[Topolino] Annata 2007

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Pacuvio ha scritto:
    DeborohWalker ha scritto: E' ispirata a LOST/Isola dei Famosi, o è solo un'idea simile?
    Ancora non ci è dato saperlo.
    Anch'io ho comunque avuto quest'impressione leggendo i primi due episodi...
  • T.2699

    Un buon numero, tutto sommato.

    Coraggioso il tentativo di Panaro di risollevare le sorti di Indiana, ma nella sostanza la storia è insoddisfacente e troppo veloce, come è già stato fatto notare da qualcuno. L'"archeologo dell'avventura" qui risulta sorprendentemente mollaccione e passivo, rispetto ai fasti sardiani. Vicenda che risente anche dei pochi momenti di azione pura, e lo spunto iniziale del ritrovamento in biblioteca è stra-abusato. Certo, ho apprezzato alcune gags pungenti (tipo quella dei fallimenti dei due prigionieri legati, simpatica presa in giro dei rimedi alla McGyver usati dai nostri), ma le ultime tavole sono da sbadiglio. Ho trovato un Massimo De Vita in forma, il suo Indiana è sempre una goduria per gli occhi, a differenza di Topolino, presentato ormai da anni un pò più tozzo del normale (e al tempo stesso più slanciato). Sono costretto quindi ad emettere il verdetto: Panaro rimandato, De Vita promosso.

    I milioni di Paperone: la serie continua con una costante qualità, che sta pian piano convincendo anche i donrosiani doc, che inizialmente temevano una rivisitazione eccessiva delle vicissitudini passate di PdP. L'idea di un socio di affari sempre diverso non è male, non si sa mai cosa ti devi aspettare dal compare di turno (non a caso in questo episodio è un voltafaccia). Una sola cosa non mi è chiara: come fa Wreck ad affrontare le onerose spese di viaggio e vacanza (nel finale si capisce che il capitale di Paperone era rimasto intatto)? Forse aveva semplicemente messo da parte un gruzzoletto? L'ultimo appunto è per gli editoriali prima di ogni capitolo: imho, la migliore collocazione sarebbe al termine della storia, visto che all'interno ci sono spesso piccoli spoiler sulla trama.
    Papere alla deriva: bof, ancora niente di trascendentale, sopra la media delle storie centrali, senza dubbio, ma comincio a preoccuparmi, dato che siamo già alla 3° puntata ed è successo ben poco. Mi pare di sospettare che sia un reality paperonesco (il figuro nell'ombra potrebbe essere lui, infatti), con le malcapitate papere come protagoniste.

    La storia estera si mantiene sui livelli di quelle già ospitate dal topo in queste ultime settimane, e non posso che essere d'accordo con chi l'ha trovata gradevole. Avventura ben poco lineare (e questo è un pregio) e coinvolgente, a differenza di molte delle "sorelle" italiane, dove dopo una manciata di pagine, spesso e volentieri, è facile intuire gli sviluppi della storia o come andrà a finire. Ottimi i vari elementi "tabù" (per noi) tirati fuori da Laban, anche se (ahimè) qualche censura ai testi c'è stata: vedi pag. 152, dove c'è un Paperino nauseato, presumibilmente dall'aumentare della puzza (nella megavignettona si nota pure l'olezzo del tanfo) dovuta alla comparsa di altri contadini... maleodoranti (disgusto che però non viene menzionato). Ho trovato una pecca al momento della fuga di Paperino... perchè i "cattivi" non erano più terrorizzati della sua stregoneria telefonesca, al punto di non aver paura di inseguirlo?
    Bellissime le tavole di Fecchi, autore dallo stile pulito ed immediato (c'è un evidente, accennata ispirazione cavazzaniana, che alla fin fine si discosta grazie al tratto personale), aiutate, come di consueto, dalla ventata di novità grafica portata da questi colori brillanti, consuetudine delle storie Egmont.

    In quanto alle vignette zichiane, imho hanno avuto solo un calo nello scorso numero (gag scontatissima), le altre mi son piaciute.
    Ultima modifica di Pacuvio il venerdì 17 agosto 2007, 22:06, modificato 1 volta in totale.
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  • Ravviviamo un po' il topic, va'...

    T 2694
    Il tema delle storie natalizie è sempre stato caro a Carl Barks, il cui indiscusso genio ha dato vite alle pagine più felici del fumetto Disney. Ma quella storia natalizia di quel 1947 presentava un personaggio particolare, quel personaggio. Era Scrooge McDuck, Paperon de Paperoni da noi, personaggio destinato a un rapida evoluzione e alla consacrazione nella rosa principale del panteon disneyano. Ebbene sì, tutto questo giro di parole per arrivare alla saga Tutti i Milioni di Paperone, scritta per il sessantenario del personaggio. Come da titolo questa saga in dieci episodi indaga sui primi 10 milioni del papero più ricco del mondo; e si sa, il passato dei personaggi Disney è assai controverso e si divide in miriadi di varianti, ma quello di Paperone lo è particolarmente, vista la celebre saga sulla sua vita di Don Rosa, ispirata sull’opera barksiana. A chi si sarà ispirato Fausto Vitaliano per la cronologia della saga? A Rosa? A Barks? A Martina? Ad Al Levin? Beh, almeno per il primo episodio, Il mio primo milione (Vitaliano/Mazzarello), sembra essersi ispirato… a se stesso. La storia, infatti, pur presentando forti elementi della tradizione italiana (i giochi di parole dal sapore martiniano il Klondike westernoso) non si sbilancia in nessuna direzione, non fornendo sufficienti coordinate spazio-temporali. Meglio così: la storia, scevra da implicazioni filologiche, si presenta per ciò che è, ovvero una piacevolissima avventura, per nulla pretenziosa, anzi, sobria e ben dosata in tutte le sue parti. Un buon prodotto che forse risente un po’ dell’assenza di quello spirito vitalianico che invece caratterizza le altre storie dell’autore (si veda il ciclo di Dinamite o Il Somaro Conteso). Insomma, bene così, ma mi aspetto un Vitaliano veramente scatenato nei prossimi episodi, che sappia far raggiungere picchi eccelsi a questa saga. E IMHO è nelle sue capacità. Il fronte grafico delude un po’, con un anonimo Mazzarello, che pur svolgendo un onesto lavoro, risulta uniformante e, alla lunga, stancante. Buone le ambientazioni, pecca per il Paperone ancora cercatore con le ghette.
    Paperinik contro tutti: Paperinik contro i Twin Boys (Salati/Palazzi): di male in peggio. Trama futile, si riscatta dalla banalità con il simpatico espediente di Paperinik. Stona un po’ troppo il Paperinik Help di Paperone, mentre le gag sono carine ma nulla più. Però basta. Dopo i due WoM ecco che riprendono a prometterci grandi cose (insomma, nel sito c’è un’immagine di Pikappa, evidentissima esca per noialtri… e che non vengano a dire che era un’immagine scelta a caso…) per poi rifilarci robetta. Basta prendere per i fondelli noi poveri lettori. E anche voi stessi, su.
    Con la speranza che la collaborazione con i danesi sia in futuro più fruttuosa…
    Indiana Pipps e la Laurea ad Honorem (Sarda/Meloni): e qui ci sta un colossale SIGH. Perché mentre noi irriducibili illusi fantastichiamo su IPNA e balle varie, ecco cosa ci viene rifilato. Da Sarda, poi. Intendiamoci, la storia è ben confezionata, forse un tantino divagante, ma simpatica. Però poi è ovvio che la gente consideri Indiana un personaggio da quattro soldi, finché sono queste le storie in cui viene impiegato… sigh e risigh.

    T 2695
    Tutti i Milioni di Paperone – Il mio secondo milione
    (Vitaliano/Mottura): avevamo lasciato un Paperone minatore neomilionario e ce lo ritroviamo uomo d’affari. Si sarebbe potuto insistere di più sul Paperone “avventuriero”, ma forse questo sarebbe stato troppo simile all’operato di Don Rosa e Vitaliano ci sta dimostrando di volersene discostare se non nella cronologia, certamente nello spirito. Certo, sarebbe stata preferibile una qualche collocazione spaziotemporale più precisa, ma dovrebbe essere ormai evidente che gli scopi di Fausto sono assai diversi da quelli di un Don Rosa. Mentre questi si è premurato di sistemare le nozioni barksiane per risputi motivi e con risapute modalità, Vitaliano ha sfornato una saga per nulla pretenziosa (non che quella di Rosa lo sia, beninteso), fresca e solare. “Questa è la vita di Paperone come me la immaginavo io da piccolo, quando mi godevo le storie senza premurarmi di questa o quella sottigliezza filologica”, sembra quasi volerci dire Fausto.
    E la storia in sé è assai godibile e si adagia rilassatamente sulle tavole a disposizione mantenendo un buon ritmo e risultando migliore dell’episodio precedente, che pur essendo meno prevedibile era leggermente contrito in certi punti. Ed emerge anche un po’ di sano stile vitalianico in più rispetto a Il mio primo milione: stupendi i duetti tra Paperone e Jones, scena del “ricatto” su tutte (Paperone che soffia via il foglietto del telegrafo è un vero colpo di classe) e i battibecchi tra Paperino e Zione. L’idea con la quale Paperone raggiunge il secondo milione, poi, è del tutto in linea con la filosofia di Sisti che vede i personaggi Disney fautori della storia pur dietro le quinte.
    I disegni di Mottura, anche se non al massimo, surclassano di gran lunga l’anonimo Mazzarello, con le loro architetture, gli ambienti, le espressioni e, soprattutto, i fantastici neri del fluido e nel contempo plastico disegnatore. Un’ottima realizzazione grafica che mi fa rimpiangere la latitanza di questo bravo autore dalle pagine del Topo. E mi fa rimpiangere anche l’usanza odierna ad affidare le saghe non solo a disegnatori diversi, ma a disegnatori i cui stili fanno letteralmente a pugni. Un Tutti i Milioni di Paperone disegnato interamente da Mottura, sarebbe l’ideale…
    Paperinik contro tutti: Paperinik contro Zafire (Salati/Gervasio): sì, beh, solita solfa. La storia si mantiene su un buon livello e anzi spicca rispetto alle precedenti per alcune piccole finezze, ma l’occasione rimane sprecata. Insomma, se da un lato l’ironia e le didascalie impreziosiscono la storia, il personaggio di Paperinik viene martoriato tra le righe, quando viene dipinto come una sorta di supereroe comunale. E anche Gervasio mi fa venire rabbia: lui è un buon disegnatore, ma dopo tutta l’esperienza acquisita continua ad altalenare tra un tratto di matrice cavazzaniana e un altro di chiara ispirazione intiniana. Mi piacerebbe vedere un Gervasio deciso e con uno stile proprio, per quanto quello attuale risulti piacevole in entrambe le sue versioni.
    Chiude il numero una simpatica storia di Gagnor.


