[Allegati RCS] La Grande Dinastia dei Paperi (Barks)

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • La Grande Dinastia dei Paperi 3

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    1951

    Numerone con i fiocchi e i controfiocchi, questo, che raccoglie quelle storie scritte da Carl Barks durante un periodo di depressione, eppure tanto cariche della vitalità trasmessa forse dall’autore dai ridenti panorami californiani. Non sembra affatto un Barks depresso, infatti, quello che realizza Paperino nel Tempo che Fu (Donald Duck in “Old California!”) che rientra certamente in quel privilegiato quanto misteriosamente infinito ventaglio delle storie migliori dell’autore. Addirittura The Complete Carl Barks la menziona come miglior storia di Barks in assoluto; e pur non riuscendo a ritenerla tale non per suo demerito ma per merito eccessivo di tanti altri capolavori, sicuramente stimo la storia come uno dei picchi qualitativi pi alti del Maestro dell’Oregon, la sua miglior storia senza lo zampino di Uncle Scrooge. Con un’insolita vena nostalgica (condita dalla consueta ironia che ci mostra spietate autostrade e stratagemmi metropolitani contro tori selvaggi) Barks inizia a dipingere i fasti della California che fu, facendo agire i suoi Paperi in una dimensione sì onirica ma mai tanto sentita e realistica, grazie anche ai disegni che, pur non presentando i comprimari umani di Dangerous Disguise e The Magic Hourglass in favore di una forma a metà tra l’umano e l’antropomorfo, curano in maniera attenta i dettagli come i paesaggi (per una volta non ispirati al National Geographic ma all’esperienza diretta), i vestiti, le architetture, le pettinature, gli accessori, i suppellettili, le anatomie, le espressioni e le differenzi razziali dei comprimari “ibridi” di cui sopra che si amalgamano in un riuscitissimo quadro composito carico di significato. E quando quel paesaggio sfuma in una mistica nebbiolina sappiamo che non solo Don Gaspar, La Señora, Panchita, Tina e Rolando resteranno sempre nel nostro libro ma anche che quello spirito della Vecchia California è entrato a far parte di noi grazie all’abilità narrativa di un genio, alla faccia della Nuova California che sfreccia inconsapevole su fuoriserie sbarluccicanti.
    Paperino Esattore (Donald Duck): esilarante satira sociale camuffata da ten pages, con un Paperone davvero terribile che probabilmente ha ispirato la tradizione italiana fortemente influenzata dalla negativa interpretazione del personaggio da parte di Martina. Interpretazione pure erronea, anche perché l’allergia di Paperone è quasi sicuramente interpretabile come senso di colpa a livello psicosomatico. Il pezzo forte è comunque, come già anticipato, la satira sociale: se la prima debitrice è sicuramente una povera persone, le seguenti non sono altro che parassiti della società che si dolgono della propria situazione senza muovere tuttavia un dito per migliorarla. E chi se non Paperino, modello base dell’antieroe, poteva esserne raggirato?
    Paperino e la Pioggia d’Oro (Donald Duck): una delle storie che Barks stesso favorisce e a ragione. Forse forse la ten pages migliore insieme alla Filosofia Flippista e allo Scialacquatore di Concetto. Di certo riassume alla perfezione le migliaia di pagine impiegate a Don Rosa per spiegare il valore del denaro, il significato del lavoro e della ricchezza: notevole anche l’indolente Paperino, la cui pigrizia è solo apparentemente affine a quella della scuola italiana, e la controparte composta da un Paperone tranquillissimo nell’aver perso tutti i suoi averi. Segnale inequivocabile di come molti autori fraintendano lo spirito di questi personaggi enfatizzandone gli stereotipi, che hanno affossato personaggi di contorno come il qui ottimo Gastone. Da manuale le scene in cui lui e il cugino si ritrovano ad essere milionari e tuttavia poveri, con tutte le attività necessarie alla vita umana chiuse in favore di un utopistico giro del mondo.
    Paperino e la Banda dei Segugi (Donald Duck) introduce la famigerata Banda Bassotti ma solo sul finale, dopo una serie di gag in cui i criminali in questione non appaiono ma la cui minaccia aleggia su Paperone con esilaranti esiti (Paperino pagato per disperarsi… genio). Questa storia anticipa la assai simile Zio Paperone e la Ghiacciata dei Dollari (Donald Duck) in cui appare per la prima volta quel famoso Money Bin in luogo del McDuck Building della storia precedente.
    Paperino e il Pesce d’Aprile (Donald Duck): commedia schietta e semplice, giocata sulla ripetizione di uno degli scherzi più popolari dell’ April Fool’s Day. Non mancano le chicche, come l’apparizione dell’hitleriano Mein Kampf giustamente confinato in una discarica cittadina…
    Paperino e la Piscina (Donald Duck): altra spigliata satira sociale, simile a quella indirizzata alla piccola borghesia come in Paperino e la Cavalleria. Da notare alcuni segnali di stile come l’assillante desiderio di una piscina, esplicitato nella nuvoletta che gravita sulla testa di Paperino e, soprattutto, la trama sottilmente simmetrica: se prima Donald con un orto era invaso di insetti, poi con una piscina viene inondato da spocchiosi vicini. Ma Paperino non ha dubbio su quale tipo di parassita preferisce…
    Paperino e il Pezzo da Venti (Donald Duck): divertente commedia vagamente paradossale, su questa poi Don Rosa ricalcherà The Money Pit.
    Paperino e il Fortunato Sfortunato (Donald Duck): presenta in modo sciolto e genuino una gag paradossale e assurdamente geniale, purtroppo trasformata in ripetitivo clichè in tempi odierni.
    Paperino Super Esploratore (Donald Duck): seconda apparizione dei nipotini in veste di Giovani Marmotte (che qui raggiungeranno i gradi definitivi), che è funzionale però alla classica guerra familiare che assume sfumature generazionali.
    Paperino e il Nuovo Anno (Donald Duck): chiaramente ispirata al corto Truant Officer Donald (1941), questa divertente ten pages vede i nipotini perseguitati dalle paradossali leggi che regolano l’universo barksiano per cui se marinano la scuola finiranno nell’incorrere ripetutamente in scuole ambulanti e in ispettori scolsastici (truant officer, appunto), la cui traduzione in “bidelli” lascia un po’ molto a desiderare.
    Paperino e il Serpente di Mare (Donald Duck in “No Such Varmint!”): e se nelle due precedenti storie abbiamo visto i nipotini passare da irreprensibili frugoletti a discolacci, qui li troviamo succubi della mentalità dominante di quella piccola borghesia derisa da Barks. Se per una volta troviamo un Donald privo di tendenze autodistruttive, ma appagato unicamente nel far bene ciò che sa fare bene i nipotini lo porteranno a ripudiare quest’attività nella cieca speranza che lo zio possa trovare un’attività che lo nobiliti agli occhi della società. E così, la iniziale sfilata di personaggi illustri conclusa del reietto Paperino si ripete anche sul finale, con buona pace di chi aveva cercato di forzarne la natura assecondando le cieche aspettative della società mondana.
  • La Grande Dinastia dei Paperi 4

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    1952

    Di bene in meglio. Se finora si sono alternati ottimi numeri con una bassa differenza qualitativa tra di loro, la quarta uscita, la prima dedicata al 1952 è indubbiamente la migliore, rivelandosi imprescindibile grazie alle celeberrime Disfida dei Dollari, Il Cimiero Vichingo e Il Ventino Fatale. Il tutto amalgamato con gustosissime ten pages. Apparato critico soddisfacente, poi, con un articolo di Boschi, uno di Giorello ed uno sfizioso approfondimento sulle copertine adattate in francobolli che si spera preluda ad una ben più ampia panoramica sulle cover barksiane.
    Tra l’altro, il 1952 è un anno particolare in quanto ricchissimo di storie di tema festivo, in cui il Maestro sfoga la sua caustica e dissacrante ironia.
    Zio Paperone e la Disfida dei Dollari (Only a Poor Old Man): apre il numero la storia che sublima il personaggio di Scrooge McDuck. Non a caso questa avventura introduce importantissimi concetti che saranno poi ripresi a ampliati da Rosa nella Saga: a partire dalla fondamentale onestà che anima Paperone, onestà non avulsa tuttavia da qualche sano trucchetto insegnato dall’esperienza a finire dalla celebre sequenza in cui il papero sguazza nel denaro, ci scava gallerie e se lo getta in testa in una pioggia aurea. Il tutto delinea alla perfezione il carattere di Paperone e pur facendolo implicitamente non sminuisce la potenza del personaggio stesso: come lo stesso Don Rosa ha dichiarato, nell’ultima, fantastica tavola Barks riesce ad esprimere più di quanto l’autore del Kentucky abbia fatto in 212 tavole di Life & Times. Non ci sono parole per descrivere questo indiscusso caposaldo della tradizione disneyana, che probabilmente è una delle più belle storie a fumetti mai concepite, questo Capolavoro che insegna che non si è un povero vecchio finché si riescono a realizzare i propri sogni e ad assecondare le proprie passioni, senza mai fossilizzarsi ma cercando sempre di ampliare i propri limiti, spronandosi alla perpetua ricerca di sé stessi che è poi la vera differenza tra vivere e vegetare.
    Notevoli le scelte grafiche, come la leggendaria quadrupla con la cascata di dollari.
    Paperino e il Pranzo dei Poveri (Donald Duck): ten pages geniale. Dinamicissima commedia fatta di ricatti, ritorsioni e colpi bassi che alla fine saranno puntualmente puniti dal contrappasso barksiano. La fortuna potrà anche favorire chi meno se la merita e chi, anzi, ne fa addirittura un uso meschino ma questo non giustifica un comportamento altrettanto abbietto in risposta. E così Paperino e nipotame si ritrovano in bolletta, mentre Gastone subisce una colossale indigestione rimediata al costoso Squanderbit Hotel (che deriva dal verbo squander, scialacquare e che è la parodia del lussuoso Biltmoe Hotel di Miami).
    Paperino e il Tacchino in Lotteria (Donald Duck): e se Donald per una volta non si trovasse al verde in prossimità di un’importante festività come il Giorno del Ringraziamento e riuscisse perfino a trovarsi con l’esorbitante somma di 50 dollari miracolosamente scampata alla riscossione delle tasse? Riuscirebbe a ringraziare la buona sorte che gli ha fatto questo inaspettato dono ed usarlo con saggezza. Ma ovviamente no, ed ecco che in un’altra, magistrale ten pages il Papero si getta in una competizione folle e che si conclude all’insegna del Mal comune, mezzo gaudio.
    Paperino e l’Eremita (Donald Duck): ennesima breve ragguardevole dell’albo, presenta un inedito Paperino cantautore ma non per questo dotato di apprezzabili doti canore. E già qui si fiuta, di sfuggita, una satira sulle persone che ottengono un successo immeritato, satira che poi andrà a confluire nel paradosso con una trama elementare ma ben giocata, che presenta l’enigmatica figura di S.Hermit (che richiama -e non solo di nome- S.Klaus).
    Paperino e il Maragià del Verdestan (Donald Duck): tra le brevi più riuscite di Barks, questa storia fatta di assurdi quanto esilaranti colpi di scena anticipa le sfide di The Second-Richest Duck e The Money Champ oltre a costituire una grande prova di carattere (e di portafogli) per un Paperone assai lontano dalla concezione italiana che lo vedrebbe. Di grande impatto certe vignette, che imprimeranno nella mente dei lettori e nella tradizione disneyana la figura di Cornelius Coot anche grazie a meraviglie grafiche come la quadrupla della sesta tavola che ci mostrano una Paperopoli dalla periferia ancora assai (e deliziosamente, aggiungerei) rurale. La colorazione, però, smorza un po’ il grande effetto visivo.
    Paperino e le Vacanze in Pace (Donald Duck): climax dalla spiazzante efficacia e comicità, che viene intrecciato in un crescendo di disastrose complicazioni che porteranno Paperino a un tuffo a dir poco rovinoso.
    Paperino e il Cimiero Vichingo (Donald Duck in “The Golden Helmet”): è genio. Non c’è una tavola che non sia memorabile, partendo dalla prima che ci ripresenta un Paperino custode di un museo dopo la riuscita Lost in the Andes! e che ci offre un’esilarante panoramica di manufatti che spaziano da un bovino ancestrale a una scultura sulla gioia quanto mai depressa passando per il Sacco Lavanderia di Lady Godiva, passata alla storia per la sua nudità. Ma non c’è solo questo: abbiamo anche un umanissimo Paperino, afflitto dalla ben poco stimolante vita di routine che gli preclude la vita avventurosa e dura di un uomo di mare. E da lì a poco, paradossalmente, si troverà a viverla per sventare la minaccia di un’America governata da un bieco farabutto e dal suo altrettanto sinistro avvocato. E qui moltissimi temi entrano in gioco, dal contrasto tra la routine e l’avventura, il sogno Americano e l’infamia di Sharky e Blue, il possesso virtuale di tutti gli Stati Uniti e la miseria di un uomo privato di un sorso d’acqua. E ogni tema s’interseca con l’altro, lasciandone in evidenza alcuni e sottintendendone altri in un complesso gioco di scatole cinesi con cui Barks si diverte a stupire e a deliziare il lettore, che non viene mai straniato grazie anche alla precisa, puntuale e realistica pretesa storica. Da manuale le varie scene di insano obnubilamento che portano a turno vari personaggi a coltivare quell’insano pensiero insinuato dal perfido Sharky fino a farlo diventare sinistra luce negli occhi e a smanioso desiderio di conquista del Potere, che porterà Paperino a voler abbandonare i propri amati nipoti nei mari glaciali del Labrador (!) salvo poi rinsavire una volta constato il vero senso di “ricchezza” già esplorato in Magic Hourglass.
    Da notare come il superbo finale, che chiude la parentesi iniziale che vede Paperino annoiato dipendente, ricordi assai la futura Somewhere in Nowhere.
    Paperino, Paperone e il Ventino Fatale (A Christmas for Shacktown): è la storia di Natale per antonomasia, che riassume in sé tutta la satira che il Maestro ha sempre inserito nelle sue opere (come Canto di Natale) e idealmente conclude il discorso Paperone-Natale, iniziato ne Il Natale su Monte Orso e che trova in A Letter to Santa la sua ottima tappa intermedia. Ne Il Ventino Fatale abbiamo infatti un Paperone notevolmente inacidito, la cui cupidigia entra in contrasto con il resto del cast che si fa in quattro per regalare un bel Natale ai bambini poveri della baraccopoli di Shacktown. La crescente empietà di Scrroge non può non passare impunita grazie alla legge quasi divina del contrappasso che regola le storie barksiana: e se la colpa è enorme non può che esserlo anche la punizione, che mette al repentaglio l’intero patrimonio paperoniano, che sarà tuttavia salvato dal simbolo di quel Natale che Paperone aveva ripudiato con tanta verve. Una gustosissima iperbole finale conclude questo indiscusso Capolavoro che non ha certo bisogno delle spiegazioni alquanto irritanti fornite anni dopo da Don Rosa ne La Prima Invenzione di Archimede.

