[Disney] Testate Periodiche

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Il Gottfredson è tanto massacrato o si può leggere? *nonvoglioguardare*
  • I Maestri Disney #33 - Bottaro e la Scuola di Rapallo

    Lo vogliamo dire una volta per tutte? Diciamolo. Per quanto si possa confezionare un prodotto come questo con estrema cura, con redazionali competenti, con informazioni scelte e una gran considerazione per gli appassionati, se il tutto non viene supportato da storie buone, o quantomeno che non facciano sbadigliere, allora tanta devozione si rivela inutile. Un numero doveroso questo, il terzo del ciclo delle grandi scuole dopo quella veneziana di Scarpa e quella genovese di Carpi, un numero che ha modo nelle prime pagine di fare un giusto tributo al Papersera, alla sua community. Fa di certo piacere aprire l'albo e trovarsi a far capolino in una foto collettiva che comprende Bottaro, Alle, Warren, Rom, Paolo e mille altri figuri ben noti qui e in altri lidi. E vedere un Bottaro felicissimo stringere in mano una certa statuetta pure. Se a questo aggiungiamo la copertina del volume che abbiamo realizzato tutti insieme, gli elementi ci sono tutti per potermi bullare con amici e familiari "Vedete questo titolo? L'ho inventato io!". Ma dopo che hai stressato tutta Padova e provincia facendo il galletto, l'hype finisce e ti ritrovi solo con le storie. Che, purtroppo, non sono certo granchè. Certo, ho apprezzato moltissimo la pubblicazione dell'ultimo lavoro, postumo, di Bottaro (anche se metterlo su Topolino avrebbe avuto un altro significato) ma per il resto...sigh, prodotti mediocri dello Studio Program. Vacche magre insomma, ma veniamo al dettaglio.

    Zio Paperone e il Trabiccolo (Bottaro): L'ultima storia di Luciano Bottaro. Senza dubbio emblematica, visto che vi appare lo spazio, l'amato Paperone, le deformazioni, i personaggi sghimbesci, la colorazione psichedelica e Zantaf. Non il miglior Bottaro, certo, si nota infatti un certo affaticamento. Il suo testamento artistico rimane la storia che precede questa, quel Pippo e la Corona delle Streghe che fornisce un poeticissimo esito al tormentone di Pippo e Nocciola, chiudendo idealmente il discorso una volta per tutte. Qui non si giunge a tanto ma è pur sempre gradito. Addio Luciano.

    Zio Paperone e la Festa Mascherata (Studio Program-Chendi/Bottaro): Breve storia su quattro strisce tratta dall'Almanacco. Piattume evitabile, messa evidentemente per riempire un buco, visto che il vero tributo a Chendi viene dopo.

    Le Miniere di Re Paperone (Chendi/Bottaro): Preceduta da un articolo su Chendi ecco la sua prima storia, tratta da un Albo d'Oro. Un Chendi acerbo in coppia con un Bottaro acerbo, nel complesso una storia acerba significativa più per valore storico che per altro.

    Topolino e la Banda Ombra (Studio Program/Milazzo): Dopo un articolo di presentazione su Milazzo, ero già a sbavare, ma la storia è stata una doccia fredda. Una banalissima storiella western tutta sbadigli e stereotipi murryani. Illeggibile.

    Zio Paperone e la Melodia Misteriosa (Scala): Articolo su Scala e e una sua storia da autore completo appartenente al filone di Acciuga. Niente di che, gradevole per i virtuosismi grafici e nulla più.

    Zio Paperone e la Stella di Burbank (Studio Program/Rebuffi): Articolo sul terzo esponente dello studio Bierrecì, Rebuffi. Ma la storia...cioè questo Studio Program andrebbe obliato con infamia e invece ce lo mettono in tutte le salse. Pietà.

    Topolino e il Ritorno dello Struzzo Oscar (Chendi/Colantuoni): Malgrado sia accreditata a Colantuoni pare che i disegni siano prevalentemente della Uggetti. La storia è piacevole, un interessante sequel della storia di Gottfredson. Certo non ne ha la genialità, è poco più di un more of same for dummies, ma almeno si lascia leggere, a differenza del mare di robetta delle pagine precedenti.

    In conclusione? Bè...se la tendenza attuale è questa, non capisco dove si voglia andare a parare. Intendiamoci, non ho nulla contro le storie poco significative. Lette in un certo contesto mi stanno bene, e questo contesto è i Grandi Classici, un mattoncino di millemila storie, che mensilmente offre capolavori misti a brevi e storie mediocri. Un pasto completo dove ce n'è per tutti e nulla viene trascurato, e allora si apprezzano di più le cose belle mentre le meno belle passano via velocemente. E non ci si arrabbia. Zio Paperone e I Maestri Disney invece si pongono in maniera diversa, visti i prezzi, la veste e le rubriche sarebbe logico aspettarsi un po' di più.
  • GC 245
    L’Antipaperone (Catalano/Gatto): nonostante la trama non sia originalissima, Catalano riesce a dare risvolti inaspettati e comunque godibili a questa storia, intrisa di un martiniana cattiveria che caratterizzava la stragrande maggioranza della produzione italiana degli anni ’60. A una trama ben distribuita e anche molto dettagliata, si affianca un’ottima caratterizzazione di tutti i personaggi: da un Paperone al solito avaro e cinico a un Archimede assai moralista (così tanto da toccare l’ingenuità) ma non buonista, per passare a una Banda Bassotti realmente spietata che poco ha da spartire con la sgangherata combriccola di furfantelli di oggi. Irresistibile anche la figura dell’Antipaperone che si fa apprezzare per la sua crudeltà (inconcepibili in una storia moderna, ma stupende le minacce che questi fa a Paperino, arrivando persino a puntargli una pistola alla nuca!), anche se in questo Catalano è poco coerente a sé stesso: se prima mi mostra un Paperone cinico, a rigor di logica, il suo doppio dovrebbe essere di cuore tenero. Che per lo sceneggiatore sia implicito che Paperone sia una duro fuori, ma tenero dentro? A queste domande, maledicendo la mia natura da nerd, rispondo: chissenefrega. Ottimi anche gli “Antibassotti”, esageratamente ligi al dovere e confidanti in una sorta di Provvidenza in modo paradossalmente ironico e surreale. D’epoca i disegni di Gatto, ma comunque godibili.
    Topolino e il Satellite Artificiale (Martina/Perego): eh, il pezzo forte del numero che mi spinge ad acquistare il terzo Grandi Classici di fila.
    Ma, per poter apprezzare questa piccola perla, sebbene non sia assai facile, devo avvertire i disneyofili più incalliti di aprire le proprie vedute: infatti la fedeltà al canonico universo Dinsey è bassissima, con un Topolino inspiegabilmente geniale inventore (?) e Pippo (di una notevole stupidità, talaltro) suo aiutante in un fantascientifico laboratorio. E non so spiegarmi il perché, ma se una cosa simile accadesse oggi griderei al Topolino-frittole, invece la cosa, pur non mancando di colpirmi per la sua stranezza, mi scivola addosso e, anzi, non posso fare a meno di sorridere notando l’ingenuità dell’epoca, dove nessun appassionato da casa si faceva castelli in aria sulla continuity. E forse è proprio perché a quei tempi non c’erano canoni da rispettare in modo rigido, che la cosa risulta gradita e, in qualche modo, affascinante.
    Commentando invece la storia in senso stretto, non la si può definire certo un capolavoro, ma comunque una ottima storia: fantasiose le trovate fantascientifiche e, per quanto campate in aria e zeppe di inesattezze, ben giocate. Simpatiche le gag (Topolino che “pubblicizza” dallo spazio la sua scoperta o le storpiature del nome di Pit Pat e altri giochi di parole), colpi di scena ben calibrati (anche se a volte superflui e utilizzati solo per allungare il brodo, ma forse messi per somigliare alle storie americane di Gottfedson) e una cattiveria martiniana deliziosa, soprattutto in Minni e nei suoi commenti (Andatevi a nascondere!); Minni che sa tuttavia dimostrare un lato più sensibile, quando parla alla conferenza di Pit Pat in un eloquio incredibilmente attuale su come non sia accettabile il sacrificio di vite umane per la ricerca scientifica. Numerose le ingenuità nella sceneggiatura, una su tutte il volubile carattere di Pit Pat, un antagonista che riflette non tanto lo scienziato pazzo quanto un ricercatore bramoso di fama e gloria che non sa dove fermarsi e degenera, continuando il proprio lavoro trascurando il prezzo da pagare per le sue scoperte.
    Ai disegni abbiamo un Perego molto immaturo (sproporzionatissimi i suoi personaggi in alcune vignette), influenzato fortemente da Bioletto de Il Cobra Bianco (a proposito: lo voglio al più presto sui CG, anzi, meglio le Impedibili per il formato più grande) per quanto riguarda i personaggi disneyani e ai numerosi fumetti di fantascienza della prima metà degli anni ’90, soprattutto il Saturno contro la Terra con una spruzzatina di Flash Gordon. Bruttini invece gli altri personaggi: basti pensare a Pit Pat o alla folla presente alla conferenza di questi (stranissimo il topo anziano e gli struzzi!). Tratto ingenuo e impreciso, sì, ma anch’esso in qualche modo affascinante.
    Non c’è un modo per definire questa storia, o almeno non l’ho trovato io: sarà che di fronte al fascino di certi pezzi d’antiquariato (mi piace il vecchiume, che ci devo fare?) rimango ammaliato e mi perdo nel “romanticismo” più melenso. *Sigh*…
    Topolino e il Pesce cannibale (Martina/ Carpi & Chierchini): altro vecchiume? Beh, se non altro questa volta è meno datato e riesco a essere maggiormente obiettivo: un’avventura che inizia a discostarsi dagli stilemi gottfredsoniani pur mantenendone l’impronta di base. Martina è già più maturo rispetto a Il Satellite Artificiale e costruisce infatti una trama più precisa ed elaborata. Una buona storia, con gag simpatiche (la vicenda delle carote) che tuttavia snaturano un po’ alcuni personaggi (soprattutto il Topolino intollerante nei confronti dell’ortaggio di cui sopra). Bruttini e spigolosi i disegni di Carpi & Chierchini, considerato soprattutto il tratto che svilupperanno in seguito i due.
    Zio Paperone e i Semi delle Esperidi (Scarpa): deliziosa commedia sulla falsariga del detto “Chi la fa, l’aspetti”, in cui si inserisce il filone dell’eterno inseguimento sentimentale (e commerciale?) tra Paperone e Brigitta. Ottime gag, con una morale paradossale e un gusto dissacratorio e ironico del mito che Scarpa ha saputo degnamente ereditare da Barks. Ottimi i disegni.
    Paperino Orditore di Trame (Barks/Strobol): ecco, parli della morale paradossale tipicamente barksiana e ne spunta fuori un perfetto esempio, anche se solo sceneggiato dall’Uomo dei Paperi. Avventura divertente, anche questa per la serie “Chi la fa, l’aspetti”; disegni ben realizzati, ma di gran lunga inferiori a quelli dei rifacimenti di Jippes.

