C'era Una Volta in America: l'Altra Saga Disney

Gottfredson, Barks, Scarpa, Rosa, la scuola italiana, con un occhio di riguardo anche ai Disney spillati. Perché ricordiamo che il Sollazzo nasce qui, grazie a un certo papero mascherato...
  • Topolino e la Via dell’Oregon

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    Disegni: Massimo De Vita
    Tavole: 40
    Topolino” # 2162 (6 maggio 1997)
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    Come se si cercasse di rimediare alla lunga assenza della saga sulle pagine del Topo, ecco che appena due mesi dopo la precedente avventura torna C’era una volta in America. E torna anche Massimo De Vita ai disegni, per restarci fino alla fine della saga.
    Si riparte con lo stesso Topolino che ha partecipato ad Alamo, che infatti nella prima vignetta va a visitare le rovine del forte, in una scena di forte intensità disegnata in modo eccellente dal Maestro.
    Una didascalia ci informa che sono passati alcuni anni dalla battaglia di Alamo, e durante la storia capiamo che Topolino V è cresciuto e non è stato con le mani in mano, ha girato per molti posti e ha fatto molte cose, anche se senza mai stabilire rapporti fissi. Resta un cowboy solitario, solo col suo cavallo, e anche se Pezzin non inserisce niente che lo confermi, mi piace pensare che questo carattere duro e solitario di Topolino V sia derivato dall’esperienza di Alamo, che in qualche modo l’ha segnato. Oltre che ovviamente dalle avventure che ha vissuto dopo, che noi non conosciamo.
    Quel che sappiamo è che ora vuole andare a ovest, cosa che stanno facendo in molti, e per farlo si aggrega a una carovana organizzata da un gentiluomo del sud, tale colonnello Pipson, e guidata a un certo Gambwood (dove li tirava fuori tutti questi nomi, Pezzin?). A questa carovana partecipano anche due damigelle tutte sole, Clarette (antenata di Clarabella) e Clementina. E’ questo uno dei personaggi più interessanti di tutta la serie, sicuramente la Minni meglio caratterizzata e che si discosta dalle precedenti per la il suo carattere, energico, forte e indipendente. Lei è fiera di essere donna, ma non intende il suo sesso come debole. Lei non pensa di poter fare meno di quello che fanno gli uomini, non vuole dover sognare meno di quello che sognano gli uomini e non vuole la parte della donzella in difficoltà. Sa difendersi benissimo da sola. Per questo motivo il carattere da duro e cinico che ha Topolino V in qualche modo l’attrae, ma per altri versi la fa reagire stizzita, come se fosse il simbolo dell’annullamento della sua libertà. Insomma, è anche diversa dalla Minni attuale, che ha sì un bel caratterino, ma spesso in senso gratuito, mentre Clementina ha quell’atteggiamento per un ideale indipendentista. Me ne sono innamorato.
    Comunque Gambwood è in realtà un losco furfante, che vuole derubare la carovana facendo ricadere la colpa sugli indiani, ma Topolino V lo smaschera e lo consegna alla cavalleria, ma dovrà seguirla in città per testimoniare contro Gambwood, lasciando una Clementina arrabbiata con lui. L’ultima tavola, con le riflessioni ad alta voce che fa Clementina sono da antologia, come del resto le scene d’azione delle indagini di Topolino V, che cade addirittura nel fiume col suo cavallo.
    Bellissima e suggestiva l’idea di mettere come vero e proprio sottofondo musicale (tramite didascalie con disegnate note musicali vicino) la celebre ballata americana “Oh mi darling Clementine”.
    Come nota a margine, riprendo il discorso che ho fatto per la storia precedente: questo Topolino V è quello protagonista del maggior numero di storie, ma è anche il mio preferito. Per fare un’azzardata analogia, questo Topolino mi piace tanto quanto mi piace il Paperone cercatore d’oro nel Klondike nella Saga di Don Rosa. Lì è al massimo delle sue potenzialità fisiche e morali, e così questo Topolino V è un Topolino che forse si vede poco oggigiorno, ma che mi intriga assai: non per forza solo solare e positivo, ma cupo, cinico, solitario come ho detto poco sopra. Ma tosto, veramente figo e tosto, basti vedere il modo frugale in cui dorme (con un giaciglio per terra) e lo scatto che fa quando sta dormendo e si avvicina Pipson, con la mano subito sul fucile. E’ in gambissima, il Topolino che ne ha subite di più e che ha avuto le esperienze più dure, eppure romantico. Un eroe duro e romantico come non ce ne sono più, né in America né in nessun altro posto. E forse nemmeno lo stesso Topolino attuale. Ma come ho detto un po’ sopra, il nostro Topolino per me ha ereditato un po’ delle caratteristiche peculiari di ogni suo antenato, questo per me è l’intento di Pezzin, e secondo me in qualche modo, anche se nascosto, anche questo lato cupo ce l’ha ancora. E a volte riemerge.