    T 2696
    Uh? Che fine ha fatto Tutti i Milioni? A quanto pare la saga è diventata quindicinale. Comunque, capisco che Barks abbia consegnato Natale sul Monte Orso in estate (il 22 luglio, per la precisazione), ma questa saga sarebbe stata ottima nel periodo natalizio e anzi, il numero di Natale sarebbe stato perfetto ospite dell’ultimo episodio. Vabbè, elucubrazioni a parte, analizziamo il numero in questione che pur non presentando Il mio terzo milione ci offre comunque un prodotto vitalianico con Gambadilegno e il Furto del transatlan… ehm… Gambadilegno e la Rapina da Fumetto (Vitaliano/Cavazzano), una storia con vaghi accenni metafumettistici. Nulla di eclatante e nemmeno lontanamente paragonabile ad altri esemplari di metafumetto come The R-File, la Quadrilogia di Dio, Scuola di Fumetto o La Storia Finita (tutti capolavori di Leo Ortolani) ma parlando di se stessa crea una piacevole sensazione di paradosso e soprattutto strizza l’occhio a noi abituali fruitori di fumetti. A questo si aggiungono impreviste ma non per questo sgradite citazioni, come il tormentone faraciano dei nani di gesso (un po’ forzato e troppo ripetuto, ma ci può stare) e un minuscolo (volontario o no?) accenno alla scarpiana Altacraz. E, ciliegina sulla torta, abbondano minacce con tanto di robusti randelli e coriacee mazze da baseball. Piacevole il Pietro che tenta di riscattarsi, ribellandosi alla fama di bonaccione (come lo definisce Basettoni) che recentemente gli è stata affibbiata da molti autori; certo il colpo che Pietro mette a segno per rivalersi non è nulla di eclatante e questo forse svilisce un po’ il messaggio della storia. Messaggio e dichiarazione d’intenti con cui Fausto si è tuttavia segnato un autogol: ora mi aspetto una sua storia con un Gambadilegno più letale che mai. Comunque sia, la storia viene penalizzata molto dalla sceneggiatura divagante e poco mirata, ma rimane un buon prodotto, godibile anche per chi non coglie i tributi a Faraci e la metafumettistica riabilitazione del personaggio di Gambadilegno. Cavazzano, evidentemente più convinto del sottoscritto dalla storia, lavora ottimamente sviluppando ancora maggiormente espressività e sequenzialità del movimento, infilando anche una propria caricatura.
    Paperinik contro tutti: Paperinik contro Mr. Invisibile (Secchi/Vian): un ottimo Vian sprecato. E pensare che Paperinik contro Zafire mi aveva fatto ben sperare. Che schifo, davvero.
    Paperino e il Magico Pollice Verde (Pihl/Andersen): uh. Un’altra danese. Ehr… ma non si era detto di metterle come brevi? Era stato detto, era stato detto: le danesi come brevi, le lunghe agli italiani. Beh, spigliata e dinamica si mantiene su buoni livelli sia per testi che disegni.

    T 2697
    Quale gradita sorpresa! Appena dopo la copertina, una gustosa vignetta zichiana, dai superbi colori e disegni. Spero davvero che diventi una costante, nelle vignette o nelle autoconclusive comiche la Ziche è davvero ineguagliabile; la sua presenza aumenterebbe il livello qualitativo e sarebbe da sola un ottimo motivo per spendere i sacrosantissimi 2,10 settimanali. E non esagero.
    Tutti i Milioni di Paperone – Il mio terzo milione (Vitaliano/Intini): sembra impossibile, ma ogni episodio si sta rivelando migliore del precedente sotto ogni aspetto. Certo, abbiamo lasciato un Paperone affarista, addirittura incaricato di realizzare una ferrovia coast to coast e ce lo ritroviamo proprietario di un ben più “misero” emporio; ma sono sottigliezze vaghissime nell’economia della saga che non intaccano la bellezza di questo capitolo. La trama è ottima, con un intreccio esemplare, e tuttavia mantiene un ritmo ideale e costante senza subire forzature. I dialoghi di Vitaliano, poi, si sprecano in tutta la loro brillante immediatezza: dagli alterchi tra Paperino e Paperone agli scambi di battute di quest’ultimo con Flop, spalla del futuro multimiliardario, non stancano mai e risultano spontanei e scorrevoli. Ottime le gag e la presenza dei Bassotti; quando Paperone afferma di averli già visti, è un collegamento alla Saga donrosiana, o è una semplice constatazione? Ancora una volta Vitaliano sembra mantenere Tutti i Milioni in un limbo a parte, vicino per stile alla tradizione italiana, non integrante con Life and Times, ma nemmeno contraddittoria a essa (anche se nell’ultima tavola si intuisce una parentela tra Paperone e Nonna Papera). E presente pure una breve ma divertente satira alla critica e ai critici (ehi, ma non saremo noi?!), sulla quale si sarebbe potuto insistere di più.
    Per quanto riguarda i disegni, con Mottura si erano toccati buoni livelli, ma un ispiratissimo Intini raggiunge picchi davvero incredibili: ottima sintesi, dinamismo ed espressività; belle le fisionomie geometriche dei personaggi, valorizzanti gli inchiostri. E soprattutto un grande gusto per le rifinizioni, con le tavole-album e i particolareggiatissimi dettagli. Insomma, Stefano ci ha messo anima e corpo, e si vede.
    Papere alla Deriva (Bosco/Ziche): mah, sono perplesso. Bosco non mi ha mai convinto molto e, anzi, Paperi nella Torre l’ho trovata appena discreta; mettendola in modo gentile, non gradisco molto il suo umorismo. Umorismo completamente assente in questa storia (ai testi, beninteso) che non mi ha strappato nemmeno un sorrisetto. Certo, è ancora presto giudicare, ma mi ripeto perplesso. La voglia delle papere di avventura sa molto di Zio Paperone naufrago volontario, ma l’infiorettatura del tutto con la componente femminista è davvero stupida, anche se si accorda per argomento con i recenti lavori della Ziche (Amore Mio, Due e le vignette per Donna Moderna). Eh, la Ziche, *sospiro*. Questa ottima disegnatrice che fa sempre piacere vedere sulle pagine del Topo; in questa pur breve avventura è davvero brava non solo nell’arduo compito di illustrare degnamente una storia, ma nel conferire comicità laddove scarseggia ai testi con la pura forza dell’espressività del proprio tratto. Attendo futuri sviluppi.
    Il resto del numero presenta invece la solita fuffa… emergono un po’ la breve con Gambadilegno e la storia di Paperino Paperotto.

    T 2698
    Che aria tira… (Ziche): oh, ma allora non è una ricorrenza prettamente legata ai festeggiamenti per il sessantenario come pensavo. Beh, molto meglio allora, se la Ziche raggiunge i livelli delle vignette di Donna Moderna c’è da stare allegri. Peccato che la vignetta in questione sia parecchio debole e se non fosse per il disegno sarebbe da cestinare. Beh, anche la Ziche ha bisogno di un periodo di rodaggio ed è un’autrice che ha saputo meritarsi tutta la fiducia dei lettori.
    Paperino Paperotto e il Richiamo delle Stelle (Enna/Turconi): avrei preferito una storia meno paperottiana e più ennian; sarà che quando Enna scrive di stelle non può che scattare l’automatico paragone con l’inarrivabile Mekkano… la storia è comunque assai piacevole, ben strutturata e nel pieno spirito di Paperino Paperotto. Certo, un po’ di poesia sarebbe stata il massimo, ma quello del sottoscritto è più un rimbrotto nostalgico che una critica alla storia che, anzi, dovrebbe ispirare molti altri autori. Insomma, indiscutibilmente una prova più che valida avvalorata dai disegni di un onesto Turconi, che in qualche vignetta tratteggia tuttavia un Paperino eccessivamente sproporzionato.
    Papere alla Deriva (Bosco/Ziche): non va. Bosco è anche abile a costruire una situazione con una discreta quantità di humor, ma il suo umorismo minimalista non può reggere senza qualche gag vera e propria piazzata al punto giusto. Insomma, se già giudicavo Paperi nella Torre discreta, questa breve saga si preannuncia mediocre. Spero proprio di sbagliarmi.
    I Bassotti dall’attacco… in difesa (Muzzolini/Mangiatordi): ecco, così si fa. Così si dimostra che nonostante anni di storie Disney si possano ancora imbastire trame fresche e originali e che ci siano ancora modi per intrattenere piacevolmente i lettori. Con un bel ribaltamento dei ruoli, stratagemma narrativo che se utilizzato con dovizia da adito a ottimi effetti, questa storia dinamica e coinvolgente è un’ottima chiusura per il numero. Avvalorata poi dai disegni di Mangiatordi, disegnatore già di alti livelli e che tuttavia credo capace di migliorare ancora; fantastiche le sue interpretazioni degli incantesimi di Amelia e il suo Paperone in tenuta notturna.

    T 2699
    Che aria tira…
    (Ziche): si inizia ad ingranare. Ed ecco che salta fuori un po’ di satira sociale, che sarebbe splendida tramite i personaggi Disney tratteggiati dalla Ziche. Bene, avanti così.
    Indiana Pipps e l’Isola del Mito (Panaro/De Vita): lodevole, davvero lodevole da parte di Panaro il tentativo di riportare in auge Indiana Pipps; peccato che la storia, pur vantando qualche trovata simpatica (la bottiglia di plastica) sia fortemente sbilanciata nei ritmi e, oltre a presentare a tratti un Indiana out of character, si perde nel finale (Topolino che piomba con una clava sui furfanti usando una liana? Posso capire Indiana, ma lui…). Insomma, un’occasione sprecata.
    Tutti i Milioni di Paperone – Il mio quarto milione (Vitaliano/Soldati): involontariamente un episodio di attualità, forse il più debole dell’intera saga, finora. Sempre assai godibile a livello di dialoghi e sceneggiatura, paga un soggetto molto prevedibile a cui si aggiunge il nefasto e spoileroso redazionale (di solito non lo leggo, ma si sa, l’occhio cade sempre…), che si dovrebbe spostare in appendice. Ma se l’abilità di Vitaliano riesce a supplire a questi difetti, sul fronte grafico un Soldati più graffiante e asciutto del solito risulta assai più disastroso del Pastone di Wreck; oltre a essere impreciso sbaglia completamente le ambientazioni e i costumi d’epoca richiesti dalla storia. Da un valido disegnatore come lui non me lo aspetavo, spero saprà riscattarsi in futuro.
    Papere alla Deriva (Bosco/Ziche): questa saga mi ricorda le pubblicità di quel mitico trio di Aldo, Giovanni e Giacomo. Le battute in sé sono poco divertenti, ma è l’elevata abilità del terzetto a renderle esilaranti. Ecco, Papere alla Deriva è così; la storia è sempre più fiacca mentre i disegni della Ziche sono piacevolissimi e assai comici. Anzi, aggiungerei che mentre l’abilità dei tre di cui sopra riesca a far gradire le pubblicità, qui la povera Ziche possa fare ben poco per migliorare i dispersivi testi di Bosco. Le mie aspettative sono sempre più basse.
    Zio Paperone e il Rimedio mobile per la tassa statica (Cimino/Del Conte): altra storia di involontaria attualità. Sarà che esco fresco fresco dalla lettura di Dalla Tana del Bestio all’Angolo dei Salici, ma l’ho apprezzata particolarmente. Una lettura veramente corroborante con una buona dose di stilemi ciminani, appartenenti principalmente al filone giudiziaro; dall’addetto alle pulizie che sembra venire dritto dritto da Le Patate Autosbuccianti, agli esilaranti fratelli Depaupera che sarebbero stati splendidi nelle mani del tenebroso Chierchini. E tuttavia Del Conte con il suo tratto sobrio adorna alla perfezione la sceneggiatura di Rodolfo. Mi farebbe piacere vedere i due autori con più pagine a disposizione…
    Paperino e la Notte medioevale (Laban/Fecchi): vabbè, le critiche all’inizio; allora, le danesi devono essere brevi. Brevi. Brevi. Certo, se proprio devono essere lunghe, devo dire che le scelte redazionali si stanno dimostrando mirate: anche questa storia, come le precedenti, si mantiene su un buon livello con argomenti che da noi difficilmente vedrebbero la luce (anche se il sospetto di qualche censura sorge spontaneo leggendo alcune vignette incongruenti…). Piacevolissimi i disegni di Fecchi che ha asciugato e raffinato parecchio il suo stile, dagli stilemi cavazzanici, dai tempi di una sua breve comparsata su Zio Paperone.