    Ottimo numero, quindi, impreziosito dalle autoconclusive. Il 1952 apre la Golden Age barksiana, di cui avevamo avuto sentore anche negli anni passati con i precedenti capolavori. Ma da qui in poi, la strada è spianata all’Olimpo.
  • La Grande Dinastia dei Paperi 5

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    1952-53

    ’52-’53 che ha ben poco del ’53. Anzi, non ha proprio nulla. Pazienza, anche se lo strano errore puzza un po’ di bruciato: che qualcuno abbia pensato che il grande pubblico si sarebbe sentito in qualche modo restio dall’acquistare il secondo volume che raccoglie la stessa annata? Boh, poco importa, comunque: ten pages geniali e due Storie.
    Paperino e le Forze Occulte (Donald Duck in “Trick or Treat”): nonostante al giorno d’oggi i fumetti Disney e Halloween facciano a pugni con obbrobri come Il Mostro di Halloween ed Amelia e la Festa di Halloween il loro connubio originario è di tutt’altro spessore. Questa storia dalla travagliatissima vita editoriale vanta infatti un ritmo cinematografico invidiabile (che anzi a tratti risulta persino eccessivo) ed una serie di gag che vede contrapposti un avidissimo Paperino ad una sfilza di mostri infernali e folkloristici dal sapore assai goliardico evocati dalla strega Nocciola, qui al proprio esordio cartaceo, la cui popolarità sarà poi aumentata dall’accoppiata Chendi/Bottaro che rinnoveranno il personaggio calandolo, dopo qualche prova tra i Paperi, nel mondo dei Topi contrapponendola allo scettico Pippo. Sebbene alla fin fine la trama della storia sia riducibile ad una serie di gag consequenziali (è qui che pesa in negativo l’aspetto cinematografico), il ritmo coniugato a scene costruite con un particolare mordente riescono a renderla assai appetibile e deliziosamente disneyana nonostante il tema trattato. Da evidenziare come per una volta Barks non approcci il tema della festività con dissacrante ironia dato che Halloween è la festa in cui la vena dissacrante e carnevalesca di ognuno emerge dando vita ad una notte in cui i consueti valori e rapporti sociali vengono capovolti: così Barks si getta su una trama magari più semplice ma non meno sentita che insegna a non essere troppo avidi e che ci ricorda che non è un male se, almeno per una notte, si ritorna bambini e si crede a streghe e folletti.
    Ottimo il comparto grafico (in primis la macabra tavola d’apertura) che vanta, al solito, ottimi neri pieni tuttavia completamente sviliti dalla colorazione retrograda. Simpatiche le autoconclusive di contorno Paperino e lo Scherzo di Halloween e Paperino e le Maschere di Halloween.
    Qui, Quo, Qua e l’Amuleto Elettronico (Donald Duck Featuring Huey, Dewey, Louie in “Hobblin’ Goblins”): un Archimede ancora primoridalmente grassottello cerca di aiutare i nipotini causando loro guai sempre crescenti in un climax di geniali gag, su tutte la fantastica sequenza dell’autointagliamento delle zucche.
    Paperino e il Piccione da Corsa (Donald Duck): un Donald e una Daisy mai così sdolcinati utilizzano per scambiarsi messaggi amorosi lo stesso piccione che i nipotini cercano di allenare per iscriverlo in una gara tra volatili, ostacolandosi a vicenda e dando esito a una serie crescente di guai risolti nel risolutorio happy end che costituisce l’ennesima prova dall’abilità dell’Uomo dei Paperi con la tecnica del climax.
    Paperino e l’Amuleto del Cugino Gastone (Donald Duck): tra le migliori ten pages di sempre. Memorabile non solo per l’esordio di Archimede Pitagorico ma soprattutto per la trama geniale che vede un susseguirsi di eclatanti colpi di fortuna spingere i Paperone, Paperino e nipotini ad indagare sul misterioso amuleto che Gastone custodisce gelosamente in cassaforte, salvo scoprire che si tratta dell’unico nichelino guadagnato con il sudore della fronte in un momento di vergognosa ed imperdonabile debolezza. E così come i Paperi alla fine non riescono ad esplicitare a parole il proprio sdegno per la vicenda in una geniale sequenza, così è impossibile trovare le parole per descrivere il genio che un Maestro dell’Arte Sequenziale è riuscito ad inserire in dieci, misere pagine.
    Paperino e la Macchina Soffiapensieri (Donald Duck): altra breve superba. Un Paperino ottusamente borghese (Se la gente viene a sapere…) non vuole che i nipotini frequentino il balzano Archimede Pitagorico per poi imparare che il i giudizi maligni della società non hanno significato dinnanzi ad idee che possono cambiare il mondo. Il bello è che questo potente messaggio di fondo è sotteso ad una trama assurda, in cui Barks deride lo stilema disneyano degli animali antropomorfi in poche, memorabili vignette Paperino si traveste da lupo senziente e viene catturato da un lupo senziente travestito da cane antropomorfo.
    Paperino e le Gemme Preziose (Donald Duck): mai abbassarsi agli spregevoli livelli di un truffatore, nemmeno per gabbare chi ha tutto non meritando nulla. In un concatenarsi di Chi la fa l’aspetti Barks riprende un tema già visto in Il Pranzo dei Poveri.
    Paperino e la Pistole Ipnotizzante (Donald Duck): esercizio di stile che ha un qualcosa di immenso. Dieci pagine per uno spiccato senso del paradosso e persino un flashback. Ottima breve.
    Paperino Allevatore di Polli (Donald Duck): ancora più carne al fuoco che nella precedente nello stesso spazio. Storia dai toni inconsueti, combina flashback e climax in un risultato decisamente apprezzabile.
    Paperino Scialacquatore di Concetto (Donald Duck): con la Filosofia Flippista è LA ten pages di Barks. Un Paperone schifosamente ricco, tanto da non sapere dove stipare il proprio patrimonio come nel Ventino Fatale e da non sapere quante e quali imprese possiede, avvicinandosi a quell’inarrestabile piovra de Le Sette Città di Cibola, assume il minimalista Paperino per dilapidare parte dei propri averi e far posto nel Deposito. In un’allucinante carrellata di lussuosità Paperino da fondo ad ogni tecnica di sperperamento conosciuta (sfiorando il surrealismo) ma invano visto che gli acquisti erano stati effettuati in imprese de’Paperoni sparse per il paese. Commovente dimostrazione di pazza e sregolata inventiva.
    Paperino contro l’Uomo d’Oro (Donald Duck and “The Gilded Man”): coinvolti in un lungo viaggio nella speranza di ritrovare un rarissimo francobollo, Paperino e nipoti s’imbattono in qualcosa di più grande di loro, finendo per essere presi in ostaggio dal temibile Uomo d’Oro. E sebbene da lui la storia prende il nome e sia ricordata principalmente per l’apparizione del bizzarro autoctono dorato, il vero fulcro della storia si svolge a Paperopoli con un classico conflitto tra Paperino e Gastone che questa volta vede premiati entrambi: ed anzi è Paperino ad uscirne vincitore in senso morale, visto che ha ottenuto la ricompensa dopo non poche tribolazioni ottenendo un valore aggiunto poi ripreso ed ampliato da Don Rosa che però lo applicherà a Paperone. Insomma, Gastone sarà schifosamente fortunato ed ancora una volta guadagna senza muovere un mignolo, ma è Donald fra i due a risultare veramente ricco.
    Ottima storia da ricordare per un equilibrato miscuglio tra avventura classica, commedia familiare e anche satira rivolta alla figura di Philo T. Ellic e al rigido e inflessibile impiegato postale.
    Concludono il volume tre autoconclusive: la simpatica Zio Paperone e lo Sconto Progressivo, Paperino in “Precauzioni” e Paperino e l’Estremo Rimedio.
  • La Grande Dinastia dei Paperi 6

