peccato che quando sembra si debba raggiungere il climax è già finita! Davvero, dov'è finito il vendicatore che per difendere la sua immagine ideava cose terribili? E qui? Una cosa insulsa! Ci sono rimasto male, buoni invece i disegni del Pastro Brother.
    Paperinik e il Problematico... Formicolio (Nigro, Dossi) vede Paperinik al servizio dei guai di Paperino, ma tutta la storia delle formiche è abbastanza scialba, cioè simpatica ma non quello che cerca in una storia con Paperinik.
    Infine c'è la pubblicazione del # 12 di Pk-Frittole, con Un Lungo Addio (Cordara, L. Pastrovicchio) e Ghiaccio Rovente (Ostini, Perissinotto), a cui rimando qui per gli interessati.
    Ultima modifica di Bramo il venerdì 10 dicembre 2010, 13:17, modificato 1 volta in totale.
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  • Paperinik Cult # 62 (giugno 2010)

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    Bramo ha scritto:in Danimarca pochi anni fa uno sceneggiatore ha scritto una serie di valide storie, della lunghezza di quelle di "Pk-Frittole", con un Paperinik molto moderno e cinetico che nel contempo è anche strettamente legato al suo passato e alla figura di Fantomius. In The Legacy (storia che spero e sembra sarà presto pubblicata sul Cult)...
    Ed è stata pubblicata, finalmente! Nel numero di questo mese del Cult, che di conseguenza ho comprato!

    Paperinik e l'Eredità (The Legacy) (Andreas Phil/Mårdøn Smet) [prima tavola accanto alla copertina dell'albo] è una storia decisamente interessante. Minata però da qualche incongruenza in parte attribuibile allo sceneggiatore e in parte a una traduzione che, basandosi sul riassunto del sito di Salimbeti, non è molto fedele.
    Intanto è da ricordare che questa è la prima storia di quella che si può considerare una miniserie composta (nell'ordine) da questa, da Il Grande Pulitore (PKCult # 58) e dalla Volpe di Giada (PKC # 52), che come si può vedere il mensile ha ben pensato di pubblicare completamente a caso, senza badare all'ordine degli eventi.
    Passando alla storia in sè, essa affonda le radici nel sentimento di colpevolezza che affiora nell'animo di Paperino, il quale sa che il suo essere diventato Paperinik è nato tutto da uno sbaglio/truffa che in quel 1969 commise ai danni di Gastone, il legittimo proprietario di Villa Rosa. Lo sceneggiatore è abile qui a proporre 2 tavole di flashback in grigio che ripropone scene dalla prima storia di Paperinik, in modo abbastanza fedele, e a far sottointendere che chi avrebbe dovuto ereditare la Villa avrebbe dovuto ereditare anche il costume e i "poteri" di Fantomius. E' infatti interessante leggere le riflessioni di Paperino, che filosofeggia sul fatto che quando indossa il costume da Paperinik non commette disastri come invece tipico di Paperino. Un "esecutore testamentario" appartenente a una setta di monaci tibetani si reca a Paperopoli, su incarico di Fantomius, per controllare che l'erede di Fantomius si comporti bene... peccato che la sua indagine lo porterà a Gastone!
    La storia a questo punto diventa una storia standard, con Paperinik che vuole scoprire chi si sta sostituendo a lui nello spaventare i criminali di Paperopoli, Gastone che viene allenato dal vecchio monaco e un terribile nemico (classicissimo villain da supereroe dei fumetti) darà filo da torcere un po'a tutti.
    Il problema è che, secondo Salimbeti e secondo logica, il presunto esecutore testamentario dovrebbe esseere lo stesso Fantomius, dato che è visualizzato anche in una scena del Grande Pulitore e identificato proprio come l'antico ladro gentiluomo, in vignette che richiamano questa storia. Anche perchè a un certo punto indosserà proprio il costume. Non si capisce il perchè del cambiamento nella traduzione, per quanto visualizzato in modo diverso da come lo si è visto nelle storie italiane quel papero dal cranio simil-Uno è evidenemente Fantomius, ancora vivo grazie al suo periodo di permanenza in un monastero (chissà se ha incontrato un certo Ducklair?) che gli avrà aperto la mente a chissà quali segreti di vita.
    Oltre a ciò, incongruenza grave (questa penso della sceneggiatura) è la missione di Fantomius: lui era un ladro gentiluomo, anche ammettendo come si fa in queste storie che "rubasse ai ricchi per donare ai poveri" dovrebbe al massimo istruire il suo erede a fare altrettanto, non a fare il supereroe.
    Al di là di queste pecche (e in un dialogo senza senso, colpa della traduzione stramba, in un balloon di pag. 30) invece la storia è davvero avvincente, sia per lo scavo psicologico nei timori e nell'animo di Paperino/Paperinik (già visti nella precedente storia danese) sia per la figura di Fantomius (che, ripeto, è per forza lui) che come monacao combattente spacca di brutto, e sia per la parte più "action" che ho apprezzato nel suo ripercorrere gli stilemi supereroistici.
    Notare che in questo ciclo danese Paperinik ha un super-guanto simile per le sue funzioni allo Scudo Extransformer di PK.
    Disegni ottimi, mi piace molto il tratto di questo artista che rende le tavole molto aperte e libere da griglie e schemi, e con un'estetica affascinante per i personaggi.
    A seguire abbiamo altre storie, come Paperinik e la... Primissima Impresa (Leoni/Negrin), storiella carina ma niente di eclatante, ennesima variazione sul tema (fuori continuity) del liceo con Paperino, Paperina, Gastone e Paperoga. Splendidi però i disegni.
    Paperinik e la Fortuna a Quattro Ruote (Valentini/Dossi) è una storiella banale e dimenticabilissima.
    Paperinik e il Normale Controllo (Salvagnini/Freccero) è stupenda. Ovviamente niente di epico o avventuroso, ma questa storia del mitico Salvagnini non delude affatto sull'umorismo. Il controllo di patente, libretto e carta d'identità fatto da un vigile troppo zelante a Paperinik ha dalla sua l'ironia del paradosso, e mi ha divertito un sacco. Eccezionali poi i disegni di Freccero che sperimenta a man bassa col suo stile moderno e folle.
    Paperinik e il Lavoro Di Un Giorno (Valentini/Dossi) ripresenta gli autori della terza storia, e anche il giudizio è il medesimo.
    Infine, vengono ristampate le due storie di "PK - Frittole" # 17, cioè I Senzanome (Ambrosio/Dalena) e Fuori Orario (Cordara/L. Pastrovicchio), due avventure bellissime, tra le migliori della bistrattata serie. La lunga è una delle storie più riuscite di Ambrosio, che scrive una storia intensa e drammatica con un interessante parallelo con la giovinezza di Paperino che scorre per tutta la storia. La breve invece è una storia senza parole, che intrattiene grazie ai bei disegni del Pastro che qui nel tratteggiare Birgit Q ritorna ad avere un po' di smalto, in una storia che si basa solo sulle immagini. E riesce a incantare, ottimo esperimento. Per saperne di più, cercate il # 17 qui