    Nella norma (comunque gradevoli) le altre storie dell’albo.
  • MD # 34 – Gli Artisti milanesi
    So che questa rivelazione turberà i sonni di molti, ma non posso vivere con questo peso sulla coscienza: la Scuola di Milano non esiste e non è mai esistita. Forse esisterà, ma sta di fatto che il tema portante di questo MD è assai tirato per i capelli e che i collegamenti tra i milanesissimi artisti di questo numero (basti pensare a Martina e Bioletto) sono assai esili. L’arrampicata sugli specchi è evidente e la redazione ne è consapevole (La non-scuola di Milano è il titolo dell’editoriale), ma è anche consapevole che a ben pochi fregherà della Scuola del capoluogo lombardo vista la pubblicazione di quel pezzo di storia che è Topolino e il Cobra Bianco (Martina/Bioletto), celebre avventura finalmente riproposta su carta.
    Celebre avventura che però richiede una certa predisposizione e una certa apertura mentale. E sì, perchè Il Cobra Bianco non è una di quelle avventure che, per quanto datate, non fanno pesare la propria anzianità e restano sempre attuali e godibili, come possono essere le opere di Gottfredson e Barks. La produzione di Martina, è risaputo, ha una forte componente “casereccia” che ne fa pesare l’italianità e che risente fortemente degli influssi storici (con le dovute eccezioni, come L’Inferno di Topolino, ad esempio). E questa prima avventura non fa eccezione e forti sono le ingenuità della storia: se si possono tollerare animali non antropomorfi parlanti (dopotutto lo stesso Gottfredson ci aveva mostrato un pesciolino parlante ne Il Bel Gagà), straniano molto quadri e statue parlanti e semoventi (ai limiti dell’assurdo), pipistrelli giganti, satanassi (una versione ante litteram di quelli che vedremo nell’Inferno), sirene (che sembrano tratte da Il Mago Basilisco), una comunità sottomarina da fare invidia al Codino di Scarpa, Topolino e Pippo che respirano allegramente sott’acqua e fiori e alberi parlanti che sembrano presi dalle Silly Symphonies. Anche il carattere dei personaggi non è esattamente quello classico americano ma sembra anticipare le future dinamiche tra i personaggi martiniani: Paperino è iracondo e sbruffone e Topolino si tuffa nell’avventura di sua spontanea volontà, per ottenere la gloria, e non vuole portarsi dietro quello stupido di Pippo.
    Ma nonostante i difetti e le evidentissime stranezze, la storia non è affatto brutta: nonostante certe imprecisioni nello svolgersi della trama, Martina è abilissimo ad amalgamare atmosfere horror ispirate a quelle di Pedrocchi al classico humor disneyano-martinano (fantastiche e impensabili al giorno d’oggi certe gag). Le imprecisioni e le ingenuità di cui sopra, non disturbano ma strappano un sorriso, al pari di certi simpatici artifici narrativi un po’ alla Little Nemo come il sole che sveglia Topolino. Anche la rocambolesca vicenda, chiaramente ispirata alle avventurose storie di Gottfredson, è coinvolgente e dinamica e sebbene non presenti colpi di scena clamorosi o straordinarie innovazioni, è molto godibile. Affascinanti i disegni di Bioletto che, con le forti reminescenze gottfredsionane e altaliaferriane, aumentano il contrasto tra l’innocenza dei personaggi Disney e gli ambienti cupi ispirati alle avventure di Pedrocchi.
    Insomma: non un capolavoro, ma una storia godibile. Prima ho accennato alle Silly Simphonies e non a caso, all’inizio della puntata pubblicata sul primo Topolino Libretto, campeggia la scritta Sinfonia Allegra. Ecco, se consideriamo questa storia alla stregua di una Silly Simphony, si riescono ad apprezzare persino le ingenuità e le stranezze e la storia da stramba diventa un affresco trasognato, condito da favola e horror.
    Un consiglio: per apprezzarla appieno rieleggetela minimo una volta; non fermatevi alle prime impressioni.
    Paperino e l’Uomo delle Nevi (Martina/Perego): in questa storia i nipotini devono vino. E anche Martina (ma è proprio lui lo sceneggiatore? L’articolo dice di sì, ma il sommario e l’INDUCKS tacciono) deve averlo fatto, prima di mettersi a scrivere questa sconclusionata avventura senza né capo né coda. Gag e ambientazioni esotiche. Insomma, solo intrattenimento e divertissement illogico giustificati dal fatto che è tutto un sogno. Tozzi i paperi altaliaferriani di Perego, a volte sproporzionati; brutti i giganti gottfredsoniani. Bocciata.
    Paperino e la Città Calda (Martina/P.L. De Vita): bella storia dal sapore classico, che mantiene tuttavia una certa vena pazzerellona, forse un po’ troppo dispersiva. Buoni i disegni di De Vita Senior, sempre di grande effetto.
    Topolino e l’Arcipelago del Tesoro (Rota): mah, Rota non mi è mai piaciuto più di tanto. La storia si prefigge di essere un’avventurosa alla Gottfredson ma per quanto non sia noiosa non riesce nemmeno a prendere il lettore e ad appassionarlo come faceva il Maestro dello Utah. Poco caratterizzato e pressoché inutile Pippo, utile solo come pretesto per far spiegare a Topolino quello che deve sapere il lettore, alla fine l’avventura si riduce a un colpo di fortuna. Non ho nemmeno riscontrato le affinità a Gottfredson decantate da Becattini nell’articolo: solo l’entrata in scena di Gambadilegno ricorda quella che fa l’antagonista in Topolino Agente della Polizia Segreta. E i disegni? Anonimi. Forse non la peggiore rappresentazione grafica di Topolino da anni a questa parte, ma comunque piuttosto scialba; a posture efficaci si contrappone un ristrettissimo scomparto espressivo. Senza infamia e senza lode.
    Lucca Comics Story: La Spedizione dei 1000 secondi (Camboni, Ziche, Perina, Mottura, Santillo, Freccero, Lavoradori, Mirone): storiella carina, buoni i disegni, ma l’avrei scarificata insieme a Gaia e il Terribile Robo Paper! (???/Santillo) in favore di una bella storia di Massimo De Vita, che viene trattato come il figlio della serva e del quale vengono pubblicate delle inezie come due paginette dell’Ispettore Point (due gialli non Disney) e delle tavole della serie di Sport Goofy (Marconi/De Vita), delle quali ne manca una per completare la serie. Mah.
    Pippo in: Come si diventa detective (Boschi/Santillo): anche questa bella, al pari della Città Calda e seconda al Cobra Bianco. Il che la dice lunga: mancano storie di personalità, in questo albo. Ispirata ai cortometraggi How To di Pippo, si basa su una trama di grande humor e sui bei disegni di Santillo. Una lode per la presenza di Gancio.