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    1953

    Ottima annata, che oltre ad offrire ten pages memorabili è ricca di capolavori tra cui spiccano La Stella del Polo, Lo Skirillione e La Dollarallergia. Tra l’altro il ’53 segna l’inizio della collaborazione tra Barks e Garè, che aiuterà sempre quello che nell’anno seguente sarà suo marito negli sfondi e nelle chine fornendogli un grande apporto creativo e non.
    Zio Paperone e la Stella del Polo (Uncle Scrooge in “Back to the Klondike”): una storia che farà la storia, segnando per sempre anche i Dinsey Italiani: se infatti Martina coglie il Paperone avido e crudele delle prime apparizioni, Romano Scarpa si farà portavoce del personaggio di Back to the Klondike, un personaggi indubbiamente più complesso ed affascinante che in Italia debutta in storie come La Leggenda dello Scozzese Volante. E persino in tempi recenti sarà citata anche nelle serie più all’avanguardia, che apparentemente (ma solo apparentemente) si discostano dalla Tradizione: basti pensare al breve riferimento contenuto ne La Notte Più Buia (PKNA #13).
    La Stella del Polo è fondamentale anche dal punto di vista biografico: introdotto definitivamente il Klondike, che d’ora in poi sarà sempre legato allo Zione e, in secondo luogo, Doretta Doremì, che sarà meglio descritta da Don Rosa nella Saga, ne L’Ultima Slitta Per Dawson, Cuori nello Yukon, Qualcosa di Veramente Speciale, Il Sogno di Una Vita e La Prigioniera del Fosso dell’Agonia Bianca. In questa prima apparizione Doretta da al lettore la possibilità di ammirare il cuore d’oro di Paperone, che volutamente cede una fortuna alla vecchia fiamma cercando tuttavia di non far sembrare la cosa accidentale.
    Ne La Stella del Polo Paperone appare particolarmente crudele e si spinge anche ad atti d’illegalità (prontamente censurati all’epoca della prima pubblicazione) per poi dimostrarsi un duro dal cuore tenero. Questo colpo di scena finale conclude una storia che contiene una grande varietà di temi, in cui non mancano gustose gag (le varie smemorataggini sono a dir poco spassose) e che conferma ancora una volta l’incommensurabile genio dell’Uomo dei Paperi, unito ad un invidiabile estro creativo.
    Paperino e il Pesce (d’Oro) d’Aprile (Uncle Scrooge in “Somethin’ Fishy Here”): cinque tavole di umorismo brillante e sfrenato, in cui un Paperone assai ingenuo abbocca ad un innocuo scherzo di Paperino con conseguenze disastrosamente comiche. Un sintetico ma riuscito esercizio di stile.
    Paperino e l’Arcobaleno (Donald Duck): accettando per assurdo l’idea che si possa davvero arrivare alla fine dell’arcobaleno (che, proprio come nell’autoconclusiva Zio Paperone – Dove Finisce l’Arcobaleno? (Uncle Scrooge) termina su quella gigantesca pentola d’oro che è il Money Bin, sul quale per la prima volta campeggia il gigantesco simbolo del dollaro), Barks costruisce una breve (poi modello per la donrosiana Zio Paperone: Due Nipoti, Nessun Profitto) in cui Paperone mette alla prova i propri nipoti per stabilire l’erede della sua incommensurabile fortuna. Risulteranno vincitori i nipotini grazie a quella onesta e anche un po’ ingenua saggezza che ben coniuga l’aspetto responsabile e quello scapestrato dei tre ragazzini.
    Paperino e il Cenone di Natale (Donald Duck): ten pages a cui manca davvero poco per raggiungere i livelli di eccellenza dell’Amuleto del Cugino Gastone e della Filosofia Flippista. Non a caso il tema portante è quello della festività, in cui Barks riesce sempre a dare il meglio di sé. Dissacrante il frenetico Paperino i cui propositi sono totalmente avulsi da un qualsiasi barlume di spirito natalizio ed anzi incentrati sul lato consumistico e tradizionale ben rappresentati dall’asettica lista cui il Papero si affida. Ed altrettanto dissacrante il travestimento per scroccare un cenone alla vecchia Tuba che a sua volta se ne frega altamente del Natale e se ne sta solo soletto a contar denaro e che, una volta scoperta la verità, con un atto di colossale spacconeria (che ricorda molto quello analogo di Paperino e la Scavatrice) spende e spande per farla pagare a quel nipote che ha fatto di tutto per non dover pagare nove dollari e pochi spiccioli. Adorabile.
    Paperino e la Filosofia Flippista (Donald Duck): ed eccola qua, la breve per eccellenza. Quella perfetta, quel gioiellino simmetrico regolato dalle più paradossali leggi del contrappasso. Che con beffarda ironia inizieranno a portare Donald da colui che l’aveva gabbato e che solo per sommo volere del Fato non conducono il Papero a destinazione ma lo fanno incappare in una Daisy con tanto di nipotine al loro esordio che lo distrarranno dai propositi professoricidi. Piccolo grande capolavoro che Barks utilizza come taglientissima arma a doppio taglio per fare una critica sociale che colpisce sia i creduloni che gli approfittatori della brava gente.
    Paperino Postelegrafonico (Donald Duck): un Balto disneyano in dieci pagine. Il senso del dovere la fa da padrone, quel sano principio che permea la figura di un pomposo Paperino finché il tarlo della gelosia lo svia e lo fa desistere dallo stringere i denti di fronte al duro lavoro, al gelo, alla fatica e all’ingratitudine. E sebbene il Papero si ravveda verso il finale si dimostra subito arrendevole e viene severamente escluso dall’happy end che invece coinvolge tutti gli altri personaggi della vicenda. Una inflessibile e superba lezione di vita stemperata da toni comici.
    Paperino Gran Maresciallo (Donald Duck): sfida di colpi bassi tra Paperino e Gastone che bersagliano i bimbi che invece dovrebbero aiutare. La punizione per finale è inevitabile, anche se non tange Gastone, non animato dalla chimera della gloria e dalla gelosia come il cugino vestito alla marinara.
    Paperino alla Televisione (Donald Duck): satira attuale sui farlocchi quiz televisivi e sull’arricchimento facile, miraggio cui Paperino anela così intensamente da sottoporsi a prove di inaudita insensatezza. Da notare anche l’ironia nei confronti dei media, esplicitata nei nomi dei giornali Morning Relash (“ripropinatura mattutina”) e Evening Warm-Over (“riscaldatura serale”) efficacemente resi con “”Aria Fritta del Mattino” e (un po’ meno) con “Aria Riscaldata della Sera”.
    Paperino e l’Esca Diabolica (Donald Duck): la scienza e la tecnologia possono essere assai pericolose se non utilizzate con parsimonia: è questo che insegna questa breve che riesce a nascondere in modo farsesco uno scenario apocalittico con un’umanità costretta alla fame.
    Zio Paperone e la Cassa di Rafano (Uncle Scrooge): ottima lunga che introduce nel mondo disenyano il topos dei contratti con le scritte in piccolo, brillante tormentone che copre una ben più ampia e significativa morale sull’inganno. Colpi bassi e meschinità la fanno da padroni e non vengono perpetrati solo dall’antagonista Truffo de’ Arpagonis (talmente infame da buttare a mare il suo complice, senza la minima pietà e da fare un grave torto ai suoi salvatori!) ma anche, seppur in maniera innocente, dai nipotini che riescono a farla all’esperto Paperone. Un’avventura piacevole e leggera, non tra le migliori di Barks ma comunque particolarmente riuscita per alcune scene valide e per l’ambientazione che valorizza molto il tratto barksiano, soprattutto nelle vignette raffiguranti la tempesta.
    Zio Paperone e la Banda Bassotti (Uncle Scrooge): prima apparizione della Numero Uno che sebbene sia ancora lontana dalla futura connotazione assume un ruolo fondamentale ai fini della trama. Una lettura rilassante ma compatta che presenta degli ottimi Beagle Boys.

    Un buon numero, anche se fin troppo diluito dalle brevi e dalle autoconclusive che d'altro canto si stanno sempre più raffinando.
    Interessante l’articolo Prove & Inediti.
  • La Grande Dinastia dei Paperi 7

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    1953-54

    L’albo più equilibrato finora grazie all’omogeneo equilibrio di lunghe, brevi ed autoconclusive. Molto interessanti gli articoli che presentano anche uno stimolante filo conduttore che si affaccia su un’ampia panoramica sui topos della narrazione barksiana paragonandoli pure a quelli di Gottfredson, in un intelligente parallelo che sottende un ben più ampio discorso sui diversi codici linguistici adottati da due Maestri della Nona Arte (uno alle prese con i comic book e l’altro con le strip).
    Ma anche se non ci fosse tutto questo apparato critico (che davvero accresce di molto il valore dell’iniziativa) l’intero volume dovrebbe essere acquistato solo per Zio Paperone pesca lo Skirillione (Uncle Scrooge and Donald Duck – Secret of Atlantis), tra i picchi più alti dell’Età d’Oro dell’Uomo dei Paperi che vanta una magistrale regia magicamente coniugata ad un tratto che ha raggiunto il culmine. La varietà di tematiche e scene è impressionante ed è un mistero come la trama riesca a scorrere con naturalezza nelle sue 32 tavole senza una forzatura o un intoppo che possano anche minimamente far avvertire il continuo susseguirsi di ambienti e sequenze, che scaturisce da un incipit quasi banale come la (divertentissima) riscossione di un debito di ben dieci centesimi per poi confluire in un crescendo di situazioni irresistibilmente comiche (tra l’altro anche lontanamente imparentate con Il Pezzo da Venti) il cui climax è raggiunto in una classica ma rocambolesca battaglia a torte in faccia; e non è ancora il momento di allentare la tensione che si scioglie solo alla vista di un quarto di dollaro spiattellato da uno schiacciasassi il cui passaggio sembra quasi regolato da un fato beffardo e giocherellone. Nemmeno una tavola per tirare il fiato ed ecco che l’azione riparte facendosi sempre più avvincente grazie ad un’invidiabile padronanza dei ritmi narrativi che insieme all’idea portante è il vero punto forte della storia e che basterebbero da sola a renderla magnifica: ma non pago, Barks fa entrare i Paperi in contatto con il Mito facendoli capitare nella subacquea Atlantide di cui, tra una gag e un colpo di scena, ci viene anche spiegata l’origine, inverosimile ma perfettamente adatta al contesto. Esilarante poi la trovata dei Juke-Box (che ispirerà l’altro celebre titolo dell’avventura, Juke-Box ad Atlantide) i cui ritmi travolgenti sapranno conquistare gli atlantidei (e anche sciogliere il rigoroso precettore cui era stata affidata l’educazione dei Paperi) dimostrando come Barks prediliga sempre mantenere i toni sul farsesco lasciando intravedere tuttavia spiragli di drammaticità tramite, ad esempio, la supplica del Sovrano di Atlantide, assai ricca di pathos e accolta dai caritatevoli e savi nipotini, che fungono da deus ex machina senza fare sfoggio tuttavia di insopportabile saccenza ma incarnando la spensieratezza barksiana.
    E’ proprio questa a fare la differenza sostanziale: la spensieratezza con la quale Carl Barks gestisce sempre il suo comico e anche un patetico mondo i cui protagonisti sono continuamente burlati da una puntuale e mattacchiona legge divina che intreccia al meglio una commedia leggera ma profonda, con molteplici livelli di lettura che ha sempre qualcosa da insegnare. Magari con una superba e disarmante gag sul finale.
    Zio Paperone – L’Ospite Giusto (Uncle Scrooge): divertente autoconclusiva in cui Paperone, dopo l’imbeccata di un Paperino schiavo della mentalità borghese, cerca di affermare il proprio status simbol anche se nel suo personalissimo modo.
    Paperino e la Fabbrica del Vento (Donald Duck): guerra familiare un po’ diversa dal solito visto l’oggetto del contendere. Nonostante tutto l’happy end diventa possibile: nessuna punizione del fato si abbatte sugli inconsapevoli e subito pentiti nipotini che cedono volentieri la sede del loro club per farla diventare un centro ricreativo gratuito. Da notare come il compratore si convinca all’acquisto dopo aver subito una bufera artificiale scatenata dai paperini. Nulla di strano: essendo, come dichiara, di Chicago, città famosa per le sue violente folate, non poteva non apprezzare il vento a lui familiare!
    Paperino Geografo Insuperabile (Donald Duck): simpatica ten pages in cui Donald si comporta da severissimo educatore anche se in realtà predica bene e razzola male. Alla fine non può che arrendersi all’evidenza dei fatti e fare ammenda insieme ai nipotini, rei di aver tentato di marinare la scuola.
    Paperino semina Vento e raccoglie Tempesta (Donald Duck): uh! I lavori di Paperino. Pretesto magnifico per descriverne la sfaccettata personalità, le cui tendenze autodistruttive hanno spesso e volentieri conseguenze catastrofiche che rovinano la carriera che verte su svariati mestieri (a volte strambissimi, come in questo caso). In questo caso notevole la personificazione della gelosia di Paperino, che scatenerà la catastrofe, e che ha le sembianze di un demonico ed abbruttito Donald.
    Paperino e la Scala d’Oro (Donald Duck): un po’ sconclusionata, anche per i rimaneggiamenti editoriali. La sfida generazionale e l’insegnamento sul significato della ricchezza vengono a perdersi fino ad estinguersi totalmente nell’invalidante finale (che, tuttavia, è preferibile a quello originariamente previsto). Ottima occasione di osservare i virtuosismi grafici di Barks, alle prese con aspri paesaggi rocciosi e soprattutto con una bella carrellata delle fiere più disparate.
    Paperino e le Api Scolastiche (Donald Duck): gradevolissima sfilza di gag, tra cui le improbabili deformazioni del volto paperiniesco nella prima tavola e la quadrupla dal grande impatto grafico. Brillante il diverbio con il poliziotto.
    Paperino e i Fuochi Fatui (Donald Duck): altra breve, ultima storia dell’ottimo 1953, che da guerra familiare assume tinte demenzialmente macabre il cui culmine è raggiunto con la fantascientifica e suggestiva creazione di Wispy Willie.
    Paperino e il Cammello Natalizio (Donald Duck): la prima storia del 1954 è sublime nella sua spensierata e per nulla pretenziosa ironia. Di fronte ad un sbalorditivo regalo natalizio degli ingenui nipotini al loro tutore, il Natale con tutti i suoi significati (come spesso accade in Barks) viene bruscamente messo da parte in favore del ben più concreto consumismo: ed ecco l’antitesi perfetta delle festività natalizie, un deserto che sostituisce alla classica neve sabbie aride, ai regali la (vana) speranza di trovare del prezioso uranio e alle pittoresche renne uno strambissimo cammello dalle inusitate peculiarità.
    Paperino e l’Aspirapolvere (Donald Duck): insolita storia per il filone dei mestieri di Paperino: se di solito il palmipede eccelle in qualcosa per poi peccare di superbia provocando la propria rovina, qui non eccelle affatto, anzi fin da subito si dimostra negato e combina guai su guai in un’escalation che ricorda assai gag da cortometraggio. L’insegnamento è semplice: non pretendere di essere più di quel che si è, senza alcuna competenza ed anzi armato unicamente di insopportabile presunzione.
    Zio Paperone dell’Isola dei Menehunes (Uncle Scrooge): tra tutti i popoli mai incontrati dai Paperi, quello dei Menehunes è il meno caratterizzato per quanto fascinoso e istintivamente simpatico. Ma dopotutto la storia non gira intorno ai piccoli hawaiani (per quanto abbiano un certo peso nella trama), bensì al classico scontro tra Paperone e i Bassotti, qui non solo discretamente furbi ma soprattutto molto spietati: arrivano a schiavizzare brutalmente Scrooge e nipoti che dal canto loro si danno da fare mettendo in scena un finto soffocamento. Non tra le migliori storie di Barks, ma comunque ragguardevole per le patetiche disavventure di Paperino e Paperone, per la candida innocenza dei nipotini colta e amplificata dai teneri e laboriosi Menehunes che vediamo solo nell’ultima tavola ma che non possono fare a meno di risultare amichevoli e familiari, visto che stanno cantando… una canzone che conosco!
  • La Grande Dinastia dei Paperi 8