    Un numero che vi consiglio quindi per le pikappiche, per la storia divertentissima di Salvagnini e soprattuto per L'Eredità.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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    Non ho neanche letto le altre storie, ma l'ho preso solo ed esclusivamente per via del fatto che ristampa tutte e tre le storie di Pacuvio, diventando un po' il sostituto di Tesori. Tesori doveva da tempo riproporre le storie di questo personaggio, visto che come Reginella rimane circoscritto ad un breve ciclo, ma evidentemente devono aver defenestrato il povero Pacuvio data l'esiguità delle storie che lo riguardano. Peccato che per l'occasione non si sia rispolverata anche la quarta storia, rimasta inedita anni fa. Andando nel merito della qualità ho trovato folli, deliranti e godibili le storie, specialmente la seconda. Un po' più debole la terza, che paga il fatto di essere "celebrativa". Però tutto sommato, viste certe uscite qualitativamente inadeguate di Tesori, non capisco cosa abbiano di tanto meno queste storie. Mah.
    A questo punto auspico che i prossimi numeri di Disney Big possano riunire alcuni cicli che magari non finirebbero in Tesori.
  • Grandi Classici Disney #300

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    Una celebrativa copertina di Cavazzano apre un numero che di celebrativo ha soltanto una storia rara e (solo per questo) imperdibile.
    Il numero, comunque, incomincia con Zio Paperone il Dollarfluid (Siri/Bottaro), ultima storia del Bottaro 'normale' (quando ritornerà, con Paperino e il ritorno di Rebo, sarà già in fase deformoide). Storia piuttosto simpatica, seppur non certo originalissima. Barks, Martina e Cimino ci hanno infatti abituato a svariate allergie al denaro che puntualmente colpiscono l'arcimegamiliardario, ma questo fluido che permette ai dollari di bighellonare per la città seguendo Paperone è carino. Simpatica l'assurda situazione di partenza e le gag che ne conseguono, in cui Paperone, a cui manca un dollaro per fare cifra tonda, rischia di impazzire (anzi, no, di divenire stressato, secondo la stupida censura della redazione) e dopo essere stato picchiato, si fa dare due dollari da Paperino e gliene restituisce uno. Più scontato il resto della trama, ma piacevole. Topolino forzuto per forza (f.lli Barosso/Asteriti) ha dei disegni anni luce da quelli dell'Asteriti attuale, il cui stile è stato ben definito da Grrodon nel suo resoconto lucchese. Nonostante le onomatopee alla tedesca (scialbissime), la storia è una leggibile commedia urbana e mi ha ricordato un'altra storia dei Barosso, Topolino e l'anniversario dei guai. Paperino e l'assicurazione contro gli infortuni (Chendi/G.B.Carpi) è un'altra commedia degli equivoci tutta cittadina, condita da un'aria di italioticità che in questo caso non mi ha infastidito ma mi ha sollazzato. Segue poi Paperino e il flauto magico (Bencivenni/De Vita), il cui sceneggiatore non ha mai dato prova di grande inventiva e non ha mai mostrato particolari guizzi creativi, e questa storia lo dimostra ancora una volta. L'opera originale, complessa e massone, viene ridotta alla solita storiella con Paperino sfigato. Non è malvagissima, ma si fa ricordare più per De Vita che disegna bene e, stranamente, non inserisce riferimenti massonici (Sguoz sguoz! Non ho resistito :asd: ). Ecco quindi Maga Magò e la ricerca insulsa (Davie/Fletcher) e Civetto mago di scarsa magia (Kinney/Fletcher), due storie che avrei tanto voluto non leggere, stanti le presenze di Nonna Amelia, di due Gennarini e della porta antimagia. Le due storie si segnalano, però, per l'uso del pesantissimo aggettivo 'drogati' e per una Maga Magò sbarazzina che flirta con i corvi. Arriva, poi, la perla del numero. Topolino nella valle/terra dell'Incanto (Martina/Anzi) è una memorabile