    In sostanza: mah. Non è un cattivo numero, le storie sono buone. Ma non sono storie da Maestri Dinsey quanto piuttosto da Grandi Classici; a parte Il Cobra Bianco non ci sono storie di spessore, che mi aspetterei visto che i MD escono solo due volte all’anno e costano otto euri. E poi mi schifano De Vita. Ottimi come al solito gli articoli almeno. Insomma, un numero da comprare solo per la prima storia, ma che poteva essere realizzato indubbiamente con più criterio.
    In ogni caso, dico che ne vale la pena. Un numero sottotono dei MD risulta comunque piacevole.
    Chi non lo compra è un Grrodon.
  • Bando alle antologiche da collezionisti fuffa e parliamo un attimo del fatto che in edicola questo mese ci sia un Grandi Classici da avere a tutti i costi. Il numero, oltre ad un sacco di bella roba, tra cui la trasposizione dell'Apprendista Stregone fumettata da Murry e una breve Barksiana, contiene un vero e proprio must: Topolino e il Pippotarzan scritta e disegnata dal grande Romano Scarpa.
    Compratelo assolutamente. E lo dico a tutti voi, sì, al piccoletto seduto in prima fila, al tizio grosso e timido dietro di lui nonchè allo smilzo inespressivo seduto laggiù in fondo.
  • Avete voglia di polemizzare con me?
    No, perchè qui ci sarebbe da pensare un po' su una cosetta...

    Innanzitutto il menù de I GRANDI CLASSICI n. 248.

    -Paperino intelligentone a ondate Scarpa/Cavazzano, TL 408
    -Zio Paperone e il trenino poliziotto Cimino/M. De Vita, TL 791
    -Pippo e la negativa dimostrativa Kinney/Bradbury/Eringer, TL 606
    -Pippo e l'ovino canino Kinney/Bradbury/Eringer, TL 609
    -Zio Paperone e la giostra del Saracino Prosperi/Gatto, TL 1606
    -Qui Quo Qua e il "kuskus" rivelatore Dalmasso/Scala
    -Topolino contro Macchia Nera e Mr. X Ogle/Murry, TL 487
    -Zio Paperone e la nube decolorante Martina/Carpi, TL 1209

    Tutte buone storie, in particolar modo la prima in cui vediamo uno Scarpa dall'umorismo molto barksiano. L'ultima è del "solito" Martina che ci propone uno Zio Paperone senza scrupoli nell'intento di sofisticare la sua intera produzione di marmellata senza curarsi dei danni alla salute dei consumatori che potrebbero da ciò derivare. Ma questo è il minimo, il buon maestro ci ha abituato a ben altro...

    Perchè questo numero ospita anche Paperino e la scoperta dell'Italia di Martina e Bottaro (TL 139-142), storia superstar di luglio, affiancata da Le nuove avventure di Gancio il Dritto di Walsh e Gonzales (TL 40), compilation di tavole domenicali.

    Mi soffermo sulla prima storia superstar che vede come meta del viaggio dei paperi non Roma, Venezia o Milano bensì... REGGIO CALABRIA!