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    1954

    Altro bel numero. Che cuccagna, gente. Certo, ci si sbilancia in larga parte verso le ten pages (molte delle quali con uno spiccato gusto per l’assurdo) ma in compenso le due lunghe fanno parte del meglio del meglio, non a caso inserite nell’elitario volume Vita & Dollari di Paperon de’ Paperoni.
    Zio Paperone e le Sette Città di Cibola (The Seven Cities of Cibola): caposaldo della produzione barksiana che inaugura il prolifico e felicissimo filone delle cacce al tesoro, per molti versi simile all’altrettanto memorabile Dollarallergia. Nella situazione iniziale abbiamo ancora un Paperone oppresso dalla propria ricchezza, anche se stavolta lo troviamo in uno stato apatico anziché nevrotico. E, in secondo luogo, anche in questa occasione i Paperi sono alla ricerca di una città leggendaria, Cibola. La gustosa avventura che prende il via da un’innocua caccia di punte di frecce indiane che sarà poi citata nel PKNAico I Mastini dell’Universo e si trasforma in una appassionante caccia al tesoro che, tra l’altro, segna l’esordio del Manuale delle Giovani Marmotte. Trama impeccabile unita a ottimi disegni (fantastica ogni singola vignetta che ritrae, anche di striscio, le Sette Città) che ha ispirato tal Speilberg per il celebre I Predatori dell’Arca Perduta, segnale della grande valenza e della straordinaria versatilità di un autore che ha saputo influenzare con dei “miseri” comic book la cultura letteraria e cinematografica della seconda metà del Novecento, forgiando una schiera di menti che ha sputo raccogliere l’eredità dell’Uomo dei Paperi e la sua straordinaria capacità di narrare trasportando il lettore in mondi fantastici tutti da scoprire.
    Paperino e i Tacchini Famelici (Donald Duck): brillante breve dai toni fortemente parodistici, permeata da situazioni assurde in cui emerge il ligio e ferreo comportamento di Paperino e nipoti in una circostanza così sregolata che li ripagherà poi nell’esilarante finale in cui il temibile Hairy Harry si vede comicamente privato di ogni minacciosa connotazione. Di grande effetto le scene in notturna, maggiormente apprezzabili in b/n.
    Paperino e la Lotteria Benefica (Donald Duck): un Donald dall’inossidabile ottimismo riesce per una volta a prevalere sul fortunato Gladstone, che in risposta agli esagerati sberleffi del cugino architetta una truffa cui Paperino abbocca proprio a causa di quell’unico assaggio di buona sorte che lo ha reso oltremodo ingenuo. Piccolo gioiello paradossale, in cui tutti si macchiano di una qualche colpa e nessuno ne esce vinto.
    Paperino e la Farina Miracolosa (Donald Duck): un Barks assai diffidente nei confronti dei prodotti che promettono ottimi risultati senza il minimo sforzo imbastisce una trama sempre più frenetica che in una escalation di disastri giunge ad un climax assurdo, la cui improbabilità forse stona un poco ma senza straniare eccessivamente il lettore che recepisce maggiormente l’intento comico e surreale accantonando la totale illogicità del finale.
    Paperino e il Fischiofono (Donald Duck): storiella imparentata vagamente con Paperino e il Serpente di Mare le cui gag di progressiva intensità vengono amplificate perfettamente del tratto del Maestro, dinamico e tendente al caricaturale, con delle espressioni particolarmente riuscite.
    Paperino Campione del Volante (Donald Duck – Roaring Wheels): ten pages il cui ritmo sembra quasi contagiato dal comportamento nevrotico di un Paperino che, smanioso di mettersi in mostra combina guai su guai non riuscendo a combinare niente e portandosi all’inevitabile autodistruzione che lo punisce anche per aver disprezzato l’ingenuo ma sincero aiuto dei nipotini, che ripudiava temendo di mettersi in ridicolo.
    Paperino e il Derby del Salmone (Donald Duck): come concetto di base assai simile a La Lotteria Benefica, con la differenza sostanziale nel finale che richiama Il Sentiero dell’Unicorno: Paperino non poteva vincere la competizione ittica, visto che l’avrebbe fatto con l’illecito aiuto dei nipotini, ma essendo inconsapevole dell’imbroglio ed avendo costantemente perseverato viene infine adeguatamente premiato persino più del cugino Gastone che come al solito si è affidato unicamente alla sua buona stella, senza preoccuparsi di guadagnarsi la vittoria con il sudore della fronte.
    Paperino e il Ladro di Chiavi (Donald Duck): non assai originale ma certamente ben costruita, questa ennesima ten pages non offre spunti particolari ma rimane una piacevole lettura valida per gustarsi il personaggio di Paperino e il buon tratto barksiano (raggelanti gli occhi vitrei dei vari alligatori!).
    Paperino e le Formiche (Donald Duck – Too Many Ants): la favola della cicale e della formica (per restare in tema) finemente rielaborata e un po’ stravolta in funzione dei devastanti ed esilaranti esiti finali.
    Zio Paperone e la Dollarallergia (Adventure in Tralla-La): capolavoro che affronta l’ampop tema della ricchezza, ma in modo diverso da La Clessidra Magica. Vediamo qui un Paperone sopraffatto dalla routine e ossessionato dalla propria ricchezza a tal punto da spingerlo a prendere una pausa (definitiva?) dal ruolo di magnate per cercare l’utopistica città di Trulla, ispirata alla leggendaria Shangri-La, dove il concetto stesso di ricchezza non esiste. Barks coglie il pretesto dell’avventuroso viaggio dei paperi, per ricordare come in fondo il denaro non sia altro che una convenzione legata a sterili pezzi di carta e di metallo e che la reale ricchezza è ben altra: alla fine i paperi ritorneranno a casa e sventeranno la distruzione di Trulla solo grazie all’onestà dei nipotini che dimostreranno il valore della rettitudine senza rinunciare a un tocco di ingenua malizia conclusiva.
    Zio Paperone e il Tesoro del Vecchio Volpe (Uncle Scrooge – In the Buying Mood): un Paperone assai arido alla base di una trama più e più volte ripresa e sfruttata in Italia (dove, d’altronde, l’iniziale concezione paperoniana ne permetteva una maggiore versatilità). Piuttosto inquietante il fatto che Scrooge riesca ad instillare prima al volitivo Donald e poi al ben più placido Jughead Jones (versione one shot più scapita del classico Jones) il miraggio della facile ricchezza con una facilità impressionante.

    Da segnalare le autoconclusive, in netto miglioramento. Certo, finora erano state ottime, ma ora si stanno snellendo giungendo ad una efficacissima sintesi che mira a livelli superbi come dimostrano le eccellenti Gli Umori di Zio Paperone, Zio Paperone al Telefono, Zio Paperone – Perseveranza premiata e Zio Paperone – Il Pensiero… paga. Da segnalare anche Zio Paperone vuole un Caffè, che apre il filone di autoconclusive ambientate in una tavola calda e che ci era già stato anticipato nel precedente volume a causa della mancata cronologia interna.
  • La Grande Dinastia dei Paperi 9

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    1954 – 55

    Un numero poco coeso, che soffre l’assenza di una vera e propria storia di spicco. Il prezzo di copertina lo vale comunque tutto e questo la dice lunga sull’elevata media qualitativa dell’intera produzione barksiana di cui ci viene offerto in questo volume un periodo particolare della Golden Age dell’Uomo dei Paperi: il 1954 infatti presenta un elevato numero di situazioni surreali ed assurde brillantemente incastonate nella trama come situazione scatenante o risolutoria.
    Zio Paperone e l’Isola del Cavolo (Uncle Scrooge) è un tentativo di ampliare questa tendenza solitamente riservata alle ten pages e di trasportarla in una lunga. Lunga monca, però, visto che l’autore stesso ha deciso di rimaneggiarla e di ridurre le tavole a 28 dalle 32 originariamente preventivate.
    La situazione assurda è qui il presupposto iniziale, fattore scatenante che porterà Paperone su una misteriosa isola dove si verificano strani fenomeni che portano alla pietrificazione della fauna locale. Se le scene con i Bassotti ed il nipotame pietrificato possono risultare sottilmente drammatiche accrescendo il pathos della storia, Barks è un mago a sfatare tutta la tensione con la figura dello scienziato (un palmipede comicamente esile eppure inquietantemente temibile) che funge anche da punto di arrivo per il tormentone dei cavoli, in cui riaffiora anche la vena pazzarellona e surreale. Non tra le migliori creazioni del Maestro, ma comunque un’avventura tecnicamente ben realizzata grazie ad un efficace intreccio.
    Zio Paperone e una Vittoria a Suon di Dollari (Uncle Scrooge): va a coprire il buco di 4 tavole lasciato dal ridimensionamento de L’Isola del Cavolo e dimostra per l’ennesima volta quanto siano lontani Scrooge e l’iniziale Paperone italiano.
    Zio Paperone e il Piccione Viaggiatore (Uncle Scrooge): altra brevissima di sole 4 tavole, dotata di un umorismo spicciolo e forse un po’ ingenuo eppure estremamente godibile.
    Zio Paperone e la Tigre Stanca (Uncle Scrooge in The Tuckered Tiger): splendido rappresentate di quel filone di ten pages assurde di cui sopra, al limite del demenziale il dimagrimento del Ragià e l’espediente finale di Paperone.
    Paperino e l’Impervi-cera (Donald Duck): dallo spunto da cui Barks trarrà anche La Cassa (Troppo) Forte, una storia leggera e semplice ma molto simpatica con guizzi di genialità come le martellate in testa di Archimede e, soprattutto, il mancato ristabilimento dello status quo alla fine della vicenda intera. Perché Carl Barks è il primo a ridere con spensieratezza delle sue creazioni, pensando più all’immediato effetto comico che alle sue conseguenze che anzi, se non esplicitate, attribuiscono un maggior valore intrinseco all’opera stessa.
    Paperino spiega gli Aquiloni (Donald Duck Tells About Kites): si potrebbe pensare che una storia non scritta ma solo disegnata dall’Uomo dei Paperi sia priva di qualsiasi interesse. E invece non solo questa breve storia propagandistica è interessante dal punto di vista filologico, ma anche notevole per lo scomparto grafico utilizzato per illustrare un immediatezza ed efficacia quanto richiesto dalla sceneggiatura: cosa di certo non semplice.
    Paperino e il Natale Sottomarino (Donald Duck): un Paperone alquanto cupo trascina i nipoti in un’avventura con la consapevolezza di far perdere loro il Natale e complice una grave dimenticanza di Paperino analoga a quella di Paperino e la Scavatrice i paperini rischiano di festeggiare senza nemmeno un regalo. Il buon cuore latente di Paperone salverà la ricorrenza e l’immancabile legge divina di Barks premierà la Vecchia Tuba per la buona azione. Da notare come per una volta la mano venga calcata ben poco sul lato consumistico come in altre storie festive.
    Paperino e i Buoni Propositi (Donald Duck): un classico in cui una rocambolesca guerra familiare fatta di colpi bassi si risolve in maniera negativa per tutti quanti. La lezione è chiara: i buoni propositi non devono essere un contratto cui attenersi per mera formalità ma uno sprono a migliorarsi dettato dall’autocoscienza del singolo.
    Paperino Postino Polare (Donald Duck): dal consolidato filone dei mestieri di Paperino, una storia in cui l’autodistruzione finale non è dettata unicamente dalla nevrosi donaldesca ma anche dai nipotini mai così dannosi. E’ il proposito di base ad essere sbagliato: non bisogna svolgere un buon lavoro per tacere le malelingue o dimostrare qualcosa a chi nemmeno merita di essere preso in considerazione quanto per puro senso del dovere che proietta ogni lavoratore in un complesso ed articolato mondo lavorativo in cui ogni anello è fondamentale per reggere i successivi dell’infinita catena delle attività umane.
    Paperino e lo Zucchero Filato (Donald Duck): alquanto atipica, questa storia un pochino sbilanciata ma apprezzabile per la tecnica narrativa per cui l’intera vicenda è narrata in flashback dal traumatizzato Donald. In dieci tavole non è davvero impresa da tutti.
    Paperino e il Fantasma con il Singhiozzo (Donald Duck): spassosa sotto molti punti di vista questa ennesima ten pages in cui Paperino vuole dimostrare ai nipoti il vero spirito del vecchio West. E se all’inizio sarà anche capace di avere ragione ecco che la sua immancabile tracotanza ribalta la situazione in favore nei paperotti portandoli all’esilarante situazione finale con i suoi pacchianissimi pistolini scintillanti che dimostrano chi sia alla fin fina ad non aver colto in pieno l’antica epopea del West. Da ricordare anche l’assurdissimo “spettro” con il singhiozzo che da il titolo alla storia, le cui vicende aggiungono una buona dose di demenzialità trattata in modo comicamente serioso.
    Paperino Re degli Abissi (Donald Duck): e anche qui assurdità su assurdità come dimostra il climax discendente di creature abissali dalle spropositate dimensioni che assale il miserrimo Paperino che alla fine verrà scambiato per una perla gigante. Un espediente comico che nasconde qualcosa di velatamente più tragico: Donald rischia infatti di morire per penuria di ossigeno nel più patetico dei modi se non fosse per l’intervento degli accorti nipotini.
    Zio Paperone e il Ratto del Ratto (The Lemming With The Locket): cosa succede se uno scaltrissimo e instancabile roditore trafuga per sbaglio la combinazione del blindatissimo Deposito, che qui sfoggia un look alquanto insolito? Non potrà essere che caccia al roditore per mezzo globo, caccia disperata quanto impossibile che offre un’ottima occasione per una serie di gag che non poco hanno a che fare con le vicende di Donald e Chip’n’Dale e che sfociano nella visionaria e delirante quadrupla con miliardi di lemming. Potranno i duri sforzi dei nostri per recuperare l’agognata sequenza numerica rimanere vani? Certamente no, ed ecco conclusa la storia non prima di un brillante scambio di arguzie finale.