storia che getta una luce fosca sull'identità di Guido Martina. L'attempato professore si faceva? Ovviamente no, ma è bizzarro come quell'uomo passasse da gioielli come L'inferno di Topolino o Buck alias Pluto (che è più recente, ma fa niente :P ) a cose come Topolino e il Cobra Bianco e questa storia qui, che non sono nefande per il semplice fatto che sono talmente folli che viene automatico innamorarsene. La prima apparizione in una produzione italiana di Paperone coincide con la sparizione del suo castello sito in quel di Topolinia (anch'essa qui al suo debutto). Al ché lo strabico Topolino e il taliaferriano Paperino (che qui è uno scienziato) viaggiano in nave e in cielo sino alla Valle dell'Incanto (che è una valle al contrario, essendo in cielo), ove recuperano il maniero dalle grinfie del gottredsoniano e irriconoscibile Gambadilegno dotato di mascherina di Zorro. La vecchia tuba è qui grezzissima, inforca occhialoni enormi che dovrebbero smascellargli il becco, e posso dire di essere contento della sua assenza nell'Inferno, perché vederlo così abbozzato mi fa dolere. La storia, come detto, è assurda e costituita da una sequela di gag praticamente ininterrotta, e termina con un processo per direttissima che commina mille anni di carcere al perfido Pietro. Perché lo segnalo? Perché mi sono reso conto di volere una storia processuale di Casty. Paperino e l'avventura in Cinemascope (Lockman/Strobl) è doppiamente ingannatrice: non è un'avventura e non è in Cinemascope. Anzi, è un collage di quattro storielle e il Cinemascope, come segnalato anche dal Boschi, non c'entra una cippa. Le quattro storielle sono scialbette, ma la terza ha il pregio di mostrarci una Chiquita nuda e un Ciccio ballerino e marpione come neanche Ambrosio ha mai osato mostrare. Tutto questo ci conduce a Zio Paperone e la Torre di Pisa (Pezzin/Cavazzano), perfetto esempio della superiorità di Pezzin nei confronti di Marconi. Le storie italiote (ambientate in Italia o rimandanti a situazioni puramente italiane) del secondo sono perlopiù spottoni commerciali, quelle del primo sono strambe, a volte ingegnose e quasi sempre divertenti. Questa è imho una di quelle. Anche Chendi, che non è tra i miei preferiti, aveva comunque uno stile degno di menzione: Paperino taxi driver (Chendi/Scala) ha un inizio lolloso e per cui è facile immedesimarsi nello sfruttato Paperino; poi si perde un po' in equivoci e coincidenze troppo coincidenti ai miei occhi di cinico adulto, quindi termina con una battuta divertente. Una buona storiella, che offre poco ma quel poco te lo da tutto. Zio Paperone il Boletus Expansivus (Chierchini) non è la miglior prova dell'inossidabile Chierchini (dategli un Premio Papersera!), ma anche qui sono ravvisabili inquietudini come il fungo fallico o l'epidemia di funghi di legno. E finiamo in bellezza con uno spottone a Com'è bella la città di Gaber, Paperino e la vita cittadina (A.Barosso/Perego), tipica storia italiota anni '60-'70, che non ha particolari pregi, se non quello di ispirarsi alla canzone di cui sopra.
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    Ottimo lavoro.
  • Ma poi la serie Disney Fantasy? Io ho continuato a comprarla per completezza, e anche perché nel terzo numero c'era l'intera Saga della Spada di Ghiaccio (che tutti dovrebbero leggere!) e nel quinto la bilogia di Cavazzano sulla Spada Invincibile della quale serbavo ottimi ricordi, che mi sono stati confermati. Il quarto invece faceva pena, era un volume filleroso mentre il sesto...non l'ho neanche più trovato in edicola e visto come si sono messe le cose non lo recupererò neanche.
  • Nel sesto numero merita "Topolino e l'enigma della corona di pietra", se non l'hai ricuperata sul "BIG" uscito l'anno scorso.
    C'è pure una storia da autore completo di De Vita.
    Timido postatore e finto nerd.