    T 2700
    Che aria tira…
    (Ziche): stupenda. La Minni zichiana è fantastica, non credo ci siano altri aggettivi da attribuirle.
    Topolino e la Coppa di Terracotta (Badino/Turconi): yaaaaawn. Macchina del Tempo. Origini del Calcio. Aforismi cinesi. Più scontato di così non si può, utilizzare la Macchina del Tempo per queste storielle all’acqua di rose è a dir poco svilente. Se non altro il piccolo colpo di scena finale è simpatico, ma comunque non basta a salvare la storia. Anche Turconi, decisamente più abile con i Paperi, non da il meglio: se la sua caratterizzazione di personaggi e ambienti è a dir poco ottima non si può dire altrettanto dei suoi personaggi disneyani, tirati via e poco precisi.
    Zio Paperone, Rockerduck e la Battaglia discografica (Vitaliano/Pudu/D’Ippolito): no, fermi tutti. I danesi ci danno le lunghe e noi diamo loro le brevi? Perché il particolare lettering di questa storia sembra proprio adatto all’esportazione. Se così fosse, per quanto la storia sia piacevole, gradirei un’inversione dei ruoli, come da noi sempre auspicato. Beh, questo Pudu sembra rifarsi completamente allo stile di Vitaliano quindi la sceneggiatura è scorrevole e luminosa, anche se più dispersiva: ottimi i disegni di D’Ippolito, forse con degli inchiostri più marcati (ma non per questo meno funzionali) del solito. Domandina: sbaglio o questa storia ha avuto la propria genesi proprio sul Papersera? Se così fosse è stata realizzata a tempo record…
    Papere alla Deriva (Bosco/Ziche): yaaaaawn. Uh? Siamo al penultimo episodio? Mh,bene.
    I Bassotti bagnini truffaldini (Panaro/Gervasio): la storia costruita in modo particolare anticipatici da Panaro. Simpatiche le gag nel tribunale, la trama portante un po’ debole. Inizialmente simpatiche le gag del Giudice e dell’Avvocato Kemimport, dopo un po’ invece di diventare un tormentone finiscono per essere irritanti. Nel complesso una buona prova, valorizzata dall’idea del particolare intreccio. Nella norma Gervasio, sempre più propenso allo stile intiniano con qualche reminescenza cavazzanica.
  • T 2701
    Che aria tira…
    (Ziche): STONK! Ragazzi, che scivolone. Sarà che una vignetta ispirata a Papere alla Deriva non poteva essere granché divertente, ma la gag è davvero tra le peggiori cose mai uscite dalla penna di Silvia Ziche. E invece il disegno è tra quanto di meglio scaturito dalla matita dell’artista, con un disegno espressivo condito da una fantastica gamma di colori caldi e avvolgenti di grande effetto. Insomma, che i testi migliorino, che i disegni restino. Sbavissimo.
    Tutti i Milioni di Paperone – Il mio quinto milione (Vitaliano/De Lorenzi): se Il mio quarto milione era indebolito da un’eccessiva prevedibilità, questo episodio rischia di far calare ancora maggiormente la qualità della saga. Infatti, pur meno scontato del precedente, è indubbiamente meno appassionante e più banale. Partendo dalla spalla, Horb, che si dimostra assai più stereotipato dei vari Digger, Jones, Flop e Wreck. Non che fossero assai carismatici, ma avevano un carattere piuttosto originale e agivano esaltando lo spirito e le abilità dello Zione. Le gag improntate su Horb sono fin troppo banali e non esprimono al massimo la brillantezza vitalianica e la trama risulta un po’ dispersiva. Il piccolo espediente finale, per quanto efficace, non riscatta la trama mentre il modo in cui Paperone racimola il quinto milione non è particolarmente esaltante come negli scorsi episodi. Non mi pare che Fausto voglia scoraggiare l’inno alla perseveranza che Don Rosa ha inserito in Life and Times, ma che voglia sottolineare come la fortuna sia parte integrante del successo, ammesso che si sia saputo guadagnarsela. Non gradisco particolarmente De Lorenzi, che non riesce a fornire l’adatto imprinting d’epoca in ambienti e costumi; avrei preferito un disegnatore dall’appeal meno moderno, ma più abile in questo senso, come un Dalla Santa. Insomma, non episodio brutt,o ma eccessivamente debole e piatto, con troppe falle.
    Paperinik e il Ritorno di Mister Invisibile (Salati/Vian): toh, meglio delle aspettative. Personalmente credo che il merito sia da attribuire tutto al bravo Salati, che oltre a regalarci una sceneggiatura con un’ironia dal sapore PKNAico (forse un tantino ridondante, ma neanche tanto) tra le didascalie il cui utilizzo nei fumetti Disney si deve a Tito Faraci. Sebbene la storia non sia il massimo della vita, offre i suoi bei momenti, come il finale. Bravo l’iconico Vian, degno esponente della scuola grafica italiana.
    Papere alla Deriva (Bosco/Ziche): Ziche fantastica si ritrova a ritrarre in modo dinamico ed espressivo quest’ultimo fiacco episodio di una saga che non ha convinto e, anzi, ha deluso. Una saga che non ha aggiunto né ha tolto alla qualità del Topo, ma che sicuramente ha influito sulla mia personale considerazione di Bosco. Un’altra grande occasione sprecata dopo i due WoM e Paperinik contro Tutti
    Topolino e il Sigillo di Vladimir Zeta (Artibani/Dalla Santa): Artibani, quanto tempo… che questa storia possa preludere a un suo prolifico ritorno sulle pagine di Topolino? Vista la qualità di questa frizzante avventura verrebbe proprio da augurarselo. Perché non capita di vederne tanti, di prodotti di così elevata fattura che tra l’altro riportano il filone della Macchina del Tempo agli antichi fasti dopo le delusioni de La Deriva Ucronica e la recente La Coppa di Terracotta. Una storia sobria, rilassata e ce tuttavia ci riserva bei colpi di scena, eludendo gli schemi e rivelandosi emozionante e dinamica, per non dire tremendamente coinvolgente. L’unica pecca è riscontrabile in certi passi che sembrano essere stati addolciti (perché allontanare Topolino e Pippo a Bombay, con il rischio che ritornino, invece di eliminarli? E perché un uomo come Frisson dovrebbe farsi degli scrupoli a far saltare in aria dei marinai?) anche se non ci è dato sapere se da Artibani stesso o dalla redazione. Gli aspetti più adulti non mancano, comunque: spari, bombardamenti, zuffe e lame abbondano. Ottima anche la caratterizzazione di un Topolino acuto e smaliziato (Bah! Tipi come Poulet riescono sempre a stare a galla! è una frase bellissima) e il carismatico Vladmir Zeta (che vanta una splendida resa grafica); suggestivo e affascinante il segreto che lo riguarda.
    Dalla Santa in forma, abilissimo nelle ricostruzioni storiche ottocentesche riesce a imprimere forti tinte d’epoca e un’atmosfera di suggestivo mistero (stupendo il veicolo di Zeta da lui realizzato). Un ottimo autore su cui si può ancora investire di più.
    Ecco, vorrei più storie come questa. Non nulla di straordinariamente artificioso. Semplicemente belle.
  • T 2702
    Numero interlocutorio
    Che aria tira… (Ziche): lol, mi ci ritrovo abbastanza.
    Topinhood, Pipponshire e di come nacque il Sonetto Molto Breve (Vitaliano/Pastrovicchio): una storia in costume da parte di Vitaliano, sempre più presente sulle pagine del Topo. Una storiella non tra le sue migliori, in verità, senza infamia e senza lode. La trama non ha molto da dire, oltre a essere sbrigativamente risolta nel finale e ripropone l’abusatissima gag delle storpiature; ma sbavature a parte la storia non si può dire certo malvagia, una pausa di riflessione tra un Tutti i Milioni e una Rapina da Fumetto. Re Carlone, bonaccione, imbelle e simpaticamente impassibile risulta un personaggio sottilmente umoristico, mentre Pippo è decisamente out of character. Non amo particolarmente Pastrovicchio nelle storie in costume (ma come diavolo lo aprono Pippo e Cavacecio, il ponte levatoio?), anche se offre in questo caso splendide espressioni genuine di un Topolino dal sapore fanciullesco.
    Q-blog – La biblioteca dei misteri (Ambrosio/Freccero): un’altra minisaga dopo Papere alla Deriva? Di certo la qualità risulta migliore: forse la storia risente leggermente di una certa prolissità, però è simpatica e ben costruita. Una storiella semplice e senza pretese che si fa apprezzare proprio per questa semplicità (e non vorrei risultare antipatico nei confronti del già molto bistrattato Ambrosio nel sottolineare SENZA PRETESE e SEMPLICITA’, ma è doveroso far capire come le cose a breve termine e fatte con calma gli vengano meglio). Ah, e soprattutto c’è Freccero, che seppur in una breve riesce a scatenare tutto il proprio estro creativo e personalmente lo ritengo tra i disegnatori migliori attuali se non IL migliore (ma avete visto, dico, come ha interpretato Miss Paperett?!), al pari con Cavazzano.
    Chiude il numero la poco significativa Paperino Paperotto e il Tesoro del Bosco di Mac (S.Enna/Migheli).
  • T 2073
    Che Aria Tira… (Ziche): questo andazzo altalenante mi turba. Vignette belle, vignette brutte, vignette con battute brutte e bei disegni e viceversa. Gradirei una certa stabilità qualitativa, dalla Ziche me la aspetto. Comunque la vignetta in questione è qualcosa di strabusato, un Eta Beta alle prese con il suo inesauribile gonnellino. E che ha perso la caratteristica “p” a inizio parola. E noi che vorremmo vederlo Uomo del Futuro e non extraterrestre… delusione.
    Paperino e il “Soffio Scarlatto” (Figus/Cavazzano): che bruttura. Una storia senza ragion d’essere se non quella di far sfigurare l’altrimenti bravo Figus che combina un disastro con fiocchi e controfiocchi. E in particolare ciò che ha trasformato una storia potenzialmente buonina in orrore sono state quella decina di tavole di inseguimento tra gli stancanti agenti della P.I.A. e quelli della Blonk. Per fortuna dove c’è Venezia c’è Cavazzano, che se non altro rende il tutto piacevole alla vista. E tuttavia lo stesso disegnatore sembra essere poco stimolato dalla trama e ci regala qualche magro (tecnicamente ineccepibile, ma magro) scorcio della Serenissima, che di certo non è all’altezza delle stupende visuali che il Maestro ha dedicato alla città in altre occasioni.
    Tutti i Milioni di Paperone – Il mio sesto milione (Vitaliano/Mazzarello): segnali di ripresa. C’è da tirare un bel respiro di sollievo, visto che gli ultimi due episodi avevano minato la stabilità della saga e un terzo dello stesso livello ne avrebbe certamente compromesso il giudizio globale. E invece questo episodio, che pur non raggiunge la scioltezza e la brillantezza dei primi tre capitoli, è assai godibile e gradevole. I dialoghi e lo spirito si risollevano e anche se la trama accusa un’eccessiva debolezza nella parte centrale, il bilancio non può che essere positivo: il colpo di scena finale, che riguarda la spalla dell’episodio Jujù, me lo sarei aspettato per i primi episodi; vedendo che Vitaliano non aveva deciso di far interagire Paperone con simili personaggi, non me lo sarei certamente aspettato adesso. Anche Mazzarello s’impegna, facendosi perdonare per lo sfracelo de Il mio primo milione con una caratterizzazione più precisa e un tratto meno stancante e uniformante, nonostante qualche vignetta poco riuscita.
    Qui, Quo, Qua e il Parco dei Pirati (Hedman/Fecchi): bruttina. Anzi, più che bruttina insignificante: nonostante si colgano interessanti dinamiche di fondo (i rapporti tra Paperone, Paperino e i nipotini) la trama divagante e in alcuni punti poco interessante vanno a costituire le maggiori pecche; buoni i disegni di Fecchi, valorizzati da una colorazione più delicata e pastellosa rispetto alle altre danesi (pur rimanendo particolarmente brillante rispetto agli standard italiani).
  • Bene. Sarà dura ma ci provo:

    #2695

    Un numero un po' così che si distingue per la buona prosecuzione delle due saghe in corso, e poco altro.

    Tutti i Milioni di Paperone - II Episodio: Il Mio Secondo Milione (Vitaliano/Mottura): Decisamente su ben altro livello rispetto alla primo episodio, per certi versi un po' sciatto. Fausto si concentra su tematiche diversissime da quelle di Don, tracciando, in maniera italianissima, una personale visione del progresso e delle novità del XX secolo. E per i puristi di Don Rosa non c'è neanche da storcere troppo il naso perchè queste storielle si potrebbero benissimo collocare tra l'ottavo e il nono capitolo, tra il decimo e l'undicesimo o proprio durante l'undicesimo. Ma ciò che brilla di più in questa storia è senza dubbio la mano felicissima di Mottura, di ritorno dopo una lunga latitanza nei lidi topeschi. E bisogna proprio fare tanto di cappello alle sue ambientazioni, che nessun altro disegnatore della serie riuscirà ad eguagliare.

    Paperinik Contro Zafire (Salati-Secchi/Gervasio): Dopo le due cose ignobili delle settimane precedenti ecco un episodio carino. Intendiamoci, non un capolavoro, ma si nota tutta un'altra classe. Ci sono le didascalie di stampo faraciano, c'è una cattiva intrigante e un elemento che promette uno sviluppo vagamente interessante. E si spendono pure due parole sul rapporto tra Paperino e Paperina, il che non fa mai male.


    #2696

    Numerone questo. Oltre alla storia più divertente dell'estate, e una chiusa pseudodignitosa alla serie di Paperinik è presente pure la seconda storia danese. E anche quella si difende bene.

    Gambadilegno e la Rapina da Fumetto (Vitaliano/Cavazzano): Ottima, ottima, ottima. E ben distanti da critiche e retroscena forumistici, noialtri del Sollazzo in vacanza l'abbiamo eletta a storia tormentone dell'estate 2007. Notevole che lo sceneggiatore sia ancora Vitaliano, sempre più presente sul Topo. E niente male neanche il rapporto quantità/qualità, visto che le storie poco riuscite finora sono state poche. Ma questa è proprio bella, sperimenta sulle pagine del Topo il metafumetto, tematica prettamente ortolaniana, e nasconde una sottile critica a ciò che è diventato Gambadilegno dopo decenni di cattivo utilizzo, stigmatizza il fatto pur non ponendovi rimedio, ma accettandone la nuova caratterizzazione, e in qualche modo nobilitiandola (cosa che già aveva fatto Faraci, che qui viene citato e omaggiato di dritto e di rovescio). E poi Bambadilegno. Cioè rotfl. Promossissima.

    Paperinik Contro Mr. Invisible (Salati-Secchi/Vian): Mh. Dai, può andare. Meglio la storia passata, ma si sente comunque un sapore differente rispetto alle prime due ignobili storielle. Grandissimo Vian.

    Paperino e il Magico Pollice Verde (Phil/Andersen): Ma che bella che è questa storia! E noi pure a criticare i danesi. Secondo me, se l'andazzo è questo qui non abbiamo che da imparare da loro, in campo di storie prettamente umoristiche. Questa storia sembra un cortometraggio. Ma non per la pochezza della trama, quanto perchè i suoi perosnaggi mi sono sembrati proprio vivi, "animati". Espressioni dinamiche, una sceneggiatura dal ritmo incalzante, gag a catinelle, un tocco di delirio. E poi vabbè c'è anche LA CACCA, che a quanto pare ha mandato in visibilio un po' tutti. Va bene, LA CACCA fa anche piacere, ma più per il fatto in sè, proprio perchè c'è un modo diverso, più libero di intendere il fumetto Disney. Sono favorevolissimo a questa compenetrazione di culture disneyane, perchè potrebbe insegnare a loro ad alzare il tiro e a noi ad abbassarlo nel modo giusto. Clap.


    #2697

    E da questo numero si inaugura una nuova tradizione; la vignettona Zichiana in apertura. Ottima scelta, che rende Topolino, sì, più vicino a un magazine attuale, ma vicino nel modo giusto con humor, qualità e attenzione al mondo esterno, che di recente era diventato argomento tabù. Insomma, una versione "nostra" delle vignette satiriche, che rilancia Topolino nell'immaginario di tutti. Una finezza di tutto rispetto che fa guadagnare moltissimi punti alla De Poli. E poi la Ziche è la Ziche, e la vignetta in questione è carinissima.

    Tutti i Milioni di Zio Paperone - Episodio 3: Il Mio Terzo Milione (Vitaliano/Intini): Simpaticissima, e un Intini in gran forma, che tratteggia finalmente una versione antropomorfa di mucche, tori e buoi, da sempre assenti nel fumetto Disney, se si esclude Clarabella. In effetti questo dà da pensare. Perchè sempre topi, paperi e cani, con la massimo qualche maiale, se gli animali da antrpomorfizzare sarebbero così tanti? Vogliamo gli elefanti!!

    Papere alla Deriva - 1° Episodio (Bosco/Ziche): No, non confondiamola con la Papernovela, Rivondosa, Grande Splash e Topokolossal. Anche se la struttura potrebbe rievocarle, questo è un prodotto diverso, che non fa parte di quella serie di storie lì. Tanto per cominciare lo sceneggiatore è Bosco, e non la Ziche, esattamente come in Paperi nella Torre, che questa storia segue strutturalmente. La presenza di Nonna Papera stona un po', e il presupposto femministoide è banalotto, però l'idea di lostizzare i personaggi disney su disegni della Ziche è simpatica.


    #2698

    La seconda vignettona zichiana è alquanto fiappa. Ma il numero ha il pregio di presentare una storia di Paperino Paperotto veramente buona.

    Paperino Paperotto e il Richiamo delle Stelle (Enna/Turconi): E meno male che c'è Enna a ricordarci come si fanno le storie di Paperino Paperotto, personaggio altrimenti sovrautilizzato e pure male. Ma poi arriva lui, supportato da un divino Turconi e ci piazza la storia simpatica, poetica, di classe insomma. L'anno scorso aveva sfornato un piccolo capolavoro in due tempi, quest'anno si "limita" a creare una storia fresca, sceneggiata bene, ricca di didascalie e con un paio di tocchi di stile mica male, come ad esempio le citazioni a E.T. e la tavola completamente bianca. Insomma, siamo su un altro livello, rispetto alla media delle storie del Topo. Sono questi i Grandi dei giorni nostri a cui rivolgere lo sguardo quando si è in cerca di esempi. Ci sarebbe da discutere sull'ambientazione un po' troppo anni 50 per i miei gusti, che vorrebbero atmosfere da inizio secolo, ma in fondo basta che l'atmosfera sia retrò, in una vaga campagna d'altri tempi e Paperino Paperotto è rispettato.

    Papere alla Deriva - 2° Episodio (Bosco/Ziche): Qui ci sono alcune trovate simpatiche, che per certi versi scimmiottano l'umorismo zichiano, come appunto "ah ecco", "abbracciamoci" e altre femminilate da amiche/nemiche. Per il resto sembra abbastanza ispirato a Lost.


    #2699

    Terza vignetta molto simpatica, stavolta, che sfotte le tendenze attuali. Molto bene. Molto male invece la storia d'apertura in cui Panaro ci illude per un attimo di essere tornati agli antichi fasti indianapippsici, con tanto di De Vita, al seguito. Ma è ben poca cosa, per una storia in cui tutto avviene automaticamente e alla velocità della luce. Per fortuna qualcosa di meglio c'è:

    Tutti i Milioni di Paperone - Episodio 4: Il Mio Quarto Milione (Vitaliano/Soldati): Si passa dall'ottimo al pessimo in un saliscendi. La storia sarebbe ottima, perchè ricca di ottime battute come il crollo della borsa, il cemento armato o il pastone, che è una cosa alla quale non posso pensare senza mettermi a sghignazzare da solo come un idiota. Però ci sono cose anche squallidine, tanto per iniziare la resa grafica di un Soldati più sciatto che mai, o cmq il finale a tema spiaggesco che con le avventure di un Paperone giovane fa leggermente a pugni. E poi se non sbaglio è pure più corta del solito, ed è stata infatti messa in seconda posizione.

    Papere alla Deriva - 3° Episodio (Bosco/Ziche): Sopravvivenza. Bof, questa volta non c'è nè l'aria di novità, nè le battute a impressionare. E il tutto annega nel mediocre.

    Paperino e la Notte Medievale (Laban/Fecchi): Terza storia estera, e prima volta di Fecchi, autore italiano, sul Topo. Cosa quasi paradossale, visto che a dispetto delle sue origini lavora per la Egmont. Inferiore alla precedente, ma a mio parere ancora valida. La scuola danese, a dispetto di trame un po' scialbe, ha un modo di intendere le dinamiche tra personaggi molto buono, che rendono interessante e non banale ciò che accade. In questo caso si tratta di un viaggetto medioevale di Paperino, con tanto di morale finale. Ma in mezzo tante cose buone, come i disegni di Fecchi che ritraggono un medioevo convincente e alcuni comportamenti "insoliti" dei perosnaggi di contorno. Promossa anche questa.