    Al di là di questo, ciò che mi ha colpito è stata una battuta di sapore vagamente razzista pronunciata da uno dei nipotini con riferimento alle scarse finanze della famiglia di paperi in viaggio, una cosa che suona un po' come "siamo più al verde di un negro il sabato sera".
    Ora, in passato ne I GRANDI CLASSICI sono stati capaci di trasformare una sana battuta di caccia alla volpe di Topolino e Pippo (mi pare in una storia di Scarpa) in quella che doveva essere una "operazione di salvataggio" - e l'unica cosa che c'era da salvare era il lettering malamente sbianchettato da qualche malnato redattore.
    Sono stati capaci più volte di sostituire il verbo "uccidere" con il più vago "eliminare".
    Sono stati capaci di altre censure di cui non mi posso ben rendere conto per via del fatto che non conosco la versione originale.
    Poi salta fuori una battuta che starebbe bene in bocca ai personaggi di quei fumetti che uscivano in Italia intorno al '38 in cui si deridevano gli africani inferiori.
    Non voglio criticare la scelta di non rimuovere la battuta che peraltro mi ha fatto sorridere pensando ai tempi in alla Disney tutto importava fuorchè curare il politically correct. Quel che voglio criticare è la disomogeneità dell'intervento dei responsabili de I GRANDI CLASSICI, sospesi fra fedeltà filologica e buonismo.
    Caccia alla volpe? Non sia mai, gli animali sono sacri! Ci prendiamo gioco dei "negri" e delle loro condizioni? Ok, perfetto, bene così.
    E' una schizofrenia di cui vorrei chiedere ragione a qualcuno. Se in questo caso si è scelto di non intervenire sul testo probabilmente ci saranno state delle buone ragioni. Ma a questo punto questo diventi un comportamento diffuso, sicuro, tenuto sempre e comunque, altrimenti confondiamo il lettore collezionista e il BSDE lettore occasionale - nonchè i suoi preoccupati e apprensivi genitori.
    Potrete ingannare tutti per un pò.
    Potrete ingannare qualcuno per sempre.
    Ma non potrete ingannare tutti per sempre.
  • No, ti sbagli. I GC non censurerebbero niente, è che per pigrizia utilizzano le storie che erano state fatte censurare da Elisa Penna nei tempi che furono, non avendo voglia di andarsi a cercare gli originali. In questo caso si vede che ce l'avevano (magari presi dai Maestri Disney, in cui mi ricordo che la storia era apparsa integralmente).
  • Ok, grazie mille Grrod!
    Purtroppo ero partito per la tangente senza ragionarci su.
    Chiedo scusa :adore:
    Potrete ingannare tutti per un pò.
    Potrete ingannare qualcuno per sempre.
    Ma non potrete ingannare tutti per sempre.
  • GC 251
    Guest Star a parte, un numero non particolarmente esaltante…
    Topolino e l’Avventura del Pesce-Robot (Martina/Scarpa): uhm, bof. Martina ha sicuramente fatto di meglio, la storia in questione pur vantando una trama valida è totalmente priva di mordente e la si legge per inerzia. Interessanti i risvolti gialli della storia, per il resto poco entusiasmante. Espressivo Scarpa ai disegni.
    Showboat (Christensen & Fallberg/Bradbury, Hubbard, Murry, Strobol & Leggera): otto storielle a grappolo legate da un filo conduttore più o meno esile. Nulla di molto entusiasmante, un paio di gag simpatiche ma nulla più; qualcosa di cui si poteva fare a meno, viste anche le desolanti prestazioni sul piano grafico (Murry e Hubbard esclusi).
    Paperino e la Scuola degli Enigmi (Martina/Chierchini): eccellente. E’ questo il Martina d’epoca che mi piace, le cui pur spiccate peculiarità non prendono il sopravvento sulla trama, davvero ben strutturata e colma di gag verbali e visive. Classica disputa familiare tra Paperino e i nipotini, tra colpi bassi e abili astuzie si ride di gusto; interessanti gli enigmi, degni del genio del Professore, che confeziona una trama brillante e apprezzabile nonostante risulti leggermente datata. Chierchini ancora lontano dallo stile definitivo, ancora molto legato a Carpi non eccelle particolarmente, pur risultando particolarmente adatto alla cattiveria martiniana.
    Topolino e lo Strano Potere di Flip (Walsh/Gottfredson): oh my Gottfredson, dicono gli angolofoni. O qualcosa del genere. Comunque sia, le lodi sono in questo caso d’obbligo. Perché, nonostante la martoriante edizione topolinesca (che glissa sulla stupenda gag con il poliziotto), Pflip’s Strange Power rimane estremamente godibile. Certo, si respira un sapore vagamente interlocutorio, ma la storia offre non pochi spunti interessanti. I disegni sono ottimi, geometrici ma espressivi, con un grande gusto per la sequenzialità del movimento; la regia è eccellente, Walsh riesce a infondere il pathos che l’ha reso giustamente celebre: temibile il suo mefistofelico Gambadilegno (che non esita ad espletare tutto il proprio odio nei confronti di Topolino che DROGA uno dei suoi antagonisti tramite SIRINGA), sensibile il Topolino bistrattato da un inquietante e lunatico Eta Beta. Oh, già, Eta Beta. Dobbiamo ringraziare solo l’abile Luca Boschi, che cogliendo l’opportunità offertagli dal Casty attualmente in edicola, ha pubblicato una storia dell’Uomo del Duemila proprio nella ricorrenza del suo sessantenario. E non è l’unico collegamento con La Neve Spazzastoria: guarda caso in entrambe le avventure Flip ha un ruolo determinante è c’è di mezzo una fune… davvero una simpatica strizzata d’occhio al lettore, ma soprattutto una lode all’ottimo Castellan.
    Da evidenziare i numerosi richiami a storia passate e future della stessa coppia di autori: i tentativi di omicidio de La Banda della Morte (a proposito, fantastica la trasfusione di sangue tra Pluto e Flip!), la scena delle accuse a Topolino, e in particolare la scena dell’orologio, da Topolino contro Topolino e la stupenda sequenza dell’ampolla di gas, che ne Lo Spettro Fallito sarà sostituita da un potentissimo esplosivo. Ci sarebbe poi una citazione verbale a Topolino Giornalista, nell’esilarante vignetta con Pietro narcisista, ma la cosa è alquanto improbabile e andrebbero controllati gli originali.
    Nerdate a parte, bella storia. In un’edizione migliore sarebbe stata perfetta, ma già questo risultato può essere considerato un traguardo i cui unici e valorosi fautori sono Casty e Boschi. Davvero grazie. Ah, Disney Italia: voglio la ristampa di Gottfredson.
    Zio Paperone e la Vittoria a 50 karati (Pezzin/Cavazzano): simpatica, un tantino sbilanciata. Stupendo Cavazzano.
    Pippo e l’India in agguato (Chendi/Bottaro & Scala): di certo l’accoppiata Chendi/Bottaro ha fatto di meglio: storiellina simpatica, si avverte poco il contributo di Scala, il cui tratto viene totalmente assimilato nei plastici disegni bottariani.
    Archimede Pitagorico e il Cervello in tensione (Barks): non di certo il miglior Barks. E comunque bravissimo. Il che fa riflettere su quanto fosse grande quest’uomo che in poche pagine sapeva deliziare, stupire, divertire.
    Topolino e la Collana della Castellana (Barosso Bros./Asteriti): un piacevole riempitivo, un giallo un po’ banalotto ma ben gestito. Asteriti ancora lontano dagli slanci barocchi attuali, comunque già assai caratterizzato.
    Zio Paperone e i Funghi Canterini (Nigro/Amendola & Scarpa): una buona storia di chiusura, classica avventura della scuola italiana. Da segnalare la cooperazione tra Scarpa e Amendola: nella prima parte della toria si avverte maggiormente l’influsso scarpiano e solo qualche espressione ha un che di amendoliano; nella seconda parte invece prevalgono gli stilemi geometrici e squadrati di Maurizio.
  • MD # 35 – Rodolfo Cimino
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    Conclusasi l’altalenante parentesi delle Scuole con il volume sull’inesistente Scuola milanese, i Maestri Disney torna ad occuparsi dei singoli autori. Nonostante fossero molti gli autori già trattati dalla testata e tuttavia ancora meritevoli di un nuovo albo, si è scelto di omaggiare uno sceneggiatore che non aveva ancora visto il proprio nome sull’ormai unica testata disneyana per appassionati. Un MD dedicato a Rodolfo Cimino era da tempo voluto e cogliendo come pretesto la premiazione del II Premio Papersera è stato finalmente confezionato con immancabili riferimenti al Premio stesso che spaziano da un’importante citazione nella biografia, che costituisce una sorta di approvazione ufficiale del riconoscimento, alla classica foto raffigurante autore e delegazione paperserosa passando per alcuni omaggi di autori (Celoni, Gervasio e soprattutto Faccini con una bellissima, dissacrante vignetta). Persino la copertina prende in prestito il disegno di Cavazzano già sulla cover del Dalla Tana del Bestio all’Angolo dei Salici, la cui copertina non viene mostrata assai chiaramente come era invece accaduto per Un “Gioviale” Omaggio. Forse la redazione temeva che il nostro bel volumozzo oscurasse eccessivamente i MD… :sun: ed effettivamente, storie a parte, il secondo libro della “Biblioteca del Papersera”, storie escluse è una sorta di Maestri Disney Deluxe. Alla faccia di chi dice che noialtri non capiamo una benemerita…
    Passando ai contenuti, sempre interessanti gli articoli di Becattini e Boschi a cui se ne aggiunge uno di Stefano Ambrosio, grande ammiratore ed amico di Cimino, di cui riesce a coglierne i tratti essenziali con efficacia (certo, non quanto certi pozzi di sapienza del librone paperseriano, che… ok, ok, la smetto) facendo cenno anche ad una storia di futura pubblicazione ed al relativo tormentone. Strano però che abbia taciuto le sue frittolate dei Ki-Kongi, ma vabbè… indubbiamente meglio così.
    Paperino e l’Aurite Acuta (Cimino/Scarpa): estremamente godibile, una delle avventure che certo non spicca tra le sue migliori nella sua vastissima produzione ma comunque assai valida. Cimino fa ricorso a uno dei topoi più cari alla tradizione barksiana, quello delle fantasiose patologie che affliggono i Paperi, chiara eredità barksiana. Ma se in Barks era Scrroge ad ammalarsi, qui è Paperino ad essere affetto dall’inesistente malanno verificatosi grazie ad un originale preambolo. Paperone trova il modo di sfruttare a fini di lucro il morbo portandolo alle estreme conseguenze e alle relative, irresistibili gag. Ma quello che colpisce di più è indubbiamente il dilemma morale che turba la Vecchia Tuba, esplicitato dalla classica zuffa tra la versione angelica e quella demoniaca del papero (non però sulle classiche spalle, bensì nei bulbi oculari di Paperone). Immancabile il lieto fine in cui tuttavia Paperone paga lo scotto delle sue azioni, secondo il classico schema delle parabole ciminiane.
    Anche in Zio Paperone e la Triplicità Progressiva (Cimino/Carpi) si parla di infermità, anche se psicologiche. Questa piccola perla tocca parte dal collaudato tema del sotterfugio giuridico che già da solo potrebbe reggere la trama: ma Cimino non si accontenta di intessere trame, lui vuole raccontare storie. Ecco così che collega un colpo di genio all’altro inserendo la Triplicità Progressiva del titolo, con la quale l’ego paperoniano viene inconsapevolmente scisso tra Paperone, Raperone e Taperone andando oltre il mero trucco legale per gabbare le tasse e affrontando un tema portante della narrazione di ogni tempo, quello dei simillimi, che va dalle commedie plautine allo Strano Caso del Dottor. Jekyll e Mister Hyde e che si presta ad ineteressanti analisi freudiane. E’ vero, sono “solo fumetti”. Ma quando un autore riesce a infondere tante e tali tematiche in una semplice storia a fumetti lasciando il tutto però sotteso, senza farlo pensare all’ignaro lettore che tuttavia riesce a percepire chiaramente il messaggio di fondo senza avvertire forzature o macchinosità grazie alle molte ed irresistibili gag… il fumetto diventa Fumetto e l’intrattenimento si fa Arte.
    Paperino e l’Avventura Sottomarina (Cimino/Cavazzano): “Ho sempre cercato di far vibrare le corde che suonano dentro tutti noi”, ha detto Rodolfo Cimino. E c’è sempre riuscito, dico io. E certe volte è persino andato oltre, intonando una maestosa melodia che ci ha portato ad evocare pensieri, emozioni, ricordi: è il caso de L’Avventura Sottomarina. Una storia che inizia come tante, ma che nel corso del suo svolgimento si rivela unica, tanto da giustificare un intero ciclo di sequel negli anni a venire.
    Perchè in questa avventura si sogna, attraverso gli occhi di un Paperino perdutamente innamorato della dolce Reginella, che coglie in Donald quella purezza che Cimino gli ha sempre attribuito come caratteristica principale, ancora prima della sfortuna cronica voluta dalla tradizione italiana e delle tendenze autodistruttive con le quali Barks lo ha reso celebre. Ci si emozione ad assistere agli affettuosi sentimenti della coppia, ma mentre la storia prosegue si resta anche sulle spine chiedendosi se lo status quo verrà ripristinato e in che modo. Così non si può fare a meno di rimanere colpiti mentre Paperino osserva con distacco i nipotini immobili alla disperata ricerca del loro zio. E ovviamente non si può non commuoversi nell’ultima, fantastica vignetta in cui Paperino getta negli abissi il medaglione regalatole dalla regina, congedandosi da lei promettendo tuttavia di non dimenticare -al pari del lettore- degli idilliaci momenti trascorsi.
    L’intera storia sentimentale viene trattata con grande naturalezza, senza tuttavia dimenticarsi di Paperina; la sua menzione solo nel finale non risulta straniante, grazie alla perizia di Cimino che imbastisce dei ritmi del tutto realistici che si adattano efficacemente alla trama dagli invidiabili equilibri.
    Cavazzano d’altro canto riesce a catalizzare ottimamente le emozioni e la comunicatività del testo di Rodolfo (fantastiche le espressioni di Paperino nelle sequenze finali) e nonostante sia ancora legato allo stile del maestro Scarpa presenta già notevoli picchi di personalità che lo porteranno a raggiungere il magnifico stile degli anni ottanta, che si evolverà infine nel celebratissimo tratto odierno.
    Sono queste le Storie che hanno fatto la Storia.
    Paperino e il Ritorno di Reginella (Cimino/Cavazzano): il sequel de L’Avventura Sottomarina non raggiunge i lirici picchi della storia precedente, si dimostra un buon seguito, coinvolgente ed emozionante. Illustrata da un Cavazzano più morbido e maturo, la storia nonostante le gag spensierate riesce ad evidenziare ottimamente l’intensità del dramma vissuto da Paperino e Reginella, senza elementi stonati o sdolcinati nonostante l’agrodolce finale quasi consolatorio.
    Chiude l’albo Topolino e i Tam-Tam Preistorici (Cimino/De Vita): raro esemplare di una storia ciminiana con Mickey. Con tanto di tipico bestio ed autoctono (questa volta solo uno, non un’intera popolazione), il buon Rodolfo intreccia un’avventura esotica che grazie agli elementi mangerecci tipicamente italiani riesce a farla suonare anche un po’ deliziosamente casereccia, senza però stravolgere i canoni come fanno alcuni obbrobri danesi che pur di inserire elementi tipicamente culturali stravolgono l’intero contesto narrativo.