    Pure su YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCBsX4Y ... LjrjN8JvEQ.
  • Grrodon ha scritto:Ma poi la serie Disney Fantasy?
    La serie Disney Fantasy in realtà è stata una cosa molto più altalenante di quanto sembrava all'inizio. So che per un completista come te una cosa programmata in soli 6 numeri con un filo conduttore preciso era appetibile, ma la realtà è che non era una serie da avere completa. Il cultore ha potuto avere il numero delle Fantaleggende e della saga della Spada di Ghiaccio (vito, pentiti! :P ) tra l'altro con la ristampa completa di tavole dei secondi episodi... ma per il resto, veramente poco di lodevole o che valesse i 5 euro dell'albetto.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Grrodon ha scritto:Ma poi la serie Disney Fantasy?
    [...]
    Il quarto invece faceva pena, era un volume filleroso mentre il sesto...non l'ho neanche più trovato in edicola e visto come si sono messe le cose non lo recupererò neanche.
    Eppure il quarto presenta fior fior (fiori fiori?) di nomi, quali Artibani, Faraci, Enna e Macchetto: tutto il PKNAcume, insomma, più Mognato e consorte. Sulla carta, un numero coi fiocchi. Di fatto, un numero piacevole ma non imperdibile, e che non penso faccia pena.
    Pippo e i cavalieri alati (Artibani/Forcelloni) è una tripla "da record" che anticipa di un decennio WOM, pur essendo una tipica storia del 1998, realizzata da due autori tipici del 1998. Eppure non mi fece impazzire nemmeno all'epoca, anzi, assieme al PKNAico Antico futuro contribuì a farmi venire a noia un certo tipo di fantasy, che solo di recente ha ricominciato a piacermi. Ciononostante, nemmeno rileggendola dopo QUATTORDICI anni (buaahh!! ;_; ) riesco a sbavare con questa storia, che ha i suoi maggiori pregi e i suoi maggiori difetti in Gancio e Forcelloni. Il primo ha il difetto di non essere un personaggio che "buca" la pagina, e le sue gag con Pippo alla lunga stufano, e il suo pregio è in realtà un pregio di Artibani, che ha avuto il coraggio di renderlo coprotagonista di una storia epica (nella Cavalcata dei cavalieri inesistenti delle Fantaleggende Gancio c'é ma è una comparsa). I pregi maggiori di Forcelloni, la sua espressività e la sua leggibilità, sono anche i suoi difetti principali, e rendono il suo stile un mix di altri stili e, di riflesso, decisamente meno appetibile rispetto a nomi altisonanti quali Mastantuono o Perina. Respect e affetto, comunque, per un pker dei tempi d'oro.
    Topolino, Ser Pipp e il tesoro del drago (Mognato/Dalla Santa) la ricordavo pressoché a memoria, non soltanto perché uscì sul mitico n.2115 (quello del restyling, dell'inizio del Papero del Mistero e della new generation disneyana), ma anche perché all'epoca piacque moltissimo a un mio amico, che non perdeva momento per citarla. Du' palle, mi fece quell'amico, ma va bene così, dato che la storia merita tantissimo, essendo una storia adulta, con Pippo che flirta con due Clarabelle e si trasforma in drago dopo averne UCCISO uno (ok, non lo uccide per via del maleficio, ma il suo intento era quello). Che coppia, la Mognato-Dalla Santa: peccato doverla considerare il passato.
    Paperino e il drago della Valle dell'Est (Faraci/Amendola) è una breve del Faraci del 1999 e, strano ma vero, non fa sbellicare dalle risate. Giusto una battutina carina nel finale, ma rimane un fill in sciapetto. Quandoque bonus dormitat Homerus.
    Sir Pippoldo e i cavalieri della tavola imbandita (Bosco/Tosolini) è un'ennesima variazione sul tema "eroe che riesce a far ridere la principessa triste", ed è di quelle dimenticabili. Questa storia, però, ci traghetta (Lancicciotti permettendo) alle successive:
    Topolino e la corazza di Sorceres (Enna/Ferraris) la ricordavo, ma la ricordavo peggio. Invece è carina, e la trovata del [spoiler]costume da pompiere[/spoiler] è simpatica. Lo stile caricaturale di Ferraris, ancora non sfigurato, aiuta a divertire (deve piacere, però).
    Ser Topolino e la compagnia del castello (Macchetto/De Vita) è una recente ma piacevolissima fiaba (vedi didascalie), impreziosita, da un lato, dai disegni di un De Vita che non si annoia mai ed è capace sempre di incantare (chi più adatto di lui per storie come questa?), e, dall'altro, dalla buffa trovata del cantiere errante.
    Dopo due Lancicciotti che ho già scordato, ecco Topolino e il soffio del drago (Corteggiani/Marini), una delle tante storie anonime che però ho letto un miliardo di volte quando avevo la fissa del fantasy disneyano. Come allora, l'ho trovata banale e scialbetta, ma la Minni sputafuoco vale sempre un'occhiata.

    Morale della favola: i pkers sollazziani si procurino l'albo e rileggano almeno Artibani, Enna e Macchetto. Male non fa.

    Possono invece lasciar perdere il sesto, a meno che non siano completisti.
    Paperin Pauroso e il castello delle streghe (Gentina/Panarese) è un'altra storia che fece impazzire un altro mio amico dell'epoca (lo ammetto: nerdizzai mezza scuola ma lo feci male). Non ho mai capito perché: è una storia onesta, ma niente di eccezionale, tre puntate sono pure troppe. Anche il team-up fra Amelia e Nocciola è stato trattato meglio in Pico e le streghe di Pepem. Pollice su per i disegni isterici di Panarese, che mi fanno tanto nostalgia.
    Arriva poi Topolino e l'enigma della corona di pietra (Ubezio/Ubezio), che uscì sugli stessi numeri di Re Paperon e il tesoro delle tre chiavi e che, per motivi che già sapete, da bimbetto mi piaceva almeno quanto altri cicli fantasy di media qualità quali Scettro del tempo, Rocciafiamma, le spade marcoriane e, ovviamente, l'Harlech dello stesso Ubezio, di cui questa storia è un riciclo. Riciclo che ha dalla sua l'utilizzo insolito della macchina del tempo e contro quasi tutto il resto. Mi ha fatto male rileggerla, me ne sono rovinato il ricordo, ma per motivi affettivi non riesco a trovarla brutta. Vale una letta, ma niente di più.
    A rendere l'albo decisamente perdibile ecco tre Ambrosii, di cui due collegati.
    Topolino e la campana dei tre rintocchi (Ambrosio/O.Panaro) e Topolino e le sorgenti d'argento (Ambrosio/Soldati) utilizzano, infatti, la stessa location e gli stessi personaggi, con la seconda storia che risente delle conseguenze della prima. Una mini-saga Ambrosiana, dunque, zeppa di topoi medieval-fantasy che saranno riciclati in WOM. Discorso valido anche per Topolino e l'elmo di giada (Ambrosio/Perina), in cui la tipica Minni eroica di Ambrosio assurge a coprotagonista. WOM sarà migliore di tutto questo.
    Numero ùrendo, quindi? Sembrerebbe. Ma, prima di un inutile Lancicciotto messo lì a far numero, ecco Topolino e la valle degli orsetti (De Vita/De Vita), che forse non sarà indimenticabile, ma io ci sono affezionatissimo e per me è indimenticabile. Oltre ad essere una variante del plot "eroe che riesce a far ridere la principessa triste" decisamente migliore di quella di Bosco, la storia presenta uno splendido Pippo candido, strambo e De Vitiano, e rappresenta un affettuoso omaggio all'infanzia e all'innocenza dei pimpi, con Topolino che simboleggia l'adulto che cresce e dimentica.
    Un De Vita poco famoso, ma che, messo alla fine, fa chiudere l'albo con il sorriso.