    Da segnalare la stridente presenza di Gambadilegno nella sezione dedicata ai personaggi. Non si poteva aspettare almeno una storia in cui appairisse uno dei suoi "cloni" o, meglio ancora, The Riddle of The Red Hat?
    Ultima modifica di PORTAMANTELLO il domenica 11 maggio 2008, 16:29, modificato 1 volta in totale.
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  • Evviva, è arrivato il pacco! Aprirlo e ritrovare tutti i volumi belli impilati, senza neanche un graffio, è stata una goduria.
    E quello che c'è all'interno è pure meglio; mi permetto di interrompere l'ordine dei post di Portamantello per aggiungere commenti e quesiti qua e là.

    La Grande Dinastia dei Paperi 2
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    1950-51

    Paperino e le Spie Atomiche
    Fantastico. Non condivido la scelta dell'art director di abolire gli umani, qui la loro presenza arricchisce la storia, aumentando il contrasto tra i personaggi "seri" e la figura buffa e impacciata di Paperino.

    Paperino Re del Circo
    Molto bella anche questa, e la mini-trama della spilla, che ha solo la funzione di introdurre nel contesto circense, è un perfetto meccanismo che si inserisce nella vicenda con un peso equilibrato. Mi hanno un po' stranito Qui, Quo, Qua, che ho trovato un po' troppo "cattivi", al punto da diventare out-of-character.

    Paperino e la Margherita + Paperino e la Cavalleria
    Due storie quasi uguali, con la classica disfida tra Paperino e Gastone, e un finale in cui sono i tre nipotini a godersi il premio. Visto che le storie sono così simili già di per sè, che bisogno c'era di metterle una dopo l'altra, dato che son state realizzate a quasi un anno di distanza l'una dall'altra?
    Vogliamo annoiare i lettori?

    Paperino e i Doni Inattesi
    Storia natalizia, che come altre di Barks, "smonta" il meccanismo dei scambio dei regali. Solo che... boh. Vedere Paperone e Gastone che regalano come se nulla fosse una macchina a Paperino, me li fa sembrare un po' out-of-character.

    Nonna Papera e l’Aspirapolvere
    Scialba. E con disegni strani, non so se sono le chine, ma non mi sembra nemmeno Barks, ma un disegnatore di bassa lega qualunque.

    Paperino Consulente di Campeggio
    Anche questa un po' vuotina. Tra l'altro il finale è decisamente affrettato.

    Paperino e l’E.S.S.B.
    Caruccia. Più che per l'esordio delle GM, direi che Gargantua la fa da padrone, protagonista delle scene più divertenti.
    Tra l'altro personaggio scomparso, peccato.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • DeborohWalker ha scritto: Paperino Re del Circo
    Molto bella anche questa, e la mini-trama della spilla, che ha solo la funzione di introdurre nel contesto circense, è un perfetto meccanismo che si inserisce nella vicenda con un peso equilibrato. Mi hanno un po' stranito Qui, Quo, Qua, che ho trovato un po' troppo "cattivi", al punto da diventare out-of-character.
    Il fatto è che i nipotini si sono "rabboniti" negli anni Sessanta. Prima, infatti, pur dimostrando di essere sempre più svegli, giudiziosi e intelligenti, erano spesso dispettosi e machiavellici (soprattutto nei confronti dello zio Donald). Per avere altri esempi dei nipotini "stronzi", che dopo l'ammosciamento degli anni '60 sono stati riportati in auge dagli autori Egmont e dall'animazione negli anni '90, basta leggere le tenpages degli anni Quaranta (il cui leit motiv principale sono proprio gli scontri all'ultimo sangue tra zio e nipoti) e alcune tenpages degli anni Cinquanta (tra cui segnalo la memorabile "Paperino e la congiura dei sozzi" o "Paperino e il nuovo anno")
    DeborohWalker ha scritto: Paperino e i Doni Inattesi
    Storia natalizia, che come altre di Barks, "smonta" il meccanismo dei scambio dei regali. Solo che... boh. Vedere Paperone e Gastone che regalano come se nulla fosse una macchina a Paperino, me li fa sembrare un po' out-of-character.
    Diciamo che per Gastone il regalo è da intendere più come uno "schiaffo morale" nei confronti del cugino, mentre Paperone che regala la macchina a Paperino con l'intenzione di poter venire scarrozzato da nipote , e poi non scordiamoci che il rapporto di Paperone con il denaro non è di semplice attaccamento, visto che stimolato da "questioni d'onore" (come in "Paperino e la Scavatrice" e in "Paperino e il Marajah del Verdestan") non si fa scrupoli a spendere.
  • LPSO ha scritto:Il fatto è che i nipotini si sono "rabboniti" negli anni Sessanta. Prima, infatti, pur dimostrando di essere sempre più svegli, giudiziosi e intelligenti, erano spesso dispettosi e machiavellici (soprattutto nei confronti dello zio Donald).
    Eh, però questo è molto altalenante: rimanendo in questi volumi, si passa da storie in cui sembrano Archie, ad altre in cui sembrano Dennis/Bart.
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  • DeborohWalker ha scritto:Evviva, è arrivato il pacco! Aprirlo e ritrovare tutti i volumi belli impilati, senza neanche un graffio, è stata una goduria.
    Quindi non sono il solo in attesa dei primi volumi... spero solo che arrivino il prima possibile, ormai son 2 mesi che ho inviato l'ordine (via email, per giunta) e sono alquanto impaziente!
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    Paperino nel Tempo che Fu
    La miglior storia di Barks? Mah, non mi pare proprio.
    Tra le migliori? Bof.
    Certo, bella, ma personalmente la metterei in una fascia medio-alta, nulla di più.

    Paperino Esattore e Paperino e la Pioggia d’Oro sono due gradevolissime storielle che introducono intrecci che saranno ripresi spesso in futuro nelle storie Disney: la prima è il primo caso (?) in cui Paperone si ammala ed è costretto ad allontanarsi dal suo denaro, mentre nella seconda vediamo il denaro di Paperone trasportato attraverso le nuvole (quante volte Archimede avrà trovate simili...). Entrambe divertenti, la seconda è affascinante per la pacatezza con cui Paperone gestisce la situazione di pericolo, conoscendo perfettamente il funzionamento del denaro.

    Paperino e la Banda dei Segugi e Zio Paperone e la Ghiacciata dei Dollari più che storie sono "sketches" allungati: il primo esiste in funzione della gag finale del cannone, la seconda per la gag della ghiacciata. Interessante vedere che i Bassotti inizialmente erano stati creati come banditi pronti ad accalappiare il denaro messo a loro disposizione dal fallimento dei piani suggeriti da Paperino, mentre in futuro saranno loro i collezionisti di un'infinita serie di fallimenti.

    Le altre sono tutte storie brevi ma incredibilmente divertenti, spesso basate sulla ripetitività, e sono il modo migliore per capire come poche pagine siano sufficienti per creare qualcosa di memorabile sfruttando al meglio il poco spazio a disposizione. Unica eccezione Paperino e il Nuovo Anno, che non mi ha fatto impazzire.

    A concludere il volume, Paperino e il Serpente di Mare , una bizzarra storia d'avventura, che sorprende soprattutto per una vignetta enorme, per i canoni di Barks, nel quale viene presentato il drago; così ligio e "intrappolato" nello schema dei quadrati, una vignettona così grande (evento rarissimo) stupisce doppiamente, portando a chiedersi perchè uno schema della tavola più libero non venga usato più di frequente dall'Uomo dei Paperi.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • La Grande Dinastia dei Paperi 10