    Un MD che vale appieno il proprio prezzo d’acquisto, finalmente completo in ogni suo aspetto e piacevole ad ogni singola pagina. Da avere, leggere, capire e custodire gelosamente nella libreria e nella mente.
    Da bravi, in edicola, su.
  • MD # 35 - Rodolfo Cimino

    E' con grande gioia che ho accolto questo numero di gennaio dei Maestri. Primo, perchè i 4 numeri delle Scuole non mi erano piaciuti per niente. A parte la storia di Scarpa e l'ultima del Maestro Bottaro, mi sono parsi un po' scombinati. Secondo, dopo esattamente 5 anni dal primo MD dedicato a uno sceneggiatore (a Giudo Martina, correva il gennaio 2003), e a me che piace scrivere fa sempre piacere leggere un volume ddicato a chi le storie le inventa di professione.
    Se poi chi le inventa è Rodolfo Cimino, tanto meglio allora!
    - Copertina: spettacolo, molto bella e anche lo sofondo verde risalta bene
    - editoriale: la Cannatella è sempre stata brava a scrivvere gli editoriali dei Maestri, e anche qui pone l'accento sulla poesia delle stori ciminiane.
    - Biografia: utile e informativa.
    - Beato tra le donne: articolo interessante ad opera di Ambrosio, punto di vista interessante quello di uno sceneggiatore che è cresciuto con le "regole" di un grande come Cimino... un po' troppo autocelebrativo e del tipo "io telefono a Cimino e gli dico se la storia va bene o no" :asd: tutto sommmato interessante.
    - Paperino e l'aurite acuta: meravilgiosa, non l'avevo mai letta ma è stupenda, una delle migliori sicuramente...Scarpa l'ha illustrata maginificamente, e la trama è ben articolata, con l'assurda malattia che porterà Paperone a volerne approfittare e a rimanerne scottato!
    - Inventore di storie: buona panoramica delle creature, dei cicli e delle avventure create da Cimino.
    - Zio Paperone e la triplicità progressiva: già letta, è sempre bella per l'immedesimarsi di Paperone in 3 persone diverse, che lo rende ancor più sfaccettato e affronta sottobanco il tema della pluri-personalità.
    - Spazio Reginella: articolo sulla saga di Reginella molto completo, prima storia già letta e riletta ma sempre bellissima da gustare, dolce e delicata com'è, e la seconda, per me nuova, anche se non al pari con la prima è un buon e ideale seguito... Cavazzano sebbene con 2 stili diversi è superbo in entrambe le prove.
    - Intervista: utile per capire molto del Cimino-pemsiero per quanto rigurda le seu storie e la sua fiosofia di sceneggiatore.
    - Topolino e i tam tam preistorici: toh, un Topolino su sceneggiatura di Cimino! Originale, ma che ben figura in questo numero perchè gli stilemmi classici (amore per l'avventura, luoghi lontani e misteriosi, il bestio) ci sono tutti e ben entrano nell'atmosfera che vede agire Topolino, Pippo e Minni - di solito assente in questo genere d'avventure - su quell'isola.