    #2700

    Numero un po' strano questo, dove il meglio giunge proprio da dove non ce lo si aseptterebbe. Tanto per cominciare dalla vignetta d'apertura che ci regala una perla d'umorismo zichiano niente male.

    Topolino e la Coppa di Terracotta (Badino/Turconi): Ma che tristezza, un Turconi e una macchina del tempo sprecate per raccontare l'ennesima e banale storia delle origini del calcio (o di qualcosa di molto simile). Badino confeziona una storia non certo mal realizzata ma mediocre dentro, che fa cascare le braccia nella tavola in cui l'imperatore "scopre" il calcio. Condisce tutto il solito proverbiume cinese stereotipato, i fratelli ping pong e l'assoluta mancanza di una ragion d'essere di una storia che tratta un tema sulla quale Sisti e Sciarrone avevano già detto di più e meglio, in una saga - quella sì - indimenticabile.

    Paperone, Rockerduck e la Battaglia Discografica (Vitaliano-Pudu/D'Ippolito): Chi è Pudu? Perchè questa storia ha il lettering estero? Perchè non è tutta di Vitaliano? Sono tanti gli interrogativi che pone una breve come questa, che di per sè non è neanche male.

    Papere alla Deriva - 4° Episodio (Bosco/Ziche): Come la scorsa, dice poco. Però la zattera distrutta è un chiaro riferimento a Lost.

    I Bassotti Bagnini Truffaldini (Panaro/Gervasio): A me invece non è affatto dispiaciuta questa qua. Si vede un Panaro voglioso di sperimentare situazioni nuove e meno banali, e un Gervasio in forma (che si autoritrae nel colpevole). E soprattutto è un po' una spruzzatina di realtà, vedere i Bassotti sotto processo, in un mondo, quello disneyano, che li ha visti sempre e comunque andare in prigione direttamente senza passare dal via.


    #2701

    Che numero. Che numero. Che numero. E lo dico per il ritorno di Artibani, perchè il resto non è niente di che. La vignetta Zichiana, ispirata a Papere alla Deriva è graficamente un capolavoro colorata dalla Ziche stessa in modo sublime, ma è priva di battuta.

    Tutti i Milioni di Paperone - Episodio 5: Il Mio Quinto MIlione (Vitaliano/De Lorenzi): Bruttina stavolta. La trama è priva d'intreccio, le gag della spalla ciecata sono stravecchie e risalgono ad Hanna e Barbera se non prima, e il colpo di fortuna finale ci può anche stare secondo la filosofia della storia ma è completamente slegato da tutto il resto. Bocciata.

    Paperinik e il Ritorno di Mr. Invisible (Salati-Secchi/Vian): Che il testa a testa fosse tra Zafire e l'invisibiluomo era ovvio e scontato, vista la pochezza dei primi due. L'ha spuntata l'uomo e chissà quando e se vedremo gli altri tre ritorni. Ad ogni modo, la storia è buona, e anche di respiro ben più ampio rispetto alle prime, con un finale molto simpatico che strizza l'occhio al lettore. La saga si salva così in corner.

    Papere alla Deriva - Quinto Episodio (Bosco/Ziche): Questa saga invece nel finale si spatascia al suolo mostrando una pochezza e una mediocrità che rasentano il preoccupante. Peccatissimo, perchè così anche questa storia, come Paperi nella Torre, diventa un'occasione sprecata. L'apparizione della tizia che le spiava è quanto di peggio si poteva immaginare per il finale, al pari solo del mostro/stomaco di Ciccio, visto e stravisto. Ri-Peccatissimo. Bè almeno la splash finale è simpatica.

    Topolino e il Sigillo di Vladimir Zeta (Artibani/Dalla Santa): E qui invece siamo al cospetto del capolavoro degli ultimi tempi. Artibani. Cosa ci fa qui? Non se n'era andato? E la foto di Mastantuono in mezzo al giornale? Non se n'era andato anche lui? Non è che la politica della De Poli è di riavvicinamento degli artisti fuggiti sotto la gestione Muci? Se così fosse bisognerebbe farle un monumento e mettersi comodi ad aspettare il ritorno di Pezzin e altri grandi. O forse molto semplicemente questa storia è un residuo rimasto nel cassetto che non si decidevano a pubblicare. Speriamo tanto nella prima ipotesi, perchè il ritorno di un autore come Artibani, capace di rivolgersi ad un pubblico di gente evoluta, sarebbe veramente auspicabile.
    Questa è una storia seria, fatta da uno che le storie le sa fare. Senza cavolate, senza cose pretenziose, senza insopportabilumi, senza quel senso di occasione sprecata che spesso anche le storie più "carine" danno. Qui c'è una storia da raccontare e lo si fa per bene, con una certa classe, senza autolimitazioni, senza crederci poco, e soprattutto con la volontà di intrattenere il lettore raccontandogli qualcosa. Viene recuperato come si deve il filone della macchina del tempo, coi viaggi temporali tanto cari ad Artibani, e viene fatto sul serio, come ai vecchi tempi, quando la saga offriva una perla dietro l'altra. Viene posto un problema, vengono forniti dati reali al lettore erudendolo il necessario a proposito della statua della libertà. Vengono anche inseriti particolari superflui ma che male non fanno, come la notizia su Gustave Eiffel. E poi si dà il via all'avventura. Che è una LUNGA avventura, ben 41 tavole di colpi di scena e rivolgimenti vari. Narrazione decompressa che permette l'inserimento di comprimari che "riescono sempre a stare a galla" e un bel colpo di scena che valorizza di parecchio l'intera storia. E un finale con tanto di didascalie poetiche. Il prodotto che Artibani offre è quindi di ben altra caratura rispetto alle cose bambinesche che si vedono sul Topo, ergo è ciò che dobbiamo sperare ci diano d'ora in poi.


    #2702

    Divertente e simpatica la vignetta della Ziche, su un numero che però purtroppo offre davvero pochino...

    Topinhood, Pipponshire e di Come Nacque il Sonetto Molto Svelto (Vitaliano/Pastrovicchio): No, non ci siamo. E' un peccato vedere un Vitaliano in fase calante, ma del resto la mole di lavoro immagino sia stata fatale specie per storie "minori" come queste. A felici intuizioni si alternano cose tristi, come l'sms, la mancata e fulminea battaglia finale, e una caratterizzazione di Macchia Nera molto deludente. Vabbè, qualcosa di carino c'è, come la caratterizzazione dell'imprevedibile Pippo, che molti hanno però trovato out of character (ma io penso che Pippo lo possa anche essere, visto che l'imprevedibilità è il suo forte). Però per il resto è un po' troppo tirata via, e il basso profilo vitalianico che porta a inserire humor in ognidove risalta in maniera poco bella in una storia in costume come questa.

    Q-Blog - La Biblioteca dei Misteri (Ambrosio/Freccero): Esattamente ciò che un paio di anni fa sarebbe stato il perfetto esempio di nuovo progetto editoriale destinato ad avere una testata personale pronta per il fallimento dopo una decina di numeri. Perchè le caratteristiche ci sono tutte, e non pochi echi PP8ani si possono rintracciare in queste avventure mediatiche dei nipotini. Però per fortuna che adesso alla cosa viene dato uno spazio limitato fra le brevi in mezzo al giornale, e soprattutto non si tratta di riscrittura ma di approfondimento del terzetto di paperotti che ultimamente era stato messo un po' da parte. E quindi, dai, la cosa ci può stare. Non mancano le solitissime storpiature paperesche dei miti del momento, e le solite facilonerie trendy, ma il tutto si lascia leggere senza istinti omicidi. E anzi, oltre a rivedere il nipote di Anacleto dà anche modo di conoscere il figlio del sindaco, che si becca così un cognome - spero - definitivo: Gooswon.


    #2703

    Urgh, vignetta bruttona della Ziche. Ma immagino che di tanto in tanto bisogna concederglielo, è il piccolo prezzo da pagare per la sua presenza regolare.
    Il resto del numero non è esattamente meraviglioso, e vede una breve di Venerus che mesi fa sembrava poter far parte dei giovani promettenti ma che pare essersi rassegnato alle storielle standard di poco conto.

    Paperino e il Soffio Scarlatto (Figus/Cavazzano): E mi sprecate Cavazzano così? Oltretutto questa è la storia di copertina, ed è abbastanza ciofecosa. La solita storiella della PIA senza arte nè parte e con molti sbadigli, che non comunica proprio niente. Tutto fumo.

    Tutti i Milioni di Paperone - 6° Episodio: Il mio Sesto Milione (Vitaliano/Mazzarello): Buona ripresa con un episodio gradevole, che sul finale cita intelligentemente Verne. Lo stile adottato per questa serie è ormai delineato, o piace o non piace. A me non dispiace affatto, anche se ovviamente penso di aver letto cose assai migliori made in Vitaliano. Ad ogni modo staremo a vedere come proseguirà, certo per ora bisogna dare atto a Fausto di aver saputo stipare all'intreno dei singoli episodi un sacco di tematiche tra le più svariate.

    Qui Quo Qua e il Parco dei Pirati (Hedman/Fecchi): Mi è incredibilmente piaciuta pure questa quarta storia danese. Certo, nelle sue componenti è banalotta però va dato atto del fatto che le tematiche trattate sono parecchie e vengono ricomposte sul finale. L'avventura in sè è poco bella, ma il fatto che giunga dopo un tot è interessante. Insomma, è una storia lunga. Bravo anche Fecchi. E buona la colorazione di queste storie che preferisco a quella taliana.

    Next: Paperica...by Vitaliano.
  • Topolino #2704

    Copertina (Andrea Freccero): S-T-U-P-E-N-D-A! Azzeccata come poche, oltre ad un disegno bellissimo si avvale di una scelta cromatica straordinaria, curata nei minimi dettagli (la giubba e il cappello di Paperino leggermente più chiari, i muri e i tetti delle case sullo sfondo rosa, la ciambellona quasi fucsia che catallizza irrimediabilmente l'attenzione....

    Zio Paperone, Paperica e il ballo delle stelle Vitaliano / Cavazzano
    E', ovviamente, il meglio del numero anche perché presenta la "rinascita" di due big Disney dopo alcune prove non brillantissime. Vitaliano, da par suo, pur mantenendo alcuni piccoli difettucci tipici del suo stile, architetta una trama imponente, se così si può definire, per impiego di "uomini" e mezzi; l'importanza della storia sta per l'appunto nei molteplici e differenti personaggi fatti interagire senza sgarro alcuno, tutti meravigliosamente mossi nel "teatrino del fumetto". S'aggiungano un buon umorismo e alcune gustosissime trovate: insomma, era da "Dinamite Bla sindaco" che non si vedeva un Fausto così. Cavazzano doveva invece riscattare i bei ma non impeccabili disegni della PIA e finisce per risultare...fenomenale! Il senso grafico ed estetico di alcune tavole rasenta la perfezione...
    Ovviamente un plauso enorme per il ritorno di Paperica!