    Topolino e la Febbre dell’Oro

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    Disegni: Massimo De Vita
    Tavole: 34
    Topolino” # 2177 (19 agosto 1997)
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    Stanno ritornando decisamente più frequenti le incursioni sul settimanale di C’era una volta in America, il che non poteva che essere un bene. Qui ritroviamo di nuovo il nostro Topolino V, che gira per la Sierra Nevada, al confine con la California. Qui incontra Pippeyo, indiano della tribù pacifica Shoshone, che lo accoglie al suo campo per avergli salvato la vita. Qui Topolino fa conoscenza con il capo Palpebra Calante e con la fidanzata di Pippeyo, Patatontas (ma lol!), antenata di Clarabella. Ma i guai sono dietro l’angolo, alcuni bianchi cercano l’oro nel territorio degli Shoshone, e a capo di essi c’è Gambwood, il bandito della storia precedente. Topolino V lo riconosce, e smaschera il suo losco piano di provocare una guerra in cui gli indiani sarebbero stati sterminati per avere il possesso del terreno per estrarre l’oro. Il finale ci mostra Pippeyo e i suoi compari andarsene, delusi dai bianchi, con un discorso altamente veritiero, filosofico e poetico da parte di Pippeyo stesso che ricorda molto da vicino quello del capo indiano pigmeo della storia di Carl Barks Paperino nella terra degli indiani pigmei quando Paperone vuole rivendicare il possesso sul loro territorio.
    Infine Topolino V se ne va, alla continua ricerca della sua Clementina, che popola i suoi sogni inquieti continuamente.
    Una storia molto bella, soprattutto per la figura di Pippeyo, uno degli antenati di Pippo più simpatici in questa saga. Topolino V si conferma come il mio preferito, con questa sua aria da eroe maledetto e disilluso, ultimo eroe romantico alla ricerca della sua amata.

    Topolino e il Cavallo di Ferro

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    Disegni: Massimo De Vita
    Tavole: 30
    Topolino” # 2195 (23 dicembre 1997)
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    Siamo sull’altopiano del Kansas, stavolta, e vediamo un Topolino V più carico che mai attraversare di corsa a cavallo le sterminate praterie impegnato nel suo nuovo lavoro, quello del pony-express, lavoro che presto sarà eliminato dall’avvento della ferrovie, che stanno progredendo a vista d’occhio. Comunque è la sua ultima consegna, lascia il lavoro ora che ha qualche soldo da parte per continuare la sua ricerca. Fa amicizia con John Basett, capo della sorveglianza della costruzione della ferrovia della Union Pacific, e si unisce alla compagnia per avere un luogo dove riposare. Ha modo così di scoprire che il nuovo direttore della ferrovia, Pete de Gamb, fa in realtà il doppio gioco con la compagnia rivale, la Overland Trade. Smascherato, salva l’ex direttore e Basett dal rapimento di de Gamb, e si guadagna nuove amicizie, e lustro e fama, oltre che una bella avventura. E’ da notare come già al’inizio Basett (antenato di Basettoni, ovviamente) conosca di fama il nome di Topolino, grazie all’aver partecipato alla carovana di Pipson e ad altre imprese. Si era già fatto un nome, insomma. Alla fine dell’avventura, Topolino V rifugge i festeggiamenti, che non fanno per un duro solitario come lui, e riparte alla ricerca della sua Clementina, accompagnato dalla note della solita “Oh my darling Clementine”…