    Già che sono qui, dico che, fra le tante riletture natalizie, non mi sono fatto mancare la Tetralogia dell'Argaar, che, di fatto, per me rappresenta IL fumetto fantasy (tout court).
    Non ho da aggiungere niente a quanto avete già detto. Per quanto mi riguarda è sempre lol vedere i miei vicini di casa rappresentati come Yeti scorbutici. :D Oggi c'é un pochino di multiculturalità in più, ma nell'82 la fantasia non doveva essere molto distante dalla realtà. :P
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    Ottimo lavoro.
  • max brody ha scritto:
    Morale della favola: i pkers sollazziani si procurino l'albo e rileggano almeno Artibani, Enna e Macchetto. Male non fa.
    No, be', dai. Ok i nomi illustri, ok che le storie sono anche carine, ma il punto in esame (che penso intendesse anche Grrodon) è il fatto che anche questa miniserie di volumi alla fine è degenerata in un vattelapesca disneyano tematico come ce ne sono stati tanti. In fondo era prevedibile, eh, una volta esaurtire le 2-3 saghe fantasy di largo respiro, ma il punto è che almeno per quanto mi riguarda avere un contenitore che mischia storie qualitativamente diverse non è una cosa che mi attira, ragion per cui mi sono limitato al volume delle Fantaleggende e a quello della Spada di Ghiaccio.
    max brody ha scritto:ecco Topolino e la valle degli orsetti (De Vita/De Vita), che forse non sarà indimenticabile, ma io ci sono affezionatissimo e per me è indimenticabile. Oltre ad essere una variante del plot "eroe che riesce a far ridere la principessa triste" decisamente migliore di quella di Bosco, la storia presenta uno splendido Pippo candido, strambo e De Vitiano, e rappresenta un affettuoso omaggio all'infanzia e all'innocenza dei pimpi, con Topolino che simboleggia l'adulto che cresce e dimentica.
    Un De Vita poco famoso, ma che, messo alla fine, fa chiudere l'albo con il sorriso.
    Concordo con te, è una storia bellissima. Io la definirei proprio indimenticabile, comunque, perchè a dispetto del suo essere un po' in sordine è comunque una storia che graficamente è impeccabile (manca pochissimo ai vertici stilistici di De Vita) e come messaggio che traspare dalla storia abbiamo qualcosa di bellissimo, non molto originale forse ma sicuramente raccontato con un candore e una sensibilità che restano impresse.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • Bramo ha scritto:
    max brody ha scritto:
    Morale della favola: i pkers sollazziani si procurino l'albo e rileggano almeno Artibani, Enna e Macchetto. Male non fa.
    No, be', dai. Ok i nomi illustri, ok che le storie sono anche carine, ma il punto in esame (che penso intendesse anche Grrodon) è il fatto che anche questa miniserie di volumi alla fine è degenerata in un vattelapesca disneyano tematico come ce ne sono stati tanti. In fondo era prevedibile, eh, una volta esaurtire le 2-3 saghe fantasy di largo respiro, ma il punto è che almeno per quanto mi riguarda avere un contenitore che mischia storie qualitativamente diverse non è una cosa che mi attira, ragion per cui mi sono limitato al volume delle Fantaleggende e a quello della Spada di Ghiaccio.
    Giusto, ma come dici tu era prevedibile. Se vuoi Pippo e i cavalieri alati in volume unico (e in una collocazione più logica di Toporecord), devi accodarle qualcos'altro. Forse le due saghe principali (Spada di ghiaccio e Fantaleggende) avrebbero potuto/dovuto finire nei Tesori. Sarebbero costate di più, però :P . Voglio dire, alla fine in sei semplici numeri abbiamo quasi tutto il corpus fantasy disneyano degno di menzione (aldilà che piaccia o meno). Mancano giusto Dragonlords (ma è uscito altrove) e la saga di Greet. (Non mi sovviene altro.)
    Comunque la gestione delle testate è un altro discorso, rispetto a quello che facevo, e sono grossomodo d'accordo con voi, ma da lettore valuto l'albo così come me lo danno.
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    Ottimo lavoro.
  • Ho recuperato due classici scarpiani che clamorosamente non avevo mai letto.
    Sui Grandi Classici #308 hanno ristampato Codino cavallo marino: più Scarpa di così si muore (anzi, si cammina). Una fiaba vera e propria.
    Su un vecchio Topomistery acquistato per fare cifra tonda ho trovato Topolino e l'ultraghiaccio, un altro Scarpa scarpiano e scarposo, un po' troppo per il me odierno e maturo. Poi è divisa in due parti, ma proprio letteralmente, la prima parla di una cosa, la seconda di un'altra, e questa seconda è un po' troppo simile ad altre cose, di Gott o dello stesso Scarpa. Buono, comunque, Scarpa è Scarpa, ma, carramba che sorpresa!, oggi Casty mi piace più del suo predecessore: si prende meno sul serio.
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    Ottimo lavoro.
  • I Migliori Anni Disney #1 - 1960

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    E sotto Panini, Disney rilancia lancia una nuova testata "per collezionisti", per sfruttare un'etichetta nata negli anni '90 per descrivere Zio Paperone e I Maestri Disney.
    Dalla chiusura delle tue storiche testate, infatti, la Disney ha cercato dei validi eredi nei corsi degli ultimi dieci anni, arrivando negli ultimi tempi ad avere il "duetto" formato da Tesori Disney e Disney Anni d'Oro, entrambi arrivati alla frutta.
    Se dalla chiusura di Tesori siamo arrivati ad un prodotto simile ma molto più pensato e vendibile (per ora...) con la Definitive Collection, direttamente dalle ceneri dell'Anni d'Oro ecco spuntare questo nuovo bimestrale, che non a caso sul retro e all'interno è targato come "n. 31", a sottolineare il suo essere ideale prosecuzione della precedente rivista.