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    1955

    Buon volume, con due signore storie con un filo conduttore alquanto rilevante nella produzione barksiana (il Mito), ben amalgamate con un adeguato numero di autoconclusive, brevi e… medie, rappresentate da un paio di storie con 16 tavole. L’unico neo di questa uscita che completa così il primo quarto della cronologica è l’articolo sui personaggi che questa settimana tratta Amelia. Beh, non sarebbe stato assai più sensato attendere il Mida’s Touch del 1961? Questa stranezza unita alla comparsata di Gambadilegno nel numero precedente fa temere che una volta terminato il proprio compito, questa sezione non scompaia in favore di altri articoli bensì continui ad occupare abusivamente lo spazio allungando il brodo.
    Zio Paperone e la Pietra Filosofale (Uncle Scrooge in “The Fabolous Philosopher’s Stone”): un po’ moscia a dispetto della fama di cui gode, questa storia che inaugura il ricco filone delle storie legate al Mito il quale aveva avuto qualche valente allenato ne Il Sentiero dell’Unicorno. Una linearità eccessiva nella sceneggiatura la rende un po’ piatta nonostante rimanga in sé una validissima storia impreziosita da piccoli tocchi di classe come i continui scambi di convenevoli tra Materasso ed i Paperi. Validi i disegni, che illustrano con efficacia le svariate ambientazioni tra cui spicca la Sala del Trono di Minosse. In sostanza una buona prova per Barks in preparazione per altre storie della medesima tipologia ma decisamente più riuscite come Il Vello d’Oro.
    Paperino e la Lotta dei Rumori (Donald Duck): davvero un gioiellino ammirevole questa ten pages costruita con una geometria ed un ritmo invidiabili. A suon di gag semplici ma efficaci Barks costruisce una storia esilarante che evidenzia un lato della personalità di Paperino davvero umanissimo in un climax di situazioni comiche che raggiungerà l’apice nell’inevitabile e giusta punizione per la testa calda del papero vestito alla marinara.
    Paperino e la Gara in Canoa (Donald Duck): classica sfida tra Paperino e il fortunatissimo Gastone i cui colpi di fortuna sono direttamente proporzionali all’isterismo di un Donald così smanioso di surclassare il cugino da spingere i nipotini alla disonestà dimostrandosi impietoso con il loro scoiattolino. Sarà proprio lui, alla fine, a far trionfare il Papero dandogli comunque una lezione morale.
    Paperino e le Assicurazioni (Donald Duck): episodio del felice filone dei lavori di Paperino che per una volta non ci mostra un Donald con tendenze autodistruttive, bensì punta tutto su un umorismo sobrio che man mano si fa sempre più sfrenato e volutamente esagerato.
    Paperino e la Gara del Ponte (Donald Duck): cercando di intromettersi in una competizione tra Giovani Marmotte e Gioiette, qui al loro esordio, Paperino si dimostra particolarmente nocivo: la vittoria morale andrà comunque alle GM che sapranno fare un buon lavoro nonostante i pasticci dello zio e il gioco sporco della subdola e mascolina comandante della loro controparte femminile.
    Paperino e il Toro Daltonico (Donald Duck): divertente storiella dal sapore rurale (e non solo per l’improvvisata dalle parti di Nonna Papera) ricca di gag molto dinamiche.
    Paperino e il Fucile a Bignè (Donald Duck): utilizzando un gran numero di gag e dei ritmi cartooneschi, Barks ci illustra con una finezza ammirevole il proprio pensiero sulla caccia: dipingendo ironicamente come fallimentare l’invenzione del fucile a bignè che titola la storia e il cui proposito è quello di cacciare, ovviamente! E’ stato costruito per scopi umanitari!, il Maestro ci insegna come la caccia come sport fine a sé stesso, e non come semplice metodo di approvvigionamento, sia del tutto inutile in quanto volta ad un vuoto e retorico sentimento vanaglorioso.
    Zio Paperone e la Regina del Cotone (Uncle Scrooge in The Great Steamboat Race): una delle succitate storie “medie”, questa avventura di sedici tavole, oltre a fornire importanti note biografiche del Papero più Ricco del Mondo, costituisce un piacevole intrattenimento permeato da un’ironia dissacrante e dal consueto senso del parallelismo barksiano. Graficamente parlando, alcune vignette presagiscono al raffinamento dello stile grafico che culminerà nello stile “minuto” degli anni Sessanta.
    Da notare, infine, come la quadrupla del recupero della Regina del Cotone ricordi non poco quello dello Steamboat Willie in Topolino e il Fiume del Tempo.
    Zio Paperone e il Denaro a Palate (Uncle Scrooge in “Richies, Richies, Everywhere!”): altra storia di sedici tavole in cui con una massiccia dose di umorismo Barks ci mostra nuovamente il suo concetto di ricchezza, esasperando quell’espediente che aveva utilizzato in The Magic Hourglass.
    Zio Paperone e il Vello d’Oro (Uncle Scrooge in “The Golden Fleecing”): l’apoteosi del Mito nell’epos dell’Uomo dei Paperi viene probabilmente raggiunto con questo capolavoro, in cui c’è un continuo gioco nell’alternare e fondere atmosfere cupe e sinistre dalle tinte fosche con situazioni surreali da commedia intrise di un umorismo sopra le righe ma comunque raffinato e sottile. Anche graficamente ci troviamo di fronte a qualcosa di straordinario, con disegni impeccabili che riescono a tratteggiare con perizia ed armonia le espressioni dei Paperi (fantastica l’aria sospettosa dei nipotini), le ambientazioni (che spaziano dalla Paperopoli suburbano alla Colchide, le cui architetture che spuntano dalla foschia sono semplicemente perfette) le Arpie, stupendamente brutte, e soprattutto il drago le cui fattezze strampalate eppure minacciose riflettono le peculiarietà di una storia che ha saputo unire dramma e commedia esaltate dal Mito che da un lato conferisce un certo tono serioso proprio in quanto Mito e che dall’altro risulta molto vicino al lettore grazie alla dissacrante rivisitazione dell’aedo Barks.


    La Grande Dinastia dei Paperi 11

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    1955-56

    Zio Paperone e i Terremotari (Uncle Scrooge in “Land Beneath the Ground!”): trivellando il suolo su cui poggia il Deposito, per sondare eventuali punti deboli (dopotutto già ne Il Ventino Fatale il denaro di Scrooge era sprofondato in un profondissimo abisso), i Paperi entrano in contatto con uno dei popoli più particolari dell’ampia gamma di bizzarre etnie presentateci negli anni dall’Uomo dei Paperi. I Terremotari infatti né attingono alla leggenda (come i Menehunes, gli Atlantidi) né trasmettono un messaggio morale (i Pikoletos).
    Terrini e Fermini sono semplicemente funzionali alla trama e non portano con sé alcun altro valore intrinseco: questo ovviamente non sminuisce queste brillanti creazioni dell’esuberante genio di Barks, che coglie l’occasione per presentarci una società utopica basata su valori totalmente surreali cui viene contrapposta con brillante satira quella consumistica dei programmi radiofonici a premi (memorabili le vignette in cui il popolo sotterraneo giudicano il denaro come immondizia di cui Paperone cerca di liberarsi).
    Questa sottile contrapposizione rimane comunque sottesa nella trama che la dissimula splendidamente con un incessante concatenarsi di scene d’azione fresche e divertenti che culminano in un terremoto catastrofico quanto esilarante (fantastica la gag demenziale nel negozio d’alimentari!), splendidamente illustrato da un Barks ispirato che riesce a stupire con le sue cupe ed imponenti panoramiche di Terry Fermy.
    Paperino e la Congiura dei Sozzi (Donald Duck): breve che riprende le scaramucce tra Paperino e nipotini tanto frequenti nel Barks degli anni Quaranta (non a caso è in alcune ristampe unita ad altre due storie simili, entrambe intitolate Paperino e il Terribile “3P”), fatta di gag ed arguzie. Da notare come una scena sembri vagamente ispirata al cortometraggio Donald’s Snow Fight (da cui Barks aveva tratto Paperino e l’Uomo di Ferro).
    Paperino e le Giubbe Rosse (Donald Duck): con la medesima struttura di base di Paperino Allevatore di Polli (Donald di passaggio per una cittadina, cerca di passare inosservato e racconta in un flashback all’accompagnatore del caso le cause che lo hanno reso impopolare per quei luoghi) ma con quattro tavole di meno per un totale di sei tavole, storia che ci mostra l’ingenuo ed eccessivo zelo di Paperino che lo porta a situazioni assurde.
    Paperino e i Proponimenti Segreti (Donald Duck): in continuity con Paperino e i Buoni Propositi ne riprende la struttura dimostrandosi però più organica e compatta.
    Paperino e il Taxighiaccio (Donald Duck): a causa della classica provvidenza barksiana l’incompetenza di Paperino emerge solo dopo una meschina prova di slealtà da parte di quest’ultimo, mentre all’inizio della storia, quando erano solo le buone intenzioni ad animarlo, tutto filava per il verso giusto. Barks insegna a giocare pulito sottolineando come ad ogni azione corrisponda una reazione.
    Paperino e il Segreto di Hondorica (Donald Duck in “Secret of Hondorica”): non tra le più famose del Maestro ma ugualmente assai bella, un’avventura esotica piuttosto atipica visto che a Paperino e nipotini non si affianca lo Zione (che è solo il pretesto per la missione dei Paperi) bensì Gastone. La sua fortuna sfacciata (che in certi momenti sembra quasi controproducente) viene perfettamente bilanciata dalla sua abissale inettitudine e contrapposta al duro lavoro di Paperino e all’astuzia dei nipotini che alla fine con un colpo di genio salveranno i due adulti dando una bella lezione al fortunello. Superlativi i disegni che raffigurano con sorprendente realismo vegetazione, fiere varie e pure un bel tempietto in mezzo alla foresta. Belle le molte gag, su tutte la disneyanissima cattura di Gladstone.
    Paperino Via col Vento (Donald Duck): in questa ten pages la fortuna di Gastone riesce a far scatenare addirittura un tornado. Ma il duro lavoro premia sempre e comunque: nonostante il dandy vinca la competizione indetta da Paperone, anche Donald si gode il suo lieto fine.
    Paperino e le Prove Olimpiche (Donald Duck): un Paperino antieroe che si cimenta in cerca di gloria in varie discipline sportive (come fa anche un’autocaricatura di Barks stesso) farcite di gag semplici ma efficace, non ne combina una buona. E nonostante l’astio del pubblico i nipotini restano vicini al loro zio insegnandoli che L’importante non è vincere, ma partecipare: e il Papero capisce che per sentirsi qualcuno non è importante il riconoscimento della massa quanto l’affetto di chi ci sta vicino e la consapevolezza di aver provato con tutte le proprie forze, senza mai mollare.
    Zio Paperone e l’Orologio dell’Eclisse (Uncle Scrooge in “Heirloom Watch”): simpatica storiella di otto tavole in cui Barks elargisce la massima Ci sono giorni in cui non vale la pena di alzarsi dal letto!.
    Zio Paperone e la Corona Perduta di Gengis Khan (Uncle Scrooge “The Lost Crown of Gengis Khan”): simpatica avventura, ben congeniata e dal ritmo efficace in cui emerge tutto lo spirito beffardo di Barks tramite le bizzarre parvenze di Gu, l’Abominevole Uomo delle Nevi.

    Carine infine due brevi di 4 tavole con protagonista Archimede: Archimede Pitagorico e il Muro Illegale (Gyro Gearloose) ed Archimede Pitagorico Fabbricante di Pioggia (Gyro Gearloose), notevole per l’apparizione di Tip e Tap per assecondare una alquanto insensata legge postale.


    La Grande Dinastia dei Paperi 12

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    1956

    Paperino e il Torneo Monetario (Uncle Scrooge in “The Second-Richest Duck”): con questa bellissima storia si introduce un personaggio che pur apparendo solo altre due volte nell’opera barksiana risulterà fondamentale: Cuordipietra Famedoro, l’altra faccia della medaglia che guarda caso ricorda non poco il primo Paperone. Peculiari di Glomgold sono infatti quella cupidigia e quella slealtà proprie dello Scrooge più acerbo e che emergono in questa brillante e sofisticata gara per stabilire chi sia il più ricco, in cui lo stesso Paperone scende al suo livello macchiandosi per un attimo di disonestà salvo essere poi riportato sulla retta via da un nipotino: subito dopo lo sporco gioco di Curdipietra viene punito dalla giustizia divina dell’Uomo dei Paperi che farà trionfare per un soffio Paperone, di cui verranno esaltate la rettitudine e l’onestà tipiche del self-made-man del Sogno Americano contrapposte alla meschinità e alla scorrettezza di Cuordipietra, volgare parassita arrichitosi a scapito altrui. Questo parallelismo tra i due magnati viene poi stemperato da una nota di magnifica filosofia spicciola dello spensierato Paperino, che agli affanni dei due che pur ricchissimi non riescono a godersi le cose più semplici della vita preferisce un enorme, dolce e saporito gelato alla crema. In questa ultima annotazione sembra riconoscersi Carl Barks, autore di questa avventura ricca d’azione, divertimento e leggerezza che assume comunque un universale valore morale.
    Zio Paperone e i Guai del Progresso (Uncle Scrooge): il titolo dice tutto sull’argomento trattato da questa brevissima di sei tavole e tre quarti: ironicamente un uomo che deve al progresso la sua fortuna (e che a sua volta lo alimenta e lo ingigantisce), si ritrova costantemente minacciato dalla sua inarrestabile avanzata. La soluzione finale, non può che vedere il progresso combattuto dal progresso stesso: C’è un solo sistema per tenersi alla larga dai piccoli uomini con le loro grosse macchine! Ed è quello di diventare un piccolo uomo con un’altra grossa macchina!
    Paperino e il Problema Forestale (Donald Duck): cosa succede quando l’uomo s’intromette nel ciclo della natura spezzandolo per il proprio vantaggio personale? Ce lo dice questa ten pages in cui le conseguenze dello scellerato comportamento di Paperino insegnano che l’uomo fa parte della natura e che per questo non dovrebbe tentare di forzarla per i propri fini.
    Zio Paperone e la Marmotta Petrolifera (Uncle Scrooge): piccola parabola che insegna a non fidarsi delle attrattive di un arricchimento facile.
    Archimede Pitagorico e il Traducigatti (Gyro Gearloose): quattro paginette che hanno il pregio di introdurre Edi, l’aiutante di Archimede che in futuro avrà un ruolo importante nelle storie dell’inventore contrapponendosi con la sua genuina semplicità ai pasticci del creatore e dando vita a divertenti sottotrame mute, piccole grandi lezioni di comicità.
    Paperino e il Bicisommergibile (Donald Duck): ennesima disputa tra Paperino e i nipotini, in cui il primo viene punito per il gioco sporco e i secondi per la propria indolenza.
    Paperino al Campeggio (Donald Duck): avventura spicciola che nasconde una satira incredibilmente caustica e tagliente. Da una parte una donna di mezz’età corpulenta ed inquietantemente mascolina che tiene al guinzaglio i propri pargoli scalmanati (il genitore che non ha saputo educare e che ricorre a metodi sbagliati per supplire alle proprie mancanze) e dall’altra Paperino, che gioca all’educatore moderno tenendo i giudiziosi nipotini sotto stretto controllo. Barks si dimostra impietoso con entrambi gli educatori e la storia termina in un delizioso finalino dalla spiazzante ironia.
    Paperino e il Dominatore (Donald Duck): tematica simile e solo minimamente variata rispetto a quella de Il Problema Forestale. Paperino vorrebbe dominare la natura ma fa solo sfoggio di colossale inettitudine ed incompetenza giungendo al fallimento completo.
    Paperino in “Evviva la squola!” (Donald Duck): lineare e simpatica, insegna ad ogni tipo di lettore come i nostri problemi apparentemente insormontabili siano inezie rispetto alle tribolazioni altrui. E lo fa ovviamente a suon di gag spassosissime.
    Paperino Fumografo (Donald Duck): sulla solita struttura dei lavori di Paperino s’innesta la vicenda di un Paperone con enormi difficoltà nell’addurre a sé i favori della massa, che d’altro canto risulta incredibilmente influenzabile.
    Paperino e il Problema Ferroviario (Donald Duck): ecco una di quelle storie che ha probabilmente contribuito alla negativa interpretazione da parte di Don Rosa del personaggio di Paperino. Quello presentato in questa storia è infatti molto simile al Donald teledipendente de I Guardiani della Biblioteca Perduta. Simile. Ma non è lui. Rosa ha frainteso la lezione barksiana che non voleva ritrarre uno scialbo e passivo succube della finzione propinata dalla tv quanto un individuo che assuefatto da certi agi arriva a pensare di non essere in grado di combinare alcunché al punto da non sforzarsi nemmeno di provare. Cosa che non fanno i nipotini che riusciranno ad evitare una letale collisione ferroviaria con l’aiuto dello zio Paperone.
    Archimede Pitagorico e il Regalo della Nonna (Gyro Gearloose): Archimede si dichiara stanco del logorio della vita moderna ma a sua volta non riesce a starsene buono senza fomentare il suddetto logorio: sarà la Nonna ha chiarirgli le idee con la sua mentalità genuina. Tuttavia Barks non demonizza completamente la tecnologia, ribadendone l’utilità quando utilizzata con avvedutezza e parsimonia.
    Archimede Pitagorico e il Previsore del Futuro (Gyro Gearloose): breve ma geniale, dall’insegnamento chiaro ed immediato (presentatoci assai comicamente) questa storiella si riassume completamente nella morale pronunciata alla fine da Archimede: Forse conosci tutte le risposte, figliolo, ma io ho appena scoperto di non riuscire a pensare a tutte le domande!.
    Paperino e il Tesoro della Regina (Uncle Scrooge in “Back to Long Ago!”): Barks aveva già ironizzato sull’ipnosi e sulla sua reale validità come ne I Doni Inattesi o, ancora meglio, ne La Pistola Ipnotizzante. Qui lo fa ancora, ma con maggior validità visto che a questa satira affianca un’avventura pura e semplice, appassionante e molto divertente.
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    Ottimo volume, di sicuro migliore di quelli usciti prima di esso.