    Topolino e la Legge del Far West

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    Disegni: Massimo De Vita
    Tavole: 35
    Topolino” # 2210 (7 aprile 1998)
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    Nel periodo della corsa all’oro in California (come quella in Klondike, come sappiamo bene) nacquero numerose città che stavano in piedi sulla ricchezza dei numerosi cercatori d’oro che le popolavano. E’ in una di queste, Gold City, che Topolino V si ritrova a un certo punto del suo peregrinare. Qui in un saloon ritrova una vecchia conoscenza, Clarette, l’amica di Clementina ai tempi della carovana. Ora gestisce il suddetto saloon insieme al marito, Horace (antenato di Orazio, ovviamente), e invita Topolino a fermarsi da loro. Ma in questa città ci sono due particolarità: criminali e sbruffoni al soldo di un certo Jeff Gamber impazzano per la città, e lo sceriffo Wild Bill Pippock attraversa spesso giorni in cui non vede a un palmo dal naso e gli gira la testa. Topolino diventa subito amico di questo avo di Pippo, specie quando scopre che è stato un famosissimo pistolero. Passano lunghi pomeriggi insieme, in cui Pippock insegna a Topolino V a sparare con una pistola (ricordiamo che questo Topolino ha sempre usato solo il fucile). Quando il secondo pistolero più famoso del west saprà (grazie a Gamber) la vera identità dello sceriffo, vorrà ingaggiare un duello con Pippock per essere eletto il migliore, ma per fortuna Topolino individuerà le origini delle crisi dell’amico, il quale si farà valere alla grande. Ecco infatti un altro esempio di avo di Pippo abile, scaltro e “giusto”,in barba ad alcune visioni fin troppo “stupide” del Pippo attuale.
    E’ molto bello il momento in cui Topolino V menziona con tristezza e nostalgia a Pippock la sua partecipazione ad Alamo, il che conferma la mia ipotesi sul fatto che quell’esperienza l’abbia segnato più di altre tanto da renderlo così cinico e sfuggente.
    Alla fine della storia, poi, guardando in un vecchio baule che Clementina lasciò a Claretta, Topolino trova una lettera che gli fa capire che anche la dolce ragazza non ha smesso di pensare a lui, e questo lo ricarica di energia.
    Ovviamente ottimi i disegni di De Vita, specie nel tratteggiare Pippock come vecchio sceriffo, ma che si mostra ancora arzillo.

    Topolino e il Lungo Sentiero

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    Disegni: Massimo De Vita
    Tavole: 31
    Topolino” # 2223 (7 luglio 1998)
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    Topolino V si ritrova nel Texas, seguendo varie indicazioni per trovare la sua Clementina. Arriva a un ranch, Ranch Triple “O”, dove incontra Pip Carson, che amministra il ranch per conto della proprietaria… Clementina! Alfine il nostro eroe ha ritrovato il suo amore perduto!
    Viene assunto da Pip, dato che ha dimostrato la sua abilità nel domare cavalli, ma presto si accorge che per rientrare nelle spese del ranch Clementina deve riuscire a vendere molto più bestiame, e c’è pure un tale Blackspot (antenato di Macchia Nera, è la prima e ultima volta che Pezzin lo usa in questa saga) che tenta di ostacolarli. Ma Topolino ha un’idea: se riuscissero a portare il bestiame ala ferrovia, sarebbe un grande affare per Clementina come per la Union Pacific, anche perché poi anche altri allevatori seguirebbero il loro esempio. Topolino stava creando quella che è conosciuta come Chisum Trail. Ma Blackspot per fermarli è disposto a tutto, anche a ingaggiare un bandito, che è una nostra vecchia conoscenza: Pete de Gamb, il doppiogiochista alla Union Pacific. Organizza persino un agguato per non far arrivare persone e animali sani e salvi alla ferrovia, ma fallisce grazie all’arrivo di Basett e degli amici indiani.
    Alla fine la grande impresa riesce, e il maggior Carpenter offre in città una bella opportunità di lavoro a Topolino V. Così lui e Clementina si trasferiscono in città, e una didascalia ci informa che è finita la sottotrama di Clementina e quindi di Topolino V.
    Un bellissimo episodio, perché è avventuroso, perché compare l’avo di Macchia Nera, perché ritornano vecchi personaggi in onore alla continuity come de Gamb e Basett, e perché tutta la sottotrama della ricerca della sua donna da parte del mio Topolino preferito si chiude nel migliore dei modi.
    E anche perché viene creato quello che qui, ma soprattutto nei prossimi due episodi, si dimostrerà con tutta probabilità l’antenato di Pippo migliore, non fosse per il fatto che è il primo che durerà per più di un solo episodio (a parte Oliver Pipp, ma Pip Carson ha e avrà ancora più importanza). Pip Carson incarna infatti la figura del cowboy duro e puro, e de Vita lo tratteggia benissimo con basettone e pizzetto biondi. Rende perfettamente l’idea, insieme al suo vestito. Pip Carson è il ponte ideal fra Topolino V e Topolino VI, che comparirà dal prossimo episodio.