    In questo secondo caso l'operazione di restyling è tutta nell'estetica e nel periodo di riferimento da cui attingere le storie da ristampare: l'unica vera innovazione è l'idea di dedicare ogni numero ad un anno diverso, in ordine cronologico, invece di restringere il campo ai soli '70-'80. Per il resto siamo di fronte ad un prodotto che offre né più né meno quanto offriva il vecchio Anni d'Oro e che si rivolge allo stesso tipo di pubblico: il vantaggio sta nel minor prezzo, perlomeno.
    Per il resto si inserisce in quel filone nostalgico che accomuna le storie del periodo con gli aneddoti di costume e società coevi, già visto negli speciali Top1949 e Top1959, Topolino 70 Anni di Carta etc.

    Gli articoli sul "come eravamo" (di macciocapatondiana memoria :P ) sono interessanti il giusto (anche se si segnalano alcuni strafalcioni), e non la tirano troppo per le lunghe: la selezione di storie vuole essere quanto più onesta possibile, e invece di offrire solo il meglio dell'anno in questione, si preferisce mostrare una panoramica che faccia anche vedere le cose meno brillanti: accanto alle splendide Zio Paperone e l'Ultimo Balabù di Scarpa e a Pippo e la Fattucchiera di Chendi e Bottaro, abbiamo una storia di Lupetto (il cui titolo, Il Bullo Mercenario, evoca scenari da western da operetta) e due martiniane doc, nel senso che sono la quintessenza delle sceneggiature "efferate" del Professore. Due avventure cattivissime, caratterizzate da un plot intricato e dove a farne le spese è sempre Paperino (la prima) e dove emerge la cattiveria e la follia di Paperone (la seconda). Il bello è che la seconda sarebbe pure una storia natalizia, ma in barba ai buoni sentimenti Martina mette in mezzo scorrerie, colpi bassi, avidità e criminalità spicciola. Oltre che il solito ritrovo di tutta la banda per le Feste, tra cui spuntano gli improbabili Ezechiele e Lupetto!
    Sono storie i cui dialoghi sono genuinamente divertenti, ma che arricchiscono delle avventure piuttosto "sui generis".

    Non so bene che pensare di un prodotto come questo: ha lati buoni e meno buoni, e non so quanto possa arricchire sensatamente la libreria di un appassionato che da una parte ha questo genere di storie in svariate altre ristampe e dall'altra parte ha comunque un'ampia e maggiormente ghiotta offerte di edizioni e testate che la Panini ha studiato.
    Se seguirò I Migliori Anni Disney sarà solo per i primi numeri, a seconda delle storie presenti...
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  • I Migliori Anni Disney #2 (1961) - #3 (1962)

    Avevo molte remore a proseguire questa testata, dopo il primo numero “d’obbligo” acquistato alla scorsa Lucca. D’altro canto prosegue spiritualmente quel Disney Anni d’Oro che avevo comprato per i primi 6 numeri prima di capire che non era la mia tazza di tè: orientamento teso alla contestualizzazione del periodo e selezione delle storie non sempre ottimale, com’è anche logico se si vuole dare una panoramica completa e onesta.
    Poi però è uscito il seguito di Topolino Story, che mi ha bruscamente riportato alla memoria quanto mi è sempre spiaciuto non aver fatto la prima collezione, dieci anni fa. E allora, considerando che è *troppo sbatti* recuperarsi quella collana, ho voluto ripiegare su questo nuovo prodotto che, stringi stringi, ha lo stesso obiettivo di base.

    Gli articoli di “costume e società” sono abbastanza ben fatti: Scarcella scrive dei pezzi che sono molto veloci, strutturati in box e classifiche, con pochi articoli brevi ma centrati. Poco interessante, per me, la pagina con i vip nati nell’anno celebrato, ma è una presenza indolore.
    Mi pare un buon modo per fare il “com’eravamo” senza esagerare e senza rubare troppe pagine ai fumetti.
    Fumetti che sono introdotti da una paginetta, firmata Becattini, che parla degli autori, della genesi della storia e che la contestualizza nell’epoca. Anche in questo caso la brevità paga, considerando che per alcune storie pubblicate una pagina è anche troppa, per il poco che c’è da dire :P e per altre più meritevoli si rischierebbe di dire cose stranote.