    In conclusione, finalmente un numero fatto veramente bene dopo 4 di certo non all'altezza di quello che mi aspettavo, e in fondo preferisco la versione monografica copn cui è nata questa testata piuttosto che corale come fatto le ultime 4 volte. Un numero da 10 senza timore, c'è tutto o quasi per conoscere l'opera di Cimino. O almeno per capire che è davvero un maestro nel suo lavoro e per incoraggiare a conoscerlo meglio leggendo tanto altro della sua produzione!
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Eh, si sa che noi tizi del web non capiamo nulla, che dovremo stare al nostro posto, che dovremo rinunciare a comprare i loro fumetti perchè non sono pensati per noi. Eh già. Sembra che in Disney le anime siano due, una BUONA composta da Boschi, Cannatella, Becattini, tanto cari e saggi, che sanno glorificare a dovere le vecchie gloriosissime glorie e ascoltare il fandom, e una CATTIVA fatta dai soliti silenziosi, spocchiosi odiatori di chiunque abbia un bricolo di senso critico. I forum, insomma.
    Mai come in questa uscita si è visto come tra un Bosco e un Boschi non differiscano solo due lettere, e quanto da un lato si mostra sordità nei confronti di chi il loro mondo Disney lo ama visceralmente, dall'altro si esprime una commozione senza precedenti nei confronti di chi per questa passione si impegna attivamente. Il premio Papersera è uno dei grandi protagonisti di questo volume, a cui è stato dedicato un ampio servizio, a cui è stata dedicata una voce nella pagina biografica del Maestro e che anche quest'anno è stato ampiamente documentato da un reportage fotografico. Peccato solo che quel giorno mi sarebbe piaciuto poter presenziare alla consegna del premio, conoscendo io Cimino ed essendo già stato a casa sua in precedenza un paio di volte, ma nessuno di questi bellimbusti apparsi in fotografia ha pensato di avvertirmi. Sgrunt.
    Ma a parte le più che gradite citazioni al nostro volume, il numero ha parecchio altro da offrire. Perchè finalmente si è tornati a parlare di artisti autentici e non di scuole fittizie. E va da sé che anche le storie ne hanno beneficiato. Magari un Racconto Intorno al Fuoco sarebbe stato più adatto per ottenere un essential reading ciminiano ma finalmente c'è qualcosa di buono, anzi buonissimo da leggere. Tanto per cominciare Paperino e l'Avventura Sottomarina (Cimino/Cavazzano)e Paperino e il Ritorno di Reginella (Cimino/Cavazzano), corredati da un ampio articolo retrospettivo sul personaggio di Reginella, davvero completo. E per quanto possa sembrare strano, non mi era mai capitato di leggere la seconda di queste due perle. Poco da dire, veramente bella, forse anche più della prima, e si conclude con una nota poetica forse anche più forte di quella della storia precedente. Interessanti anche Paperino e l'Aurite Acuta (Cimino/Scarpa) e Zio Paperone e la Triplicità Progressiva(Cimino/Carpi), anche se probabilmente non avrei scelto quelle dovendo fare una selezione. Da morire dal ridere comunque la gag del "cartello che, come vedi, non è cambiato" in apertura della prima storia, e la gag spersonalizzanti della seconda, che mi hanno davvero fatto ridere di gusto. Topolino e i Tam-Tam Preistorici (Cimino/De Vita) è forse la più fiacca del volume, ma comunque gradevole anche per la presenza del tormentone Il Bestio!!, inserita più come particolarità (una delle poche storie dell'autore con Topolino) che per i suoi meriti. Insomma un volume più che gradito che finalmente vale i suoi soldi, molto ben corredato di redazionali (anche se l'articolo di Ambrosio in cui si bulla di essere il suo censore, mi ha fatto sorridere) e finalmente con una sua ragione di esistere. Si continui così.
  • I Maestri Disney Oro #36: Romano Scarpa

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    E' sempre una festa tornare al caro vecchio Scarpa, quando si tratta di Maestri Disney, dopo molti numeri dedicati alle scuole. Il numero ha però dalla sua un unico grande, grandissimo merito, quello di portare avanti la ristampa (rimontata, quindi perfettamente riciclabile in altre testate) delle quattro strip story volute da Scarpa come a completamento della sua carriera e come prosecuzione della tradizione gottfredsoniana. E' la volta della terza, Topolino e gli Uomini Vespa (Scarpa) composta da ben 100 strisce (ed è pure la più breve del quartetto!) in cui appaiono personaggi gottfredsoniani come Patrizia Pig e altri completamente suoi come Bruto e Zenobia, o i nuovissimi John Ozone o Herr KerrKerr, improntati dal più puro spirito scarpiano. Forse la più debole delle quattro Strip Story, con un intreccio un po' prevedibile, ma un vero e mirabile esempio di narrazione decompressa, corredata da humor, gag e caratterizzazioni sopra le righe. Non ultimo, è una storia a cui sono parecchio legato visto che iniziai a comprare Topolino proprio durante la sua pubblicazione. Rimane adesso la quarta e ultima storia da pubblicare, quella Ciao Minnotchka tanto a lungo discussa e censurata a causa della sua satira anticomunista, ma importantissima ai fini della continuity scarpiana visto che vede l'uscita di scena di Zenobia. Speriamo che la ripubblichino, anche se chissà quando potremo avere un nuovo numero dei Maestri dedicato al più grande di loro.
    Il resto del volume non eguaglia questa sua prima parte, però, visto che vengono pubblicate storie di cui si poteva anche fare a meno, come Paperino e gli Anelli dei Dogi (Chendi/Scarpa), simpatica ma inappropriata in quanto non scritta da Scarpa (ma perlomeno introdotta da un interessante articolo in cui viene esaminato per bene il rapporto dei Paperi col nostro paese), e Biancaneve la Strega e lo Scudiero (Martina/Scarpa) tipica storia piuttosto tirata via dal primissimo Guido Martina, ricca di fatti sconclusionati ed elementi invecchiati malissimo, e parecchio distante da ben altri capolavori dello stesso Martina come La Fata Incatenata o le storie di Biancaneve dello Scarpa autore completo.
    Completa il tutto un'operazione interessantemente discutibile, anche se non del tutto nuova per I Maestri Disney, in cui si cerca di far rivivere un montaggio d'epoca pubblicando le tavole di raccordo realizzate dallo stesso Scarpa per l'albo antologico Topolino alle Olimpiadi che reimpastava due capolavori scarpiani stuprandoli e sforbiciandoli per creare una storia fittizia. Per quanto io sia fortemente contrario a questo genere di operazioni, riconosco che col senno di poi possano rappresentare una cosa curiosa e una rarità che può essere simpatico riproporre. A lasciarmi basito sono però le modalità: già la testata è semestrale, e si occupa di Scarpa una volta ogni due anni in media, utilizzare queste pagine per questa paccottiglia, quando ci sarebbero fior fior di storie molto più interessanti da analizzare lo trovo sbagliato. Mi rendo anche conto che ormai il target dei Maestri Disney è l'appassionato sfegatato che vuole l'analisi anche dei mutandoni della nonna di Scarpa, mentre personalmente sarei più propenso ad ospitare nella mia libreria un'opera più organica e totale, piuttosto che antologie occasionali e dispersive. E allora forse la formula dei Maestri Disney (nonchè quella di Zio Paperone, ma lì è scontato) non è più adatta al panorama collezionistico odierno, dove infuria una diversa concezione di proposta editoriale: quella cronologica e integrale. Nuove realtà editoriali come Planeta DeAgostini o le iniziative in volumi legate ai giornali hanno ormai fatto conoscere a questo nostro pubblico il concetto di cronologica, di edizione definitiva. I Maestri Disney hanno fatto cultura e approfondimento nei confronti di autori all'epoca poco noti, ma ormai hanno terminato il loro compito e la loro formula inizia a mostrare la corda, a sapere di vecchio (laddove Zio Paperone invece puzza di formaggio da diverse epoche). Secondo me è tempo di cominciare a cambiare mentalità, di cominciare a ragionare in termini di volumi che racchiudano questa o quella saga, questo o quel ciclo, se non direttamente una bella integrale dello Scarpa autore completo, come la si è fatta per Barks. Operazione che farebbe la gioia di molti, non occuperebbe più di una decina di albi e in cui operazioni come questa delle tavole di raccordo rientrerebbero alla perfezione come se fossero gli extra di un dvd.
  • I Maestri Disney # 36 - Romano Scarpa