    Topolino e l’Ultimo Cowboy

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    Disegni: Massimo de Vita
    Tavole: 34
    Topolino” # 2236 (6 ottobre 1998)
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    In questo episodio ritroviamo Pip Carson, rimasto al Ranch Triple “O” per custodirlo, fedele alla sua natura di cowboy contro tutte le rivoluzioni. Eh sì, perché ormai il nuovo secolo è alle porte, e con esso molte novità della tecnica, che cambiano radicalmente il mondo a cui è abituato il vecchio Pip. Che riceve la visita inaspettata di Topolino VI, figlio del suoi due vecchi amici, che arriva proprio a bordo di un’automobile. Topolino VI chiede il permesso a Pip di usare il ranch di famiglia per gli esperimenti che vuole compiere in compagnia di Frank e Orwille (due tappetti con le fattezze di Orazio), esperimenti nel progettare un aeroplano! I due inventori riprendono a mio parere i nomi di Frank Wright (architetto innovativo statunitense) e Orville Wright, uno dei due fratelli Wright che inventarono proprio l’aeroplano.
    Dopo molti tentativi, i nostri riescono a far volare il loro aggeggio, ma nessuno sembra voler usufruire dei servizi aerei che l’idea di Topolino VI offre. Ma durante un volo in cui un antenato di Gambadilegno, tale Jess Gamba (ispirato alla figura di Jesse James, famoso bandito di quei tempi), si è intrufolato su un aereo, i due se le danno di santa ragione, sotto gli occhi di un certo Barnum, noto “re” del circo e dello spettacolo (visualizzato anche da Don Rosa nel capitolo 6 bis della sua Saga, Il vigilante di Pizen Bluff), che decide di scritturarli per il suo spettacolo. In questa attitudine per il volo il mio animo citazionista non può non vederci un riferimento a Plane Crazy, cioè a Topolino emulo di Lindbergh nei fumetti, e a Topolino aviatore.
    Ma l’esperienza dura poco, e Topolino VI torna con Frank e Orwille al vecchio ranch per lanciarsi in una nuova attività, la ricerca del petrolio. Ma stavolta il buon Pip Carson non resta a vedere gli sviluppi, da ultimo cowboy solitario se ne va lontano dal filo spinato, solitario e senza regolamenti da rispettare, sulle note di “My rifle, my pony and me”, canzone resa celebre da Dean Martin.