    Q- Blog Per uno skateboard in più Ambrosio / D'Ippolito
    Un plauso ad Ambrosio per essere riuscito a creare un riempitivo innovativo, fresco e frizzante, anche se di scarsa longevità: ancora un paio e poi ci si incomincerà a stancare. (Quasi) degno di Frex il bravo D'Ippolito.

    Paperoga portinaio del guaio Badino / Colantuoni
    Ok, passiamo la trama, passiamo le gag non innovative e il fatto che non sia nulla di più che una semplice storiella centrale...restano i disegni di Colantuoni! Più e più volte non ho apprezzato il suo tratto, più e più volte l'ho aspramente criticato..questa volta non si può che applaudire! Se il numero fosse un banchetto, il bravo Tiberio sarebbe uno di quegli stuzzichini pungenti e dal gusto inedito...di quelli, per intenderci, che fan venire fame!

    Paperino e il pensiero dipinto Panaro / Lucci
    Solito ridicolo riempitivo dall'impianto più e più volte utilizzato, da notare solo i disegni di barberiana memoria di Lucci....


    Paperin Capac e la strada della luna Figus / Amendola
    Figus inizia bene, diverte e piazza qua e là qualche interrogativo, la "tensione" sale, le aspettative crescono....e tutto si riduce [highlight]in un gruppo di volontari animalisti nel cuore dell'america pre-colombiana![/highlight] Restano i guizzanti disegni di un Amendola al 100%....

    Belli i ciak! Brava la Ziche!
  • T 2704
    ROTFL. Cioè, la copertina. Farei una statua a Freccero solo per l’idea di pariodizzare la locandina del film dei Simpson con i personaggi Disney. Figuriamoci poi se anche la realizzazione grafica è ottima, con espressioni impagabili e un nipotino/Maggie che ammicca al lettore. Delirio puro.
    Che Aria Tira… (Ziche): attualità, ecco il tema sul quale la Ziche dovrebbe premere di più. Tanto più che la satira sociale ben si adatta ai personaggi Dinsey, con l’adeguata competenza.
    Zio Paperone, Paperica e il Ballo delle St(a)elle (Vitaliano/Cavazzano): una storia propagandistica, la seconda di Vitaliano dopo Zio Paperone e il Rapimento teatrale. Di certo rispetto alla precedente questa commedia vanta una trama decisamente più corposa e ben caratterizzata e il risultato è sicuramente piacevole anche per chi, come il sottoscritto, trova indigesti personaggi “commerciali” come Paperica e Paperello. Vitaliano è abilissimo a inserire un ragguardevole numero di personaggi e ad amalgamarli fra loro e sebbene le entrate in scena di Paperoga e Paperica risultino un po’ forzate, le altre apparizioni sono tutte ben giocate ed efficaci. Insomma, bella e rafforzata dai plastici e nel contempo dinamici disegni di Cavazzano.

    Il resto dell’albo non è purtroppo altrettanto piacevole e anzi, scema via fino alla carina Paperin Capac e la Strada della Luna (Figus/Amendola) passando per Q-Blog – Per uno skateboard in più (Ambrosio/D’Ippolito), episodio forse più scialbo rispetto al precedente che tuttavia vanta i freschissimi disegni di un D’Ippolito fenomenale nei personaggi secondari.
    Da segnalare un gradito ritorno di Faccini alle autoconclusive.
  • #2704

    Si inizia alla grandissima con una copertina di Freccero che rivisita la locandina del film dei SImpson, con Paperino nel ruolo di Homer, Paperina in quello di Marge e Qui, Quo e Qua rispettivamente nel ruolo di Bart, Maggie e Lisa. Sullo sfondo pure la folla inferocita, composta da Paperone (Burns?), il Sindaco (Quimby?) e un paio di Bassotti. Capolavoro, e finalmente due delle più grandi invenzioni umoristiche di questi tempi si stringono la mano a vicenda, in un improbabile ma doveroso connubio.
    Si prosegue con la vignetta della Ziche, che stavolta è proprio bella. Fa quello che una vignetta satirica dovrebbe fare in un contesto come quello di Topolino, frecciando la realtà ma rapportandola al mondo Disney. La battuta sul Dr. House (notare, il nome non viene storpiato) è fantastica e anche parecchio veritiera. Ed è ottimo anche come il dottore è stato ritratto.

    Zio Paperone, Paperica e il Ballo delle St(a)elle (Vitaliano/Cavazzano): E si continua ancora meglio, con un Vitaliano al massimo delle sue potenzialità che riesce a ridare dignità all'ormai vituperato genere delle storie celebri. Tutto è calibrato al millimetro per divertire e coinvolgere tutto il cast, dando ruoli più che degni a tutti i personaggi vecchi e nuovi. C'è il mollichiano Paperica, spesso usato sempre e solo come pretesto, che finalmente acquista un briciolo di senso, viene ripreso il Paperello creato da Faraci, ma la sua presenza che nella prima storia era stata superflua viene qui giustificata dalla trovata comica dei cartelli. Poi c'è il resto del cast che oltre ai soliti Paperi include anche il Dinamite Bla recentemente rinato grazie a Fausto, i bassotti che finalmente, grazie alla battuta sulla mano amputata riacquistano quella parvenza di credibilità che era stata tolta da anni. E per finire c'è Topolinia! Troppo spesso dimenticata o relegata ad "universo alternativo", Topolinia è in realtà a un tiro di schioppo da Paperopoli, situata nella regione Disney per eccellenza del Calisota. E Topi e Paperi hanno fatto avanti e indietro per anni, sia prima che le due realtà venissero distinte, sia dopo in occasione di storie più o meno celebrative. Ma ultimamente la corrente divisoria alimentata da alcuni sceneggiatori ai quali era sgradita l'interazione delle due metà della banda Disney era arrivata addirittura a escluderle l'un l'altra. Ora, anche solo per una gag, ci si ricorda che non ci sono solo i Paperi. Sembra una piccolezza ma è un piccolo grande passo. E adesso vogliamo veder riunito il Trio, e non come in WoM. Infine va detta un'altra cosa, e cioè che noto un progressivo cambiamento nello stile "verbale" di Vitaliano, che storia dopo storia sta immergendosi sempre di più nella tradizione della scuola italiana. Nelle primissime storie certe sue battute, per quanto divertenti, suonavano un po' atipiche messe in bocca a certi personaggi, o quantomeno insolite. Ora sta succedendo una cosa molto gradita, e cioè il suo personalissimo stile si sta fondendo con i ritmi e i tempi comici tipici dei vari Martina o Cimino, mantenendo nel contempo un'impronta personale. Insomma, un Vitaliano che progressivamente si armonizza sempre di più con lo stile Disney, pur rimanendo graffiante. E per concludere un elogio a Cavazzano, che ormai è diventato una cartina tornasole di quanto una storia è bella: basta osservare i suoi disegni e si capisce quando si diverte e quando no: in questa storia il Cavazza ha sperimentato nuove posture, nuove espressioni. Basta anche solo vedere il primo Paperone di pagina 37, e la sua posa dinamicamente statica. Insomma, storie così fanno bene ai vip, ai disegnatori, ai personaggi e ai lettori, e più in generale al mondo Disney.

    QQQ Blog - Per uno Skateboard in Più (Ambrosio/D'Ippolito): Non malaccio, per quanto non sopporti questa modernità ostentata che Ambrosio mette sempre in piazza e che rende tutto molto artificiale e spesso finisce per mostrare debolezze a raffica. Ma perlomeno questa piccola serie è appunto piccola, umile e rimane confinata tra le brevi in mezzo al giornale. E inoltre libera Paperino Paperotto, un bimbo di inizio secolo, dal difficile onere di far da modello identificativo per una generazione di bambini, restituendo il compito ai suoi futuri nipotini, che tratteggiati in maniera dinamica dagli artisti della scuola genovese, sono una vera festa per gli occhi.

    Il resto nel numero invece contiene le solite loffiaggini: torna però Faccini, con una tavola che non è chissà cosa ma che si spera significhi il suo ritorno in pianta stabile. Mi disgustano invece le solite infinite rimanenze di magazzino di Colantuoni (finiranno mai?) e le solitissime trame mediocri di Figus che storia dopo storia sta sempre più dimostrando di non voler appartenere a quella schiera di autori che in questi interessanti tempi stanno provando a fare la differenza.
    Next: Topolino e la Neve Spazzastoria, il terzo Casty dell'anno, ancora una volta autore completo, che promette di riprendere in grande stile l'Eta Beta gottfredsoniano. Mi aspetto grandi, grandissime cose.
  • T 2705
    Se ne era andato. Lo avevamo salutato un po’ tristi, vedendolo inoltrarsi in quella caverna, per poi ritrovarci a fissare malinconicamente una scavatrice di un cantiere qualsiasi, ripensando alle tante avventure vissute. Non sapevamo ancora che si era conclusa un’era. Non lo avremmo rivisto tante volte, sebbene di tanto in tanto ritornasse dall’oblio, con navi del microcosmo e simili. Ma il più delle volte non sarebbe stato più lui, solo un’opaca e sbiadita ombra di quello che era un tempo.
    E ora sembra essere tornato. Per restare, si spera. Perché la prestazione che Eta Beta, emblema di un vasto ed importante periodo della grande epopea del Mickey a strisce, ci elargisce in Topolino e la Neve Spazzastoria (Casty) è qualcosa di mirabile. Lo spirito che l’inarrivabile coppia Walsh/Gottfredson aveva impresso alle storie con l’Uomo del 2000 trasuda infatti da ogni singola vignetta, prendendo per mano il lettore e accompagnandolo tranquillamente dallo splash panel iniziale al classico Fine.
    C’era bisogno di qualcosa di estremamente sconvolgente per restituire credibilità a un personaggio da tanto bistrattato? Ovviamente no. Eta Beta passeggia tranquillamente per Topolinia come se non se ne fosse mai andato, e tra le righe riacquista il proprio stato originario di uomo del futuro. A fargli da contorno Flip, non un pupazzetto scodinzolante che gli balzella introno ma elemento attivo e partecipe nella trama. Ma fermarsi al recupero di Eta Beta da parte di Casty sarebbe un grosso errore. Perché c’è altro, molto altro, a partire da un ottimo Topolino e continuando con una trama fresca e originale, ricca di colpi di scena di grande effetto e di gag giocose tipicamente castyane che si alternano offrendo al lettore una storia completa e ben articolata in tutti i suoi aspetti. Stupenda l’espressività dei guardailfioresi, la gottfredsionanissima e deliziosa scena scolastica, i siparietti comici con il Magnifico, le scene drammatiche e d’azione. E in un finale affascinante Casty piazza con naturalezza pure una morale sull’importanza dei libri e della cultura indirizzata ai più giovani, sintomo della salutare polivalenza generazionale che da sempre è riscontrabile nelle storie dell’autore.
    E graficamente si sono fatti balzoni in avanti. Se ne La Bionda Minaccia ci trovavamo davanti a una coerenza grafica piuttosto blanda, ora il tutto è decisamente più omogeneo ed armonioso. E se Topolino risulta gottfredsioniano solo a tratti, in qualche posa o espressione, Eta Beta lo è dall’inizio alla fine, con una fisionomia tendente al geometrico corredata ora dal classico gonnellino ora da altri abiti che il Castellan riesce a fargli calzare a pennello. Ottima la nuova versione di Doppioscherzo, che, soprattutto per quanto concerne i colori, ha un che di bottariano; da segnalare le fugaci apparizioni di un Orazio assai equino e dell’amica di Minni e Clarabella che, pur avendo rinnovato il look, sembra proprio Patrizia, la comprimaria delle storie del Maestro dello Utah.
    Ottima, per dirla in una parola. Un’ottima storia che ci fa perdonare la latitanza di Casty e che, anzi, fa auspicare un nuovo ciclo di avventure della coppia Topolino/Eta Beta. Non svegliatemi, per favore.