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    Il volume sul 1961 offre un piatto ricco con Zio Paperone e il ratto di Brigitta: se la storia è ultra-ristampata e ha avuto la sua collocazione “definitiva” nell’omnia di Romano Scarpa, è anche vero che mettere un “sequel” dell’Ultimo Balabù (presente nel primo numero) può contribuire a fidelizzare il lettore, e considerando che l’avventura segna l’esordio di Filo Sganga il suo inserimento ci sta tutto. E poi è sempre un piacere rileggerla!
    Paperino… Anno 2001 è una follia del periodo, quasi martiniana. I disegni di Luciano Gatto sono efficaci perché con il loro stile classico riescono comunque a caratterizzare anche le emozioni più negative sui becchi dei protagonisti. Non avrei rappresentato il Paperino del futuro perfettamente identico a Paperone, ma vabbè. Resta il fatto che la storia è un po’ “sballata”, occorre contestualizzarla, si fa leggere ma non è nulla di che.
    Sulle brevi straniere poco da dire: personalmente non sono un cultore delle storie rare, intese come poco o mai ristampate, ma mi fa piacere che abbiano trovato un contenitore per mettercele. L’operazione di recupero è da lodare, chiaramente, peccato che queste storie nella maggior parte dei casi non siano nulla di che. La storia sul secondo canale o peggio quella del generatore d’uragani sono avventurette di poco conto, se va bene piacevoli. Anche la breve disegnata da Barks non è il massimo, con un Archimede stranamente nervosissimo nei confronti di un serafico Paperino.
    Bello invece avere il “Classico a fumetti” di quell’anno, cioè La Carica dei 101: non sono mai stato un grande fan di queste riduzioni, nemmeno quando nella mia infanzia questa tradizione era ben presente proprio sui Topolino di dicembre, ma forse proprio per effetto nostalgia qui mi ha fatto piacere leggere le gesta di Pongo e Peggy, pur ovviamente note. Merito anche dei bellissimi e fedeli disegni di Al Hubbard.

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    Il 1962 propone ben due storie di peso: Paperon de’ Paperoni e la cintura del bucariota e Archimede contro Nocciola. La prima è una storia davvero figlia del periodo, nel bene e nel male: positivo vedere i Paperi andare dall’altra parte del mondo e, con un certo gusto per il surreale, vederli finire in situazioni estreme e imprevedibili. Meno positiva la caratterizzazione dei protagonisti, con un Paperone “più martiniano di Martina” che Mazzanti rende crudele e senza un briciolo d’amore per il nipote. Come un personaggio caratterizzato in modo talmente negativo per anni e anni sia riuscito a restare uno dei più popolari del cast in Italia, non me lo spiegherò mai. A meno che non siamo tutti stronzi a cui piace vedere le gesta degli stronzi :P
    Storia comunque divertente e che gode dei bei disegni di un grande G.B. Carpi.
    Già meglio la prova di Chendi e Bottaro (coadiuvato ai disegni da Scala), dove invece di contrapporre alla magia di Nocciola il pragmatismo di Pippo si utilizza la scienza di Archimede. L’idea è buona, nonostante in alcuni casi le dinamiche siano simili: divertentissimi i siparietti con Paperino e Paperone.
    La storiella di Peter Pan e quella su Orazio… oh, pensavo peggio! Invece sono carine, la prima non offre nulla di particolarmente originale ma è godibile comunque, la seconda è piuttosto lol.
    Eta Beta e la Cometa al Fenantrone è costruita come un fanta-thriller intrigante: peccato che Topolino non faccia nulla, risultando quasi superfluo alla trama. La seconda parte dell’avventura scorre inoltre un po’ troppo velocemente.

    Insomma, che fare con questi Migliori Anni? Da una parte è una testata che offre storie non certo fondamentali, e quelle che lo possono essere le possiedo già. Dall’altra è uno spaccato storico anche interessante da seguire, un’evoluzione della produzione a fumetti Disney anno per anno.
    Senza contare che è un bimestrale di 4 euro… contando che nei mesi in cui non esce c’è la Definitive Collection, è come se le due testate fossero un “mensile alternato”, è quindi anche una spesa sostenibile volendo.
    Vedo: sicuramente prenderò il prossimo numero, per via di un paio di storie annunciate che voglio avere a portata di mano. Poi si vedrà. :)
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  • I Migliori Anni Disney #4 (1963)

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    Ah, il 1963!
    Che anno, il 1963!
    Già, che anno è stato? Boh, io di certo non ero ancora nato :P
    Le solite rubriche del "come eravamo" mi fanno sorridere proprio per questo: Scarcella scatta come nei precedenti numeri una fotografia piuttosto buona dell'anno in esame, e considerando quante cose accadono in 365 giorni devo dire che compie un lavoro abbastanza completo ed esauriente, soprattutto grazie alla cronologia sintetica degli eventi che offre una panoramica generale, approfondendo poi nei due pezzi (ad inizio e a metà rivista) alcune delle situazioni di costume più interessanti.
    Al solito, eviterei bellamente la parte sui segni zodiacali dei vip nati nell'anno oggetto di attenzioni, ma immagino che a qualcuno interesserà...

    Passando alle storie, direi che siamo di fronte ad un'ottima selezione. Ci sono due punte di diamante come Zio Paperone e il Telescrocco di Luciano Bottaro e Topolino e l'Uomo di Altacraz di Romano Scarpa. La prima la ricordavo bene, avendola letta più volte sul pregevole volume Il '900 visto da Topolino, e si capisce perché è stata inserita in questa testata visto il suo spiccato riferimento al mondo dei quiz televisivi e delle pubblicità che fanno sempre tanto costume e caratterizzano l'epoca con i vari riferimenti (più o meno aperti) a persone e situazioni reali dell'Italia che fu. Ma al di là di questi "meriti di contestualizzazione", la storia è una bottarata divertente per le gag, la presenza di Nocciola a confronto con Paperone, l'idea per cui la fattucchiera sia innamorata del presentatore del quiz e i disegni deformed, cifra stilistica dell'artista di Rapallo che svilupperà sempre di più nei decenni successivi ma che già in questo periodo utilizzava in maniera soft ma sempre folle.
    La storia di Altacraz invece era uno de mie grandi nei dello Scarpa autore completo. Me la sono gustata e ho scoperto un giallo piacevolissimo, non tanto nel mistero e nella sua soluzione - che mi sono parsi piuttosto telefonati - quanto nello svolgimento, che riesce a creare quel clima di suspense che, come evidenzia Becattini nella paginetta introduttiva, ha debiti fortemente cinematografici. Non solo, il merito di Scarpa (ovviamente notato in tante altre sue storie) è la capacità di interpolare alla narrazione anche delle gag sempre simpatiche, spesso quasi surreali, ma che non deconcentrano mai il lettore dalla trama, anzi ne fanno da contrappunto riuscito e divertente. Belli anche i disegni di questo periodo :)