    Presenta la Disfida dei Dollari e Il Ventino Fatale, due storie che furono scelte per Vita e Dollari di Paperon De Paperoni, sintomo della qualità delle stesse.
    La vera sorpresa per me è stata Paperino e il Cimiero Vichingo, una storia che ho trovato assolutamente straordinaria. La prima metà riesce ad essere avvincente nonostante succeda ben poco, la navigazione in mare mi ha restituito quella sensazione di "viaggio" provata con Wind Waker. Una volta che i nodi vengono al pettine, l'elmo vichingo si trasforma in un surrogato dell'Anello di Tolkien, pronto ad esercitare il suo potere e trasmettere la bramosia a chiunque lo indossi. Interessanti anche i personaggi presentati, tra cui lo spietato villain che potrebbe addirittura diventare il padrone del nord America, e il suo assistente che si esprime in un divertente latino maccheronico.
    E in mezzo a tutto sto ben di Dio, piacevoli brevi e tavole autoconclusive.
    Gli editoriali sono sopra la media, con un inaspettato articolo di Giorello sulla visione economica de Il Ventino Fatale, davvero professionale; conferma che questa collana non è pensata per i più piccoli, e sarei ben lieto di leggere altri contributi simili.
    Una piccola chicca, in conclusione d'albo; ho apprezzato il collegamento (forse involontario) tra l'ultima autoconclusiva che riguarda un francobollo, e la successiva pagina in cui si mostra una copertina di Barks utilizzata per realizzare francobolli negli USA.
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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  • La Grande Dinastia dei Paperi 13

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    1956-57

    Zio Paperone e il Tesoro Sotto Zero (Uncle Scrooge in “A Cold Bargain”): ancora una volta Barks torna a ridere beffardo,da dietro le quinte, delle vicende dei Paperi, qui impegnati a difendere in ogni modo il misterioso Bombastium, acquistato per una cifra da capogiro dallo Zione e che si rivelerà poi essere un’inesauribile fonte di gelati. L’Uomo dei Paperi sembra davvero provarci gusto a vedere le sue creature affannarsi per una sostanza così insolita e particolare, di cui non conoscono fino alla fine le reali proprietà, in una serie di gag che ricordano molto quelle di Zio Paperone pesca lo Skirillione.
    La vera novità di questa storia è però costituita dall’introduzione di Brutopia, caustica e geniale parodia dell’Unione Sovietica che dimostra per l’ennesima volta come Disney non conosca limiti. Attraverso questa parodia, nemmeno eccessivamente camuffata, Barks rivolge continue frecciate all’URSS, dipinta dal suo rappresentate (il console brutopiano, parodia del premier sovietico Kruscev) come un idilliaco angolo di paradiso abitato da un felice popolo che tuttavia non mangia gelati: Barks colpisce duramente e ripetutamente tramite l’ipocrisia di un uomo squallido che agisce subdolamente in nome della felicità del suo paese, anche se i suoi reali intenti non potrebbero essere più chiari. Per quanto i villain barksiani siano sempre particolarmente spregevoli ed odiosi bisogna evidenziare come l’Artista abbia calcato la mano su questo personaggio, la cui empietà è in aperto contrasto con l’ingenuo e assiduo sentimento materno della tenera pinguina che caverà i Paperi fuori dai guai meritandosi la riconoscenza del buon Paperone.
    L’unica nota dolente, la colorazione: fastidiosissimi gli effetti sul vestiario invernale dei Paperi.
    Zio Paperone in “Lascia o Prendi” (Uncle Scrooge): brevissima di cinque tavole e tre quarti, in cui si ironizza sui quiz televisivi, come era già stato fatto ne Il Feticcio Voodoo e in Paperino alla Televisione.
    Paperino e la Statua Acquatica (Donald Duck): geniale storiella in cui Paperino e i nipotini si sabotano a vicenda in una serie di gag esilaranti per favorire i poveri figlioletti di una vedova nel vincere un sostanzioso premio in una competizione di statue di neve. Il classico inseguimento finale viene disatteso: Donald e i tre paperini si sono sì giocati dei tiri sporchi, ma a fin di bene e sono così esenti dalla punizione finale. Vincono invece i poveri figlioletti, la cui statua è un monumento all’abilità di Barks che riesce a far trasparirne l’umiltà e la bellezza con una potenza impressionante, laddove i Paperi l’avevano bollata come “Principessa della Fuliggine” dimostrandosi di buon cuore ma comunque lontani dal comprenderne la purezza e la semplicità (messa in contrasto con i loro artificiosi tiri mancini). Davvero toccante e simpatica questa breve in cui ci viene anche fornito un sintetico ma efficace spaccato sociale americano.
    Paperino e gli Astuti Contrabbandieri (Donald Duck): simpatica breve d’intrattenimento, in cui Paperino in una sfilza di gag si fa gabbare da ogni sorta di malintenzionato.
    Paperino e lo Spirito Cavalleresco (Donald Duck): storia che riprende le tematiche di Paperino e la Cavalleria, ovvero il contrasto tra gli ideali cavallereschi e le ipocrisie e il formalismo della piccola borghesia, che dovrà ricredersi sul conto dell’ “antiquato” Paperino che, dopo aver subito innumerevoli umiliazioni, saprà riscattarsi.
    Da notare come la gag di Donald nell’autobus riprenda una striscia altaliaferriana.
    Paperino e la Miniera di Gambadilegno (Donald Duck “The Lost Peg Leg Mine”): gradevole avventurina che ricorda per certi versi Il Ratto del Ratto.
    Paperino e la Macchina di Fantasia (Donald Duck): storia alquanto atipica in cui Barks può sbizzarrirsi graficamente e che sarà più e più volte clonata dagli italiani.
    Paperino e gli Strani Pensionati (Donald Duck): ten pages tutta gag ereditate dalla tradizione altaliaferriana ed animata, che vede Donald e nipotame alle prese con irrequieti animali.
    Paperino e la Macchia d’Inchiostro (Donald Duck): simpatica commediola innescata dal classico equivoco dell’indirizzo sbagliato.
    Paperino e la Valle Proibita (Donald Duck in “Forbidden Valley”): inaugurando un periodo di rivisitazioni di sue vecchie storie, Barks riprende “Darkest Africa” del 1948, coniugando un’avventura ispirata a Un Mondo Perduto di Doyle ad un pretesto deliziosamente rurale, innescato dal classico villain suino di Barks il cui futile ed egoistico movente è pari solo alla bassezza dei suoi sabotaggi. Molto divertente questa storia ricca di gag, che raggiungo il culmine nel divertente finale; lo scomparto grafico invece tocca l’apice nella quadrupla della carica dei dinosauri, rivisitazione della carica di elefanti di “Darkest Africa”: i sauri barksiani sono raffigurati molto semplicemente, eppure fanno il loro figurone calati negli ambienti realistici e curati tipici dell’Uomo dei Paperi.

    A concludere l’albo, Portfolio dedicato a Pluto a cui tocca ovviamente anche la sezione dei Personaggi. Ma aspettare Pluto Saves the Ship no? Che senso ha qui ed ora? Mah.


    La Grande Dinastia dei Paperi 14

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    1957

    In apertura un sentito articolo dedicato a Barks da parte di Max Bunker, a tratti un po’ scontato ma pur sempre un prezioso valore aggiunto a questa già ottima iniziativa.