    Tralasciando il volume dedicato alla Scuola veneziana, l’ultima apparizione di un MD intitolato a Romano Scarpa risaliva al 2005, poco dopo la sua scomparsa. In quella occasione, nonostante l’importante presenza di storie come Biancaneve e Verde Fiamma e Topolino e il Mistero di Tapioco Sesto, risaltava l’assenza di una delle strip-stories realizzata da Scarpa dall’inizio degli anni Novanta, due delle quali, Topolino e l’Enigma di Brigaboom e Topolino e la Banda dello Sternuto, erano già state pubblicate in precedenti Maestri.
    Si temeva quindi che la pubblicazione di queste importanti storie che chiudono l’epopea del Topolino scarpiano dovesse rimanere incompiuta, forse a causa dell’ultima avventura del ciclo, Topolino in “Ciao, Minnotchka!”, che con la sua tematica politica potrebbe costituire un po’ un problema.
    Ma ecco che questo volume spunta nelle edicole con tanto di copertina dedicata a Topolino e Gli Uomini-Vespa, terza delle quattro storie a strisce, che fa pensare che lo slittamento della sua pubblicazione sia dovuto alla necessità di un numero più rappresentativo dell’opera di Scarpa, in occasione della sua dipartita, prima e alla serie delle Scuole e al MD su Cimino promosso dal Premio Papersera poi.
    La storia risulta essere la più debole del quartetto che cerca di fondere le atmosfere gialle ed urbane della Banda dello Sternuto al mistero e all’avventura dell’Enigma di Brigaboom, con cui è fortemente imparentata non solo per certe situazioni (i manifestanti davanti all’U.P.U.P.A. ricordano quelli dell’ATTV, mentre la scena della disinquinazione di Topolino e Bruto richiama le analisi di Mick Roscop) ma anche e soprattutto per la tematica ecologista che qui anzi la fa da padrone, divenendo il vero e proprio filo conduttore della trama. Scarpa ci insegna che ci sono vari modi di rispettare l’ambiente e di tenere a cuore i suoi interessi: dall’attivismo e alla partecipazione di Topolino e Bruto, ai manifestanti casinisti, pronti a lamentarsi (assurdamente geniale il tipo che urlando al megafono si lamenta di avere la raucedine) ma ben poco inclini ad agire in prima persona (Fate qualcosa!), dal maniacale Jhon Ozon, al villain della storia, con propositi anche corretti ma con finalità decisamente egoistiche. In tutto questo si inseriscono gli assurdi ed esilaranti scenari causati dall’inquinamento proposti da Herr Kerrkerr e anche gli Uomini-Vespa del titolo, che anch’essi animati da un ambientalismo scorretto in quanto vandalici sabotatori.
    Se queste contrapposizioni possono essere anche interessanti ed efficaci (nonostante Scarpa vi calchi un po’ troppo la mano), la trama che le regge e le ospita è fin troppo piatta, con punti abbastanza confusionari, che non reggono il confronto con l’intreccio narrativo che aveva conferito un grande mordente alle due storie precedenti: il lettore riesce a capire tutto prima di Topolino in un giallo alquanto banalotto in cui Scarpa non si preoccupa nemmeno tanto di riserbarsi qualche colpo di scena (come nel caso del rapimento di Kerrkerr), forse totalmente assorbito dalle finalità tematiche della storia.
    Nonostante questi difetti, la storia si fa apprezzare per le scene d’azione ben dosate, le gag esilaranti e un cast ben assortito a caratterizzato con cui Scarpa si districa più che bene, rendendo di fatto la storia una lettura con qualche vistosa sbavatura ma pur sempre piacevole ed apprezzabile e che chiude il discorso ecologista iniziato come pretesto per Brigaboom e qui finalmente affrontato e risolto.
    Deludono invece le restanti storie del numero. Non si parla però dell’operazione di raccordo di Topolino alle Olimpiadi, che taglia e cuce varie storia scarpiane collegate con tavole realizzate da Romano stesso. E’ un tipo di operazione spuria ma anche interessante, che non troverebbe spazio se non su ipotetiche ma improbabili raccolte cronologiche, che forse si mangia un po’ troppe pagine ma si trova costretta a farlo proprio per costituzione. L’unica pecca è che si sarebbe potuta pubblicare magari una delle storie tagliacopiaincollate, ad esempio Topolino e il Bip Bip-15, dando la possibilità di verificare gli adattamenti senza doversi ripescare altre ristampe ed eliminando Paperino e gli Anelli dei Dogi, dai testi di un Chendi anche simpatico ma troppo tirato per le lunghe, e soprattutto Biancaneve, la Strega e lo Scudiero di un Martina pesante ed ingenuamente favolistico, molto affrettato e ancor più sconnesso ed inconcludente.
    Queste due storielline e la mancanza di un’altra grande storia ad accompagnare Gli Uomini-Vespa abbassano notevolmente la media qualitativa del numero che rimane comunque un ottimo e piacevole acquisto soprattutto per la stip-story, che appaga gli amanti delle storie di qualità, e in secondo luogo per il collage scarpiano che invece accontenta chi favorisce le chicche filologiche.
    Adesso dai Maestri Disney, che pur tra alti e bassi rimane una delle poche testate Disney non in crisi, ci si aspetta un volume sui Barosso nel futuro più prossimo e una Minnotchka scarpiana in un futuro non immediato ma nemmeno, si spera, troppo lontano.
  • I Maestri Disney # 36 - Romano Scarpa

    Preso il giorno stesso dell'uscita in edicola e letto poco dopo (grazie a un provvidenziale mal di gola che mi ha dato un po' di respiro dagli impegni universitari e con fidanzata che per due giorni non è potuta venirmi a trovare), trovo però solo ora il tempo di lasciare qualche commento, in periodo di studio per la lunga sequela di esami.
    A parte che lo strano è che a Milano non l'ho visto mentre l'ho trovato subito nell'edicola della mia cittadina, comincio col dire che un numero su Scarpa fa sempre piacere essendo uno dei migliori e dei miei preferiti ma quando vidi la copertina sul primo numero di Disney Big pensai "ancora Scarpa?", come ha detto anche un utente del Papersera... in realtà riguardando la collezione, non è poi tanto vero. Scarpa ha più uscite di altri, ma non esageratamente, non c'è uno "scarpacentrismo" che forse si avverte grazie alla pubblicazione di sue storie spesso e volentieri su ZP e che comunque nn sarebbe da bacchettare.
    La pubblicazione degli Uomini Vespa è stata accolta da me con gioia, avendo al max un paio di puntate dai Topo che la pubblicavano... una bella storia, niente da aggiungere a quanto detto da Grrodon e Portamantello. Aspetto Minnotcka, adesso, dat che voglio tutte e quattro le strip del maestro fin da quando ho letto su MD 24 la Banda dello Sternuto e ho poi recuoaerato il n. 19 con Brigaboom.
    Checchè se ne dica, L'anello dei dogi mi è piaciuta assai, è una storiellina molto carina di un Chendi in formissima... ma forse il punto è questo, una storiellina che in quanto tale è più da Grandi Classici che da MD, ma tamt'è ha permesso il pretesto per mettere un articolo ben fatto sui Paperi in Italia, cosa che comunque si poteva già leggere su altri volumi come "70 anni di carta" e simili.
    Il Taglia e cuci delle tavole delle Olimpiadi è un esperimento che se non erro i Maestri Disney aveva tentato solo una volta, nel numero 8 con Carpi e le tavole del Prologo dei Calssici di Walt Disney... allora mi aveva molto inrigato, chissà perchè questa volta meno, ma il fascino dell'operazione e la precisione degli articoli di spiegazione restano. Unica pecca dell'operazione, chepoteva vedere davvero la luce solo qui, è che io speravo bnella pubblicazione del Bip Bip 15 nella versione originale cosicchè da avere questa storia e fare un confronto molto ben riuscito. Vabbè.
    La storia di Biancaneve non sarà 'sto gran che, ma perlomeno riporta personaggi bistrattati come lei e i nanetti sulle pagine di un periodico Disney, il che è cosa rara...certo avrebbero potuto metterne una scritta da Scarpa, ma ci si deve accontentare.
    In definitiva, un buon numero, davvero buono, una testata che comunque sia vale i suoi 8 euro e mostra sempre una gran cura nell'essere confezionata, al contrario dell'ormai quasi fu ZP che dalle info di Grrodon dovrebbe trapassare alla fine dell'anno per lasciare posto a una nuova rivista per collezionisti... sarà al pari degli MD?
    Per ora, appuntamente a Gennaio!
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Paperolimpiadi 2008 - Superdisney n. 43 luglio 2008