    Le tre brevi americane presenti (una con il Pico di Paul Murry, una con l'Archimede di Tony Strobl e l'ultima con addirittura Bongo! disegnato da Al Hubbard) sono ben poca cosa, siparietti più curiosi che altro, dove il valore delle storielle si trova soprattutto sul loro essere irristampate dato che prima di questa edizione avevano visto la luce solo sulla prima e unica pubblicazione, nel 1963. Avventurette che non sono né carne né pesce, ma che hanno il loro senso per un certo tipo di cultore/collezionista in cui io mi riconosco forse poco ma che prendo atto che esiste.

    Infine c'è la storia italiana più debolina: Paperon de' Paperoni e la "mossa-mossa" è scritta da Pier Carpi e disegnata dal Carpi più famoso, G. B. Troviamo un Paperone sempre arrabbiato e dalle idee scalcinate, un Paperino che pare non conoscere José Carioca e i Bassotti che tentano una gara canora. La trama si regge molto a fatica sulle proprie gambe, e non si riesce bene a capire quale messaggio o sensazione voglia trasmettere al lettore, per la direzione poco chiara della trama e per alcuni scelte nello sviluppo poco convincenti.
    I disegni di Carpi sono però straordinari: la pulizia del tratto, l'espressività dei personaggi, la ricchezza di certe scene mi hanno fatto ricordare perché mi piacesse così tanto e perché è considerato il Maestro che tanti disegnatori ricordano e rispettano.

    Resto sempre più dubbioso su questa testata: c'è del buono, del meno buono, dell'interessante e del meno interessante... questo numero me lo sono accaparrato principalmente per la storia di Scarpa, quindi immagino che sarà la selezione delle storie presenti sul prossimo numero a farmi propendere o meno per l'acquisto del tomo dedicato al 1964 :)
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • I Migliori Anni Disney #5 (1964)

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    Alla fine ho preso anche questo ulteriore, quinto numero della testata "nostalgia canaglia" :P
    Il motivo, ancora una volta, la selezione delle storie ristampate: l'esordio di Paperoga, l'esordio di Sgrizzo e la storia-sponsor sulla Fiat 850.
    Il Fanatico Igienista contiene sia alcune delle caratteristiche-base di Paperoga (la passione verso corsi/mode del momento/stili di vita, la stramberia, la tendenza a coinvolgere Paperino nelle proprie passioni) sia la classica ironia che Dick Kinney ha spesso utilizzato nelle proprie storie, specialmente con il cugino di Donald. La storia scorre veloce e di per sé non è nulla di memorabile, ma sa divertire.
    Stessa cosa si può dire per Sgrizzo Il più Balzano Papero del Mondo, in cui Romano Scarpa introduce un altro folle cugino di Paperino. L'autore veneziano spinge ancora di più sull'acceleratore della pazzia e dell'insanità mentale, mostrando Sgrizzo provenire dritto dritto da un manicomio e dedito - una volta in libertà - alle attività più sconclusionate e fuori di testa. Il difetto della storia è che manca una vera e propria trama unitaria, visto che la sceneggiatura si limita ad una serie di gag surreali dove Sgrizzo la fa da padrone. Un labile filo rosso c'è, ad onor del vero, ma viene comunque portato avanti a suon di stramberie stand-alone. Il lettore però difficilmente ci farà caso, tanto sarà colpito dal carattere esplosivo del nuovo personaggio e dal tratto di Scarpa.

    La storia di Mago Merlino e della Fiat 850 non è un granché: interessante per il suo aspetto doppiamente promozionale (sia per La Spada nella Roccia per che l'automobile), ma le micro-puntate con la tappa della settimana non consentono a Rodolfo Cimino di scrivere una sceneggiatura rilassata e veramente efficace. Sempre affascinanti invece i disegni di G.B. Carpi.

    Il collage martiniano di strisce di Walsh/Gonzales con le avventure di Gancio il Dritto è sempre carino da rileggere, perché con il flusso di coscienza inserito nella didascalie si rende ancora più marcato il livello di improbabilità delle vicende in cui il protagonista viene coinvolto.
    Paperone e i trofei di caccia grossa e Topolino e la torta aurifera sono due storie che scorrono veloci, ma efficaci e anche molto divertenti: nella prima Carlo Chendi dà sfogo alla sua innata capacità umoristica sfottendo la passione "da ricchi" per la caccia di fiere feroci e crea un paio di gag davvero simpatiche, nella seconda i Barosso scrivono un giallo non molto ispirato ma che risulta ben raccontato. Massimo De Vita nel primo caso risulta ancora piuttosto acerbo, Luciano Bottaro nell'ultima storia regala invece delle buone tavole.

    Nulla da dire sugli articoli, che si muovono sullo stesso mood dei numeri precedenti.
    Alla luce di quanto esposto su Anteprima, dubito fortemente che acquisterò il prossimo numero per mancanza di storie che mi attraggano e/o manchino.
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  • Ridi Paperoga #1
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    Nostalgia pura e semplice, per ora.
    Rivista bellissima, però. Meglio di RT, che aveva dei momenti allungabrodo.
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    Ottimo lavoro.
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