    Paperino nella Terra degli Indiani Pigmei (Uncle Scrooge – Land of the Pygym Indians): affascinante. L’aggettivo migliore per descrivere questo ampio e variegato affresco che ci insegna qualcosa sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente, ma in tempi non sospetti e senza espedienti stereotipati o retorici, come si nota già dalla prima tavola che illustra un Paperone asfissiato tanto dal nocivo smog quanto dalla frenesia urbana di quella metropoli in costante espansione che già aveva spinto Scrooge all’avventura in The Seven Cities of Cibola.
    Abbiamo così lo scontro tra i Paperi e i Pikoletos, ultimi rappresentanti di un candore e di un’onestà spirituale cui Paperone era andato in cerca allontanandosi dalla civiltà ma con cui è paradossalmente incompatibile, assuefatto com’è ai suoi vizi cittadini che lo intorpidiscono rendendolo assolutamente inutile e passivo in un momento di massima crisi, cui riusciranno a sopperire i nipotini, anello di congiunzione tra la purezza dei Pigmei e l’ingegno che ha fomentato il progresso urbano. Anche Paperino ha la sua parte: adorabile antieroe assai lontano dall’agire disinteressatamente (lo stesso che nei Terremotari si batteva per difendere la sua casetta), protagonista di uno scontro epico quanto divertente.
    Da notare, infine, un’impeccabile regia con momenti di altissima suspense (le vignette con il fantoccio-alce sono stupendamente inquietanti) valorizzata da uno scomparto grafico che amalgama realismo (gli idilliaci paesaggi), dinamismo (fantastico la vignettona con l’accampamento degli Indiani in subbuglio) ed espressività, che si riflette nel volto e nelle posture dei Paperi che si stanno affinando cominciando a gettare le basi per lo stile asciutto degli anni ’60. Meglio di una boccata d’aria fresca.
    Paperino e il Mago della Pioggia (Donald Duck): commedia i cui sviluppi un po’ improbabili vengono completamente riscattati dal divertente finale.
    Paperino insegna l’Arte (Donald Duck): esilarante e dinamica avventura che mescola con sapienza alcune situazioni tipiche del Donald animato con una fresca e divertente situazione barksiana sul lavoro e sulle esperienze di vita, che devono essere sperimentate sulla propria pelle senza intromissioni esterne, come impara a proprie spese un Paperino dotato di un’irresistibile gamma di espressioni.
    Paperino e l’Onorevole Testone (Donald Duck): Barks varia l’ormai collaudato schema di Paperino Allevatore di Polli e di Paperino e le Giubbe Rosse: le conseguenze disastrose delle molteplici gag si verificano in tempo reale, una volta conclusosi il flashback. Spassosa.
    Zio Paperone e le Miniere di Re Salomone (Uncle Scrooge in The Mines of King Solomon): dinamica avventura archeologica alleggerita dalle continue gag che vertono sui richiami dei nipotini, alquanto simili a quelle viste in Il Serpente di Mare e che risulteranno determinanti per l’inaspettato finale, genio umoristico allo stato puro.
    Zio Paperone e le Tentazioni (Uncle Scrooge): autoconclusiva simpatica, famosa per la travagliata vita editoriale e per l’inconsueto colore della palandrana di Paperone (verde), eliminato però in questa edizione.
    Paperino e il Buon raccolto (Donald Duck): davvero vertiginosi i livelli raggiunti dalla fortuna di Gastone in questa breve, aiutati pure da un Paperino troppo smanioso e, quindi, autodistruttivo. La disgustosa oziosità del dandy per una volta viene addirittura premiata: Barks risparmia la consueta punizione provvidenziale, visto che il cugino fortunello, anche se per motivi discutibili, ha avuto il buon cuore di favorire il frustrato Paperino.
    Paperino e l’Albergo di Fonte Ribalda (Donald Duck): non a caso imparentata con il cortometraggio Bellboy Donald, questa breve vanta gag da cartoon scatenate dalla concitazione del Paperino a fumetti.
    Paperino e la Gara dell’Asino (Donald Duck): gradevole breve improntata su uno schema collaudato variato inaspettatamente sul finale.
    Zio Paperone e la Gara sul Fiume (Uncle Scrooge): ambientata nel passato, ha per protagonista un giovane Paperone alle prese con i primi Bassotti, in una serie di situazioni che ricorda molto, complice l’analoga ambientazione fluviale, La Regina del Cotone. I personaggi s’inventano svariati espedienti che si inseguono in un’escalation di situazioni assurde la cui dinamicità è accentuata dal taglio delle vignette, opportunamente modificato.
    Paperino e il Natale Vulcanico (Donald Duck): un Barks natalizio che, come ne Il Natale Sottomarino, non evidenzia il lato consumistico della festività, favorendo risvolti leggermente didascalici. Un Barks che, come nella storia precedente, deve sottostare a precise richieste editoriali risultano comunque apprezzabile, anche per certi deliri grafici come l’esplosione del vulcano.
  • Piuttosto che fare una recensione per ogni volume di questa italica Carl Barks Library, ho preferito (anche per alleggerire la quantità di post ed evitare la confusione) di postare un commento ogni 10 volumi, di modo che al posto di fare un’analisi puntuale di ciascun volume sarà un commento generale su quella decade di volumi, sulle storie migliori con qualche cenno alla qualità delle più rilevanti e che mi sono più piaciute, sull’aspetto dei volumi e sugli articoli, evidenziando quelli scritto particolarmente bene e quelli scritti da guest stars. A questo primo commento-summa manca il primo volume perché l’avevo commentato analiticamente ai tempi della sua uscita gratis con Corriere, nella prima pagina di questo thread. Detto questo…

    La Grande Dinastia dei Paperi – Volumi dal 2 al 10 (1950/51-1955)

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    Questi primi volumi prendono in considerazione la prima metà degli anni ’50 dello scorso secolo, e sono sicuramente quelli dell’apice creativo e narrativo di Barks. Lo dimostra il fatto che molte delle storie lunghe contenute in questi 10 tomi sono dei veri capolavori del fumetto Disney e non solo.Non a caso è dal 1952 che compare la prima avventura ad ampio respiro con protagonista Zio Paperone, ovvero La Disfida dei Dollari, mirabile esempio di come la personalità dello Zione fosse già allora, 5 anni dalla sua nascita, perfettamente delineata e chiara nella mente del suo creatore: caratteristiche che lo rendono profondamente umano, con il suo amore viscerale per i soldi per via del significato che nascondono dietro l’averli accumulati per anni e anni, tema che poi anche Don Rosa avrebbe sviluppato all’interno della Saga e oltre; e poi la gioia bambina nel nuotarci dentro. E la sagacia, con la quale riesce a ingannare i Bassotti.
    Altro discorso è per La Stella del Polo, in cui un altro aspetto umanissimo del magnate emerge chiaramente: il sentimento d’amore che anche lui ha provato, da giovane, nel freddo Yukon, ai tempi della corsa all’oro. Una storia bellissima, sia nel suo notissimo flashback che nello sviluppo nel presente, dove Paperone incontra di nuovo la donna che l’ha fatto innamorare, quella Doretta Doremi che sarebbe tornata in tante storie del Don e ripresa da Scarpa per idearne la nipote Paperetta.
    Altra storia degnissima è Le Spie Atomiche, ambientata in piena guerra fredda, con personaggi che oltre ai Paperi e al sosia si Donald, sono tutti umani, soprattutto la bellissima Madame XXX. Inoltre è bene ricordare Paperino nel Tempo Che Fu, una delle più poetiche di Barks, che riporta i protagonisti indietro nel tempo fino ai tempi della vecchia California della corsa all’oro per far da contrasto con la caotica società moderna.
    Il Cimiero Vichingo è un Capolavoro con la C maiuscola, non c’è niente da dire. Lo scenario apocalittico contro cui rischia di andare il Nordamerica è da antologia, come quando q turno tutti si sentono imperatori d’America. Una delle migliori avventure di Donald in generale.
    Bella anche Paperino Contro l’Uomo D’Oro, nota ma non celebratissima, che invece ha il pregio di essere genuinamente avventurosa partendo da uno spunto molto più tranquillo, come i francobolli, stilema che Barks riprenderà altre volte in futuro, come punto di partenza per lo Zione nelle sue cacce ai tesori.
    La Cassa di Rafano è interessante per la figura dal capitano Schiumatore De’ Paperoni, con scene che verranno riprese pari pari nel primo capitolo della Saga di Zio Paperone e per la figura dell’antagonista che tenta con l’inganno a sottrarre la fortuna del vecchio papero.
    I grandi viaggi tra strani popoli sono all’ordine di pagina in Zio Paperone Pesca lo Skirillione e in L’Isola dei Menehunes, dove prima i paperi finiscono nella mitica Atlantide, popolata da uomini-pesce, per ripescare una moneta che possa diventare la più rara della Terra, e dove (nella seconda) Paperone tenta di nascondere il suo denaro al sicuro su un’isola, ma finirà insieme ai nipoti in una trappola dei Bassotti (sicuramente più scaltri e tosti di quegli degli ultimi anni in alcune storie di “Topolino”). Ma saranno aiutati da uno strano, piccolo popolo.
    Le Sette Città di Cibola è la prima storia del filone della cacce al tesoro paperonesche e che ispirerà il primo film di Indiana Jones, è uno stupendo affresco di come una meravigliosa e coinvolgente avventura con protagonista il più duro dei duri con nipoti al seguito debba essere fatta. Meravigliosa anche nella sua conlusione. La Dollarallergia è un’altra avventura meravigliosa, una delle mie preferite del corpus narrativo di Barks per l’azione, l’amore per l’avventura, lo spunto geniale e per la filosofia riflessiva descritta con una metafora stupenda e leggendaria.
    Il Tesoro del Vecchio Volpe è strana come avventura, da leggere oggi, ma simpatica e divertente anche per la classica “legge del contrappasso” tipicamente barksiana.
    L’Isola del Cavolo è una bella storia che parte da un problema di salute di Paperone che lo porta a conoscere uno strambo professore. Da segnalare perché le scene con Bassotti e Paperi pietrificati fanno una certa impressione, come vedere Paperone portare in braccio un rigidissimo nipotino.
    Il Ratto del Ratto è impressionante nella scena delle migliaia di lemming che corrono per la città norvegese. Su La Pietra Filosofale e Il Vello D’Oro si può solo dire che sono due tra le più belle storie scritte dall’Uomo dei Paperi, c’è tutto: avventura, ironia, satira dissacratoria, mitologia, qualità, genialità.
    La Regina del Cotone è divertentissima per gli stratagemmi per portare a galla la Regina del Cotone e per l’epilogo, utile per introdurre lo zio Manibuche, e Il denaro a palate è divertente e assurda quando lo Zione trova qualsiasi minerale prezioso ma non l’acqua.
    Le ten pages mi hanno fatto praticamente tutto morire dal ridere. Qui voglio ricordare tra le migliori per idee e svolgimento Paperino Re del Circo, Paperino Esattore, Il Pesce d’Aprile, La Banda dei Segugi, Il Pranzo dei Poveri, L’Amuleto Elettronico, La Pistola Ipnotizzante, La Scala d’Oro, I Fuochi Fatui, La Tigre Stanca, Lo Zucchero Filato, Il Fantasma col singhiozzo, La Lotta ai Rumori, Il Toro Daltonico. Tutte accomunate dalla precisione dei tempi narrativi, dal divertimento puro e dalle gag perfette.

    Per quanto riguarda la confezionatura del prodotto, le copertine sono quasi sempre belle e ben fatte: a me in contorni arabescati piacciono, e molto, i colori non sono mai obbrobriosi e il disegno scelto tranne rare eccezioni ( il 6 e l’8) mi è sempre piaciuto. Gli articoli introduttivi di Boschi e Beccatini non deludono mai, sono sempre puntuali e utili per sapere il retrotesto. Niente da dire. Anche le schede per ciascuna storia di Beccatini sono sempre ben fatte, utilissimo sapere i nomi originali di personaggi e luoghi per cogliere i giochi di parole. L’unico intervento esterno è quello di Giulio Giorello, che ha firmato l’articolo introduttivo alla splendida Il Ventino Fatale, che ho apprezzato molto.
    Le carte d’identità non sono particolarmente utili, finora, se non in rari casi in cui mi fornivano informazioni che non conoscevo. Per il resto riassumere in una paginetta la vita di una personaggio non mi sembra buona cosa.
    Il portfolio invece è sempre interessante e fornisce un “di più” utile e interessante.

    In conclusione: dieci volumi gustosissimi anche dal punto di vista di “contenitore”, anche se comunque il piatto forte sono le storie del Maestro.
    Ultima modifica di Bramo il giovedì 03 settembre 2009, 20:57, modificato 3 volte in totale.
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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  • Aggiunti ufficialmente al piano dell'opera altri sette volumi:

    http://lucaboschi.nova100.ilsole24ore.c ... .html#more
  • <Valerio> Il lettore che lo vorrà, potrà ignorare la numerazione progressiva dei volumi, e posizionare nello scaffale della libreria questo e i volumi seguenti prima del primo, distribuito gratuitamente in edicola fine gennaio 2008.
    <Valerio> La datazione indicata sulle costole dei volumi consente questo tipo di riordino cronologico. << cmq adoro luca boschi
    <Valerio> è così deliziosamente ad uso e consumo di nerd
    <Dapiz> uh, che bello
    <Valerio> cmq con le nuove news questo barks diventa l'Opera definitiva
    <Dapiz> meglio della Bibbia
    <Valerio> appropostio, come procede?
    <Dapiz> procede che ho letto il 6 e non ne ho altri.
    <Valerio> parlami di ciò che hai letto allora
    <Valerio> (lol ti ci vedo proprio arrivare a 48)
    <Dapiz> <Valerio> parlami di ciò che hai letto allora -> be' se sei disposto a passare sopra a dei paperi che parlano non è male
    <Dapiz> certo, è una lettura da gabinetto
    <Dapiz> ma è un'opera onesta
    <Valerio> .
    <Dapiz> no cmq
    <Dapiz> seriamente
    <Dapiz> dopo anni che in pratica leggevo solo Topolino e la merda new gen
    <Dapiz> intervallati ogni tanto da qualche volume tipo il vita e dollari
    <Dapiz> leggersi sei volumi di fila di Barks è come leggere roba Disney per la prima volta
    <Dapiz> è un mondo nuovo
    <Dapiz> di storie BELLE
    <Dapiz> di roba che la leggi e TI PIACE
    <Dapiz> e dici "ne voglio ancora"
    <Dapiz> invece di "che sbatta, devo leggere il topo per forza perchè l'ho comprato"
    <Dapiz> a parte questo continuo a preferire le ten pages alle lunghe
    <Valerio> pure io
    <Valerio> mi sposto
    <Valerio> salva questo log qua cmq e postalo sul thread di barks
    <Valerio> è la critica disney migliore di sempre :P
  • Dapiz ha scritto: <Dapiz> <Valerio> parlami di ciò che hai letto allora -> be' se sei disposto a passare sopra a dei paperi che parlano non è male
    Santo subito. :D
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
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