    C’è spazio per altro dopo questo gioiello? Sì e no. Dal solito fuffume emergono il Che Aria Tira della Ziche e Tutti i Milioni di Paperone – Il mio settimo milione (Vitaliano/Dalla Santa). Buonissima episodio, che incuriosisce inevitabilmente per la propria imprevedibilità e vanta un’ottima amalgama tra i maggiori punti di forza vitalianici. Grande prova che impreziosisce la saga donandole un certo aspetto politematico estremamente piacevole; purtroppo l’elevata qualità dei testi non è corrisposta da un’altrettanta buona resa grafica, visto che Dalla Santa, solitamente a suo agio in questa tipologia di storie, risulta eccessivamente scialbotto.
  • Buon numero, focalizzato principalmente sulla storia di apertura, non premiata però con una cover ad hoc. L'aspettavamo da tempo, ma alla fine mai tanta attesa fu premiata. Eta Beta torna e riacquista parte di quell'inconfondibile personalità che aveva perso dopo la chiusura della parentesi di Gottfredson e Scarpa, nonostante ci siano state buone eccezioni (vedi la cmq ottima saga delle comete di De Vita/Pezzin) e qualche tentativo andato a vuoto. La storia del (si spera) rilancio dell'ominide ci offre una trama fresca e pressochè perfetta: si inizia in modo soft (l'incursione di Minni, Patrizia & co. che cercano di coinvolgere Topolino nelle più disparate cause è un classico ripreso spesso da Scarpa, in particolare nelle sue Strip Story), e va man mano dipanandosi scorrevolmente, tra gag, siparietti e situazioni piacevolissime (parlo della scuola, del lolloso ripensamento di Doppioscherzo e dei suoi macchinari sempre più strani [si scorgono nuove rivisitazioni giocattolaiesche]), ma anche di Eta che dorme in equilibrio sul fucile, quasi come se fosse un pomo), che coinvolgono anche il piccolo gangarone, che dimostra di avere altre particolari specialità "assopite", oltre a quella nota di far dire la verità a chi mente (ah, Eta Beta ora lo chiama senza la consueta "P" davanti, non ho mai capito se nel nome originale vada compresa). Bello il finale ad effetto (la morale, a differenza di altre volte, non disturba per niente), che, come consuetudine castyana, rimanda ad una prossima storia del villain.

    Analizzando il comparto grafico della storia, si direbbe che Castellan abbia sfruttato il lungo periodo di assenza dal topo (anche se in realtà non si è mai fermato veramente, e il settimanale sembra che ci faccia sudare le sue apparizioni) per colmare le sue lacune, che fa progressi a vista d'occhio, sia per quanto riguarda stile e personalità, che per la precisione e la pulizia del tratto, degna di un'artista navigato. Insomma, non sembra affatto un disegnatore (parlando di Disney) che ha all'attivo soltanto tre storie nel suo palmares... tanto di cappello. Notevoli le due quadruple di pag. 20 e 35, così come le varie panoramiche montanare "mitteleuropee" che fanno da cornice alla vicenda, che ricordano molto "Pinocchio" Disney-version (vedi l'abbigliamento di Eta Beta, che torna a sbizzarrirsi indossando abiti stravaganti, come ai vecchi tempi). Permettetemi di dire che il suo Eta Beta è FAVOLOSO, non lo vedevo così in forma (e così tradizionalmente fedele al personaggio di Gottfredson [per andare nel dettaglio maniacale, quando si spoglia si notano persino le "linee" anatomiche che ha sotto il gonnellino!]) da eoni, e non credo di esagerare; mi sembra di riscontrare in lui una specie di fusione tra le influenze scarpiane e gottfredsoniane (posture, espressioni e tic). Anche Doppioscherzo è "evoluto", look a parte, ricevendo il "dono del rosa" che gli conferisce sicuramente un miglior appel estetico. Elogi e lodi sperticate per Casty, dunque.

    L'unica cosa triste è che, dopo questo piccolo capolavoro, l'attesa per una sua prossima storia sarà ancora più estenuante... insomma, il vero Magnifico IMHO è proprio Casty.


    Per il resto...

    NOTE POSITIVE:
    Un frizzante episodio di "Tutti i Milioni di Paperone"
    I disegni di Casty e Dalla Santa
    Le rubriche di buona qualità
    "Che Aria Tira" dimostra di funzionare anche in versione "muta"

    NOTE NEGATIVE:
    I Ciak "promozionali" sembrano forzati
    I disegni della Uggetti
    La storia "monca" di Paperino Paperotto
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  • #2705

    Yoh, è tornato Casty. E pure una Ziche muta, piuttosto in forma oserei dire.

    Topolino e la Neve Spazzastoria (Casty): E anche questa è fatta, la linea evolutiva Walshedtson-Scarpa-Casty riesuma Eta Beta, quello vero, restituendogli finalmente quelle posture e espressioni, quelle vere, che gli erano state tolte dopo decenni di snaturamenti. Perchè in fin dei conti gli unici Eta Beta autentici o pseudotali in questi anni oltre a Scarpa ce li aveva forniti Michelini, con la saga delle comete, ma anche in quel caso erano sempre mezzetabeti, magari fedeli nell'aspetto ma infedeli nel contesto o viceversa. Qui invece ci viene proposto l'Eta Beta graficamente perfetto, che tuttavia ha poche occasioni di rivelare la sua collocazione nello status quo Topoliniano. Senza tirare in ballo viaggi temporali, spaziali, grotte warp o simili Eta Beta spunta come niente fosse, e insieme a Flip riaffianca Topolino facendogli da pacata spalla, esattamente come era stato nella seconda metà del ciclo a strisce di Eta Beta (il pianeta minorenne, l'avventura nel West, la banda della morte e il tesoro di Moook), dove, ormai domato, lo strano esserino metteva da parte le sue stramberie più evidenti per integrarsi nel contesto e spostare l'attenzione sulle stramberie altrui piuttosto che sulle proprie. L'Eta Beta della Neve Spazzastoria è questo qui, e la storia in sè fa di tutto per dare un motivo ad Eta Beta di partecipare allo sconcerto generale di ciò che sta succedendo, da perfetta persona "normale". Un secondo recupero notevole, è la comparsata all'inizio e alla fine di Patrizia Pig, storica comparsa nei cortometraggi anni 30 e nelle strisce di Gottfredson, recuperata pure da Scarpa nel periodo delle sue Strip Story. Senza imporre la sua presenza, e senza voler sottlineare alcunchè, Patrizia compare qui, senza nemmeno essere chiamata per nome, ma figurando nel solito gruppetto di donnicciole di cui Minni e Clarabella fanno parte. E infine abbiamo un nuovo look per Vito Doppioscherzo, qui alla sua quinta apparizione, con la faccia tinta di rosa e la giacchetta nera. Ma la storia com'è? Nel più puro stile castyano, che emerge ogni qualvolta Casty scelga di disegnarsi la storia da solo. Ed ecco quindi l'impronta fiabesca e giocattolosa, che come tale a certi potrà non piacere, e che si contrappone perfettamente alle altre tipologie di Casty che abbiano visto in questi anni, da quello oiù avventuroso disegnato da Cavazzano, al truffaldino giallista tratteggiato da Vian. Non che in quelle incarnazioni Casty tradisse la sua natura burlesca, tuttavia nelle sue storie da autore completo si avverte maggiormente questa caratteristica che lo avvicina notevolmente alla old school. La trama di questa neve spazzastoria pur essendo molto buona, non eguaglia però quella di altre recenti sue genialate (personalmente ho preferito il Picchio Gigante e il Dominatore delle Nuvole, per dirne alcune tra le più recenti), ma temo che procedendo di questo passo e con solo tre storie all'anno si creerà sempre più un hype, che sarà difficilissimo tenere a bada, finendo per dar vita anotevoli sproporzioni di giudizio. D'altra parte il fascino dell'autore completo è innegabile, e probabilmente il gioco vale anche la candela. Morale della storia: è inconcepibile che nelle sole spalle di quest'uomo si adagi un simile macigno, per cui o lo si sdoppia o è meglio darsi un po' da fare per proseguire l'epopea di Topolino-quello-vero. Un po' meno paperotti monchi, come quelli che si leggono alla fine di quest'albo, e un po' più di olio di gomito per il futuro. Ci teniamo o non ci teniamo a questo benedetto settimanale?

    Tutti i Milioni di Paperone - VII Episodio: Il Mio Settimo Milione (Vitaliano/Dalla Santa): E pure lui non scherza in quanto olio di gomito, il buon Vitaliano la cui presenza è sempre più in aumento di questi tempi invece si sta occupando di valorizzare come si deve il mondo papero. Ormai le battutine faustiche con cui condisce le sue storie stanno iniziando a ricordarmi le dinamiche del Professore, e di questo passo sono proprio curioso di vedere come si evolverà questo stile. L'episodio in questione è ingiustamente poisizionato in mezzo al giornale, mentre ad occupare la chiusa è presente quell'orrido aborto di mediocrità che è la storia di Paperino Paperotto. L'episodio segue strutturalmente gli altri, però viene penalizzato da un altalenante Dalla Santa che se da un lato sembra riaffiorare in tutta la sua bravura di un tempo (ma ve le ricordate le Fantaleggende?), dall'altro non riesce a dare quel senso di passato alla narrazione di Paperone, che sembra a occhio svolgersi la settimana scorsa.

    E ora per il prossimo Casty tocca attendere un decennio. Pazienza.
  • Nel mentre che mi decido anch'io a commentare le storie del Topo, e magari a finire di leggerle, vi posto quest'interessantissima news, fonte Tito Faraci nel Brad Barron Forum:
    Tito Faraci ha scritto: Avviso ai naviganti.
    Finita una storia di 36 tavole per Topolino, che sta già disegnando Claudio Sciarrone. È la prima di una serie. Un progetto molto ambizioso e complesso. L'avevo in forno da anni. Adesso è arrivato il momento.
    (Uhm... forse dovrei parlarne in un altro forum. Ma non mi ricordo neanche la password. Vabbe', so che la voce girerà lo stesso...)
    Immagino che per "altro forum" si riferisse al Sollazzo o al Papersera... ad ogni modo credo proprio che si tratti della già annunciata mega-storia in più episodi. Quello che mi fa riflettere è il fatto che ce l'avesse in cantiere da anni... io sono sempre più curioso!