    Topolino e il Sogno Americano

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    Disegni: Massimo de Vita
    Tavole: 41
    Topolino” # 2275 (6 luglio 1999)
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    E siamo così arrivati all’ultimo episodio di questa grande epopea americana. Ritroviamo ancora Pip Carson che, in cerca di lavoro, finisce nella neonata Hollywood, dove lo scritturano prima come comparsa in un film western, poi come attore principale in una lunga serie di film, durante gli anni in cui il cinema inizia prepotentemente a muovere i primi passi nel mondo dell’immaginazione collettiva. De Vita è abile a mostrarci il nuovo stile di Pip, che si riflette nell’abbigliamento che pur ricordando le origini da cowboy è molto più elegante in un bel bianco.
    Un giorno riceva una proposta di lavoro da una grande casa di produzione, la Topomount Pictures, che scopre essere di proprietà nientepopodimeno che del vecchi amico Topolino VI. Ma non è certo simile a come lo ricordava Pip e a come lo conoscevamo noi. Anzi, non è simile a nessun Topolin che abbiamo incontrato nella Storia. Questo Topolino è diventato lo Zio Paperone degli esordi, del penultimo capitolo della Saga di Paperon de’ Paperoni. Ricco, avido, arido, solitario, convinto di non aver bisogno di amici e persuaso solo ad arricchirsi ulteriormente con un matrimonio d’interesse.
    Tutto questo è stato causato dopo le prime trivellazioni di petrolio fatte al vecchio ranch. Topolino VI fu imbrogliato da due malfattori, che gli fecero mettere una pesante ipoteca sulla casa. Quando il petrolio contro ogni (fasulla) previsione, finì, To0polino riuscì a mettere da parte i soldi per la prima rata, ma Frank e Orwille fuggirono con i soldi. Topolino VI perse tutto, si recò in città dove conobbe Menny Mc Top, con cui ci fu del tenero prima che le esperienze della vita e l’arrivismo che lo pervase non lo facesse diventare come è ora. Bello il riferminento allo stesso lavoro di Menny di quello della prima Minni, comparsa nella prima storia del ciclo, sempre in onore alla continuity.
    Quando Pip scoprì che il matrimonio d’interesse era una truffa ai danni del vecchio amico, tentò di avvisarlo, ma egli non gli credette. Topolino VI era veramente andato con la testa. Se ne rese conto grazie a una notizia sui giornali, della verità delle parole dell’amico, e cambiò radicalmente. Vendette tutto (pochi giorni prima del crollo della Borsa di Wall Street), dando molto in beneficenza, e ricomprò il ranch di famiglia dove visse con sua moglie Menny. Il finale della storia vede Topolino VI, Menny, Pip Carson e Frank e Orwille (che non avevano tradito, ma erano stati rapiti per non pagare in tempo la rata) che festeggiano insieme, e con il figlio dei due protagonisti che gioca beato. Se pensiamo che siamo nel 1929 e che il bambino si chiamo Mickey e ha due pantaloncini rossi con bottoni gialli, è chiaro che siamo finalmente arrivati al nostro Topolino, a quello attuale. Bello in questo senso che Pezzin collochi la data di nascita di Mickey Mouse nel 1928, data ufficiale della prima apparizione di Topolino sugli schermi cinematografici.

    L’ultima tavola propone la carrellata di tutti i protagonisti della lunga saga C’era una volta in America, in una celebrazione più che giusta per un ciclo così meraviglioso, istruttivo, educativo, e filologico, anche dal punto di vista della costruzione caratteriale di Topolino attraverso i suoi antenati.
    E’ bello pensare che il mio Topolino preferito è il nonno di Mickey Mouse, così come pensare al carattere “alla Paperone” che assume quello che diventerà il padre di Mickey.
    Insomma, il lavoro di Pezzin è più che lodabile, sia per la ricostruzione storica fatta in modo impeccabile, sia per l’attenzione alle varie caratteristiche del personaggio di Topolino. Una bellissima epopea che colloca C’era una volta in America come la più riuscita e la mia preferita tra le pur numerose saghe pezziniane che ho elencato nell’introduzione, e addirittura da farmela considerare da sempre come la saga ufficiale della storia della famiglia di Topolino, con la stessa dignità che ha Life and Times of Scrooge McDuck e che pretende di avere Storia e Gloria della Dinastia dei Paperi.
    Per questo C’era una volta in America è l’altra saga Disney!
    Andrea "Bramo" L'Odore della Pioggia
    Osservate l'orrendo baratro su cui è affacciato l'universo! ... senza spingere...

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