Guarda, io il discorso di Breda l'ho capito. In pratica lui (come anche Dapiz) dice che il prodotto può vendere ma non aver più nulla da raccontare perchè appunto si ha una diseguaglianza tra fumetto e prodotto. E me ne sono accorto dai tempi del liceo, quando portavo Witch a scuola e cadeva in preda alle ragazzette trendaiole: il fumetto lo saltavano, o comunque lo consideravano secondario e correvano a leggersi rubricame, oroscopo etc. Insomma, il prodotto di cui fruivano non era il fumetto ma il resto. Dalla sesta serie in poi, in concomitanza con la fusione con Welcome e la trasformazione a magazine, Witch ha iniziato a rivolgersi quasi esclusivamente a quel tipo di pubblico, lasciando il fumetto una cosa accessoria. Questo nuovo target, per nulla fedele ma perlomeno soggetto a ricambio biennale, non si farà troppi problemi di fronte a una brutta storia visto che è ben altro che ha a cuore. Insomma, quel che intendo è che è ovvio che a qualcuno piacerà, se si offre il prodotto a un pubblico poco critico e non troppo interessato. Ma allora tanto vale lasciar da parte il fumetto e riciclare il brand per quello che effettivamente ora è, puro merchandising come Hello Kitty, anzichè partorire un ibrido malriuscito.Fausto ha scritto:Devo dire che la posizione di Valerio, dopo l'ultimo post, mi appare un po' più chiara, un po' più coerente anche se continuo a non condividerla. Quello che invece proprio non capisco - ma non lo capisco davvero - è il discorso di Lorenzo. Lui dice che ha senso chiudere un fumetto che vende, se quel fumetto non ha più nulla da raccontare. E chi stabilisce che un fumetto ha qualcosa da raccontare? Chi, come te, non lo compra, o chi continua a a leggerlo? Probabilmente i secondi, giusto? E come fa chi compra un fumetto a stabilire che quel fumetto non ha più niente da raccontare? Semplice, mi viene da pensare: basta che non lo compri più. È il grande diritto del lettore, la sua arma migliore.
Ma ovviamente questa mia interpretazione è opinabile visto che non si basa su concrete ricerche di mercato: quello che ho sempre inteso con i miei post precedenti è che una storia, una qualunque storia continuativa, dovrebbe avere il buon gusto di finire prima di scendere troppo nel ridicolo e di mandare a puttane trama e personaggi. E questa è una regola artistica e di buon gusto valida per tutte le casistiche e tutti i media, un semplice principio di onestà intellettuale che chi fa buon fumetto o buona letteratura, o buon cinema o chissà che altro dovrebbe sempre osservare (cosa che fortunatamente accade, come dimostrano i sette libri di Harry Potter, le sei stagioni di Lost, i cento numeri di Rat-Man etc). E questo è anche il punto chiave del discorso del Breda: lui non augura alla testata Witch di chiudere, di morire, ma alla storia di Witch di finire. Differenza sottile ma essenziale, che trascende la "rivolta popolare" di cui parlavi prima.
Gradirei difendere quest'immagine. Solitamente urta anche me l'immagine del nerd grasso che si lamenta che tale serie non è mica più come una volta e con fare risentito e scontroso si chiude a riccio, trasudando rancore. Ma ci sono delle casistiche in cui tale rancore, sempre che la parola scelta per definirlo sia azzeccata, è giustificato. Ti faccio due esempi molto semplici che mi riguardano direttamente: ho una grande passione per il fumetto, per l'animazione e per il mondo dei videogiochi, che guarda caso sono i topic principali di questo forum. Questa passione è sempre stata indissolubilmente legata al marchio Disney, a Topi, Paperi, Cani antropomorfi. Siccome ho avuto la fortuna di iniziare l'adolescenza in concomitanza con l'arrivo nelle edicole dei vari PKNA/PK2/MM, ho avuto modo di adattare questa mia passione ad un linguaggio e un modo di raccontare più nuovo e "adulto", di cui tu Francesco sei stato uno dei principali fautori. Tenevo molto a quelle testate, PKNA era il mio appuntamento mensile preferito, MM il suo contraltare, e adoravo scervellarmi sugli enigmi di PK2. Era un modo per continuare a frequentare Paperino, Topolino & co. con un dialogo alla pari. Quando queste testate furono tolte dalle edicole per essere rimpiazzate dai loro contraltari infantili (Pk-frittole, X-Mickey) fu davvero un brutto colpo: con l'abbassamento del target ai bambini, l'azzeramento della continuity, la variazione del formato mi ritrovai privo di quel dialogo alla pari che avevo coltivato nel corso degli anni. Tutto d'un tratto mi ritrovai tagliato fuori dalle politiche della Disney, non c'era più quello spazio per il mio target in edicola. Smisi di comprare le testate lo stesso mese (ricordo che l'ultimo per me fu Kronin, anche se poi recuperai tutto per curiosità in un secondo momento, quando ormai erano finite), però la rabbia e la tristezza non se ne andarono. Di fumetti alternativi a Disney ne avevo letti moltissimi sia prima di questa chiusura che dopo, tuttavia anche dopo sette anni il fastidio per non avere più quel dialogo diretto con il fumetto Disney non se n'è mai andato. Mi era stato tolto un prodotto senza che mi venisse dato un rimpiazzo equivalente, e questo ha penalizzato di molto la mia passione verso il fumetto Disney.Francesco ha scritto:l'immagine di qualcuno che prova rancore davanti a un fumetto
Il secondo esempio di "rancore" (ma chiamiamolo pure fastidio, che sennò sembra che si trascenda) è quello che può derivare dall'accumulo di esperienze simili tra loro quali possono essere le molteplici chiusure prima del tempo di molte serie a fumetti similari. Dopo il "trauma" pikappico, c'è stato un proliferare di testate adolescenziali spillate, firmate Disney, Red Whale, Settemondi e via dicendo. Personalmente le ho seguite tutte una per una, ma dopo sei anni posso tranquillamente dire che non ce n'è stata una che sia giunta a una naturale conclusione. E posso assicurare che iniziarle, affezionarsi ai personaggi, seguirle con fedeltà e vederle chiudere, abortire, prolungare e poi abortire, snaturare e poi abortire, non partire, scomparire nell'oblio e via dicendo non è piacevole per gli autori ma neanche per i lettori. Io che in tutto questo tempo oltre a Witch e Monster Allergy (che tutto sommato è quello che ha chiuso meglio) ho seguito Wondercity, Lys, Kylion, Luna, Speed Loop, Mad Sonja ti posso assicurare che ogni volta che vedo che ne viene aperta una inizio a sudare freddo, e quando poi immancabilmente spunta l'avviso di chiusura a metà storia riprendo a dare capocciate contro il muro. Tutto questo procedendo per addizione, sia chiaro, è ovvio che si trattasse di casi singoli la reazione più lugica sarebbe "pazienza".
Ecco, ci tenevo a citare questi due casi di innegabile snervo per il fruitore: la sparizione dal mercato (senza rimpiazzi) di una tipologia di prodotto ben precisa, e il fastidio dato dal ripetersi frequente di una determinata situazione. Quello per Witch non lo definirei snervo, né rancore, né fastidio, la sua bruttura confronto a questi due casi sopracitati al massimo mi fa ridere, e infatti lo compro ridendone insieme a Icnarf e non ci penso più. Ritengo però il vuoto lasciato dal vecchio mantello, e i capitali dilapidati su serie potenzialmente ottime lasciate a metà motivi più che validi per provare giramento di palle quando mi occupo di fumetto.