    E visto che ci sono, segnalo, qualora fosse sfuggito, questo articolo-analisi di Goria su AfNews:

    http://www.afnews.info/public/afnews/vi ... 41082,.htm

    Niente di nuovo sotto il sole, diciamo che è una ricostruzione dei tanti rumors che ci sono stati da inizio anno ad ora. Solo è che sembra che qualcosa sotto sotto ci sia. E l'ipotesi del ritorno di grandi autori potrebbe essere confermato dalla recente storia artibanica.
  • #2706

    Non che sgradisca questa specie di ritorno agli anni 80 per la copertina, ma continua a farmi incazzare il fatto che abbiano dedicato una cover ad High School Musical 2, lisciando invece I Robinson, il vero film Disney dell'anno. Continua a sembrarmi una delle più grandi irrispettosità nei confronti del proprio marchio, specie visto che il tam tam pubblicitario di Ratatouille è incredibilmente imponente - e all'interno dell'albo è presente un'ORRIDA tavola autoconclusiva firmata Quattrocolo con protagonisti Remy e suo fratello - e specialmente per il fatto che High School Musical altro non è che un prodotto poco più che mediocre, che non merita che un decimo del vacuo successo che sta riscuotendo in questo periodo. Ma Topolino si sta adeguando a ciò che tira, e non è certo per supportare il suo stesso marchio che propone copertine di questo genere. E ovviamente Zac Efron, Jhonny Depp e sicuramente fra un po' Remy tireranno di più del povero bistrattato I Robinson.
    Poi viene la vignetta della Ziche con Brigitta e Paperone, incredibilmente azzeccata. Per il resto uno dei numeri più scarsi degli ultimi tempi.

    Ser Topolino e la Compagnia del Castello (Macchetto/De Vita): No ma per dire. Non che la storia sia poi così ignobile, in fondo è fiabesca, giocosa e in puro stile Macchettiano. Solo che è fiappa, tremendamente fiappa, e con rime - quelle sì - veramente ignobili. E non ho neanche capito bene la dinamica dell'incontro tra il re in borghese e Gambadilegno, visto che prima sembrerebbe essere avvenuta nel tragitto che separa le due tappe del viaggio che vediamo nella storia. Solo che poi il re si vede ancora, e quindi può darsi che sia stato rapito dopo. Solo che non ha il sacco. Insomma una storia senza alcun dubbio tirata via, da un Macchetto probabilmente impegnato con la settima saga di Witch, progetto che lo sta assorbendo in toto. Un De Vita sprecato, poi. Quand'è che lo rivedremo in coppia col buon Casty invece che in storielle minori come queste?

    QQQ-Blog: Operazione Svuota Deposito (Ambrosio/Mangiatordi): Vorrei che Ambrosio la smettesse di ragionare per stereotipi. Ogniqualvolta che viene tirato in ballo un elemento modernista, questo salta fuori SEMPRE e soltanto nella sua accezione più stereotipata. Sicchè se si parla di videogiochi il nome della console sarà sempre una storpiatura paperosa di Playstation, che non si sa bene con quale diritto sembra essere diventata sinonimo di videogioco. E poi anche i contenuti, col trecentesimo livello, manco si trattasse di un arcade da sala giochi degli anni 80. Insomma, tutto questo modernismo ostentato toppa in pieno al momento di venire incontro al target a cui la storia mira, ovvero a chi i tecnologismi del QQQ-blog li mastica a pranzo e cena. E la stessa cosa succedeva anche con WoM, PP8 e qualsiasi altra sua opera, eh. Venenedo poi alla storiella, è una breve gradevole che ci mostra la REDENZIONE del figlio del sindaco, dei nipotini molto dinamici e dei disegni di Mangiatordi veramente azzeccati. Solo che il tutto inizia a ricordarmi un po' troppo Duck Tales.

    Zio Paperone e il Sortilegio dei Bruttoni di Pietra (Cimino/Chierchini): Oh finalmente un Cimino collocato nella posizione che gli spetta, ovvero quella di apertura/chiusura. certo se pensiamo che la settimana scorsa questo onore era riservato a quell'aborto made in Leprera...Ad ogni modo la storiellina è gradevole, anche se niente in confronto alle lunghe ciminiane di un tempo. Eh certi tempi sembrano ormai lontani...

    Oltre a tutto questo segnalo una ciak di Faccini, godibile, e una TERRIBILE Ciak di Sarda/Colantuoni che ci abbrutisce immediatamente dopo che la settimana scorsa avevamo fatto la conoscenza del VERO Eta Beta. E' un vero peccato vedere bella gente come Sarda ed Eta ridotti in queste misere condizioni, piange davvero il cuore.
    Pare inoltre che nel prossimo numero Gervasio porterà avanti la "saga" del clan bassottesco...
  • Grrodon ha scritto:specialmente per il fatto che High School Musical altro non è che un prodotto poco più che mediocre
    Ma non pensarci nemmeno. Nella sua semplicità da prodotto home video rimane comunque un vero e proprio manuale di come va viluppato un musical, per coreografie e per intreccio.
    ...che poi ti roda perchè il fenomeno Disney di questo periodo non sia animato, è diverso :P

    (ah, non mi esprimo sul 2, non avendolo ancora visto)
    Deboroh troppppppppo Web 2.0!
    Nerdlandia - Facebook - Blog - Flickr - Youtube
  • A me è sembrato una storiella adolescenziale piuttosto banalotta, con delle musiche piuttosto anonime (salvo solo Stitck to the Status Quo e Bop to the Top). Insomma una roba in stile Zack & Cody o Hannah Montanah ma con canzoni.
  • T 2706
    Si voleva lo spianamento delle barriere in ambiti interdisneyani? Eccolo qui, con questa copertina raffigurante il belloccio di High School Musical mentre abbraccia ammiccando un pupazzoso Topolino. Ma quello che urta maggiormente è la mancata cover dedicata a I Robinson. Perché i riflettori dovrebbero spostarsi da “La STAR del momento” a un ottimo lungometraggio che trasuda disneyanità da ogni fotogramma? Forse perché HSM è figo e I Robinson no; il primo vende, il secondo è da bambocci. Beh, questo mi schifa non poco.
    Che Aria Tira… (Ziche): bella. Se la Ziche prende ad alternare vignette satiriche a simpatiche trovate come questa, c’è da stare allegri.
    Ser Topolino e la Compagnia del Castello (Macchetto/De Vita): eppure i presupposti c’erano; si respira una certa atmosfera fiabesca di fondo veramente deliziosa, unita a una piacevole leggerezza. Piacevole leggerezza che tuttavia sconfina e trasforma una potenziale buona storia in un’avventura scialbotta, confusionaria e pure sbrigativa. Insomma, il Macchetto surreale manca e dispiace vederlo in prove di questo tipo, specie se si pensa che unito a uno splendido De Vita, come quello qui all’opera, potrebbe far faville.
    Q-Blog – Operazione “Svuota Deposito”(Ambrosio/Mangiatordi): sbilanciata nei tempi, risulta troppo prolissa e gli eccessi ambrosiani si fanno sentire un po’ troppo. Elevata la qualità dei disegni.
    Zio Paperone e il Sortilegio dei Bruttoni di Pietra(Cimino/Chierchini): Cimino in chiusura, fa certamente piacere. Classica avventura dal sapora ciminiano, bello il finale, particolarmente ispirato Chierchini. Qualche tavola in più non avrebbe fatto male…
  • T 2707
    Che Aria Tira… (Ziche): deliziosamente “casereccia”.
    I Bassotti e la Sfida in Rosa (Gervasio): e ritorna Marco Gervasio in veste di autore completo, questa volta non con l’intento di rinverdire il tema paperinikiano bensì proseguendo quel discorso già iniziato con Il Cambio di Bassotti. La sgangherata banda a conduzione familiare è infatti protagonista di questa storia prettamente umoristica in cui Gervasio esibisce ancora una volta le proprie qualità di soggettista e sceneggiatore, oltre che le ormai consolidate competenze sul lato grafico.
    Peccato che la qualità del soggetto non sia corrisposta da un’altrettanta validità nella sceneggiatura: soprattutto i vari stratagemmi adottati non sono sempre originalissimi né assai plausibili, l’abissale ed irritante stupidità dei Bassotti e le gag che ne derivano e, in generale, una trama non assai compatta. Le note positive non mancano di certo: i Bassotti nigeriani (dalla pelle rigorosamente scura), la Presidentessa dagli slanciati istinti materni e la flemma di Battista; da segnalare inoltre una probabile citazione da Paperinika e il Filo d’Arianna (oh, ma a (s)proposito, che fine ha fatto il recupero della controparte femminile del Diabolico Vendicatore?).
    Ai disegni Gervasio non delude, ma nemmeno esalta: poco accurato in certi frangenti, gradirei da lui maggiori guizzi di personalità. Graficamente (oltre che concettualmente) irritanti le Bassotte.
    Nel complesso, una buona prova di Gervasio i cui sforzi sia per riabilitare alcuni aspetti dell’Universo Disney vittime di una certa negligenza sia per affermarsi come autore completo sono non solo lodabili, ma anche ammirevoli.
    Tutti i Milioni di Paperone - Il mio ottavo milione (Vitaliano/Pastrovicchio): uh, ma che brutto. Il fatto che una storia come questa sia stata posizionata in seconda posizione. Una storia veramente bella, in pieno stile vitalianico e che vede chi vuole questa serie in crisi. Ma quale crisi? Al massimo c’è stato un calo qualitativo intorno al 5° episodio, ma di sicuro Vitaliano non ha mai perso il controllo delle trame. Questo episodio riprende infatti lo spirito dei primi tre episodi (che, personalmente, considero i migliori), vantando anche un finale diverso dal solito, piacevole e originale. Ai disegni c’è poi un fenomenale Pastrovicchio (bello il ciuffo del suo Paperone, anche se si accusa una certa discontinuità grafica con gli episodi precedenti) il cui unico difetto è forse una certa disomogeneità cronologica, un aspetto su cui forse Fausto avrebbe potuto insistere di più (visto che mi sembra un difetto riscontrabile -seppur in misura minore- anche nei capitoli scorsi). La leggera incoerenza cronologica stona un po’, forse sciupando eccessivamente un ottimo lavoro di coppia da parte dei due autori, che hanno confezionato una storia gradevole e di buon livello.
    Paperino e l’Insopportabile Damerino (Gianatti/Gula): chiude l’albo questa avventura ben illustrata da Gula (efficaci soprattutto le inquadrature), dal tema non originalissimo ma che riesce ugualmente a farsi leggere. Un po’ retorica forse, ma ideale come lettura d’intrattenimento. Però ha ben 20 pagine. Che sono troppe per una storia così, diciamolo. Insomma, ci sono storie a cui gioverebbero alcune tavole in più e ce ne sono altre che ne hanno fin troppe a disposizione: la dimensione di questa è evidentemente quella di una breve e l’ibrido che ne viene fuori influisce pesantemente sul giudizio della storia. Perché gli ibridi sono particolarmente fastidiosi, soprattutto quando sottraggono tavole e posizione a prodotti ben più meritevoli. Come Tutti i Milioni o Cimino, per dire. Uh, Cimino. Settimana prossima sembra che ritorni in apertura con Cavazzano… ottimo segno.
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