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    In giornate di Olimpiadi, mi sono sentito in vena di recensire questo volumetto uscito qualche settimana fa. Solitamente, da qualche anno non compro più i volumi che la Disney targa come Superdisney, Più Disney, Disneytime ecc. (a meno che non siano con apparato critico tipo il nuovo Vita e Dollari) accortomi che altro non sono che contenitori di storie con un tema specifico. Men che meno se a tema sportivo, dal momento che lo sport non è proprio tra i miei interessi (unico strappo alla regola con il Papergol che contenva nel 1998 la storia di Scarpa "Paperino ai Mondiali").
    Ma stavolta l'evento c'è, e sempre per merito di Scarpa ho comprato (o meglio me l'ha regalto Minnie) questo Paperolimpiadi 2008, che raccoglie l'omonima storia del 1988 dell'indimenticato Maestro.
    Non l'avevo mai letta, e in realtà non ne ero così interessato dato il tema sportivo. Ma leggendola scopro davvero che è uno dei più grandi capolavori di Scarpa. E' infatti facile vedere come l'autore abbia usato come pretesto le Olimpiadi di Seul '88 per orchiestrare la sua trama, che in realtà poteva stare in piedi anche senza l'evento sportivo in sè. Che viene però sfruttato brillnatemente per dare credibilità alla vicenda, e giustificare il giro d'affari che Paperone visualzza nella sua mente di fronte alle potenzialità dellaa videocamera Premonitor. La trama infatti è di per sè geniale, per nulla banale, e ha diverse sottotrame che si intrecciano benissimo. Quella ovviamente maggiormente significativa per la delicatezza con cui è trattata e per il candore della vicenda è la storia d'amore tra Kim Do Ling e Chen Dai-Lem, che sembra essere una vicenda a sè nel terzo episodio e si rivela essere invece un seme che avrà continuity alla fine del'avventura.
    Otto puntate per una delle storie Disney più lunghe (all'epoca di pubblicazione era proprio la più lunga) e più appassionanti, che è balzata subito in testa alle mie preferite di Scarpa tra le sue che ho letto. Inoltre Scarpa inserisce moltissimi personaggi, come è uso di queste lunghe storie, ma il bello è che oltre ai due ragazzi coreani innamorati inventati per l'occasione, Scarpa coglie al volo l'opportunità di inserire sue creazioni: ecco allora Filo Sganga e Brigitta, Sgrizzo Papero, l'avvocato Cavillo Busillis, Plottigat e Trudy, Gancetto (in coppia con Topolino, ovviamente, in omaggio alle grandi storie scarpiane che hanno visto numeose indagini con loro protagonisti) e addirittura i Paperoidi, che Scarpa aveva creato per una storia di alcuni anni prima. Senza contare i disegni che definire sublimi è dir poco. Il tutto per una storia molto ben fatta e che rileggerò volentieri quando avrò tempo.

    Il resto del volumetto contiene abbastanza fuffa, 4 storielle che già avevo letto: salvabile il segreto di Sport Goofy per i disegni di Cavazzano, "Paperino campione olimpico" nn mi ha mai detto nulla (peccato, Corteggiani di solito è bravo), "Paperino campionissimo olimpico" (che fantasia coi titoli, oh!) non mi trasemette nulla, buoni i disengi della Cabella, e infine "Zio Paperone e l'oro olimpico" vale solo per disegni di Cavazzano che mi piaccionoi molto in questa storia, per il resto banalotta.

    Copertina un po' deludente...molto meglio quella del Paperolimpiadi di 4 anni fa...

    Unico neo: non aver colto l'occasione, più che altro credo per pigrizia, per inserire la celeberrima tavola mancante dalla terza puntata, sarebbe stata la prima volta in Italia che sarebbe comparsa. Peccato, comunque la si trova sempre qui:
    http://www.dimensionedelta.net/scarpa/o ... ditaIT.jpg
    Un volume, insomma, da comprare per chi non conosce o non ha la splendida avventura scarpiana.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Complice il post di Bramo, mi sono fiondato alla ricerca del volume con le Paperolimpiadi, anche se, essendomi mosso in ritardo, ho fatto non poca fatica.
    Alla fine sono riuscito a procurarmelo, e sono felice di avere ora raccolta una saga "storica" che ricordavo dall'infanzia; rileggendola ora mi è sembrata un po' frammentaria e poco omogenea, dato che alla fine si distrugge la telecamera che è stata l'oggetto di interesse per la maggior parte degli episodi. Ok, tutto è finalizzato alla morale, e comunque la telecamera serve a salvare la vita della paperotta coreana ma... boh, ho trovato che tutta l'importanza che ha acquisito nel corso degli episodi venisse poi "smontata".
    Comunque i singoli episodi sono scritti molto bene, ed è meravigliosa la resa della storia d'amore tra i due coreani, sicuramente l'elemento più affascinante di tutta la storia; la loro relazione permette di vivere la guerra civile della Corea, spiegata in un modo semplice così da essere compresa anche dai lettori più piccoli, ma non per questo banale.

    Che bello un volume come questo.
    Oh, quanto vorrei che venissero raccolte altre saghe come quella della Copertina di Topolino 2000, o il biglietto di Eurodisney, oppure la saga della Pietra Zodiacale, la mia preferita in assoluto.
    Chiediamo tutti a Babbo Natale che le ristampino?
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • DeborohWalker ha scritto:mi è sembrata un po' frammentaria e poco omogenea, dato che alla fine si distrugge la telecamera che è stata l'oggetto di interesse per la maggior parte degli episodi. Ok, tutto è finalizzato alla morale, e comunque la telecamera serve a salvare la vita della paperotta coreana ma... boh, ho trovato che tutta l'importanza che ha acquisito nel corso degli episodi venisse poi "smontata".
    Be', ma a mio parere questo non è indice di frammentarietà...il fatto che venga distrutta la Premonitor ([spoiler]e badare bene, non da Paperone che si convince che non sia un'idea molto sportiva, ma dall'intervento di Mae-Wang[/spoiler]) mi pare essere indice di originalità, dato che quello che uno si aspetta è che lo Zione la spunti come tutte le volte col suo affare. Alla fine la spunta, ma non con la Premonitor. L'idea di frammentarietà al massimo può derivare dal cambiamento di setting (passando a Topolinia) oppure per l'inserimento dei Paperoidi che può apparire forzato data la lontananza della loro presenza dal tema delle Olimpiadi, ma non dalla distruzione della Premonitor, del tutto naturale.
    DeborohWalker ha scritto:loro relazione permette di vivere la guerra civile della Corea, spiegata in un modo semplice così da essere compresa anche dai lettori più piccoli, ma non per questo banale.
    Nel mio post mi ero scordato di inserire questa componente importantissima: la guerra civile della Corea! Poche, pochissime volte una storia a fumetti Disney ha saputo inserire in sè con così tanto realismo un fatto storico drammatico con così tanta eleganza e poesia, tanto che come dice Deboroh può essere usufruito anche dai lettori più piccoli. Forse solo in alcune storie belliche di Gottfredson, e solo di striscio nella produzione di Barks (che infatti doveva cambiare nomi di stati esistenti cn nomi fittizi quando si trattava di muovere critiche a un governo) si poteva osservare uno sguardo così narrativo e divulgativo su un episodio storico non facile da trattare. Scarpa vince alla grande, riuscendo nell'intento in modo naturale e perfetto sia sul piano infomrativo che nell'economia della storia.
    DeborohWalker ha scritto:Oh, quanto vorrei che venissero raccolte altre saghe come quella della Copertina di Topolino 2000, o il biglietto di Eurodisney, oppure la saga della Pietra Zodiacale, la mia preferita in assoluto.
    Chiediamo tutti a Babbo Natale che le ristampino?
    [/quote]
    Be', in effetti la saga della Pietra Zodiacale dopo il famoso Oroscopissimo del 1996 non è più stata ristampata, e la mia copia è piuttosto frusta e malconcia, ma possedendola non sento il bisogno di una ristampa (che però sarebbe utile a chi se l'è persa e a nuovi lettori). La copertina del Topolino 2000 è stata ristampata di recente all'interno del prezioso volumone "Topolino - 70 Anni di Carta". Quella del biglietto di Eurodisney è quella che invece mi manca (ho solo qualche puntata su vecchi Topolino) e che avrebbe bisogno di una ristampa. Molto carino sarebbe allora, dato che ci siamo, fare una ristampa a volume unico di una saga del 1995 considerata forse minore ma che per me è molto ben fatta, quella della Gemma Pippolina.
    E infine rimediare al grande disastro fatto dalla Disney Italia quando nel 2001 pubblicò la stupenda saga di Pezzin "C'era una volta in America" priva di ben 3 episodi, rendendo così il volumetto "Storie d'America" monco è ben poco utile nel suo intento. Urgerebbe un nuovo volume che ristampi tutte le storie tutte.
    ...Ma questi sono tutte pie speranze, e sogni... :omg:
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
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  • Bramo ha scritto: Be', in effetti la saga della Pietra Zodiacale dopo il famoso Oroscopissimo del 1996 non è più stata ristampata, ma possedendola non sento il bisogno di una ristampa (che però sarebbe utile a chi se l'è persa e a nuovi lettori).
    O a chi ha fatto la follia di sbarazzarsene ;_; ;_; ;_;
    Bramo ha scritto:La copertina del Topolino 2000 è stata ristampata di recente all'interno del prezioso volumone "Topolino - 70 Anni di Carta".
    Ah, già, è vero! E io ce l'ho pure, me lo sono dimenticato :asd:
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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